Anno IV - Numero II Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II Direttore: Riccardo Cama Renata Blasotti Correttore bozze: Anna Bellingrath Renata Blasotti Graphic designer: Renata Blasotti Caro Babbo Natale, Quest’anno per Natale vorrei che non si uccidesse e/o discriminasse in nome della religione, In Convitto 2 Out Convitto 9 Poesia 11 Under Pressure 12 Shakespeare & Co. 14 Chi li ha visti? 16 Hakuna Matata 20 Quark 21 Videogame 22 Top of the Profs 24 Intervista Doppia 26 vorrei che gli indifesi e specialmente i bambini non fossero più vittime di stupidi estremismi religiosi o politici, vorrei poter avere un governo rappresentato dal popolo e non un popolo rappresentato dal governo, vorrei che si tornasse al significato più profondo della parola “politica” e che questa diventasse davvero un mezzo per unire rappresentanti e rappresentati nel segno del bene comune, vorrei poter aiutare il sindaco Marino nel ripulire la capitale dalla criminalità organizzata ed avere i mezzi per debellarla a Napoli, in Italia, nel mondo, vorrei poter essere maggiorenne per prender parte alle campagne di Amnesty International, Si ringrazia il prof. Luca Tron per la consueta disponibilità. vorrei che ogni Italiano, la mattina, si svegliasse per aiutare il prossimo e non per ingannarlo, vorrei potermi svegliare in un mondo illuminato da un barlume di speranza, vorrei poter assistere al trionfo del giusto sullo sbagliato, vorrei vedere un minimo di morale nei comportamenti quotidiani di ogni cittadino, vorrei che si ponesse fine ad ogni forma di perbenismo, che altro non è che una delle manifestazioni peggiori dell’ipocrisia, e dunque ad ogni forma di ipocrisia stessa, vorrei che gli pseudo-colti, legittimati nella loro azione da una qualche conoscenza di filosofia e letteratura, si facessero da parte, vorrei che la scrittura e la cultura in generale non fossero effimero esercizio retorico, ma trovassero applicazione nel quotidiano, vorrei potermi svegliare in un mondo dove il silenzio di fronte alle ingiustizie fosse proibito ed illegale, vorrei che mi venisse consigliato di impegnarmi in progetti come il Mep per la crescita e gli insegnamenti che ne derivano, non per il divertimento derivante dal fare il chair alle nazionali, seppure importante, vorrei che l’amicizia si dimostrasse ogni giorno e non solamente in occasione dei regali natalizi, vorrei che l’amore fosse sopportazione e comprensione, non gelosia e possessione, vorrei che l’amore venisse dimostrato ogni giorno attraverso effusioni non regali, vorrei che tutti nel loro piccolo realizzassero questi piccoli obiettivi per rendere la loro vita e la nostra società un po’ migliore, vorrei potervi augurare un anno davvero nuovo. Riccardo Cama Pagina 2 Kaos MEP: Together in Europe Quest'anno la professoressa Genovese ha già informato coloro che parteciperanno al progetto MEP come si struttura formalmente. Quello che ho intenzione di fare io è invece parlarvi del lato umano e della mia esperienza personale che, per quanto sicuramente diversa dalla vostra, vi potrà aiutare o almeno farvi capire quello che per me è il vero fulcro e la vera bellezza di questo progetto. di passare, perché non credevo di essere fra i migliori. Ho affrontato un po' sotto gamba le giornate di stesura, grave errore in quanto fondamentali: solo lì avete la calma e il tempo di mostrare il meglio di voi. nel progetto. Attenti a non “mangiare” però le altre persone (come ho fatto io, che sono un po' litigiosa come avrete notato) perché siete colleghi, non avversari. Il giorno in cui hanno fatNonostante questo grave er- to sapere chi sarebbe anrore sono riuscita ad arrivare dato alle nazionali e scoprii che sarei andata a alle regionali ed a conoscere Ferrara, non mi aspettavo persone con cui sono ancora ciò che da lì a poco sarebin contatto, e che la vita un be successo. po' me l'hanno cambiata. Lì Quando con i miei colleghi del- ero con alcuni dei miei più Credetemi quando vi dico cari amici, con una ragazza in che non ricordo esperienle nazionali incontrammo i chairs che ci avrebbero accom- particolare, e ancora mi chie- za più emozionane, ricca pagnato, questi ci fecero porre do come sia stato possibile di significato e di crescita che non sia passata, che repu- di quella che ho fatto lì a l'attenzione su questa frase. to una tra le persone più inFerrara: ho incontrato Un chair, che sarò anche io telligenti e preparate che cotante persone con cui conper questa edizione 2014 nosco (Se non LA più intelli- frontarmi, una famiglia \2015, è un ex delegato che vi gente). Ma è proprio questo che mi ha accolto come potrà aiutare nella stesura che mi ha fatto capire quanto una figlia (e fatto mangiadelle vostre risoluzioni. sia importante far valere le re come se non ci fosse un Ebbene, quando ho partecipa- proprie idee e mostrare quandomani), ho partecipato a to alle interne l'ho fatto assie- to si ha da offrire, perché è dei lavori di commissione me a tutti i miei compagni di questo che ti aiuta a crescere e ad una assemblea di un classe, e non ero molto sicura Anno IV - Numero II un livello talmente alto che spesso mi chiedevo come fossi finita lì. E quando hanno annunciato la chiusura della sessione, ho finalmente capito: qualcosa di costruttivo? Quando ci rendiamo conto che dobbiamo iniziare subito a lavorare per migliorare le cose? Il MEP ti mette davanti a questo, ti fa capire che siamo parliamo tanto di quello che tutti europei. Tutti assieme possiamo cambiare quello che si potrebbe cambiare per non ci piace e che non funziorendere la nostra città, il nostro paese, la nostra Eu- na se ci attiviamo e se impariamo come farlo. Il MEP ti dà ropa un posto migliore, ma quando facciamo realmente le basi, ti fa crescere, e ti fa qualcosa? Quando realmen- continuare da solo, anche se non realmente in solitudine, te ci prepariamo per poter ma insieme a chi come te comfare qualcosa di grande, Pagina 3 prende la grandezza delle proprie potenzialità. Per far funzionare bene qualcosa c'è bisogno che ogni sua parte, ogni suo piccolo ingranaggio, faccia il suo dovere