Credibili perché misericordiosi

L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 10 aprile 2015
Le sfide pastorali della famiglia
Credibili perché misericordiosi
di MARIO GRECH
È vocazione dei teologi, in comunione con il magistero, acquisire
«un’intelligenza sempre più profonda della Parola di Dio contenuta
nella Scrittura ispirata e trasmessa
dalla tradizione viva della Chiesa»
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum veritatis, n. 6). Questa conferenza è un passo nella giusta direzione per fornire ai nostri
fratelli la luce di quella verità che ci
rende liberi e illumina la Chiesa
perché predichi il Vangelo della
gioia e della compassione. Le vostre
ricerche teologiche sono fondamentali per affrontare le sfide poste alla
vita matrimoniale e alla famiglia,
poiché ciò di cui la Chiesa avrà bisogno nel prossimo sinodo sarà fornire nuove risposte radicate nella
Parola di Dio, fedeli alla tradizione
della Chiesa e “creative”. Serve a
poco riunirsi per ripetere ciò che già
si sa. Occorre una riflessione teologica profonda nella Chiesa, poiché
questa, come afferma il concilio Vaticano II, favorisce la crescita della
«comprensione, tanto delle cose
quanto delle parole trasmesse» (Dei
Verbum, n. 8).
Tuttavia, al fine di poter dare “risposte concrete” dobbiamo essere in
contatto con l’esperienza concreta
delle nostre famiglie. Considero
dunque lodevole il punto di partenza della conferenza: l’“esperienza
concreta” delle sfide poste al matrimonio e alla famiglia nel nostro
continente. Dobbiamo guardare in
maniera attenta e compassionevole
alle situazioni nelle quali si trovano
oggi le famiglie. Permettetemi di citare quanto ho già detto nell’ultimo
sinodo: «La “creatività”, sia nel linguaggio sia nell’atteggiamento pastorale verso le persone che si trovano in situazioni pastorali difficili, richiede più di una mera modifica
esterna. Anzi, esige la ricerca costante di nuove risposte, insieme a
nuovi approcci pastorali che possono essere tratti dagli insegnamenti
dei Padri della Chiesa. È auspicabi-
le che tali situazioni vengano analizzate attentamente, con “erudizione
teologica” e “mentalità pastorale”,
per ottenere soluzioni pastorali adeguate, costruite su riflessioni dottrinali approfondite».
Alcuni temono che questa esperienza sinodale possa scuotere le solide fondamenta dell’insegnamento
della Chiesa sul matrimonio e sulla
famiglia. Da parte mia, ritengo che
ciò di cui dovremmo aver paura è la
nostra resistenza allo Spirito Santo
che guida la Chiesa: una paura che
dovrebbe essere sentita da tutti coloro che amano Cristo e la sua
Chiesa, quel timor Domini che costituisce l’initium sapientiae. Tutti noi
dovremmo, dinanzi a Dio, fare un
esame di coscienza, per restare sempre radicati nel Signore e far sì che
le nostre riflessioni e proposte siano
guidate da un amore sincero e autentico per lui e la sua Chiesa.
Riflettendo sul momento attuale
nella storia della Chiesa, ho l’impressione che questa esperienza sinodale non riguardi solo il matri-
Verso
il sinodo
Pubblichiamo
quasi per intero,
in una nostra traduzione,
l’intervento che il vescovo
di Gozo e presidente
della Conferenza episcopale
maltese ha tenuto
in occasione di un recente
convegno dedicato — in
vista del sinodo dei vescovi
dell’ottobre prossimo —
alle prospettive culturali e
alle sfide pastorali
riguardanti il matrimonio
e la famiglia
nei Paesi europei.
All’assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia
L’autorità
al servizio della trasformazione
ROMA, 9. L’autorità esercitata nella guida delle comunità di vita
consacrata «è chiamata a far crescere la persona, quindi aiutare a
essere liberi, spingere alla comunione, aprire spazi di speranza per
il futuro». È il messaggio che viene dalla sessantaduesima assemblea nazionale dell’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi), in
corso di svolgimento presso la
Pontificia Università Urbaniana.
Il tema dei lavori, che si concludono venerdì 10, ai quali prendono parte circa 500 madri generali
e provinciali, è: «L’arte del passaggio. Autorità come servizio pasquale».
