Perugia: La prima Lettera Pastorale dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana dal titolo “Il tuo volto Signore io cerco (Sal 27,8). Riflessioni e indicazioni sull’Anno della Fede” A) RIFLESSIONI Già fin dalle prime righe del Motu Proprio Porta Fidei il Santo Padre evidenzia i motivi che lo hanno spinto a indire un Anno della Fede. La prima motivazione nasce da una gioia: «Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Nell’omelia della santa Messa per l’inizio del pontificato dicevo: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”». Il Papa sente forte dentro di sé come passione, come energia esplosiva, la gioia di comunicare a tutto il mondo la bellezza e la convenienza della vita vissuta nella fede. Vuole testimoniare come la fede abbia attinenza con i desideri e le esigenze del cuore dell’uomo, come essa sia la risposta alla natura dell’uomo che rende piena, bella e soddisfatta la vita; come la fede ogni giorno, nonostante i nostri limiti, le nostre fragilità ed incoerenze, faccia rifiorire la vita dandole un gusto sempre più vero ed intenso. La seconda motivazione invece nasce da una preoccupazione: «Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggiore preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone». Questa constatazione evidenzia tutto il dolore del Santo Padre nel prendere coscienza che in tante parti del mondo, soprattutto nei paesi di antica tradizione cristiana, ma anche dentro la Chiesa stessa, la fede si è notevolmente affievolita, ridotta ad un intimismo. Essa sfocia in pratiche di pie devozioni o in un sistema moralistico finalizzato ad avere dei supporti consolatori che possano sostenere nella fatica della vita. La fede così non è più il fondamento della vita e della società. Il cristiano non cerca più nella fede il compimento del cuore, ma, condizionato dalla cultura positivista/nichilista, cerca la realizzazione della propria vita in quelli che Thomas Stearns Eliot chiamava i “supporti sostitutivi”: Usura, Potere, Lussuria. Cosa intendiamo per fede? «Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è “l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. “Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare”, perché il Signore “conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani”» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede). Questa affermazione chiarisce il significato profondo della fede, che è dono e mistero. Essa è riconoscere una Presenza eccezionale, è riconoscere la Presenza dell’Eccezionale, la Presenza dell’Infinito tra noi, in carne ed ossa. Riconoscere la Presenza di Cristo. Quell’unica e vera Presenza che dà senso e gusto alla vita, che dà il centuplo (già su questa terra) e la vita eterna. La fede è un giudizio sul valore della vita e del mondo che ha come sorgente il gesto della Sua morte e della Sua Resurrezione, di cui facciamo memoria ogni giorno con la preghiera e la liturgia. Senza questo riconoscimento “qui ed ora” del Mistero in un incontro che diventa un avvenimento di salvezza, Cristo sarebbe soltanto oggetto di pietà, una devozione, un richiamo al moralismo o ad una dottrina: quante volte vediamo intorno a noi questa riduzione del cristianesimo. Per questo la forza della fede sta nella “contemporaneità di Cristo”: se Cristo non rimane contemporaneo, diviene semplicemente un fatto del passato, che non ha incidenza sul mio “io” presente. Questa Presenza si rende evidente nelle persone cambiate da Lui, affascinate da Lui, afferrate da Lui, non perché non commettano errori, ma perché anche attraverso gli errori, nella disponibilità continua alla correzione, testimoniano qualcosa che è più di loro. Questa Sua contemporaneità incide nella vita tanto da rendere tutto segno di Lui, fino al punto che il rapporto con Lui coincide con il rapporto con qualsiasi cosa, con qualsiasi “tu”. Tutto diventa “segno”, come diceva Romano Guardini: «nella storia di un grande amore tutto diventa segno», e dentro questo grande amore si è disposti anche a sacrificare la propria vita. Certamente la fede contiene delle verità che, per poter essere vissute, vanno capite ed approfondite: teologia e catechesi; ma la storia della Chiesa ci insegna, a partire dagli Atti degli Apostoli, che i primi cristiani comunicavano il dono della fede attraverso il fascino della testimonianza della vita e non attraverso un discorso dottrinale. Purtroppo oggi a mio avviso, nelle comunità ecclesiali, si è sostituito con la catechesi e la dottrina – pur necessarie – l’annuncio del kerygma mediante la bellezza della vita cambiata e rifiorita dall’incontro con Cristo: per questo Cristo non appare interessante e conveniente alla vita dell’uomo di oggi. B) INDICAZIONI PASTORALI Non è mia intenzione delineare un vero e proprio programma pastorale, indicando iniziative e scadenze; mi sembra invece più utile offrire alcune indicazioni che possano aiutare gli uffici pastorali diocesani, le parrocchie e le aggregazioni laicali ad impostare la propria attività, cogliendo le opportunità e le esigenze che l’Anno della Fede porta con sé. Raccomando sin d’ora la partecipazione a quei – pochi – appuntamenti diocesani che chiameranno alcune particolari categorie di fedeli o la generalità del popolo di Dio a convenire insieme per celebrare la fede comune1. 