al meglio, solo così si diventa davvero grandi. E per quanto queste parole sembrino scontate, io ci credo davvero, e spero che molti altri come me inizino a farlo e si uniscano a noi in questo grande progetto per la grandezza della nostra Europa. Alessandra Iacovelli Kaos Pagina 4 Il bisogno di conoscere: “Autogestione 2014” Le voci degli insegnanti e degli alunni rinchiuse dentro questa scuola, incapaci di scappare, incoscienti di un via di fuga, intrappolate lì, destinate a parlare solamente di storia, filosofia, matematica, letteratura, latino e chi più ne ha più ne metta. Un pensiero: le nostre voci potranno mai essere udite da altri? Potrei dire di no perché tutt’ora le sentiamo allietarci con argomenti del genere ma fidatevi quando vi dico che queste voci sono basse, che non riescono più a parlare e non perché i ragazzi le hanno perse durante festini vari, NO! Le loro voci, le nostre voci, sono quasi allo stremo perché ci siamo fatti sentire, perché abbiamo deciso di portare fuori da queste mura la nostra voce, perché abbiamo deciso che la vita non è fatta esclusivamente da pensieri filosofici, da storia antica e da tutte le materie che si studiano in Convitto. Abbiamo bisogno di arricchire noi stessi, ma non solo di ciò che ci presentano a scuola. Siamo ragazzi, non abbiamo ancora l’età per avere un pensiero nostro e, per quanto le materie scolastiche e i professori ci possano far capire delle cose, noi non vogliamo essere persone che, seduti a tavola la domenica o durante feste e cene importanti, sappiano parlare solamente di storia antica quando a nostra insaputa si stanno scrivendo pagine e pagine di storia contemporanea. commissioni per la riuscita della stessa: la commissione Flash Mob ha creato una coreografia con canzoni in tema con gli argomenti studiati; altri invece si occupavano della creazione di cori, Non volendo ciò, il Convitto si volantini e striscioni; altri ancora si sono occupati della creazioè dichiarato in autogestione per ben tre giorni con una ma- ne di un vero e proprio sito web dove sono stati pubblicati i lavori gnifica “lezione in piazza” il quarto giorno, dove noi alunni e le foto prodotti in questi meraabbiamo portato avanti a testa vigliosi giorni i quali sono stati alta i nostri pensieri sviluppati inseriti anche in un pamphlet creato sempre dagli studenti. Ulin questi tre giorni. I ragazzi, tima ma non per importanza c’edivisi in commissioni, ognuna ra la commissione che si è impecon un argomento specifico sull’attualità, hanno imparato gnata nel dimostrare ai professocosì tanto che sabato, nella le- ri che questi tre giorni non sono stati inutili e vi posso assicurare zione in piazza, sono riusciti addirittura a parlarne dinanzi che l'hanno capito. ad una platea che vi posso as- Sicuramente l'autogestione è riusicurare, solo a guardarla era scita anche grazie ai rappresenuna fortissima emozione. tanti d’istituto e a tutti i membri Sei commissioni presiedute ognuna da almeno due persone, trattavano argomenti specifici: per quanto riguarda le commissioni sulla sensibilizzazione erano divise a loro volta in base a vari argomenti di attualità come la crisi, la B.C.E., la riforma della scuola, critica alla riforma, proposta della nuova riforma o disoccupazione giovanile, le quali poi avevano il compito di diffondere quanto appreso nelle altre commissioni. del servizio d’ordine che si sono fatti carico dell’organizzazione di tutto quello che è stato il programma: divisione degli alunni nelle varie commissioni, discesa in mensa, pausa pranzo, tutto merito loro e dell’eccellente collaborazione che c’è stata tra tutti gli alunni che hanno dato il meglio per la corretta riuscita dell’autogestione! Sinceramente io ero e sono tutt'ora stupita dalla meravigliosa riuscita. Io come tutti gli altri ragazzi delMa non finisce qui: in previsio- le prime abbiamo avuto modo ne della lezione in piazza di non solo di comprendere argosabato, sono state create altre menti che alla fine toccano anche Anno IV - Numero II noi ma abbiamo avuto modo di comprendere la forza della nostra generazione, spesso sottovalutata ma che se si impegna può dare il meglio di sé, abbiamo avuto modo di sentirci parte di un gruppo unito ed attivo. Un'esperienza indimenticabile come poche. Siamo giovani, ci siamo posti uno scopo e l’abbiamo portato a termine ed è questo che ci deve colpire: siamo capaci di ottenere la fiducia altrui, non Pagina 5 solo dei nostri compagni ma anche quella dei nostri professori, noi siamo stati capaci di portare avanti un progetto, con uno scopo da non sottovalutare: informarci. ancor più bella l’abbiamo fatto insieme, come se fossimo tutti collegati ad un’unica mente capace di creare idee magnifiche. Rossella Petrone Abbiamo avuto il coraggio di informarci, di conoscere, di ascoltare una musica che non ci piace, abbiamo avuto il coraggio di osare, di ribellarci all’essere una massa di persone incoscienti di ciò che succede e cosa “Essere giovani vuol dire avere fiducia in uno scopo. Senza uno scopo uno è già vecchio.” - Monsignore Luigi Giussani Kaos Pagina 6 Bournemouth 2014 If you are looking for a reason to study harder, start considering the idea of doing it for an aim. Did you know that every year the school, thanks to the European funds, offers the opportunity to leave for three weeks for a foreign country (chosen among Great Britain and a French or Spanish destination) completely FOR FREE? Obviously, I’m not talking about a holiday. The school sends you there in order to study-quite hard, actuallyand to get ready to take a certification. But, I mean, it is England. I think you do see the difference. Why should it be linked to studying? A group of fifteen people is selected by some criteria which include your average mark. So, if you are looking for a reason to study harder, the school kindly offers you one. My personal English experience(which I shared together with fifteen other people) starts with Mrs. Grassi’s threatens, heartily requiring our attendance to English classes which had to make us ready to the classes that we had to attend