MAppA - Politecnico di Milano

La scuola di Parigi
Sotto la generica sigla di “Scuola di Parigi” si raccolgono alcune figure di artisti che non
aderirono alle correnti che imperavano nel mondo artistico della Parigi dell'epoca ma che
giunti a Parigi, si alimentarono dalla sua atmosfera e dai
contatti con i numerosi pittori che popolavano i quartieri
degli artisti e che davano vita a fecondi dibattiti nei
numerosi locali pubblici parigini. Gli artisti della “Scuola
di Parigi” sono figure singolari, che portarono avanti un
proprio stile personalissimo e condussero anche uno
stile di vita particolare.
Sullo sfondo vi era il quartiere di Montparnasse di Parigi
e il noto edificio denominato La Ruche, (l'alveare) che
per la sua struttura a forma poligonale consentiva di
ospitare numerosi atelier di artisti, che spesso vi
vivevano addirittura, in una sorta di completa simbiosi
tra vita e arte.
L'esperienza cronologicamente si colloca all'inizio del
secondo decennio del 1900, molti artisti amavano
ritrovarsi nei caffè per scambiarsi le idee sul modo di
fare arte, e spesso nascevano da questi scambi i nuclei
principali di tendenze che diedero luogo alle grandi
rivoluzioni artistiche di tempi successivi.
Molti di loro condividevano anche uno stile di vita privo
di regole che contribuì alla diffusione dell'immagine del pittore folle, e geniale, che animò il
panorama artistico della Parigi dell'epoca.
Soutine, Chagall, Modigliani, furono senza dubbio alcune delle personalità più
interessanti, voci fuori dal coro che comunque con le novità amavano confrontarsi e che
realizzarono opere che sono entrate a far parte della storia dell'arte.
Conosciuto con lo pseudonimo di Dedo o
Modì,
ribattezzato
come
“l'artista
maledetto" e celebre per i suoi ritratti dai
volti stilizzati, gli occhi monocromi e
spenti e dai colli affusolati, Amedeo
Clemente Modigliani è l'artista che ha da
sempre affascinato il grande pubblico.
L'alcool, la miseria, la vita da bohèmien, l'indipendenza da
movimenti ufficiali e strutturati e la morte prematura hanno
contribuito ad avvolgere il personaggio in un'aura di leggenda.
A oggi, a novant’ anni dalla sua scomparsa, guardare
Modigliani significa spogliarlo da tutto ciò che ha il sapore del
romanzesco.
Modì nasce da una famiglia ebraica (Livorno, 12 luglio 1884 Parigi 24 gennaio 1920)e sin da piccolo manifesta la sua
passione per il disegno riempiendo pagine e pagine di schizzi
e ritratti. Di salute cagionevole, durante uno dei suoi violenti
attacchi di polmonite, che negli anni si sarebbe poi
trasformata in tubercolosi, Modigliani strappò alla madre la
promessa di poter andare a lavorare presso lo studio di
Guglielmo Micheli uno dei pittori più in vista di Livorno e
allievo di Giovanni Fattori.
L'interruzione degli studi classici per motivi di salute, il contatto con i
suddetti maestri e con Silvestro Lega nonché la frequentazione delle
accademie artistiche di Firenze e di Venezia furono importanti per le
aperture culturali dell'artista. Gli consentirono il passaggio dalla
formazione accademica legata alle gloriose esperienze dei
macchiaioli (Fattori e Lega erano stati tra i maggiori esponenti) a un
ambiente impregnato di cultura e di novità internazionali, quale era
Venezia nel movimentato clima delle sue Biennali d'arte.
Il periodo della sua prima formazione si conclude con la partenza per
Parigi nel 1906. Il periodo parigino significa per "l'artista maledetto"
la frequentazione dei vivaci ambienti di Montmartre e di
Montpamasse e l'incontro con le avanguardie del suo tempo, con
quella schiera cosmopolita che fu all'origine della Scuola di Parigi,
ma anche la possibilità di perfezionare il suo talento grazie
all'interscambio con personalità del
calibro di Marc Chagall, Pablo Picasso,
George Braque, Paul Cézanne e tutto il
gruppo dei Fauves che condivisero con lui
la Parigi del primo '900.