Ai lavori sono stati invitati diversi relatori, fra i quali padre Lorenzo Prezzi, il quale, nel suo intervento ha sottolineato che il servizio dell’autorità è radicalmente
cambiato, anche in considerazione
del fatto che la vita religiosa sta
diventando “invisibile”. Non sempre infatti si vede che si fa apostolato per il Signore. Secondo padre
Prezzi, si assiste a una mondanizzazione della vita religiosa e soprattutto a un «cambiamento del
modello di vita».
Praticamente è terminata l’epoca delle congregazioni il cui apostolato è nel sociale. È in questo
contesto, è stato ricordato, che Papa Francesco ha invitato i religiosi
a uscire, per andare a evangelizzare. L’invito al coraggio e a non
adeguarsi allo spirito del mondo
richiedono che la vita religiosa si
appropri di quello che è le tipico:
la testimonianza e la profezia.
Obiettivo dell’incontro delle superiore è dunque quello di «manifestare la ricchezza della comunione, essere illuminate nel servizio
di governo, riflettere insieme, individuare percorsi di vita per elaborare — si legge in un comunicato
dell’Usmi — progetti comuni di
formazione, di evangelizzazione,
di interventi sociali per uscire con
maggior coraggio dai confini del
proprio istituto».
monio e la famiglia, ma anche la
Chiesa stessa e il modo in cui dobbiamo vivere la nostra chiamata a
essere fratelli e sorelle in Cristo.
Questa carità fraterna ci aiuterà a
vivere secondo l’assioma paolino
maior est charitas: l’amore prevalga
su ogni cosa (cfr. 1 Corinzi, 13, 13).
Non temo una Chiesa che, come famiglia, s’interroga su come predicare il Vangelo nel mondo attuale. Temo invece una Chiesa che non riesce a proseguire il suo cammino sotto la guida dello Spirito Santo per
giungere a una comprensione della
verità sempre più piena. Dobbiamo
andare avanti con coraggio e creatività.
Così, dovremmo tutti invocare
sulla nostra Chiesa lo Spirito di verità, che è anche lo Spirito di amore
e di comunione. Mi rattrista incontrare sacerdoti e laici che hanno un
amore e una dedizione profondi per
il Signore e per la sua Chiesa e che
mi dicono di sentirsi confusi e disorientati dalla riflessione e dal dibattito teologico che si stanno svolgendo sulle sfide pastorali riguardanti
la famiglia. Ammetto che talvolta
tale disorientamento è dovuto alla
visione di una Chiesa divisa in due
poli opposti: i conservatori e i progressisti, che si accusano reciprocamente di sbagliare e di essere ingannevoli nelle loro asserzioni. Ricordando le tentazioni indicate da Papa Francesco nel suo discorso al termine del sinodo dello scorso ottobre, che preoccupano sia i cosiddetti
conservatori, sia i cosiddetti progressisti, dovremmo evitare di “classificarci” gli uni gli altri con etichette
che dividono. Dobbiamo invece cercare tutti di essere veramente fedeli
a Cristo nostro Signore e alla sua
Chiesa mentre procediamo sul nostro cammino nel mondo. In altre
parole, ciò che vorrei sottolineare è
che scendere a compromesso con le
tendenze attuali e populiste è una
cosa e andrebbe evitato, mentre essere fedeli allo Spirito Santo è
tutt’altra cosa; è una cosa non solo
lodevole, ma anche necessaria per
compiere la nostra missione di proclamare il Vangelo all’intera umanità.
Come afferma il Papa: «La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano
sentirsi accolti, amati, perdonati e
incoraggiati a vivere secondo la vita
buona del Vangelo» (Evangelii gaudium, n. 114). È una Chiesa misericordiosa quella che rende possibile
a tutti di sperimentare l’amore redentore di nostro Signore Gesù Cristo. Alcuni potrebbero considerare
questa enfasi sulla misericordia come un segno che la Chiesa sta diventando “sentimentale”, rendendo
sfocata la sua visione di ciò che è
vero e buono. Tuttavia, una Chiesa
misericordiosa è quella che trasmette la verità il cui cuore è ferito
dall’amore per gli uomini. La misericordia non rende la Chiesa vulnerabile, bensì credibile, poiché è questa Chiesa “ferita per amore” che dà
una testimonianza autentica del
“Cuore ferito del suo Maestro Gesù
Cristo”. Papa Francesco, di nuovo,
dice chiaramente: «Preferisco una
Chiesa accidentata, ferita e sporca
per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la
chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (Evangelii gaudium, n. 49). La vera misericordia, ben lungi dall’essere “lassista”, è ciò di cui l’umanità, e in particolare le nostre famiglie, hanno sete per incontrare il loro unico Signore e Salvatore.
