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n. 058 - Giovedì 19 Marzo 2015
X Rapporto ISPRA sulla qualità dell’ambiente urbano: suolo e
territorio
Il consumo di suolo, gli effetti sull'ambiente, i processi di trasformazione del territorio urbano, gli strumenti di
pianificazione presentati in uno dei più ampi capitoli del Rapporto
Il X Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, pubblicato da ISPRA e realizzato col contributo del
Sistema agenziale, insieme ad ANCI, ISTAT, ACI e anche Regioni, Corpo Forestale dello Stato, Province e
Comuni, fornisce un quadro di riferimento della situazione ambientale di 73 città (tutti i capoluoghi di Provincia
con più di 50.000 abitanti e tutti i capoluoghi di Regione) rappresentative del territorio nazionale.
Tra i numerosi argomenti trattati, come ad esempio i fattori sociali ed economici, il verde urbano, i rifiuti, la
qualità dell’aria, gli agenti fisici, la mobilità, le acque reflue e molto altro, vogliamo soffermarci su “Suolo e
territorio”, tema preso in esame nel secondo capitolo del Rapporto.
Questo tema viene trattato in maniera molto articolata, tenendo sempre conto del fatto che il suolo è una
risorsa sostanzialmente non rinnovabile.
Particolarmente significativo il paragrafo dedicato a “Il consumo di suolo”, che apre sottolineando il ruolo
fondamentale di questa risorsa nella nostra vita: “Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; è un
elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e come riserva
di patrimonio genetico (…). Sulla risorsa suolo si basa la produzione del 95% dell’alimentazione umana (…)”
Scarse sono invece la consapevolezza e l’attenzione riservata alla sua salvaguardia: i processi insediativi sono infatti causa di
impermeabilizzazione, consumo, erosione e di altri danni che tolgono progressivamente al suolo le sue fondamentali funzioni.
L’impermeabilizzazione del suolo, cioè la copertura di una superficie con materiale impermeabile artificiale (edifici, infrastrutture per il
trasporto, pavimentazioni in generale, discariche ecc….) è la forma più evidente e irreversibile di consumo di suolo, e di conseguenza
di degrado ambientale. Gli effetti negativi consistono, tra l’altro, nella perdita della biodiversità e nella riduzione della mitigazione
naturale delle alluvioni da parte del territorio; l’impermeabilizzazione contribuisce, inoltre, all’effetto conosciuto come “isola del calore
urbano”, causato dall’aumento delle superfici riflettenti la radiazione solare e dalla riduzione della vegetazione, a discapito dell’effetto
benefico di quest’ultima sulla qualità dell’aria.
Nel corso di questi ultimi anni i problemi legati al consumo di suolo hanno cominciato a interessare le istituzioni europee che, con la
Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, si sono impegnate ad arrivare ad azzerare il consumo
di suolo entro il 2050; inoltre, la Commissione Europea ha pubblicato le Linee guida sul soil sealing, mentre il VII Programma di
azione ambientale ha rafforzato gli obiettivi posti dalla Commissione Europea.
In Italia il 30% del totale delle aree sono coperte da edifici, il 47% dalle infrastrutture
di trasporto.
Le più alte percentuali di suolo consumato rispetto all’area comunale generalmente si
riscontrano a Nord, ma le due città che superano il 60% sono Milano e Napoli.
Per la Toscana si fa notare che Arezzo rientra tra quei casi di comuni con
un’estensione territoriale ampia, con un’area urbanizzata molto estesa, a cui
corrispondono percentuali di suolo consumato basse.
Da un estratto dalla tabella “Consumo di suolo nelle aree urbane: stima della
percentuale di suolo consumato sul totale dell’area comunale” si possono osservare
le percentuali relative alle città toscane prese in esame nel X Rapporto.
Andando avanti nella lettura, il capitolo affronta, nel paragrafo “Forme di urbanizzazione e tipologia insediativa”, le modalità di
espansione urbana, mentre due ampi box, “Citizen science/applicativo per il consumo di suolo” e “Consumo di suolo proposta di una rete di monitoraggio comunale estesa: l’esempio di Bari”, portano esempi di misure nei confronti del
consumo di suolo.
Ancora, nel paragrafo “Strumenti urbanistici di ultima generazione: l’apporto della Valutazione Ambientale Strategica alla
tematica del consumo di suolo” si descrive il rapporto con gli strumenti di pianificazione, con riferimenti specifici all’applicazione
della VAS (Valutazione ambientale strategica) e all’esperienza di due città-campione, Varese e Sassari, mentre le risultanze
ambientali della valutazione ISPRA in ambito VAS sono descritte nel paragrafo “Programma Operativo Nazionale Città
Metropolitane 2014-2020”.
Interessante il box dedicato agli “Effetti delle ceneri vulcaniche dell’Etna”, che sottolinea come salute pubblica, trasporto aereo,
circolazione su strada, funzionamento della rete di smaltimento delle acque meteoriche, tenuta dei tetti e delle coperture siano
questioni direttamente o meno legate alla diffusione in atmosfera e ricaduta di ceneri e lapilli prodotti dai vulcani.
Le attività di estrazione dei minerali, come evidenziato nel paragrafo “Attività estrattive di minerali solidi nell’intorno urbano”,
sono individuate come causa di degrado ambientale e fattore di grave pressione sulla risorsa suolo, con forti ripercussioni sul
consumo di risorse non rinnovabili, possibilità di alterazioni idrogeologiche e idrografiche e molti altri problemi legati, in particolare,
alle operazioni di scavo.
I due box successivi, “La perimetrazione delle aree urbane” e “I suoli nell’ambiente urbano” illustrano, rispettivamente, un
progetto per migliorare la qualità della rappresentazione dei fenomeni ambientali negli ambienti urbani e una visione del suolo come
punto fondamentale nei modelli di sostenibilità dell’ambiente costruito.
Il paragrafo “Pericolosità da fagliazione superficiale in aree urbane”
ci ricorda che l’urbanizzazione ha interessato anche aree caratterizzate da
un alto numero di faglie capaci, di fratture della crosta terrestre, cioè,
potenzialmente in grado di produrre rotture o deformazioni significative
sulla superficie del terreno o in prossimità di essa.
Un altro rischio a cui sono sottoposte le aree urbane, in particolare quelle
più densamente abitate, è rappresentato dal pericolo di frane, come
spiegato nel paragrafo “Frane nelle aree urbane”, nel quale vengono
proposte anche alcune soluzioni a questo problema: opere per il
consolidamento di pendii instabili, piani di protezione civile, sistemi di
allertamento, pianificazione e regolamentazione. Ma l’urbanizzazione e
l’uso del suolo contribuiscono anche a fenomeni di dissesto idraulico,
come descritto in “Eventi alluvionali in ambiente urbano”: in
particolare, il paragrafo riporta gli eventi verificatisi nel 2013 nei comuni di
Vicenza, Rimini, Siracusa, La Spezia, Olbia, Catanzaro, Pescara.
Il capitolo si chiude con un paragrafo dedicato alla cartografia geologica
di Benevento, L’Aquila e Viterbo.
Direttore responsabile: Marco Talluri
Autorizzazione del tribunale di Firenze: n. 5396 del 14 febbraio 2005
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