Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli entra entra entra entra Seguici su: Sommario . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Intesa avvia il riassetto sabaudo . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Stress test, italiane danneggiate - Da una ricerca pubblicata su lavoce.info emerge che sei istituti promossi, cioè Bnp Paribas, Bpce, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Ing e Société Générale, sarebbero stati sonoramente bocciati . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Per le banche più rettifiche sul credito con i nuovi principi contabili . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Uccmb-Fortess, la cessione slitterà all'anno prossimo . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Mutui, domanda ancora in crescita . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Findomestic vede rosa per i consumi . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 In nove mesi fallite 11mila aziende . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Multe Consob, un punto per Arpe al Consiglio di Stato . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Il pil del Lussemburgo? Non si baserà più sul segreto Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] affidabile, che – come dice spesso il premier Matteo Renzi – «non va a Bruxelles con il cappello in mano». In otto anni (2007-2013), sottolinea l'hashtag di Padoan, i Paesi dell'Eurozona che hanno concesso gli aiuti di Stato più consistenti alle banche nazionali sono stati la Germania (247,4 miliardi), la Gran Bretagna (136,5) e la Spagna (56 ), mentre l'Italia non è andata oltre i 4,1 miliardi, che per il 75% è stato già restituito allo Stato, che ci ha pure guadagnato un interesse del 9%. A conti fatti, l'aiuto pubblico italiano alle banche è stato meno dell'1% del totale dell'Eurozona, dove sono stati elargiti aiuti alle banche per 517 miliardi. Dati Eurostat che, a giudizio di Padoan, dovrebbero giustificare l'orgoglio nazionale, invece dei pregiudizi stranieri. Tutto vero. Ma questi stessi dati erano stati sottolineati con maggiore tempestività dai dirigenti della Banca d'Italia, con dichiarazioni rilasciate addirittura poche ore dopo la diffusione degli stress test. Resta dunque un mistero la causa vera di questo orgoglio a scoppio ritardato. Tanto più che nell'ultimo mese sono state numerose le analisi critiche sui metodi usati dalla Bce per condurre gli stress test. La stessa Banca d'Italia ha spiegato che, per certi aspetti, sono state favorite le banche del Nordeuropa rispetto alle nostre. C'è poi da notare una strana anomalia: tra le banche che hanno superato senza problemi gli stress test c'è la Deutsche Bank , la cui esposizione ai derivati è stimata in 75 mila miliardi di dollari, cioè cinque volte il pil europeo. Un rapporto tra derivati e risorse proprie più da tavolo da poker che da istituto di credito solido. Il che ha vieppiù alimentato le voci e le ipotesi che si sia trattato di stress test taroccati. A confermarlo giunge ora uno studio di Giuseppe Montesi, economista dell'Università di Siena, pubblicato sul sito bocconiano lavoce.info. Dotato di una padronanza non comune delle tecniche di analisi bancaria, Montesi ha confrontato i metodi degli stress test della Bce con quelli usati dalla Fed per le banche degli Stati Uniti. Risultato: se le banche europee fossero state sottoposte agli stessi test della Fed, sei grandi istituti (promossi dalla Bce) sarebbero stati bocciati piuttosto severamente. Con un ricco corredo di tabelle e di confronti, Montesi ne fa i nomi: guarda caso, c'è la Deutsche Bank , in compagnia di Crédit Agricole, Bnp Paribas , Groupe Bpce, Ing Bank e Société Générale . Visto che un hashtag, di solito, serve a raccontare una storia sul web (nel nostro caso una storia di orgoglio nazionale), la ricerca dell'economista Montesi potrebbe essere associata all'hashtag del ministro Padoan, con un link sul sito del ministero dell'Economia. Possibilmente in lingua inglese, visto che le lingue ufficiali della Ue sono in teoria 24, ma quelle praticate e tradotte nelle comunicazioni ufficiali, sia a Francoforte (Bce) che a Bruxelles (Commissione Ue), sono solo tre: inglese, francese e tedesco, un trilinguismo che da tempo esclude l'italiano. Se no, ministro Padoan, chi mai capirebbe in Europa il suo grido di orgoglio? (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Per le banche più rettifiche sul credito con i nuovi principi contabili di Francesco Ninfole I nuovi principi contabili potrebbero causare un rilevante aumento delle rettifiche sui prestiti per le banche. Gli