SESSA-09 in diocesi Appuntamenti della settimana www.diocesisessa.it ggi: Rongolise, ore 11.30: S. Messa e Cresime; Mondragone - Incaldana, ore O 19.00, S. Messa e presa di possesso nuovi parroci; SESSA AURUNCA Domenica, 08 giugno 2014 Pagina a cura dell’UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI Via XXI Luglio, 148 81037 Sessa Aurunca (Ce) Tel/fax: 0823.937167 email: [email protected] Compleanno di S. E. Mons. Antonio Napoletano, Vescovo emerito di Sessa Aurunca; Martedì 10 giugno: Cellole, ore 19.30, S. Messa e presa di possesso canonico nuovo parroco; Venerdì 13 giugno: Mondragone - San Francesco, ore 19.00, S. Messa festa patronale; Sabato 14 giugno: Sessa A. - Cattedrale, ore 19.30: S. Messa e presa di possesso nuovi parroci. LariflessionediMons.O.FrancescoPiazza «Ilcamminodiperfezioneepienezzadivita» Una santità dimanica Comunicazioni sociali. Al servizio di un’autentica cultura dell’incontro DI VALENTINO SIMONIELLO l tema del messaggio del Santo Padre per la 48° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si è celebrata quest’anno in tutto il mondo domenica 1° giugno 2014, si pone in stretta continuità con la tematica dell’anno scorso (Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione). Esso approfondisce la riflessione sul modo di essere, di vivere da cristiani nel mondo digitale, portando nel Web e nei suoi luoghi ed ambienti l’entusiasmo, il coraggio di aprire nuovi spazi di incontro e di solidarietà tra tutti e “questa è cosa buona, è un dono di Dio” (dice Papa Francesco). Ma non tutta la comunicazione aiuta ad essere vicini, a condividere, a dialogare con sincerità ed apertura di cuore. Le reti digitali sono spazi animati non da fili, ma da persone: sta a noi che le usiamo quotidianamente, renderle esperienza di vita, accettando le differenze di pensiero e di azione dei nostri eventuali interlocutori attraverso forme di dialogo, quella che viene detta "armonia nella diversità": in tal modo si favorisce “la cultura dell’incontro, che ci chiede non solo di dare, ma anche di ricevere dagli altri.” (cfr. Messaggio di Papa Francesco). A questo proposito, come afferma il Santo Padre nell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” (n.87), “sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”. Ma per far ciò, il Papa ci ricorda che dobbiamo acquisire “un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare”. Occorre, cioè, coltivare il desiderio di ascolto dell’altro e di conoscenza della sua cultura e delle sue tradizioni. Pensiamo quanto ciò sia vero, in un’epoca di grandi migrazioni di popolazioni, di singole persone che, magari, arrivano dalle “periferie del mondo” e che, quando riescono, con internet comunicano con i loro cari lontani! Non a caso nel Messaggio 2014 viene evocata la “parabola del buon samaritano, che è anche un buon comunicatore”, perché non passa oltre (il ferito a terra non è comelui…), ma è lui che si fa prossimo, che si fa simile a quell’uomo ferito; non solo, ma si carica di quel corpo e della sua dignità offesa e lo affida all’oste, che coinvolge nel dono della prossimità. Così nelle strade digitali, non basta essere connessi: possiamo incontrare e, a nostra volta, donare tenerezza, attenzione, lasciandoci coinvolgere in prima persona, perché i media non sono neutrali e non sono soltanto amplificatori del male, presente, come si sa, in qualsiasi altro ambiente di vita. Francesco lo ripete spesso: preferisce una Chiesa accidentata, una Chiesa-ospedale da campo che non una Chiesa malata di autoreferenzialità, chiede di aprire le porte anche nell’ambiente digitale, che è il nostro quotidiano negli spazi della prossimità e quindi della missionarietà. Certo, con l’icona di Gesù che si accompagna ai discepoli di Emmaus e spiega loro pacatamente le Scritture, le Chiese locali devono inserirsi con più evidenza nella rete nel “dialogo con gli uomini e le donne di oggi per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze” e riscoprire seriamente con gli interlocutori la bellezza della fede, dell’incontro con Cristo, che apre sempre alla gioia. E per questo “la nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria”. Ma il Papa nelle sua concretezza lancia anche un ulteriore appello, anzi una sfida che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova: “Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale”, il che significa che lì nella piazza, nell’agorà della rete deve essere presente in modo significativo la chiesa, l’ecclesia, per contribuire all’elaborazione del bene comune in ogni territorio. Infine, “camminare”, “osservare”, “raccontare”, lo stile che Papa Francesco con questi tre verbi indica agli operatori della comunicazione. Quindi andare in mezzo alla gente, vivere la loro vita e osservare la realtà che ci circonda: farne motivo di silenziosa riflessione prima di raccontare con lo strumento mediale a noi più consono, impegnandosì la nostra competenza, credibilità personale, capacità di ascolto, linguaggio chiaro e adeguato, ma soprattutto avendo l’attitudine a scoprire il volto dell’altro in una immediata comunicazione di prossimità. I DI ORAZIO FRANCESCO PIAZZA * ella nostra vita si delinea una santità dinamica che deve configurarsi in ognuno e nel quotidiano, in ragione della propria specifica chiamata e nella prospettiva della comune salvezza. Non si è santi per se stessi, ma pro mundi vita. «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (LG 40). Cammino di perfezione e pienezza di vita (Gv 10, 10) sono l’alveo di questo dinamismo personale e comunitario. La vita, segnata dal dinamismo teo-logale (fedesperanza-carità), si trasforma, progressivamente, in una esistenza teologica (U. Von Balthasar). Ricorda Ambrogio nel Commento al Vangelo di san Luca (5,41): «Sale la montagna chi cerca Dio, sale la cima chi implora, per la sua ascesa, l’aiuto di Dio. Tutte le anime grandi, tutte le anime elevate raggiungono la vetta (…). Non con i passi del tuo corpo, ma con le tue azioni elevate sali questa montagna. Segui Cristo, in modo che tu stesso possa divenire un monte». Non a caso la Novo Millennio Ineunte ricorda: «Primo la santità». E continua «Se il battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale». Così Gregorio Nisseno: «Solo la santità è degna d’ammirazione, e non ciò che cercano gli uomini, che esiste solo N Rappr. atistica di Gregorio Nisseno nel loro vano modo di pensare, che sembra avere in sé l’essere mentre è solo apparenza» (Tractatus I in Ps, c. 4). Pertanto, «nella lotta contro noi stessi riporteremo senza dubbio alcune vittorie, ma se spingiamo più innanzi il nostro lavoro, ci renderemo sempre più conto del compito immenso che ci resta da condurre a termine e della insufficienza irrisoria delle nostre precarie conquiste» (Certosino, La santissima Trinità e la vita soprannaturale, 44-45). Santità è dunque la misura, il punto di equilibrio, duttile e dinamico, che si concretizza nel rapporto di unione tra la nostra vita, personale e comunitaria, e la pienezza della vita trinitaria. Per un verso è purificazione, riduzione delle possibili interferenze o delle limitazioni della crescita del germe della vita battesimale; per l’altro verso è esaltazione, valorizzazione, umile e convinta, dei doni ricevuti per giungere a pienezza. Da un lato, purifica la nostra mentalità umana dalle sue incrostazioni e dalle sue complesse ragioni per conformarla al sentire di Dio (sensuscordis); dall’altro lascia fluire, attraverso un DI della tradizione ebraica e successivamente di quella cristiana. Nella religione cristiana, cade nel cinquantesimo giorno dopo Pasqua, di domenica, ed è quindi una festa mobile, dipendente dalla data della Pasqua. All’interno del gruppo dei discepoli di Gesù Cristo, seguendo quanto narrato in Atti 2,1-11, la Pentecoste ha perso il significato ebraico per designare invece la discesa dello Spirito Santo, che viene come la nuova legge donata da Dio ai suoi fedeli, e come la nascita della Chiesa cominciando dalla comunità paleocristiana di Gerusalemme (At 2,42-48). La Pentecoste è detta anche “Festa dello Spirito Santo” e conclude le festività del Tempo pasquale. Che Pentecoste sia nata nel periodo apostolico è dichiarato nel settimo frammento attribuito a Sant’Ireneo. In Tertulliano (De bapt. xix) la festa appare già ben defini- cuore purificato e disponibile, il dono di grazia della santità come fermento che trasforma la vita in tutte le sue forme. Questo percorso di perfezione personale, come meta alta della vita, inevitabilmente ha una ricaduta positiva nel rapporto con gli altri e con il mondo. La santità, come cristificazione, mentre si nutre di contemplazione del Volto, di adorazione, di lectio divina e di eucarestia, si trasforma in gesto di dedizione incondizionata e di dono. In tal modo cambia il mondo non solo umanizzandolo e aprendo varchi di speranza, ma orientandolo a quella trasformazione che, in Cristo, rende tutti «partecipi della vita divina» (CEI, Annunciare il vangelo in un mondo che cambia, 35. La santità diventa il valore aggiunto per la vita quotidiana. Nel suo dinamismo, personale e comunitario - discendente e ascendente, crea spazi di vera fraternità (cf GS 62), umanizza i rapporti, armonizza le inevitabili differenze e accorcia le possibili distanze che attraverso molte scelte contraddittorie possono essere determinate. Essa rende fiduciosi nel cuore e agili nell’azione. Mentre conforma a Dio trino ed unico, nel suo mistero di amore e di grazia, diventa opportunità di vita e traccia di speranza per ogni fratello. Ma non sono tanto gli effetti (fiducia, pace, speranza…) a motivare questo cammino, quanto la persona stessa di Dio: la santità è desiderio di Dio e immersione nella sua intimità di vita. * Vescovo ta. Il pellegrino gallico ci dà un resoconto dettagliato del modo solenne in cui veniva osservata a Gerusalemme (Peregrin. Silviæ, ed. Geyer, iv). In passato i catecumeni che non potevano essere battezzati a Pasqua venivano battezzati durante la vigilia di Pentecoste, e per questo le cerimonie del sabato vigilia di Pentecoste erano simili a quelli del Sabato santo. La festa della Pentecoste - Domenica di Pentecoste, incluso il Lunedì di Pentecoste, quale giornata festiva a tutti gli effetti civili - è festeggiata con particolare rilevanza nell’Europa centrale: Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Olanda e Lussemburgo. In tutto l’Alto Adige, compreso il capoluogo Bolzano, anche il Lunedì di Pentecoste è ufficialmente giorno festivo. Nei paesi anglosassoni è chiamata “domenica in bianco” (Whitesunday) a causa delle vesti bianche indossate da coloro che venivano battezzati durante la vigilia. Francesco Passaretti IlCuorediGesù:fontediamoreediognigrazia DI MICHELANGELO TRANCHESE el mese di giugno, la devozione cristiana, ci invita a contemplare la ricchezza e la profondità del Cuore di Cristo. Egli si presenta come compimento della promessa fatta da Dio a Israele per bocca di Ezechiele: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Cristo è il cuore nuovo di Israele alla cui scuola sono chiamati i credenti: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Giovanni N Paolo II osservava a riguardo: “Forse una sola volta, con parole sue, il Signore Gesù si è richiamato al proprio cuore. E ha messo in evidenza questo unico tratto: mitezza e umiltà. Come se volesse dire che solo con questa via vuole conquistare l’uomo; che mediante la mitezza e l’umiltà vuole essere il Re dei cuori. Tutto il mistero del suo regnare si è espresso in queste parole. La mitezza e l’umiltà coprono in un certo senso tutta la ricchezza del Cuore del Redentore, di cui ha scritto San Paolo agli Efesini (3,18-19). Ma anche quella mitezza e umiltà lo svelano pienamente, e meglio ci permettono di conoscerlo e di accettarlo; lo fanno oggetto di ammirazione suprema”. Tutto il Vangelo rivela la bontà misericordiosa e la carità immensa del Cuore di Gesù verso tutte le persone: bambini, malati, poveri, peccatori. Alcuni brani aiutano in particolare a leggere il mistero del cuore. San Giovanni ci ricorda che quello di Gesù è un cuore trafitto. La liturgia legge in profondità tale realtà affermando: “Innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti, donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza”. Al costato aperto del Crocifisso si ricollega l’invito dell’acqua viva: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me” (Gv 