12 ATTUALITÀ Martedì 9 dicembre 2014 il Giornale A KABUL L’ammaina bandiera nel silenzio I numeri Afghanistan addio: 2002 gli italiani lasciano Ma nessuno ne parla 1.300 Nelnovembre2001cadeilregime dei talebani. Nel 2002 arrivano le truppe occidentali. L’Italia è presente sul territorio da 13 anni Fausto Biloslavo L’Afghanistan è la più lunga e sanguinosa missione di combattimento italiana del dopoguerra. Dal 2002 è costata 54 caduti ed oltre 200 feriti. Ieri a KabullaNatohaammainatolabandiera della missione Isaf. «Un momento storico» l’ha definito il comandante americano John Campbell. E noi, che pure ce ne andiamo, lasciando un mini contingenteperl’addestramento, voltiamo pagina in sordina. IeriadHerat,mentrecalavailsipariosull’operazioneoltremare più importante della Nato dalla sua nascita, non c’è stata nessunacerimonia.«Nonabbiamofattonulla.Pernoieraunagiornata come un’altra» ammettono dal contingente di 1300 uomini rimastiaCampArena,ilquartiere generale italiano in tutti questi anni.«Pensochenonverràorganizzato nulla in particolare per la riduzione delle truppe a fine anno-spieganoimilitari-Adire il veroad Herat neanche siparla della chiusura della missione». L’ultimavisitaufficialedelsottosegretario alla Difesa, DomenicoRossi,èavvenutail5dicembre. Bastava rimandare di qualche giorno per farla coincidere con l’ammaina bandiera della Natoedareundecorososensoa 13 anni di intervento in armi. Lasordinaal«momentostorico»nascondeunavolontàpolitica di chiudere il capitolo afghanoevitandoilsolitoinfingimentodellamissionedipace.Ilponte dell’Immacolata e la strategia È stata la missione più sanguinosa del dopoguerra Ma i risultati della lotta ai talebani non sono quelli sperati. E il governo evita ogni celebrazione del governo hanno favorito un totale silenzio sull’ammaina bandiera a Kabul. Nella capitale,però,abbiamoilgeneraleVincenzo Santo, capo di stato maggiore della missione, in pratica numeroduedellaNatoinAfghanistan. L’opinionepubblicaèbenfeli- ce di non sentire più parlare del disgraziatopaesealcroceviadell’Asia. Questo non significa che possiamodimenticarecircacentomila uomini, che hanno fatto ilpropriodoverenellaparteoccidentale del paese. In luoghi dai nomi esotici come Bala Murghab,Farah,Bakwasonodecine Oggi sono circa 1.300 i militari presenti sul territorio dell’Afghanistan. Ma alla fine del 2010 e il 2011 -gli anni più caldi- sono stati oltre 4mila 800 A Herat resterà un piccolo contingente di circa 800 uomini. Secondo gli accordi, rimarrannosulterritoriofinoallaprossima estate igiovanichehannoversatoillorosangueperdareunasperanza agli afghani. Per non parlare dei duemilionidieuroalgiornoche abbiamo speso quando avevamo 4mila uomini e si sparava di continuo. Nonsitrattadi suonarela fanfara, ma il governo dovrebbe spiegarci almeno se abbiamo vintooperso.Einvecepassatuttoinsordina,peropportunitàpolitica, compreso il mesto ritiro ed il cambio camaleontico di missione. Per non sbagliare siamostatiiprimiatrasformarciad ottobre in Comando per l’addestramento e sostegno alle forze afghane. Per questo in gennaio rimarranno 800 uomini ad Herat, fondamentalmente chiusi inbase.Afineestate2015anticiperemo la chiusura anche di questamissione.IlministrodellaDifesa,RobertaPinotti,voleva che ad Herat rimanessero in 500, ma non avrebbero garantitoneppurelasicurezzadiCamp Arena. Il cittadino medio pensa che in Afghanistan non ci starà più nessunoochecenesiamogiàan- COSTI ALLE STELLE Abbiamo speso fino a 2 milioni al giorno con 4mila uomini al fronte datitutti.Efacomodochesiacosì. Altrimenti si rischia di aprire unospinosodibattitosuirisultatidelnostrointerventoconitalebanipiùbaldanzosichemai. Da