istituti dovranno registrare le perdite sul credito in anticipo: non solo quando si sono già verificate, ma anche quando sono previste per il futuro. Il tema è finito sotto la lente dell'Abi nell'ultimo seminario di Ravenna: «L'introduzione di un nuovo modello contabile, basato su un approccio “expected losses” anziché “incurred losses”, potrà influire anche significativamente sull'ammontare delle nuove rettifiche sui crediti e, per tale via, incidere sulle politiche di concessione dei crediti ai soggetti più deboli, tipicamente le pmi», ha scritto l'associazione in un documento. La novità contabile è legata all'introduzione a luglio da parte dello Iasb del principio Ifrs 9, che sostituirà dal 2018 lo Ias 39. Quest'ultimo chiedeva di individuare una perdita in bilancio solo in caso di evidenza o di evento scatenante («trigger event»). Il criterio ha consentito alle banche globali di posporre le svalutazioni, secondo l'analisi dello Iasb, l'organismo che definisce gli standard contabili internazionali. Il nuovo modello invece non guarda solo a quanto già accaduto ma anche a quanto potrebbe accadere in futuro. Lo Iasb ha spiegato che per riconoscere una perdita sul credito non sarà più Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] necessario un evento scatenante. I bilanci dovranno considerare anche gli eventi attesi nei successivi 12 mesi, ma non ancora verificati. L'Abi ha sottolineato che le nuove regole saranno ancora più severe in caso di «incremento significativo nel rischio creditizio», che si manifesta se c'è un ritardo nel pagamento di 30 giorni: in questa circostanza, le rettifiche di valore dovranno essere commisurate alle perdite attese che potrebbero manifestarsi in caso di default nel corso dell'intera durata dello strumento finanziario («lifetime expected credit losses»). Le rettifiche dei crediti saranno quindi basate anche su eventi futuri, «a prescindere che questi ultimi siano probabili o meno», ha scritto l'Abi. Il nuovo Ifrs 9, che riguarderà tutti gli strumenti finanziari sottoposti a impairment, dovrà ora essere introdotto nella legislazione Ue. Il rischio per le banche è dover aumentare le rettifiche soprattutto nel momento dell'entrata in vigore delle norme nel 2018. Perciò gli istituti dovranno muoversi da subito. Non a caso sulla materia Banca d'Italia ha già messo in guardia le banche. Via Nazionale già nell'ottobre 2013 aveva inviato una segnalazione per richiamare l'attenzione «sulla necessità di avviare sin da subito un'analisi degli interventi sulle procedure e sui sistemi informativi e gestionali necessari per l'applicazione del nuovo modello». Nell'occasione Bankitalia aveva rilevato che «la capacità delle banche di ricostruire l'evoluzione della qualità creditizia potrà influire, anche significativamente, sull'ammontare delle nuove rettifiche di valore richieste, specie alla data di prima applicazione dello standard». Proprio per poter stimare le perdite attese, Banca d'Italia sta creando un archivio storico sui crediti deteriorati. La Bce ha sostenuto il nuovo modello contabile, giudicato meno prociclico del precedente. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Uccmb-Fortess, la cessione slitterà all'anno prossimo di Claudia Cervini La cessione di Uccmb, la società controllata da Unicredit e attiva nella gestione dei non performing loan, non avverrà entro l'anno. La trattativa con la cordata composta da Fortress e Prelios non si è però arenata (come suggerito nei giorni scorsi da indiscrezioni stampa che parlavano del ritorno in corsa del fondo Lone Star) e il duo rimane l'interlocutore in partita. «Stiamo continuando a discutere facendo progressi ogni giorno, e quindi sono fiducioso», ha dichiarato l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni a margine del Growth Summit Italia 2014. Il numero uno di Piazza Gae Aulenti ha aggiunto che sul tavolo c'è la definizione di alcuni dettagli secondari. Uno dei nodi ancora in essere risiederebbe nelle commissioni per la gestione di ogni pratica, che dovrebbero essere retrocesse. L'operazione, tra piattaforma di gestione e pacchetto di crediti deteriorati, si aggirerebbe intorno ai 550 milioni (alla vigilia della trattativa si parlava invece di 700 milioni, ma il perimetro di vendita è stato lievemente modificato). Intanto ieri i sindacati hanno incontrato una delegazione aziendale per discutere del riassorbimento nella capogruppo di un ramo d'azienda composto da 30 dipendenti, al lavoro sul portafoglio Aspra, portato in dote a Unicredit da Capitalia. La pratica non si è conclusa poiché le sigle hanno chiesto all'azienda maggiore chiarezza. A dispetto di un'iniziale chiusura, la banca si è detta disponibile ad avviare una trattativa con i sindacati, ma non è stata fissata ancora una data per l'apertura del tavolo. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Mutui, domanda ancora in crescita di Teresa Campo Domanda di mutui al top anche a novembre. Lo segnala il Barometro Crif, che rileva appunto come nel mese appena concluso la richiesta di mutui da parte delle famiglie italiane è aumentata del 21,1% rispetto allo stesso mese del 2013, sostenuta soprattutto dalle richieste di sostituzione. Il dato è in linea con quello Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Multe Consob, un punto per Arpe al Consiglio di Stato di Andrea Di Biase Matteo Arpe mette a segno un punto a proprio favore nel procedimento che lo vede opposto alla Consob e ottenere l'annullamento delle sanzioni comminate a lui, all'ad di Banca Profilo , Fabio Candeli, e a due trader della banca per manipolazione del titolo dell'istituto milanese. Ieri il Consiglio di Stato ha infatti sospeso temporaneamente la sentenza del Tar del Lazio che nei giorni scorsi aveva dato ragione all'autorità presieduta da Giuseppe Vegas non ritenendo fondata la tesi dei legali di Arpe, secondo i quali il procedimento sanzionatorio della Consob non rispetterebbe i requisiti del giusto processo previsti dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo. Nel decreto emesso ieri il Consiglio di Stato ha ravvisato «sufficienti elementi di fumus» sul «procedimento sanzionatorio qui in rilievo» e ha convocato la camera di Consiglio per il 13 gennaio. La decisione arriva a pochi giorni dalla sentenza del tribunale amministrativo del Lazio che aveva respinto il ricorso di Banca Profilo e della controllante Arepo per l'annullamento del procedimento Consob nell'ambito dell'acquisto di titoli Banca Profilo tra l'estate del 2011 e il maggio del 2013. L'estate scorsa Banca Profilo aveva chiesto alla Consob di fermare il procedimento perché violava le norme sul giusto processo, paventando «gravissimi danni» dalle eventuali sanzioni dell'Authority. La richiesta di Arpe faceva leva sulla sentenza della Corte Europea che, nel giudizio su Ifil Exor , aveva messo in luce delle carenze nel procedimento della Consob (come l'assenza di contraddittorio e di un'udienza pubblica) a fronte della possibilità di emettere sanzioni paragonabili a quelle penali. Il Tar, a sua volta, aveva ravvisato che anche se la Consob è «priva delle caratteristiche di imparzialità e di indipendenza tipiche degli organi giurisdizionali», la possibilità di impugnare le sue decisioni di fronte a organi giurisdizionali viene dunque giudicata in grado di sanare le lacune del procedimento. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Il pil del Lussemburgo? Non si baserà più sul segreto di Giuliano Castagneto No, proprio non ci sta Pierre Gramegna, da dicembre 2013 ministro delle Finanze del Lussemburgo, a vedere il suo Paese trattato come un paradiso fiscale di stampo caraibico. «Lussemburgo è vittima di una campagna mediatica, ma la nostra economia è ben diversa da come la si dipinge». Gramegna si riferisce allo scoop dell'Associazione Internazionale dei Giornalisti Indipendenti, che nelle scorse settimane ha divulgato alcune informazioni riservate della PriceWaterhouseCoopers a proposito dei tax ruling, atti che hanno permesso a multinazionali della più varia provenienza di risparmiare centinaia di milioni di euro in tasse. Un caso subito ribattezzato LuxLeaks. Parlando ieri con i giornalisti a Milano in occasione del seminario organizzato dalla finanziaria pubblica Luxembourg for Finance, Gramegna ha colto l'occasione per levarsi alcuni sassolini dalla scarpa. Riguardo appunto ai tax ruling, cioè quelle decisioni unilaterali prese dall'amministrazione fiscale di uno Stato sulla possibilità o meno per un'azienda internazionale di adottare certi comportamenti, soprattutto in materia di royalty, interessi e dividendi, Gramegna puntualizza: «Sì, abbiamo preso molte di queste decisioni, ma non siamo certamente stati i soli. Diversi altri Paesi europei hanno esercitato ed esercitano questa pratica. Inoltre, non sono assolutamente atti segreti; non vengono divulgati ai media, ma le amministrazioni fiscali degli altri Stati possono chiederne visione. Ci siamo sempre mossi nel rispetto delle normative fiscali internazionali e da luglio abbiamo recepito la direttiva europea Madre Figlia, che disciplina i rapporti tra casa madre e controllate in materia di dividendi». Si tratta della direttiva 86/2014 sul pagamento di interessi e dividendi da una controllata alla casa