Scarica file lettere seminarista Mario Vergara

DUE LETTERE DEL SEMINARISTA MARIO VERGARA AL CUGINO CARMINE
Si sa che gli storici, per conoscere meglio il carattere, i sentimenti, le convinzioni, la visione della
vita di un personaggio del passato, dedicano una speciale attenzione al suo epistolario. Anche noi,
per scoprire qualcosa del mondo interiore di P. Mario Vergara, missionario del PIME, martire,
prossimo alla beatificazione, riteniamo utile pubblicare alcune delle sue lettere. La prima fu redatta
a Sant’Ilario Ligure (oggi è un rione di Genova), durante l’anno di noviziato (o, meglio, “periodo di
spiritualità”, come verrà chiamato in seguito, dato che il PIME è un Istituto senza voti). La seconda
fu scritta a Monza, nel locale seminario del PIME, mentre si preparava al giuramento perpetuo di
fedeltà all’Istituto e di consacrazione alla missione, che avrebbe emesso il 2 agosto 1934.
Destinatario di ambedue gli scritti è suo cugino Carmine, al quale era legato da affetto particolare,
tanto da considerarlo “fratello” e – in un’altra lettera – “il più caro di quanti m’appartengano”. Giovane
ventitreenne, Mario mostra una maturità interiore che stupisce. Dalle sue parole traspare già la
sapiente pedagogia apostolica e l’ansia per la salvezza delle anime che caratterizzerà tutta la vita
del missionario di Frattamaggiore.
Casa Apostolica S. Giuseppe P.I.M.E. - S. Ilario Ligure (Genova)
19.12.1933
Mio carissimo Carmine
Sembrerebbe strano che stando vicini si
sentiva il bisogno di scriverci e invece adesso
che circa 600 Km ci separano questa
necessità pare non la si avverta. Sono ormai
4 mesi che non ci vediamo e non ci scriviamo,
e se io non mi facessi coraggio a prendere la
penna, altri mesi passerebbero anche essi
uno dopo l'altro.
Dunque come stai? Bene?! e la nonna, la
mamma, la zia, Benito, Maria? Spero tutti
bene e a tutti dò un affettuoso abbraccio e
bacio. Anche io sto bene, anzi meglio che a
Posillipo sia fisicamente che moralmente.
Appena venni, il cambiamento d’aria mi procurò una accentuata stitichezza; ma dopo una quindicina
di giorni mi acclimatai ed ora godo se non florida certo discretissima salute.
E il clima invero non differisce molto da quello di Napoli, giacché stiamo in riviera; solo è un poco
incostante. S. Ilario è un villaggio di Genova, come Posillipo, distante dal centro 13 km e segna il
confine N.E della città; sta a cavaliere di un ameno colle che degradando va a scherzare con le onde
del mare, e noi ci troviamo a 100 metri dal mare sulla linea ferroviaria Pisa-Genova. Tu facendo
questa linea passi proprio di fianco alla Casa, giacché il nostro cortile confina con il binario, sicché
tutti i treni (91 al giorno) passano sotto i nostri occhi.
Leggendo la cifra 91 ti farai meraviglia e penserai: Come fate a vivere con quell’infernale fragore
negli orecchi? È questione di abitudine (solo nell'inferno non ci abitueremo) e ti dico che alle volte
passano giorni interi senza avvertire il passaggio di un treno.
Siamo in 42 i Novizi, delle più disparate regioni d’Italia eccetto proprio la regione che ci ospita: il
Genovese o meglio la Liguria. Prima che venissi in Noviziato, credevo che fosse ben cosa dura il
noviziato: qualche cosa non so come i piombi di Venezia. Invece, ora che ci sto, mi pare che sia
questo il periodo più bello della mia vita, ed è così! Ricordo di aver letto ciò che diceva S. Lorenzo
Giustiniani parlando della vita di Convento: “Se i profani sapessero che pace e che gaudio si gusta
nei conventi, darebbero la scalata alle mura” e lo trovo reale.
Caro mio Carmine, il S. Natale è a pochi giorni da noi e i fratelli non possono non scambiarsi il
cristiano augurio. Cosa ti augurerò? Certo niente di stereotipato, cioè: vita lunga? - sei tanto giovane
che non conviene parlarne, benché bisogna stare preparati; felicità? - Ci è così naturale che bisogna
stare in guardia per contenerla nei giusti limiti. E allora? Ecco: sento il bisogno che tu ritorni di un
paio d'anni indietro nello spirito di fede, sì, mio caro Carmine, tienilo sempre a mente: La Fede non
si discute sui banchi dell'Università, ma ai piedi dell'Altare; la Fede si illustra e si chiarisce con una
dose superiore di fede, come fregando due pezzi si sprigiona calore ed elettricità. Ti dico questo
perché mi parve nei pochi giorni che stemmo insieme - e non solo per quello - che tu avessi perduto
appunto quella familiarità con le cose sacre (i Sacramenti!) e gli argomenti sacri.
