PDF Compressor Pro 12 Attualità 15 ottobre 2014 SAN GAVINO Un esercito di volontari alla mensa interparrocchiale L avorano in silenzio e non vanno mai in ferie. Sono i 40 volontari della mensa interparrocchiale di San Gavino (nella foto di Silvia Altea) che ogni giorno dalle prime ore del mattino si mettono a cucinare un pasto caldo per le tante famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese e a comprare il cibo per preparare il pranzo o la cena. Le richieste sono in continuo aumento come ricorda Angela Canargiu, una delle volontarie: «In media prepariamo più di 200 pasti al giorno. All’apertura nel dicembre del 2012 gli utenti erano circa 50, oggi sono più di 120. La povertà a San Gavino è sempre più dilagante e le persone che si avvicinano alla mensa (disoccupati, anziani con pensioni infime, famiglie con figli minori) sono tutte segnalate dal centro d’ascolto della Caritas. I locali sono stati messi a disposizione dalla diocesi mentre la cucina a gas, il piano di lavoro, la cappa e un frigorifero sono state donate dai Lions di Villacidro. L’idea è stata di uno dei soci, Gavino Floris, che, rendendosi conto dello spreco dei supermercati, ha proposto l’idea della mensa a don Giorgio Lisci che ha subito sposato l’iniziativa». Di qui il coinvolgimento di tutte le parrocchie sangavinesi e della pastorale diocesana della salute per venire incontro alle famiglie che devono sopravvivere anche con soli 250 euro al mese. I volontari prestano la loro opera con grande passione e ricoprono diverse mansioni come evidenzia Angelo Pusceddu: «Facciamo ogni giorno i turni. Tre di noi cucinano, due si occupano della distribuzione ed altre due persone si recano in ospedale per ritirare i pasti sigillati non distribuiti ai malati. Segniamo su appositi registri sia le entrate che le uscite e tutti gli scontrini per garantire sempre la massima trasparenza». Per risparmiare la corrente elettrica i volontari usano tanti accorgimenti e anche la bombola, (ha un costo di 140 euro), dura tre settimane. «Bisogna unire gli sforzi - rimarca Angela Canargiu - per combattere tutti insieme la piaga della fame. Facciamo anche un appello alle aziende alimentari o a chi vuole fare le donazioni per la mensa». Intanto, a nome dei volontari della mensa, Ornella Ennas ha espresso alcune riflessioni in occasione di una messa prima del trasferimento del parroco: «Don Giorgio ti ringraziamo indistintamente per il servizio che hai svolto con dedizione e amore specialmente verso le persone e le famiglie bisognose, per aver cercato con tanta cura e paternità di formare un piccolo gruppo di volontari da dedicare alla mensa di cui tu eri il promotore, per aver avuto amore in ogni cosa, per aver manifestato la tua grande capacità ed intraprendenza nel realizzare qualcosa di importante che lascia, nel tempo, un segno visibile della tua presenza. Hai avuto tanto amore per tutti e per tutto, in ogni azione, in ogni gesto, in ogni parola, sempre. Di quell’Amore di cui sono capaci solo le persone che l’Amore lo vivono veramente in Cristo e che solo da Lui può provenire». Poi gli altri volontari: «Grazie a don Giorgio - dice Roki Sejdovic - ho avuto l’opportunità di scoprire nuove realtà, di sentirmi accettato e parte integrante di una comunità». infine uno dei tanti utenti della mensa: «Ti ringraziamo per tutte le attenzioni e i riguardi che hai avuto nei nostri confronti; per averci assicurato, in un momento per noi di grande difficoltà, un servizio che ci consente di guardare con speranza verso un futuro migliore senza perdere la nostra dignità». E il livello di povertà a San Gavino Monreale è in continuo aumento. In pochi anni sono più che triplicate le richieste di aiuto in Comune (in totale sono circa 500) come partecipazione ai diversi bandi regionali per le povertà estreme: «Il Comune – sottolinea l’assessore alle politiche sociali Bebo Casu – eroga dei pasti sia a domicilio che in una struttura convenzionata. Ha un budget annuale a disposizione di 35mila euro all’anno e il costo di un pasto è di 6 euro». Gian Luigi Pittau SARDARA MUSA SPAZIO MODA: CINQUANT’ANNI DI STORIA E ra il 1964 quando i nostri genitori decisero di aprire un negozio di abbigliamento nel cuore del centro storico di Sardara. Il locale, appena ristrutturato, era appartenuto ai nostri nonni, che fin dai primi del Novecento avevano avviato una fiorente attività commerciale, una sorta di emporio, dove si vendeva un po’ di tutto. Quando eravamo bambine io e mia sorella Pina salivamo in soffitta a frugare nelle cassapanche della nonna, dove sfogliavamo, incantate, vecchi giornali con immagini degli abiti dell’epoca. Stavamo immerse per ore, tra bilance, vecchi oggetti e disegni, a giocare a fare le commercianti. Era come se intuissimo il nostro prossimo destino! Erano quelli gli anni del Pop e del Rock & Roll. La loro musica fresca e vigorosa si sentiva ovunque. Il taglio dei capelli e lo stile dei cantanti influenzò anche i giovani del nostro paese. Mio padre riassortiva ogni settimana i cappellini stile Beatles: andavano proprio a ruba! Portò anche delle giacche di velluto e broccato con collo guru, per i giovani fans che in quel periodo avevano creato delle band musicali ispirate al gruppo inglese. E poi, quanti ricordi dei mitici anni Settanta! La squadra del Cagliari aveva vinto lo scudetto. Si avvertiva ovunque l’eco del boom economico. Si parlava di emancipazione della donna e dei figli dei fiori. C’era un fermento, che si esprimeva in ogni aspetto della vita, in particolare nella moda. Ricordo le minigonne vertiginose e la scoperta degli shorts usati con i cappotti lunghissimi, e gli stivali con le borchie, rigorosamente con i tacchi altissimi. Certo la moda cambiava molto in fretta. Sembrava quasi di vorticare in un tempo accelerato. Arrivarono presto le maxi gonne e tutto lo stile dei pantaloni a zampa di elefante, le bluse in mussola con le maniche ampie. Noi ragazze face- berto, abbiamo in quegli anni ridisegnato tutti gli arredi del negozio. L’entusiasmo e il desiderio di rinnovamento non ci hanno mai abbandonato, anche quando, con il nuovo millennio, iniziamo a percepire la crisi economica, e molti giovani cominciano a viaggiare e a lasciare il paese. La sfida, nel campo della moda, si sta facendo addirittura internazionale, occorre confrontarsi sempre più, con Parigi, Londra, Milano: bisogna stare insomma sempre al passo con i tempi, riuscire a stupire un pubblico sempre più esigente, con la merce sempre più vamo la sfida per sfoggiare per prime tutte le novità. Negli anni Ottanta i marchi italiani cominciano a calcare le passerelle di tutto il mondo, il made in Italy affascina e seduce tutti. Erano quelli gli anni del lusso, dei viaggi. Anche noi cominciammo a viaggiare per lavoro, per confrontarci con le realtà e le tendenze al di fuori della nostra isola. Frequentammo sfilate e fiere del settore nel continente, portando, al rientro, un immaginario nuovo e un entusiasmo rinnovato. Per i giovani, la moda era oramai un modo di essere, si faceva a gara a chi indossava i capi più innovativi. Spesso organizzavamo delle sfilate, dove si coinvolgevano gli stessi clienti, ed era sempre una grande festa. I primi anni Novanta erano ancora euforici. Si andava sempre alla ricerca del prodotto migliore, nell’abbigliamento, addirittura dell’esclusiva. Ricordo che un anno, non soddisfatte dei modellini degli abiti per le comunioni, avendo in negozio anche sete, broccati e lini (a quel tempo si vendevano anche i tessuti) Pina ed io disegnammo una nostra collezione, per poi farla realizzare da una nota sartoria della zona. Abbiamo sempre coltivato la cultura del bello. Anche per questo, e grazie al talento e all’estro di nostro fratello Ro- esposta. E così, nel 2006, facciamo il grande passo, inauguriamo un nuovo, e più grande punto vendita, nella ex statale 131. All’interno di questo grande negozio, nel 2010 apriamo anche un Atelier tutto dedicato alla sposa, per completare così la nostra specialità nel settore della cerimonia. Questa, in sintesi, è la nostra storia. La storia di una famiglia che, nel suo piccolo, ha cercato di diffondere la cultura del bello. Cinquant’anni meravigliosi, in cui ci avete accompagnato soprattutto voi clienti. Una bella avventura che avete sostenuto con il vostro affetto e la vostra fiducia. Un’eredità dei nostri genitori, che ci hanno trasmesso il buon gusto e l’importanza non solo della bellezza e della moda ma anche della qualità del servizio. E dai quali abbiamo appreso e mantenuto, soprattutto, la capacità di saper ascoltare, sempre, anche ora, nell’era di Internet, in cui tutto sembra diventare immateriale e virtuale. Grazie di cuore soprattutto a voi, quindi, cari clienti, che siete stati la nostra forza per mezzo secolo, e grazie anche ai nostri collaboratori. Contiamo naturalmente di ricambiare la stima, ancora per molto tempo. Anna, Pina e fratelli Musa PDF Compressor Pro Attualità SANLURI. MATRIMONIO 15 ottobre 2014 13 AL CASTELLO Il sogno diventa realtà nelle stanze di Eleonora Sposi al castello di Sanluri. A breve quello che per molti può sembrare solo un desiderio potrebbe diventare realtà. L’idea è accontentare le giovani coppie che vorrebbero pronunciare il fatidico sì in una cornice da favola e nello stesso tempo fare cassa. Una risorsa che l’amministrazione guidata dal sindaco Alessandro Collu ha deciso di sfruttare al meglio, nella speranza anche di ridare ossigeno alle strutture ricettive del paese. La decisione prende atto del parere del Consiglio di Stato, che, mette nero su bianco quello che “la celebrazione del matrimonio è oramai avvertita come una vicenda non necessariamente intima o sacrale ma anche mondana e tale, da sottrarsi, quanto meno con riguardo al luogo, al rigido cerimoniale previsto dalla tradizione”. Il primo passo del Comune è stato quello di dare veste istituzionale al monumento medioevale e poter così aprire le porte alle coppie che decidono di giurarsi amore eterno dentro la splendida struttura. La cerimonia avrà un costo, tutto ancora da definire. Il minimo potrebbe essere di 300 euro, destinato ad aumentare in base alle opzioni: la quantità e qualità degli addobbi floreali, il numero delle sedie, la musica, la pergamena, il tempo di noleggio della sala, l’aperitivo e quant’altro può ospitare una location da favola. «A partire dal 2005 - dice il sindaco, Alessandro Collu - abbiamo una media di 25 -30 matrimoni civili l’anno, anche se già dagli anni ’90 le celebrazioni in Municipio per il giorno più bello non sono di certo mancate. Ma allora erano casi sporadici». Oggi sono sempre di più le coppie che chiedono di potersi unire in matrimonio nelle stanze del castello. Un po’ per l’atmosfera romantica, un po’ perché Sanluri non ha una sala consiliare adeguata per simili eventi. Probabil- mente ci sarà una ricaduta turistica. «L’obiettivo - aggiunge Collu - è che la scelta non ricada solo sui sanluresi, ma si allarghi ai residenti di altri paesi. E che gli invitati restino da noi per più di un giorno. Senza contare l’opportunità di lavoro, considerato che serviranno nuove forze e magari potranno nascere nuove imprese”. Ricorda che l’operazione è stata possibile perchè da 4 anni la gestione del monumento è affidata al Comune, tramite una cooperativa, di cui è presidente Manuel Villasanta, figlio del conte Alberto, proprietario del maniero. E i numeri dei visitatori sono da record: 15 mila in tutto l’anno e 1.500 studenti solo ad aprile. Santina Ravì SARDARA SAN GAVINO. CONSIGLIO COMUNALE Arrivano i cestini portarifiuti Presentato il bilancio e le linee programmatiche della Giunta Tomasi È in pieno fermento l’attività politico-amministrativa sangavinese. Il 30 settembre, oltre all’approvazione del piano triennale per gli interventi socio-assistenziali e del piano triennale per le opere pubbliche è stato discusso il bilancio di previsione 2014, questione su cui il Consiglio si è spaccato. La spaccatura in aula. La minoranza, prima di votare il documento, ha chiesto una sospensione della seduta, dopodiché tornati in aula