- mercoledì 8 ottobre 2014 - l'Adige - Pagina: 10 - STIPENDI Gli anticipi porterebbero incrementi netti tra i 43 e gli 86 euro al mese IL VALORE DEL TFR DIVERSE DESTINAZIONI LE PICCOLE IMPRESE IL RUOLO DELLE BANCHE Sul salario lordo il Tfr pesa per il 6,91% del totale e viene accantonato dall’azienda a favore del dipendente Nelle aziende più grandi il Tfr viene affidato alla tesoreria dell’Inps o se il lavoratore ha scelto così va ai fondi pensione Per le aziende più piccole, sotto 50 dipendenti, il Tfr lasciato in azienda serve come autofinanziam ento Per colmare il bisogno di liquidità delle imprese, il governo punta a usare i soldi della Bce in arrivo alle banche ARTIGIANI CONTRARI NO SINDACALE NON UNANIME Per il presidente dell’Associazione artigiani, Roberto De Laurentis (foto), la misura «è un favore alle banche», creerà problemi alle imprese e non spingerà i consumi Se Cgil, Cisl e Uil con Lorenzo Pomini,Walter Alotti e Franco Ianeselli (foto) dicono un no secco alla proposta sul Tfr, la Fenalt si dice invece a favore Tfr, 160 milioni di euro in busta paga In Trentino 156.000 interessati Aumenti netti fino a 1.040 euro ANGELO CONTE Per i dipendenti privati trentini il Tfr in busta paga potrebbe valere fino a un massimo di 217 milioni di euro lordi, circa 160 milioni netti. I dati Inps sul 2012, infatti, mostrano come il valore complessivo dei salari dei dipendenti privati, settore agricolo escluso, sia stato in quell’anno pari a oltre 3,14 miliardi di euro. Il Tfr, pari al 6,91% del totale, si è attestato a circa 217 milioni di euro, cifra che potrebbe finire nelle tasche dei lavora- Nettamente a favore Il Tfr ha fatto il suo tempo: servono risorse alle famiglie in difficoltà e per i consumi Gianni Bort tori se il governo di Matteo Renzi riuscirà a far approvare la modifica in materia di salari. La cifra mensile netta dovrebbe aggirarsi, considerando una tassazione separata attorno al 25%, sugli 86 euro medi (circa 1.000 euro annui) se venisse concesso di incamerare il 100% del Tfr maturato ogni mese. Si scenderebbe a 43 euro medi (circa 500 euro annui) nel caso in cui il governo decidesse di liberare il 50% del Tfr. Ovviamente si tratta ancora di stime sulla base di quanto è emerso dagli annunci del governo, le cifre potrebbero essere molto diverse nel caso in cui venisse inse- rita la volontarietà del lavoratore di chiedere il Tfr e l’estensione della misura anche ai dipendenti pubblici, oggi esclusi dall’ipotesi di mettere il Tfr in busta paga. Sindacati e imprese divisi Sulla misura allo studio, che in Trentino riguarda circa 160.000 dipendenti privati, posizioni diverse all’interno del mondo delle imprese e dei sindacati. Tra questi ultimi ad esempio, la Fenalt ha espresso un giudizio favorevole in contrasto con il no secco di Cgil, Cisl e Uil. Tra le imprese trentine, dopo il no degli Artigiani, arriva il sì netto di Confcomercio trentina. «Il Tfr come salario differito è stato ideato in fasi in cui le pensioni e il welfare non erano come quelli di oggi - spiega Bort, presidente di Confcommercio trentina - e aveva quindi senso e una sua giustificazione nei tempi passati, ora è un istituto da superare». Per Bort «è vero che ci sarà un piccolo problema per le imprese», ma «secondo me occorrebbe dire al lavoratore: o lo metti in un fondo oppure lo prendi. Occorre fare di tutto per rilanciare i consumi e l’economia e questa misura darebbe un po’ di ossigeno alle famiglie che sono in difficoltà. Per le piccole imprese del commercio, poi, non sono convinto che si debbano inbdebitare perché alla fine i soldi andranno nei consumi. Gli 80 euro erano serviti a poco su questo fronte perché tante famiglie hanno problemi non di consumi ma di sopravvivenza». I numeri in campo Se si guarda agli ultimi dati disponibili relativi ai dipendenti privati e forniti dall’Inps, nel 2012 il monte salari complessivo è stato pari a 3,14 miliardi di euro per circa 156.000 dipendenti impiegati nell’industria e nel terziario. Il Tfr lordo accumulato nel 2012 è pari a circa 217 milioni di euro. Di questo, se venisse dato al 100% nelle buste paga e con la tassazione separata come è stato annunciato, la media per singolo lavoratore sarebbe di circa 1.400 euro annui (netti 1.040 euro), scendendo al 50% si andrebbe sui 520 euro netti annui. Il nodo previdenza integrativa La questione che ha sollevato e solleva la maggiore perplessità in Trentino riguarda la previdenza integrativa. Come spiegano da Laborfonds, annualmente arrivano 91 milioni di euro di contributi dai dipendenti privati solo attraverso il Tfr. Cifra che, quantomeno, si dimezzerebbe a 45,5 se ci fosse la concessione del 50% del Tfr in busta paga o sarebbe a zero nel caso di concessione al 100%. Le tasse per la Provincia Nell’attuale situazione, con i dipendenti pubblici esclusi dalla misura, per le casse della Provincia l’anticipo del Tfr nelle buste paga dei dipendenti permetterebbe di incrementare le entrate. L’Irpef che si pagherebbe mensilmente sulla nuova voce del salario dei dipendenti privati tornerebbe per i 9 decimi al bilancio provinciale: nel caso fossero pagate su 217 milioni di euro, tornerebbero circa 48 milioni di euro di Irpef al Trentino, nel caso del 50% 24 milioni di euro.
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