Pagina 1 di 2 UNA DESCRIZIONE DEL SISTEMA METRICO DELLA POESIA ITALIANA Strofe, versi e sintassi Il metro e la sintassi ! Consideriamo adesso questi endecasillabi dell'Orlando Furioso : ! Dirò d'Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai né in rima: che per amor venne in furore e matto, d'uom che si saggio era stimato prima; STROFE, VERSI E SINTASSI ! Proviamo ora a collocare le cesure: ! Il ritmo: accenti e pause ! ! ! INDICE ! ! Metro e sintassi ! Figure retoriche dell'ordine sintattico ! ! ! ! ! ! ! Dirò d'Orlando / in un medesmo tratto cosa non detta / in prosa mai né in rima: che per amor / venne in furore e matto, d'uom che si saggio / era stimato prima; Notate che si decide la collocazione della cesura in ogni verso secondo un criterio sintattico: la compiutezza del sintagma, cioè dell'unità sintattica minima, più piccola della frase semplice nella sua interezza. ! Così nel verso 1 la cesura divide il verso in due parti, ciascuna portatrice di un sintagma compiuto: la prima contiene il predicato e il complemento d'argomento; la seconda il complemento di tempo. ! Parimenti nel verso 2 il primo emistichio contiene il complemento oggetto; il secondo il complemento di modo. E così via. ! Quest'ultima osservazione ci dà modo di constatare che esiste un rapporto molto stretto tra il metro e la sintassi del componimento poetico. Ferdinanda Cremascoli. Come si legge la poesia italiana? Strofe, versi e sintassi Di solito in un verso trova collocazione una frase o una parte di essa sintatticamente compiuta; in una strofa un intero periodo. ! In questi versi di Dante, sono quelli del canto in cui compare la figura d'Ulisse, potete notare che ogni unità metrica (l'emistichio, determinato dalla cesura; il verso, l'endecasillabo; la strofa, in questo caso la terzina) coincide con le unità sintattiche: • l'emistichio con il sintagma, • il verso con i sintagmi compiuti, • la strofa con la frase completa. ! Lo maggior corno / della fiamma antica cominciò a crollarsi / mormorando pur come quello / cui vento affatica; ! Ma poco dopo il poeta decide di non rispettare più tali coincidenze. Il XXVI canto dell'Inferno continua infatti così : ! indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, 90 gittò voce di fuori, e disse: «Quando mi diparti' da Circe, che sottrasse me più d'un anno là presso a Gaeta, 93 prima che sì Enea la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né 'l debito amore 96 lo qual dovea Penelopé far lieta, vincer potero dentro a me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, 99 e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna 102 picciola da la qual non fui diserto. ferdinandacremascoli.name Pagina 2 di 2 UNA DESCRIZIONE DEL SISTEMA METRICO DELLA POESIA ITALIANA Strofe, versi e sintassi Al verso 90 con l'ultima parola inizia un periodo che si conclude nella prima parte al verso 99, cioè tre terzine dopo, e prosegue con una frase coordinata sintatticamente alla precedente nei versi 100/102, cioè per un' altra terzina. ! In pratica abbiamo un periodo che si sviluppa su quattro terzine. ! Dante cioè costruisce il RITMO di questi versi, dandosi come fondamento la misura della terzina e, nello stesso tempo, travalicandola: il risultato è un discorso lucidamente emozionato: un peccatore già condannato alla pena eterna racconta come e perché ha peccato, e mentre riconosce la giustezza della punizione divina, tuttavia non sa rinnegare la nobiltà delle sue motivazioni. ! Enjabement o spezzatura ! Ma in questi versi Dante non rompe solo la coincidenza tra periodo e strofa. Egli viola anche la regola della coincidenza tra verso e sintagma. Il verso 90 termina infatti con una congiunzione temporale (Quando) che sintatticamente si ricollega ad un verbo che si trova nel verso e nella strofa successiva (mi diparti'). Lo stesso fa al verso 101(compagna // picciola): rompe il sintagma tra sostantivo e aggettivo, collocando l'uno in un verso, l'altro in quello successivo. ! E' il fenomeno questo che i trattatisti chiamano dell' enjambement o spezzatura. ! Un buon lettore sta attento alla mancanza di coincidenza della frase sintattica con la frase metrica, perché non di rado il poeta si serve di questa dissonanza proprio per comunicare qualcosa "tra le righe" al lettore. Nel caso di questi versi danteschi l'enjambement ha due funzioni: nel primo caso (Quando// mi diparti da Circe…) la mancata coincidenza tra la pausa del verso e quella sintattica rompe il tono "naturale" del discorso, forse perché il poeta vuole evidenziare anche con questo mezzo l'importanza del racconto che l'anima d'Ulisse sta per cominciare: il tono "sublime" del discorso viene dunque ottenuto, oltre che con altri mezzi, anche con la sottolineatura della distanza dal discorso naturale. Nel secondo caso (compagna // picciola) l' enjambement , proprio perché spezza innaturalmente il sintagma costituito dal sostantivo e dall' aggettivo, serve a sottolineare entrambe le parole: Ulisse ricorda forse la fedeltà dei pochi compagni che lo seguono. ! Enjambement nella cesura ! L' enjambement è un fenomeno che risulta più evidente quando è usato dal poeta a fine verso. Ma nei versi dotati di cesura, come l'endecasillabo, può comparire anche in quella posizione. Per esempio in questi versi di Leopardi, tratti da Le ricordanze: ! ……………… Fantasmi, intendo, son la gloria e l'onor; diletti e beni mero desio; non ha la vita un frutto, inutile miseria…………………… ! è interessante notare il terzo verso: in esso la cesura non coincide con la pausa sintattica, non cade infatti dopo «mero desio», ma dopo « non ha». ! mero desio; non ha / la vita un frutto, (Osservate che "desio" per sineresi è qui usata metricamente come parola di due sillabe: sicché questo è un endecasillabo a maiore tronco) ! Grazie a questa dissonanza il poeta ottiene che l'attenzione del lettore si concentri sull'assoluta negazione di senso che egli attribuisce alla vita. ! Ferdinanda Cremascoli. Come si legge la poesia italiana? Strofe, versi e sintassi ferdinandacremascoli.name
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