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ZAGABRIA, 9. «Nella società croata
si assiste con sempre maggiore frequenza a casi di individui e famiglie che, colpiti da circostanze o
avvenimenti avversi, sono condotti
al limite della loro pazienza e della
loro sopportazione». È l’allarme
lanciato dall’arcivescovo di Zagabria, il cardinale Josip Bozanić, nel
suo messaggio di Pasqua, nel quale
ha avvertito che «la società non
può rimanere indifferente davanti
al dolore di chi, soprattutto i giovani, ha difficoltà a trovare un lavoro, di chi perde la casa, di chi
non è in grado di sostenere e di
dare un’istruzione adeguata ai propri figli e di chi, in numero crescente, dipende dall’assistenza di
enti benefici e di istituzioni sociali». Al riguardo, il porporato ha
espresso profonda gratitudine ai
volontari e ai sostenitori della Caritas, che negli ultimi tempi hanno
aumentato gli sforzi per fornire assistenza ai più svantaggiati, e ha ricordato con rammarico come, recentemente, si siano verificati casi
nei quali i prestiti bancari hanno
gettato nella povertà e al limite
della sopravvivenza migliaia di cittadini. «È difficile evitare di pensare che si tratti di usura», ha affermato il cardinale, «perché ciò crea
benefici da un lato (le banche) e
perdite dall’altro (i cittadini croati)
con una evidente sproporzione.
Purtroppo — ha proseguito — sembra che già dall’inizio i meccanismi
di controllo che avrebbero dovuto
tutelare i cittadini sono falliti, mentre in alcuni Paesi (come l’Austria)
le banche centrali hanno impedito
processi simili all’interno dei propri
mercati finanziari».
Il cardinale ha ricordato che Papa Francesco, quando era ancora
arcivescovo di Buenos Aires, parlava già del nuovo dominio monetario che può impoverire in un istante molte famiglie. Come Papa
Francesco, l’arcivescovo di Zaga-
Il cardinale Bozanić chiede tutela per i giovani croati
Un futuro
nella solidarietà
bria ha esplicitamente condannato
l’usura e ha esortato le istituzioni
statali a «impedire e a rafforzare il
proprio impegno a favore delle vittime. Nel caso della Croazia — ha
proseguito il porporato — mi appello a tutti i responsabili coinvolti
nel grave fenomeno dei prestiti
bancari ad alti interessi a trovare
una soluzione e una distribuzione
equa degli oneri nel quadro del sistema. In questo momento, nessuno ha il diritto di lavarsi le mani
come fece Pilato, soprattutto chi
non ha fatto ciò che era necessario
fare. Le autorità statali — ha sottolineato il cardinale — devono bloccare i tentativi di risolvere il problema in maniera superficiale, perché ogni volta che un problema
viene nascosto sotto il tappeto si
creano nuove difficoltà e tensioni
che minacciano la pace civile». Secondo il porporato, al fine di prevenire eventi simili, lo Stato dovrebbe varare una migliore normativa, più equilibrata: «Raccomando
ai fedeli e a tutte le persone di
buona volontà di diffidare della
pubblicità ingannevole che promette guadagni facili. Credo che abbiamo bisogno di molta più cautela, unità, comunicazione, solidarietà, rispetto reciproco e sensibilità.
Tutto questo — ha concluso l’arcivescovo di Zagabria — è particolarmente vero quando si tratta delle
persone più vulnerabili e svantaggiate della società. Dinanzi a questi
sviluppi, è necessario trovare la forza e un nuova volontà politica di
avviare i meccanismi sociali che
possono aprire nuovi orizzonti di
speranza».