gli esponenti dell’opposizione hanno espresso il proprio parere contrario. “Il nostro voto è contro l’approvazione del bilancio - dice Nicola Garau - semplicemente perché in esso è contenuta l’applicazione della TASI, applicazione alla quale ci opponemmo. La questione è molto semplice, le famiglie sono allo stremo, da ottobre subiremo un rincaro sulle bollette di luce e gas e un’ulteriore spesa sulle spalle dei contribuenti ci sembra ingiusta, la TASI non andava applicata, non all’1,5 per mille”. Gli fa eco il consigliere Fedele Melas: “Il nostro è un atto di coerenza politica, votammo contro allora e votiamo contro anche oggi. Non è una bocciatura del bilancio, attenzione capiamo la delicatezza della situazione, ma ci opponiamo con forza ad un ulteriore balzello per le famiglie”. La questione TASI è spinosa e la maggioranza ha difeso il provvedimento preso: “Se chi ha corso prima di te lo ha fatto male - ha affermato il vicesindaco Ennas - è chiaro che bisogna compiere dei sacrifici per riparare ai danni fatti in precedenza”. Concorda anche l’assessore Musanti: “L’applicazione della TASI era inevitabile, in alcuni paesi non è stata applicata in quanto avevano la copertura e maggiori entrate, nelle nostre circostanze abbiamo fatto di tutto ma è stata una necessità, avremo dovuto interrompere l’erogazione di servizi fondamentali”. Il Bilancio. In sintesi, nel bilancio di previsione del 2014, le entrate previste sono di 17.523.362 euro, mentre le uscite previste sono 9.841.842 euro. Un bilancio che, come ribadi- UNIONE DEI to anche dal sindaco Tomasi e dai consiglieri sia di maggioranza che di minoranza è frutto del lavoro della precedente amministrazione targata Cruccu ed è di fatto un bilancio consuntivo. Le Linee Programmatiche. Ben più valore hanno avuto le linee programmatiche, presentate al consiglio comunale il 9 ottobre. A poco più di quattro mesi dall’elezione a sindaco di Carlo Tomasi e del nuovo Consiglio Comunale, la cui maggioranza è espressione della lista “Obiettivo San Gavino”, l’esecutivo ha presentato i progetti da qui al 2019. “Cerchiamo di dare un’etica - afferma il sindaco - a San Gavino, facendo ciò che i sangavinesi ci hanno chiesto in campagna elettorale”. . Una serie di interventi nel paese volti al risanamento trasformando San Gavino in una “Cittadina della salute”, così come più volte rimarcato da Tomasi. Interventi che andranno a riguardare le strutture e gli spazi sportivi, l’ampliamento dell’area cimiteriale, il rifacimento della segnaletica. Provvedimenti che andranno a migliorare San Gavino sotto il profilo del decoro urbano e della sicurezza. L’attenzione sarà rivolta però anche allo sviluppo, al commercio col sostegno dell’imprenditorialità giovanile, la salvaguardia delle campagna e una serie di interventi sociali con gli imperativi di legalità, socialità e sanità. La minoranza. È solerte Walter Piras: “Mi rincresce notare che,come prevede lo statuto comunale, le linee programmatiche vadano presentate 20 giorni prima ai capigruppo, ciò non è accaduto visto che solo oggi, in concreto, vengo a conoscenza delle linee programmatiche. A parte questo il mio auspicio è che riusciate a realizzare tutto ciò che avete promesso, e che i primi 10 passi citati nel vostro programma elettorale siano compiuti entro l’autunno”. Lorenzo Argiolas COMUNI TERRE DEL CAMPIDANO “Al fine di migliorare gli standard qualitativi del decoro urbano l’amministrazione comunale, tramite la società che gestisce il servizio di raccolta porta a porta, la Derichebourg, sta provvedendo a posizionare tredici cestini portarifiuti che verranno collocati nel parco comunale, soprattutto agli ingressi esterni, in via Cagliari, via Oristano, viale dei Platani, via Campania, via Umberto e nel centro di aggregazione sociale”. C’è poi una novità anche per quanto riguarda gli amici dei cani: i contenitori che dovranno essere utilizzati per la raccolta delle deiezioni canine verranno installati in piazza Gramsci, via Cagliari, in prossimità di piazza Giovanni, nel parco comunale, ingresso principale. Infine ulteriori portacicche verranno posti all’interno del parco comunale, in via Oristano, via Cagliari e in viale dei Platani. In previsione delle piogge autunnali si sta attuando la pulizia delle caditoie in quelle aree urbane che presentano maggiori criticità. (s. r.) GONNOSFANADIGA Appalto per la chiesa S. Barbara A Gonnosfanadiga si inizia ad intravedere una speranza sulla riapertura della chiesa di Santa Barbara. La chiesa più antica del paese venne chiusa a giugno 2012, poiché ritenuta inagibile dopo alcuni crolli sopra la navata e nella facciata esterna. Il sindaco Nino Zanda ora annuncia che i lavori sono già segnati in agenda:«Stiamo predisponendo l’appalto.A disposizione ci sono 230 mila euro per la sistemazione della navata centrale. È previsto poi un intervento della Cei che dovrebbe contribuire con altri 200 mila euro». E aggiunge:«Per cercare di riaprire la chiesa abbiamo presentato un progetto per il quale chiediamo un finanziamento regionale di 150 mila euro, ai quali andremo ad aggiungere 50 mila euro di risorse comunali». (step) GONNOSFANADIGA Stanziati i fondi per il Piano di protezione civile Un comitato per un parco giochi Dopo un anno di lavoro, l’Unione dei Comuni ‘Terre del Campidano’ è pronta a dotarsi di un piano di Protezione civile. C’è già la delibera dei 5 Comuni interessati: Sardara, Pabillonis, San Gavino, Samassi e Serramanna. «Ormai spiega il presidente, Giuseppe Garau - siamo alla fase conclusiva. È stato già conferito all’ingegnere Alessio Ortu l’incarico di predisporre il Piano, tenendo conto delle singole realtà». Ricorda che «la gestione associata del servizio ha come scopo principale quello di aumentare l’efficienza delle strutture comunali impegnate sia nelle fasi della prevenzione dei rischi che in quelle della gestione dell’emergenza in caso di eventi calamitosi, ottimizzando il raccordo con l’azione delle forze competenti». L’assemblea dell’Unione, in sede di approvazione del bilancio di previsione, ha stanziato i fondi necessari anche per l’acquisto di attrezzature necessarie per fare fronte a eventi eccezionali, come l’alluvione del 18 e del 19 novembre scorso. «Abbiamo preso l’impegno - conclude Garau - di potenziare i servizi per favorire la sicurezza dei cittadini. Lo stiamo facendo insieme». (s. r.) Nasce a Gonnosfanadiga un comitato spontaneo con l’obiettivo di realizzare di un parco giochi per bambini. La proposta arriva da un gruppo di genitori che ha lanciato l’idea sul web raccogliendo subito consensi. A quanto pare, sono in tanti a volersi rimboccare le maniche per creare spazi di svago per i propri figli. Laddove le istituzioni non arrivano per mancanza di risorse, ecco che i privati sono pronti ad autofinanziare il progetto. Dopo il reclutamento di volontari si darà al gruppo la veste formale dell’associazione senza fine di lucro per promuovere anche altre iniziative sociali. (step) PDF Compressor Pro 14 15 ottobre 2014 BARUMINI GUSPINI. CRISI DELLA PRODUZIONE LATERIZI Educational tour in Marmilla Chiude lo stabilimento delle Fornaci Scanu C ontinua la discesa della produzione di laterizi. Meno 27% nel solo 2013 con una percentuale che arriva a un meno 63,5% rispetto al 2007, l’ultimo anno prima della crisi. Questo il dato diffuso da Andil (Associazione Nazionale degli Industriali dei Laterizi) in Sardegna. Si tratta di un calo che segue la crisi delle nuove costruzioni residenziali e l’edilizia nel territorio. Le attività di ristrutturazione, energetica e non, hanno influito poco. Il 2013, se osservato sul fronte della produzione con 2,5 milioni di tonnellate di laterizi, ha fatto toccare al settore il minimo assoluto. Questa situazione ha generato la chiusura di due dei tre stabilimenti della più antica fabbrica di laterizi in Sardegna, la Scanu Ortu di Guspini, e attualmente nello stabilimento storico le maestranze lavorano solo sei mesi all’anno, con altri sei mesi in cassa integrazione. «È un momento, questo, in cui occorre ripensare all’edilizia, a come trasformare il settore. Un impulso importante, se non fondamentale, dovrà essere dato dalla politica - ha detto il presidente della Scanu Ortu durante l’Assemblea generale della Confindustria Sarda. -Non c’è crescita né alcun rilancio senza costruzioni». «Si tratta di una crisi grave, una sorta di meteorite dopo il quale il mercato non sarà più lo stesso - ha affermato Giuseppe Scanu, presidente Federcostruzioni - poiché é in cor- so un vero e proprio processo di deindustrializzazione. Per superare la crisi servono interventi chiari, come l’accesso al credito, un piano di lavori pubblici allentando il patto di stabilità interno, la manutenzione delle scuole e del territorio e anche ciò che serve per i collegamenti con altri settori produttivi. Lo sforzo da parte dell’industria dei laterizi per la qualità c’è, ora la politica deve fare la sua parte». I principali indicatori del settore dei laterizi sono negativi: diminuiscono le produzioni e altri siti produttivi si sono fermati nel 2006. «Il mondo sta cambiando, altri paesi diventano i nuovi protagonisti - ha detto il presidente della Fornaci Scanu. - La Sardegna è un grande paese pieno di produzioni di nicchia, basta puntare un dito a caso sulla carta geografica per trovarne molti. Il dibattito sulla competitività della Sardegna è viziato. Non è possibile mettere assieme distretti che l’anno scorso hanno fatto il 10% in più di export con i forestali siciliani. L’edilizia è un settore chiave, ma bisogna capire dove si vuole andare. Negli ultimi decenni si è costruito male e sarebbe il caso, oltre a ristrutturare dal punto di vista energetico l’esistente, pensare alla manutenzione, mettendo in primo piano la conservazione e, perché no, la bellezza artistica del patrimonio immobiliare». Mauro Serra LUNAMATRONA 50mila euro per far girare il volano edilizia Anche quest’anno il Comune di Lunamatrona mette a disposizione i soldi per la ristrutturazione degli immobili: 50mila euro. Seppure il badget sia inferiore a quello messo a disposizione l’anno scorso, il sistema è rimasto invariato. Il 50 percento di rimborso, fino ad un massimo di 5mila euro. Ossia se un cittadino per rifare la facciata della casa spende 4mila euro, gli verranno rimborsati 2mila euro; se ne spende 10mila, il rimborso sarà di 5mila; se ne spende 13mila, il rimborso sarà sempre 5mila. Il fine è quello di far partire il settore dell’edilizia, considerato anche il settore portante dell’economia italiana. «L’espe- rienza dell’anno scorso è stata positiva - afferma il sindaco Italo Carrucciu - ventitré le ristrutturazioni in paese e, seppur non vi fosse alcun vincolo che impedisse alle aziende di fuori di venire a lavorare qui, di fatto le ditte erano tutte del posto. Insieme alle imprese edili, hanno avuto benefici anche tutti gli altri settori in qualche modo collegati: geometri, marmisti, elettricisti, imbianchini, rivendite edili e di ferramenta. Cerchiamo di aiutare in questo modo le aziende e i dipendenti che vi lavorano. Ci auguriamo un buon risultato anche quest’anno». Saimen Piroddi Promuovere un’area interna della Sardegna ricca di risorse e attrattori naturalistico-culturali ed enogastronomici, ancora poco valorizzati sotto il profilo turistico. È stato l’obiettivo, raggiunto con evidente successo, del programma Educational Tour organizzato dalla Fondazione Barumini Sistema Cultura, denominato “Must: Marmilla, Unexpected Sardinian Tourism”, finanziato dal Gal Marmilla. L’evento, che ha avuto la durata di tre giorni consecutivi dal 2 ottobre, ha ospitato tre tour operator nazionali del settore Incoming operanti soprattutto con il mercato tedesco, francese, inglese, scandinavo, sud americano e israeliano, e giornalisti delle testate Corriere della Sera-Dove, Repubblica Viaggi e Bell’Italia. Costoro hanno potuto scoprire e ammirare l’intera Marmilla, a iniziare dal nuraghe Su Nuraxi unico sito della Sardegna Patrimonio dell’Unesco dal 1997 con circa 100 mila visitatori l’anno, il Polo Museale di Casa Zapata