La tua stessa diserzione poco onorevole dal Circolo Cattolico ne è più che sufficiente indice. Caro
Carmine, non voglio farti nessuna predicozza perché potresti dirmi con D. Rodrigo che quando vuoi
sentirla vai in Chiesa: ma solo ti dico di guardare alla triste fine, alla distruzione della mia famiglia
dove non vi ha mai alitato lo spirito di religiosità, di fede. Non perdere mai il sapore dei baci della tua
buona mamma, ma per questo si richiede appunto che tu ti conservi fanciullo di animo (non di
intelligenza).
Conclusione? Cerca di santificare nel miglior modo questo S. Natale accostandoti con amore di
fanciullo al Sacramento della Penitenza e dell’Amore, e ricordandoti di me, mi raccomanderai al
Signore.
Auguri di ogni bene alla cara nonna, che il Signore ci conservi ancora per tanti anni; alla Mamma
perché il Signore le dia forza sufficiente per dirigere l'azienda e te; alla buona zia, alla svogliata Maria
perché faccia giudizio, e al mio Benito perché cresca migliore del fratello.
Bacioni. Tuo aff.mo cugino
MARIO
____________________________________________________
Seminario Monza (Milano) Via Lecco 45 (timbro sulla busta del 25.07.1934)
Venga il Tuo Regno!
Carissimo Carmine
Ti confesso che mi riesce poco lusinghiero il
sapere che mi vuoi più bene che agli altri dei
tuoi parenti perché “sono l'unico intellettuale di
tutta la nostra famiglia”. È un motivo troppo
etico e perciò è molto arido.
Apprezzo i valori intellettuali, preferisco i
morali. Io per esempio non ti voglio bene
perché sei un universitario, ma perché sento la
forza del sangue, perché mi sei più o meno
coetaneo, perché sei stato uno dei primi
parenti che ho conosciuto, e soprattutto
perché fino allo scorso anno eri, almeno
sostanzialmente, ancora un buon figliuolo. Giù perciò questo tuo affetto platonico e vogliami bene
per qualche motivo più oggettivo, cioè più cordiale.
Perché non feci seguito alla tua semidrammatica lettera in risposta alla mia irosa?
Perché non ti pigliai in considerazione!!! - Scusate se è poco! - A 21 anni non è sufficiente motivo il
frequentare il 3° corso d'università per sentenziare su argomenti di Religione e atteggiarsi a
miscredente o per lo meno a diffidente! La Religione Cattolica che tu hai succhiata col latte, vecchia
di 20 secoli, non attende i tuoi dubbi per riflettere sulle proprie credenze e codificare i suoi articoli di
fede. Prima di te vi sono state e vi sono persone un pochino più intelligenti e quel che è più, di
maggiore esperienza e santità, le quali non solo non hanno dubitato della loro fede, ma l'hanno
sostenuta, l'hanno difesa e per essa hanno dato il sangue. A te fino a ieri giovane cattolico e
segretario del Circolo Cattolico dovrebbero essere familiari gli esempi di fortezza di fede degli
innumerevoli martiri di oggi della Gioventù Cattolica Messicana, della gioventù Cattolica spagnola e
in questi momenti della Gioventù cattolica tedesca. Sono giovani come te, ardenti come te,
intelligenti almeno come te che gridano il loro “credo” incondizionato e vanno alla morte con una
gioia e un coraggio davanti al quale quello che ci si narra dei 300 alle Termopili è lutto e viltà.
Non credo necessario in questa mia prima lettera venire ad argomenti aprioristici, scolastici, filosofici
o teologici, perché tu non mi hai fatta nessuna difficoltà determinata: ma ad un animo scevro di
pregiudizi, retto e soprattutto ad un animo puro dovrebbero essere più che sufficienti gli argomenti
apologetici e di autorità altrui. Ho forse da citarti qualche litania di nomi di grandi pensatori
cominciando dai primi tempi della Chiesa ai nostri giorni? Tu conosci qualche nome, come:
Tertulliano, Atenagora, Origene - che scrisse 800 volumi - Papia, Gerolamo, Cipriano, Agostino,
Anselmo, l’Aquinate - sommo dei Filosofi -, il Gaetano ecc. ecc.? O non ricordi quello che il nostro
grande ubbriacone in un momento di lucidità cantava e confessava nella “Chiesa di Polenta": “Ave,
Maria... curvan la fronte Dante ed Aroldo...”? No, mio caro fratello! Tu vuoi bene a tuo cugino perché
lo supponi un intellettuale; ma io se volessi procedere a rigore di termini, dovrei dire che tu però non
ti dimostri un intellettuale.
