Di Marta D.R. Dal Fronte, 13 dicembre 1917 Cari genitori, qui c’è un freddo cane, ho molta fame e sete, ma devo sopravvivere e non posso sprecare cibo. Approfitto di questo momento libero, che non so se sarà breve oppure no, per scrivervi. Mi mancate molto, sono quasi due anni che non ci vediamo più, quanto vorrei tornare da voi! Oggi, se non mi sbaglio, dovrebbe essere il compleanno di Flaminia, la mia cara nipotina. Quanto vorrei essere lì con voi a festeggiare, a divertirmi, ma purtroppo devo stare qua, in questo posto maledetto, dove in ogni momento, quando meno te lo aspetti ti arriva un colpo di fucile del nemico, oppure ti arriva una bomba a mano che non ti dà scampo! Quanto non vorrei essere qua con questa malinconia e tristezza che ho! Ogni giorno vedo compagni uccisi da un proiettile, oppure morti dalla stanchezza e dalla troppa sofferenza. Proprio come il mio amico Pietro che ha incontrato la morte quel brutto giorno, quando abbiamo combattuto contro gli Austriaci sul Monte Piana. Non posso ancora credere a quel maledetto giorno che ha cambiato la mia vita: un colpo di fucile proprio a lui, al mio migliore amico. Pietro era simpatico e gentile, con lui combattevamo per il nostro Paese e ci scordavamo di essere più prudenti. Lui ha lasciato non solo i genitori, ma anche la sua fidanzata Giorgia. Ogni volta che penso a lui divento triste. Mi dispiace ma adesso devo andare, mi ha chiamato il comandante, avrà ordini per me. Aspetto con ansia una vostra lettera! Il vostro Matteo
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