Vai alla newsletter

Centro Studi
Osservatorio Territorio e Aree Urbane
Politiche territoriali Newsletter n. 14/2014
a cura di Giuliana Giovannelli e Alessandra Graziani
Sommario:
News dai territori:
Regione Emilia Romagna:
Regione Lombardia:
News nazionali:
Politiche territoriali:
Beni culturali:
Rapporti e studi:
Eventi:
Alluvione Emilia, ok dal Senato ai 210 milioni per messa in sicurezza;
Consumo di suolo, progetto di legge dalla Giunta
Verso testo condiviso sulla legge sul consumo di suolo
Rischio sismico, stanziati 195,6 milioni di euro per la prevenzione. In Gazzetta
l’annualità 2013 per microzonazione e miglioramento sismico degli edifici
Firmato accordo per il Fondo Immobiliare dei Borghi più belli d'Italia
Smartcity in Asia, mercato da 11,3 miliardi di dollari nel 2023;
Da Legambiente la mappa delle prime 101 piccole e medie opere incompiute utili al
territorio e ai cittadini
Smart Cities, quasi 30 MLD all'Italia tra il 2014 e il 2020. A Vicari (MISE) la delega
News dai territori:
Regione Emilia Romagna: Alluvione, ok dal Senato ai 210 milioni per messa in sicurezza
27/06/2014. Convertito in legge il decreto che definisce le misure in favore delle popolazioni del modenese e
bolognese colpite da sisma ed alluvioni
Via libera nell'aula del Senato alla conversione in legge del decreto che mette nero su bianco le misure in favore delle
popolazioni della Regione Emilia Romagna colpite dal terremoto e dalle successive alluvioni.
Il provvedimento contribuisce alla destinazione di 210 milioni totali per le annualità corrispondenti al 2014 e 2015 in
relazione ai danni subiti nelle province di Modena e Bologna, colpite dalla alluvione del 17 e il 19 gennaio 2014 e dalla
tromba d’aria del 3 maggio 2013.
La mole complessiva delle risorse stanziate contribuirà a realizzare la messa in sicurezza idraulica dei territori
alluvionati e ripristinare le preesistenti condizioni di vita e lavoro.
Per ulteriori informazioni sul percorso di ricostruzione nella Regione Emilia leggi l'articolo Sisma Emilia: la ricostruzione
procede di buon passo.
Il presidente di Regione e commissario delegato per la ricostruzione Vasco Errani ha espresso soddisfazione,
affermando: "Con la definitiva conversione in legge ora abbiamo tutti gli strumenti e le risorse per consentire la
ripartenza di quei territori che, dopo il dramma del sisma, si sono trovati a dover fronteggiare i danni causati
dall'alluvione e le trombe d'aria. È un atto importante e atteso, frutto del lavoro fatto insieme da Regione, enti locali,
Governo e parlamentari. Ora continueremo a lavorare, d’intesa con i Comuni, per le esigenze del territorio a partire dal
riconoscimento della fiscalità di vantaggio già oggetto, per altro, di un ordine del giorno presentato al Governo dai
parlamentari".
Il provvedimento è stato concretamente stilato lo scorso aprile: leggi tutti i particolari degli interventi preventivati
nell'articolo Alluvione Emilia, ecco i 210 milioni stanziati dal Governo.
Numerosi sono i Comuni interessati dallo stanziamento e dai lavori: ulteriori passi in avanti verso la ricostruzione e la
messa in sicurezza del territorio emiliano.
Fonte: sito internet edilizia e urbanistica
Regione Emilia Romagna: Consumo di suolo, progetto di legge dalla Giunta
19/06/2014. La Giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha dato il via libera al progetto di legge regionale “Riduzione del
consumo di suolo, riuso del suolo edificato e tutela delle aree agricole”, inviato all'Assemblea legislativa regionale per
l'approvazione.