once we were in England. Now, I really thank the heaven for all the work we made here together with Mrs. Grassi, who had to wake up our brains which were still lying by the sea, but I confess that when I learnt that I had to be at school on the 2nd of September I was about to cry. I had not been wearing long-legged trousers for about two months. Dressing up was a real shock. I mean, I love our city, but it is really hot - people still go to the sea in September. And I had to go to school. It was really pleasant to find out that Laboratorio Linguistico has an air conditioning unit. During this classes, we finally found out which was our destination: Bournemouth, Dorset, England. I bet you have never heard about this town before. Well, neither did I. But when I first googled it, the first image that appeared was a huge beach. I started Anno IV - Numero II packing as soon I saw iteven though I didn’t know when I had to leave. We finally left on the 25th of September. The first three days were amazing. We arrived on Thursday night; on Friday, we went to school to take an entry test and then we could go round the school; on the weekend, we had two trips- Bath and Winchester; moreover, on Sunday afternoon, we went to the beach. In England, in September, we had the chance to lie in front of the Channel Sea in a unusual moment of sun and warmth. It was amazing. On Monday, school life started. School life meant waking up at seven, being at breakfast at 07.45 am, out Pagina 7 of your room ready for school at 8.40 am, and then at school from 9 am to 5 pm. And, no, you’re not allowed to be late any time. Mrs. Cuomo and Mr. Tito made it quite clear on our first day of cohabitation. Back from school, 7.00 pm is dinner time. Does your school day ends here? Clearly, it doesn’t. A dinner study session is waiting for you! It is composed by the homework you were given at school, and grammar exercises or parts of simulations of the test generously given by Mrs. Cuomo. I must be honest: even if I was tired and I wanted to lie on my bed in silence, I really needed all that training. I have never improved my knowledge of English so much, and I owe it to my group leaders, who made me study hard and who worried about making us gain as much as possible from the time we had spent there. I have not sit for my exam yet, but, whatever will be the result, I am really grateful for this experience, and I really thank everybody who made it possible with all my heart. Sabrina Forini Pagina 8 Kaos Una sera in Convitto Ore 21:00 – Un frastuono proveniente dalle camere a tetto scoperto sconvolge i più calmi e i più stanchi di noi. Il rumore delle docce diventa sempre più forte nonostante la distanza tra le camere e il bagno. Una finestra aperta stimola il brivido di chi è appena uscito dalla doccia e di chi sta studiando sulla scrivania in corridoio. Dopo qualche minuto il rumore delle docce viene sostituito da quello degli asciugacapelli, ma tra tutti prevale il vociare di chi vuole scambiare qualche parola con il proprio gruppo e che suscita immediatamente le lamentele di chi invece ha molto da studiare e vuole stare tranquillo. Ore 22:30 – Le voci degli adulti placano il rumore, le luci si abbassano e coloro che sono tranquilli per il giorno dopo abbandonano lo studio e si dirigono nelle loro camere. Il poco chiarore proviene dalle lampade di quelli che si trattengono sui libri, e un’ultima telefonata conclude, per alcuni, la serata. Ore 23:30 – Tutto tace. Anche chi studia ancora prende parte a questo silenzio, interrotto solo da qualche colpo di tosse o dai passi provenienti dal corridoio. Sempre presente è, però, lo sguardo e la risatina complice del/la compagno/a di stanza. Un’atmosfera tetra e silenziosa, con qualche cigolio di tanto in tanto, può suscitare una certa inquietudine a quelli che sono appena arrivati. Un’inquietudine che dopo un po’ di tempo sarà vinta dal sonno e dalla stanchezza. Francesca Bruno Anno IV - Numero II Pagina 9 Luminarie originali a via Roma per un Natale senza ipocrisia Via Roma, un pullulare di persone prese dalle loro faccende, e più il 25 dicembre si avvicina più sappiamo di che faccende si tratta: i regali di Natale. pane e palline colorate. Ora a vegliare sul nostro consumismo ci sono luminarie di signore che fanno compere, sfogliatelle e altri dolci natalizi. D’altronde non c’è posto più adatto e questo lo sanno tutti: quando si presenta l’esigenza nella nostra via centrale c’è sempre la risposta, tra mille negozi di vestiti, altrettanti di elettronica, bijouterie e roba varia. Pare che questa sia l’unica zona in cui patatine fritte e yogurt, nonostante il valido tentativo, non abbiano fatto piazza pulita delle botteghe disponibili. Purtroppo l’unica cosa vagamente accettabile di questo cambiamento, ossia la cruda sincerità, non è altro che un’ illusione: ovunque si parli delle decorazioni, da articoli a dichiarazioni dei responsabili, quest’anno vengono fatte presenti tutte le zone di Napoli eccetto Via Roma. Quindi ci si pone la domanda: di chi è la colpa? Ora nemmeno il Natale ci imbocca più le false parole che pronunciavamo prima. Per rispondere è indispensabile sapere una cosa: quest’anno, vedendo la scarsità di fondi, commercianti e imprenditori hanno dato un loro contributo per “esaltare Napoli” e quindi hanno avuto una conseguente influenza nella scelta degli addobbi. I ringraziamenti da parte del sindaco sono tanti, e mentre si compiace del lavoro svolto ammette che senza i finanziatori non sarebbe stato possibile. Dalle luminarie appese al cielo viene detto che dell’ amore e della pace non ce ne frega poi tanto, e che infondo Natale è fatto di regali e non c’è niente di male nel dirlo. Il problema è che il nostro caro sindaco e il resto dei responsabili non si sono posti una domanda indispensabile, ovvero cosa significa volere il bene della propria città. Gli anni scorsi a vegliare sulla nostra ipocrisia c’erano cam- A mio parere ciò che importa non No, grazie a Dio i nostri accessori e capi d’abbigliamento sono ancora là e nessuno ce li toglie né ha intenzione