con Nuraxi ‘e Cresia, le mostre del Centro Culturale Giovanni Lilliu, il Parco naturalistico della Giara di Tuili, Gesturi, Genoni e Setzu, il Parco della Sardegna in Miniatura e il Castello Giudicale di Sanluri. Durante il tour sono stati coinvolti gli operatori del settore ristorazione e alberghiero, con degustazioni delle eccellenze gastronomiche del territorio. La quantità e varietà di risorse che l’intera zona è in grado di offrire è stata particolarmente apprezzata dagli ospiti: “Un territorio isolano lontano dalle rotte turistiche medie, ma affascinante e prezioso” afferma Anna Maria De Luca di Repubblica-Viaggi. La finalità del progetto nel suo complesso mira ad aumentare la fruibilità dei centri rurali della Marmilla e il patrimonio che custodisce, stimolando, appunto, un’offerta turistica nuova e integrata, con ricadute positive anche sul tessuto imprenditoriale locale, favorendo l’aggregazione degli operatori turistici e contribuendo così a diversificare l’economia delle aree rurali. «Tre giorni molto positivi sotto tutti gli aspetti. Interlocutori giornalisti e tour operator attenti e molto preparati hanno avuto modo di conoscere per divulgare poi la nostra realtà con i monumenti sempre visitabili nell’arco dell’anno. Ma anche l’apprezzamento per il modello Barumini con la Fondazione locale in cui lavorano 60 dipendenti alla gestione dei monumenti locali: la più grande azienda nel settore culturale dell’intera Sardegna, e che non ha uguali in Italia», spiega il sindaco di Barumini Emanuele Lilliu. I presupposti per favorire il turismo interno dell’Isola ci sono tutti: archeologia, storia, cultura, ambiente, paesaggio e accoglienza, sono il miglior biglietto da visita per i visitatori italiani e stranieri. “Valorizzare i tesori di casa propria significa anche valorizzare le persone e dare loro modo di vivere in mezzo alla bellezza” puntualizzano a fine visita tour operator e giornalisti. Un invito che gli amministratori locali fanno proprio, per lo sviluppo dell’intero territorio. Carlo Fadda PDF Compressor Pro Economia UNA SEZIONE 15 ottobre 2014 15 SPECIALE PER ATTIVARE IL VOLANO DELLA CRESCITA La Sardegna ha le risorse per ripartire, utilizziamole! Serrenti: primo rapporto del Laboratorio politico delle aree rurali N ella riunione del laboratorio politico delle aree rurali promosso dal comune di Serrenti è scaturita la necessità di coltivare la campagna ai fini agro-eco-ambientali e per indicare una delle vie della ripartenza. Per dare un segnale vero di ripartenza immediata, occorre una Regione che determini, con un preciso indirizzo politico, nuovi itinerari organizzativi con delle decisioni semplici, comprensibili e praticabili. Per far questo basta saper leggere il territorio per venire incontro alle sue esigenze sociali ed economiche e questa Giunta regionale è in grado di farlo. Non c’è bisogno di nuove leggi. Si tratta di rendere realizzabili le politiche finalizzate alla crescita considerando le risorse territoriali e le norme comunitarie in vigore. Quelle che in un periodo di globalizzazione eccessiva ci mettono al riparo dallo strangolamento dai mercati esterni dai quali dipendiamo copiosamente. La questione è politica. Basta un protocollo che preveda in anticipo le strade da percorrere tra la Regione e i Rappresentati delle categorie interessate e una modesta dotazione finanziaria che possa essere utilizzata secondo le regole del de minimis primario. Chiaramente queste risorse dovranno avere una destinazione specifica per essere spendibili secondo le tempistiche previste dal progetto. Si sa che in economia osservando “un tempo per la semina e un tempo per il raccolto” non si fallisce mai. Si tratta di costruire con le risorse umane disponibili una sorta di Sezione speciale all’interno dell’assessorato della agricoltura o dell’assessorato della programmazione o della presidenza della Giunta regionale con personale già in carico alle Agenzie Agricole o delle province in fase di dismissione, per implementare progetti finalizzati alla crescita, rimettendo al centro la forza ecologica e produttiva dei seminativi della Sardegna. Le risorse umane capaci nella pubblica amministrazione ci sono e possono essere impiegate anche in missioni speciali, con progetti speciali, al servizio della collettività per stimolare la crescita. Perché una Sezione speciale? Per una precisa ragione: attraverso questa formula la pubblica amministrazione deve riuscire ad implementare dei programmi di sviluppo economico, senza essere travolti dalle emergenze, seguendo i tempi del ciclo biologico dei vegetali che saranno presi in considerazione. Una Sezione speciale capace d’incidere in un solo anno agrario sull’ambiente, sull’economia e sulla vita di relazione delle aree rurali. Con risultati riscontrabili a fine campagna. Pertanto tutto deve seguire strade straordinarie, dal progetto alla modulistica, dalla verifica ai pagamenti. Il protocollo deve prevedere un tempo per ogni adempimento al fine di applicare senza tentennamenti un preciso cronoprogramma dalla semina al raccolto alla vendita. Per semplificare la burocrazia, l’agricoltore non deve essere considerato un utente ma parte attiva del progetto alla pari della pubblica amministrazione. Chiaramente con compiti distinti. Per mo- tivare la funzione di una Sezione speciale in seno all’amministrazione regionale proviamo a tradurre in costi e benefici quanto esposto. Con un investimento di 10 milioni di euro per ogni annata agraria, da utilizzare secondo la normativa del de minimis primario, è possibile ottenere i risultati seguenti: Leguminose da coltivare, ettari 40. 000; Azoto naturale immesso sul terreno kg 1.600.000; Aumento del tenore di sostanza organica al suolo 0, 2%; Fissazione al suolo di grandi quantitativi di CO2; Riduzione del biossido di carbonio in atmosfera; Plv q.li 1. 000.000 di granella secca per un valore minimo di euro 33.000.000. Sommando i benefici ambientali (oggi sono valutabili economicamente anche questi) a quelli produttivi è subito dimostrato che con la collaborazione reciproca tra la pubblica amministrazione e gli agricoltori si possono ottenere dei risultati straordinari per dare una mano alla bilancia commerciale sarda e per innescare il volano della crescita. Fulvio Tocco SAN GAVINO Ristorante “Su Groffu” in onore della capitale dello zafferano Oggi la ristorazione per stare al passo coi tempi necessita di idee innovative, a partire dall’ambiente, ai cibi speciali e all’attirare clienti con prezzi convenienti. È questa la politica commerciale del ristorante e pizzeria Su Groffu di San Gavino, denominazione aziendale in onore della “capitale” dello zafferano. Curato nei dettagli, il locale presenta design scelti da chi ama stupire e meravigliare. Toni caldi decorano le pareti di un elegante rosso porpora, bicchieri di vetro dai colori sgargianti, separé e tendaggi decorativi e originali. E soprattutto stampe dedicate allo zafferano, specialità alimentare usata in molte pietanze preparate da Silvia Cuccu, cuoca e titolare del locale, appassionata di cucina, ma anche casalinga e madre di Perla, bimba di 13 mesi e mascotte del ristorante. Anche nella conduzione del locale, la giovane imprenditrice è consapevole dell’importanza di fidelizzare coi propri clienti. «Solo loro – dice Silvia – possono aiutare un ristoratore a migliorarsi, soprattutto quando si sentono liberi di esprimere una sincera e costruttiva critica sul nostro operato. Non è facile gestire tutto, talvolta anche la scelta del personale giusto. Ma attraverso gli errori s’impara a rendere un servizio più efficiente e soddisfacente per l’utenza». L’attitudine a voler migliorare e crescere nella sua attività, rende la titolare di Su Groffu molto determinata, entusiasta e disponibile ad adeguarsi ai suoi clienti. Infatti, oltre alle pietanze tradizionali di carne e pesce e le specialità come l’Angus irlandese e il Black Angus americano, nel ristorante sangavinese vengono preparati menù alternativi e personalizzati, anche nel prezzo. A pranzo, ad esempio, il locale si trasforma in trattoria per i lavoratori locali che, con soli 12 euro, consumano un primo, secondo e contorno a scelta, più bevanda e caffè. E in un momento di svago per giovani e non, famiglie e amici, con la Gran Pizzata del venerdì “Viaggiare” nella Vinoteca Rinascita di Sanluri Ha solo un mese di vita, o poco più, il nuovo locale “Vinoteca Rinascita”, il punto vendita di Sanluri gestito da Silvia e Mirko, impegnati da anni nell’attività vinicola. Appena varcata la soglia dell’ampio e fornito negozio, i due responsabili accolgono i clienti con un sorriso cordiale e spontaneo. Ma l’ospitalità non è l’unica caratteristica ad emergere quando si entra nell’enoteca sanlurese, quanto quella di far sentire l’utente a proprio agio e renderlo curioso nel conoscere e saperne di più sul “nettare degli dei”. Per questo la clientela della Vinoteca Rinascita si affida agli addetti alla vendita cui pone mille domande. È consapevole che riceverà un’adeguata e professionale risposta e consulenza sulle caratteristiche fisiche, benefiche e storico-culturali dei prodotti venduti. D’impatto scenografico sono le centinaia di bottiglie d’annata e gli oggetti retro’ che riempiono gli scaffali vintage. «Appartenevano a mia nonna - spiega Mirko - aprì la bottega nel 1954 e abbiamo deciso di ripro- porli per un fattore affettivo e per sottolineare nostalgicamente la valenza sociale che avevano le botteghe della nonna». Come in un viaggio esplorativo e coinvolgente, i vini presenti nel nuovo negozio di Sanluri rappresentano degnamente Sardegna, Italia, Francia, Spagna, Australia, Nuova Zelanda, Libia e l’intero mondo. Non a caso i turisti di tutte le nazionalità, che visitano Sanluri, passano anche da Mirko e Silvia, per degustare e acquistare prodotti dei propri Paesi e conoscere quelli altrui, in un interscambio culturale di vini. E non solo. L’enoteca sanlurese, divisa in settori, presenta inoltre un corner dedicato alla vendita di generi coloniali e, per gli appassionati di cucina etnica, un angolo dedicato alla drogheria, unica nel suo genere, che offre numerosi tipi di spezie, erbe aromatiche, tè, infusi, tisane, cacao, caffè pregiati e alimenti esotici. Una breve esplorazione rigenerante tra i colori, profumi e sapori che dà quasi la sensazione di essersi spostati nello spazio e nel tempo. (m. p.) sera, spendendo sette euro per una bevanda e la pizza, scelta tra una ventina di tipi. L’attenzione al risparmio mostrata dalla cuoca-titolare, che consente a tutti i buongustai e a tutte le tasche di mangiar bene, si equilibra con la scelta gastronomica di acquistare soltanto prodotti a chilometri zero, quindi freschi e salutari, in collaborazione con altri imprenditori del territorio. Scelta, che avvicina la cuoca Silvia anche ad una nuova clientela in voga, quella vegana. Come gli invitati ad un pranzo di nozze, che hanno ringraziato Su Groffu così: «Un giorno perfetto in tutto, anche grazie al personale che ci ha accolto in una sala con una splendida tavola apparecchiata a regola d’arte. Oltre alla cucina adatta ad ogni palato, abbiamo avuto il piacere di gustare ottimi piatti vegani». Marisa Putzolu SANLURI Videosorveglianza in diretta sul proprio cellulare Di questi tempi giornali e tivù ci forniscono sempre più spesso notizie riguardanti episodi di violenza legati a furti, atti di delinquenza e vandalismo. Una crescita favorita forse anche alla crisi dilagante, ma che certo non lascia tranquilli. Per questo motivo molte attività commerciali e persino alcune famiglie hanno pensato di ricorrere all’uso di sistemi tecnologici di sicurezza e di prevenzione. Ne sa qualcosa la Informatica e più, una ditta specializzata nel settore che ha sede nella via principale di Sanluri, la quale ultimamente ha avuto numerose richieste di installazione di sistemi di videosorveglianza, anche remoti. Le nuove tecnologie offrono soluzioni per qualunque esigenza e possono essere adattate ad un uso strettamente personale. Da telefono, tablet computer o tv, a due