Recensioni, segnalazioni, commenti - n. 1/2014

Recensioni, segnalazioni, commenti
Numero 1 – 27 gennaio 2014
LA RAGAZZA CON LA
FISARMONICA. Dall’orchestra di
Auschwitz alla musica Rap
Di Esther Béjarano
A cura di Antonella Romeo,Prefazione di Bruno
Maida
Allegato DVD "Esther che suonava la fisarmonica
nell’orchestra di Auschwitz", Regia di Elena
Valsania (Felìz)
Edizioni SEB27, 2013, 152 pp.
Esther è un’artista, una donna del Novecento, libera
nel suo protagonismo femminile praticato più che
rivendicato. Lei che ha perso o abbandonato più
patrie, ha ricominciato più vite sempre fondate sulla
musica, sull’antifascismo e sull’amore verso la
famiglia e gli amici disposti a condividere con lei le
battaglie politiche contro l’intolleranza, la
discriminazione, l’esclusione.
Questi valori e queste presenze scandiscono il suo racconto: l’infanzia nella Saarland; la
deportazione ad Auschwitz e a Ravensbrück, l’emigrazione in Palestina dopo la
Liberazione; le nuove discriminazioni subite personalmente in Israele e quelle sofferte
dalla popolazione araba, con la quale sperava si volesse costruire insieme il nuovo stato; il
ritorno in Germania nel 1960, nella terra che era stata quella dei nazisti che l’avevano
perseguitata e che le avevano ucciso i genitori e la sorella; la ripresa della sua attività
artistica, quella musica che l’aveva salvata da Auschwitz, intrecciata all’impegno politico.
Dalle memorie alle parole di una lunga intervista in cui Esther, consapevole che
testimoniare è soprattutto progettare il futuro, ci ricorda che in un mondo pur in continua
trasformazione i valori dell’antifascismo e della tolleranza rimangono profondamente
attuali e moderni.
Esther Loewy Béjarano Nata nel 1924 in Germania, in una famiglia di musicisti di
origine ebraica. Deportata ad Auschwitz è messa a suonare nell’orchestra femminile del
Lager. Trasferita al campo di Ravensbrück viene impiegata nella manovalanza coatta alla
Siemens. Dopo la Liberazione emigra in Palestina. In Israele lavora come cantante e
insegnante di musica. Nel 1960 decide di tornare in Germania con il marito Nissim e con i
figli Edna e Joram. Ad Amburgo insieme ad altri ex perseguitati fonda l’Auschwitz Komitee
Deutschland. Tutt’ora attiva come cantante con il gruppo Coincidence, creato dalla figlia
Edna nel 1988, e più recentemente anche con il gruppo rap Microphone Mafia, il suo
repertorio spazia da Brecht a Theodorakis, dai testi contemporanei di denuncia sociale ai
canti yiddish tradizionali e della Resistenza. Così Esther porta presso i più giovani la sua
testimonianza di artista e di sopravvissuta, cantando per la pace, la libertà e l’eguaglianza.
Trailer del DvD
Concerto di Esther Béjarano organizzato dalle Acli del Baden-Württemberg
CHI VERREBBE A CERCARCI
QUI, IN UN POSTO COSÌ
ISOLATO?
Izieu, una colonia per bambini
ebrei rifugiati - 1943-1944
A cura di Stephanie Boissard e Giulia Ricci
Istituto storico di Modena e Maison D'Izieu
Anniversary Books, Modena, 2014, 192 pp.
“Chi verrebbe a cercarci qui, in questo posto
isolato?” è il titolo del volume che racconta la
storia della colonia sulle colline della Francia
sud-occidentale. Qui trovarono rifugio nel 1943
quasi 50 ragazzi ebrei in cerca di una salvezza
svanita nel ’44 con la cattura e la deportazione.
Ci sono foto che raccontano la leggerezza dell'estate sulle colline. Volti sorridenti di bambini
e ragazzi impegnati a trascorre i mesi estivi del 1943 dedicandosi al gioco e allo svago. Uno
squarcio di sereno nel bel mezzo di una guerra che infuriava in tutta Europa insieme alla
follia nazista, una tragedia che pochi mesi dopo si sarebbe abbattuta anche sulle alture di
Izieu, piccolo borgo francese tra Chambery e Lione, che si affaccia sul fiume Rodano.