di toglierceli, né H&M, né Paul and Bear, né l’ Apple-Store, né ogni diavolo di negozio di cui siamo completamente schiavi. è essere circondato da addobbi e potersi permettere qualche lucina in più, ma è tener vivo ciò che è immune alla crisi e distrutto dalla società odierna: un po’ di umanità. #fatelamorenonfateshopping Nicoletta Risi Pagina 10 Kaos LONTANO DAGLI OCCHI, LONTANO DALLA COSCIENZA Non tutte le notizie trovano spazio sulle pagine dei quotidiani. Alcune di esse, per ragioni di spazio, non sono reputate “abbastanza importanti” o, almeno, non quanto l’ennesimo annuncio del governo o la quotidiana “sparata” di un politico. Succede, dunque, che tali notizie vengano relegate nelle ultime pagine: anonime, senza immagini, separate dal resto solo da un titolo che con difficoltà si fa notare tra le parole circostanti. E’ di una di queste notizie che vorrei parlare, apparsa così, per caso, tra le pagine di un giornale qualche settimana fa. La notizia in se non è di particolare interesse: “San Pietroburgo: la polizia rimuove il monumento all’iPhone”. Nel leggere queste parole, non vi prestai particolare attenzione, stavo per voltare pagina, quando mi sono fermato a riflettere. “Perché mai la polizia russa dovrebbe rimuovere dalla strada un iPhone gigante?” Cercando una risposta ho iniziato ad informarmi, ma al posto di una soluzione ho trovato una realtà. Un’orwelliana realtà che prende luogo ogni giorno a pochi passi da noi, nell’apparente silenzio delle opinioni pubbliche occidentali. della rimozione del monumento della Apple dopo l’outing del suo CEO), leggi, insomma, che in modo sempre più radicale tendono a minare i più fondamentali diritti dell’individuo, dalla libertà di espressione all’essenziale diritto all’autodeterminazione (il poter decidere della propria vita liberamente). Proviamo a confrontare l’attuale situazione in Russia con quella di qualche anno fa: quel minimo di opposizione civile che aveva provato a contrastare il “regime autocratico di Putin” sembra essere scomparsa. Al suo posto ritroviamo un’opinione pubblica che accetta in silenzio le decisioni del governo, per quanto sbagliate esse possano essere, rendendosi complice dell’attuazione di provvedimenti che non riesco a definire se non con la parola “liberticidi”. A questo punto, tuttavia, è necessaria una riflessione: quanto sappiamo noi di tutto questo? Assistiamo a palesi violazioni dei diritti umani in silenzio, trincerandoci dietro l’idea che ciò che è lontano da noi sia anche lontano dalla nostra coscienza. Può bastare questa convinzione a farci credere innocenti? Abbiamo bisogno di sapere, abbiamo bisogno di informazioni per poter agire, abbiamo bisogno di una voce. In meno di un anno, infatti, la Duma (il parlamento russo) ha approvato leggi di controllo (e censura) dei media e della rete, leggi “per contrastare la propaganda gay” (all’origine, tra l’altro Fabrizio Gentile Anno IV - Numero II Pagina 11 L’angolo della poesia Buio. Non di mancata luce, ma d’uno sguardo vuoto. Freddo. Non di uno spento fuoco, ma d’un passo bloccato Nero. Non di colori uniti, ma di fantasia mancante. Silenzio. Non manca la parola, ma il verbo della vita. Andrea La Veglia Pagina 12 Kaos Under Pressure Ariana Grande: un successo inaspettato Divenuta famosa nel 2010 grazie al ruolo di Cat Valentine in "Victorius", sitcom di successo targata Nickelodeon, Ariana Grande oggi è universalmente apprezzata come una delle cantanti più in gamba degli ultimi tempi. Nata nel 1993 in Florida da genitori italiani, ha dapprima lavorato come attrice, venendo poi iniziata al mondo della musica con il suo primo singolo "Put Your Heart Up" del 2012, che rinnegherá e cancellerà dal suo canale Vevo in seguito, sentendosi insoddisfatta del risultato. Ma è nel 2013 che la Grande inizia realmente la sua scalata verso la notorietà mondiale. Pubblica il suo primo album, "Yours Truly", che vince un American Music Award e arriva al primo posto nella Billboard Hot 100 e uno dei singoli che ne fanno parte, "The Way", ottiene persino il disco d'oro e quello doppio di platino negli Stati Uniti. A Gennaio 2014 Ariana annuncia la preparazione di un nuovo album, "My Everything", attesissimo dai fan (gli Arianators) e ad Aprile pubblica "Problem", il primo singolo, in collaborazione con Iggy Azalea, apripista di un successo mondiale che porterà questa cantante a non essere semplicemente una cometa, come tanti altri giovani artisti in questo periodo, ma una vera e propria stella. My Everything viene rilasciato il 25 Agosto ed è ancora in corso di completamento, ma Ariana continua a stupire per il nume- ro di vendite e di premi che ottiene con le sue canzoni, tra cui "Break Free", in collaborazione con Zedd, che vince tre dischi di platino e due d'oro, "Bang Bang" insieme a Jessie J. e Nicki Minaj, la quale arriva al terzo posto nella Billboard Hot di Ottobre. Per ora l’ultimo singolo pubblicato è "Love Me Harder", con il supporto di The Weeknd. Imitata ma inimitabile Ariana Grande è, secondo me, una delle cantanti più belle di YouTube e non a caso è apparsa sulla copertina di diverse riviste importanti, quali InStyle, Marie Claire, Cosmopolitan e continua a conquistare la critica per la sua voce stupenda “dal registro soprano liricoleggero”, “di un timbro melodioso e bello", così viene definita la voce di Ariana dai giornali statunitensi, grazie ai qualì si sta probabilmente imponendo come una delle grandi della musica pop di oggi. Giuseppe Federico Anno IV - Numero II Pagina 13 Napoli Green Contest: Pink Elephants È il 25 novembre, arrivo all’arenile con un’ora di anticipo. Eccoli. I Pink Elephants tremanti e nervosi. Peluso e infine al basso, Emanuele Marasco. Sento i Palanea provare… vedo i volti tesissimi dei Pink Elephants mentre mangiano qualcosa; sanno che tra poco arriverà il loro momento e devono giocarselo al meglio. Nel loro nervosismo si percepisce la determinazione di ragazzi che ce la metteranno tutta per farcela. Dopo Black Night, un loro inedito “Marenar ‘nderr” che ha sicuramente catturato l’attenzione della giuria. Sale sul