madre residente in un altro Stato membro. «Con questa direttiva», sottolinea Gramegna, «certi tipi di tax ruling non saranno più possibili». Certo, il Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Premafin, Unipol all'esclusione da responsabile civile di Serena Berici UnipolSai si è costituita responsabile civile nel processo sul presunto aggiotaggio sui titoli Premafin, la società attraverso la quale la famiglia Ligresti controllava Fondiaria-Sai , operato da società estere ricollegabili a Salvatore Ligresti. Il processo al tribunale di Milano è stato aggiornato al 10 febbraio. Il legale di UnipolSai , Ermenegildo Costabile, ha annunciato che la compagnia si è costituita responsabile civile, dopo la citazione degli ex azionisti di Premafin, e ha preannunciato che depositerà un'istanza di esclusione da responsabile civile. Ciò vuol dire che, qualora si arrivasse a una condanna degli imputati, la società potrà essere chiamata a risarcire l'eventuale danno riconosciuto alle parte civili, circa una trentina di ex azionisti Premafin. Nel processo è entrata UnipolSai , in quanto Premafin non esiste più da quando è stata compiuta la fusione a quattro che ha dato vita alla nuova compagnia assicurativa. Al banco degli imputati ci sono Salvatore Ligresti, Giancarlo De Filippo e Niccolò Lucchini, accusati di manipolazione del mercato per operazioni effettuate da due trust esteri sui titoli Premafin. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Anche le polizze Vita fanno boom - A ottobre la nuova produzione in Italia ha raggiunto quota 8,3 miliardi (+51%) e nei dieci mesi del 2014 i nuovi premi sono aumentati del 49% a 76,9 miliardi. L'exploit dei prodotti di ramo I di Paola Valentini Fondi e polizze vanno a braccetto. Anche per i prodotti Vita la raccolta 2014 in Italia registra un boom. In base a una prima stima dell'Ania, la nuova produzione registrata in Italia a ottobre dalle compagnie italiane e da quelle extra-Ue è stata pari a 8,3 miliardi, il 51,7% in più rispetto allo stesso mese del 2013. Da inizio anno i nuovi premi emessi hanno raggiunto i 76,9 miliardi (+49% rispetto allo stesso periodo del 2013), un dato quasi identico a quello messo a segno dai fondi aperti nei 10 mesi (76 miliardi). Si tratta di un record di raccolta per l'industria ottenuto grazie al boom delle polizze Vita di ramo I legate alle gestioni separate, che a ottobre hanno registrato premi per 5,7 miliardi (+31% rispetto allo stesso mese del 2013). Da inizio anno i premi di quest polizze sono stati pari a 57,8 miliardi, il 75% dell'intera nuova produzione emessa, con un balzo in avanti del 47% a confronto con i dati già brillanti dei dieci mesi del 2013. Un livello di premi mai toccato nella storia delle gestioni separate raggiunto anche se il rendimento minimo garantito delle polizze vita di ramo I si sta sempre più riducendo. Dal primo dicembre, infatti, per effetto della normativa dell'Ivass, l'asticella del tasso che le polizze possono garantire, finora pari al 2,25%, è stata ulteriormente abbassata all'1,75% per i nuovi clienti, con un drastico calo rispetto a due anni fa quando lo stesso tasso era al 3,5%. Come punto di forza i contratti di ramo I godono dell'esenzione dell'imposta di bollo, anche se la legge di Stabilità punta a ridurre l'esenzione fiscale dei capital gain versati agli eredi in caso di successione. In compenso, le gestioni separate delle polizze rivalutabili riescono ancora a garantire extrarendimenti interessanti rispetto al minimo garantito una stabilità di risultati pari al 3,5-4% all'anno, in media il 3,9% nell'ultimo quinquennio, con un rendimento finale per il cliente al netto di costi e imposte che può superare il 2%. Guadagni che peraltro si consolidano anno dopo anno. Ma proprio la riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato renderà sempre più complicato arrivare a questi risultati in futuro. E questo soprattutto accade per le nuove polizze, che acquistano titoli oggi con tassi ai minimi. Sul fronte invece del cosiddetto ramo III, ovvero le polizze linked, è inferiore ma è comunque in continua forte crescita la nuova produzione delle unit linked con premi nel mese pari a 2,2 miliardi (+132%) e da inizio anni pari a 16,4 miliardi (+49%). Mentre è praticamente a zero il segmento delle polizze index linked che non si sono più risollevate dopo il default di Lehman e delle banche islandesi i cui bond erano finiti come sottostanti di alcuni Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 I banchieri non sono più disonesti di altre categorie. Ma col denaro la tentazione è forte di Roberto Ruozi Dopo lo scoppio della