1) Poiché l’Anno della Fede è anzitutto una chiamata alla conversione personale, ciascuno di noi (vescovo, sacerdoti, religiosi, educatori…) dedichi del tempo alla riflessione personale per interrogarsi su quale scelta può compiere per avanzare nella fede in questo momento preciso della sua vita. 1 La Penitenzieria Apostolica comunica che sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria per i vivi e per i defunti, alle solite condizioni, durante tutto l’Anno della Fede (dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013): a) ogniqualvolta si partecipi ad almeno tre momenti di predicazione durante le sacre missioni, oppure ad almeno tre lezioni sui documenti del Vaticano II o sugli articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica; b) ogniqualvolta si visiti in forma di pellegrinaggio una basilica papale, una catacomba cristiana, una chiesa cattedrale o un luogo sacro designato dall’Ordinario Diocesano. Nella nostra Diocesi, oltre la Cattedrale, ho stabilito che tali luoghi siano la Concattedrale di Città della Pieve, le chiese dei Patroni Costanzo ed Ercolano in Perugia, e il Santuario della Madonna delle Grondici; c) ogniqualvolta si partecipi alle Celebrazioni Eucaristiche presiedute dall’Arcivescovo nelle solennità dei Santi patroni: San Costanzo (29 gennaio), Santi Gervasio e Protasio (19 giugno), San Lorenzo (10 agosto), Madonna delle Grazie (12 settembre), Sant’Ercolano (7 novembre), e nelle celebrazioni di apertura e chiusura dell’Anno della Fede. 2) L’Anno della Fede è occasionato dal 50° anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha ispirato l’aggiornamento della vita ecclesiale, ma i cui documenti molti cristiani – segnatamente i giovani – non conoscono. Una ripresa dei testi conciliari, soprattutto delle quattro Costituzioni, appare quanto mai opportuna, anche avvalendosi delle molte pubblicazioni e dei numerosi sussidi che hanno visto o vedranno prossimamente la luce2. 3) In questo Anno della Fede sarebbe importante incontrarsi a piccoli gruppi, nelle case, tra amici, come gruppi familiari, in oratorio per condividere la storia del cammino di fede di ciascuno, ed anche per ricordare con semplicità le difficoltà sperimentate nel credere in Dio, soprattutto in momenti particolari della vita. Si tratta di realizzare quelli che, all’indomani della GMG del 2000, Giovanni Paolo II definiva “i laboratori della fede”. 4) All’interno delle comunità parrocchiali, delle unità pastorali e delle aggregazioni laicali si cominci ad affrontare sistematicamente, a tappe, la prima parte del Catechismo della Chiesa Cattolica: La professione di fede (nn. 27 - 1065). Si potrebbero prevedere per tempo incontri organizzati a livello di Unità Pastorali, almeno in Avvento e Quaresima, con la possibilità di condividere osservazioni ed interrogativi, frutto di un cammino pastorale e comunitario. 5) In questo Anno della Fede invito le comunità parrocchiali, in tempi opportuni, a riscoprire la dimensione missionaria della fede, a partire da un nuovo interesse nei confronti delle diverse Chiese sparse nel mondo. Abbiamo tanto da imparare dalle molte Chiese che, pur in situazioni di vera povertà e di persecuzione, ci invitano a vivere la freschezza della fede, mediante una condivisione fraterna e solidale. Penso ai nostri sacerdoti Fidei Donum: don Bruno Raugia in Malawi, don Lucio Consalvi in Perù, don Alviero Buco in Danimarca. Inoltre, ci sono diverse famiglie inviate mediante il cammino neocatecumenale in varie nazioni, tra cui due anche in Cina. 6) Nelle tante occasioni di incontro che si presentano nei nostri itinerari pastorali, nelle omelie, nelle catechesi, nell’uso dei media, nelle mille circostanze della vita quotidiana è necessario trovare linguaggi adatti a un nuovo stile di evangelizzazione, capaci di suscitare un dialogo con tutti. Solo i testimoni possono convincere, solo le persone piene di entusiasmo possono entusiasmare. 