Già con la legge n. 20 del 2000, la Regione Emilia Romagna ha previsto una progressiva riduzione del consumo di
suolo, introducendolo all’art. 2, comma 2, lett. f), tra gli obiettivi generali della pianificazione territoriale e urbanistica:
il consumo di nuovo territorio è possibile soltanto quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei
tessuti insediativi esistenti ovvero della loro riorganizzazione e riqualificazione.
Centro Studi
Inoltre, con la modifica apportata dalla Legge regionale n. 6 del 2009, all’art. 26 della citata L. R. n. 20 del 2000, e in
particolare al comma 2, lett. e) dell’articolo stesso, è stato previsto, tra i compiti del PTCP, quello di definire i bilanci
delle risorse territoriali e ambientali, i criteri e le soglie del loro uso, stabilendo per il territorio di competenza le
condizioni e i limiti del consumo di territorio non urbanizzato nell’osservanza dell’obiettivo generale di riduzione del
consumo di suolo.
Ora il nuovo progetto di legge, elaborato dal Servizio regionale Pianificazione urbanistica, paesaggio e uso sostenibile
del territorio e dal Servizio regionale Territorio rurale ed attività faunistico-venatorie, che prende atto delle recenti
indicazioni dell'Unione Europea sul tema della riduzione del consumo di suolo, e tiene conto dei dati preoccupanti del
settore agricolo in Emilia-Romagna, con la diminuzione delle aziende agricole attive, il calo della superficie agricola
utilizzata (SAU) e di conseguenza delle giornate lavoro.
Un unico articolo
Il progetto di legge è composto da un unico articolo suddiviso in nove commi. Al comma 1, spiega la relazione
illustrativa, la Regione Emilia Romagna dichiara di assumere gli obiettivi indicati dalla Unione Europea in merito al
traguardo del consumo di suolo pari a zero entro il 2050, agendo in coerenza degli articoli 9, 44, 117 della Costituzione
italiana e degli articoli 11 e 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. In particolare, la Regione si
impegna a perseguire la valorizzazione e la tutela del suolo, in relazione alle superfici agricole e alle aree sottoposte a
tutela paesaggistica, con l’obiettivo di promuovere e tutelare l'attività agricola, il paesaggio e l'ambiente mediante la
riduzione del consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile da tutelare. Infatti, come sottolineato
dall’Unione Europea, la riduzione del consumo di suolo è funzionale a garantire servizi ecosistemici anche per la
prevenzione e la mitigazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico.
Il comma 2 definisce i termini fondamentali, utilizzati all’interno della legge, che precisano l’ambito di applicazione
della legge stessa. In particolare determina cosa debba intendersi per «superficie agricola», «consumo di suolo» e
«rigenerazione urbana».
Il comma 3 stabilisce che il riuso e la rigenerazione urbana costituiscono gli obiettivi prioritari e fondamentali del
governo del territorio. Pertanto, dall’entrata in vigore della legge i piani territoriali e urbanistici non potranno avere
previsioni che comportino consumo di ulteriore suolo agricolo, ferma restando la possibilità di realizzare opere
pubbliche e di interesse pubblico. Qualora l’Amministrazione comunale ritenesse comunque di procedere allo
sfruttamento di nuovi suoli agricoli invece che percorrere la strada del riuso o alla rigenerazione di aree già
urbanizzate, dovrà motivare e documentare all’interno della Valsat ovvero della Vas tale necessità, assicurando in ogni
caso il minor impatto e consumo di suolo possibile.
Con il comma 4, la Regione si impegna a porre in essere politiche regionali di trasformazione del territorio che,
attraverso la riduzione del consumo di suolo, perseguano oltre che la tutela dell’ambiente, del paesaggio, della
sicurezza territoriale e il contrasto dei processi di degrado del suolo, soprattutto la tutela e la valorizzazione
dell’attività agricola sostenibile, anche al fine di assicurare la sicurezza alimentare e la tipicità agroalimentare.