metri o a migliaia di chilometri di distanza dall’obiettivo, è possibile osservare cosa accade sotto l’area d’azione della telecamera. Un sistema che consente di tenere sotto controllo costantemente il proprio negozio o la propria abitazione senza correre rischi. La ditta, oltre a disporre di una vasta gamma di sistemi di videosorveglianza, ha anche una ventennale esperienza in campo informatico. Saimen Piroddi PDF Compressor Pro 16 15 ottobre 2014 Speciale Tutti in forma per liberare corpo e mente R icomincia una nuova stagione sportiva e le palestre si affollano. La voglia di star bene spinge sempre più persone a fare fitness per divertirsi, fare amicizia e migliorarsi. C’è chi sceglie attività che danno carica, come il Total Body che sta spopolando a Sanluri nei nuovi locali della palestra Tripudium Danze: «Si tratta di una lezione allenante molto completa che combina tecniche di esercizio finalizzate al condizionamento muscolare, unitamente al miglioramento dell’attività cardiovascolare e alla forma estetica complessiva del corpo», spiega Mariano Pisci. I tre aspetti chiave di questa disciplina mettono al lavoro tutto il corpo a suon di musica che dà energia e un senso di profondo benessere. Come confermano i suoi insegnanti Fabrizio Buonifacio ed Elisabetta Pusceddu di Forma & Fitness di Sardara, campioni di ballo noti a livello internazionale, Fabrizio a fine mese sarà a Mosca in veste di giudice di una gara di ballo. Nella palestra sardarese, oltre alle convenzionali attività motorie offerte, è possibile usufruire del metodo Airpressure Bodyforming, una fascia dimagrante che massaggia a pressione alternata, per dire addio più efficacemente alle “maniglie dell’amore” e rassodare meglio gli addominali. In linea coi tempi, il prossimo 22 ottobre si terrà una lezione gratuita di Krav Maga, il sistema di autodifesa israeliana, frequentato anche in altre palestre del territorio, come nel Nuovo centro sportivo Sanluri. Novecento metri di locale, oltre a quello gestito dalla stessa associazione nell’istituto alberghiero di Villamar. Attivo da trent’anni a Sanluri, il comitato direttivo introduce sempre nuove discipline, soddisfacendo così le esigenze degli appassionati di sport. Dal Crossfit al Total Body & Gag, dallo Zumba alla ginnastica posturale e correttiva, dal Karate per bambini e ragazzi al Pilates e alla rieducazione post trauma. Che sport faccia rima con salute lo conferma Marisa Orrù che nel suo centro fitness “Azzurra” a Villacidro propone corsi per tutte le età: «Oltre alle discipline per i più energici, come spinning joy walk e il circuit training, c’è il Gym over 60 dove l’imperativo è “lavorare divertendoti”. Le lezioni sono semplici, gioiose e puntiamo ad aiutare le persone ad avere dei risultati benefici nel minor tempo possibile. Si eseguono esercizi leggeri, talvolta con l’ausilio di piccoli attrezzi che vanno a stimolare molte parti del corpo che nel quotidiano si utilizzano poco. È adatta a tutti coloro che per motivi di età e di salute vogliono muoversi con poco sforzo e riscoprire il valore del proprio corpo perché da esso dipende la propria autonomia». E aggiunge: «Molto richiesto anche il Super jump o trampolino elastico. Lezioni energiche e super divertenti che aiutano le persone ad avere dei risultati benefici in poco tempo senza traumi per la colonna vertebrale e le articolazioni». Sempre nella palestra Azzurra si danno appuntamento ballerini e ballerine di tutte le età per i corsi di danze caraibiche e latino americane, sinchro dance , sinchro latin e show dance dell’associazione Susy Dance School. E poi c’è il gruppo che salta e danza a ritmo di Zumba Fitness. Lo descrive bene l’insegnante Susanna Tatti: «Lo zumba è una perfetta combinazione tra danza e fitness, che mischia ritmi caraibici, cubani e internazionali e movenze del fitness per una lezione aerobica che coinvolge tutti i muscoli del corpo. Si tratta di un lavoro che stimola il sistema cardiovascolare. La lezione si trasforma così in festa e divertimento». Svago, amicizia, ambizione e crescita professionale sono alcuni degli ingredienti della ricetta vincente della scuola New art dancing di Guspini, che sforna ogni anno ballerini pronti a gareggiare nelle piste di tutta Italia e ballerini amatori che aspettano le lezioni di ballo latino americano e di hip hop per staccare la spina e rilassarsi. «Grazie al ballo nascono amicizie, diventiamo un gruppo unito che condivide la stessa grande passione», dicono le insegnanti Marina Mei e Valeria Serpi: «Ballare fa bene, libera la mente, fa sognare. È un amore che ci rende ancora più armoniosi, padroni del corpo con il quale esprimiamo emozioni». Il ballo viene visto come un modo per per evadere, divertirsi e crescere anche nel scuola Planet dance fitness di Gonnosfanadiga che propone Zumba, corsi di ballo di gruppo per bambini e adulti , latino americano caraibici e sociale. «Nella palestra della scuola si trovano fianco a fianco ballerini amatoriali e ballerini pronti a partecipare alle gare amatoriali», racconta l’insegnante Antonella Soddu. «Tutti chiudono gli occhi qualche istante, fanno un bel respiro, contano i passi e lasciano che la musica li avvolga e li guidi fino a sentire le note volteggiare all’unisono con le mani e i piedi». Questo fa la danza: volare con il pensiero e sognare con il corpo. Tenendolo in forma e salute, come per tutte le attività sportive, tra cui quelle del calcio, tennis, tiro con l’arco, pallavolo, equitazione, ciclismo e corsa, organizzate da associazioni del territorio, che migliorano la vita sociale di un paese, o anche di un quartiere, perché coinvolgono l’intera comunità, allacciando rapporti di sinergie tra cittadini. È questo infatti uno degli obiettivi dei tornei, organizzati dall’associazione Pallavolo Sardara Asd, di Beach volley su terreni sabbiosi fissi e Street volley, negli itinerari programmati in strade e piazze. L’intento di avvicinare più persone, non solo alla pallavolo e ai valori trasmessi dallo sport, ma anche ai locali commerciali limitrofi al campo di gioco, dando così una boccata d’ossigeno all’economia del paese. «Quest’estate - fa sapere Paolo Loi, responsabile tecnico dell’associazione sardarese di pallavolo e allenatore delle squadre - alla quinta edizione di Street volley tenutasi a Sardara si son iscritte 17 squadre, divise in due gironi. Quest’attività sportiva è molto partecipata da atleti di tutte le età, dal minivolley e under al gruppo dei nostri 27 amatori. In qualsiasi periodo dell’anno l’iscrizione alla nostra associazione è sempre ben accetta». Non è mai troppo tardi per iniziare e scegliere scarpe, abbigliamento e attrezzature adatte al tipo di sport da praticare, come quelli offerti dai diversi punti vendita di Sportwear. E associare il movimento ad una salutare e basilare alimentazione. Come fa sapere Isabella Lisci, biologa e titolare dell’Erboristeria Antichi Rimedi di San Gavino, nonché consulente e nutrizionista dello studio sangavinese di via Mazzini 52, rivolto a sportivi e atleti antagonisti del territorio. «Svolgiamo consulenze anche in erboristeria - dice la dottoressa Lisci - dove abbiamo prodotti specifici per la salute con piani alimentari personalizzati e d’integrazione per chiunque svolga attività sportive». Stefania Pusceddu Marisa Putzolu PDF Compressor Pro Cultura 15 ottobre 2014 17 VILLACIDRO “IL CLUB DI JANE AUSTEN” I l 28 gennaio dell’anno 1813 l’editore londinese Thomas Egerton si apprestava, senza troppa convinzione, a pubblicare il secondo romanzo di una giovane autrice originaria dello Hampshire di nome Jane Austen: l’opera aveva in verità un titolo curioso, “Orgoglio e pregiudizio”, e, del tutto ignaro dell’immensa fortuna in cui sarebbe incappato di lì a poco, quell’uomo mandò alle stampe il volume, consacrando la scrittrice e la sua opera all’immortalità. Sono trascorsi duecento anni da quel giorno, eppure la penna di Jane Austen non ha mai smesso di incantare schiere di appassionate lettrici d’ogni età, provenienza ed estrazione sociale, sedotte dai suoi romanzi e abbandonate al sogno di gentiluomini ardentemente innamorati, disposti a mettere a repentaglio rango, patrimonio e rispettabilità pur di non rinunciare al sentimento. Come a Villacidro in cui, da un anno, cinquanta entusiaste ammiratrici della scrittrice inglese si riuniscono al Caffè Letterario per leggere e discutere i suoi romanzi davanti a una tazza di tè e pasticcini, in pieno stile regency. Fondato dalla giovane dottoressa in Beni Culturali Giuditta Sireus, “il Club di Jane Austen” è un progetto sperimentale targato “ITTE- Itinerari Teatralizzanti”, che accoglie al suo interno chiunque ami la lettura. «Unico requisito - puntualizzano con un sorriso le ragazze - è essere donne. Non c’è alcuna soglia d’età che vincoli l’iscrizione al circolo letterario, anzi, la diversità è sempre ben accetta perché fornisce l’occasione di confrontare punti di vista differenti, dettati anche da una maggiore o minore esperienza di vita». «L’amore per la Austen - ricorda Giuditta Sireus - è nato in realtà con la visione della trasposizione cinematografica del 2005 di “Pride and Prejudice”, diretto da Joe Wright, con Keira Knightley e Matthew Macfadyen. Io e mia sorella ci innamorammo a tal punto di quel film, che guardarlo prima di andare a dormire divenne ogni sera un appuntamento irrinunciabile: alla visione della pellicola seguì la lettura del romanzo, e ne rimasi folgorata; ma - riprende la fondatrice - ciò che più mi entusiasmò fu la scoperta di quante donne tendevano a condividere sui social networks citazioni di Jane Austen, a dimostrazione del fatto che il suo pensiero, a dispetto del divario temporale, non ha perso nulla in freschezza e attualità». Di lì alla formazione del circolo letterario in rosa, un passo brevissimo: «Ma alla lettura e discussione dei romanzi aggiungono alcune componenti del club - si è associata presto l’idea di intervenire nelle iniziative culturali villacidresi attraverso la rievocazione della realtà in cui Jane Austen visse, di quella campagna inglese da lei così mirabilmente tratteggiata». Così, domenica 27 aprile, in occasione del bicentenario della pubblicazione di Mansfield Park, il Caffè Lettera- UN CIRCOLO LETTERARIO IN ROSA E L’ATTUALITÀ DI UN’EPOCA LONTANA di Francesca Virdis rio è stato allestito a tema e in piazza Zampillo il talento di narratrice di Noemi Medas ha saputo riportare alla vita le disavventure di Fanny Price. «C’era l’angolo della lettura, delle carte da gioco, del ricamo, del tè; ossia dei passatempi con cui le signore erano solite intrattenersi quando il tempo non permetteva passeggiate a piedi o in calesse - spiegano le ragazze, con espressione sognante e in sottofondo melodie dal gusto ottocentesco; d’altra parte all’epoca una donna non poteva considerarsi istruita se incapace di intrattenere gli ospiti con valzer, minuetti, rondò veneziani». «I nostri ringraziamenti- puntualizza Giuditta Sireus vanno in particolare al Comune di Villacidro, che ha patrocinato il progetto e senza il cui appoggio non sarebbero state possibili tante cose. Da ricordare, gli splendidi abiti confezionati dalla stilista di Sanluri Federica Demontis e indossati da alcune figuranti, il nostro legame con l’associazione ludico culturale di Cagliari Oneiros, che ogni anno organizza al Parco Comunale del capoluogo un picnic in stile vittoriano noto come “La Grande Jatte”, e con la quale sta nascendo una fruttuosa collaborazione che culminerà, il prossimo 21 dicembre, nella trasformazione del Parco di via Repubblica di Villacidro in uno scenario da favola, ovviamente a tema ottocentesco. Vi aspetta un Natale vittoriano». Appuntamenti letterari anche presso i luoghi simbolo di Villacidro, tra il Lavatorio, Sa Spendula, Piazza Zampillo per le partecipanti al club di Jane Austen, che nel pomeriggio del 12 settembre hanno promosso il sogno della giovanissima scrittrice Silvia Ferrau presentando il suo primo romanzo, “Villacidro in comunità”, nella suggestiva cornice fornita dal Caffè letterario. «Tutte vogliamo essere