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Il vero problema dell’Europa è
l’Italia?
di Matt O'Brien - Washington Post
Da quando esiste l'euro l'Italia è cresciuta persino meno della Grecia, scrive il Washington Post, e il suo debito è troppo grande per essere ignorato 17 febbraio 2015
Nel lungo periodo siamo tutti morti, come si dice, ma se fai parte dell’eurozona che differenza fa?
Potresti già essere morto. Sembra quasi impossibile, infatti, ma l’Italia è cresciuta appena del 4 per
cento – in totale – da quando l’euro fu creato 16 anni fa. Peggio della Grecia.
In Europa non ci sono solo cattive notizie. La Germania è cresciuta oltre le attese a un ritmo del 2,8 per
cento annuo nel quarto trimestre del 2014, così come la Spagna. Persino il Portogallo è cresciuto del 2
per cento. Simili risultati hanno permesso all’eurozona di crescere nel complesso a un ritmo da almenonon-siamo-in-recessione dell’1,2 per cento. Questi barlumi di buone notizie, tuttavia, sono quello che
sono: barlumi. Le recenti proteste della Grecia contro l’austerità hanno spaventato a tal punto le sue
banche e attività economiche che la nascente ripresa si è trasformata in una contrazione dello 0,8 per
cento. L’economia italiana non si è contratta ma non è neppure cresciuta.
La situazione non migliora se si adotta un punto di vista più ampio. Il Portogallo, come si vede nel
grafico, è cresciuto solo del 7,2 per cento in 16 anni; la Grecia un po’ più del 4 per cento e l’Italia
esattamente del 4 per cento. Cos’è andato storto? Tutto. Queste nazioni hanno difficoltà a sostenere le
attività economiche e la domanda interna. Il primo problema si traduce nelle difficoltà che s’incontrano
ad avviare un’attività economica, a espanderla assumendo o a ridurla licenziando: questo rende le
economie di questi paesi sclerotiche persino nei periodi di crescita, mentre le condanna in tempi di
recessione.
Questa recessione, però, è stata peggiore di quanto avrebbe dovuto, perché la BCE ha rifiutato di fare il
proprio lavoro e mantenere l’inflazione vicina al 2 per cento. Anzi, ha peggiorato la situazione alzando i
tassi d’interesse due volte nel 2011 per contrastare quella che era più che altro un’inflazione “fantasma”.
Non ha neppure aiutato che questi paesi abbiano dovuto provare ad abbattere il proprio debito pubblico
tutti nello stesso momento. Il risultato è stato una nuova recessione, che li ha riportati allo stato in cui si
trovavano all’avvento dell’euro. E che ha ulteriormente peggiorato la situazione del loro debito.
Il problema vero in questo contesto, però, è l’Italia. Grecia e Portogallo hanno un debito alto e sono stati
salvati da prestiti internazionali, ma almeno stanno ricominciando a crescere e sono abbastanza piccoli
da permettere all’Europa di ritardare le pretese nei loro confronti verso un domani che concretamente
potrebbe non arrivare mai. L’Italia, invece, non si sta riprendendo: e i suoi debiti sono troppo grandi
per poter essere ignorati. Perché le cose vadano meglio l’Italia dovrebbe innanzitutto cominciare a
crescere più dello 0,25 per cento annuo. Il punto è: i suoi cittadini rinunceranno all’idea che questa
crescita possa avvenire all’interno dell’euro? Se lo facessero, qualcuno potrebbe biasimarli?
©Washington Post – 2015