Fatto Quotidiano

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SECONDO TEMPO
SABATO 28 GIUGNO 2014
il Fatto Quotidiano
ALTRE STRADE
IL CONFORMISTA
Le vite possibili
di Maria Perosino
IL ROMANZO USCITO IL GIORNO DOPO LA MORTE
DELL’AUTRICE È UN INNO (CURIOSO) ALLA VITA
di Caterina Bonvicini
M
aria
Perosino
(1961-2014) se ne
è andata il giorno
prima che uscisse
il suo secondo libro, Le scelte che
non hai fatto (Einaudi). Ma considerarlo un testamento forse
sarebbe un errore: non c’è racconto più aperto alla vita, persino a quella mai vissuta. L’autofiction supera limiti raramente attraversati: Maria, la protagonista, nel finale si dichiara
guarita mentre Maria, l’autrice,
purtroppo non lo era. Questa
scelta narrativa però ha un significato profondo. Evidentemente Maria, protagonista e
autrice, desiderava essere immaginata così.
Come una persona che, senza
rimpianti, sente il bisogno di indagare nelle vite degli altri, per
interrogarsi sui bivi che tutti ab-
biamo incontrato e ci hanno
fatto diventare chi siamo.
LE POSSIBILITÀ che abbiamo
mancato o scartato – un fidanzato piuttosto che un altro, una
città lasciata o una casa da cui
abbiamo traslocato, un lavoro
che non è proprio quello che sognavamo, un figlio mai avuto –
insomma tutte le scelte che non
abbiamo fatto, continuano a viverci accanto. “Camminano su
strade parallele alla nostra, appena qualche metro più indietro. Su altre gambe”. È il fattore
49%, lo chiama così. Quando
prendiamo una decisione fra
due opzioni, solo il 51% di noi
stessi è davvero convinto. E il resto che fine fa?
Maria Perosino va a cercare il
suo in altre donne. Ma senza
amari bilanci, semplicemente
con curiosità. Con una specie di
strana gioia, e soprattutto con
GIALLO
Omicidi a Bruges
tra massoni e re
©LE SCELTE CHE
NON HAI FATTO
di Elisabetta Ambrosi
Maria Perosino
Einaudi
pagg. 195 © ¤ 16,50
La scrittrice Maria Perosino,
scomparsa qualche giorno fa
empatia. Toh, ecco qui un’amica che indossa una scelta che
non ho fatto io. Un po’ come un
vestito, che però in fondo sta
meglio a lei. “Non sono persone
radicalmente diverse da me”,
scrive, “al contrario: persone simili a me, che hanno fatto scelte
diverse”. Diverse ma non “straniere”, e l’incontro diventa
struggente.
Il tono è da cena fra amici intimi,
dove si ha anche voglia di scherzare, mentre si tirano fuori troppe verità. E sono proprio le digressioni a portare al cuore delle
cose. Il motore è la serendipity
(“trovare una cosa non cercata e
non prevista mentre se ne cerca
un’altra”). L’illuminazione arriva quando meno te l’aspetti, magari guardando due ragazzi che
portano un divano in tram (“in
quel momento ho capito che
questa è una cosa mi manca”).
Le vite che non abbiamo vissuto
– le vite possibili, quelle che abbiamo lasciato perdere – ci stanno sempre vicine: perché non
farci due chiacchiere? Non c’è
rimpianto della giovinezza, o
del tempo in cui le scelte non
I RACCONTI
Rino Tommasi, Andrea Aiello
ebook Corriere della Sera
pagg. 21 © ¤ 1,99
A LIVELLO di natali, tra Georges Simenon e il christiano Hercule Poirot, il Belgio è un Paese che ha dato
tantissimo al giallo. E Pieter Aspe, l’inventore del commissario Van In, è
un autore che si ispira molto a loro. Scoperto in Italia da Fazi, Aspe
confeziona un nuovo romanzo che arriva fino alla dinastia reale belga,
in un intrigo che mescola massoneria e tragedie familiari. Non solo. Il
commissario Van In deve fare anche i conti con la gelosia per la compagna Hannelore, magistrato. Il primo amore di Hannelore, Valentijn,
scopre il cadavere del papà, Marcus Heydens, e da lì si innesca una
catena di morti e misteri. Marcus era un ricco massone così come il suo
migliore amico, il notaio Broos, diventato però il marito di Leona, la vera
passione di Marcus. In mezzo vari figli dalla paternità sospetta, compreso Valentijn. L’ambientazione è la solita, Bruges, la bella Venezia del
nord, e oltre la rivalità tra francofoni e fiamminghi si scopre che tutto il
mondo è paese con il potere politico e giudiziario gestito da una combriccola di massoni fedeli alla corona.