Roma confermano che non è prevista,almomento,alcunacelebrazioneparticolareperilrimpatrio di fine anno di una fetta del contingente. Forse la visita prenataliziaadHeratdiqualche pezzogrossoromperàunpo’ilsilenzio.Poileultimetruppeitaliane della missione Isaf torneranno a casa mestamente, anziché sfilareatestaaltasottoiriflettori, per ricordare a tutti 13 anni di sangueesudoreversatiinAfghanistan. PRESENZA Un soldato italiano in Afghanistan. I nostri militari sono presenti dal 2002 www.gliocchidellaguerra.it il commento QUELL’ARSENALE DA CUI ISRAELE DEVE DIFENDERSI di Fiamma Nirenstein L’ attacco areo israeliano (mai confermato) di domenica è avvenuto nella piena luce del giorno. I sei velivoli da guerra dell’esercito hanno lasciato che il loro rombo e le dieci esplosioni causate dal bombardamento dei siti stipati di armi letali dirette agli Hezbollah, si sentissero bene. I due siti sono lontani fra di loro, uno vicino all’aeroporto di Damasco, e l’altro presso Dimas, verso il confine libanese. L’aereoporto è in genere la meta delle armi iraniane o russe destinate agli Hezbollah. Potrebbe aver innescato l’azione l’arrivo di missili paricolarmente potenti e pericolosi, come accadde quando Israele attaccò il trasporto di febbraio e prima quello del maggio 2013. Fu in quel maggio che i missili Fateh 110 arrivarono in aereo dall'Iran e la notte successiva un sito di stoccaggio presso il confine libanese fu distrutto. Nei casi citati, non ci sono state reazioni siriane, e anche adesso sembra difficile che Assad, con tutti i problemi che ha, si metta in aperto scontro con Israele. Gli Hezbollah, invece, che pare abbiano avuto due uomini uccisi nell’attacco, potrebbero come hanno fatto a febbraio rispondere con azioni di confine. In genere si è trattato di bombe al lato della strada che in un caso hanno ferito tre soldati israeliani: la risposta, costruita per recuperare la pubblica opinione libanese che li critica per il sostegno a Assad, ha sventolato il drappo della «resistenza» a Israele. Anche adesso, non è peregrino pensare a azioni di rappresaglia. La «resistenza» come loro chiamano l’odio per Israele pilotato dall'Iran, è la loro ragione di vita. L’attacco aereo di Israele è stato programmato con cura sulla base di $5&$$JHQ]LD5HJLRQDOH&HQWUDOH $FTXLVWL0LODQR9LD)DELR)LO]L $99,62',$**,8',&$=,21(',*$5$ 6L UHQGH QRWR FKH OD SURFHGXUD DSHU WD SHU O¶DI¿GDPHQWR GHOOD IRUQLWXUD GL HQHUJLD HOHWWULFD ± WHU]D HGL]LRQH $5&$BBqVWDWDDJJLXGLFDWDSHU LORWWLHDG(GLVRQ(QHUJLD6S$ 8OWHULRUL LQIRUPD]LRQL VRQR GLVSRQLELOL DO VLWRZZZDUFDUHJLRQHORPEDUGLDLW ,O'LUHWWRUH*HQHUDOH 'RWW$QGUHD0DUWLQR informazioni allarmanti, le dietrologie che lo attribuiscono a un gesto di propaganda di Nethanyau prima delle elezioni non tengono conto dei meccanismi quasi matematici che determinano le scelte dell'esercito. Gli Hezbollah sono ormai, grazie al giro Iran-Russia-Siria, la quinta potenza del mondo per potenza di fuoco, si stima che la sua forza balistica ammonti a circa 100mila missili di varie dimensioni, e tutti puntati su Israele. Se si può arguire che ogni volta che un carico pericoloso si avvia nelle mani degli Hezbollah, Israele interviene, viene da pensare che adesso che il ,60(7765/3$/(502 ,67,78720(',7(55$1(23(5,75$3,$17, (7(5$3,($'$/7$63(&,$/,==$=,21( $YYLVRGLDJJLXGLFD]LRQH ,60(77FRPXQLFDGLDYHUDJJLXGLFDWRLVHUYL]L GL GLUH]LRQH GHL ODYRUL HG DWWLYLWj WHFQLFR DP PLQLVWUDWLYH FRQQHVVH PLVXUD H FRQWDELOLWj DVVLVWHQ]D DO FROODXGR FRRUGLQDPHQWR GHOOD VLFXUH]]D LQ IDVH GL HVHFX]LRQH UHODWLYL D ³/RW WR ± ULVWUXWWXUD]LRQH SLDQR HGL¿FLR H SRQWHGLFROOHJDPHQWRWUDHGL¿FLRH,VPHWW´ &,* & &83 ,( ¿QDQ]LDWLFRQIRQGLFRPXQLWDUL32)(65 