crisi del 2007 si è tanto parlato della cultura dominante nelle banche, ritenuta in buona parte responsabile della crisi medesima e pertanto si sono spesi fiumi di parole per auspicare un suo cambiamento. In realtà poco si è fatto a tale proposito, e infatti le crisi sono continuate e sono state accompagnate anche da una serie di episodi criminosi, che hanno portato all'incarcerazione e al suicidio di numerosi banchieri, a condanne con sanzioni di varia natura di molte banche, specie di grandi dimensioni operanti a livello internazionale, per reati di tipo fiscale e valutario, frodi, manipolazioni di bilanci, riciclaggio, violazioni degli embarghi, distorsioni nel calcolo di indici monetari molto importanti e via dicendo. Ne è uscito – anzi è continuato a esistere – un mondo disonesto, corrotto e corruttore che non era mai stato immaginato neppure dai più feroci critici dell'attività bancaria. Cito in proposito il grande Honoré de Balzac, il quale nello splendido volume dedicato alla vita del profumiere César Birotteau dipinse in modo caustico i banchieri della sua epoca, accusandoli di grettezza, avidità e insensibilità, mai di disonestà. Intendiamoci, i fatti prima esposti sono veri, ma non generalizzabili, nel senso che i banchieri disonesti ci sono, essendo tuttavia solo una minoranza che si confronta con una stragrande maggioranza di onesti. Questi ultimi, tuttavia, non fanno notizia e quindi di essi si parla poco, anche perché l'onestà, in tutte le professioni e quindi anche e soprattutto in quella bancaria alla quale in tutto il mondo viene affidata una responsabilità di pubblico interesse, dovrebbe essere la regola. I disonesti, invece, attirano l'attenzione del pubblico. Non stupisce quindi che due noti ricercatori dell'Università di Zurigo abbiano condotto uno studio, i cui risultati sono stati diffusi un mese fa, proprio sulla cultura dei banchieri e sulla loro propensione alla disonestà. Basata su interviste effettuate a oltre 200 banchieri, la ricerca dimostra che in linea di principio la propensione alla disonestà nel mondo bancario non è molto diversa da quella di coloro che operano in altri settori economici, ma mette anche in evidenza che la cultura d'impresa dominante nelle banche favorisce lo sviluppo della disonestà. In un certo senso la stessa natura della professione bancaria, basata sul commercio del denaro, può indurre alla disonestà più di altre professioni, imperniate sulla produzione e sul commercio di beni e servizi meno appetibili del denaro. Certo, un'inchiesta limitata come quella prima citata non basta a validare una legge di carattere generale e, del resto, come già detto, l'esperienza dimostra che la disonestà dei banchieri è diffusa, ma che la stragrande maggioranza di questi si comporta onestamente. Il fenomeno, tuttavia, è degno di massima considerazione e può avere un influsso deleterio sull'immagine delle banche, non contribuendo certo ad aumentare la fiducia della gente nei loro confronti. È quindi indispensabile cercare di ricondurlo entro limiti più accettabili di quelli visti negli ultimi anni. Sono di questo avviso anche i ricercatori zurighesi, i quali auspicano una profonda modificazione della cultura bancaria, mettendosi nel gruppo degli opinionisti che hanno condiviso questa affermazione dopo il 2007. Il problema non è facilmente risolvibile. Esso implica mutamenti nei comportamenti dei banchieri, ciò che non può avvenire in seguito a semplici provvedimenti normativi, di qualsiasi natura essi siano. Gli stessi tetti imposti ai bonus non è affatto detto che saranno determinanti da questo punto di vista. Vi è addirittura chi pensa che essi potranno essere controproducenti specie presso i più sensibili all'attrattiva del denaro, i quali potrebbero essere indotti a comportamenti disonesti per raggiungere obiettivi non più possibili ai sensi delle nuove norme. Alla luce di tali considerazioni gli autori della ricerca menzionata propongono due interventi strettamente collegati fra loro: a) l'introduzione nella professione bancaria di una specie di giuramento di Ippocrate, sulle linee di quello al quale sono tenuti i medici; b) un'intensa formazione sull'etica negli affari, che assicuri continuamente il collegamento fra comportamenti dei banchieri e obiettivi aziendali e individuali compatibili con il rispetto delle norme alle quali la loro attività è sottoposta. Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] Su questo secondo punto non si può non essere d'accordo. Del resto è da anni che se ne discute e qualche cosa si è anche fatto. Sul primo sono assai più scettico, ma è certo che male non farebbe. Sarebbe meglio una generalizzata presa di coscienza da parte di tutti i banchieri, ciò che del resto sarebbe nel loro stesso interesse, ma anche a questo proposito sono piuttosto scettico. I disonesti rappresentano infatti, nelle banche e altrove, una razza ineliminabile. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA giovedì 3 dicembre 2014 Sono 700 mila i co.co.co. dimenticati dalla Cgil di Marino Longoni La riforma più importante contenuta nel Jobs act di Renzi licenziato il 25 novembre dalla camera e ora in attesa della lettura definitiva del Senato non è l'abolizione (parziale, indeterminata, sfuggente) dell'art. 18, ma la cancellazione di tutte le forme di collaborazioni e la loro trasformazione in contratti di lavoro a tempo indeterminato e a tutele crescenti. Interessati sono almeno 700 mila lavoratori, oggi veri e propri paria sul piano delle tutele sindacali: non hanno alcuna garanzia di stabilità del posto di lavoro né ammortizzatori sociali, e godono di ridotte tutele pensionistiche (pagate a caro prezzo). Il dibattito pubblico e le polemiche politiche si sono incentrati invece solo sull'articolo 18, identificato dal sindacato come il vessillo della tutela dei lavoratori. Il simbolo di una resa incondizionata o una resistenza a oltranza della dignità dei dipendenti. In realtà è questo atteggiamento, la difesa senza se e senza ma di alcune garanzie non più sostenibili, che ha portato alla creazione di un mondo sempre più vasto, oltre 3 milioni tra co.co.co. e partite Iva, di fatto una casta inferiore a quella dei lavori dipendenti. Un problema che nasce con il governo Amato, ministro del Lavoro Cesare Salvi, e in 15 anni si è trasformato in una vera metastasi. Da anni le imprese non assumono più dipendenti. Se hanno bisogno di forza lavoro cercano in ogni modo di sfruttare la flessibilità offerta da co.co.co., co.co.pro., in versione normale e mini, con partite Iva. Con l'ulteriore distorsione che invece di pagare di più questi lavoratori, perché più adattabili alle esigenze aziendali rispetto ai dipendenti, li pagano meno. Ora il governo Renzi cerca di mettere una pezza e nel Jobs act, quasi di sfuggita, annuncia la riforma tanto attesa, che prevede l'applicazione universale dell'Aspi, l'assicurazione per l'impiego che andrà a sostituire tutte le varie forme di cassa integrazione, prevedendone l'estensione anche ai co.co.co. «fino al suo superamento definitivo». Poco più avanti si prevede l'introduzione a titolo sperimentale del compenso orario minimo applicabile anche «fino al loro superamento» ai rapporti di co.co.co. Strano modo di fare le riforme. Non sarebbe stata più semplice e chiara una norma che dettasse tempi e condizioni per l'abolizione delle collaborazioni, se era questo che si voleva? In ogni caso il dado è tratto. E non c'è dubbio che l'obiettivo finale sia proprio questo, anche perché tutti gli esperti di lavoro, della maggioranza come dell'opposizione, si sono schierati a favore di un superamento delle collaborazioni che cancellasse per sempre tutti gli abusi resi possibili dall'attuale sistema. Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, si è detto molto soddisfatto dell'approvazione del Jobs act. Si tratta quindi solo di capire tempi e modi per raggiungere un traguardo ormai chiaro: la trasformazione dei contratti di collaborazione in rapporti a tempo indeterminato a tutele crescenti (altra novità chiave che però è solo accennata en passant nel Jobs act). Difficile che la vaghezza della formula utilizzata nell'attuale disegno di legge consenta di incardinare un decreto legislativo. Potrebbe essere necessario un disegno di legge o un decreto. Visti i tempi imprecisati e l'indeterminatezza dei contenuti, per ora è meglio che i 700 mila co.co.co. si affidino all'intercessione del ministro Poletti. (riproduzione riservata) Return . Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] . IL SOLE 24 ORE giovedì 3 dicembre 2014 Agrusti-Generali ai tempi supplementari La sentenza sul caso Raffaele Agrusti era attesa a giorni ma, alla fine, il giudice ha rimandato tutto al prossimo marzo. O meglio, ha imposto alla parte attrice, Generali, di fornire tutta la documentazione già richiesta. «Da uno studio attento del fascicolo - è scritto nel dispositivo - e dei rispettivi atti di costituzione e repliche autorizzate, con riferimento al proprio ordine di esibizione risultano delle incompletezze documentali realizzate dalla parte attrice anche per un errore materiale posto in essere dal giudice nella formulazione delle richieste». Di conseguenza, alla compagnia del Leone ora viene chiesto di depositare