Il comma 5 stabilisce che gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica hanno il compito di definire e
coordinare le politiche di sviluppo territoriale sostenibile, di riduzione del consumo del suolo e di tutela e valorizzazione
del paesaggio, e che tali politiche dovranno essere assicurate dalla pianificazione urbanistica comunale nel territorio di
riferimento. In tal senso, lo stesso comma 5 indica gli obiettivi che devono essere assunti dagli interventi strutturali e
infrastrutturali già oggi previsti dai programmi regionali e locali di intervento.
Il comma 6 impone agli Enti territoriali di applicare i principi così fissati a tutti i procedimenti di rinnovo o di variante
degli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica, ora vigenti, per i quali, in data successiva all’entrata in
vigore della legge stessa, verrà avviato l’iter di approvazione.
Il comma 7 istituisce, presso l'Osservatorio del Territorio regionale, il Sistema informativo della pianificazione, con il
compito di indagare la quota di superficie agricola esistente e di monitorare il consumo di suolo in Regione. I criteri, le
specifiche tecniche, le modalità e i termini per la corretta trasmissione da parte dei Comuni dei dati necessari al
monitoraggio saranno oggetto di uno specifico provvedimento regionale da emanare entro 90 giorni. Il completamento
del Sistema informativo della pianificazione deve concludersi entro tre anni dall'entrata in vigore della legge.
Il comma 8 vieta gli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia sulle superfici agricole, non funzionali all’attività
agricola, fino alla trasmissione dei dati necessari al monitoraggio di cui al comma 7, mentre potranno essere
comunque realizzati gli interventi di opere pubbliche e di interesse pubblico e le previsioni degli strumenti urbanistici
che hanno già prodotto effetti conformativi sulla proprietà, già vigenti alla data di entrata in vigore della legge
regionale. In applicazione dell’art. 28 della legge regionale n. 20 del 2000, la sospensione non si applica alle previsioni
insediative dei PSC, in quanto “non attribuisce in nessun caso potestà edificatoria alle aree né conferisce alle stesse
una potenzialità edificatoria subordinata all'approvazione del POC ed ha efficacia conformativa del diritto di proprietà
limitatamente all'apposizione dei vincoli e condizioni non aventi natura espropriativa, di cui all'articolo 6, commi 1 e 2”.
Il comma 9, infine, impegna la Giunta regionale a presentare ogni tre anni, sulla base degli esiti del monitoraggio di
cui all’art. 7, il rapporto sullo stato del consumo di suolo in Regione.
Fonte: sito internet casa e clima
Regione Lombardia: Verso testo condiviso sulla legge sul consumo di suolo
2/07/2014. Passi in avanti in Lombardia sulla proposta di legge contro il consumo di suolo. Incontrando i giornalisti a
margine del Consiglio regionale, il presidente della Regione Roberto Maroni ha detto che “con i capigruppo di
maggioranza abbiamo risolto anche la questione della legge sul consumo del suolo: c'erano tre nodi da risolvere, che
abbiamo affrontato oggi e penso abbiamo risolto”.
Centro Studi
“Ora – ha aggiunto il governatore della Lombardia - l'impegno è quello di trovare la condivisione su un testo condiviso
da tutti e anche su questo c'è l'impegno di tutti, per cui anche su questo abbiamo fatto un passo avanti decisivo”.
Ricordiamo che il 14 febbraio scorso la Giunta regionale ha approvato un progetto di legge regionale per la riduzione
del consumo di suolo e il riuso del suolo edificato. Il provvedimento prevede di privilegiare il riuso di aree e strutture
dismesse, degradate o sottoutilizzate, in modo da salvaguardare le zone ancora non urbanizzate. Dunque utilizzo del
suolo non edificato solo in mancanza di alternative, nei limiti stabiliti dal Piano territoriale regionale e a fronte di
compensazioni ecologiche preventive.