Fabrizio d’Esposito
© #ARRIVO ARRIVO LA CORSA
DI @MATTEORENZI DA TWITTER
A PALAZZO CHIGI
Matteo Grandi, Roberto Tallei
Ebook Fazi - pagg. 336 © ¤ 08,49
DALL’IDEOLOGIA all’hashtag: non un grande miglioramento per la politica, ma pur sempre un’involuzione da raccontare. Lo fanno Matteo Grandi e Roberto Tallei in “#Arrivo arrivo”, il
tweet con cui Matteo Renzi si scusò per il ritardo e annunciò ai giornalisti la sua imminente apparizione con la lista dei ministri. Cinque
anni di tweet targati Renzi e dunque di hashtag prossimi alla supercazzola, però efficaci: #coseconcrete, #iocicredo, #cambiareverso,
#lasvoltabuona. Twitter, per Renzi, si rivela il luogo ideale per non dire
niente dando però l’idea (a chi gli vuol credere) di aver detto (e fatto)
tantissimo. Efficaci le parti “#escidaquestoblog: il rapporto con Grillo e
i 5S” e – firmata dall’utente @Iddio – “#renzie: Matteo e la tivù, un po’
Benigni e un po’ Fonzie”. “#Arrivo arrivo” è un libro che parla dei tweet
di Renzi, e dunque di nulla o quasi, ma lo fa con ironia e puntualità.
Andrea Scanzi
L’INTERVISTA
© QUANDO C’ERA
IL TENNIS
Pieter Aspe
Fazi
pagg. 318 © ¤ 10
Il pensiero politico
ridotto ad hashtag
erano ancora definitive (un
tempo che non ha mai affascinato Maria: “Non mi piace stravolgermi dal divertimento”, diceva da ragazza), c’è piuttosto la
maturità di saper guardare in
faccia il passato e di farlo come
se fosse un presente che va per
conto suo – non importa se sulle
gambe degli altri.
Sarebbe dunque ingiusto leggere questo libro, così vivo, alla luce dell’assenza di Maria Perosino: lei l’ha scritto per regalarci
qualche presenza in più, semmai.
La perdita
Il tennis
dell’innocenza secondo Rino
© SANGUE BLU
TURBOPREMIER
Va tutto
male?
Non
fare lo
schizzinoso
UN EBOOK, un’intervista di
Adriano Aiello, critico cinematografico e appassionato tennistico, a Rino Tommasi. L’approccio è opposto. Aiello adora i beautiful losers, Tommasi lo inchioda al realismo: “Il tennis non mente mai. Ha una
sua meccanica che rende molto difficile che non
vinca il più forte”. Inattaccabile, ed è per questo che
i Leconte e Gasquet vincono poco. Tommasi torna
anche sulla fine del rapporto con Sky: “Nel giornalismo sportivo ho trovato tantissime persone per
cui avevo massimo rispetto, non per i dirigenti di
Sky. Non mi hanno insegnato nulla. Si sono trovati in
mano un mezzo straordinario ma lo hanno adoperato male. Semplicemente non hanno studiato abbastanza”. Libro divertente e godibile.
A Sca.
© GLI ANNI
DELLA CRISI
Francis Scott Fitzgerald
Bompiani
pagg. 379 © ¤ 19,50
I SETTE racconti che vanno
comporre Gli anni della crisi – scritti e pubblicati
su rivista tra il 1931 e il 1934, data di uscita di
Tenera è la notte – segnano drammaticamente il
trapasso dalla gloriosa “età del jazz” all’epoca
opaca seguita a crollo di Wall Street del 1929. Il
tempo delle illusioni è finito e, insieme ad esso,
l’epica sfarzosa e dissipata di una gioventù creduta intramontabile. Francis Scott Fitzgerald
(1896-1940), di quel passaggio, rappresenta il
simbolo e il sintomo più eclatante e doloroso. I
protagonisti di queste bellissime shorts stories
celebrano l’eclisse dell’innocenza. Non rimane
loro che rifugiarsi nella nostalgia, laddove la consapevolezza che il passato non può riprodursi
diventa la leva di un disincanto fatale e impotente. Lo sfondo entro cui essi si muovono, come
disossato e privato dell’antico splendore, manda
bagliori grigi, metallici verso il futuro. E anche il
grande, fragile Scottie comincerà a contemplare,
sempre più da vicino, la propria fatale deriva.
