Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 37 (46.875) Città del Vaticano domenica 15 febbraio 2015 . Papa Francesco ha creato venti cardinali in un concistoro ordinario pubblico tenuto nella basilica vaticana Incardinati e docili E al termine l’annuncio della proclamazione di quattro sante il prossimo 17 maggio y(7HA3J1*QSSKKM( +,!"!?!=!,! Roma, 14 febbraio 2015 Il Sommo Pontefice Francesco ha tenuto questa mattina, sabato 14 febbraio 2015, nella Basilica Vaticana, il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi Cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del Titolo o della Diaconia. Il Santo Padre è giunto alle ore 11 nella Basilica e ha fatto una breve preghiera davanti alla Confessione. Preso posto sulla Cattedra, ha ricevuto dal Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Dominique Mamberti, primo tra i nuovi Cardinali, un indirizzo di saluto. Quindi il Papa, dopo aver pronunciato l’orazione iniziale e dopo la proclamazione del Vangelo, ha tenuto l’allocuzione. Successivamente ha letto la formula di creazione dei Cardinali proclamando i loro nomi: — Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; — Manuel José Macário do Nascimento Clemente, Patriarca di Lisboa (Portogallo); — Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., Arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia); — John Atcherley Dew, Arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda); — Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia); — Pierre Nguyên Văn Nhon, Arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam); — Alberto Suárez Inda, Arcivescovo di Morelia (Messico); — Charles Maung Bo, S.D.B., Arcivescovo di Yangon (Myanmar); — Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, Arcivescovo di Bangkok (Thailandia); — Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento (Italia); — Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B., Arcivescovo di Montevideo (Uruguay); — Ricardo Blázquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid (Spagna); — José Luis Lacunza Maestrojuán, O.A.R., Vescovo di David (Panamá); — Arlindo Gomes Furtado, Vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde); — Soane Patita Paini Mafi, Vescovo di Tonga (Isole di Tonga); — José de Jesús Pimiento Rodríguez, Arcivescovo emerito di Manizales (Colombia); — Luigi De Magistris, Arcivescovo titolare di Nova, Pro-Penitenziere Maggiore emerito; — Karl-Josef Rauber, Nunzio Apostolico; — Luis Héctor Villalba, Arcivescovo emerito di Tucumán (Argentina); — Júlio Duarte Langa, Vescovo emerito di Xai-Xai (Mozambico). Sono seguite l’imposizione della berretta ai nuovi Cardinali, la consegna dell’anello e l’assegnazione a ciascuno di loro del Titolo o della Diaconia. La cerimonia è proseguita con il voto su alcune Cause di Canonizzazione e si è conclusa con la Benedizione Apostolica che il Santo Padre ha impartito ai presenti. «Più veniamo incardinati nella Chiesa che è in Roma e più dobbiamo diventare docili allo Spirito»: è la raccomandazione che Papa Francesco ha rivolto ai venti porporati creati nel corso del concistoro ordinario pubblico tenuto nella mattina di sabato 14 febbraio, nella basilica vaticana, alla significativa presenza del suo predecessore Benedetto XVI. Proprio nel binomio «incardinati» e «docili» il Pontefice ha individuato i tratti essenziali del ministero dei nuovi membri del Collegio cardinalizio. Chiamati — ha spiegato — a una dignità non onorifica, come indica il nome stesso di “cardinale”, che evoca il “cardine”: dunque «non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onori- mali che ricevi»: questo, ha affermato, «non è accettabile nell’uomo di Chiesa», perché «se pure si può scusare un’arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore». Dal Pontefice anche un richiamo ad avere «un forte senso di giustizia» e a essere «persone capaci di perdonare sempre», di «dare sempre fiducia», di «infondere sempre speranza» e di «sopportare con pazienza ogni situazione e ogni fratello e sorella». Al termine del concistoro l’annuncio che il prossimo 17 maggio saranno proclamate quattro sante. PAGINA 8 Milizie jihadiste libiche legate all’Is s’insediano nella città portuale di Sirte Fronte mediterraneo TRIPOLI, 14. La conquista di Sirte, in Libia, da parte di milizie che dichiarano di appartenere al cosiddetto Stato islamico (Is) già attivo in Iraq e in Siria, conferma l’apertura di un nuovo fronte della sfida jihadista nel Mediterraneo e accentua l’instabilità nordafricana e vicino-orientale. I miliziani libici legati all’Is si sono infatti insediati ieri nel centro di Sirte, importante porto sul Me- diterraneo, ripetendo un’operazione già condotta a Derna, nell’est del Paese. La Libia, da tempo priva di ogni effettiva autorità centrale — due Parlamenti, due Governi, uno a Tripoli, sostenuto dalle milizie islamiche, e l’altro a Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale — sta diventando un crocevia cruciale di una crisi generale, nella quale il jihadismo mostra di sapersi ritagliare un suo spazio. I profili biografici PAGINE 4-7 ficenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità». Ai porporati Francesco ha riproposto le caratteristiche della carità descritte nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi. Tra queste ha ricordato la magnanimità e la benevolenza, invitando ad «amare senza confini» ma anche a «non trascurare ciò che è piccolo» e ad avere «gesti benevoli per tutti». Il Papa ha poi messo in guardia dalla tentazione dell’invidia e dell’orgoglio e dal pericolo di guardare solo alla ricerca del proprio interesse personale. Soprattutto ha chiesto di non dare spazio all’ira, in particolare a quella «trattenuta, covata dentro, che ti porta a tenere conto dei Un’esplosione a Bengasi (Ansa) Le prime reazioni internazionali sono arrivate dall’Italia. L'ambasciata italiana a Tripoli ha rinnovato l’invito ai connazionali a lasciare la Libia, mentre il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha sostenuto che l’Italia è pronta a intervenire in armi, «naturalmente nel quadro della legalità internazionale», cioè nel caso di un mandato dell’Onu. Gentiloni ha ribadito sostegno all’azione dell’inviato dell’Onu in Libia, Bernardino León, che sta cercando di mediare tra le principali fazioni del Paese. Tuttavia, il ministro italiano ha detto che «se non riusciamo nella mediazione, credo che bisogna porsi il problema, con le Nazioni Unite, di fare qualcosa di più» perché «non possiamo accettare che a poche ore di navigazione dall’Italia ci sia una minaccia terroristica attiva». Secondo Gentiloni, infatti, la Libia appare ormai «uno Stato fallito nel quale l’Is può avere buon gioco». A quattro anni dalle primavere arabe, dunque, il processo di consolidamento democratico e di pacificazione dell’area si è tutt’altro che consolidato. La diffusione incontrollata di armi e l’emersione di nuovi e più radicali attori nella tragedia di quei territori si è tradotta in una delle crisi più gravi di sempre, anche e soprattutto sul piano umanitario. Milioni di persone, infatti, soprattutto dell’Africa subsahariana, sono costrette a lasciare le loro case a causa sia della fame che della guerra, mai venute meno nei loro Paesi. In questo scenario s’iscrive il crescente fenomeno delle migrazioni in Mediterraneo, all’origine di tragedie come quella dei giorni scorsi, quando oltre trecento persone sono morte in mare per mancanza di soccorsi, tragedie alle quali l’Europa non sembra ancora determinata a dare risposte adeguate. La minaccia dell’Is, intanto, resta alta anche sul fronte di guerra iracheno, nonostante l’intensificazione dei raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Il comando statunitense ha confermato ieri sera che le milizie jihadiste hanno preso il controllo della città di Al Baghdadi, nella provincia di Al Anbar, e tornano a minacciare la base militare di Ayn Al Asad, dove si trovano trecentoventi militari statunitensi incaricati di addestrare le forze governative irachene. Nel frattempo, sedicenti rappresentanti dell’Is hanno dichiarato che le forze dei miliziani sono pronte ad affrontare qualunque contrattacco della coalizione internazionale su Mosul, terza città dell’Iraq conquistata dai jihadisti lo scorso giugno. Incursione in un villaggio al confine con la Nigeria Boko Haram attacca anche in Ciad Civili ciadiani fuggiti dal loro villaggio attaccato dai terroristi (Afp) PAGINA 2 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 domenica 15 febbraio 2015 Sanguinosa incursione in un villaggio al confine con la Nigeria Decine di vittime negli scontri tra esercito ucraino e filorussi Boko Haram attacca anche in Ciad Battaglia prima della tregua ABUJA, 14. Il gruppo jihadista nigeriano Boko Haram ha compiuto ieri un’incursione oltre il confine con il Ciad, sulle sponde del lago omonimo, uccidendo numerosi civili nel villaggio di Ngouboua. Si tratta del primo attacco in territorio ciadiano sicuramente attribuibile ai miliziani jihadisti che devastano da cinque anni il nord-est della Nigeria e che hanno già più volte colpito anche in Camerun e, da ultimo, in Niger. Proprio il Ciad fornisce il maggiore contingente alla forza africana schierata nell’ultimo mese contro Boko Haram e alla quale partecipano oltre alle truppe nigeriane quelle beninesi e, appunto, camerunensi e nigerine. L’azione di Boko Haram sembra una risposta proprio al dispiegamento delle truppe africane. La scorsa settimana, in particolare, quelle del Ciad erano entrate per la prima volta in territorio nigeriano, dopo aver respinto un attacco in Camerun. Altri attacchi Boko Haram aveva sferrato nei giorni scorsi a Diffa, in Niger. In precedenza, invece, non era mai stata accertata la Si prospetta un rinvio del voto Elezioni in forse nel Sud Sudan JUBA, 14. Sono in forse le elezioni previste per la prossima primavera nel Sud Sudan, teatro dal dicembre 2013 di un conflitto civile tra i reparti dell’esercito fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit e le formazioni ribelli guidate dal suo ex vice Rijek Machar. Un disegno di legge del Governo per rinviare il voto al 2017, nella speranza che intanto vadano a buon fine i negoziati di pace mediati dall’Unione africana, sarà votato la prossima settimana dal Parlamento di Juba. Se approvato, il provvedimento congelerebbe gli assetti di potere a Juba. Sulla base della Costituzione entrata in vigore con la proclamazione dell’indipendenza da Khartoum, il 9 luglio del 2011, il mandato di Salva Kiir Mayardit e del Parlamento scadrà appunto il prossimo 9 luglio e prima di quella data dovrebbero tenersi le elezioni. Il presidente e il suo ex vice durante i negoziati mediati dall’Unione africana (Reuters) La Liberia si rialza dall’ebola MONROVIA, 14. Passi in avanti nella ricostruzione del dopo ebola. Lunedì prossimo riapriranno le scuole dopo sette mesi di chiusura dovuta all’emergenza. Lo comunica l’Unicef, il fondo della Nazioni Unite per l’infanzia, che sta lavorando per mettere in piedi interventi per ridurre al massimo il rischio di trasmissione del virus. Misure di estrema sicurezza anche in Guinea dove più di 1,3 milioni di bambini sono tornati a scuola a gennaio. Le misure comprendono il rilevamento della temperatura ai bambini all’arrivo a scuola e il lavaggio delle mani prima che entrino nelle classi. «Non ci aspettiamo che tutte le scuole riaprano immediatamente», ha dichiarato Manuel Fontaine, direttore regionale dell’Unicef per l’Africa Occidentale e Centrale. «Il processo di riapertura delle scuole può durare un mese prima che la maggior parte degli studenti tornino a scuola. Durante questo periodo le autorità per l’istruzione lavoreranno per assicurare le condizioni di sicurezza». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va responsabilità del gruppo nigeriano in episodi di violenza che pure si erano registrati in territorio ciadiano. L’incursione a Ngouboua, secondo la Bbc, è stata compiuta da una trentina di miliziani di Boko Haram che hanno attraversato il lago Ciad a bordo di quattro piroghe e poi hanno dato fuoco al villaggio, prima di essere respinti dall’intervento dell’esercito. Sulle conseguenze dell’attacco ci sono versioni diverse. Secondo testimoni citati dal sito d’informazione Koaci, sono stati uccisi almeno una decina di civili, compreso il capo del villaggio, mentre altre fonti riferiscono di un numero maggiore, cioè di diverse decine di morti. A vittime civili non ha fatto invece riferimento il portavoce dell’esercito, il colonnello Azem Bermandoa, secondo il quale i miliziani di Boko Haram hanno ucciso un soldato e ne hanno feriti due, lasciando a loro volta due morti sul terreno. Sempre ieri, il gruppo terrorista ha sferrato attacchi anche contro Akida e Mbuta, due villaggi alle porte di Maiduguri, la capitale del Borno, lo Stato nordorientale nigeriano considerato la sua principale roccaforte. Testimoni riferiscono di almeno ventuno abitanti uccisi nei due centri abitati, dove gli assalitori hanno saccheggiato e dato alle fiamme numerosi negozi e abitazioni di civili. Né quelle di Boko Haram sono le uniche violenze a insanguinare il Paese. Secondo quanto denunciato ieri dalla Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc), negli ultimi due mesi, ci sono stati decine di morti in scontri legati alla campagna per le elezioni presidenziali e parlamentari. Come noto, queste avrebbero dovuto tenersi proprio oggi, ma sono state rinviate a fine marzo dal Governo, secondo il quale non è possibile al momento impiegare le truppe a garanzia della sicurezza del voto nelle regioni dove agisce Boko Haram. Secondo la Nhrc, la situazione minaccia di degenerare ulteriormente dato il «costante aumento dell’incitamento all’odio» tra fazioni rivali, persino all’interno di uno stesso partito, al punto che si profila «un pericolo evidente e attuale per la stabilità» non solo del Paese, ma anche di quelli vicini». Caschi blu pronti a riprendere l’offensiva nell’est congolese KINSHASA, 14. La Monusco, la missione dell’Onu nella Repubblica Democratica del Congo, sembra aver superato i contrasti scoppiati di recente con il Governo di Kinshasa riguardo alle modalità per condurre la lotta contro i diversi gruppi armati che devastano l’est del Paese. Un appello a neutralizzare tutte le milizie che agiscono nell’est congolese era stato lanciato una settimana fa dall’inviato speciale dell’Onu per la regione dei Grandi Laghi, Said Djinnit. «Siamo qui per sostenere il Governo e le forze armate congolesi nella lotta contro i gruppi armati», ha dichiarato ieri il comandante militare della Monusco, Carlos Alberto dos Santos Cruz. L’11 febbraio la Monusco aveva annunciato la sospensione del sostegno all’offensiva in corso contro le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), il gruppo hutu riparato oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994. Da allora, le Fdlr sono tra le più attive formazioni armate nel Nord Kivu e, più in generale, l’est congolese, principale teatro dell’intricata interconnessione GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] Gaetano Vallini Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va parte e dall'altra, anche se il bilancio è incerto, mentre sullo sfondo delle violenze rimangono le consuete accuse reciproche. Per il portavoce del Governo di Kiev, i separatisti filorussi hanno ucciso otto militari ucraini e feriti altri Confronto a Bruxelles per chiarire gli impegni di Tsipras Juncker scettico sul dialogo tra Grecia e Ue ATENE, 14. Dopo aver faticosamente avviato il dialogo, Grecia e Unione europea entrano nella fase tecnica della trattativa che andrà avanti tutto il weekend per preparare la strada a un accordo politico all’Eurogruppo di lunedì. Ma nonostante la buona volontà espressa da entrambe le parti, l’incertezza resta molto alta. Per il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, siamo «molto lontani» da un compromesso e per quello dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, la faccenda è «molto complicata, le opzioni sono limitate e quindi resto pessimista». tra le diverse crisi della regione dei Grandi Laghi. La decisione della Monusco era stata motivata con il ruolo di comando concesso dalle autorità di Kinshasa ai generali Bruno Mandevu e Sikabwe Fall, che l’Onu considera complici di gravi crimini. Ciò nonostante, dos Santos Cruz ha ricordato che la Monusco ha il mandato di disarmare i gruppi armati, comprese le Fdlr, e che quindi intende continuare a pianificare operazioni congiunte con le forze congolesi. L’ufficiale ha inoltre sottolineato che «la situazione militare è differente a seconda delle regioni», soffermandosi in particolare su quella dell’Ituri e della provincia orientale. Quest’ultima è da alcuni anni la base delle milizie dell’Lra guidate da Joseph Kony, responsabili nei decenni precedenti di sistematiche e atroci violenze nel nord dell’Uganda e da tempo a loro volta riparate oltre confine. Congolese è invece la Forza di resistenza patriottica dell’Ituri, che non ha ancora disarmato sebbene il suo comandante Banaloko “Cobra” Matata, abbia annunciato la resa a novembre scorso. caporedattore segretario di redazione KIEV, 14. Ucraina senza pace a poche ore dalla tregua, che scatta alla mezzanotte di oggi. Tra esercito ucraino e miliziani filorussi, nel Donbass, si combatte più duramente che nei giorni scorsi. Decine le vittime nelle ultime 24 ore, da una Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale «Siamo molto lontani da ciò che potrebbe essere chiamato un compromesso politico» ha detto il presidente della Commissione Juncker, convinto che la Grecia «dovrebbe chiedere un prolungamento del programma di salvataggio» e che per Atene «è fondamentale arrivare al pareggio di bilancio». Per questo motivo «quelle misure che il Governo greco vuole tagliare, devono essere sostituite da altre misure che portino agli stessi obiettivi di bilancio». Il confronto, partito ieri a Bruxelles tra i tecnici dell’ex Troika e quelli greci, ha proprio lo scopo di analizzare le differenze tra l’attuale piano europeo e le proposte dell’Esecutivo di Tsipras. Gli esperti hanno bisogno di fare chiarezza perché, per trovare la base comune su cui l’Eurogruppo lunedì potrà lavorare, devono sapere esattamente quali misure vuole portare avanti il Governo. Atene vorrebbe sostituire con sue misure il trenta per cento del memorandum firmato con l’Ue. Secondo fonti europee, il memorandum si può cambiare, ma «l’idea deve restare la stessa». E ieri il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha dichiarato che «uscire dall’euro equivarrebbe per la Grecia a cadere in un burrone», dal momento che «una cosa è dire che non saremmo mai dovuti entrare nell’euro, un’altra pretendere di uscirne». Intanto il segretario al Tesoro statunitense, Jack Lew, ha avuto ieri un colloquio con il premier greco, Alexis Tsipras. Nel corso del colloquio Lew ha espresso il sostegno del Governo di Washington alla Grecia e ha auspicato un esito positivo dei negoziati in svolgimento fra l’Esecutivo di Atene e i partner dell’eurozona. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 34. Secondo i rappresentanti dei separatisti del Donbass, invece sono i militari ad aver ucciso quattro civili, compreso un bimbo di nemmeno due anni e due ragazzine di sette e quattordici anni. Ma Eduard Basurin, portavoce del ministero della Difesa dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, ha affermato che Kiev nei combattimenti ha perso 42 uomini. Non è chiaro se le vittime di cui parlano Kiev (otto morti) e il Donbass (42 morti) siano per episodi diversi o sia un diverso bilancio dello stesso scontro. Notizie di colpi di artiglieria arrivano anche da diverse fonti mediatiche sul terreno: nella notte ci sono stati bombardamenti a Lugansk, riferisce la Bbc, e stamattina lo stesso scenario si è riproposto a Donetsk, riportano i corrispondenti sia della televisione britannica che dell’agenzia Ria Novosti. «Il nemico ha bombardato posizioni delle forze dell’operazione antiterroristica con la stessa intensità di prima», ha riferito il portavoce militare di Kiev, Vladyslav Seleznyov, aggiungendo che i combattimenti sono stati particolarmente pesanti nella zona del nodo ferroviario di Debaltseve, dove separatisti hanno usato razzi e artiglieria. Intanto, la situazione umanitaria resta drammatica. Kiev denuncia il bombardamento dei ribelli e vittime tra i civili a Shchastya, una città a nord-ovest di Lugansk. Le vittime qui sarebbero due e sei i feriti, ha reso noto il capo dell’amministrazione regionale, controllata da Kiev. «La bomba ha colpito un caffè dove c’erano numerose persone», ha riferito Hennadiy Moskal, secondo cui i proiettili sono caduti anche in altre zone della città. La diplomazia comunque non si ferma: troppi i nodi rimasti insoluti. Il Cremlino ha fatto sapere che i leader di Ucraina, Russia, Germania e Francia, che hanno negoziato il cessate il fuoco di Minsk, sono in costante contatto per monitorare l’evoluzione della crisi e nei prossimi giorni ci dovrebbe essere un nuovo colloquio telefonico. E un altro summit sulla questione ucraina nel formato di Normandia (Francia, Russia, Germania, Ucraina) potrebbe svolgersi ad Astana, capitale del Kazakhstan, ha detto l’ufficio stampa del presidente kazako Nursultan Nazarbaiev riferendo di una conversazione tenutasi tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il leader kazako. Primi nomi dello staff del presidente Mattarella ROMA, 14. Un manager a capo della segreteria, due giornalisti con una passione per la politica alla guida dell’informazione. Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha iniziato ieri a tracciare i contorni del nuovo staff del Quirinale. Tre i primi nomi: Simone Guerrini, manager con una lunga esperienza, sarà consigliere del Presidente e direttore dell’ufficio di segreteria; il giornalista e scrittore Giovanni Grasso sarà consigliere, portavoce e direttore dell’ufficio per la stampa e la comunicazione; un altro giornalista, Gianfranco Astori, sarà consigliere per l’informazione. L’obiettivo dichiarato è quello di procedere a una ristrutturazione dell’amministrazione del Quirinale, con un occhio in particolare alla spending review. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO domenica 15 febbraio 2015 pagina 3 Yemeniti protestano contro la presa del potere dei ribelli huthi (Reuters) Secondo l’esercito israeliano Rischi per l’Autorità palestinese TEL AVIV, 14. Allarme nei Territori palestinesi in Cisgiordania. L’esercito israeliano ha avvertito i vertici politici del Paese che l’Autorità palestinese (Ap) è «prossima al collasso». Come riferisce il quotidiano «Maariv», un documento ufficiale delle forze armate indica fra le cause dell’indebolimento delle strutture dell’Ap il congelamento dei dazi doganali, ordinato a gennaio dal premier Benjamin Netanyahu. In base agli accordi di Oslo questi dazi dovrebbero essere raccolti da Israele e poi trasmessi all’Ap. Ma l’esercito israeliano parla anche di previsioni pessimistiche riguardo l’economia dei Territori. Previsioni espresse ieri anche dal rappresentante del Fondo monetario internazionale (Fmi), Ragnar Gudmundsson. Anch’egli ha infatti definito «preoccupante» il congelamento imposto da Israele al trasferimento dei dazi doganali, che rappresentano la principale fonte di reddito dell’Ap. La crisi palestinese riguarda anche il lavoro. Secondo l’ufficio centrale di statistica palestinese, il tasso attuale di disoccupazione in Cisgiordania tocca il 17,4 per cento della popolazione. Nella Striscia di Gaza — controllata da Hamas — supera il quaranta per cento. Inoltre, sempre secondo il documento dell’esercito citato da «Maariv», in Cisgiordania si sta rafforzando la presenza di Hamas, cosa che ha costretto i militari a moltiplicare le confische di armi e di fondi di associazioni legate al movimento. Il documento evoca la possibilità di una «rivolta latente» che potrebbe sfociare in attentati. Il rischio, avvertono i militari, è che un episodio minore di violenza metta in moto «una reazione a catena», con la caduta dell’Ap e la presa del potere da parte di «gruppi terroristici». Non è finita la guerra statunitense in Afghanistan Gli Emirati arabi uniti chiudono l’ambasciata a San’a Yemen fuori controllo SAN’A, 14. Gli Emirati arabi uniti hanno chiuso la propria ambasciata in Yemen ed evacuato lo staff. È questo solo l’ultimo tassello di una crisi che sta allarmando sempre di più la comunità internazionale. Quella yemenita, infatti, è un’instabilità politica, istituzionale e sociale che rischia di diventare un nuovo bacino del terrorismo internazionale. La chiusura della rappresentanza diplomatica di Abu Dhabi, che segue di ventiquattr’ore la chiusura di quella italiana e l’annuncio del rientro in Italia di tutto il suo staff, è solo l’ultima di una serie. I primi a chiudere la propria rappresentanza diplomatica erano stati Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia, cui sono seguiti nelle ultime ore l’Italia appunto, la Germania e infine l’Arabia Saudita. Giovedì scorso gli huthi avevano denunciato la chiusura delle rappresentanze occidentali come una Nell’incontro a Stanford con i big della Silicon Valley Obama rilancia la lotta al cyberterrorismo mossa «immotivata», il cui unico obiettivo era quello di mettere in difficoltà i miliziani sciiti e ostacolarne il controllo sul Paese «esercitando pressioni nei confronti del popolo yemenita». E intanto proseguono gli scontri tra i miliziani ribelli huthi e le tribù sunnite, che nelle ultime ore hanno causato 26 morti, secondo fonti locali: pesanti combattimenti sono infatti in corso sulle montagne della provincia meridionale di Al Bayda. Tensioni e violenze si sono registrate anche in occasione delle numerose manifestazioni della popolazione yemenita indette per protestare contro la presa del potere da parte dei ribelli sciiti. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva evocato pochi giorni fa lo spettro della guerra civile, affermando che «lo Yemen sta crollando sotto i nostri Indagata la presidente argentina BUENOS AIRES, 14. Cristina Fernández è ufficialmente indagata per il presunto accordo segreto con l’Iran, di cui l’accusava il procuratore Alberto Nisman. Il procuratore Gerardo Pollicita, che ha preso in mano il fascicolo in seguito alla morte del suo predecessore, ha rilevato che i fatti denunciati sono effettivamente un reato e ha chiesto al giudice di poter verificare se questo «sia stato realmente consumato e se può essere penalmente attribuito ai suoi responsabili». In questo modo, la presidente, il ministro degli Esteri, Héctor Timerman, e altre figure politiche vengono sottoposte a indagini preliminari. Fernández ha smentito ogni accusa. Scontro mortale in Messico Obama durante il discorso all’università di Stanford (Reuters) WASHINGTON, 14. Il presidente statunitense, Barack Obama, ha incontrato ieri all’Università di Stanford i rappresentanti delle grandi aziende di internet e dell’alta tecnologia per smorzare le recenti tensioni e tentare di riallacciare una proficua collaborazione su temi chiave come la lotta al terrorismo e la sicurezza informatica. «Le tecnologie che ci rendono forti possono anche essere usate contro di noi, e infliggerci gravi danni» ha detto il capo della Casa Bianca. E tanti cyberattacchi «stanno colpendo aziende americane e costando diversi posti di lavoro». Per questo Obama ha firmato un decreto che promuove la cybersicurezza e la privacy attraverso un maggiore scambio di informazioni tra Governo e aziende. All’incontro di Stanford non erano tuttavia presenti gli amministratori delegati delle aziende tra le più interessate: Mark Zuckerberg di Facebook, Merissa Mayer di Yahoo e Larry Page di Google, in aperta polemica con l’Amministrazione. Tra i big della tecnologia, solo Tim Cook di Apple, insieme ai leader di aziende finanziarie come Mastercard o Bank of America. CITTÀ DEL MESSICO, 14. Almeno sedici persone sono morte e 22 ferite in uno scontro fra un bus e un treno merci in Messico, nello Stato settentrionale del Nuevo León. L’incidente è avvenuto nella città di Anahuac, nei pressi del confine con il Nuevo Laredo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’autista del bus ha ignorato l’avvertimento luminoso del passaggio del treno e ha cercato di attraversare le rotaie. «Si è trattato di un impatto molto forte» ha spiegato il capo della protezione civile del Nuevo León, Jorge Camacho Rincon. occhi: stiamo assistendo allo sprofondamento yemenita». Il ribelli huthi hanno occupato negli ultimi mesi edifici governativi e palazzi presidenziali a San’a, estendendo inoltre il proprio controllo su sette provincie yemenite. I ribelli sciiti huthi, scesi l’estate scorsa dalle regioni del nord, hanno preso il controllo della capitale. A gennaio hanno quindi costretto agli arresti domiciliari il presidente Abed Rabbo Mansur Hadi e i suoi ministri. Gli huthi hanno inoltre annunciato di recente la pubblicazione di un decreto costituzionale, considerato dagli analisti un atto rivoluzionario a tutti gli effetti. Il documento scioglie il Parlamento e lo sostituisce con un Consiglio nazionale di transizione (Cnt) composto da 551 membri. Al Cnt spetterà il compito di eleggere un Consiglio presidenziale di cinque membri, il quale a sua volta nominerà un Governo di transizione. Il decreto stabilisce che sia il Consiglio di transizione sia il Consiglio presidenziale siano sotto il diretto controllo del Comitato supremo rivoluzionario. KABUL, 14. L’impegno statunitense in Afghanistan è finito, stando alla linea ufficiale della Casa Bianca, ma la situazione sul terreno resta ancora complicata ed esplosiva. Secondo le indicazioni raccolte dal «New York Times», le forze americane sono ancora impegnate in ruoli di combattimento nell’ambito dei sempre più numerosi raid aerei lanciati sul territorio afghano. Il motivo è costituito dagli scontri che continuano a mietere vittime, con cifre record di perdite tra i soldati afghani. Anche secondo il «Washington Post», se per l’Iraq il ritiro delle truppe statunitensi ha coinciso con una certa riduzione della violenza, per l’Afghanistan non si può dire lo stesso. Intanto, oggi un commando di miliziani pachistani ha ucciso nel territorio tribale della Khyber Agency (Pakistan nord-occidentale) l’autista di un veicolo utilizzato da un team di vaccinatori antipolio. L’agguato è avvenuto nella sottodivisione di Landi Kotal e gli sconosciuti hanno sparato sull’autista del veicolo riuscendo a dileguarsi prima dell’arrivo delle forze di sicurezza. Il Pakistan è uno dei tre Paesi al mondo che, insieme a Nigeria e Afghanistan, non ha ancora debellato la poliomielite. pagina 4 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 15 febbraio 2015 domenica 15 febbraio 2015 pagina 5 I cardinali creati da Papa Francesco Pubblichiamo le biografie dei venti porporati creati da Papa Francesco durante il concistoro ordinario pubblico tenutosi sabato mattina, 14 febbraio, nella basilica vaticana. L’ordine seguito è quello dato dal Pontefice durante l’Angelus di domenica 4 gennaio. Dominique Mamberti prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica Dopo otto anni ai vertici del servizio diplomatico della Santa Sede, il cardinale Dominique Mamberti è ora chiamato a vigilare sull’amministrazione della giustizia nei tribunali ecclesiastici di tutto il mondo. Papa Francesco lo ha infatti nominato nel novembre scorso prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, incarico assunto a tempo pieno agli inizi di quest’anno. Sessantadue anni, è nato a Marrakech, nell’arcidiocesi di Rabat, in Marocco, il 7 marzo 1952, da genitori francesi trasferitisi in patria poco tempo dopo la sua nascita. Compiuti gli studi secondari, si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Stra- sburgo, quindi ha seguito i corsi di post-grado presso l’università di Paris II, ottenendo i diplomi di studi superiori di diritto pubblico e di scienze politiche. Entrato nel Pontificio seminario francese a Roma, è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Ajaccio (Corsica) il 20 settembre 1981. Chiamato a seguire i corsi della Pontificia accademia Ecclesiastica, ha proseguito la formazione presso la Pontificia università Gregoriana — dove era stato già studente delle facoltà di filosofia e di teologia — e ha conseguito la laurea in diritto canonico sotto la direzione del gesuita Ignacio Gordon e di monsignor Bernard de Lanversin. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° marzo 1986, ha prestato la sua opera nelle rappresentanze pontificie in Algeria (19861990), Cile (1990-1993), presso le Nazioni Unite a New York (1993-1996), in Libano (1996-1999) e in Segreteria di Stato, nella sezione per i Rapporti con gli Stati (1999-2002). Il 18 maggio 2002 è stato eletto da Giovanni Paolo II arcivescovo titolare di Sagona e nominato allo stesso tempo nunzio apostolico in Sudan e delegato apostolico in Somalia. Il successivo 3 luglio ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella basilica di San Pietro dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Il 19 febbraio 2004 è stato nominato nunzio apostolico anche in Eritrea. Il 15 settembre 2006 è stato richiamato da Benedetto XVI in Segreteria di Stato per ricoprire l’incarico di segretario per i Rapporti con gli Stati, e in tale missione è stato confermato da Papa Francesco il 31 agosto 2013. In questa veste ha guidato le delegazioni della Santa Sede a numerose riunioni e conferenze internazionali, in particolare all’assemblea generale delle Nazioni Unite e ai consigli ministeriali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Ha compiuto numerosi viaggi d’ufficio e ha sottoscritto a nome della Santa Sede vari accordi multilaterali o bilaterali, ultimi dei quali l’Accordo con la Repubblica di Capo Verde sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese africano (Praia, 10 giugno 2013) e l’Accordo con la Repubblica di Serbia sulla collaborazione nell’insegnamento superiore (Belgrado, 27 giugno 2014). L’8 novembre 2014 è stato nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, assicurando tuttavia la continuità del servizio nella Sezione per i Rapporti con gli Stati fino a metà gennaio 2015. nica, ha firmato insieme con ortodossi, anglicani, presbiteriani, metodisti una dichiarazione di mutuo riconoscimento del sacramento del battesimo. In ottobre ha partecipato al Sinodo straordinario sulla famiglia svoltosi in Vaticano e in novembre al Congresso internazionale di pastorale per le grandi città organizzato dal cardinale arcivescovo di Barcelona. Nel gennaio 2015 ha José Macário do Nascimento Clemente patriarca di Lisboa (Portogallo) Uno storico della Chiesa, esperto di pastorale nei contesti urbani occidentali di antica tradizione cattolica bisognosi di una nuova evangelizzazione: il cardinale portoghese Manuel José Macário do Nascimento Clemente ha saputo unire lo studio delle origini del cristianesimo lusitano a un ministero caratterizzato da una presenza attiva nelle due maggiori città del Paese, Oporto e la capitale Lisbona. Sessantaseienne, è nato a Torres Vedras, nel patriarcato di Lisboa, il 16 luglio 1948. La vocazione sacerdotale è maturata nel 1973, dopo la laurea in storia generale conseguita presso la facoltà di lettere dell’università di Lisbona. In quell’anno è entrato nel seminario patriarcale Cristo Rei dos Olivais. Nel 1975 ha iniziato a insegnare storia della Chiesa presso l’Università cattolica portoghese, dove ha ottenuto nel 1979 la licenza in teologia e nel 1992 il dottorato con specializzazione in teologia storica, discutendo la tesi Nas origens do apostolado contemporâneo em Portugal. A Sociedade Católica (1843-1853). Ordinato sacerdote per il patriarcato di Lisboa dal cardinale António Ribeiro il 29 giugno 1979, ha collaborato inizialmente come coadiutore nelle parrocchie di Torres Vedras e Runa. Nel 1980 è entrato tra i formatori del seminario maggiore, fino a divenirne vicerettore nel 1989 — anno in cui è stato annoverato tra i canonici del capitolo della cattedrale — e poi rettore nel 1997. Incarico mantenuto anche dopo la nomina a vescovo titolare di Pinhel e ausiliare di Lisbona, giunta il 6 novembre 1999. Nel frattempo dal 1996 era divenuto coordinatore del consiglio presbiterale del patriarcato. Ha scelto come motto In lumine tuo, ricevendo l’ordinazione episcopale il 22 gennaio 2000 dal predecessore José da Cruz Policarpo. L’anno seguente ha iniziato a dirigere il Centro studi di storia religiosa dell’ateneo cattolico portoghese. E l’11 aprile 2002 è divenuto promotore della pastorale della cultura nella Conferenza episcopale nazionale, in seno alla quale, dal 2005 al 2011, ha presieduto la commissione per la cultura, i beni culturali e le comunicazioni sociali. Intanto, il 22 febbraio 2007 Benedetto XVI lo ha trasferito alla sede residenziale di Porto, dove ha fatto ingresso il successivo 25 marzo. Nel 2010 ha lanciato la missione speciale per la nuova evangelizzazione della diocesi, una realtà territoriale di oltre due milioni di persone estesa dalla costa atlantica del nord fino all’interno del Paese. Eletto nel 2011 vice presidente della Conferenza episcopale portoghese e nominato membro del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, ha collaborato ai programmi «Ecclesia», della televisione pubblica Rtp2, e «Dia do Senhor», di Rádio Renascença. Nell’ottobre 2012 ha partecipato al Sinodo per la nuova evangelizzazione, nel quale è stato membro della commissione per l’informazione. Il 18 maggio 2013 Papa Francesco lo ha promosso diciassettesimo patriarca di Lisbona. E il 19 giugno è stato eletto anche presidente della Conferenza episcopale portoghese. Dieci giorni dopo, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, ha ricevuto il pallio nella basilica vaticana. Nella cattedrale di Lisbona ha prestato giuramento il 6 luglio e il giorno successivo ha celebrato la messa solenne di ingresso nella chiesa di San Girolamo. Anche nella capitale ha riproposto uno stile pastorale fatto di prossimità e di apertura. Nel gennaio 2014, a conclusione della settimana ecume- inaugurato l’iniziativa Escutar a cidade (“Ascoltare la città”) promossa da ventisette fra comunità, movimenti, organizzazioni e gruppi cattolici portoghesi coinvolti nel sinodo diocesano, che era stato lanciato nelle settimane precedenti e si concluderà nel novembre 2016 in coincidenza con il terzo centenario della bolla pontificia In supremo apostolatus solio, con la quale Clemente XI, il 7 novembre 1716, elevò l’arcidiocesi di Lisbona al rango di patriarcato. Per il suo impegno civile in difesa del dialogo e della tolleranza e contro l’esclusione sociale ha ricevuto onorificenze e riconoscimenti, tra i quali il premio Pessoa 2009 e la gran croce dell’Ordine di Cristo (2010). Gli sono state conferite anche la medaglia municipale d’onore della città di Porto (2011) e la Gran croce pro piis meritis melitensi del Sovrano militare ordine di Malta (2012). È gran priore per il Portogallo dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Numerosi i libri, gli studi e gli articoli pubblicati su temi storici, teologici e pastorali. Berhaneyesus Demerew Souraphiel riana, dove ha conseguito un dottorato in sociologia. Durante gli studi romani ha anche ricoperto l’incarico di delegato per l’assemblea generale dei lazzaristi. Ritornato in Addis Abeba nel 1983, per sette anni ha svolto il ministero presso la parrocchia Mary of Zion e nel contempo ha diretto il noviziato lazzarista (1985-1991), insegnando all’istituto filosofico e teologico Saint Francis della capitale. Nel 1991 è divenuto superiore della locale casa lazzarista e nel contempo è stato nominato vicario episcopale di monsignor Fikre-Mariam Ghemetchu, vicario apostolico di Nekemte. Con l’erezione della prefettura apostolica di Jimma-Bonga il 10 giugno 1994, ne è divenuto il primo prefetto apostolico. Il 7 novembre 1997 è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo titolare di Bita e ausiliare di Addis Abeba. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 gennaio 1998 dalle mani del cardinale Tzadua nella cattedrale della Natività della Beata Vergine Maria. Il 16 giugno 1999, dopo le dimissioni dalla sede arcivescovile metropolitana di Addis Abeba presentate dal cardinale Tzadua, è stato nominato amministratore «sede vacante» della medesima arcieparchia e il successivo 7 luglio promosso arcivescovo metropolita di Addis Abeba. Nello stesso anno è stato eletto presidente della Conferenza episcopale di Etiopia ed Eritrea, mentre dal 1998 presiede anche il Consiglio della Chiesa etiopica. E dal 2000 è rappresentante ufficiale della Chiesa cattolica presso il Governo e le organizzazioni internazionali in Etiopia. Dal 2003 è membro della Congregazione per le Chiese orientali e dal 2005 cancelliere dell’Università cattolica etiope di Saint Thomas Aquinas. Dopo aver partecipato all’assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia (2005), alla seconda assise straordinaria dedicata all’Africa (2009) ha lanciato un forte appello contro la tratta delle persone: «Spero che questo Sinodo — ha auspicato in quell’occasione — studi le cause profonde del traffico di esseri umani, degli sfollati interni, dei lavoratori domestici abusati, dei profughi e dei migranti, specialmente quelli che fuggono sui barconi. E affermi posizioni concrete e proposte che dimostrino al mondo che anche le vite africane sono sacre e non a buon mercato, come a volte pare siano presentate e guardate da molti mass media». arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia) Ha sperimentato la persecuzione e il carcere a motivo della fede il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba. È il secondo etiope a ricevere la porpora dopo Paulos Tzadua. Più volte ha denunciato i drammi che affliggono il Corno d’Africa: dalle guerre alle carestie provocate dalla siccità, dal traffico di esseri umani alle migrazioni di massa. È nato il 14 luglio 1948 a Tcheleleka, nel vicariato apostolico di Harar, in una famiglia di otto figli. Ha ricevuto la prima formazione presso la locale scuola della chiesa ortodossa di Saint Michael e per un anno presso la scuola governativa di Akaki. Dal 1958 ha iniziato a frequentare istituti diretti da religiosi cattolici (cappuccini e fratelli cristiani) a Dire Dawa e nel 1963 è entrato nel seminario minore dei padri lazzaristi ad Addis Abeba. Nel 1968 è passato al Saint Kaleb major seminary, sempre nella capitale, frequentando anche l’università Haileselassie I. Dal 1970 al 1974 si è trasferito nel Regno Unito per studiare al Missionary institute di Londra e al King’s College dell’University of London. Ordinato sacerdote in Addis Abeba il 4 luglio 1976 per la Congregazione della missione (lazzaristi), è partito volontariamente per la regione sud-occidentale del Paese, svolgendo il ministero a Dembidollo, Wallega (1976-1977) e a Bonga, Kaffa (1977-1979). Nel giugno 1979 è stato imprigionato per sette mesi durante la persecuzione militare a opera del governo comunista del dittatore Menghistu Hailé Mariàm. Dopo la liberazione, nel 1980 ha deciso di completare la formazione a Roma, presso la Pontificia università Grego- Nel 2012 è entrato nel comitato pace e solidarietà dell’Association of member episcopal Conferences in Eastern Africa (Amecea), della quale è stato eletto presidente durante l’ultima plenaria svoltasi nel luglio 2014 in Malawi. In qualità di presidente dell’episcopato del suo Paese ha partecipato anche alla terza assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia dell’ottobre scorso. John Atcherley Dew arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda) È da dieci anni il pastore della capitale più a sud del mondo: il cardinale neozelandese John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington, è anche una delle voci più autorevoli dell’episcopato dell’Oceania, che ha guidato dal 2010 al 2014 in qualità di presidente della Federazione delle conferenze dei vescovi cattolici del continente (Fcbco). È il quarto neozelandese nella storia del Paese a ricevere la porpora. È nato il 5 maggio 1948 a Waipawa (allora in arcidiocesi di Wellington, attualmente nella diocesi di Palmerston North), da Alfred George e da Joan Theresa McCarthy. Ha frequentato la scuola primaria di Waipukurau e il Saint Joseph’s College di Masterton, poi è entrato nell’Holy Name seminary di Christchurch per gli studi filosofici e ha compiuto quelli teologici all’Holy Cross college di Mosgiel. Ha completato la formazione biblica all’Institute of Saint Anselm nel Kent, Regno Unito. Ordinato sacerdote il 9 maggio 1976 a Waipukurau dal cardinale Reginald John Delargey, ha svolto il servizio pastorale nella parrocchia di Saint Joseph a Upper Hutt fino al 1979, quindi è stato parroco missionario nella diocesi di Rarotonga, nelle Isole Cook, dal 1980 al 1982. Dopo essersi occupato di pastorale giovanile nell’arcidiocesi di origine e della comunità di immigrati a Wellington dalle Isole Cook (19831987), ha diretto la formazione degli alunni dell’Holy Cross college di Mosgiel (1988-1991). Completati gli studi di spiritualità pastorale nel Kent (1991-1992), è divenuto parroco di Saint Anne a Newtown (19931995). Nominato da Giovanni Paolo II vescovo titolare di Privata e ausiliare di Wellington il 1° aprile 1995, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 31 maggio. Ha partecipato nel novembre 1998 all’assemblea speciale per l’Oceania del Sinodo dei vescovi. Promosso arcivescovo coadiutore di Wellington il 29 aprile 2004, è succeduto alla guida dell’arcidiocesi al cardinale Thomas Stafford Williams il 21 marzo 2005. Il successivo 1° aprile è stato nominato anche ordinario militare per la Nuova Zelanda. E nell’ottobre dello stesso anno ha partecipato al Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, presieduto da Benedetto XVI. Il 14 ottobre 2006 in seno alla segreteria generale dell’organismo sinodale, Papa Ratzinger lo ha nominato membro del consiglio speciale per l’O ceania. Il 30 ottobre 2009 è stato eletto presidente della Conferenza episcopale neozelandese, un Paese con meno di 4 milioni e mezzo di abitanti — dei quali solo il 15 per cento cattolici — e appena sei diocesi. L’anno seguente è stato eletto anche presidente della Fcbco, guidandola fino al 2014. In tale duplice veste, nell’ottobre 2010 ha partecipato al Sinodo dei vescovi per il Medio oriente e nell’ottobre 2012 a quello sulla nuova evangelizzazione, dove ha tenuto la relazione continentale per l’O ceania. Nel maggio 2014 ha ospitato per la prima volta nella sua arcidiocesi i lavori assembleari della Federazione — che si tengono ogni quattro anni a partire dal 1994 — e in ottobre ha partecipato all’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, dove è stato relatore del circolo minore inglese A. Edoardo Menichelli arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia) Oltre vent’anni di ministero episcopale in due arcidiocesi dell’Italia centrale, preceduti da un lungo ser- vizio nella Curia romana: si può riassumere così l’esperienza del cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Settantacinque anni, è nato a Serripola di San Severino Marche, in provincia di Macerata, il 14 ottobre 1939. Un primo modello umano e sacerdotale è stato per lui il parroco del periodo dell’infanzia, ricordato in particolare per aver promosso l’accoglienza della famiglia del medico partigiano Mosè Di Segni, con la moglie e i primi due figli, i piccoli Elio e Frida (il terzogenito, l’attuale rabbino capo di Roma, Riccardo, non era ancora nato). Tra i bambini del paese che giocavano con loro c’era anche Edoardo Menichelli, che proprio di recente ha ricordato quella circostanza riabbracciando i suoi vecchi compagni di infanzia in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di San Severino ai fratelli Di Segni nel 2011. Dopo aver frequentato gli studi medi e ginnasiali nel seminario di San Severino Marche (la diocesi di origine che nel 1986 è stata unita all’arcidiocesi di Camerino con la denominazione di Camerino - San Severino Marche) e quelli filosofici e teologici nel Pontificio seminario regionale Pio XI di Fano, si è trasferito a Roma, presso la Pontificia università Lateranense, dove ha conseguito la licenza in teologia pastorale. Ordinato sacerdote il 3 luglio 1965, per tre anni è stato vicario della parrocchia di San Giuseppe a San Severino Marche e contemporaneamente ha insegnato religione nelle scuole statali. Nel 1968 è stato chiamato a Roma dov’è rimasto per ventisei anni, lavorando fino al 1991 come officiale presso il Supremo tribunale della Segnatura Apostolica e in seguito presso la Congregazione per le Chiese Orientali come addetto di segreteria. Ha ricoperto anche l’incarico di segretario particolare del cardinale prefetto del dicastero Achille Silvestrini. Negli anni romani, a partire dal 1970 e fino alla nomina episcopale, ha prestato la sua opera come cooperatore presso la parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, al quartiere Trieste, seguendo soprattutto la pastorale familiare. È stato inoltre assistente spirituale nella clinica Villa Mafalda per più di vent’anni e ha anche collaborato con il consultorio familiare della facoltà di medicina al Policlinico Gemelli, dove per alcuni anni ha insegnato etica professionale nella scuola per infermieri. Ha infine preso parte attiva al Sinodo della diocesi di Roma, conclusosi nel 1993 dopo un cammino settennale. Il 10 giugno 1994 Giovanni Paolo II lo ha nominato arcivescovo di Chieti-Vasto, successore di Antonio Valentini, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il successivo 9 luglio ha ricevuto l’ordinazione episcopale a Roma, dal cardinale Silvestrini. Ha scelto come motto: Sub lumine Matris. Durante il suo ministero abruzzese ha lavorato soprattutto per rilanciare la vita pastorale, senza tralasciare un’attenzione particolare per la riforma dell’organizzazione economico-amministrativa dell’arcidiocesi. Dieci anni dopo, l’8 gennaio 2004, è stato trasferito alla sede metropolitana di Ancona-Osimo, successore di Franco Festorazzi. Vi ha fatto ingresso il successivo 7 marzo, portando anche nel capoluogo marchigiano il suo stile semplice e diretto. L’11 settembre 2011 ha accolto Benedetto XVI in visita pastorale ad Ancona, dove nel cantiere navale ha presieduto la messa conclusiva del venticinquesimo Congresso eucaristico italiano. Per espressa volontà dell’arcivescovo, la grande assise nazionale è stata connotata da una triplice scelta tematica — racchiusa in tre “c”: celebrazioni, carità e cultura — e da alcuni particolari incontri con il Papa: uno riservato agli sposi e ai sacerdoti insieme, per recuperare un’identità vocazionale e riscoprire il comune impegno educativo; e un altro con i fidanzati, per manifestare loro la vicinanza della Chiesa. Ma la visita viene ricordata anche per un altro significativo momento: il pranzo condiviso dal Pontefice con una rappresentanza di operai in cassa integrazione e alcuni poveri assistiti dalla Caritas. Vicepresidente della Conferenza dei vescovi marchigiani, nella Conferenza episcopale italiana è membro della commissione per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. È inoltre assistente ecclesiastico nazio- nale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci). Un riconoscimento alla sua speciale attenzione pastorale alla famiglia è venuto dalla nomina pontificia a membro della terza assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (ottobre 2014), di cui è stato relatore del circolo minore italiano A. verno pastorale della diocesi di Đà Lat. Durante questo periodo in seno alla Conferenza episcopale vietnamita (Cevn) ha presieduto la commissione per i laici (1992-1995) e dopo aver partecipato al Sinodo dei vescovi per l’Asia (1998) — dove ha svolto un intervento dedicato al tema «Missione di amore e di servizio presso i poveri» — è stato vicesegretario generale della Cevn dal 1998 al 2001. Nel 2007 ne è stato eletto presidente per due mandati (fino al 2013), distinguendosi per la sollecitudine pastorale dimostrata davanti ai cambiamenti della società vietnamita provocati da una recessione economica che ha spopolato le campagne, ammassando nelle periferie urbane gli ex contadini, tra i quali diversi cristiani. E quando alla fine del 2007, dopo anni di relativi progressi, i rapporti tra autorità civili e alcuni settori della Chiesa locale si sono fatti tesi, ha scelto sempre la linea del dialogo. Promosso coadiutore dell’arcivescovo di Hà Nôi il 22 aprile 2010, pochi giorni dopo, il 13 maggio, è succeduto a monsignor Joseph Ngô Quang Kiêt, il quale ha rinunciato al governo pastorale. E negli anni trascorsi alla guida dell’arcidiocesi della capitale ha continuato a impostare il suo ministero sulla ricerca del dialogo attraverso la semina quotidiana del Vangelo, pur non mancando di denunciare ingiustizie e prevaricazioni ai danni delle comunità cattoliche. Pierre Nguyên Văn Nhon Alberto Suárez Inda arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam) arcivescovo di Morelia (Messico) Pastore della capitale di uno dei Paesi asiatici di più antica e consistente presenza cattolica, il vietnamita Pierre Nguyên Văn Nhon è stato chiamato da Papa Francesco a far parte del Collegio cardinalizio a settantasei anni, essendo nato il 1° aprile 1938 a Đà Lat. Battezzato il successivo 12 aprile, è cresciuto in una famiglia in cui — ha ricordato — «si andava a messa quasi tutti i giorni. Ci si comunicava. Si recitavano le preghiere della sera, e quelle prima e dopo i pasti». Entrato undicenne (1949-1958) nel seminario minore Saint Joseph di Saigon (oggi Than-Phô Hô Chí Minh, Hôchiminh Ville), ha poi frequentato il Pontificio collegio San Pio X a Đà Lat per gli studi filosofici e teologici (1958-1968). Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1967, nella cattedrale di Đà Lat, dal vescovo Simon-Hòa Nguyên-VănHiên, ha insegnato nel seminario minore Simon-Hòa di Đà Lat per quattro anni (1968-1972). Divenuto rettore del seminario maggiore Minh-Hòa di Đà Lat (1972-1975), ha svolto un lungo ministero come parroco della cattedrale (1975-1991). Nel contempo ha anche ricoperto l’incarico di decano del decanato di Đà Un pastore di frontiera chiamato a operare in un contesto sociale segnato dal dilagare della criminalità legata soprattutto al narcotraffico. Il cardinale messicano Alberto Suárez Inda è da vent’anni arcivescovo di Morelia, capitale dello Stato di Michoacán, città spesso insanguinata da una violenza che solo nel 2014 ha provocato un migliaio di omicidi e non ha risparmiato neppure la Chiesa: negli ultimi quindici anni ben cinque sacerdoti sono stati uccisi. Numerosi i suoi appelli alla pacificazione e i suoi inviti ad abbandonare i desideri di vendetta e di morte «che — ha ammonito in diverse circostanze — non producono nulla, solo la distruzione». Nato a Celaya il 30 gennaio 1939, è l’undicesimo e ultimo figlio di una famiglia profondamente cristiana. Ha frequentato la scuola elementare, primaria e secondaria nel collegio México retto dai religiosi lasalliani. Nel gruppo degli scout cattolici è nata la sua vocazione al sacerdozio. Entrato nel seminario di Morelia, vi ha compiuto gli studi umanistici. Poi, negli anni tra il 1958 e il 1965, è stato inviato a Roma come alunno del Collegio pio latinoamericano. Ordinato sacerdote l’8 agosto 1964 a Celaya dall’arcivescovo di Morelia, Luis María Altamirano y Bulnes, ha svolto il primo incarico pastorale come vicario parrocchiale a San José di Morelia e nella basilica di Pátzcuaro. Gli è stato poi affidato l’insegnamento di alcune materie nel seminario arcivescovile: introduzione alle Sacre scritture, liturgia e storia della salvezza. Qualche tempo dopo è giunta la nomina a primo parroco della nuova comunità dell’Assunzione di Maria, nella sua città natale di Celaya. Con la creazione dell’omonima diocesi, nel 1974 è stato nominato rettore del seminario minore, incarico mantenuto fino al 1985, quando il 5 novembre Giovanni Paolo II lo ha designato vescovo di Tacámbaro. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 20 dicembre successivo dall’arcivescovo Girolamo Prigione, delegato apostolico in Messico, scegliendo come motto: «Viviamo per il Signore». Il 20 gennaio 1995 è stato promosso arcivescovo di Morelia, dove ha fatto ingresso il 23 febbraio successivo. Nei venti anni di governo pastorale ha promosso la creazione della nuova diocesi di Irapuato, formata con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Morelia e da quella di León, ha istituito più di 40 nuove parrocchie e ha ordinato circa 300 sacerdoti e quattro vescovi. Inoltre ha compiuto tre visite pastorali, presieduto otto assemblee diocesane e Lat e poi di vicario generale della diocesi dal 10 settembre 1975 al 23 marzo 1994. Intanto il 19 ottobre 1991 Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo coadiutore della diocesi. Come motto ha scelto: Illum oportet crescere, tratto dal Vangelo di Giovanni (3, 30). Ordinato vescovo nella cattedrale di Đà Lat il 3 dicembre 1991 dal vescovo Barthélémy Nguyên-Son-Lâm, ha svolto il ministero di coadiutore fino al 23 marzo 1994, quando è succeduto al suo predecessore nel go- promosso tre piani diocesani di pastorale. Nell’ambito della Conferenza episcopale messicana (Cem) ha svolto vari compiti, tra i quali quello di responsabile del sostentamento sociale del clero e presidente della commissione del clero, che ha istituito i responsabili diocesani per la formazione permanente dei sacerdoti. È stato anche vice presidente della Cem per due trienni e responsabile della commissione per la creazione di nuove diocesi, tra le quali quelle di Cuautitlán-Izcalli e di Nogales. Attualmente è responsabile dell’organismo di pastorale educativa. Ha presieduto inoltre la commissione ad hoc per la celebrazione del bicentenario dell’indipendenza messicana e ha curato la redazione del documento dell’episcopato Educare per una nuova società. Nel Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) è stato membro del dipartimento di vocazioni e ministeri e ha partecipato alla quarta Conferenza dell’episcopato latinoamericano a Santo Domingo nel 1992. Ha fatto parte anche della commissione preparatoria della quinta conferenza, svoltasi ad Aparecida nel 2007, e ha partecipato all’assemblea speciale per l’America del Sinodo dei vescovi celebrata a Roma nel 1997. Su incarico della Santa Sede ha compiuto la visita apostolica a vari seminari del Messico e del centro America. È stato promotore del XII congresso nazionale missionario del 2001, del IV congresso eucaristico na- zionale del 2008 e ha organizzato le cinque giornate accademiche su «Bicentenario: Chiesa, indipendenza e rivoluzione» svoltesi nel 2010 in diverse città del Messico. Charles Maung Bo arcivescovo di Yangon (Myanmar) Deciso sostenitore del dialogo fra i popoli e le religioni, concretamente impegnato nella promozione della pace, della riconciliazione e della giustizia in un Paese la cui storia anche recente è segnata dalla dittatura e dagli scontri etnici, Charles Maung Bo è il primo cardinale del Myanmar, Paese che ha appena celebrato il quinto centenario dell’evangelizzazione e nel quale la Chiesa, pur essendo una presenza numericamente esigua, ha dato sempre testimonianza di fede in mezzo alle persecuzioni. È nato il 29 ottobre 1948 da una famiglia di agricoltori a Monhla, un piccolo villaggio del distretto di Shwebo, in arcidiocesi di Mandalay, nel cuore del Paese asiatico che si affaccia sul golfo del Bengala. È il più piccolo dei figli di U John e Julian Daw Aye Tin. Rimasto orfano di padre all’età di soli due anni, è stato affidato alla cura dei salesiani di Mandalay e alla luce del carisma di don Bosco ha compiuto tutta la sua formazione, in particolare gli studi svolti tra il 1962 e il 1976 nell’aspirantato salesiano Nazaret di Anikasan a Pyin Oo Lwin. Qui ha emesso la prima professione, il 24 maggio 1970, e quella perpetua, il 10 marzo 1976. Dopo essere stato ordinato sacerdote salesiano a Lashio il 9 aprile 1976, ha avuto il suo primo impegno pastorale come parroco a Loihkam, dove è rimasto fino al 1981, quando è stato richiamato a Lashio per svolgere il ministero di parroco fino al 1983. Nei due anni successivi è stato formatore nel seminario di Anisakan. Dal 1985 gli è stata affidata — per un anno come amministratore apostolico e poi fino al 1990 come prefetto apostolico — la prefettura di Lashio, nel tormentato Stato di Shan. E quando il 7 luglio 1990 è stata elevata a diocesi, ne è diventato il primo vescovo, ricevendo l’ordinazione episcopale il 16 dicembre successivo. Dopo sei anni, il 13 marzo 1996, è stato trasferito alla diocesi di Pathein e poi, nel 2002, nominato amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Mandalay. Il 15 maggio 2003 è stato promosso arcivescovo di Yangon, la più grande città birmana e, all’epoca, capitale della nazione. L’ingresso nella nuova sede è avvenuto il 7 giugno. Impegnato a rinsaldare la fede di una comunità segnata da continue difficoltà e sofferenze, Charles Maung Bo si è sempre impegnato nel dialogo fra le religioni, persuaso che l’impegno dei vari leader religiosi sia fondamentale per placare le tensioni che tormentano il Paese: «Se dimostreranno unità — ha detto recentemente — favoriranno una maggiore comprensione reciproca e la violenza diminuirà». Fautore della collaborazione con le autorità governative, ha più volte ricordato l’esigenza della riconciliazione nazionale: «Abbiamo bisogno di giustizia per la riconciliazione — è la sua convinzione — e senza riconciliazione non possiamo raggiungere la pace. Una volta che avremo la pace, ci sarà anche lo sviluppo del Paese». Attualmente ricopre diversi incarichi a livello nazionale e continentale. Segretario tesoriere della Conferenza episcopale del Myanmar e responsabile per la Chiesa birmana del seminario maggiore e del dialogo tra le religioni, è anche a capo dell’ufficio per lo sviluppo umano della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia, nell’ambito della quale è membro della commissione per i religiosi. Per un periodo, inoltre, è stato membro del Pontificio Consiglio della cultura. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij arcivescovo di Bangkok (Thailandia) Promotore del dialogo con le religioni nel Sud est asiatico, in particolare con la maggioranza buddista del suo Paese, il cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, è il secondo thailandese a ricevere la porpora nella storia di questa comunità. Fermamente convinto del ruolo fondamentale dei leader religiosi nella costruzione di società pacifiche e armoniose, ha più volte levato la voce contro la corruzione che spesso paralizza la vita e l’economia della sua nazione. Crede nell’importanza dell’istruzione e giudica indispensabile l’impegno della Chiesa in questo ambito. Nato il 27 giugno 1949 a Ban Rak, nell’arcidiocesi di Bangkok, ha studiato nel seminario di San Giuseppe a Sampran. Inviato a Roma, ha ricevuto la formazione filosofica e teologica presso la Pontificia università Urbaniana (1970-1976), risiedendo presso il Collegio Urbano. Ordinato sacerdote l’11 luglio 1976 e incardinato nell’arcidiocesi di Bangkok, nello stesso anno è stato vica- rio parrocchiale della Nativity of Mary a Ban Pan; poi, dal 1977 al 1979, vicario parrocchiale dell’Epiphany a Koh Vai; quindi vice-rettore del seminario minore San Giuseppe a Sampran, dal 1979 al 1981. Tornato a Roma dal 1982 al 1983 per la specializzazione in spiritualità presso la Pontificia università Gregoriana, al rientro in patria è stato per sei anni rettore del seminario intermedio Holy Family, a Nakhon Ratchasima; quindi, dal 1989 al 1993, sotto-segretario della Conferenza episcopale thailandese; e infine, dal 1992 al 2000, rettore del seminario maggiore nazionale Lux Mundi a Sampran. Docente straordinario in quest’ultima struttura formativa dal 2001, è stato parroco di Our Lady of Lourdes a Hua Take dal 2000 al 2003, parroco della cattedrale e segretario del consiglio presbiterale dell’arcidiocesi di Bangkok, dal 2003 al 2007, anno in cui il 7 marzo Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Nakhon Sawan. Come motto ha scelto Verbum crucis Dei virtus est, tratto dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 2 giugno successivo dal primo porporato thailandese, Michael Michai Kitbunchu, suo predecessore a Bangkok dal 1973 al 2009. E quando quest’ultimo ha rinunciato al governo pastorale, il 14 maggio 2009 Papa Ratzinger lo ha promosso arcivescovo della capitale. Il 16 agosto ha fatto ingresso nell’arcidiocesi e nello stesso anno è stato eletto vicepresidente della Conferenza episcopale della Thailandia. In tale veste ha partecipato al Sinodo dei vescovi del 2012 — dove è stato eletto nella commissione per l’informazione — intervenendo sul ruolo delle comunità ecclesiali di base nel dialogo con i buddisti. Nello stesso anno è stato chiamato a succedere al cardinale ceco Miloslav Vlk come coordinatore dei vescovi amici del movimento dei Focolari. Ora si appresta a celebrare l’anno santo proclamato in questo 2015 dalla Chiesa thailandese