In concomitanza con la Giornata della Memoria, un libro racconta per la prima volta in
Italia quella vicenda, la storia di quasi cinquanta ragazzi ebrei che, nell'aprile del 1944 e
su ordine del boia di Lione, Klaus Barbie, furono catturati e deportati da uomini della
Gestapo e della Wehrmacht.
"Chi verrebbe a cercarci qui…" - curato da Stephanie Boissard, responsabile della
documentazione della Maison d'Izieu, e da Giulia Ricci, responsabile della sezione didattica
e formazione dell'Istituto storico di Modena - è edito in collaborazione con la Fondazione
Villa Emma di Nonantola. Il legame con Villa Emma nasce per le diverse affinità con la
vicenda che, nello stesso periodo, vide protagonisti molti ragazzi ebrei rifugiati in una villa
della provincia modenese, con esiti opposti a quelli degli ospiti della Maison d'Izieu. Tra il
'42 e il '43, settantatré ragazzi ebrei profughi da Jugoslavia, Germania e Austria
soggiornarono infatti all'interno di Villa Emma e furono aiutati dalla solidarietà di molte
famiglie nonantolane, che li nascosero all'interno delle loro case. Grazie all'opera di don
Arrigo Beccari, del dott. Moreali (entrambi riconosciuti come "Giusti tra le nazioni" dallo
Yad Vashem) e di numerosi cittadini, venne poi organizzata la loro fuga.
Dei ragazzi di Izieu, invece, quarantadue bambini e ragazzi e cinque adulti vennero
assassinati ad Auschwitz-Birkenau dopo la deportazione. Un adulto e due adolescenti
furono fucilati a Reval (oggi Tallinn) in Estonia e solo un'educatrice, sottoposta ad
Auschwitz ad esperimenti medici, sopravvisse alla deportazione.
È alla memoria della loro tragica vicenda, alla loro permanenza nella colonia sulle colline a
ridosso del Jura, che il libro è dedicato. Un racconto iconografico toccante, che trasmette il
senso di sollievo, grande quanto effimero, dei ragazzi e dei loro educatori per un rifugio sì
isolato, ma non abbastanza per la ferocia e la determinazione nazista.
Il volume si apre con la prefazione del ministro per l'integrazione e le politiche giovanili,
Cécile Kyenge e l'intervento del filosofo Jean Christophe Bailly. Tra le sue pagine è possibile
ricostruire la vicenda tragica della colonia d'Izieu, l'iniziale sollievo per una salvezza che
pareva acquisita, svanita tragicamente con la cattura e la deportazione. Ma il volume aiuta
anche a comprendere, da un punto di vista particolare, quale fosse il clima di un periodo
drammatico e sanguinoso che ha segnato per sempre la storia d'Europa e del mondo.
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Oggi il Memoriale d'Izieu è riconosciuto come uno dei tre luoghi di commemorazione
nazionale delle vittime delle persecuzioni razziste e antisemite in Francia.
Un estratto del volume (sito esterno)
Per saperne di più (sito esterno)
CONTRO IL GIORNO DELLA MEMORIA
di Elena Loewenthal
Add Editore, 2014, 93 pp.
Da qualche anno il 27 gennaio è la data universalmente nota
come Giornata della memoria, un giorno in cui si ricorda la
tragedia della Shoah. Da anni si organizzano eventi,
momenti di dialogo e di riflessioni, soprattutto dedicati ai più
giovani, con la speranza che il mondo ricordi ciò che l’uomo
ha compiuto. Ma che cosa sta diventando questa
celebrazione? Una giornata da “dedicare” agli ebrei, rendere
loro omaggio, diffondere informazione? Questo significa
“traslare” la memoria: da se stessi ad altro, scaricarla.
Contro il giorno della memoria è un testo che molto farà
discutere e che sarà in grado, grazie anche all’autorevolezza
dell’autrice, di far nascere un interessante dibattito su temi
importanti come la memoria collettiva, il ricordo, il senso
della Storia
Elena Loewenthal è narratrice e studiosa di ebraistica. Nel corso degli anni ha tradotto e
curato molti testi della tradizione ebraica e d’Israele. Tra i suoi numerosi saggi: Un’aringa
in Paradiso. Enciclopedia della risata ebraica, L’ebraismo spiegato ai miei figli e Scrivere di
sé. Ha inoltre pubblicato i romanzi Lo strappo nell’anima (Frassinelli 2002), Attese
(Bompiani 2004), Dimenticami (Bompiani 2006), Conta le stelle, se puoi (Einaudi 2008,
finalista al premio Campiello), Una giornata al Monte dei Pegni (Einaudi 2010, vincitore del
premio Chiara), La vita è una prova d’orchestra (2011), la raccolta di ricette Il mio piatto
forte. La cucina ai tempi di facebook (Einaudi 2012) e La lenta nevicata dei giorni (Einaudi
2013). Insegna Cultura ebraica alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano e scrive sulla «Stampa».