Il progetto di legge prevede inoltre incentivi per la rigenerazione urbana e misure di semplificazione e incentivazione
per il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Fonte: sito internet casa e clima
News nazionali:
Politiche territoriali: Rischio sismico, stanziati 195,6 milioni di euro per la prevenzione. In Gazzetta l’annualità 2013
per microzonazione e miglioramento sismico degli edifici
27/06/2014 - È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’Opcm 171/2014 della Protezione Civile che stanzia 195,6 milioni
di euro per il 2013 per interventi di prevenzione del rischio sismico.
Il provvedimento assegna le risorse relative al 2013 del “Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico”,
avviato con la Legge 77/2009 dopo il terremoto in Abruzzo del 2009, che prevede lo stanziamento di 965 milioni di
euro in 7 anni per realizzare interventi di mitigazione del rischio sismico sul territorio nazionale.
La nuova Ordinanza segue le precedenti (Ordinanza 52/2013 per il 2012, Opcm 4007/2012 per il 2011, Opcm
3907/2010 per il 2010) e regola le modalità di finanziamento degli interventi: studi di microzonazione sismica,
interventi sull’edilizia privata, sulle strutture e infrastrutture cittadine di particolare importanza per i piani di protezione
civile, limitando gli interventi alle zone a più elevata pericolosità sismica e alle strutture più vulnerabili.
I 195,6 milioni di euro stanziati per il 2013 sono ripartiti tra le Regioni, in modo proporzionale al rischio sismico
dell’ambito territoriale, per:
a) studi di microzonazione sismica (16 milioni di euro);
b) interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, demolizione e ricostruzione di edifici
ed opere pubbliche d’interesse strategico per finalità di protezione civile (170 milioni di euro);
c) interventi strutturali di rafforzamento locale o miglioramento sismico o di demolizione e ricostruzione di edifici
privati;
d) altri interventi urgenti e indifferibili per la mitigazione del rischio simico, con particolare riferimento a situazioni di
elevata vulnerabilità ed esposizione (8,3 milioni di euro).
I restanti 1,3 milioni di euro sono destinati al Dipartimento della Protezione civile per l’esecuzione delle attività.
L’Ordinanza ricorda che il finanziamento di 16 milioni di euro è destinato agli studi di microzonazione sismica almeno di
livello 1, da eseguirsi secondo gli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica” approvati dalla Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome il 13 novembre 2008.
Fonte: Rossella Calabrese, sito internet edilportale
Beni culturali: Firmato accordo per il Fondo Immobiliare dei Borghi più belli d'Italia
30/06/2014. Al via il progetto per valorizzare i beni storico-culturali presenti nei “Borghi più belli d’Italia” per
trasformarli in alberghi/residenze di lusso o comunque di alto livello.
L'accordo di collaborazione è stato firmato il 26 giugno scorso dalla Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci (FPC)
insieme a Borghi Servizi & Ambiente (BSA). Obiettivo promuovere e attuare un ampio programma di valorizzazione di
beni pubblici di rilevanza storico/culturale – allo stato attuale, sono circa 20 i Comuni aderenti su una platea di più di
200 - presenti presso i borghi Italiani di maggior rilievo, per costituire un prestigioso circuito turistico ricettivo, senza
stravolgere l’assetto del territorio. Il progetto rientra nel programma più ampio di valorizzazione del Club “I Borghi più
belli d’Italia” - costituito nel 2001 su indirizzo della Consulta del Turismo dell’ANCI – dedicato allo sviluppo del grande
patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni dei piccoli centri, molto spesso sconosciuto. Partire dai borghi,
quindi, per contribuire alla ripresa economica italiana, allargando l’offerta turistica a circuiti di particolare bellezza non
ancora noti al turismo italiano e straniero.
Fondo Immobiliare dei Borghi più belli d’Italia
La particolarità del programma di valorizzazione è lo strumento: un fondo chiuso denominato “Fondo Immobiliare dei
Borghi più belli d’Italia” al quale i comuni possono apportare i propri beni inutilizzati (o sotto-utilizzati) per riconvertirli
in strutture ricettive di lusso, valorizzandoli e rendendoli produttivi per la propria comunità. Gli investimenti saranno a
totale carico dei privati, così come la gestione del fondo, delle strutture e dell’intero circuito.