Lizzy - ridono Maria Teresa, Francesca, Chiara e Silvia - ma portare lo spirito di Jane Austen in una realtà come la nostra, tanto diversa da quella in cui lei visse, non è impresa da poco. Inutile negare che il contesto, la società stessa e i rapporti quotidianamente tessuti dagli individui hanno ben poco in comune con quelli di cui poteva essere testimone una fanciulla del XIX secolo. Eppure - sostengono - chi di noi non ha mai fatto conoscenza con soggetti insopportabili?» La Austen aveva un occhio di riguardo per queste “macchiette”, alle quali concede l’onore di comparire nelle sue trame; e così immortala il suo disprezzo per gli adulatori nella figura di Mr. Collins, svilisce le arrampicatrici sociali consacrando loro il personaggio di Mrs. Bennett, si fa gioco delle frivolezze delle donne con Emma e matura la sua idea di perfezione nella figura di Lizzy, sulla quale non a caso cadrà la scelta di Mr. Darcy, il bello e tenebroso gentiluomo che a distanza di due secoli continua a far sognare generazioni di donne. «Certamente - proseguono - lo stile con cui scrive non è di immediata comprensione, per chi si avvicina alla sua letteratura, garbo e raffinatezza vengono spesso fraintesi: e coloro che, non avendola mai letta, associano la sua scrittura a un passatempo femminile, tutta trini e merletti e convenevoli, forse dovrebbero rivalutare la loro posizione. Jane Austen fu una donna rivoluzionaria; una scrittrice controcorrente che non vuole impartire nessuna morale, né insegnarci cosa sia l’amore, bensì dimostrare come una donna possa scrivere del mondo che la circonda eguagliando gli uomini, senza tuttavia imitarli e perdere nulla della propria femminilità. Indubbiamente la condizione delle donne è migliorata nei secoli, e oggi possiamo orgogliosamente affermare che chi decide di non sposarsi non incorre nella pubblica derisione e può comunque ambire a una vita piena di affetti quanto a una brillante carriera. «Eppure ci è rimasto dentro qualcosa, di quell’epoca lontana di nastri, balli, taffetà, di dichiarazioni d’amore sussurrate dietro le porte, di un tempo in cui la sensualità era una caviglia appena scoperta dalla sottoveste e si rendeva omaggio attraverso la riverenza. E allora mi chiedo - conclude Giuditta - si può avere nostalgia per quanto non si è mai vissuto?» PDF Compressor Pro 18 Cultura 15 ottobre 2014 SAN GAVINO. IL PICCOLO TEATRO UMORISTICO Qual è il rapporto tra alta cucina e bassa politica in Italia? È stato questo il tema dell’ottavo appuntamento con l’associazione culturale Liberos al Museo Sa Corona Arrubia. Lo scorso 4 ottobre l’autrice Roberta Corradin ha presentato il volume La Repubblica del Maiale: un excursus storico tra gastronomia, società e politica nell’Italia del Secondo Dopoguerra. Con ironia e lucidità la food writer analizza le mode culinarie degli ultimi sessant’anni e il modo in cui esse hanno influito sullo stile di vita degli italiani e sulla vita politica del paese. Un viaggio a ritroso tra flambé, sughi e piatti pronti: quella condotta da Corradin è un’originale indagine sul lifestyle degli italiani di ieri e di oggi, senza prendersi eccessivamente sul serio. Il volume è edito da Chiarelettere ed è stato presentato al Museo nell’ambito del festival letterario diffuso Éntula, manifestazione itinerante ideata da Liberos, che Al via la rassegna “Giovani a Teatro” Presentato da Liberos al Museo Sa Corona Arrubia “La Repubblica del Maiale” di Roberta Corradin sta toccando, in questi mesi, vari comuni dell’Isola. Il mini-tour sardo di Roberta Corradin ha infatti fatto tappa, oltre che al Museo, a Serri, a Neoneli, a Sassari e a Thiesi. La vera novità di una manifestazione come Éntula sta appunto nel fatto che essa si svolga in diverse aree della Sardegna, mentre di solito i festival letterari hanno luogo in un unico comune ospitante. La forza di un’associazione come Liberos risiede quindi nella convinzione che la cul- tura possa arrivare ovunque se si lavora per promuoverla: nessun comune sardo sarà mai troppo piccolo per ospitare un grande autore sardo o italiano, se si trovano amministratori e operatori culturali sinceramente interessati alla valorizzazione di questo aspetto. La collaborazione tra Liberos e il Museo Sa Corona Arrubia, ormai in atto dal mese di marzo di quest’anno, costituisce un valido strumento per la diffusione della cultura in Marmilla. A cadenza mensile, questi appuntamenti presentano una vasta gamma di opere e tematiche differenti: dai romanzi (Alessandro De Roma, Cezar Paul-Bãdescu, Elisa Ruotolo) ai saggi (Giovanni Solimine), questi incontri coinvolgono gli amanti della lettura, con l’obiettivo ulteriore di avvicinare chi ancora non lo è. Perché, investendo in modo adeguato e mirato, come recita il moto di Liberos, «con la cultura si mangia». Francesca Garau SAMASSI. ORGANIZZATI DALLA PROLOCO Si preparano al rientro sulla scena i giovani attori del Piccolo Teatro Umoristico. La compagnia sangavinese, che ha da poco compiuto i nove anni di attività, presenta la nuova commedia in due atti dal titolo “Sa Bestia”. Domenica 19 alle 18 nel teatro salone della chiesa di Santa Lucia a San Gavino andrà in scena la nuova commedia che farà da apripista alla seconda edizione di “Giovani a Teatro”, rassegna teatrale organizzata dallo stesso Piccolo Teatro Umoristico. Gianfranco Serra, fondatore della compagnia teatrale, ha scritto e diretto questo ultimo lavoro: «Sa Bestia parla delle disavventure di un piccolo borgo alle prese con un pericoloso animale che fa strage prima di pecore e successivamente di uomini. Al di là di questi pochi elementi della trama posso dire che il tutto è scritto a carattere umoristico, nulla di triste. Si può dire che la commedia voglia mandare un messaggio: le apparenze ingannano». Presentata a quasi un anno dall’ultimo lavoro, la messa in scena comporta un impegno notevole: «Scritta nell’agosto del 2013 - prosegue Gianfranco - ha avuto tante modifiche, arrangiamenti, rielaborazioni di scene e personaggi. Da marzo la stiamo effettivamente provando con la compagnia». Il lavoro del Ptu, però, non si conclude qui, infatti a gennaio il gruppo teatrale presenterà una nuova commedia “Il Dono”, sempre inserita nella rassegna “Giovani a Teatro”. «Si tratta di un progetto parallelo - spiega Serra - che vede coinvolti attori differenti, anche se poi tutti appartenenti alla compagnia. Dal 2015 lavoreremo compatti». La rassegna vedrà la partecipazione di gruppi teatrali del territorio come i Naka Nanta di Sardara o Sa Gonnesa da Gonnosfanadiga. Appuntamento dunque, per domenica 19 ottobre. Lorenzo Argiolas VILLANOVAFORRU Sette opere d’arte in dono Estate samassese: incontri musicali Per concludere l’Estate Samassese in bellezza, quest’anno la Pro Loco Samassi “Gianni Cattari”, in collaborazione con il Comune di Samassi, ha organizzato due giornate che hanno avuto come protagonisti indiscussi gli artisti locali. Il 26 settembre in Piazza Mercato a rotazione si sono esibiti i Billy Boys, gli Entroterra, i Vaghi e il Duo Carboni-Sedda. Generi diversi per musicisti e cantanti che con la stessa passione portano ben alto il nome di Samassi nei loro tour. Venerdì si sono anche svolte le premiazioni del concorso fotografico “MedinArt” a cura di “Fotostudio Target”. Sabato 27 settembre è stata la volta dei grandi classici samassesi: dal Risveglio alla Band Andrea Muscas al Duo Fisarmonica. Durante le due serate oltre a un chioschetto e posti a sedere messi a disposizione dalla Pro Loco per i presenti, attraverso immagini e strumenti musicali, la Banda musicale ‘Stanislao Silesu’ ha rievocato la storia musicale samassese. Si è registrata una buona partecipazione della popolazione a riprova del fatto che tali eventi sono apprezzati e si spera che il prossimo anno la situazione possa migliorare ulteriormente. Carola Onnis I sette artisti ospiti della prima Biennale d’arte contemporanea a Villanovaforru, conclusasi lo scorso 28 settembre, hanno lasciato una propria opera d’arte in dono al Comune ospitante. Ora ad impreziosire ulteriormente le pareti della sala Mostre Temporanee nel museo Genna Maria ed arricchire il suo patrimonio artistico, vi sono anche i dipinti di Marisa Mura di Assemini, Annelise Atzori di Sanluri Stato, Gisella Mura di Collinas, Vincenzo Manca di Arbus, Augusto Ghiani di Villacidro, Alberto Scalas di Cagliari e Antonio Russo, curatore e direttore della manifestazione organizzata in collaborazione con l’assessore comunale alla Cultura, Ilenia Cilloco, e la cooperativa Turismo in Marmilla. Mostra vivamente visitata e partecipata anche da altre figure artistiche del territorio, tra cui il poeta Franco Curci di Pabillonis e l’artista Mariarosa Spina, che all’inaugurazione ha presentato il catalogo del gruppo Pittori e scultori in piazza del Carmine. «Abbiamo avuto più di mille visitatori in un mese - dice entusiasta e gratificato il direttore artistico Russo - questa collettiva dimostra, con vero successo, l’avvicinamento della gente all’arte». Dal 4 ottobre, il curatore della prima Biennale di Villanovaforru ha lasciato il passaggio del testimone all’artista Marco Melis di Cagliari, che esporrà le sue opere, nella mostra “Arkos Arkos in arte”, fino al prossimo 4 novembre. Marisa Putzolu PDF Compressor Pro Cultura GONNOSFANADIGA. PERD’E PIBERA BREVE STORIA DELLA MINIERA di Augusto Tomasi La fase dell’incertezza e dell’avvìo tra il 1918 e il 1936 Q uando in Sardegna, tra il 1860 e il 1890, giunsero i maggiori rappresentanti dell’aristocrazia tecnica e mineraria dell’Europa, questi attuarono una classificazione dei più importanti giacimenti e acquistarono i più ricchi per gestirli in proprio, o in compartecipazione con società nazionali ed estere. Spesso, dopo aver avviato la produzione, li cedettero ricavandone fortissimi guadagni, anche per il solo approvvigionamento del legname dei boschi. Allo stesso Leon Goüin, nel 1872, fu pagato un milione di franchi francesi dalla società «Vieille Montagne» per la miniera di San Benedetto. Le società di «Petin, Pion e L. Gouin» vendettero alla «Vieille Montagne» altre miniere dell’Iglesiente e dell’ArbureseGuspinese. Inoltre, questa società belga prese in affitto dalla «The Marganai Forest Mining Company» altre due concessioni assai produttive. Leon Goüin e i suoi compagni d’affari tendevano quindi a sbarazzarsi delle concessioni del SulcisIglesiente e del Guspinese, per concentrare l’attenzione e gli interessi sulle calamine e gli ammassi di magnetite di Capoterra. È perciò assai probabile che dopo il 1872 il Goüin trasferì e rivendette la concessione di “Perd’e Pibera” ad altri (forse alla stessa società belga «Vieille Montagne») fra le decine di lucrose compravendite che egli realizzò per conto proprio o d’altri imprenditori. Fin dal 1861 i suoi maggiori interessi, di fatto, si concentravano sui minerali ferrosi di San Leone, che da lui prese il nome, dove, per conto della società metallurgica “Petin Gaudet”, di cui era direttore, il 2 maggio 1865 aveva fatto inaugurare in Sardegna, con una splendida festa e una sferragliante piccola locomotiva, anche il primo tronco di una ferrovia privata a scartamento ridotto di 15 Km, percorso in alcune ore, per il trasporto dei minerali da Capoterra al pontile di imbarco, nel porticciolo di Maddalena Spiaggia e del porto di Cagliari. Fu un fatto di grande importanza perché si dava inizio alla storia ferroviaria in Sardegna e allo sfruttamento, su scala industriale, dei giacimenti minerari. Negli anni immediatamente precedenti e successivi alla Grande Guerra del 1915-1918, subentrò la Ditta “Giovanni Ansaldo”. Questa, soprattutto dopo il 1925, e fino alla crisi della Borsa di New York del 24 ottobre 1929 che determinò il crollo dell’economia americana e l’espansione della crisi nel resto del mondo, intensificò le ricerche mettendo in luce alcuni altri importanti filoni: quelli di “Carta Farraceus”, di “canali Sermentus” e “Traverso-banco ribasso”, a quota 414. Neppure i tentativi della ditta “Ansaldo” riuscirono, però, a far decollare e a sollevare le sorti e il