per commemorare il trecentocinquantesimo anniversario del primo Sinodo di Ayutthaya (antica capitale del regno del Siam), che tenutosi nel 1664 gettò le basi per la presenza stabile della Chiesa nella nazione. Nella circostanza si tiene anche il primo Concilio plenario della Chiesa cattolica in Thailandia, sul tema «I discepoli di Cristo vivono la nuova evangelizzazione», in programma dal 20 al 25 aprile sotto la presidenza proprio dell’arcivescovo di Bangkok. Francesco Montenegro arcivescovo di Agrigento (Italia) Sono i più bisognosi, soprattutto i migranti, i destinatari privilegiati del ministero pastorale del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento. Il porporato siciliano è stato infatti per un quinquennio presidente della Caritas nazionale e dal 2013 presiede la commissione per le migrazioni in seno alla Conferenza episcopale italiana e la fondazione Migrantes. Nato a Messina il 22 maggio 1946, ha compiuto gli studi ginnasiali, liceali e quelli filosofici e teologici nel seminario arcivescovile San Pio X della città, dove ha anche frequentato i corsi di teologia pastorale presso l’Ignatianum. Ordinato sacerdote l’8 agosto 1969, per due anni ha esercitato il ministero al villaggio Unrra (United Nations relief and rehabilitation administration), un rione periferico che prende il nome dall’amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione delle zone danneggiate dalla guerra. Nel 1971, l’arcivescovo Francesco Fasola — già vescovo coadiutore di Agrigento al tempo dell’episcopato di Giovan Battista Peruzzo — lo ha voluto come suo segretario particolare, incarico che ha ricoperto fino al 1978 anche con il nuovo arcivescovo messinese Ignazio Cannavò. Da quell’anno fino al 1987 è stato parroco di San Clemente. Nel 1988 è stato nominato direttore della Caritas diocesana, divenendo anche delegato della Caritas regionale e rappresentante della Caritas nazionale. Nel contempo ha insegnato religione, è stato assistente diocesano del Centro sportivo italiano (Csi) e ha diretto, sempre a livello diocesano, l’Apostolato della pre- ghiera, svolgendo anche gli incarichi di mansionario del capitolo dell’archimandritato, di rettore della chiesa-santuario di Santa Rita e di padre spirituale del seminario minore. Membro del consiglio presbiterale, dal 1997 al 2000 è stato pro-vicario generale dell’arcidiocesi di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela e dal 1998 canonico del capitolo protometropolitano della cattedrale. Il 18 marzo 2000 Giovanni Paolo II lo ha eletto alla Chiesa titolare di Aurusuliana, nominandolo vescovo ausiliare di Messina. Nel duomo cittadino ha ricevuto l’ordinazione episcopale dall’arcivescovo Giovanni Marra il 29 aprile successivo. Ha scelto come motto: Caritas sine modo. Dal 2003 al 2008 è stato chiamato a presiedere la Caritas italiana. Il 23 febbraio 2008 Benedetto XVI lo ha promosso arcivescovo metropolita di Agrigento. A poco più di due mesi di distanza dalla nomina, il 17 maggio ha dato inizio, nello stadio Esseneto, al servizio episcopale sulla cattedra che fu di san Libertino e san Gerlando. Nell’arcidiocesi ha portato il suo stile semplice e diretto, unito all’esperienza maturata alla guida del più grande organismo caritativo nazionale. Sin dall’inizio ha impostato la sua azione sulle idee forza di comunione, missione e formazione, con un accento particolare sulle situazioni di marginalità e di povertà. La speciale attenzione al fenomeno migratorio — una delle priorità pastorali in una diocesi che comprende nel suo territorio anche Lampedusa e Linosa, mete continue di sbarchi di immigrati — gli è valsa il 24 maggio 2013 la nomina a presidente della commissione episcopale per le migrazioni e presidente della fondazione Migrantes. In questi anni il suo impegno come pastore ha puntato a favorire l’accoglienza e l’ospitalità, ma soprattutto a promuovere una cultura dell’incontro e della condivisione. L’8 luglio 2013 ha ricevuto Papa Francesco a Lampedusa nel primo viaggio del Pontificato. E lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della visita papale, ha organizzato una veglia di preghiera per ricordare le donne, i bambini e gli uomini morti per fuggire da guerre e carestie. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 domenica 15 febbraio 2015 I cardinali creati da Papa Francesco Daniel Fernando Sturla Berhouet arcivescovo di Montevideo (Uruguay) L’apertura al dialogo e al confronto è la cifra dello stile pastorale del cardinale uruguaiano Daniel Fernando Sturla Berhouet. Da un anno alla guida dell’arcidiocesi di Montevideo — capitale di un Paese che fin dall’inizio del secolo scorso ha sancito la netta separazione tra Stato e Chiesa adottando un calendario laico — il porporato salesiano è particolarmente attento al dibattito su laicità e secolarizzazione, anche alla luce della sua formazione storica e teologica. Nato il 4 luglio 1959, è il più giovane membro del collegio cardinalizio dopo il vescovo di Tonga, Soane Patita Paini Mafi, e il secondo ecclesiastico nella storia dell’Uruguay a ricevere la porpora, preceduto sulla cattedra di Montevideo dal cappuccino Antonio Maria Barbieri, creato cardinale da Giovanni XXIII nel 1958. Ha frequentato la scuola primaria e secondaria fino al quarto anno di liceo nel collegio San Juan Bautista, dei religiosi della Sacra famiglia, conseguendo poi il baccalaureato in diritto all’istituto Juan XXIII. Attratto dal carisma di san Giovanni Bosco, è entrato nel noviziato del salesiani di Montevideo e ha emesso la professione religiosa il 31 gennaio 1980. Quindi ha proseguito gli studi di filosofia e scienze dell’educazione nell’istituto Miguel Rúa, retto dai salesiani della capitale. Dopo un periodo di tirocinio pratico svolto dal 1982 al 1983 nel laboratorio Talleres Don Bosco, dal 1984 al 1987 ha perfezionato gli studi in teologia nell’istituto Monseñor Mariano Soler. Il 21 novembre 1987 è stato ordinato sacerdote per la congregazione salesiana e l’anno successivo nominato consigliere di studi del Talleres Don Bosco, incarico mantenuto fino al 1990. Nel 1991 i superiori lo han- no scelto per un triennio come vicario della casa di noviziato e post-noviziato. Dal 1994 al 1996 è stato direttore dell’aspirantato salesiano e dal 1997 al 2002 direttore e maestro dei novizi. Inoltre, dal 2003 al 2008 ha svolto il compito di direttore dell’istituto preuniversitario Juan XXIII. In quegli anni ha proseguito gli studi in teologia e nel 2006 ha conseguito la licenza alla facoltà teologica dell’Uruguay Monseñor Mariano Soler. È stato tra i partecipanti al venticinquesimo (2002) e al ventiseiesimo (2008) capitolo generale della congregazione salesiana. Nel frattempo ha iniziato a insegnare storia della Chiesa in America e in Uruguay, curando studi e pubblicazioni soprattutto sulla questione del rapporto tra istituzione religiosa e autorità statale. Nel 2008 è stato nominato ispettore della provincia salesiana dell’Uruguay, incarico mantenuto fino al 10 dicembre 2011, quando Benedetto XVI lo ha eletto vescovo titolare di Phelbes e, al contempo, ausiliare di Montevideo. Il 4 marzo 2012 ha ricevuto l’ordinazione episcopale, scegliendo come motto: «Servire il Signore con gioia». E l’11 febbraio 2014 Papa Francesco lo ha promosso arcivescovo della capitale. piti, facendo parte, tra l’altro, della commissione per la dottrina della fede, dal 1988 al 1993, e della commissione liturgica, dal 1990 al 1993. È stato poi presidente della commissione per la dottrina della fede dal 1993 al 2003 e della commissione delle relazioni interconfessionali dal 2002 al Ricardo Blázquez Pérez arcivescovo di Valladolid (Spagna) È una delle voci più rappresentative dell’episcopato spagnolo. Da dieci anni il cardinale Ricardo Blázquez Pérez è ai vertici della Conferenza episcopale nazionale, che attualmente presiede per la seconda volta dopo il primo mandato svolto dal 2005 al 2008 e dopo esserne stato vicepresidente per due trienni. Settantaduenne, figlio di umili agricoltori di Villanueva del Campillo, nella provincia di Ávila, da quattro anni guida l’arcidiocesi di Valladolid. Nato il 13 aprile 1942, all’età di tredici anni è entrato nel seminario minore di Ávila, proseguendo poi il percorso di formazione nel seminario maggiore della stessa città, dove il 18 febbraio 1967 è stato ordinato sacerdote. Per perfezionare gli studi è stato inviato a Roma presso la Pontificia università Gregoriana, conseguendovi tra gli anni 1967 e 1972 il dottorato in teologia con una tesi su La risurrezione nella cristologia di Wolfhart Pannenberg. Durante il periodo di ricerca per la preparazione della dissertazione accademica ha risieduto per lungo tempo a Monaco di Baviera, dove viveva e insegnava il professor Pannenberg. Nel corso dei 21 anni di ministero sacerdotale ha lavorato in particolare nell’ambito accademico. Dal 1972 al 1974 è stato segretario dell’istituto teologico di Ávila, quindi dal 1974 al 1988 professore e, dal 1978 al 1981, decano della facoltà di teologia e poi vicerettore della Pontificia università di Salamanca. L’8 aprile 1988 Giovanni Paolo II lo ha eletto vescovo titolare di Germa di Galazia e, al contempo, ausiliare di Santiago de Compostela. Il 29 maggio ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale cittadina dall’arcivescovo Antonio María Rouco Varela. Il 26 maggio 1992 è stato nominato vescovo di Palencia e l’8 settembre 1995 trasferito alla sede residenziale di Bilbao. Tra il 2000 e il 2005 ha ricoperto anche l’incarico di gran cancelliere della Pontificia università di Salamanca. All’interno della Conferenza episcopale spagnola ha svolto vari com- 2005, anno in cui è stato eletto presidente della stessa Conferenza episcopale. Terminato il mandato nel 2008, per due trienni ha occupato la carica di vicepresidente, fino a quando, il 12 marzo 2014, ne è stato nuovamente eletto presidente per il triennio 2014-2017. Intanto, il 13 marzo 2010, Benedetto XVI lo ha promosso alla sede arcivescovile di Valladolid, nella quale ha fatto ingresso il 17 aprile seguente. E il 29 marzo 2014 Papa Francesco lo ha nominato membro della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Nel 2011 ha partecipato alla tredicesima assemblea generale ordinaria del sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione e nell’ottobre scorso alla terza assemblea generale straordinaria dedicata alla famiglia. Oltre ad aver collaborato alla stesura di alcuni documenti della Conferenza episcopale, ha curato varie pubblicazioni accademiche e pastorali. José Luis Lacunza Maestrojuán vescovo di David (Panamá) È un agostiniano recolletto di origine spagnola il primo cardinale di Panamá. José Luis Lacunza Maestrojuán guida dal 1999 la diocesi di David, terza città del Paese, situata al nord, vicino al confine con il Costa Rica. È anche il primo cardinale nella storia plurisecolare del suo ordine religioso, la cui fondazione risale al 1588. Nato a Pamplona, in Navarra, il 24 febbraio 1944, è entrato a 19 anni nel noviziato degli agostiniani recolletti di Spagna. Nella città natale ha emesso i voti semplici il 14 settembre 1964 e quelli solenni il 16 settembre 1967. Nel seminario minore San José, ad Artieda, ha seguito i corsi per il baccalaureato, continuando gli studi di filosofia nel seminario di Nuestra Señora Valentuñana, a Sos del Rey Titoli e diaconie dei porporati Dominique Mamberti, diaconia di Santo Spirito in Sassia. Daniel Fernando Sturla Berhouet, Santa Galla. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, titolo di Sant’Antonio in Campo Marzio. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., titolo di San Romano Martire. Ricardo Blázquez Pérez, titolo di Santa Maria in Vallicella. John Atcherley Dew, titolo di Sant’Ippolito. José Luis Lacunza Maestrojuán, Giuseppe da Copertino. S.D.B., O.A.R., titolo di titolo di San Arlindo Gomes Furtado, titolo di San Timoteo. Edoardo Menichelli, titolo dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Tor Fiorenza. Soane Patita Paini Mafi, titolo di Santa Paola Romana. Pierre Nguyên Văn Nhon, titolo di San Tommaso Apostolo. José de Jesús Pimiento Rodríguez, titolo di San Giovanni Crisostomo a Monte Sacro Alto. Alberto Suárez Inda, titolo di San Policarpo. Charles Maung Bo, Centocelle. S.D.B., titolo di Sant’Ireneo a Católico, nella provincia di Zaragoza. Ha quindi frequentato i corsi di teologia nel seminario maggiore di Pamplona, dove il 13 luglio 1969 è stato ordinato sacerdote per gli agostiniani recolletti. Dopo aver insegnato latino e religione nel Collegio Nuestra Señora del Buen Consejo di Madrid, è stato inviato a Panamá, dove gli agostiniani recolletti hanno una forte presenza con otto comunità sparse in tutto il Paese. Qui ha proseguito gli studi conseguendo la licenza in filosofia e in storia all’università nazionale di Panamá, con una tesi sul Fondamento spirituale dell’età moderna. All’interno dell’ordine gli sono stati affidati vari incarichi in ambito accademico: in particolare ha insegnato religione, matematica, artistica, sociologia, latino e filosofia nel Collegio San Agustín di Panamá, di cui è stato rettore dal 1979 al 1985. Nel 1976 è stato eletto consigliere della provincia agostiniana recolletta del Centroamerica e Panamá, incarico che ha mantenuto fino al 1982. Negli stessi anni ha svolto anche il compito di amministratore della stessa provincia religiosa e ha ricevuto la nomina a presidente della Federazione degli educatori cattolici di Panamá. Nel 1980 è divenuto membro della giunta dei direttori dell’Università cattolica Santa María la Antigua (Usma) a Panamá, incarico mantenuto fino al 1985, quando ne è diventato rettore. Nel 1984 è stato nominato membro del consiglio presbiterale dell’arcidiocesi panamense e rettore del seminario maggiore San José. In quegli anni gli sono stati affidati anche gli incarichi di vicario generale e di vicario episcopale per l’educazione e per la capitale. Il 30 dicembre 1985 Giovanni Paolo II lo ha eletto vescovo titolare di Partenia e, al contempo, ausiliare di Luigi De Magistris, diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in Via Lata. Karl-Josef Rauber, diaconia di Sant’Antonio di Padova a Circonvallazione Appia. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, titolo di Santa Maria Addolorata. Luis Héctor Villalba, Titolo di San Girolamo a Corviale. Francesco Montenegro, titolo dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio. Júlio Duarte Langa, titolo di San Gabriele dell’Addolorata. Panamá. Il 18 gennaio 1986 ha ricevuto l’ordinazione episcopale dall’arcivescovo José Sebastián Laboa Gallego, nunzio apostolico a Panamá. Nell’ambito della Conferenza episcopale nazionale è stato presidente, delegato per la Usma e presidente del dipartimento di educazione e cultura. Ha ricoperto anche l’incarico di segretario generale del Segretariato episcopale dell’America centrale (Sedac) e di responsabile della sezione della pastorale per la cultura del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Il 29 ottobre 1994 Papa Wojtyła lo ha nominato vescovo della diocesi di Chitré e il 28 agosto 1999 lo ha trasferito a David, circoscrizione creata da Pio XII il 6 marzo 1955, dove vive quasi mezzo milione di abitanti, tra i quali circa settantamila indigeni. Arlindo Gomes Furtado vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde) Primo cardinale capoverdiano, Arlindo Gomes Furtado è da poco più di un lustro vescovo di Santiago de Cabo Verde, antica sede episcopale risalente al 1533. Rappresenta nel collegio cardinalizio i circa cinquecentomila abitanti dell’arcipelago africano a maggioranza cattolica, ma anche gli oltre settecentomila capoverdiani della diaspora che negli anni sono partiti per cercare fortuna in America o in Europa. È nato il 15 novembre 1949 in Figueira das Naus, a Santa Catarina, in diocesi di Santiago de Cabo Ver- de, quarto figlio di Ernesto Robalo e Maria Furtado. Battezzato l’8 luglio 1950, ha compiuto gli studi primari in Achada Lém, a Santa Catarina, e il 1° ottobre 1963 è entrato nel seminario minore di São José per gli studi liceali. L’11 settembre 1971 è partito alla volta di Coimbra per continuare la preparazione nel seminario maggiore della città portoghese. Perfezionata la formazione nell’istituto superiore di studi teologici, nel 1976 è rientrato in patria. Ordinato diacono dal vescovo Paulino Livramento Évora il 9 maggio di quell’anno nel seminario di São José, ha iniziato a collaborare con la parrocchia di Nossa Senhora da Graça, a Praia. Ordinato sacerdote il 18 luglio 1976 nella sua parrocchia di Santa Catarina sempre dal vescovo Évora, è divenuto vicario parrocchiale nella stessa comunità della capitale in cui già lavorava (1976-1978). Dal 1978 al 1986 è stato rettore del seminario minore di São José e nel contempo cancelliere ed economo diocesano (1978-1984) e cappellano dei capoverdiani nei Paesi Bassi (1985-1986). Nell’agosto 1986 si è trasferito a Roma per studiare al Pontificio istituto Biblicum, dove nel 1990 ha completato la formazione con la licenza in sacra Scrittura. Rientrato in patria, è tornato a vivere in seminario (1990-1996), svolgendo il ministero nelle zone di LémCachorro e Achada São Filipe e insegnando lingua inglese nel liceo Domingos Ramos di Praia; dal 1991 al 1995 ha anche insegnato materie bibliche all’istituto superiore di studi teologici di Coimbra. Durante la permanenza in Portogallo ha amministrato due parrocchie, Amial e Vila Pouca. Ha collaborato alla traduzione della Nova Bíblia dos Capuchinhos, curando i libri Proverbi, Ecclesiaste e Siracide, e scrivendo le rispettive introduzioni. Ha pubblicato articoli e recensioni nella «Revista Bíblica» (serie scientifica) e nella rivista «Dabar» dell’associazione degli studenti di teologia di Coimbra. Nel 1995 è rientrato a Capo Verde, divenendo parroco di Nossa Senhora da Graça a Praia. È stato inoltre membro del Consiglio nazionale dell’educazione e docente nella scuola di polizia. Fino alla fine del 2003 è stato poi anche vicario generale della diocesi di Santiago de Cabo Verde. E il 14 novembre di quell’anno Giovanni Paolo II lo ha nominato primo vescovo della nuova diocesi di Mindelo. Il successivo 22 febbraio ha ricevuto l’ordinazione episcopale dal vescovo Évora, nella zona Quebra Canela di Praia, scegliendo come motto: «Gesù il buon pastore». Il 28 febbraio ha fatto l’ingresso in diocesi alla presenza del nunzio apostolico Giuseppe Pinto. Il 22 luglio 2009 Benedetto XVI lo ha trasferito all’antica sede di Santiago de Cabo Verde. E il successivo 15 agosto ha fatto ingresso in diocesi durante le celebrazioni della patrona di Praia, Nossa Senhora da Graça, alla presenza del nunzio apostolico Luís Mariano Montemayor. Soane Patita Paini Mafi vescovo di Tonga (Isole di Tonga) Con i suoi cinquantatré anni da poco compiuti, il cardinale Soane Patita Paini Mafi è il più giovane del collegio e il primo tongano a ricevere la porpora. Presidente della Con- ferenza episcopale del Pacifico, è anche il primo ecclesiastico nato negli anni Sessanta — esattamente il 19 dicembre 1961 a Nuku’alofa — a ricevere la porpora. Rappresenta la Chiesa in Oceania, il più vasto dei continenti per superficie, ma il più piccolo per abitanti. Una miriade di isole che determina la dispersione degli insediamenti umani, in una frammentazione che si riflette anche nelle diverse espressioni culturali ed etniche: aborigena, melanesiana, polinesiana, micronesiana, alle quali si è poi aggiunta quella occidentale. Tra questi piccoli Stati insulari, spesso definiti “paradiso del Pacifico”, Tonga è meglio nota come l’“isola dell’amicizia”. Dopo aver compiuto gli studi primari in una scuola cattolica locale e quelli secondari all’Apifou’ou college, fondato nel 1886 dai padri maristi, ha ricevuto la formazione filosofica e teologica presso il seminario regionale del Pacifico, a Suva, nelle isole Fiji. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1991 dal vescovo di Tonga, Patelisio Punou-Ki-Hihifo Finau, è stato parroco a Ha’apai tra il 1992 e il 1994, poi vicario generale di Tonga e parroco a Nuku’alofa, dal 1995 al 1997. Dal 1998 al 1999 ha completato la formazione in psicologia (pastoral counseling) al Loyola College di Baltimora, negli Stati Uniti d’America. Rientrato in patria, è stato parroco a Houma tra il 1999 e il 2000, quindi professore e formatore al seminario regionale del Pacifico a Fiji, divenendone dal 2001 vicerettore. Il 28 giugno 2007 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo coadiutore di Tonga. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 4 ottobre successivo dal vescovo marista Soane Lilo Foliaki. Il 18 aprile 2008 gli è succeduto nel governo pastorale della diocesi. Nello stesso anno è stato eletto presidente della Caritas nazionale e del Tonga national forum of Church leaders (incarico ricoperto fino al 2014). Ha partecipato alla giornata mondiale della gioventù di Sydney sempre nel 2008 e l’anno successivo, ancora in Australia, è stato tra i protagonisti del meeting della Federazione dei vescovi cattolici dell’O ceania (Fcbo), per poi essere eletto presidente della Conferenza episcopale del Pacifico (Cepac) che riunisce i presuli di arcipelaghi e isole sparse nell’oceano. Nel 2010 ha compiuto la visita pastorale a Niua Toputapu & Niua Fo’ou, all’estremo nord dell’arcipela- go tongano. L’anno seguente ha partecipato a Roma all’assemblea generale di Caritas internationalis. E nel 2012 ha compiuto la visita pastorale ai connazionali residenti nelle Hawaii e alla parrocchia di Niue. Nello stesso anno ha celebrato anche il centosettantesimo giubileo della prima messa a Tonga e il centoventicinquesimo dell’educazione cattolica nel Paese. In ottobre ha partecipato in Vaticano al Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Il suo contributo alla riflessione si è incentrato in particolare sulla necessità che i sacerdoti e i vescovi esaminino costantemente la propria vita personale alla luce di un semplice «modo d’essere», ovvero dell’essere «semplici»: la semplicità infatti, ha sottolineato, esclude l’«autoinganno», l’indossare «maschere». Nel 2013 ha visitato le piccole isole di Ha’apai e nell’ottobre 2014 è intervenuto anche all’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 15 febbraio 2015 pagina 7 I cardinali creati da Papa Francesco José de Jesús Pimiento Rodríguez arcivescovo emerito di Manizales (Colombia) Nominato vescovo sessant’anni fa da Pio XII, il cardinale colombiano José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales, è uno dei pochi padri conciliari anco- ra viventi. Fra qualche giorno compirà 96 anni, essendo nato il 18 febbraio 1919 a Zapatoca, nel dipartimento di Santander. Figlio di Agustín Pimiento e di Salomé Rodríguez, ha ricevuto una solida educazione cristiana. Nonostante le ristrettezze economiche familiari, è riuscito a realizzare il desiderio di diventare sacerdote. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nei seminari di San Gil e in quello maggiore di Bogotá, ed è stato ordinato prete il 14 dicembre 1941 per la sua diocesi di origine, Socorro y San Gil, dall’arcivescovo di Bogotá, Ismael Perdomo Borrero, del quale è in corso la causa di beatificazione. Trascorsi i primi anni di servizio ministeriale come vicario coadiutore nelle parrocchie di Mogotes e nella cattedrale di San Gil e Vélez, ha ricoperto successivamente gli incarichi di vicario sostituto a Zapatoca, quindi di prefetto e professore del seminario, cappellano dell’ospedale di San Gil e coordinatore di Azione sociale e Azione cattolica diocesana. Ad appena 36 anni, il 14 giugno 1955, è stato nominato da Papa Pacelli vescovo titolare di Apollonide e, al contempo, ausiliare di Pasto. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale di Bogotá il 28 agosto successivo dal cardinale arcivescovo Crisanto Luque Sánchez. Quattro anni dopo, il 30 dicembre 1959, Giovanni XXIII lo ha trasferito alla diocesi residenziale di Monteria, dove è rimasto fino al 29 febbraio 1964, quando è stato trasferito a Garzón (Huila). Dopo aver partecipato al concilio Vaticano II, è stato delegato alle conferenze generali dell’episcopato latinoamericano celebrate a Medellín nel 1968, a Puebla de los Ángeles, in Messico, nel 1979, e a Santo Domingo nel 1992. Nel luglio 1972 è stato eletto presidente della Conferenza episcopale colombiana, incarico mantenuto per due mandati fino al 1978. In precedenza era stato presidente della commissione della fede e morale e poi presidente del comitato per i confini delle diocesi. In quel periodo ha partecipato anche a varie assemblee del Sinodo dei vescovi. Tra il 1972 e il 1973 è stato inoltre consigliere del nunzio apostolico in Colombia per il dialogo previo con i rappresentanti del Governo per la revisione del concordato. Il 22 maggio 1975 Paolo VI lo ha promosso alla sede arcivescovile di Manizales, che ha guidato per 21 anni, durante i quali ha dato grande impulso all’applicazione dei decreti del Vaticano II, curando in particolare la pastorale familiare, giovanile e sociale, senza dimenticare il mondo dell’istruzione e quello accademico. Ha promosso il rinnovamento conciliare a livello parrocchiale e all’interno dell’organizzazione del seminario maggiore arcidiocesano, ristrutturando inoltre il fondo di assistenza sociale del clero. Particolare attenzione ha rivolto proprio all’aggiornamento e alla formazione dei sacerdoti e alla cura delle vocazioni. A caratterizzare il suo episcopato anche la realizzazione di varie opere sociali, sia a livello locale sia a livel- lo nazionale: tra queste, il centro di evangelizzazione e catechesi dell’arcidiocesi di Manizales (Cecam), la casa della gioventù, la casa di orientamento della giovane. Si è impegnato poi nell’opera di restauro delle torri campanarie della cattedrale danneggiate dal sisma del 1979, anno in cui ha promosso la ristrutturazione del seminario minore, divenuto poi seminario maggiore arcidiocesano. Significativo l’aiuto prestato alle popolazioni colpite dall’eruzione del vulcano Nevado del Ruiz nel 1985, per le quali ha offerto un centinaio di alloggi nel comune di