il verbale di consiglio di amministrazione del 19 febbraio 2014 «privo di omissis»; il verbale della riunione del Comitato controllo e rischi in cui è stato discusso ed esaminato il report della vicenda Solight; il verbale del cda in cui venne definito l'accordo transattivo tra le parti e la documentazione relativa all'attribuzione dei bonus STI 2013 e LTI 2011-2013. Il dossier dovrà essere presentato entro il 30 gennaio e la causa verrà discussa il prossimo 5 marzo. (L.G.) Return . IL SOLE 24 ORE giovedì 3 dicembre 2014 Palazzo Broggi e i tempi di UniCredit Bisognerà aspettare i primi mesi del 2015 per conoscere l'esito finale della gara per la cessione di Palazzo Broggi, ex sede UniCredit a Piazza Cordusio a Milano. La short list è stata definita nelle scorse settimane ed è composta da tre offerte: Blackstone, Hines insieme al fondo di Abu Dhabi Adia (indicata tra le favorite) e Prelios con London & Regional Properties. Ma appare difficile, secondo i ben informati, che le offerte vincolanti arrivino prima di fine gennaio. Complici le festività natalizie, è infatti molto probabile che l'operazione possa slittare di qualche mese. Qualcuno ipotizza febbraio o marzo del 2015. Certo, il risultato finale non cambia. Eppure i tempi dell'operazione per qualcuno rappresentano una variabile chiave. Il riferimento è all'ex inquilino di Palazzo Broggi. UniCredit in base al contratto d'affitto deve pagare fino al 2026 qualcosa come 19 milioni di euro l'anno. Tradotto: più di 200 milioni. L'immobile oggi è ancora utilizzato da UniCredit ma è naturale che prima sarà individuato il futuro acquirente di palazzo Broggi e prima quel contratto sarà rinegoziato. La progressiva e definitiva uscita di UniCredit da piazza Cordusio è parte del piano che ha portato 4mila persone nelle nuove torri di Porta Nuova, con un risparmio annuo per la banca di oltre 25 milioni l'anno (Mar. Man.) Return . IL SOLE 24 ORE giovedì 3 dicembre 2014 Aviva-Friends Life, fusione nelle polizze Leonardo Maisano LONDRA. Dal nostro corrispondente - La febbre per fusioni e acquisizioni che sale nel mondo delle telecomunicazioni britanniche, s'estende a quello delle assicurazioni. Un caso non basta per annunciare un'epidemia, ma la decisione di Aviva di rilevare Friends Life e unire le attività vita con un un'operazione «all shares» da 5,6 miliardi di sterline, per un istante almeno disoglie l'attenzione da Bt, Vodafone, Sky e concorrenti vari. Il deal creerà un gruppo leader con 16 milioni di clienti per prodotti vita e consentirà risparmi per 225 milioni di sterline. Non tutti - hanno fatto sapere le due società - da imputare al taglio dei posti di lavoro che il merger inevitabilmente produrrà. Non tutti, ma molti se è vero che si calcola che 2mila posizioni potrebbero saltare fra i 12mila impiegati di Aviva e i 3500 di Friends Life. Le posizioni di top management sono già definite. Se gli investitori daranno il via libera, ceo della nuova realtà che manterrà il solo nome Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] le due società. Lo stesso messaggio è stato ribadito nel corso di un incontro che si è svolto sempre ieri con le rappresentanze sindacali di Uccmb. Certo la gestione dei crediti resta una delle priorità per UniCredit (sempre molto attenta a valutare possibili cessioni di portafogli di npl). Un fronte da cui gli analisti di Jp Morgan si attendono riscontri positivi: per questo la banca d'affari ha confermato il giudizio overweight sul titolo e il prezzo obiettivo a 7,90 euro. Ieri il consigliere delegato di UniCredit ha parlato anche dell'Italia e delle prossime mosse della Bce: nel primo caso, il calo del Pil italiano nel terzo trimestre «era atteso» e quindi «almeno non è una sorpresa». Per il 2015, invece, le previsioni del gruppo sono di una «piccola ripresa, intorno allo 0,5%». «Qualche presupposto di ripresa secondo me c'è – ha proseguito Ghizzoni – i tassi sono bassi, l'euro è più debole, il prezzo dell'energia sta scendendo e ci sono riforme in arrivo come quella sul lavoro e la legge di stabilità». Per quanto riguarda invece Francoforte, il manager non si aspetta che la Bce possa decidere nuove misure straordinarie nella riunione di domani: «Non credo ci saranno decisioni importanti prima di fine anno». Ma.Fe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Return . BLUERATING.com giovedì 3 dicembre 2014 Anasf, promozione finanziaria in rosa? E’ in aumento, ma la strada è ancora lunga di redazione (tutti i suoi articoli) Ultimo aggiornamento : 02-12-2014 17:00 Secondo una recente ricerca condotta dall'associazione guidata dalla d.g. Martano, le professioniste donne sono oggi il 17% del totale degli iscritti all’Albo. Ma gli ostacoli per una carriera “in rosa” nel settore sono ancora tanti. 