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n° 364 - aprile 2014
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Il “viaggio” di Wassily Kandinsky
Nessuno prima di lui era riuscito a tracciare il sentiero che, partendo dall’arte
fiabesca e primitiva della sua patria di origine, approdasse all’avventura astratta
La mostra, che si tiene a Milano nelle
sale di Palazzo Reale fino al 27 aprile
prossimo, racconta il viaggio di uno dei
pionieri dell’arte astratta: Vassily Kandinsky. Si tratta di una grande retrospettiva monografica, che presenta oltre 80 opere della collezione del “Centre Pompidou” di Parigi, fondamentali nella parabola creativa del maestro
russo.
Folgorato, ancora giovane, dalla visione
de I covoni di Claude Monet nella mostra
degli Impressionisti che si era tenuta a
Mosca nel 1896, Kandinsky lascia la carriera universitaria (in giurisprudenza)
per dedicarsi alla pittura. Segue il classico cursus degli studi sotto la guida di
grandi maestri come Anton Azbé e Franz
von Stuck a Monaco e soggiorna dal 1906
al 1907 a Sèvre, vicino a Parigi. Sviluppa
così il suo pensiero artistico, che abbraccia numerosi campi, la pittura, la musica, il teatro, nei quali cerca e difende
lo spirituale nell’arte, titolo di un suo
saggio fondamentale.
L’esposizione milanese ripercorre in modo
cronologico i periodi salienti della vita
di Kandinsky, dagli esordi in Germania
agli anni in Russia - infuocati dalla rivoluzione - e successivamente in Francia, cuore pulsante dell’arte e della mondanità. Nella mostra trovano spazio numerose e fondamentali opere della sua
produzione, rappresentative di ogni periodo.
Il percorso espositivo comincia in modo
sorprendente: una sala con pitture parietali ricreata nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal, che concepì queste pitture rispettando fedelmente i cinque guazzi originali, eseguiti da Kandinsky e realizzati per decorare un padiglione della Juryfreie Kunstausstellung,
una rassegna che si svolse annualmente
a Berlino tra il 1911 e il 1930. Questi
cinque guazzi sono entrati nella collezione del museo, in seguito alla donazione della vedova di Kandinsky, Nina,
sopra Vassily Kandinsky: Venezia n. 4
sotto Vassily Kandinsky: Improvvisazione III
©Centre Pompidou, MNAM-CCI /Adam Rzepka / Dist. RMN-GP ©Vassily Kandinsky by SIAE 2013
nel 1976 al Centre Pompidou.
Nel 1896 Kandinsky si trasferisce dalla
Russia a Monaco per studiare pittura. La
città tedesca in quel momento sta ab-
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bandonando la moda simbolista per diventare la capitale europea del Jugendstil,
[corrente artistica di cui abbiamo tracciato sintetici contorni nel numero precedente di Minuti]. Kandinsky esordisce con piccoli paesaggi ancora tardo impressionisti (Schwabing, sole invernale,
1901) e con tempere simboliste dai colori lucenti, ispirate alle antiche leggende germaniche e alla vita della vecchia Russia (Scena russa, domenica, 190304). È però dal 1908, nei soggiorni estivi
a Murnau, cittadina a sud di Monaco,
che crea i primi dipinti in cui, servendosi di colori accesi e antinaturalistici,
traduce la realtà in immagini piatte,
prive di volume, ispirate alla pittura
fauve. Il paesaggio diventa così pretesto
per esercizi sulla forma e per indagini
sulla forza del colore, con cui avvia il
primo processo di astrazione dal reale
(Improvvisazione III,1909).
