intervista a - Istituto Superiore Statale Leardi

LA RESISTENZA NEL RICORDO DEI CASALESI
Incontro con Rosetta Santambrogio e il ricordo della Banda Tom
Approfondendo i temi trattati in questi giorni nel corso del meeting internazionale del
Progetto Erasmus Plus, e i vari incontri tenuti nell’aula magna dell’Istituto Superiore Statale
“Leardi” con il professor Mauro Bonelli riguardanti la Resistenza dei partigiani durante la
Seconda Guerra Mondiale, giovedì 19 febbraio, insieme al rappresentante d’Istituto Luca
Annaratone abbiamo intervistato la signora Rosetta Santambrogio, per diversi anni presidente del
Comitato Unitario Antifascista di Casale Monferrato, ma soprattutto sorella di Luigi
Santambrogio, uno dei tredici ragazzi appartenenti alla Banda Tom che furono fucilati dai
nazifascisti alla Cittadella di Casale Monferrato nel gennaio del 1945.
Accompagnati dalle professoresse Franca Ameli e Maria Laura Franchi, ci siamo
recati a casa della signora Santambrogio. Abbiamo intervistato, filmato, ma soprattutto ascoltato
con grande interesse e ammirazione la signora Rosetta, che ha narrato a noi giovani intervistatrici la
storia della “sua Resistenza e della Banda Tom”.
“Mio fratello è entrato nella banda che aveva solo 17 anni” - racconta Rosetta - . “È
fuggito e si è unito ai partigiani per lottare per la nostra libertà”. E così ci parla con un misto di
entusiasmo e malinconia e, a tratti, di dolore ancora intenso e tangibile, di come suo fratello sia
entrato nella banda, di come lei e la sua famiglia, pur temendo per la sorte del loro caro, abbiano
rispettato fino in fondo la sua scelta, e poi, facendo trapelare rancore e rabbia dal cuore, ci ha
descritto le ore drammatiche di settant’anni fa quando i ragazzi della Banda Tom furono
imprigionati, torturati in una fredda domenica di gennaio, quando i giovani partigiani vennero fatti
sfilare nella neve e nel ghiaccio senza scarpe per poi venire i fucilati il successivo lunedì mattina,
mentre la famiglia di Luigi cercava disperatamente di sapere qualcosa sulla sorte del figlio e
fratello.
“Ci vennero a dire che li avevano presi ma noi non potemmo andare a vedere perché era
scattato il coprifuoco e ci avrebbero sparato” - racconta ancora Rosetta - . “Quando provammo a
fare qualcosa, a chiedere aiuto a qualcuno, era già troppo tardi. Mi dissero che erano stati
risparmiati i più giovani, così mi recai alla Cittadella, sperando per mio fratello. Ma quando
arrivai lo trovai morto, steso sopra il corpo di un altro ragazzo. Mi dissero addirittura che non
avremmo potuto prenderci la salma e che era già molto se non avevano buttato i corpi di «quei
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senza Dio» nel Po. Dopo questo, non so come feci a tornare a casa. Seppellirono tutti i ragazzi in
un cimitero comunale e non ci permisero nemmeno di portar loro un fiore”. Solo diversi mesi dopo
la fine della guerra i corpi di Luigi e degli altri ragazzi della Banda Tom verranno restituiti alle
famiglie. Di fronte a tanta cattiveria e malvagità, né Rosetta né i suoi genitori hanno mai perdonato
gli uomini che contribuirono alla morte di tanti giovani.
La signora Rosetta ci mostra le foto di suo fratello, della Banda, dei vari cortei svolti
durante gli anniversari dell’eccidio della Banda Tom (lei sempre in prima fila); ci mostra poi la
lettera inviata allo scrittore Giampaolo Pansa (in cui smentisce le affermazioni dello stesso scrittore
sulla Resistenza) e i documenti di tutti i processi a cui lei ha partecipato, perché lei non ha mai
smesso di lottare per ottenere quella tanto agognata giustizia che ancora oggi, dopo 70 anni, sembra
ancora lontana. Ci concede poi qualche foto insieme e infine ci congediamo. La speranza è quella
che la sua storia, quella di suo fratello, della Banda Tom e della Resistenza in generale, vengano
conosciute e ricordate e siano un monito, un invito a non arrendersi mai per tutte quelle persone
che, come lei, cercano giustizia. Quelle atrocità non devono essere dimenticate, ma devono
contribuire a rendere ben presente, soprattutto in noi giovani che il “sacrificio” dei nostri
predecessori deve essere un esempio per noi e per il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
Fabiana Bonfante e Martina Ombra
Classe 3ªB Commerciale
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