futuro della miniera di “Perd’e Pibera”. I problemi erano dovuti agli elevati costi di trasporto verso i centri siderurgici del continente e alla durezza del granito in cui era incassata la molibdenite, che logorava in breve tempo le macchine e le attrezzature dei 3040 operai che vi lavoravano. Alla Ditta dell’industriale Ansaldo, in ogni modo, spetta il merito d’aver avviato concretamente le coltivazioni principali delle due gallerie più importanti e note, quelle chiamate, in un secondo tempo, “Galleria Sanna Superiore” e “Galleria Porru”, principale via d’accesso al sottosuolo della miniera. La prima, ancora oggi, è utilizzata per la raccolta dell’acqua e incanalata, verso la fine degli anni Sessanta, al serbatoio di “Collineddas”, sul colle della “Scalinata” e di San Simeone; e l’altra, il ribasso “Porru”, è antistante alla laveria, che pochi anni fa è stata avviata alla ristrutturazione e che tutti quanti noi, frequentatori di “Perd’e Pibera”, conosciamo per la colonna d’aria fresca che s’incanala verso il piazzale alberato all’esterno, di fronte ai caseggiati riorganizzati e restaurati della “Forestale” e della laveria. Nel 1929, per decreto delle autorità del Regno e del giudice, la concessione della “Ditta Giovanni Ansaldo” decadde. La crisi mondiale della Borsa di New York e le antipatie dei vertici politici del regime Fascista, che frattanto si andava consolidando, nei confronti della società genovese, portarono alla revoca del permesso e alla successiva assegnazione ad un altro imprenditore, Raul Buzzo. Questo ricercatore era un semplice e modesto impresario, autonomo e con pochi mezzi. Aveva usufruito, tuttavia, dell’autorizzazione della pubblica amministrazione del Regno per lo sviluppo della coltivazione mineraria a “Perd’e Pibera”. Chiese la concessione per giacimenti di minerali di piombo, zinco, nichel e molibdeno. L’assenza del piombo, dell’argento e di calamina, aveva attirato, nei tempi passati, solo l’Ansaldo. Le altre grandi società minerarie italiane ed estere, in questa zona accidentata del Monte Linas, non vedevano, con la coltivazione della sola molibdenite, ingenti interessi e importanti guadagni. Lo stesso Leon Goüin, come si diceva più sopra, rivendette l’autorizzazione. I suoi tornaconti si volgevano verso attività più immediatamente remunerative, e per le quali aveva maturato una grand’esperienza fin dagli anni in cui aveva lavorato alla miniera di Malfidano in Buggerru. Raul Buzzo poté valutare la consistenza del giacimento in oltre 150.000 tonnellate di molibdeno; ma i dirigenti statali del Regno non presero in considerazione, intenzionalmente, queste stime. Si decise di revocare anche a lui la concessione sui diritti di sfruttamento. Probabilmente quanto accadde non fu involontario e casuale: il valore della miniera appariva dato per certo, ma probabilmente ad altri, nella politica del regime fascista che si avviava verso l’autarchia e verso la guerra, doveva spettare il compito di sfruttarlo. Fu, tuttavia, “La Società Nazionale Cogne”, con sede a Torino e specializzata nella produzione di metalli rari, utilizzati soprattutto per la produzione di acciai a elevata resistenza, che si aggiudicò tali diritti. Con Decreto Ministeriale del primo dicembre 1936, riuscì a battere le prepotenti sollecitazioni dell’azienda di stato, l’Ammi, e a farsi affidare una concessione temporanea denominata “Riu Planu Is Castangias, o Perd’e Pibera”, con scadenza fissata, per convenzione, al primo dicembre 1966. 15 ottobre 2014 19 Estate Sardarese: un successo grazie anche all’impegno delle associazioni locali Con la festa di Santa Mariaquas si son concluse le attività dell’estate sardarese. Un ringraziamento doveroso e sincero va a tutte le associazioni che hanno collaborato e sono riuscite a proporre alla cittadinanza iniziative interessanti e calibrate per ogni fascia d’età, dai bambini agli anziani, e che hanno valorizzato Sardara. I volontari delle associazioni, con molto impegno e grande entusiasmo hanno posto al centro delle loro azioni i valori della solidarietà e partecipazione, consentendo l’esternazione di principi fondamentali, come la coesione sociale e il valore dello stare assieme. Ringrazio quindi nello specifico le associazioni sportive, come la Pallavolo Sardara e la Dinamo Sardara, il Tennis Club, l’Associazione di Tiro Dinamico ed il Sardara Calcio, per aver stimolato bambini e giovani alla vita associativa e aver fatto vivere loro intere settimane di sport all’aperto. Ringrazio i gruppi folk, Santa Mariaquas e Sant’Anastasia, che si rivelano sempre molto disponibili nelle attività di promozione turistica del paese; “La Sorgente 2000” per aver riportato il cinema in piazza, proponendo film di alto contenuto valoriale e legati alla nostra cultura sarda; l’Associazione SMS - Banda Musicale Città di Sardara per aver coinvolto tutta la cittadinanza e alcune importanti bande musicali sarde nei festeggiamenti per i 10 anni di costituzione dell’associazione; l’associazione Bocciofila per i tornei che portano a Sardara tanti ospiti provenienti da altri comuni; l’associazione MO.DA Movimento Danza perché coinvolge, nel ballo e nelle pratiche sportive, centinaia di sardaresi ed allena varie coppie di campioni di ballo, che ottengono riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, valorizzando l’intero paese; l’associazione Cinofila Sardarese per essere sempre impegnata nella tutela dell’ambiente; l’AVIS Sardara, Noi per gli altri e la Protezione civile per aver fornito l’importante supporto logistico alle varie manifestazioni; il Circolo ARCI Primo Maggio per le iniziative di carattere culturale; Amici di Fra Lorenzo per le attività a favore dei più bisognosi e per aver scelto Sardara come centro regionale delle loro attività di volontariato; l’ANSPI per le attività di aggregazione ed educazione rivolte ai minori e ai giovani; i comitati per i festeggiamenti di Sant’Antonio, B.V.Assunta, San Gregorio e Santa Mariaquas. Ringrazio le tante famiglie che hanno affidato i propri figli alle attività estive della Ludoteca, del Baby Planet per i minori dai 3 ai 12 anni e del Servizio Educativo che si rivolge ai ragazzi delle medie e superiori. Servizi frequentati quest’estate da oltre l’80 per cento dei minori residenti nel comune di Sardara. Ringrazio la Proloco per aver coordinato le varie manifestazioni ed essersi attivata in tante iniziative di promozione della cultura locale, come la sagra del Grano, la rassegna dei gruppi folk del Medio Campidano e la mostra dedicata ai costumi tradizionali. Ringrazio infine tutti quei cittadini che, pur non appartenendo ad alcuna associazione, o comitato, si rendono sempre disponibili nel garantire la realizzazione delle varie iniziative e agiscono con puro spirito di servizio, mettendo al centro della loro azione il rispetto per l’altro, il confronto ed il dialogo: solo in questa maniera si costruisce un’etica di responsabilità e uno spirito di comunità. Simona Ibba Assessore ai rapporti con le associazioni PDF Compressor Pro 20 15 ottobre 2014 Cultura Su sadru chi seus pedrendu Cuss’angioneddu moddi moddi.. Scracàlius di Gigi Tatti Contixeddu de Venanziu Tuveri furriau in sadru de tziu Arremundicu O nni annu sutzedint sempiri is proprias cosas: su sobi, sa basca, su frius, is temporadas, su bentu…; is festas: Paschixedda, cranovalli, Pasca Manna, Mes’Austu…; e is baganzias: is passilladas a mari, a monti…; sa pitza, is lisantzas a forru, is cruguxõis, is bombas de petza... S’annu puru Pasca fut arribendu, is sas scollas iant serrau, po ua scantu disi e is piciocheddus fiant in baganzia. Pasca po cuncunu fiat tempus de arregallus, e a s’enna de dom’e Arrocu, fiat giài or’e xenai, iat pichiàu unu cun d’u angioneddu in bratzus. Sa mama fut andada a aperri e cumenti iat biu s’omini, iat tzerriau luegus su pobiddu. «Bessi, Jascintu, béi» «Saludi - iat saludau su pastori- ecus, dd’apu potau u angioneddu po dd’arringraziai de su prexei chi m’at fatu. Gratzias de totu.» «Gratzias a fustei puru» iat arrespostu Jascintu pighendu in bratzus s’angioneddu e ponendiddu in terra. Iat saludau s’omini e serrau s’enna po torrai a coxía. S’angioneddu, pagu seguru in su pomentu, abituau a su cungiàu e a s’reba, ddu sighìat bebendu, trumentendu po no lissiai. Arrocu, ca no iat’essi mai cretiu de bì ua novidadi aici, iat sparrancau is ogus po su spantu, si ndi fut pesàu, si fiat acostau e dd’iat carignau sa gropèra, su murru, is origas, su tzugu, in donnia logu. Fiat moddi moddi, bellu, callenti callenti; pois, frozis po su spantu, sa bestiedda iat fatu is abisongius in s’arregioba. No fiat u dannu mannu, e Jascintu iat pigàu u tzapu e iat pulliu. «At’essi mellus a ddu lassai in pratza» iat nau! Arrocu s’iat’essi ofiu arribellai, poita ca fut tropu cuntentu de tenni in domu cussa bestiedda meseda, ma cumprendìat ca, biu su chi fut sutzediu, fiat mellus de nou. Iat acumpangiàu su babu e fut abarrau in pratza a giogài cun s’angioneddu. Sa xena fiat pronta, dd’iat carignau e fut intrau in domu propriu in su mentris chi su babu fiat domandendu a sa mama: «Si ddu papaus a Pasca?» Su pipiu no iat cumprendiu e penzàt chi fueddessant de is cruguxõis fatus in domu. «Chi fadeus cruguxõis agiudu deu puru - iat nau - po cussus e po is bombètas de petza». Fiat guturrosu mèda po is unus e po is atras. Is bombètas dd’as agradessiat piticas, ca ddi parriant prus saborìas. S’iat sciacuàu is mãus, si fut setziu a mesa e iat cumentzau a papai sen’e s’acatai de is castiadas serias chi s’iant fatu su babu e sa mama. Acabau de papai si ndi fiat pesàu po andai a foras a carignai s’angioneddu, moddi moddi cument’e u fròcu de lana e nidu che sa nìi. Ua duda ddi fut benìa e fiat torrau aintru currendu. «Babu, cussu puru at a tenni famini. Ddi depeus fai sa xena.» Pigaus a sorvidada poita ca nemus nc’iat penzau, ita ddi podìant donài? Sa mama nd’iat bogàu u matzu de latia e nd’iat segau ua pariga de follas: «Ddi ‘onaus custas, potasiddas.» Arrocu iat pigau sa latia e fut cùtu a foras po ddas ‘onai a s’angioneddu. Primas dd’as iat fragadas pois a bell’a bellu si dd’as iat papadas. In su mentris su babu e sa mama penzant a cumenti ndi fueddai cun su pipiu, ca fut atachendusì a s’angiõi e, certu no dd’iat essi praciu a si dd’agatai arrustìu in su pratu. «Est prestu ancora - iat nau su babu - aspetaus e bieus cumenti si cumportat.» «Mama - iat tzerriau Arrocu intrendu - s’at papau totu e téit ancora famini, mi ndi ‘onas atras de follas?» Fut torrau a foras cun sa latia, su babu e sa mama si castiànt penzosus. A s’uncrasi Arrocu si ndi fut pesau chitzi e cutu luegus a bì s’angioneddu: «Famini téis?» Sa bestiedda iat bebau e su pipiu dd’iat carignau, fueddendiddu cument’e chi fessat u amigu de sempiri, fut andau a coxía iat pigau atras follas de latia chi s’angioneddu iat papau a famini. Candu fiant prandendu: «M’at a tocai a bandai a su sàtu a cicai erba - iat nau a su babu - ma tui penzas chi ndi papit de onnia arratza?» Su babu no fut pastori e no sciat arrespondi a sa dimanda, scìat ca medas pastoris donant a is arresis mangimi puru, candu s’reba fiat pagu, si podìat provai a ddi ‘onai pãi tostau amoddiau cun làti… «E chi ddu potessa a pasci? - iat pedìu - dd’acapiu ua fúiscedda a su tzugu e dd’acumpangiu, aici sceberat s’reba chi ddi praxit, su sàtu est acanta e potzu andai sou puru.» «Nou, ses ancora tropu pitiu po ti ndi andai pagu pe’ logu assou.» «Ma mama, tengiu prus de ot’annus!» «Sa cristiõi no funt is annus ma s’esperienzia. No t’arregodas s’ota chi cuddu cãi t’iat amostau is dentis arrabiosu mancai fessat acapiau?» «Ma custu fut s’annu passau…» «S’annu passau, e ses cresciu, ma no ses ancora prontu po afrontai onnia perigulu - iat nau su babu -. Po cussu deu e mama tua t’acumpangiaus. Andat béi?» Iant’ess’andaus totus impari a potai s’angioneddu a pasci. Pasca fut arribada e sa idei de arrustì s’angioneddu dd’iant lassada a ua pati: u arroghedd’e proceddeddu , cruguxõis e bombetas de petza fut sa cosa prus giusta. De custu nd’iant fueddau ates’e su pipiu. «Tocat a arresovi sa situatziõi…» No fut u arregallu po cussus, poita nisciunus iat’ai tentu su coragiu de ddu bocì. Frotzis fiat mellus a ddu torrai a su pastori e agati ua scusa cun Arrocu. «Si dd’at papada sa pasta?» iat pedìu sa mama. «Nou, frotzis no ddi prascit sa bannia». «Deu penzu chi no stiat béi, chi sunfrat, parrit po finzas marriu. Su chi ddi ‘onaus no fait po cussu, téit abisongiu de sa mama…» « De seguru téit abisongiu de sa mama - iat nau su babu - deu nau de ddu torrai a su pastori.» Arrocu fut penzendu a is momentus de prexu e giogu cun s’angioneddu, ma cumprendìat ca tenìat abisongiu de sa mama. «Frotzis est mellus a nce ddu potai a sa mama». Pentzàt chi custu fessat su scebèru prus giustu, no tocàt a essi interessosus, scéti ca, sen’e s’angioneddu, s’intendìat tropu assou… Ma u angioneddu, no poit’essi u cumpangiu de giogus cument’e u piciocheddu! A si ‘ntendi mellus. tziu Arremundicu. Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu, custus “scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègius chi seus passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scaresci calincunu pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciu puru, ca cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apu circau de poni scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu de aqua lìmpia. Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparat prus a lestru a ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus. Silvanu est fueddendi cun dd’unu ou in manus, candu arribat sa pobidda Geltrude. Geltrude: Deu nau ca tui ses macu, fueddendi aici a boxi alta. Ma poi, cun chini ses fuddendi? Silvanu: Bai ca no seu macu. No ddu bis cun chi seu fueddendi? Geltrude: Deu no biu a nemus: Innoi no nc’est nisciunus. Silvanu: Certu, seu fueddendi a s’ou! ................................................................................................................................................... Giannetta incontrat s’amiga Pierina. Pierina: Ma ita ci fais dònnia dì in su Còmunu, ita depis fai documentus? Giannetta: Ma cali documentus! Est ca seu circhendi genti. Pierina: E ddus circas pròpiu innoi? Giannetta: Certu! Mi seu scrita a “Fesbuc”. Pierina: E ita cintrat “Fesbuc”? Giannetta: Ge c’intrat e meda puru. In “Fesbuc” ddoi est scritu, ca tengu dexi amigus in Còmunu, e insaras seu circhendu chi funt! ............................................................................................................................................... Brunellu est crocau cun sa pobidda Giocondina. Brunellu: Est inutili, no ce dda fatzu prus a fai s’amori: si bit ca apu spaciau is cartùcias. Giocondina: Sa bella est ca nanca fias unu grandu cassadori! Brunellu: Mi tocat a andai a su dotori. Giocondina: Mi parrit ca inveci ti tocat a andai in armeria a comporai is cartùcias. Poita chi andas a su dotori, issu curat is malàdius, miga podit fai arresuscitai is mortus! ............................................................................................................................................. Silvestra est in giru fadendi sa spesa e incontrat sa gomai Stevana. Silvestra: E insaras gomai ita novas? E gopai ita parrit? Stevana: Mali. Apu scrobetu ca pobiddu miu est unu grandi ballista. Silvestra: Comenti ballista. De ita ti ndi ses acatada? Stevana: Poita m’at contau ca sabudu a noti nanca fiat in giru cun s’amiguVenanziu. Silvestra: E inveci no fiat berus? Stevana: No! No fiat berus, poita sabudu a noti, Venanziu fiat impari cun mei! ............................................................................................................................................. Eusebiu est torrau de Continenti e incontrat s’amigu Sebastianu. Sebastianu: E insaras ita parrit sa vida in Continenti? Ti ses spassiendi berus? M’at contau mamma tua ca ses puru sonendi? Eusebiu: Ci podis contai! Pensa ca apu sonau po fintzas a sa scala de Milanu. Sebastianu: Ma bai! Ge non est nudda. Biadu tui. Ma ita strumentu as sonau. Eusebiu: Su campanellu de sa porta! ................................................................................................................................................. Lucchinu est in Paradisu e incontrat su paesanu Urbanu. Urbanu: Ciau Lucchinu. No sciria ca fiasta mortu tui puru. Ma candu t’est sucèdiu. Lucchinu: Est sucèdiu arisenoti. Urbanu: Deu puru mi seu mortu arisenoti. Seu mortu cungellau. Ma a tui, ita est capitau de ti morri aici improvisamenti? Lucchinu: Mi seu mortu de su dispraxeri. Ca apu scrobetu ca pobidda mia, mi poniàt is corrus. Urbanu: E as scrobetu cun chini? Lucchinu: No, sa noti apu circau in dònnia logu, ca su lettu fiat ancora calenti. Ma no nci seu arrennèsciu a scoberri chi fiat s’amanti e po su dispraxeri m’est beniu un infartu fulminanti. Lucchinu: Pecau! Si ias abertu su freezer, imoi fiaus bius tot’a duus! ............................................................................................................................................................ Tziu Vitali est sciaquendusì in sa vasca de bànniu. Est crobetu de àqua fintzas a su bìdiu. Tziu Vitali: Maladita siasta de natura. Mancu imoi ca ses allupendudidda nd’àrtzias sa conca! .................................................................................................................................................... Valeria est arrenneghendi cun su pobiddu Vitu. Valeria: Arratza de vida chi seu fadendi cun tui. Vitu: Poita. No ses prexada? Seus corant’annus impari. Valeria: Non est po cussu. Ma est ca ses tropu susuncu. In corant’annus no m’as mai portau foras, a mi castiai unu film. Vitu: Tenis arrexoni Valeria. Ma oi bollu arrimediai. Andu a ndi portai sa prolunga de sa televisioni, ca si bieus unu bellu film, in foras in su terratzu! ............................................................................................................................................... Samueli est fuededendi de sa morti cun sa pobidda Ursula. Samueli: M’arracumandu, si m’intendu mali e seu in sunfrendu, no mi lessis màturu alletau, collegau a una màchina. No mi lassis atacau a is aparaus elètricus po mi poderai biu. Ursula: Apu cumprèndiu. Ndi cumentzu a stacai sa Televisioni, su Computer, su Stereo e su Telèfunu! ...................................................................................................................................................... Bissenti incontrat su gopai Vittoriu in dd’unu ristoranti. Vittoriu: Ti biu papendi petza de vitellu. Ma nanca fiasta bessiu vegetarianu? Bissenti: E infati seu vegetarianu. Vittoriu: Ma chi iat essi su vegetarianu? Bissenti: Su vitellu! PDF Compressor Pro Cultura LA SARDEGNA NEL CUORE 15 ottobre 2014 21 di Sergio Portas Al di là del mare: immagini di sardi, famosi e non, che hanno lasciato l’isola S crive Alessandro Oppes da Madrid (“La Repubblica” 28 settembre) che Artur Mas, governatore catalano, circondato dal suo governo al completo, ha firmato il decreto di convocazione del referendum separatista per il prossimo nove di novembre: «La Catalogna vuole parlare, vuol essere ascoltata e vuole votare», lo ha detto prima in catalano, poi in spagnolo e in inglese. Vedremo come finirà questa sfida, la costituzione spagnola non prevede alcun referendum separatista e il governo di Madrid ha già fatto ricorso alla corte costituzionale per dichiararlo illegittimo. L’intero mondo che conta (questi sì che sono poteri forti), Wall Street, la City di Londra, la BCE e tutti gli stati occidentali, si erano appena ripresi dallo spavento che avevano loro provocato gli scozzesi, con le loro ubbie di indipendentismo, con la pretesa di ridisegnare confini nazionali sanciti giusto trecento anni fa. E si sa come vanno queste cose, se la sterlina fosse tracollata, come era nelle cose se avessero vinto gli amici di James Bond (leggi Sean Connery), avrebbe tirato giù il già malconcio euro e, con lui le borse del mondo tutto, il dollaro e l’intero impero finanziario che sorregge il modo capitalistico di produrre ricchezza, e anche qualche disastro, ciclicamente. Dice che i sedicenni hanno votato sì, i pensionati invece no. Non so se sia vero, ma non mi stupirebbe che siano stati i giovani a voler provare a mutare un orizzonte che, soprattutto per loro, si è fatto sempre più fosco. Dove si intravvedono sempre più robot che faranno gran parte dei lavori che svolgono oggi i loro fratelli maggiori e i loro papà, senza sindacati e articoli 18, finalmente la pace sociale nelle fabbriche. Primo premio della lotteria di capodanno: un posto di lavoro a tempo indeterminato. Anche per questo mi aveva convinto Michela Murgia parlandomi del progetto politico di ProgReS, che si rivolge soprattutto alle nuove generazioni, sono loro che si devono costituire “a popolo” e rivendicare la costruzione di uno stare insieme politico, altro da quello che hanno sperimentato i loro padri e nonni. Se non ci riuscissero, come dice quel tale sindaco di Elmas, tocca tirare giù le valige e saltare il mare. A questo proposito rubo l’incipit a Simone Mosca del suo articolo del 12 giugno scorso su “Repubblica” perché è troppo bello (titolo: “Su Populu Sardu”, Fresu, Cucciari & friends ritratti di isolani nel mondo): «Chi passa i mari muta il cielo, non l’anima» diceva il poeta latino Orazio. L’articolo, un’intera pagina con un titolone grande così, dava conto di una mostra fotografica messa su da Daniela Zedda, fotografa cagliaritana che collabora con riviste e giornali nonché editori e teatri, due anni di scatti a dei sardi che hanno lasciato l’isola, per scelta o per necessità, e hanno dovuto mischiare la loro anima con quelle che hanno incontrato lontano dalla Sardegna. La mostra titola “aldilà del mare” e qui a Milano era ospitata nello showroom di Antonio Marras, un posto fantastico dove anche un letto di ferro arrugginito messo vicino a una stufa di ghisa altrettanto malandata che regge secchi di zinco che si atteggiano a vasi di fiori, vale da solo il piacere di farvi una visita. Lui, il padrone di casa, nel ritratto che apre la mostra, dismessi gli eterni jeans con allegate scarpe da ginnastica, è seduto su di un lucidissimo pavimento di Palazzo Clerici, con alle spalle le dorature e le cristallerie illuminate da lampadari che neanche a Versailles, vero principe medievale. Anche se, una volta lasciato Alghero alla volta di Milano e Tokio e Parigi, nella sua città natale non solo ci è ritornato ma è lì che vuole continuare a creare le collezioni che vende in tutto il mondo, lì che vuole vedere crescere i suoi figli, lì continuare a sentirsi catalano (anche lui!) e magari anche sardo. Non che gli algheresi siano tutti così, Gavino Sanna quando ero andato a intervistarlo nella sua dimora milanese (non posso scrivere casa: è un museo) mi aveva detto che, quando è lontano, sente sempre un’acuta nostalgia della natia Alghero ma che, quando ci ritorna, dopo una settimana ha già voglia di scapparsene via. C’è anche lui ritratto in una foto che sarà almeno due metri per quattro, in sparato nero e camicia bianchissima, fazzoletto candido che sbuca prepotente dal taschino della giacca, i sempiterni lunghi capelli pettinati all’indietro, il viso grave come si conviene a uno che ha vinto non so bene quanti Oscar per la pubblicità, quando in America (Stati Uniti) era stipendiato dalla Coca Cola. Il “creativo” per antonomasia. Se è vero che i fotografi hanno l’ambizione di fissare per un istante l’anima dei loro soggetti occorre dire che la Zedda ha fatto in modo che essa si riverberasse in un contesto atto a suggerirne l’intima essenza. Così Gavino è immortalato tra le sue sculture lignee rappresentanti santi medievali e valletti moreschi, le pareti alle sue spalle coi grandi dipinti dai colori appassiti dal tempo, e i grandi divani di pelle d’esotici animali. Geppi Cucciari è in atteggiamento da “femme fatale di Macomer”: morbidamente adagiata su di un tappeto che non sfigurerebbe nella moschea blu di Istanbul, nonostante l’abito nero scollato da gran sera, ha uno sguardo che preannuncia una delle sue battute “tranchant”, appena