palco la presentatrice, sono già le 21.30. Ecco che si esibiscono i Palanea, che con la loro musica (completamente in dialetto napoletano) riescono a far ballare tutto il pubblico, compresi i nostri ragazzi. Finiti i quattro brani dovuti, si dà la possibilità di votare la band assegnando ad alcuni fortunati del pubblico dei gadget Heineken (sponsor della serata) mentre i Pink Elephants si scaldano. Eccoli pronti. La ragazza ce li presenta: alla voce, Victor Rodriguez; alle chitarre, Cristiano Monge e Marco Fusco; alla batteria, Simone Partono con una cover, Black Night dei Deep Purple ; il pubblico si scatena, la loro musica coinvolge tutti! Si cambia atmosfera con la successiva “Paranoid” dei Black Sabbath e poi il gran finale, “Room Thoughts”, un inedito che Victor ci ha presentato come la descrizione del momento nel quale una persona è stata appena lasciata dal partner, e si chiude in camera sfogandosi come può : con un pianto o prendendo a cazzotti il muro/cuscino. Il brano inizia lentamente, ma appena arrivati al ritornello l’atmosfera cambia radicalmente con la frase “I’ll take my revenge” che almeno, personalmente, ho cantato a squarciagola. Finito anche il turno dei Pink Elephants , il pubblico va a votare. La giuria si riunisce per contare i voti e per decidere la band fortunata mentre i due gruppi si esibiscono, intrattenendoci con una Final Jam piena di emozioni. Il conteggio dei voti è finito, la presentatrice sale sul palco mentre la platea è immersa in un silenzio carico di ansia. <<E con 381 punti vincono … I PINK ELEPHANTS!>> I ragazzi sono felicissimi per la vittoria e si scatenano nel loro ultimo inedito (nonché il mio preferito), “Leave my heart alone” scritto interamente dal solista, che coinvolge tutti col suo magnifico ritornello. Vado a congratularmi con i ragazzi e li vedo ancora eccitati e pieni di adrenalina. Sono passati al secondo turno, convinti di non farcela. Il 4 dicembre invece, i nostri ragazzi hanno sfidato i gruppi: Stout e Just4Clams al Discovery vincendo di nuovo. Il 14 dicembre hanno sfidato I Tartaglia&Aneuro al Kestè Art Bar, questa volta non ad eliminazione diretta, totalizzando 339 punti e arrivando, come ci aspettavamo, tra i fortunati finalisti. Che i rosa pachidermi (e anche neri) siano con voi! Anna Bellingrath Pagina 14 Kaos f{t~xáÑxtÜx 9 VÉÅÑtÇç Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte Christopher Boone è un quindicenne autistico. Ha straordinarie competenze nel campo matematico, ma ha difficoltà a stringere relazioni con le persone: odia il giallo e il marrone, ma ama il rosso; reagisce in modo violento quando viene toccato e odia quando le persone gli dicono cosa fare; ama gli schemi, gli elenchi e la deduzione logica. Non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della vicina, il giovane Christopher capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, risolveva molto facilmente. Così inizia a scrivere un libro, mettendo insieme gli indizi del caso dal suo punto di vista. Indagando sull'uccisione del cane, Christopher inizia a far luce su un mistero ben più importante che lo riguarda da vicino. Come è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia domande ai vicini di casa? Per rispondere, Christopher dovrà intraprendere un viaggio in luoghi e situazioni per lui difficilmente tollerabili, raggiungendo una sorta di età adulta che lo rende orgoglioso di sapersi muovere nel mondo reale. In questo libro Mark Haddon, con un linguaggio serio ma allo stesso tempo divertente, riesce a descrivere il mondo dal punto di vista di un ragazzino mentalmente dissociato, facendoci riflettere sui comportamenti delle persone come lui. Grazie a questo libro l’autore ha aperto gli occhi al mondo sul problema dell’autismo, dandoci anche modo di conoscere come relazionarci con le persone che ne sono affette. Haddon, con questa storia immaginaria, ha risolto tanti problemi di tante famiglie, anche se lui dice di essere un po’ rattristato da ciò, poiché questo è un problema che andava risolto con “perseveranza e un po’ di immaginazione”, e non con un libro. Consiglio questa lettura perché, oltre a farci riflettere sull’autismo, è una storia avvincente, capace di appassionare il lettore al punto da leggerlo tutto d’un fiato, senza lasciare agli altri il tempo di dirvi chi ha ucciso il cane. Renata Blasotti Anno IV - Numero II Pagina 15 Una finestra sull’orizzonte I libri: un luogo dove rifugiarsi, un luogo dove possiamo vivere avventure, un luogo dove almeno per una volta non ci sono regole. Insomma, a questa descrizione potrete avere una buona impressione, ma spesso non si racconta di avventure straordinarie o di come la vita sia tutta rosa e fiori; assolutamente no. Il libro che voglio citare racconta la dura vita negli anni 30 del Novecento nella quale la lotta morale tra bianchi e neri è all’ordine del giorno. Sto parlando del famoso libro della scrittrice Harper Lee “Il buio oltre la siepe”. Probabilmente starete pensando a quanto l’argomento sia pesante e che non leggerete mai questo libro solo perché parla di razzismo. A questo punto vi invito a fermarvi e a riflettere sulla famosa frase: “Mai giudicare un libro dalla copertina”. Il libro ha come protagonista una bambina di nome Scout, innocente e ignara dei problemi dell’epoca, che insieme a suo fratello Jem e il suo “fidanzatino” Dill sono in cerca di avventure. Spesso fantasticano su come potrebbe essere il loro vicino Boo Radley, misterioso personaggio mai uscito di casa da quando fu accusato di aver tagliato un dito della mano al proprio padre: Boo rappresenta proprio il titolo del libro, ovvero di quanto non si è a conoscenza delle cose e delle persone che ci sono attorno. Tra avventure e guai, il trio ne passerà parecchie! quel tempo, desideroso di vendetta e che farebbe di tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Il padre di Scout e Jem è un avvocato, un uomo colto, che crede nella giustizia e nelle cose che fa: proprio per questo si ritrova a difendere Tom Robinson, un uomo di colore, incolpato di aver violentato la figlia di Bob