Le fasi del programma
La prima fase del programma è incentrata sulle procedure (standard e omogenee per tutti i Comuni aderenti) e sulle
verifiche tecniche e amministrative che verranno avviate anche attraverso il Fondo Rotativo, con la collaborazione della
Cassa e dell’Ente di Previdenza dei Geometri e dei Periti Industriali, promotori della FPC; passaggi fondamentali per
preparare al meglio il pacchetto da conferire al fondo.
“È un progetto che associa la necessità e la volontà pubblica di sviluppare il proprio territorio con la capacità
imprenditoriale tipica del privato”, sintetizza Adriano Marchesini, presidente di Borghi Servizi & Ambiente S.r.l.
FPC e BSA si occuperanno anche dell’individuazione dei finanziatori, della promozione del progetto e della
individuazione dei gestori. Alcuni soggetti privati hanno già manifestato interesse.
Centro Studi
“Una logica di partnership finalizzata alla trasformazione dell’idea in una delle più interessanti operazioni di
valorizzazione del patrimonio italiano da mettere a sistema con le altre iniziative che FPC - a supporto dell’ANCI - e il
Club dei ‘Borghi più Belli d’Italia’ stanno portando avanti”, conclude il consigliere delegato della Fondazione Patrimonio
Comune, Lara Panfili. Fonte: sito internet casa e clima
Rapporti e studi: Smartcity in Asia, mercato da 11,3 miliardi di dollari nel 2023
02/07/2014. Le città si stanno ingrandendo a macchia d'olio, ma la rapida urbanizzazione richiede delle soluzioni
immediate ed efficaci per affrontare le grandi sfide dei prossimi anni: crescita demografica, inclusione sociale,
sostenibilità ambientale, efficienza energetica, gestione intelligente delle risorse idriche e dei rifiuti, migliore qualità
della vita, edilizia di nuova generazione, accesso alle aree verdi.
Il nuovo Rapporto di Navigant Research, "Smart cities: Asia Pacific", calcola in 11,3 miliardi di dollari il valore del
mercato delle tecnologie smart city (smart energy, smart transportation, smart water, smart buildings, and smart
government) nel continente asiatico e in quello congiunto del Pacifico (in particolare relativo a Nuova Zelanda e
Australia) attorno al 2023 (chiuderà a 4 miliardi nel 2014).
Un mercato quello asiatico che è e sarà particolarmente sensibile a tali fenomeni demografici e alle conseguenze che
ne deriveranno a breve termine, soprattutto per lo sviluppo di mega city in Cina e in India.
Le infrastrutture di comunicazione, finanziarie, idriche, per la distribuzione delle risorse energetiche (luce e gas), per la
mobilità urbana (strade, porti, ponti, gallerie, segnaletica luminosa, infomobilità), sono i fattori di maggiore criticità (a
cui va aggiunta la sicurezza delle stesse infrastrutture) che Governi, enti locali e centri di ricerca dovranno saper
gestire da qui in avanti.
Uno dei Paesi che maggiormente, a livello globale e nella fattispecie in Asia, si sta impegnando finanziariamente nella
pianificazione e nella realizzazione di infrastrutture e soluzioni dedicate alle città intelligenti à proprio la Cina. Come ha
rivelato sempre Navigant Research, in un recente Rapporto, le spese in tecnologie e servizi per città intelligenti in
questa nazione saranno pari a 63,4 miliardi di dollari entro il 2023.
Fonte: www.key4biz.it
Rapporti e studi: Da Legambiente la mappa delle prime 101 piccole e medie opere incompiute utili al territorio e ai
cittadini
20/06/2014. “Chiediamo ai sindaci di aiutarci ad individuare tutti gli ostacoli che in Italia bloccano le opere utili per i
cittadini ed il territorio, per proseguire insieme nella segnalazione al Governo Renzi di cosa davvero serve al Paese e
apre nuove e significative prospettive di sviluppo”.