Nel 1909 avviene la svolta veramente
importante: l'amicizia con Constantin Brancusi, il contatto con
l’arte antica e primitiva, l’incontro con la scultura.
Ed è proprio alla scultura, che Modigliani comincia a rivolgersi
a partire dal 1909, su impulso di Brancusi. I soggetti sono di
due tipi: teste di donna e figure femminili in posa di
cariatidi.
In queste opere le forme si presentano allungate, schematiche,
persino aspre nella loro essenzialità. Balza all'occhio immediatamente il diretto rapporto
con l'arte cicladica e la scultura africana. Allo stesso modo traspare chiaramente
l'aspirazione dell'artista ad una forma pura, priva di
ornamento e decorazione. A rendere l'effetto ancora più
marcato contribuisce il materiale: pietra, semplice pietra, non
marmo, gesso o creta. Inframmezzano questi esperimenti alcuni
dipinti e disegni sui medesimi soggetti, appunto le cosiddette
cariatidi.
Si nota come l'artista abbia ripreso le forme delle così dette "arti
primitive", da certi esemplari del
vicino Oriente alla statuaria arcaica
greca ed etrusca, in cui la
complessità dell'articolazione di
ginocchia e gomiti, in cui Modigliani
sembra reinterpretare l'antico tema
del
"contrapposto",
è
assolutamente pregevole.
Ma i problemi di salute non permettono a Modigliani di
perseverare nella scultura e lo inducono a ritornare alla sua
prima passione: il ritratto.
La maggior parte della produzione pittorica di Modigliani è
costituita da ritratti: teste, figure a mezzo busto sedute, o in
piedi.
Uniche eccezioni si possono considerare i nudi femminili,
che dipinge tra il 1916 e il 1919, e alcuni paesaggi del 1919.
I ritratti di Modigliani sono talmente caratteristici, da essere
entrati di diritto nell'immaginario collettivo. I personaggi
raffigurati appartengono per lo più alla cerchia di amicizie, o di
coloro con cui l'artista entrò in contatto. In primo
luogo, colleghi artisti: come Juan Gris, Chaim Soutine, Pablo
Picasso. Poi, poeti e letterati: come Guillaume Apollinaire,
Jean Cocteau, Max Jacob. Mercanti d'arte: come Paul
Guillaume, Leopold Zborowski. Donne amate o conosciute:
come Beatrice Hastings, e soprattutto Jeanne Hébuterne.
In molti casi si tratta di semplici modelle, sedute o sdraiate,
vestite o nude.
(Ritratto di Lunia Czechowska), 1919, olio su tela, 46 x 33 cm, Collezione privata
A rendere questi ritratti così memorabili è soprattutto la
particolare deformazione, che l'artista opera sui soggetti:
 i personaggi ritratti appaiono bloccati in pose monotone:
con le mani incrociate in avanti, o flessuosamente
appoggiate alla poltrona su cui siedono;
 le figure sono delineate a contorni netti, in modo da
stagliarsi energicamente sullo sfondo, appena accennato
e privo di sbocchi;
 le forme risultano spogliate di ogni elemento descrittivo;
 i volti sono ovali e gli occhi risultano quasi sempre a
mandorla, vuoti e inespressivi;
 i colli si presentano sottili e allungati, un tratto talmente
costante e caratteristico, da essere divenuto una sorta di
marchio di fabbrica di Modigliani;
 le tinte non brillano per vivacità (bruni, verdi, rossi
mattone, rosa, giallo ocra, terre di Siena).
(Ritratto di Leopold Zborowski) 1918,
olio su tela, 100 x 66 cm, Museu de Arte
de São Paulo, San Paolo, Brasile
In definitiva, nei ritratti di Modigliani ogni soggetto
viene
sottoposto
ad
un
processo
di spersonalizzazione e stilizzazione. Il modello
"vero" perde in dettaglio, si spoglia delle sue
peculiarità. Si trasforma, allora, in un'entità
astratta, lontana dal tempo. Una sorta
di icona della bellezza assoluta.