ti azzardasti a chiederle cosa ci fa così distesa. Marcello Fois che da Nuoro ha posto la sua residenza a Bologna si fa riprendere nella splendida biblioteca Salaborsa, all’interno di palazzo d’Accursio, dalla pavimentazione trasparente sulle rovine di edifici felsini - etruschi e della Bononia romana. Lui Marcello è in atteggiamento pensieroso, rimuginante qualche fuga di banditi su per il Sopramonte di Orgosolo. Come è pensoso Paolo Fresu, pure lui a Bologna, dall’alto del Santuario di San Luca (dizione esatta: santuario della Beata Vergine di San Luca) dall’alto dei trecento metri del colle della Guardia Paolo sembra pensare ai contrafforti del Limbara, che fanno da ben altra quinta alla natia Berchidda. Comunque una foto di Paolo Fresu senza tromba è di per sé una rarità. Le foto sono 75 ed erano 88 in originale ma qui non c’era spazio per tutte. Non sono tutte di gente famosa, Assunta Pattara, orgosolesa, è ritratta tra le sue mucche a Traverseto- lo, provincia di Parma. Mentre Tonino Gungui di Gavoi disossa prosciutti a Langhirano, sempre nel parmense. Ma è scontato che siano i ritratti di quelli che ce “l’hanno fatta” ad attirare gli sguardi dei visitatori. Maria Giacobbe a Copenaghen, da dove è riuscita a scrivere libri bellissimi ambientati in Sardegna, neanche dalle sue finestre danesi vedesse sorgere il sole inondando d’oro le spighe del Campidano. Anna Deplano è al museo del ‘900 dove forse sono alcuni dei suoi lavori di designer. Paolo Piras, giornalista di Rai tre è all’Eur con alle spalle lo splendido palazzo delle civiltà. Tore Garau, pittore e batterista (Stormy Six), lui sì con gli eterni jeans e scarpe da tennis regolamentari, seduto al Parco Sempione di Milano, pensoso delle spiagge di Torregrande dove risiede d’estate. E ancora Cristiana Collu, cagliaritana che ha lasciato la direzione del museo di Nuoro per quello più prestigioso di Rovereto, il Mart, con stipendio congruamente aumentato. Della serie: come farà la Sardegna a tenersi stretti i suoi figli più talentuosi, vista la congiuntura economica che sta attraversando. Dice Daniela Zedda che le sue foto sono la prova della capacità dei sardi nel sapersi integrare, di far rivivere mestieri antichi della nostra terra in luoghi diversi. E in queste sue grandi foto c’è uno spaccato della diaspora che ha trovato modo di costruire la sua fortuna al di là del mare di Sardegna. Se il prossimo referendum per l’indipendenza sarda (prima o poi si farà, ne sono certo) manterrà i criteri di quello scozzese, molti di questi personaggi non avrebbero neppure diritto di voto. Ma forse verrà data anche a loro una possibilità d’esprimersi, che ognuno si sente figlio legittimo di quell’isola che ha impresso forma indelebile alla loro anima. Che ancora parla nella lingua che li ha svegliati alla vita, di quelle ninna nanne che li hanno fatti addormentare, la culla vicino al fuoco del caminetto, piene di promesse per un futuro fatato, che di viaggi oltremare mai avrebbero neanche accennato: “Ninna nanna pizzinnu, ohi ninna nanna...Unu caddittu t’apo a comporare/ cun sedda bella e cun frenos de oro/ des’andare in Gaddura e Logudoro/ e tott’a tie deven invidiare...” come scriveva quel Montanaru, desulese, per la nascita del figlio Antonello, neanche alla metà del novecento. PDF Compressor Pro 22 Cultura 15 ottobre 2014 UN OMAGGIO ALL’ANTIFASCISTA Un ricordo di Velio Spano a cinquant’anni dalla sua morte Un comunista impegnato nella lotta al regime fascista e nella guerra di Spagna contro il generale Franco di Lorenzo Di Biase L a famiglia Spano era composta dai genitori Attilio ed Antonietta Contini e dai figli Levio, Elvio e Velio, quest’ultimo nato a Teulada il 15 gennaio 1905. Nel 1910 la famiglia si trasferì a Guspini, importante centro minerario, dove il movimento socialista era presente, forte e ben organizzato. A Guspini il giovane Velio ebbe modo di conoscere le lotte della classe operaia e dei minatori, rimanendone segnato. Nel centro minerario compì anche i primi studi, proseguiti poi a Cagliari, nel Liceo ”Dettori”, dove conseguì la maturità classica. Da giovanissimo, abbracciò l’ideologia comunista e dal 1922, all’indomani della marcia su Roma, aderì alla Federazione Giovanile Comunista divenendo poi elemento attivo all’Università di Roma ed entrando a far parte del Comitato Federale della Gioventù Comunista Laziale. Fece parte dei gruppi giovanili dell’”Ordine Nuovo” e conobbe Gramsci il cui incontro influenzò fortemente il giovane Velio Spano. Partecipò da studente universitario a tutte le manifestazioni organizzate a seguito dell’assassinio di Giacomo Matteotti e, all’uopo, fu fermato e schedato. Decise allora di trasferirsi all’Università di Torino per continuare la sua attività politica tra gli studenti con la speranza di evitare i controlli polizieschi. Divenne il redattore de “Il Goliardo Rosso”, “Fronte Unico”, “Il fanciullo Proletario”. Nell’aprile del 1926 venne diffidato e, nel successivo anno, gli vennero assegnati due mesi di carcere. Velio Spano lasciò gli studi ed entrò nella struttura illegale della FGCI col nome di battaglia “Mariano”. Fu poi assegnato al confino, ma non inviato perché deferito il 17 giugno 1927 al Tribunale Speciale con l’imputazione di “Organizzazione comunista”. Fu condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione e tre anni di vigilanza speciale, che sconta nelle carceri di Viterbo e Pesaro dal ’28 al ‘33. Nel gennaio 1933 espatriò clandestinamente in Francia dove entrò a far parte dell’apparato estero del partito comunista e poi, nel ’38 andò in Tunisia. Nel 1937 Velio Spano attraversò la frontiera francese per recarsi in Spagna ove partecipò alla guerra civile come membro dello stato maggiore del comandante Juan Modesto. Fu addetto ai servizi radio delle emittenti repubblicane e parlò al popolo italiano attraverso “Radio Milano” che trasmetteva da Aranjuez, comune situato nella comunità autonoma di Madrid, posto sulla riva sinistra del Tago. In autunno dello stesso anno si sposterà in Francia incaricato alla direzione de “L’Unità”. Nell’ottobre del 1938 verrà inviato dal partito a Tunisi con il compito di coordinare la lotta antifascista nell’ambito degli oltre 100.000 italiani ivi residenti. A Tunisi conobbe Nadia Gallico, che diverrà la sua compagna sposandola il 31 maggio 1939. Si collegò con la Lega Italiana Diritti Uomo, con Giustizia e Libertà; scrisse su diversi quotidiani, diventando il redattore capo de “Il Giornale”, diretto da Giorgio Amendola. Poi - tra il ’39 e il ’43 venne fatto rientrare dal partito in Francia per poi essere A ll’interno della manifestazione “Settembre oristanese” la pittrice e scultrice Rita Fais ha tenuto la mostra “Nemo Profeta” dal 6 al 30 settembre a Oristano nell’ex chiesetta del Santo Spirito, dopo i successi di critica e di vendita ottenuti in una recentissima esposizione titolata “Mater Deo Mundi”, a Lanciano, in Abruzzo, nel foyer del teatro cittadino dal 15 al 24 agosto. In esposizione c’erano una ventina di tele e circa 10 sculture, o come lei le chiama le installazioni. Intervistata qualche giorno prima dell’apertura della mostra, l’artista si è così presentata: “Sono una materica. Dipingo d’istinto”. Ecco delinearsi in estrema sintesi la poliedrica nonché autodidatta artista oristanese Rita Fais. Rita ha bisogno di avere un contatto fisico col colore e con la materia impiegata e per questo adopera le sue mani molto sensibili. Lei deve “sentire” la tela, deve avere le mani impastate nel gesso, nella calce, nella sabbia, nel colore; così come deve toccare il ferro, il legno, il bronzo o gli altri materiali, per capire come essi possano essere trasformati in opera d’arte. Rita Fais è un’artista matura che rielabora sia il materiale naturale che quello messo a disposizione dall’ambiente, materiale culturale di cui la nostra isola è pregna proiettando il tutto nel contesto attuale. Attinge a piene mani dalla natura e dalla cultura e, dopo il suo “trattamento”, ecco materializzarsi un’opera d’arte particolarissima e a tratti davvero struggente: chiusa all’interno di una cornice ma per nulla imprigionata da essa. L’elemento materico assurge al ruolo di primattore e va a fondersi con i cromatismi impressi sulla tela. La pittrice ama i colori della terra che vengono stesi a piene mani, così come le sfumature che ottiene sono realizzate estendendo il co- Mostra di Rita Fais ad Oristano lore con le dita. Preferisce lavorare sulla tela e sul compensato, ma utilizza anche la carta. Predilige l’olio, ma adopera anche l’acrilico, la matita ed il gessetto. Nella mostra “Nemo Profeta” ha esposto tele in cui prevale il nero ed il bianco magistralmente accostati, alcuni con delle “macchie” rosse. Nelle opere risulta singolare la sua firma che appare in modo nascosto con dei disegni, mentre in altre non c’è proprio, sicura com’è che quell’opera non può che essere attribuita a lei. L’Informale materico è stato il suo primo grande amore. Ma nella sua evoluzione d’artista si cimenta anche in un figurativo per nulla classico né classicheggiante, ed emozionanti appaiono le figure femminili di modigliana memoria che sin dalle elementari ritraeva con dei bellissimi colli lunghi. Esprime il meglio di sé durante le ore notturne. Viene svegliata dall’idea di effigiare un qualcosa che si presenta come indefinito, ma che assume contorni nitidi con il passare del tempo sin tanto che non è costretta ad alzarsi per dipingere. Solo così riesce a placare que- rimandato in Tu n i s i a . Nel frattempo v e n n e condannato a morte per due volte in contumacia dal regime fascista. Fu anche rinchiuso dalle autorità francesi - in quanto cittadino italiano - nel campo di concentramento di Beitla nel 1940 dopo che l’Italia dichiarò guerra alla Francia. Rientra in Italia nell’ottobre 1943. Direttore dell’Unità, membro della direzione del partito. Consultore nazionale nel 1945 e membro della Assemblea Costituente dal 1946 al 1948. Sottosegretario all’Agricoltura nel 2° Governo De Gasperi, parlamentare per varie legislature. Spano è stato per dieci anni responsabile dell’organizzazione regionale sarda del PCI. Nel 1957 gli fu affidata la direzione della Sezione Esteri del Comitato centrale del suo partito e due anni dopo fu nominato segretario del Movimento italiano per la pace. È deceduto a Roma il 7 ottobre 1964. sta spinta che le arriva dall’interno ed ecco materializzarsi tante sue opere, alcune titolate altre, la maggior parte, volutamente senza titolo al fine di non condizionare l’osservatore. Questi infatti secondo la pittrice deve leggere l’opera, interpretarla con la sua sensibilità e trarne il massimo beneficio senza il condizionamento dell’artista. La partitura si sviluppa sul momento, senza alcun condizionamento. Non sviluppa dei bozzetti da rielaborare in seguito, ma segue l’istinto. Aggredisce direttamente la tela che viene da lei dominata giacché essa viene collocata per terra in quanto non ama il cavalletto. Sulla tela imprime le emozioni, le ansie, le paure, le gioie, gli stati d’animo e i suoi quadri ne sono certamente influenzati. Così come riesce a piegare alla sua volontà il ferro ed il bronzo e qualsiasi altro materiale utile alla creazione delle sue installazioni. In tutto questo lei abbraccia le varie correnti dell’Informale. Può essere catalogata come appartenente al gruppo “Gestuale” del grande artista americano Jackson Pollock e dell’italiano Emilio Vedova, i quali prestavano molta attenzione al momento della creazione dell’opera, sempre molto insolita e carica di suggestione. Ma la caratteristica dell’Informale, oltre all’invenzione di nuove tecniche, è l’uso di materiali inediti, considerati dagli artisti i veri protagonisti delle opere. È il “Materico” al cui gruppo può essere annoverata Rita Fais assieme al grande Alberto Burri o ai francesi Jean Fautrier e Jean Duibuffet. Una mostra che si è conclusa il 30 settembre con grande successo di pubblico che numeroso l’ha visitata nei 24 gioni in cui è rimasta aperta. (l. d. b.)
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