Enzo Di Mauro
SE PRENDETE in mano l’ultimo libro di Costanza Miriano,
Obbedire è meglio (Sonzogno)
troverete in copertina proprio
me, un dolce agnellino con aureola su sfondo di fiori e uccelli. E sì perché dopo l’elogio della sposa sottomessa, la diabolica scrittrice cattolica torna
alla carica con una nuova teoria, quella dell’“agnellitudine”,
professata da lei e dalle sue
amiche della “compagnia
dell’agnello”. Secondo la pluripara giornalista l’unico modo
per essere felici è portare
all’estremo la virtù dell’obbedienza. Essere docili, “porgere
il collo mitemente e lasciarsi
fare del male”, in particolare in
famiglia. In realtà l’obbedienza
per Miriano è soprattutto una
tattica di vita per non soccombere: è “imparare ad accogliere
quel che succede”, “stare al
proprio posto, tenere duro, qui
e ora”, cioè sorridere quando
un gruppone di turisti cinesi ti
fa perdere la metro, accettare
un lavoro da schifo, un marito
che ti molla, in breve non “fare
troppo gli schizzinosi” con la
vita. Il che non è poi così sbagliato, perché, specie in Italia,
o ti ciucci precarietà e degrado, magari andando a messa
tutti i giorni come fa lei, oppure imbracci il kalashnikov. E
tuttavia, per quanto l’apologeta dell’assoggettamento ripeta
che l’agnello offre il collo non
perché sia masochista o represso, ma solo perché ha un
pastore che si prende cura di
lui (Dio o chi per lui, ad esempio un marito), dal quale si può
felicemente dipendere, io un
po’ a disagio mi sento. Perché
la vera trasgressione oggi sarà
pure “non obbedire a se stessi”
ma finire sempre immolato – e
arrosto – alla fine non è il massimo. In vista del pranzo di Pasqua, meglio imparare, nella
vita, anche a difendersi.
COSTA AZZURRA
Geografia scritta
dalla letteratura
© IL ROMANZO
DELLA COSTA AZZURRA
Giuseppe Scaraffia
Bompiani
pagg. 379 © ¤ 19,50
NON È una guida, per fortuna. E nemmeno un’enciclopedia, sebbene sia costruito per voci. Il romanzo della Costa
azzurra di Giuseppe Scaraffia è un eccellente esempio di letteratura portatile;
lo si può mettere in valigia, ma si può
anche lasciarlo sul comodino e aprirlo a
proprio estro, seguendo il misterioso filo
doppio che lega i luoghi alla letteratura. Si
può partire da Fizgerald, e ritrovarsi a Cap
d'Antibes; oppure si può partire da Cap
Ferrat e arrivare a Sommerset Maugham.
A Nizza si cambia: Nietzsche, Cechov o
Wilde? I confini geografici sono quelli del
“boulevard lungo sessanta chilometri che
comincia a Cannes e finisce a Mentone”
come lo definì Simenon; i confini temporali, molto più labili. Proustiano di lungo
corso, Scaraffia si siede in una di quelle
panchine di ferro dalle quali non ci si alzerebbe mai, e lungo il boulevard vede
passare il meglio del secolo scorso. Libertini e snob del Mediterraneo, spiriti erranti della Mitteleuropa, belli e dannati del
nuovo mondo; scrittori, artisti, filosofi,
dandy, e una cosa non esclude l'altra. Di
ognuno ci racconta i motivi che li hanno
condotti fino in riviera, più qualche piccolo
segreto che non ci aspettavamo. Il secolo
che abbiamo alle spalle non poteva trovare posto migliore per andare a passeggio: i viali, lo sappiamo, sono fuggitivi come gli anni.
Nanni Delbecchi