La proposta arriva da Legambiente che ha presentato il dossier sbloccafuturo con le prime 101 piccole e medie opere
incompiute, utili al territorio e ai cittadini. L'Associazione ambientalista raccoglie e risponde così alla sfida lanciata dal
premier Renzi ai sindaci d’Italia per individuare procedimenti fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori
diversi della Pubblica Amministrazione.
TRASPORTI, SICUREZZA DEL TERRITORIO, BONIFICHE, RIQUALIFICAZIONE URBANA. Legambiente ha individuato un
primo blocco di 101 cantieri che ancora non hanno visto la luce per responsabilità diverse. La voce più consistente
riguarda il sistema dei trasporti (ferrovie, trasporti urbani, mobilità dolce), insieme alla messa in sicurezza del
territorio dal rischio idrogeologico. Poi, a seguire, bonifiche, depurazione, riqualificazione urbana, sicurezza sismica,
abbattimento di manufatti abusivi, impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti. Nel decreto Sblocca Italia che il Governo ha
annunciato per fine luglio per Legambiente dovranno trovar spazio regole e procedure per la realizzazione di opere la
cui mancata realizzazione pesa negativamente sulla salute dei cittadini, sulla loro libertà di movimento, sulla possibilità
di migliorare la qualità della vita, l’economia locale e nazionale.
“Se vogliamo un Paese sicuro, dinamico, moderno, le opere da sbloccare devono essere coerenti con questa idea di
Paese, non basta fare ‘tana libera tutti’ contro i lacci e lacciuoli che imbriglierebbero il sistema. Perché alcuni di quei
lacci hanno salvato l’Italia da ulteriori e più gravi disastri –dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di
Legambiente-. Si deve semplificare ma serve un sistema di controlli efficace, consolidato e di pari prestazioni su tutto il
territorio. Bisogna assumersi la responsabilità di selezionare e scegliere quali siano i vincoli necessari e le
semplificazioni utili a rilanciare il Paese, a fermarne il declino, a ricostruire un’Italia capace di futuro”.
L'AQUILA. Le opere individuate da Legambiente sono tra di loro molto diverse, sia per impegno finanziario che per
consistenza dell’intervento. La più drammatica è senza dubbio la situazione che si sta determinando a L’Aquila e negli
altri 56 Comuni colpiti dal terremoto 2009, dove il finanziamento di centinaia di progetti, già approvati e pari circa ad
un miliardo di euro, sono bloccati dal patto di stabilità europeo. Ma l’oscar del paradosso se lo aggiudicano a pari
merito il progetto dell’idrovia Padova-Venezia, avviato nel lontano 1963, e l’abbattimento dell’albergo sulla scogliera di
Alimuri, a Vico Equense, la cui procedura di abbattimento è partita anch’essa nel 1963. Mentre il premio per la follia
più contraddittoria spetta a due progetti siciliani, due impianti di compostaggio a Ragusa e Vittoria bloccati l’uno dalla
mancanza di personale per farlo funzionare e l’altro dalla mancanza della cabina elettrica, proprio in una delle regioni
maggiormente martoriate dalla disoccupazione e che ha ancora la quota di raccolta differenziata più bassa d’Italia.