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ANAHÍ DEL MARE. La dittatura in
Uruguay, la notte di un popolo
di Anna Milazzo
A cura di Beatrice Gnassi, prefazione di Massimo
Carlotto
Infinito Edizioni, 2012, 173 pp.
Negli anni che hanno preceduto il golpe del 27 giugno
1973, la violenza attraversa l’Uruguay. Anahì, come tanti
altri giovani universitari, si interessa di politica, si schiera
dalla parte di chi difende la libertà e i diritti fondamentali,
scende nelle piazze per denunciare i metodi repressivi del
regime. Questa generazione pagherà il prezzo più alto per
le sue idee. L’esperienza della prigione e della tortura
spezza in due la vita e i ricordi di Anahì. In esilio a Firenze
tenta di costruire una vita “normale” ma riuscirà a
liberarsi delle ombre di un passato oscuro e rimosso
soltanto tornando a Montevideo.
Si intrecciano alla sua storia quelle di Marisa, Santiago, Luisa, Tomàs e molti altri
protagonisti che compongono un affresco intenso e complesso di un popolo che con
coraggio e ostinazione ha sfidato il potere efferato della dittatura. Un racconto che oscilla
tra la suggestione del mito e l’impegno civile, tra un tempo soggettivo e quello della
memoria storica. Un percorso personale, quello dell’autrice, per rivivere, affrontare e
superare le ferite del passato.
“La sistematica violazione dei diritti umani non fu solo un metodo ‘necessario’ a eliminare
l’opposizione ma un progetto politico scientificamente pianificato. Questa la tremenda
verità dei pronunciamenti militari latinoamericani. La vicenda umana e politica di Anna
Milazzo è un esempio emblematico di quello che accadde. Prima, dopo... durante. […]
Anahí del mare ci narra la notte di un popolo ma alla fine della lettura la ‘luce’ di Anna
inonda di senso l’intera vicenda. Anna ha vinto. A caro prezzo, certo, ma questo libro
raccoglie mille e mille piccole vittorie. Anche delle persone che le sono state vicino in
questi lunghi anni. Spero che Anahí del mare abbia il successo che merita. Spero che in
tanti, tantissimi lo leggano. Spero che venga adottato nelle scuole. Che scuota coscienze,
cha ravvivi memorie. Io lo porterò con me. Nella mia mente, nel mio cuore”. (Massimo
Carlotto)
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LA FELICITÀ ARABA. Storia della
mia famiglia e della rivoluzione
siriana
di Shady Hamadi
Add Editore, 2013, 256 pp.
Ibrahim, Mohamed e Shady Hamadi: tre generazioni
di una famiglia siriana che ha vissuto sulla pelle i
dolori della dittatura. Poi ci sono Abo Imad, Eva
Zidan, Rami Jarrah e molti altri ragazzi che hanno
raccontato al mondo la grande rivolta siriana, eroi
che lottano per la libertà di un Paese schiavo della
propria infelicità.
Nelle pagine di Shady Hamadi si incrociano i racconti
di una stagione di lotte e di speranze che l’Occidente,
distratto e colpevole, ha guardato troppo poco.
Hamadi raccoglie testimonianze di sacrifici, di sofferenza, di dolore ma anche di coraggio e
di aspettative portate avanti con orgoglio.
Il libro è un manifesto per il popolo siriano che sta vivendo la sua Primavera nelle piazze e
nella rete. La felicità araba ci racconta quello che per troppo tempo non abbiamo voluto
vedere. La prefazione è di Dario Fo. Con il patrocinio di Amnesty International e un testo
di Riccardo Noury.
ACCOGLIAMOLI TUTTI. Una ragionevole
proposta per salvare l’Italia, gli italiani e
gli immigrati
Di Luigi Manconi e Valentina Brinis
Il Saggiatore, 2013, 115 pp.
Accogliere tutti. È questa l'unica politica efficace in materia di
immigrazione. È la soluzione più utile e produttiva per gli
immigrati, ma soprattutto per gli italiani. In questo pamphlet
Luigi Manconi e Valentina Brinis dimostrano, con argomenti
sempre basati sulla realtà dei dati e dei fatti, che l'arrivo di
donne e uomini stranieri è un'opportunità di salvezza per una
società invecchiata e immobile come la nostra, per il suo
dissestato sistema produttivo e il suo welfare in crisi.