Soggetto ricorrente degli ultimi tre anni di attività è il
nudo femminile. Modì vi si dedica a partire del
1917.
E' il ciclo dei nudi che costituì l'oggetto della personale presso la Galerie Berthe Weil di
Parigi, che fu chiusa il giorno stesso dell'inaugurazione per oltraggio al pudore.
Nel Nudo rosso in figura (1917-1918 Olio su tela, 60 × 92 cm Milano, Collezione Gianni Mattioli)non vi sono
velature, né riferimenti storici e mitologici nei dettagli. Il corpo ci appare per come posava
nella realtà. Sensuale per il candore della pelle e per la posa libera e rilassata della
modella.
E’ tutto molto primitivo e grezzo. Inoltre i colori puri, e in contrasto tra loro, arricchiscono
questo senso di non curanza del finto pudore. Il rosso del letto sta ad accentuare la
passionalità che viene sprigionata da questa composizione.
La figura sdraiata della donna, ha dei
tagli inusuali: sembra che il corpo non
entri perfettamente nella tela, e voglia
quasi uscirne, cosce e braccia sono,
infatti, tagliate al di fuori.
Alla base della costruzione del dipinto,
non ci sono rette che convergono, ma
pure linee sinuose che dinamicamente
mettono in primo piano la morbidezza
del corpo, fino a portare l’attenzione
sulla zona pelvica che Modigliani
mette in primo piano.
Nei corpi, infatti, egli ricercava lo stesso tipo di linea che caratterizzava i volti, e i ritratti. In
questo dipinto la linea è allungata, accentua zone del corpo che naturalmente, non
sarebbero così. La posa di estremo abbandono, sembra suggerire anche l’idea dell’attesa
e dell’incontro amoroso. Nei nudi di Modigliani, troviamo anche la sua ricerca poetica e il
punto più alto dell’emotività dei suoi dipinti.
Tra il 1918 e il 1919 i ritratti e alcuni nudi ritraggono
Jeanne Hébuterne. Con lei l'artista iniziò una solida
relazione, culminata nella nascita di una figlia e un
impegno di matrimonio che non si realizzerà mai per la
morte prematura dei due promessi sposi.
Egli la ritrae più di venti volte: il volto, il mezzo busto, in
posa frontale o di profilo, seduta su una sedia o in
poltrona. E' in questo periodo che l'autore porta a
completa maturazione la sua arte. La composizione è il
perfetto equilibrio tra gli elementi curvilinei e sinuosi, che
donano eleganza e vitalità, e le rette che tagliano la
composizione verticalmente e orizzontalmente dando
incisività all'immagine.
Jeanne Hébuterne ci appare come una figura lontana,
senza luogo e senza tempo.
Degli occhi malinconici l'artista accentua la forma ovale,
svuotandoli di espressività. Il volto arrotondato della donna si allunga, perde ogni dettaglio
fisionomico e ogni caratterizzazione psicologica. Il corpo diventa sinuoso e ieratico.
L'attenzione di Modigliani e la sua piena realizzazione ruota intorno ad un unico tema:
l'uomo con i suoi sentimenti e le sue passioni. Il ritratto e il nudo celano in sé la
capacità di osservazione minuziosa dell'artista, volta a svelare il
mistero dei volti allungati ed eleganti dei suoi personaggi. Si
racconta che coloro che posarono per lui dissero che essere ritratti
da Modigliani era come "farsi spogliare l'anima".
Egli era famoso per il suo tratto rapido, si dice che completasse i
suoi ritratti in una o due sedute e che una volta terminati non li
ritoccasse più. L'originalità del suo genio creativo non ebbe un
ingente riscontro economico quando era in vita. Oggi è invece
considerato uno dei più grandi artisti del XX secolo e le sue
quotazioni sono decisamente lievitate. La morte prematura
dell'artista e quindi lo squilibrio tra l'esiguo numero delle sue opere
che, tra tele e sculture, si aggira intorno a 300, e la forte richiesta di
tele dell'artista livornese danno un'idea del perché, durante le aste,
le sue opere più significative raggiungano quotazioni elevatissime.