Solleva un po' lo sguardo alcune righe più su e vedrai una parola doppiamente sottolineata. Ho
parlato di “un animo puro”. Ebbene vuoi sapere il gran segreto per credere?
- Conservarsi puro!
Mio povero fratello, lasciami che io ti parli un po' con l'autorità di un prossimo Sacerdote.
Fino a 2 anni fa, io non discutevo sulla virtù di mio fratello, e il mio fratello non discuteva sulla sua
fede e sapeva gustare il pane eucaristico quasi settimanalmente; l'anno scorso, stando a Posillipo,
mi giunse più di una volta all'orecchio l’allarme di qualche tuo amico che mi avvisava come mio
fratello andava cambiandosi… ed io l’ebbi a constatare nelle passate vacanze autunnali. Tu non hai
mai supposto che tuo fratello Mario cercasse di leggere nei tuoi occhi per consolarsi di vederti ancora
buono; ma il mio esame non dava sempre il migliore esito. Quest'anno poi ti ho seguito col pensiero
e con la preghiera e ti confesso che mi apportò molto dispiacere quella tua lettera del 5 marzo dove
mi dicevi: “È da un tempo in qua che mi sento apatico e indifferente a tutto per una certa vita stupida
che ho condotto e specialmente per i miei sentimenti completamente raffreddati nei riguardi della
Religione; né adesso che ti scrivo posso dirti di essere diverso… Debbo confessarti che per quanto
riguarda Dio non riesco, anche se qualche volta mi ci sforzo a sentirlo in me, e credo un po’ difficile
che io possa ritornare a Lui; per quanto cerco di aver fede, mi sembra che Dio sia molto estraneo al
mondo e non mi riesce per niente giustificare la sua esistenza cristianamente”.
Premesso che il tuo modo di concludere non è per niente filosofico, perché tu assurgi dal tuo stato
d’animo particolare all'universalità del mondo, per cui concludi: “Mi sembra che Dio sia molto
estraneo al mondo” e fondato su questo meschinissimo motivo continui a sconcludere: “non mi
riesce a giustificare la sua esistenza”.
Ma io non mi sono fermato a queste parole grosse che tu hai scritte, anzi poco simpaticamente ti ho
detto in capite epistolae (“all’inizio della lettera”, ndr) che non ti avevo preso in considerazione. Non
mi sono fermato, ma sono andato avanti per cercare la causa di questo tuo stato d’animo e mi sono
dovuto convincere che la fonte prima non era intellettuale ma sensuale...! E perciò me ne dispiacque.
Caro mio Carmine, è naturale che il raggio del sole – almeno volgarmente parlando – non attraversa
e non illumina i corpi opachi; ed è pure naturalissimo che il calore non riscalda i corpi lontani. Il
Signore è l'eterno Sole e i suoi raggi non attraversano che le anime pure; ma se un’anima comincia
a inquinarsi con l'assistere a films di ogni genere, a varietà della peggiore risma, se si dà a fare da
cicisbeo appresso alle Signorine, è naturale che la sua anima si offusca e la grazia del Signore non
vi ci si rispecchia più. Se un’anima, venuta la Domenica, pensa piuttosto a giocare a carte, a divertirsi
o passeggiare e dimentica i suoi doveri religiosi, non va a rifocillare la sua fede accostandosi ai SS.
Sacramenti, è più che naturale che la sua fede si esinanisce, muore di inedia. Per comprendere i
misteri della Religione prima bisogna amarli e crederli. Prova intanto a fare una bella Confessione,
sincera, integra e dolorosa e poi se hai difficoltà sulla tua fede esponimi il tuo pensiero con
precisione.
Mi domandi se le mie idee sulla vita rimangono inalterate. Non solo, ma vengono confermate e
impreziosite. Mi manca lo spazio e il tempo. Ci rivedremo per lettera dopo il 2 Agosto perché dal 26
Luglio al 1° Agosto mi trovo in Esercizi Spirituali.
Ho finiti i miei studi ed esami dal 23 Giugno u.s. Sii buono, perdonami il tono in maggiore; ti voglio
molto bene. Saluti e baci alla zia, nonna, al mio piccolo Benito che è migliore di noi due.
Tuo fratello MARIO
P. S. Non mi hai mandato l'indirizzo di Castellammare. Buona e sana villeggiatura. Scrivimi.
Mario
(Trascrizione dall’originale conservato nell’Archivio Vergara Gennaro di Frattamaggiore)