7) Invito i giovani dei diversi gruppi presenti in Diocesi (universitari, studenti delle scuole superiori, lavoratori…) a rileggere il loro cammino di fede così come si sta evolvendo a partire dalla testimonianza (o dalla contro-testimonianza) della famiglia, dall’influsso della propria comunità parrocchiale, dall’influenza del proprio gruppo di appartenenza. Non dimenticate, cari giovani, che il credente in cammino verso una fede adulta e pensata deve saper rendere ragione a se stesso, prima che agli altri, della propria fede. Da una fede matura e consapevole nasce quella speranza che sostiene la vita e che sa vedere oltre i problemi e le difficoltà, che immancabilmente si incontrano. Amate la Chiesa, così come Cristo l’ha amata e ha dato se stesso per Lei. La Chiesa continua ad essere giovane finché genera uomini e donne santi! Non dimenticate le migliaia di martiri del secolo passato e del nuovo millennio, che non si sono arresi davanti ai nuovi idoli e che, a motivo della loro fede, sono finiti in carcere o nei campi di concentramento. 8) È importante riscoprire la propria parrocchia come una vera comunità di fede, in cui confluiscono con i loro doni i singoli gruppi e movimenti, e rimarcare l’importanza del giorno del Signore, la Domenica, con al centro la celebrazione eucaristica. Questo è per tutti il momento più significativo per l’educazione alla fede e alla vita fraterna, ed è il luogo primario 2 Umbria Radio trasmetterà ogni giorno, dal 5 novembre, un breve programma dedicato alla storia e ai documenti del Vaticano II; la trasmissione andrà in onda dal lunedì al venerdì, alle 19.50 e alle 12.05. La Voce dedica ampio spazio a ricordare e ad attualizzare il Concilio, anche con pagine speciali. per vivere la festa. Perché questo accada, è indispensabile un’azione liturgica dignitosa, che non lascia spazio all’improvvisazione; canti che siano in consonanza con i temi della Parola di Dio e del tempo liturgico; una predicazione preparata nei contenuti, con un linguaggio adatto alla situazione delle persone presenti. Che l’Eucaristia della Domenica non sia solo il culmine della settimana, ma anche la fonte dei giorni seguenti. 9) Appare inoltre necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, come componenti essenziali della fede cristiana, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, rilanciando anche le scuole di formazione all’impegno sociale e politico, proponendo come esperienza fortemente educativa il servizio civile ed il volontariato. Si dovrà sostenere la nascita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico, con competenza e rigore morale. 10) In questo Anno della Fede chiedo soprattutto ai sacerdoti di seguire i ragazzi e i giovani, mediante un ascolto paziente e attento nell’accompagnamento spirituale. Senza questa “dolce fatica” è illusorio e vano attenderci risposte vocazionali, tanto più quelle al sacerdozio e alla vita consacrata. Troviamo il coraggio di proporre ai giovani di coltivare una vita interiore e allo stesso tempo orientiamoli a vivere esperienze di gratuità e di servizio, condividendo la vita tra i poveri e a favore dei più deboli. Non dimentichiamo che soprattutto per i giovani la scelta degli ultimi e la condivisione appaiono oggi le vie più immediate dell’evangelizzazione. 11) Desidero anche ricordare, sempre alla luce dell’Anno della Fede, l’impegno ecumenico. Il Papa Benedetto XVI ha affermato fin dall’inizio del suo pontificato che l’ecumenismo non è un’attività marginale della Chiesa, ma è costitutivo per essa e per ogni Cristiano. Confido che l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, data anche la consistente presenza di gruppi di cristiani ortodossi e di appartenenti a religioni diverse da quella cristiana, prosegua l’impegno finora profuso ed affronti i problemi e le emergenze che vanno maturando. 12) Infine segnalo alla comunità diocesana che nell’ultimo incontro dei Vescovi della nostra regione è stato deciso di riprendere la colletta a sostegno delle famiglie in difficoltà durante il periodo dell’Avvento. Anche questo squisito gesto di carità si inserisce perfettamente nello spirito dell’Anno della Fede. Il cristiano è un uomo “graziato”, perché ha fatto un incontro che gli ha aperto gli occhi: si è imbattuto in Colui senza il quale tutto sarebbe privo di senso, privo di una ragione adeguata e di una vera e fondata speranza. Ha riconosciuto che la verità è Cristo; ha capito che fuori dal rapporto con lui non potrebbe più vivere e morire. Ebbene, un uomo raggiunto e cambiato da questo incontro affronta in questa luce tutto, dalle questioni personali a quelle dell’ambiente in cui studia o lavora, e più in generale della società in cui vive. Che l’Anno della Fede diventi occasione per il mondo intero di incontrare Cristo Risorto presente nella Sua Chiesa, perché questo è l’unico metodo per la nuova evangelizzazione. Perugia, 14 ottobre 2012 + Gualtiero Bassetti Arcivescovo Metropolita
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