Ewell, antagonista del racconto. Quest’ultimo è un personaggio che rappresenta la mentalità chiusa di Dopo la mia piccola “esperienza” di lettrice, vi auguro un buon proseguimento di lettura! Beh, vi lascio con un po’ di suspense per stimolarvi a leggere questo libro. Allora che ne dite? Ho, almeno in parte, catturato il vostro interesse? Spero tanto di si, perché è un libro che, almeno per me, apre gli occhi e fa comprendere cose che i libri scolastici non fanno. All’inizio anche io, se devo essere sincera, ero un po’ titubante quando lessi la trama… ma cambiai subito idea quando iniziai a leggere i primi capitoli. Daria Borelli Pagina 16 Kaos Chi li ha visti? Spazio al cinema Chi vogliamo prendere in giro? I wormholes non esistono e no, non puoi prendere ed andare a vedere cosa c’è dentro un buco nero. E non sono nemmeno sicuro di tutta la faccenda del tempo, sapete? Tutta quella roba matematica, fisica quantistica et similia. Eppure, per centosessanta minuti quel mondo che a noi comuni mortali sprovvisti di lauree e premi nobel per l’astrofisica sembra inaccessibile è un susseguirsi di porte aperte. Considerando che non ho ancora digitato il nome del film di cui sto per parlare, se siete arrivati fin qui le cose sono due: o lo avete capito da soli, e allora chapeau, oppure siete solo curiosi. “Curiosità” è la parola chiave per capire “Interstellar”. La curiosità è la più grande delle doti di Cooper, ma anche il più grande dei suoi difetti. E’ il motivo che lo spinge a partire, a lasciare per quasi cento anni i suoi figli, la sua vita, ed è il filone portante del film. Non parlerò dettagliatamente del film in quanto trama o tecnica di regia: parlare della prima sarebbe inutile e anzi scorretto per quelli che non l’hanno ancora visto, per la seconda invece non sono la persona più adatta, e poi non ci vuole un genio a capire che Nolan sa come si struttura un’inquadratura. Voglio parlarvi di quello che il Anno IV - Numero II film lascia, del vero tesoro che” Interstellar” regala ad ogni spettatore, e voglio farlo facendo dei paragoni: vi ricordate Gravity? Il film che l’anno scorso vinse otto Oscars? Quello che riesumò la carriera di George Clooney da un imminente affogamento nel caffè Nespresso? Ecco. Chi lo ha visto sa che quel film può essere riassunto così: Tizi nello spazio. Problemi. Ansia. Ansia. Ansia. Fine. Ora torniamo ad “Interstellar”: vi è una scena (tranquilli, niente spoiler) che dura circa un quarto d’ora, che può essere riassunta all’incirca così: Tizi nello spazio. Problemi. Ansia. Ansia. Ansia. Fine. Capite cosa intendo? Poi c’è un’altra corrente filosofica, quelli che paragonano Pagina 17 “Interstellar” a “2001: Odissea nello Spazio”, di Stanley Kubrick. Ora, chi nella propria vita ha visto tre film e sa come fare lo spelling della parola cinema, saprà che Stanley Kubrick è considerato un’icona, una divinità, e che paragonarlo a chiunque è considerata la più grande delle empietà! Eppure signori, Nolan, con questo film fa proprio quello che fa Cooper, il nostro protagonista: OSA. Osa volare alto, osa sfidare lo spazio profondo e la vita stessa pur di riuscire a trovare un modo per avvicinarsi il più possibile alla straordinaria pellicola di Kubrick, non per sfidarlo, ma per omaggiarlo attraverso un viaggio di tre ore fatto di un crescendo di cinque dimensioni, gravità e tempo, viaggi nell’iperspazio e palesi riferimenti, il tutto accompagnato da una regia impeccabile, anche nei colori, e da una colonna sonora di Hans Zimmer che vi terrà attaccati allo schermo non solo con gli occhi. Non abbiate paura se in sala vi attaccherà lo sconforto, se vi sentirete persi, o se vi verrà da piangere anche nelle scene più luminose e vitali del film, e non cercate di razionalizzare ciò che non vi è dato capire, se posso darvi un consiglio: prendete il film per come vi arriva, e amatelo per ciò che è. Ah, la gente si lamenta perché ci sono delle mancanze nella sceneggiatura tipo il fatto che Nolan non faccia vedere quando Cooper si allena per andare nello spazio. Ma quando mai a noi è piaciuta la gente? Rainer Monaco Pagina 18 Kaos THE END OF EVANGELION: UN MONDO CHE FINISCE Film d’animazione del 1997 diretto da Hideaki Anno come conclusione alternativa di una serie animata (Neon Genesis Evangelion) che, causa esaurimento budget, ha avuto un finale non soddisfacente per molti fan. Nonostante non andrebbe visto se non dopo la serie, considerando che ci sarebbero un mare di cose da dire, proverò a riassumere: Neon Genesis Evangelion è apparentemente un classico cartone giapponese di robottoni pilotati da ragazzini che combattono contro creature mostruose per salvare il mondo: ma non solo. Esso opera una decostruzione del genere mecha distruggendone i topoi e rendendo la trama molto più realistica, spostando il focus dall’azione all’introspezione in maniera sempre più evidente, diventando una delle serie più apprezzate dell’animazione giapponese (anzi, è LA serie cult degni anni ‘90), potendo anche contare su un universo credibile e ben costruito, interessanti speculazioni filosofiche e uno dei cast di personaggi più memorabili di sempre. Evangelion è il frutto di quattro anni di depressione vissuti da Anno, il quale vi ha inserito ogni tipo di riflessione compiuta in quel periodo, caratterizzato da un estremo odio per se stesso, dovuto alla sua incapacità di comunicare con gli altri, e dal rifiuto di uno stile di vita di isolamento e fuga dal mondo esterno. I personaggi riflettono diverse facce della personalità dell’autore, a cui va dato il merito di aver creato un cast femminile notevole, prendendo anche spunto da numerosi romanzi letti proprio in vista di quest’obiettivo. Era un periodo tremendo per Anno: il budget esaurito, le pressioni dei pochi sponsor rimasti, l’indecisione sul finale da dare alla sua opera e le minacce di morte dei fan delusi. Tutti questi fattori culmineranno nello sfogo che questo film rappresenta: un’opera traumatica, criptica, deprimente, macabra, cruda, a tratti onirica e visionaria. Il simbolismo, presente in numerose scene della mitologia