GLI OSTACOLI. Ma al di là delle situazioni paradossali ed estreme, il viaggio per l’Italia bloccata conferma alcuni
ostacoli noti. E’ il caso del patto di stabilità interno che blocca opere di ogni tipo e di differenti livelli di impegno tecnico
e finanziario, dalla bonifica dall’eternit di Casale Monferrato, una delle bonifiche simbolo della nostra era, alla
ristrutturazione della Circumvesuviana, al risanamento della galleria cittadina Montebello–piazza Foraggi a Trieste. Non
mancano neanche esempi di opere necessarie e previste, ma per le quali il problema è rappresentato dalle risorse
Centro Studi
finanziarie. Risorse che mancano e impediscono l’ammodernamento della linea ferroviaria Torino-Cuneo-VentimigliaNizza o la chiusura dell’anello ferroviario di Roma, dove dal 1990 si aspettano 5 km di collegamento ferroviario per
“chiudere il cerchio”. Ci sono casi in cui le risorse vengono spostate da un progetto all’altro, come a Torino, dove i
fondi stanziati per migliorare il sistema ferroviario metropolitano sono stati utilizzati per coprire gli extracosti legati al
completamento della linea 1 della metropolitana, o a Bologna, dove sono stati puntualmente stornati su altri progetti i
fondi destinati inizialmente al completamento del Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM). Non mancano ovviamente
risorse finanziarie perse o a rischio, soprattutto quelle di origine europea. Come nel caso della ferrovia Roma–Nettuno,
dove sono ad alto rischio i fondi del POR 2007-2013, o, ancora più drammatico, se possibile, il rischio che in Sicilia si
perda quasi un miliardo di fondi europei per fogne e depuratori. In questi casi ci si scontra spesso con l’incapacità
progettuale degli enti locali e con la confusione istituzionale. Lo stesso avviene in Basilicata dove, sempre per
responsabilità della Regione, è bloccata la bonifica della Val Basento.
INERZIA DEGLI ENTI LOCALI E DEI MINISTERI. Sotto il titolo di “inadempienze” della pubblica amministrazione si
nascondono molteplici tipologie di blocco. Spesso è l’inerzia degli enti locali che dovrebbero progettare, coordinarsi,
impegnare i fondi come in Valle d’Aosta per il collegamento ferroviario con il Piemonte, o nell’area delle Olimpiadi
invernali di Torino, dove i comuni non si accordano su come impegnare i fondi per la riqualificazione energetica delle
strutture, o nel Conero dove l’inerzia per il risanamento di un percorso turistico è dettata dalla totale indifferenza del
Comune. Non mancano i casi in cui le opere sono bloccate dalla mancanza delle autorizzazioni ministeriali, come per la
bonifica di Porto Torres (Ministero dell’Ambiente), o a Taranto dove non si riescono a costruire i 750 metri che
mancano per collegare il porto alla rete ferroviaria nazionale perché il soggetto attuatore (RFI) è in attesa di sapere dai
ministeri competenti (Ministero dello sviluppo economico e delle Infrastrutture) se per tale opera si debba o meno
chiedere la Notifica sugli aiuti di stato da parte della UE. Ma sul terreno dell’inerzia la situazione più paradossale è
forse quella del Mar Piccolo a Taranto, dove la bonifica prevista da anni rischia di rimanere congelata dal
pensionamento del Commissario, una situazione facilmente prevedibile, ma per risolvere la quale non si è fatto
assolutamente nulla nei tempi utili.
CONFLITTI DI COMPETENZE E RIMPALLI. Ma più spesso ci si trova di fronte alla guerra delle competenze e al gioco dei
rimpalli. In alcuni casi l’opera è bloccata dal passaggio di competenze da un livello istituzionale all’altro, come per la
bonifica de La Maddalena, abbandonata dallo Stato con il trasferimento del G8 a L’Aquila ed ora in carico al Comune. Il
problema più diffuso sono le competenze che si sovrappongono, non si coordinano, entrano in conflitto tra un livello e
l’altro, come per la ciclovia abruzzese, bloccata dalla mancanza di coordinamento tra comuni, province e regione, o il
collegamento ferroviario del porto di Gioia Tauro con la rete ferroviaria nazionale, dove l’opera è bloccata dai contrasti
tra RFI, autorità portuale, comune, provincia e regione. Oppure si consuma un conflitto suicida tra livelli paralleli, come
tra i comuni salentini in guerra per lo sbocco finale di un sistema di depurazione intercomunale ormai completato.
