La società del benessere e il Sessantotto I “gloriosi trenta”. Gli economisti hanno definito “gloriosi trenta” gli anni che vanno dal 1945 al 1975, perché in quel periodo l’economia mondiale crebbe rapidamente. I “miracoli” economici più significativi furono quelli della Germania dell’Ovest, dell’Italia e del Giappone, paesi che, pur essendo usciti distrutti dalla seconda guerra mondiale conobbero un vero boom economico anche grazie agli aiuti del piano Marshall. Le nuove tecnologie e il consumismo. Le innovazioni tecnologiche e l’invenzione di nuovi materiali poco costosi (come la plastica o il plexiglass) consentirono un forte aumento della produzione industriale e la diffusione di beni di consumo a prezzi bassi. I paesi industrializzati erano ormai in grado di immettere nel mercato una quantità enorme di prodotti. Per evitare la crisi di sovrapproduzione (che si ha quando il sistema industriale produce più di quanto il mercato è in grado di assorbire) fu quindi stimolato in ogni modo il consumismo: un sistema economico in cui è fondamentale che i consumatori acquistino continuamente beni non necessari, superflui, o cambino con la maggior frequenza possibile i beni che utilizzano. Il welfare state. Nel secondo dopoguerra si afferma un modello di stato (welfare state o stato sociale) che assicura a tutti i cittadini, gratuitamente, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la pensione di vecchiaia e vari tipi di sostegno economico in caso di malattia o disoccupazione. Lo stato sociale si rivelò uno strumento indispensabile per mantenere un sistema economico consumista: non dovendo più spendere per i servizi essenziali (cioè per curarsi, per studiare ecc.), che erano gratuiti, anche i cittadini con un reddito basso erano in grado di acquistare prodotti non di prima necessità. Un altro elemento che spinse verso il welfare state fu la propaganda dei paesi comunisti, che sostenevano di avere cancellato la disoccupazione e la miseria e di offrire a tutti i servizi gratuitamente. I governi occidentali sentirono il bisogno di non essere da meno. Il Sessantotto. Mentre il mondo era nel pieno dello sviluppo economico e dell’affermazione del consumismo, nacquero una serie di movimenti di protesta giovanili, noti complessivamente come il Sessantotto (perché il 1968 fu l’anno più caldo della contestazione). La contestazione giovanile prendeva di mira molti aspetti della società del benessere. I giovani chiedevano una maggiore libertà culturale e di costumi, condannavano la guerra, rifiutavano il consumismo e sognavano un mondo senza disuguaglianze sociali e discriminazioni razziali. La canzone Blowin’ in the Wind di Bob Dylan divenne il manifesto della protesta. La contestazione iniziò nel 1964 negli USA, quando gli studenti occuparono il campus universitario di Barkley, in California, protestando contro la guerra in Vietnam e criticando gli Stati Uniti perché ovunque, nel mondo, soffocavano le speranze di cambiamento dei giovani. Queste proteste furono raccolte e continuate in Europa da studenti e intellettuali, uniti agli operai in nome del marxismo. Tuttavia, anche se i giovani contestatori erano spesso marxisti, l’URSS comunista riscuoteva ben poca simpatia da parte loro, perché era considerata uno stato oppressivo; nell’estate del 1968 inoltre l’URSS mostrò al mondo la sua brutalità reprimendo con i carri armati la cosiddetta “primavera di Praga”, un tentativo di riformare la Cecoslovacchia e di introdurre in quel paese un socialismo dal volto umano. I riferimenti politici principali dei sessantottini erano Mao Zedong, Fidel Castro e Che Guevara. Alcuni gruppi, ad esempio gli hippy o “figli dei fiori”, non avevano una precisa ideologia politica, rifiutavano però in modo radicale i modelli di vita borghese, preferendo comportamenti trasgressivi come l’uso delle droghe e il libero amore. Il filosofo più letto e apprezzato dai giovani contestatori fu certamente Herbert Marcuse. 1 La società del benessere e il Sessantotto Nel suo saggio intitolato L’uomo a una dimensione, Marcuse criticò aspramente la società dei consumi, cioè il mondo occidentale del benessere, perché appiattiva l’uomo ad una sola dimensione: lavorare per produrre e consumare. Woodstock. Evento simbolo di tutta la cultura della contestazione fu il festival di Woodstock, tenutosi tra il 15 e il 17 agosto del 1969. Mezzo milione di persone si incontrarono in questo grande raduno di musica rock per ascoltare Joe Cocker, Jimi Hendrix, Carlo Santana, e per vivere gli ideali dei “figli dei fiori” (pace e amore). Hippy a Woodstock L’autunno caldo in Italia. In Italia il movimento giovanile del Sessantotto si intrecciò con le manifestazioni degli operai, che in quello stesso periodo cominciarono a chiedere con forza salari migliori e una riduzione dell’orario di lavoro. La protesta operaia raggiunse il suo culmine nell’autunno del 1969 (autunno caldo). Decine di stabilimenti furono occupati e si verificò una massiccia ondata di scioperi. In seguito a quelle manifestazioni gli operai ottennero la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore. 2
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