giudaico-cristiana, così come i più o meno sottili rimandi al sesso e le rapide sequenze di immagini che rendono l’opera decisamente inadatta a chi è fotosensibile, hanno in realtà come unica funzione quella di contribuire all’atmosfera generale, suscitando in parte fascino e in parte angoscia. Evangelion è folle, come lo sono tutti i suoi personaggi, ciascuno profondamente ferito nell’animo e in continuo conflitto con se stesso e con il mondo. In questo film, ognuno di loro arriverà ad un punto critico: tutti verranno messi a nudo nella loro follia, e verranno rivelati i lati più scomodi delle loro personalità, in modo da lasciare lo spettatore sbigottito e allibito di fronte a numerose scene. Non ci saranno superstiti: tutti sono condannati alla disperazione più totale. La necessità di essere amati, il contatto con gli altri, il conflitto tra la pulsione di vita e quella di morte, la condizione umana, il dramma dell’isolamento, l’impossibilità di evitare il dolore, la di- Pagina 19 Anno IV - Numero II stinzione tra sogni e realtà, sono tutti temi che vengono affrontati in modo più o meno diretto. Il mondo non è un bel posto, non lo è per nessuno, tantomeno per il protagonista, Shinji Ikari, che viene travolto dagli eventi senza avere la possibilità o il desiderio di reagire. Potendo scegliere tra vedere l’umanità estinguersi o continuare a soffrire per la sua incapacità di relazionarsi al prossimo, è così difficile immaginare la sua risposta? Ovviamente, Evangelion non è solo questo. Chi ama la fantascenza resterà estasiato dalla ricchezza del linguaggio tecnico e dalle scene ispirate al celeberrimo “2001: Odissea nello Spazio”, uno delle tante fonti a cui l’autore, che sembra avere un feticismo per questo genere di cose, prende ispirazione. La tra- ma, pur ricca di colpi di scena e momenti struggenti, può essere pienamente compresa solo dopo averlo riguardato più volte, e si passerà dal perdersi nella complessità con cui è narrata al lasciarvisi cullare, per poi ottenerne una visione più o meno nitida in seguito. Degna di nota è anche la sequenza live sperimentale, circondata da un'atmosfera quasi da sogno, oggetto di quei pochi dialoghi che vengono pronunciati, avendo come sottofondo il brano di Bach “Jesus bleibet meine Freude" (la musica classica, altra passione di Anno, è un altro segno distintivo di Evangelion). Le animazioni sono fluide e le scene d’azione coinvolgenti, il doppiaggio giapponese eccelso e quello italiano della Dynit riesce a non sfigurare, mentre conviene evitare come la peste quello della Panini. Un classico del genere che ha sconvolto gli spettatori, ma che per i suoi contenuti maturi e profondi rappresenta uno dei picchi dell’animazione mondiale. Giuseppe Amato Pagina 20 Kaos Anno IV - Numero II Pagina 21 QUARK "Perché si sono estinti i bradipi?" Per chi non avesse letto la scorsa edizione del giornalino, nell'intervista doppia ai professori, questa è stata una delle domande che abbiamo posto ai due prof. la prima reazione che hanno avuto entrambi è stata questa: "Perché, si sono estinti?", "Cosa li ha uccisi? I processi evolutivi? Gli umani?". Fermi ragazzi, non c'è bisogno di tanti interrogativi. I bradipi esistono ancora e continuano a vivere tra di noi. Ok, forse non ve ne troverete uno aggrappato alla gamba, ma queste affascinanti creature continuano a combattere, a loro modo, contro l'estinzione. Come combatte un bradipo? Tira la criniera ai leoni o prende ad unghiate i lupi? Niente di tutto questo. I bradipi sono troppo furbi (so che non lo direste mai dopo aver visto la loro faccia) per scegliere la violenza. Un bradipo vive in habitat privi di predatori, in questo modo evita il problema alla radice (sebbene sia più un tipo da rami). "Cosa minaccia la sua sopravvivenza allora?" vi chiederete voi. Se googlate "bradipo", vi appariranno centinaia di immagini di bruni mammiferi elegantemente aggrappati ai rami di alberi tropicali. Ovviamente, se quella è la loro posa naturale, certamente non è perché sono dei membri di Greenpeace con un libidinoso desiderio di abbracciare alberi. La loro vita è strettamente legata a quella delle foreste. Perciò, ogni volta che siete in procinto di buttare una cartaccia in un bidone qualsiasi, pensate un attimo all'albero che verrà abbattuto per creare un altro pezzo di carta come quello che stringete tra le mani, e gettatelo nel cestino della differenziata. Ricordate, la battaglia per il nostro ambiente è una battaglia fatta di piccoli gesti, proprio come il cammino di un bradipo è fatto di piccoli (e lenti) passi. Dario Silvestri Pagina 22 Kaos A cura di Giuseppe Amato Lost Odyssey: un gioco da sogno Pubblicato in esclusiva per Xbox 360 nel 2007, questo JRPG di Hironobu Sakaguchi (il genio dietro Final Fantasy, per chi non lo conoscesse) guarda con nostalgia ai giochi di vecchio stampo, senza avere però timore di innovare il genere. Il gameplay è quello di un classico gdr che alterna sessioni esplorative a combattimenti a turni che si presentano in forma di incontri casuali, accompagnando al progresso del giocatore la crescita dei personaggi i quali, acquisendo nuove abilità, permetteranno di variare tra un crescente numero di tattiche in battaglia. L’innovazione è nell’aver distinto tra due tipi di personaggi che si sviluppano in modo diverso: i mortali, come è comune nel genere, guadagnano nuove abilità livellandole, e ognuno ne acquisterà di proprie a seconda del ruolo che svolge; gli immortali, invece, pur potendo livellare le loro abilità, devono apprenderle dai loro compagni mortali oppure dagli oggetti equipaggiabili, il che li rende da un lato più versatili, dall’altro più lenti a crescere (inoltre hanno il vantaggio di rianimarsi dopo pochi turni se sono stati messi ko in battaglia, nonostante quello dell’intero party porti comunque al game over). Degno di nota è anche il sistema anello rivelatore: una sorta di mirino che il giocatore deve impostare manualmente con il giusto tempismo, a cui va dato il merito più che di aggiungere un trascurabile componente action, di rendere il comando dell’attacco