17% DI PROMOTRICI FINANZIARIE - Nel mondo tradizionalmente maschile della promozione finanziaria iniziano a farsi spazio le professioniste donne, che sono oggi il 17% del totale. Ma gli ostacoli per una carriera “in rosa” all’interno di questo settore sono ancora tanti. E’ quanto emerge da una recente indagine condotta da Anasf in collaborazione con Learning Edge. “Capire le criticità che le promotrici finanziarie affrontano tutti i giorni nello svolgimento del proprio lavoro, in relazione al rapporto con colleghi, capi e clienti, può aiutare a cogliere spunti utili che portino a far crescere quel 17% di donne sul totale degli iscritti all’Albo dei promotori finanziari”, ha commentato Germana Martano, direttore generale di Anasf. PERCEZIONI DIFFERENTI - Secondo l’ultima relazione annuale Apf, la percentuale di donne nella professione è aumenta del 3,3% nel 2013 rispetto all’anno precedente, con un 37% di nuovi mandati nel 2013 a fronte di un 24% nel 2012. Nonostante questo, si rilevano alcuni fattori di criticità. Alla domanda se le promotrici finanziarie siano trattate o meno al pari degli uomini infatti, solo il 18% delle donne ha risposto in modo affermativo, contro una larga maggioranza di “sì” per gli uomini. IL COMMENTO DI GERMANA MARTANO - “E’ innegabile che esistano degli ostacoli diversamente percepiti da uomini e donne”, ha commentato Martano. “L’84% dei pf uomini appartenenti al campione punta il dito sulla complessità della conciliazione del lavoro con l’impegno che richiede una famiglia, mentre per le donne la percentuale su questo aspetto scende al 60%, riconoscendo anche in altri fattori le problematiche principali a un equo avanzamento delle donne nella propria carriera: la connotazione al maschile dell’ambiente di lavoro è tra questi, come anche il fatto che capi uomini tendano a preferire come collaboratori di fiducia, più o meno consciamente, altri uomini”. I PROSSIMI PASSI - Cosa fare dunque in futuro per risolvere questi gap? “Aumentare la consapevolezza attorno a questo tema è un primo passo verso la soluzione. Imparare a superare queste barriere è il passo successivo: saper negoziare per noi stesse, mantenere alta l’autostima e imparare le regole del gioco”, ha concluso Martano. Return Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XV - 03/12/2014 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] BLUERATING.com giovedì 3 dicembre 2014 Promotori, Banca Fideuram vince l’Oscar di Bilancio di redazione (tutti i suoi articoli) Ultimo aggiornamento : 02-12-2014 09:25 La banca guidata da Matteo Colafrancesco è stata premiata dalla Ferpi nella categoria “Grandi imprese bancarie, finanziarie quotate e non quotate”. IL PREMIO - Banca Fideuram ha vinto l’Oscar di Bilancio 2014 nella categoria “Grandi imprese bancarie, finanziarie quotate e non quotate”. La decisione di assegnare il premio alla banca guidata da Matteo Colafrancesco, ha spiegato la Federazione relazioni pubbliche italiana (Ferpi) che promuove l’iniziativa, è stata presa sulla base “dell’ottimo giudizio sul bilancio e sull’informativa a corredo dello stesso”. Inoltre, Ferpi ha ritenuto “apprezzabile la redazione del bilancio integrato, la qualità dell’informativa e, in particolare, la sezione del bilancio dedicata alla segmentazione del contenzioso e delle passività potenziali”. Da segnalare infine la completezza delle “informazioni in materia di responsabilità sociale e la sezione dedicata sul sito alla corporate governance”. IL COMMENTO DI COLAFRANCESCO - “Solidità, innovazione, efficienza e sostenibilità sono i pilastri su cui è stata costruita la storia di successo di Banca Fideuram”, ha commentato l’amministratore delegato e direttore generale di Banca Fideuram Matteo Colafrancesco. “Il risultato è una crescita costante e sostenibile nel tempo. Il risparmio gestito, confluendo in modo attivo sul mercato, alimenta l’economia sana e crea un circolo virtuoso di risultati e profitti. Il bilancio integrato ci permette di mettere in evidenza queste caratteristiche e, mentre rimane ancora per molti un mero rendiconto contabile e finanziario, è diventato per noi un vero e proprio strumento di comunicazione per illustrare al mercato ed anche ai nostri clienti i nostri valori e risultati”. A Banca Fideuram era già stato conferito l’Oscar di Bilancio nel 2010. Lao Tzu “La via del saggio è agire, ma non competere.” .c. . Return Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
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