Le politiche dei respingimenti e della repressione, dietro cui si cela spesso un'ostilità intrisa di
xenofobia e tentata dal razzismo, sono disastrose perché contrarie alle esigenze profonde
dell'economia e della società. Sono politiche costose, che favoriscono l'aumento della
criminalità e il lavoro nero. Riconoscere diritti e offrire occasioni di inserimento agli immigrati
è invece la scelta più opportuna per la sicurezza collettiva, per risolvere i drammatici problemi
demografici e rilanciare industria e agricoltura. Non solo badanti, infermieri e pizzaioli: i dati
testimoniano che già oggi i lavoratori stranieri sorreggono interi settori, senza entrare in
competizione con i lavoratori italiani. Valorizzando i numerosi esempi di "piccole virtù" e
buone prassi locali, e inserendoli in un quadro meno incoerente e frammentato dell'attuale, i
benefici saranno tangibili per tutti. Prefazione di Cécile Kyenge.
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L’ITALIA DELLE MIGRAZIONI
Di Corrado Bonifazi
Il Mulino, 2013, 304 pp.
Per circa un secolo tra i maggiori paesi d’emigrazione, l’Italia è
diventata negli anni recenti una delle principali mete delle
migrazioni internazionali. Non meno rilevanti sono stati i flussi
interni, che hanno ridisegnato la geografia umana del paese,
spostando masse ingenti dalle campagne alle città, dalle aree
economicamente svantaggiate a quelle più dinamiche. Il volume
di Corrado Bonifazi – dirigente di ricerca presso l’Irpps, Istituto di
ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, del Cnr –
ricostruisce le tappe principali e i caratteri più significativi delle
migrazioni italiane dall’Unità ad oggi, considerando cinque grandi
periodi: l’Ottocento preunitario; la prima globalizzazione e
l’emigrazione di massa (1861-1914); la fase tra le due guerre;
gli anni della ricostruzione e del miracolo economico (19461975); la seconda globalizzazione e l’immigrazione straniera.
LA VITA TI SIA LIEVE. Storie di migranti e
altri esclusi
Di Alessandra Ballerini
Melampo Editore, 2013, 232 pp.
Prefazione di Erri De Luca; postfazione di Fabio Geda; con il
patrocinio di Amnesty International
Alessandra Ballerini, nota avvocata dei diritti umani per
l'immigrazione, racconta le storie dei migranti. Degli uomini,
delle donne e dei bambini visti da vicino operando per anni
in difesa degli ultimi. Nella sua memoria commossa e
implacabile si avvicendano le peripezie di madri combattive
che cercano di avere la custodia dei propri figli, di bambini
abbandonati a se stessi, di prostitute ribelli e di uomini
naufraghi in un paese spesso inospitale. Sono racconti di
persone normali ed eroiche insieme, schiacciate da destini,
ingiustizie, meschinità insopportabili.
“Ho visto occhi colmi di disperazione fissarmi dietro le grate. Ho visto Zaccaria, rinchiuso a
soli tre anni, soffrire di un dolore adulto, con un’espressione che un bambino non
dovrebbe mai avere. Ho visto mani cercare un varco tra le sbarre, cercare altre mani, un
contatto. Ho visto mani bruciate da manganelli elettrici. Ho visto gambe spezzate fasciate
alla meglio. Ho visto schiene piagate dal sole e dal sale. Ho visto canotti, buoni solo per
farci giocare i bambini, stracolmi di uomini. E ho visto uomini sciogliersi in muti singhiozzi
appena approdati sui moli di Lampedusa. Ho visto i loro corpi ustionati dal gasolio e dal
sole, e labbra e occhi voraci di acqua e pace. Ho visto sbarre, fango, piscio e sangue. Ho
visto crocerossini trasformati in carcerieri e poliziotti in aguzzini. Ho visto Abdelali, diciotto
anni, morire ogni giorno per un male incurabile. L’ho visto vomitare sangue e spegnersi in
silenzio. Ho visto gli sguardi attoniti di donne umiliate. Ho visto uomini ingoiare sapone,
pile e monete. Li ho visti rompersi la testa contro i muri cercando in ogni modo una via di
fuga, o anche solo un po’ di pietà”.
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