DOO¶$7,&$1*(0,9$//(JLXVWDGHOLEHUD 'LUH]LRQH ,VWLWXWR ,60(77 GHO ,O ULEDVVR RIIHUWR q SDUL DO SHU XQ LPSRUWR FRQWUDWWXDOH GL HXUR FRPSUHQVLYR GL RQHUL H FRVWL GHOOD VLFXUH]]D H GHOOD PDQR GRSHUD QRQ VRJJHWWL D ULEDVVR ,QIRUPD]LRQL GHWWDJOLDWH VRQR GLVSRQLELOL VXO VLWR LQWHUQHW ZZZLVPHWWHGX ,O5839LQFHQ]R6IHUUX]]D futuro delle trattative con l'Iran è incerto e che Israele potrebbe essere costretto un giorno a intervenire contro i reattori nucleari, sia diventato indispensabile contenere la più agguerrita delle armi iraniane: Hassan Nasrallah. La reazione del mondo arabo e anche della Russia sono state paradossali: intanto, Assad fa ripetere dalle sue tv e sparge fra la gente la ridicola supposizione che Israele sostenga Isis. Il ministro degli esteri siriano Walid Moallem e il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif insieme spiegano che fa causa comune con i terroristi e si rivolgono all’Onu perchè sanzioni il comportamente aggressivo e «terrorista» di Gerusalemme. E si è fatta viva anche Mosca, che ha chiesto «chiarificazioni» per gli attacchi israeliani. Se Israele volesse dare queste chiarificazioni, non potrebbe fare a meno di domandare a sua volta per quali ragioni la Russia, se non la disponibilità a pagare il prezzo della distruzione di Israele per un pò di egemonia sulle mobili sabbie del Medio Oriente, continua a rifornire Assad e Nasrallah di armi. ACCUSATO L’AUTISTA Stupro in auto, l’India vieta Uber: qui non è sicuro Uber al bando a New Delhi perchè non garantisce la sicurezza dei clienti. L’autistaaccusato di aver Al bando in stuprato nella India dopo il notte fra vecaso nerdì esabato nella capitale indiana una giovane donna di 27annièincarcereadisposizionedellapolizia,mentreleautoritàhannointimatoallacompagniainternazionalediSanFrancisco per cui lavorava con il sistema di prenotazioni via «app» di sospendere il servizio a New Delhi. L’ennesimograve episodiodi violenza su un donnahasuscitatosgomentoerabbia in India e all’estero, risvegliando nella memoria di molti il ricordo del mortale stupro di gruppo su un autobus di una giovanestudentessaneldicembre 2012. I media online e tv hanno martellato di notizie l’opinione pubblica, mostrando alla fine anche il volto baffuto di Shiv Kumar Yadav, 32 anni, il presunto stupratore della donna mentre veniva portato intribunalesottoscorta.Sposato e padre di tre figli, per due giorni era sfuggito alla cattura ma è stato poi localizzato vicino a Mathura, a sud di New Delhi. MEDIORIENTE Falsa la foto icona dei due bambini che si abbracciano Una delle fotografie più famose del conflitto fra israelianiepalestinesi - due bambini, uno conilcopricaLo scatto po ebraico, storico l’altro con allegorico quello arabo, che si abbracciano con Gerusalemme sullo sfondo-èunfalso.Anchesel’intenzione dello scatto era puramente allegorica. In realtà, queiduebambinisonoentrambi ebrei israeliani, allora molto amicitraloroediventatinelfrattempo uomini. La foto fu infatti scattata nel 1993, a tre mesi dagli storici accordi di Oslo, dalla fotogiornalista americana Ricky Rosen con l’intento di testimoniare il significato di quell’intesa e la nuova situazione che ne poteva scaturire. «Era un ritratto simbolico - ha raccontatoalquotidianoHaaretze non ho mai supposto che fosseunafotodocumentaria».Rosen - che ha seguito il conflitto israelo-palestinese per 26 anni - ha raccontato che l’opera gli fu commissionata da «Maclean’s», un settimanale canadese, il cui art-director fu molto chiaro nella sua richiesta: un bambino in kippà e l’altro con la keffiyeh ripresi di schiena che camminano, con sfondo Gerusalemme.
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