Iniziative della Conferenza episcopale ceca per le coppie sposate
Punto di forza
PRAGA, 9. La Conferenza episcopale ceca, anche in vista dei lavori del
del prossimo sinodo dei vescovi, ha
promosso per sabato prossimo un
dibattito al Senato sulle politiche
famigliari da avviare nel Paese. Il
tema di fondo è la valorizzazione
della famiglia, non più come istituto “debole” da difendere, ma anche
come punto di forza della società.
L’evento è organizzato dal Centro
nazionale per la famiglia, istituzione fondata dall’organizzazione episcopale già nel 1996. L’organismo,
ha spiegato all’agenzia Sir, la direttrice, Marie Oujezdska, «individua
la sua missione in attività a sostegno della famiglia, vista come un
ambiente unico in cui nascono e si
sviluppano i valori che sono indispensabili per la prosperità della
nostra società. La filosofia del nostro lavoro — ha continuato — si
ispira alla concezione cristiana
della dignità umana. Vogliamo
contribuire a creare un’atmosfera
pro famiglia motivando donne e
uomini a fondarne una, ad approfondire relazioni coniugali stabili e
di qualità, affinché siano incoraggiati ad allevare un numero ottimale di figli».
Il centro collabora con numerose
organizzazioni pro famiglia, sia
nella Repubblica Ceca sia all’estero, coordina conferenze e dibattiti
e sviluppa diversi programmi che
riflettono le principali questioni di
attualità inerenti all’istituto fami-
gliare. Secondo Oujezdska, «la famiglia non dovrebbe essere vista
come un problema sociale. Non
dobbiamo parlarne soltanto come
di un’istituzione che ha bisogno di
sostegno. Soprattutto — precisa —
dovrebbe essere valorizzata come
una fonte di prosperità di ogni società. Il nostro ruolo consiste nel
rafforzare i benefici del matrimonio
e della genitorialità. Ritengo che
sia estremamente importante che il
valore della famiglia venga presentato in modo positivo e comprensibile».
Nella Repubblica Ceca sono numerose le iniziative della Conferenza episcopale volte a promuovere e
a tutelare la famiglia. Oujezdska ricorda che «c’è un centro speciale
per la famiglia che opera presso il
dipartimento pastorale di ogni diocesi. Il compito principale, come
da tradizione, è di fornire una preparazione spirituale al matrimonio
e dunque questi centri lavorano per
offrire un servizio alle famiglie in
tutte le fasi della loro esistenza.
Queste attività — sottolinea — vanno però a beneficio non solo dei
cattolici praticanti, ma anche di
persone di altre confessioni o religioni che apprezzano la parte essenziale di questo servizio. Inoltre
— conclude — tutte le persone hanno l’opportunità di entrare in familiarità con la vita dei fedeli, di fare
amicizie. Siamo testimoni di lunga
data di questa esperienza, poiché
siamo stati fondati dalla Conferenza episcopale ceca diversi anni fa».
Naturalmente, a tutte le famiglie
che hanno bisogno, oltre che di un
aiuto morale, anche di un sostegno
concreto, la Chiesa cattolica nella
Repubblica Ceca offre il proprio
servizio attraverso gli uffici nazionali e regionali della Caritas.
Lutto nell’episcopato
Monsignor Elmo Noel Joseph
Perera, vescovo emerito di Galle, in Sri Lanka, è morto nella
mattina di giovedì 9 aprile.
Il compianto presule era nato a Madampe, in diocesi di
Chilaw, il 4 dicembre 1932 ed
era stato ordinato sacerdote il
21 dicembre 1960. Eletto alla
Chiesa titolare di Gadiaufala il
17 dicembre 1992 e nominato,
allo stesso tempo, ausiliare di
Galle, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio
1993. Il 1° giugno 1995 era divenuto vescovo della diocesi di
Galle, al cui governo pastorale
aveva rinunciato l’11 ottobre
2004.
Le esequie saranno celebrate
alle 10.30 di sabato 11, nella cattedrale di Galle.
†
I Superiori e il personale dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica sono affettuosamente
vicini alla Signora Clelia Fois per la
repentina morte del fratello
MAURIZIO
Nel porgere sentite condoglianze
chiedono al Signore che lo introduca nel possesso della gioia eterna e
conforti i familiari con la speranza
cristiana.