normale più interessante. Occorre inoltre notare che la possibilità di schierare i personaggi in retroguardia o in prima linea incide maggiormente sull’esito dei combattimenti. Con una storia che cattura il Anno IV - Numero II giocatore sin dall’inizio, piena di personaggi affascinanti, scene struggenti, intrighi politici e atmosfere magiche (accompagnate dalla meravigliosa soundtrack del maestro Nobuo Uematsu) la vera chicca di Lost Odyssey è l’extra “mille anni di sogni”, in cui vengono rievocate le memorie dei protagonisti in forma di racconti. Oltre a rappresentare una sorta di extra collezionabile, più interessante rispetto ai soliti oggettini da cercare in ogni angolo della mappa Pagina 23 (sono presenti anche questi, ovviamente, insieme a numerosissime missioni secondarie che allungano la già notevole durata del gioco, composto infatti di 4 dischi), e fornisce, insieme alla componente emotiva, una migliore comprensione del carattere dei personaggi e del contesto in cui sono posti. I sogni, che oltre a essere visibili dal menù possono essere rievocati ogni qualvolta si vada a dormire per ricaricarsi, sono una piacevole pausa dal gioco, lungi dal ridurlo però a un film o a un libro interattivo: è possibile ignorare completamente questa meccanica ma l'opera non può essere pienamente apprezzata senza aver letto questi brevi racconti. Lo stesso Sakaguchi, dice: “non penso di essere bravo a creare giochi d’azione. Preferisco narrare storie” ammettendo così che è questo il cuore pulsante dei suoi titoli, che regalano emozioni a moltissimi giocatori da ormai più di trent’anni. narrare storie” ammettendo così che è questo il cuore pulsante dei suoi titoli, che regalano emozioni a moltissimi giocatori da ormai più di trent’anni.. Pagina 24 Kaos Top of the Profs *guardando uno scalda- collo* cos'è sta novità? No, non togliertelo stai bellino, manca solo la zampogna. schio. Grassi Merone Che Zeus mi fulmini… *vede scrivere* mica la scrivi per metterla sul giornalino? X: prof ha messo i voti? Riccio Romagnuolo: si in logaritmi di 0 Romagnuolo La prossima volta faccio l'Arakiri da sola. Riccio A volte desidererei avere alunni normali… X dovresti mettere un cappello che includa anche materia celebrale. Stavo correggendo le versioni, si sentono le urla, mia figlia "mamma che c'è? " vorrei avere i soggetti tra le mani e strangolarli. Usai Riccio Pili e non quelli delle ascelle. *parlando di voti* oggi sono venuto col giubbotto antiproiettile. Usai Grassi Dà sempre la colpa agli altri, si vede che è ma- Paoli Mi dovevate vedere quando non avevo le mie "whips and scorns of time" jennifer lopez doveva andarsi a nascondere! Alessio Una volta sono andato da uno di questi psicanalisti e sapete come mi ha curato? Faceva i ruttini. È stato inconsapevolmente la causa della mia guarigione, ho pensato, ma posso mai dare soldi a questo? Capasso Raga vi consento di bere il caffè solo se me ne date un poco. Capasso Capasso Qui è segnato che hai preso 15. Capasso: Come si chiama questo? X: Louis. Anno IV - Numero II Capasso: Ogni volta che canta si uccide un ippopotamo. Capasso Smettila…lo vedi questo borsello? Non so in francese come si dica … ma … cerca sul dizionario “ti ciacco”. Usai Cesarione era il figlio di Cesare e Cleopatra…ecco non è che fosse così sicuro che era di Cesare… insomma Cleopatra era una donna un po’… come dire… movimentata! Cocci Noi cerchiamo di andare avanti con il progresso, la tecnologia… ma come si chiama la piattaforma digitale? Argo! Come un vecchio cane bavoso agonizzante… Mingo *parlando del computer* Meno male che ci siete voi ad aiutarmi… altrimenti l’avrei già defenestrato da tempo Pagina 25 questo strumento malibolo… Mingo cappellaio, no? Piccione Alunno X: Se ci vede la preside ci scuoia Y CARPE DIEM! Devi finire l’interrogazione, finiamola! Piccione: Nel caso mi spenna! Piccione Piccione *arrivano in classe i ragazzi americani* Cocci: Cosa dobbiamo fare? Alunno X: No niente dobbiamo fare lezione normalmente… Cocci: Ah! Dobbiamo essere normali! Beh! Per quanto ci riuscirà…. Cocci Alunno X: Prof, possiamo vedere “Il Castello del Cappellaio”? Piccione: Si, potete leggere il libro Alunna Y: Ma di che parla? Piccione: Del castello del Guardiamo “Nelle Terre Selvagge”… Ma che cavolo fa quel selvaggio? Natale Pagina 26 Kaos INTERVISTA DOPPIA Prof.ssa Riccio Materia insegnata? Prof.ssa Storti Lettere classiche e italia- Lettere classiche e italiano. no. Voto più alto avuto da 9 in greco. 9 in italiano. studentessa? Materia odiata? La chimica. Quella inorganica, però quella organica mi piaceva. Mah, veramente odiata?... Se proprio ne devo dire una, matematica. Voto più basso avuto da studentessa? 4 in chimica. 5 in matematica. Cosa pensa dei ragazzi Io credo nella ciclicità della natura umana, codi oggi? me diceva Tucidide. I ragazzi di oggi compiono gli stessi errori dei ragazzi di allora, solo oggi tendono a non rendersi conto di quello che succede nel Favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere? Tendenzialmente sì. Penso che i ragazzi di oggi sentano la mancanza di una figura di riferimento, una guida. Ciò porta alla loro tendenza a mitizzare tutto un po' troppo. Tendenzialmente sì. Anno IV - Numero II Favorevole ai matrimoni omosessuali? Pagina 27 Sì. È venuto prima l'uovo ...la gallina? o la gallina? Perché si è estinto il bradipo? Assolutamente sì. Tendenzialmente la gallina... Ma perché, i bradipi si so- Non saprei, non sarà riuno estinti?! Ma quando scito a stare al passo coi mai, le mie figlie guarda- tempi... no sempre un documentario su Real Time! "I bradipi con la barba"... Il colore più strano di cui si tingerebbe i capelli? Viola. Verdi. Un saluto ai ragazzi del Convitto. Studiate di più, e non ve- Esatto: provate a non vedete tutto come una pri- dere questo posto come gione! una prigione, e provate a trarre piacere dallo studio. Giuseppe Giglio Marialaura De Marco “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” ( Dante, Inferno, canto XXVI, vv. 119-120) F e n o u B ! e t s e
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