È a Monaco che Kandinsky scrive Dello
spirituale nell’arte, in cui affronta lucidamente sul piano teorico ciò che andava
sperimentando nella sua pittura, dal rapporto tra forma e colore a quello per
lui fondamentale tra colore e suono, alla
base dell’astrazione. Con l’amico Franz
Marc, sviluppa il progetto del “Cavaliere
Azzurro” (Der Blaue Reiter) che produrrà
due mostre tra il 1911 e il 1912 e, nel
maggio 1912, il celebre “Almanacco del
Cavaliere azzurro”, dove musica e arti
visive si intrecciano strettamente e si valorizza il ruolo delle arti popolari e “primitive” in funzione di un rinnovamento
radicale della pittura. In questi anni Kandinsky crea le sue prime opere totalmente
svincolate dal reale (Quadro con macchia
rossa, 1914) che traducono in immagini
astratte il suo mondo interiore.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Kandinsky è costretto a rientrare a Mosca, lasciando alla compagna
tedesca Gabriele Munter quasi tutte le
opere monacensi. Nel 1915 non dipinge
ma lavora esclusivamente su carta (Senza
titolo, 1915) e solo nel 1916 si dedica
nuovamente alla pittura. Dopo un breve
ritorno alla figurazione, successivo al
matrimonio con la giovanissima Nina
Andreevskaja, con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre Kandinsky viene
coinvolto nelle nuove istituzioni culturali, dove fino al 1920 occupa ruoli di
responsabilità e di prestigio. Assorbito
dagli impegnativi incarichi dipinge poco,
sopra Vassily Kandinsky: Senza titolo
sotto Vassily Kandinsky: Su bianco II
©Centre Pompidou, MNAM-CCI /Adam Rzepka / Dist. RMN-GP ©Vassily Kandinsky by SIAE 2013
riaffermando però la sua scelta definitiva per l’astrazione (Nel grigio, 1919).
Ma l’avanguardia costruttivista più giovane e radicale lo osteggia per il suo
espressionismo spirituale, e nel 1921 decide di tornare in Germania. Celebre per
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i suoi scritti, Kandinsky viene invitato
da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus, prestigiosa scuola di architettura
e arte dove, dal 1922, è docente di Decorazione murale. Dello stesso anno è
anche la cartella grafica Piccoli Mondi,
sintesi della sue opere espressioniste
prima della guerra e del suo nuovo stile
più geometrico rispetto al periodo russo.
Questi anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con Paul Klee e dalla
pubblicazione dell’altro suo principale
saggio (Punto e linea sul piano, 1926). I
titoli stessi delle sue opere mettono in
evidenza il rapporto tra i colori e le forme
geometriche (Arancione,1923; Su bianco
II, 1923; Giallo Rosso Blu, 1925) e nel
1930 si affacciano le prime forme organiche.
La chiusura del Bauhaus, imposta dai
nazisti nel 1933, lo costringe a emigrare
di nuovo, questa volta verso Parigi. La
città che accoglie Kandinsky, è sì la capitale del mercato dell’arte, ma è anche una città devota ai “suoi” artisti (Picasso e i Surrealisti soprattutto), poco
interessata all’astrazione pura di un artista russo di nazionalità tedesca. I Kandinsky si stabiliscono a Neuilly sur Seine,
in un edificio affacciato sulla Senna e sul
Bois de Boulogne: quella luce chiara e
tersa seduce l’artista che schiarisce la sua
tavolozza. Intanto nei suoi dipinti e nei
Vassily Kandinsky: Giallo Rosso Blu
©Centre Pompidou, MNAM-CCI /Adam Rzepka / Dist. RMN-GP ©Vassily Kandinsky by SIAE 2013
lavori su carta, anche per l’influsso degli amici surrealisti Jean Arp e Joan Miró,
si moltiplicano le forme biomorfe: amebe,
creature degli abissi, embrioni, insetti
(Ammasso regolato, 1938; Azzurro cielo,1940;
Una festa privata,1942). Un microcosmo
in cui Kandinsky si immerge, anche per
fuggire l’angoscia della guerra. Muore
il 13 dicembre 1944, senza vedere la fine
del conflitto.
lorenzo gualtieri