Proseguendo nel suo itinerario di mostre sulla pittura del Novecento, dopo i grandi e rivoluzionari maestri spagnoli, francesi, russi e americani, Palazzo Blu presenta per la prima volta un grande artista italiano, forse il più grande proveniente dal nostro paese in quel tempo e certamente il più famoso. Nei primi decenni del Novecento, Parigi è il teatro di una rivoluzione culturale, nel quale le avanguardie artistiche, letterarie, musicali sperimentano e presentano le loro innovazioni e diviene la patria adottiva di molti di quelli che saranno i maggiori artisti del Secolo. A Bateau Lavoir e a le Lapin Agile di Montmartre, a le Dome o a la Rotonde di Montparnasse si incontrano e si scontrano, accompagnati dalle loro donne, muse, modelle e amanti, letterati, come Apollinaire e Cocteau, musicisti e ballerini come Stravinskij e Diaghilev, scultori come Brancusi, e Zadkine mercanti d’arte come Guillaume, Vollard e Sborowskij e infine, pittori, come Picasso e Utrillo, Soutine e Chagall, Kisling e Gris, Survage e Pascin che, provenienti da paesi diversi formano la cosiddetta Ecole de Paris. Un mondo variopinto e cosmopolita, ricco dei più diversi fermenti culturali, un turbine d’idee nuove e provocazioni, una passerella di geni e personaggi, dove giunge nel 1906 Amedeo Modigliani. Un bel giovane bruno ed elegante, amato dalle donne e amico di molti artisti di quell’epoca, subito protagonista della bohème di Montmartre e Montparnasse; una vita breve e febbrile, bruciata dall’alcool, dalle droghe e dalla tisi, una pittura originale e spesso apparentemente trasgressiva: ecco riuniti tutti gli ingredienti per fare di Modi (come familiarmente lo chiamano i francesi) l’icona dell’artista maledetto, di genio e sregolatezza. Un’immagine un po’ mitica che, come spesso accade, mi sembra rischi di far perdere di vista la originalità e la bellezza della sua arte. Modigliani non è stato, forse, un innovatore rivoluzionario, un creatore di nuove estetiche e nuove forme di espressione artistica, ma piuttosto un genio solitario, una di quelle figure originali che, pur vivendo il loro tempo, non si lasciano classificare in schemi di manifesti e di movimenti. Una pittura la sua che, pur aperta alle influenze del cubismo e, più in generale, del suo tempo, sembra affondare le sue radici nella grande tradizione italiana. Un’espressione saldamente figurativa che si è concentrata sull’immagine degli uomini e delle donne (un poco come Toulouse Lautrec, del quale Modigliani fu un ammiratore) realizzando una straordinaria serie di ritratti. E proprio molti di questi famosi ritratti sono presenti a Pisa, nella grande esposizione, che la collaborazione con il Centre Pompidou e Mondo Mostre ci ha permesso di realizzare. La mostra, curata da Jean Michel Bouhours, (curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi), ed allestita dall’Arch. Cesare Mari, presenta una straordinaria rassegna di opere di Modigliani (oli, disegni, sculture) accompagnata da altre dei suoi amici della Scuola di Parigi, che permettono di confrontare gli stili e di cogliere le reciproche influenze dei grandi artisti che ne facevano parte. I prestiti di altissima qualità, oltre che dello stesso Centre Pompidou, di molti altri grandi musei, come l’Orangerie, i Musées de d’Arte Moderne de la Ville de Paris, de la Ville de Troyes, des Beaux Artes de Rouen, de Peinture et Sculpture de Grenoble, della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, di Brera, di Villa Mimbelli e di molte collezioni private, consentono di presentare un insieme di opere di una dimensione ed un’importanza che manca da tempo nel nostro paese, e siamo veramente lieti che ciò avvenga, nel centotrentesimo anniversario della nascita di Modigliani, in Toscana a pochi chilometri da Livorno, sua città natale. “Amedeo Modigliani et ses amis” ha anche una mostra satellite che si tiene al Museo Nazionale di San Matteo, curata da Dario Matteoni, “i Falsi Modigliani” che presenta le due sculture, prestate dal Comune di Livorno, oggetto, anni or sono, di una famosissima beffa che sottolinea però quanto il mito di Modigliani possa accecare anche gli esperti. Voglio in fine accennare agli incontri, divenuti ormai una tradizione delle nostre esposizioni, che hanno lo scopo di approfondire i temi suggeriti dalla mostra e di ampliare il suo orizzonte storico e culturale. Cosimo Bracci Torsi Presidente Palazzo Blu
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