CONTENZIOSI TRA IMPRESE E PA. Infine c’è il grande blocco provocato da contenziosi infiniti tra ditte e pubblica
amministrazione, dove a farne le spese sono i cittadini o l’ambiente. A Lampedusa i lavori di ammodernamento del
depuratore sono bloccati dal contenzioso della vecchia ditta che gestiva l’impianto con il Comune, a Posada il
contenzioso tra la Maltauro (la ditta recentemente coinvolta nello scandalo Expo 2015) e l’ente appaltante, il Consorzio
di Bonifica della Sardegna Centrale, blocca ormai da più di tre anni la diga Maccheronis per l’ampliamento del lago sul
Rio Posada, o, risalendo lungo la Penisola, in Liguria è bloccato il rifacimento della tratta ferroviaria Genova–
Ventimiglia, che si sarebbe dovuto concludere nel 2010 ed i cui lavori sono stati interrotti per anni per un contenzioso
fra l’ente appaltante (Italferr) e l’impresa spagnola Ferrovial Agroman, che ha portato al sequestro preventivo dei
cantieri.
MAGISTRATURA. Non mancano ovviamente opere bloccate dall’intervento della magistratura, come a Bagnoli, o dalle
Soprintendenze, ma forse l’oscar dell’incongruenza lo vince l’impianto eolico off-shore di Termoli previsto a 6 km dalla
costa e bloccato da veti e ricorsi di soprintendenza, comuni e regione, contro un impianto che solo con un buon
binocolo sarebbe possibile apprezzare dalla costa.
Fonte: sito internet casa e clima
Eventi: Smart Cities, quasi 30 MLD all'Italia tra il 2014 e il 2020. A Vicari (MISE) la delega
3/07/2014. “I dati dell'Unione europea parlano di una popolazione che per il 70% vive nelle città dove si consuma la
gran parte dell'energia disponibile e dove si ha la più alta concentrazione di emissioni di gas. Occorre allora guardare
alle città in modo nuovo. Il concetto di smart deve avere come finalità l'umanizzazione della nostra società, rendendo
più semplice la vita dei cittadini. Potremmo parlare di human smart cities. Un sistema che funzioni in modo efficiente e
che si fondi sulla collaborazione tra tutti i soggetti che vivono il territorio: pubblica amministrazione, cittadini,
imprese”.
Lo ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari (foto) al convegno "Smart cities: il futuro delle
città. Un'opportunità per l'Italia", organizzato da Enel e Limes.
FINANZIAMENTI PER QUASI 30 MILIARDI ALL'ITALIA. I finanziamenti per lo sviluppo delle città intelligenti “ci sono e
sono anche tanti”, ha sottolineato il sottosegretario. “Le risorse più consistenti sono comunitarie. Dai fondi per la
politica di coesione, programmazione 2014-2020, all'Italia arriveranno 29,6 miliardi di euro e poi ci sono le risorse
messe in campo dal programma Horizon 2020”, ha ricordato Vicari.
SERVE UNA STRATEGIA NAZIONALE E UNA CAMPAGNA INFORMATIVA. In Italia “i progetti sono frammentati ed è
mancato finora un coordinamento, la collaborazione pubblico e privato è scarsa, come scarsa è l'interoperabilità dei
dati, mancano criteri di monitoraggio sui progetti per le smart cities, manca una banca dati”, ha osservato l'esponente
del Governo. Occorre quindi anzitutto definire una strategia nazionale e avviare una vasta campagna di informazione a
livello nazionale per rendere i cittadini consapevoli dei benefici che derivano dalle smart cities.
Centro Studi
DELEGA SPECIFICA A VICARI PER LE SMART CITIES. Intanto, è in via di registrazione alla Corte dei Conti il decreto
con la delega a Simona Vicari sul tema delle città intelligenti. “Per la prima volta questo governo ha individuato un
soggetto politico con delega specifica per le città intelligenti. È un segnale importante che il ministro Federica Guidi ha
voluto dare sul piano politico per rimarcare la valenza che può avere per il nostro Paese questa innovazione dei modelli
di governo del territorio”, ha commentato Vicari.
Fonte: sito internet casa e clima