7, 37-38). Papa Benedetto nota al riguardo che l’uomo può diventare sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva. Ma per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di AMALIA VINGIONE l ciclo di conferenze del Centro studi Tommaso Moro si è concluso, lo scorso 31 maggio, con un focus di due giorni sul tema dell’immigrazione. Nel suo saluto conclusivo, Sua Ecc.za Mons. Piazza ha dichiarato: «Un percorso sicuramente molto costruttivo quello del Centro Studi Tommaso Moro, che termina con una tematica di assoluta importanza. Necessario è il nostro impegno in un territorio nel quale quando sembra stia per manifestarsi la primavera, giunge improvviso un temporale invernale. Guardando voi vedo la speranza, la possibilità di raccogliere le energie e, senza mai stancarsi, dare il meglio per mettere in piedi un cammino concreto e costruttivo. Tre sono le tracce di lavoro indicate e ribadite dal Santo Padre durante l’ultima Conferenza Episcopale: innanzitutto bisogna intraprendere percorsi educativi per e con la famiglia, in secondo luogo rivolgere attenzione al lavoro e all’economia, mentre il terzo livello di impegno deve essere rivolto proprio agli aspetti legati all’immigrazione. Non possiamo pensare che il nostro territorio possa considerare ridotta solo ad una sacca limitata la questione dell’immigrazione, poiché essa è abbastanza diffusa nel territorio diocesano. Il nostro dovere come società civile e come Chiesa è quello di consentire non solo l’accoglienza, ma possibilmente l’integrazione che rispetti la dignità della persona e, al tempo stesso, trasformi i problemi in risorsa prima di tutto umana per l’utilità territoriale e sociale. La nostra diocesi si sta già muovendo su questioni di questo genere, attraverso questa prima formazione ed analisi di tematiche a cui seguiranno altri progetti formativi e concreti». Nella due giorni sono intervenuti il Prof. Angelo Zotti, docente di Sociologia generale presso la Seconda Università di Napoli, e il Prefetto Stefano Sanfilippo, i quali hanno focalizzato i loro interventi su aspetti teorici e pratici. Il prof. Zotti, con la sua analisi sociologica, ha parlato di come si è sviluppato nel tempo e a cosa è dovuto il concetto di diversità tra gli individui e tra i grandi gruppi umani, a cui questi individui appartengono e da cui scaturisce il comportamento razzista. Dallo sviluppo del concetto di comunità, di etnia e gruppo sociale si è giunti così al tema della formazione del concetto di stereotipo, che induce l’individuo a vedere l’altro come diverso da sé. L’analisi statistica e l’individuazione delle criticità e delle emergenze è stata affidata al dr. Sanfilippo, il quale - dopo una scrupolosa osservazione della realtà italiana e delle maggiori attività delittuose - ha parlato della sicurezza sociale, la quale quando va a incrociarsi con soggetti provenienti da paesi stranieri andrebbe arginata non con la sola immediata accoglienza, ma attraverso l’attuazione concreta e seria di progetti di integrazione che non ledano la dignità dello straniero, favorendo una serena convivenza e interazione tra culture e popoli. Al termine degli incontri don Osvaldo Morelli, insieme all’intero coordinamento, ha consegnato agli studenti gli attestati di partecipazione, dando appuntamento al prossimo ciclo di studi, il cui inizio è previsto per il prossimo autunno. I La solennità di Pentecoste, il dono dello Spirito entecoste, dal greco antico heméra (pentekostè)), cioè "cinP quantesimo" (giorno), è una festa Incontro di formazione Dio. L’attenzione non deve fermarsi solo alla Passione, coma talora può essere accaduto: il mistero del Cuore di Cristo coinvolge la risurrezione e il dono dello Spirito Santo. Nel cenacolo Cristo risorto porta il grande annuncio della misericordia divina, ne affida agli apostoli il ministero, addita le ferite della Passione, tra le quali la ferita del cuore. A Tommaso Gesù dirà: “Stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo ma credente!”. E ognuno può rispondere con fede: “mio Signore e mio Dio!”. ?
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