Chinchiná, nelle località di Papayal, Los Cuervos e La Guayana de Villamaría, e nelle zone rurali di La Paz ed Encanto. Nel 1995, compiuti 75 anni, ha presentato le dimissioni da arcivescovo di Manizales, che Giovanni Paolo II ha accettato il 15 ottobre dell’anno successivo. Si è ritirato a Urabá, nella parrocchia di Turbo, per svolgere servizio pastorale nella diocesi di Apartadó, dove lui stesso, da arcivescovo di Manizales, aveva promosso un’esperienza missionaria fraterna. Nel 2005 ha celebrato il giubileo d’oro episcopale. Per ventuno mesi è stato anche amministratore apostolico di Socorro y San Gil, sua diocesi natale. Risiede attualmente nel Foyer de Charité San Pablo, a Bucaramanga. Luigi De Magistris pro-penitenziere maggiore emerito Compirà 89 anni pochi giorni dopo aver ricevuto la porpora il cardinale sardo Luigi De Magistris, pro- Ordinato sacerdote il 12 aprile 1952 dall’arcivescovo Paolo Botto, è rimasto in seminario per un anno. Quindi, tornato in Sardegna, ha lavorato presso il Tribunale ecclesiastico diocesano e presso quello regionale. Nel contempo ha svolto il ministero nella parrocchia della Beata Vergine del Rimedio, San Lucifero, affiancando il parroco monsignor Mosè Farci. Nel 1957, su invito di monsignor Antonio Piolanti e con il benestare dell’arcivescovo di Cagliari, è tornato a Roma per lavorare in un primo tempo come segretario dell’ateneo Lateranense. Poi, chiamato dal cardinale Alfredo Ottaviani, è passato al Sant’Uffizio, come sostituto notaro prima e quindi sommista. Successivamente, nel febbraio 1969, è stato trasferito come minutante al Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa; e, da ultimo, presso la Penitenzieria apostolica. In queste mansioni ha potuto contare sulla collaborazione e l’amicizia di monsignor Sebastiano Masala. Reggente della Penitenzieria apostolica dalla primavera 1979, il 6 marzo 1996 è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo titolare di Nova. Il successivo 28 aprile ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella collegiata di Sant’Anna a Cagliari dal cardinale Giovanni Canestri. Il 22 novembre 2001 è stato nominato Pro-penitenziere maggiore e promosso arcivescovo. Nel 2003 ha lasciato gli incarichi istituzionali per raggiunti limiti di età, ma ha continuato a lavorare nella cura d’anime presso le comunità romane di San Francesco a Ripa e soprattutto di San Salvatore in Lauro. Nel 2010, per motivi di salute, è rientrato definitivamente nella città natale. Accolto dall’arcivescovo Giuseppe Mani e da monsignor Arrigo Miglio (succeduto a monsignor Mani nel febbraio 2012), è ancora oggi attivo e svolge il ministero di confessore nella cattedrale cagliaritana. Karl-Joseph Rauber penitenziere maggiore emerito. Dopo essere stato per oltre vent’anni reggente del primo dei tribunali della Santa Sede, ne è divenuto la più alta autorità per un paio di anni, prima di ritirarsi per raggiunti limiti d’età. Nato a Cagliari il 23 febbraio 1926, ultimogenito dei sei figli del medico Edmondo e di sua moglie Agnese Ballero, ha ricevuto un’educazione improntata alla pratica quotidiana della carità verso tutti e specialmente verso i più bisognosi: il padre, “don Mundinu”, era chiamato dai cagliaritani il “medico dei poveri”. Dopo aver frequentato l’asilo e i primi due anni delle scuole elementari presso l’Istituto della Divina provvidenza delle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli, è passato alla scuola elementare pubblica Santa Caterina e ha proseguito la formazione culturale presso gli istituti statali Siotto per il ginnasio e Dettori per il liceo classico. Benché la vocazione al sacerdozio sia stata precoce, seguendo il consiglio del padre, prima di entrare in seminario si è iscritto alla facoltà di lettere dell’università di Cagliari, dove ha conseguito la laurea discutendo una tesi basata sul confronto tra il De officiis di Cicerone e il De officiis ministrorum di Sant’Ambrogio. Con l’approvazione dell’arcivescovo Ernesto Maria Piovella (di cui è in corso il processo di beatificazione), si è quindi trasferito nell’urbe per frequentare il Pontificio seminario Romano, a cui è sempre rimasto affezionato, soprattutto per la devozione alla patrona, la Madonna della Fiducia. Nella formazione filosofica e teologica, tra i docenti ama ricordare in particolare i cardinali Pietro Parente e Pietro Palazzini, insigne moralista. nella Curia romana egli ha infatti acquisito una grande esperienza ecclesiastica in stretta comunione con il Papa. Dal 1977, come consigliere di nunziatura, ha svolto il servizio nelle rappresentanze pontificie in Belgio, Lussemburgo e Grecia. Il 18 dicembre 1982 Giovanni Paolo II lo ha nominato pro nunzio apostolico in Uganda, assegnadogli la sede titolare arcivescovile di Giubalziana. Il 6 gennaio 1983 ha ricevuto da Papa Wojtyła l’ordinazione episcopale nella basilica di San Pietro. Nel gennaio 1990 gli è stata affidata la presidenza della Pontificia accademia Ecclesiastica. Tre anni dopo, è tornato al servizio diplomatico attivo prima come rappresentante pontificio in Svizzera e nel Liechtenstein (1993-1997), poi in Ungheria e in Moldavia (1997-2003); infine in Belgio e in Lussemburgo (20032009), terminando proprio dove aveva iniziato la carriera diplomatica. Come nunzio apostolico ha dovuto affrontare sfide difficili per la Chiesa: in Uganda, per esempio, ha svolto la sua opera negli anni in cui scoppiava e si diffondeva l’aids, con conseguenze devastanti sulla popolazione; in Svizzera ha collaborato ad appianare le tensioni che coinvolgevano la diocesi di Chur e il vescovo Wolfgang Haas; in Ungheria ha gestito la fase di ricucitura dei rapporti tra Stato e Chiesa dopo l’epoca comunista; in Belgio ha lavorato in un contesto sociale e politico non sempre facile; e quando a Bruxelles è stata creata anche una rappresentanza pontificia presso l’Unione europea si è impegnato ad armonizzare e suddividere con sensibilità il lavoro delle due istituzioni diplomatiche in terra belga. Compiuti i 75 anni, nel 2009 si è ritirato dal servizio e da allora svolge il ministero spirituale e pastorale in Germania, presso le casa delle suore di Maria di Schönstatt a Ergenzingen, nella diocesi di RottenburgStuttgart, mantenendo sempre un rapporto vivo con la diocesi di Mainz. nunzio apostolico Luis Héctor Villalba Chiamato ad affrontare situazioni particolarmente delicate nel lungo servizio diplomatico della Santa Sede, il cardinale tedesco Karl-Josef Rauber per un triennio si è occupato anche della formazione dei futuri rappresentanti pontifici. È nato ottant’anni fa, l’11 aprile 1934, a Norimberga (Nürnberg), in arcidiocesi di Bamberg. Dopo aver sostenuto l’esame di maturità presso il liceo benedettino di Metten, in Baviera, nel 1950 ha iniziato a studiare teologia cattolica all’università di Magonza. Il 28 febbraio 1959 ha ricevuto dal vescovo Albert Stohr l’ordinazione sacerdotale nel duomo del capoluogo del Land della Renania-Palatinato. Per tre anni ha svolto il ministero nella piccola comunità cattolica di Nidda, nell’Alta Assia. A partire dal 1962 si è trasferito a Roma per la laurea in diritto canonico e ha frequentato la Pontificia accademia Ecclesiastica. Nel 1966 ha iniziato la carriera diplomatica e fino al 1977 è stato uno dei quattro segretari di Giovanni Benelli — poi divenuto cardinale arcivescovo di Firen- arcivescovo emerito di Tucumán (Argentina) ze — nel periodo in cui egli ha ricoperto l’incarico di sostituto della Segreteria di Stato. Benelli e lo stesso Paolo VI hanno inciso sulla vita e sul ministero di Rauber in modo profondo: negli undici anni trascorsi È stato per lunghi anni, e continua a esserlo tuttora, un vescovo di periferia secondo lo stile caro a Papa Francesco. Luis Héctor Villalba ha guidato fino a pochi anni fa l’arcidiocesi argentina di Tucumán, ma anche dopo la rinuncia presentata nel 2011 per raggiunti limiti di età non ha mai smesso di fare il pastore. Oggi è rettore della chiesa di Santa Cruz di San Miguel de Tucumán e si dedica alla predicazione degli esercizi spirituali al clero e alle suore. Tra il 2006 e il 2011, come primo vice presidente della Conferenza episcopale argentina, ha lavorato a stretto contatto con Jorge Mario Begoglio, che ne era il presidente, condividendo con lui soprattutto l’attenzione ai poveri e agli ultimi. Una sintonia evidente nei suoi appelli alla difesa dei diritti dei più bisognosi: «Oggi gli esclusi non sono solo sfruttati, ma sono diventati eccedenze, scarti. La persona umana non può essere uno strumento di progetti di natura economica, sociale o politica». Nato a Buenos Aires, l’11 ottobre 1934, ha compiuto gli studi secondari presso la Escuela nacional de comercio. Fin da giovane si è iscritto all’Azione cattolica e nel 1952 è entrato nel seminario metropolitano della capitale argentina, dove ha compiuto gli studi umanistici di filosofia e teologia. È stato ordinato sacerdote il 24 settembre 1960. Subito dopo, il cardinale Antonio Caggiano, arcivescovo di Buenos Aires, lo ha inviato a Roma per completare gli studi. Vi è rimasto fino al 1963, quando ha conseguito la licenza in teologia e storia della Chiesa alla Pontificia università Gregoriana. Nel 1964, rientrato in Argentina, è stato nominato vicario della parrocchia di San Nicola di Bari. L’anno successivo è divenuto superiore del seminario maggiore di Buenos Aires, incarico mantenuto fino al 1969. Dopo la creazione del corso propedeutico, il primo nel Paese, nel 1968 l’arcivescovo Juan Carlos Aramburu lo ha incaricato di dirigere la nuova casa di formazione. Dal 1965 al 1975 si è dedicato anche all’insegnamento di storia della Chiesa nella facoltà di teologia della Universidad Católica Argentina (Uca). Nel 1969 è stato eletto deca- no della facoltà, ruolo ricoperto fino al 1972. Il 29 marzo di quell’anno è divenuto parroco della basilica di Santa Rosa da Lima. Nello stesso tempo è stato membro del consiglio presbiterale dell’arcidiocesi, assessore ecclesiastico del consiglio arcidiocesano degli uomini di Azione cattolica, membro del collegio dei consultori e parroco consultore. Il 20 ottobre 1984 Giovanni Paolo II lo ha eletto vescovo titolare di Ofena e, al contempo, ausiliare di Buenos Aires. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 dicembre successivo dal cardinale Aramburu. Il 16 luglio 1991 il trasferimento alla sede residenziale di San Martín e l’8 luglio 1999 la promozione a quella arcivescovile di Tucumán, dove ha fatto ingresso il 17 settembre. Il 10 giugno 2011 Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi e lo ha nominato amministratore apostolico di Tucumán fino all’arrivo del suo successore, il 17 settembre seguente. Nell’ambito della Conferenza episcopale argentina ha ricoperto vari incarichi: tra l’altro, è stato membro della commissione di liturgia e di apostolato laico, per due periodi ha presieduto la commissione di catechesi e per due mandati anche la commissione di apostolato laici. Oltre alla vicepresidenza della Conferenza episcopale argentina tra il 2006 e il 2010, va ricordata la sua attività come membro del dipartimento di catechesi del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e la sua partecipazione alla quarta e alla quinta conferenza dell’episcopato latinoamericano, svoltesi rispettivamente a Santo Domingo nel 1992 e ad Aparecida nel 2007. do indelebile tra i sacerdoti. È il secondo mozambicano a ricevere la porpora nella storia di questa Chiesa africana. Nato il 27 ottobre 1927 a Mangunze, nell’odierna diocesi di Xai-Xai, ha frequentato dapprima il seminario di Magude, poi quello di Namaacha, allora nell’arcidiocesi di Lourenço Marques, che dopo l’indipendenza del 1975 ha preso il nome di Maputo. È stato ordinato sacerdote nella cattedrale della capitale mozambicana il 9 giugno 1957. Viceparroco e quindi parroco nella missione di Malaisse, è stato successivamente nominato consultore diocesano, membro del consiglio presbiterale e infine vicario generale della diocesi. Profondo conoscitore degli idiomi locali, ha curato la traduzione dei testi del concilio Vaticano II nelle principali lingue del Mozambico. Il 31 maggio 1976 Paolo VI lo ha nominato vescovo della diocesi di João Belo, che dal 1° ottobre dello stesso anno ha mutato il nome in Xai-Xai. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 24 ottobre da Alexandre José Maria dos Santos, primo sacerdote, primo vescovo e primo cardinale nativo dell’ex colonia portoghese dell’Africa sudorientale. Ha retto la diocesi, che ha una grande estensione territoriale, per quasi trent’anni, caratterizzati dalla lunga guerra civile che ha insanguinato il Mozambico dall’epoca dell’indipendenza fino agli accordi di pace firmati il 4 ottobre 1992 a Roma. Durante il suo ministero ha cercato di mantenere viva la pratica religiosa e di dare nuovo impulso alla Chiesa, in un’area particolarmente depressa, colpita anche da carestie, epidemie e catastrofi naturali. Nello stesso periodo, in seno alla Conferenza episcopale si è occupato del clero diocesano. Ha rinunciato al governo pastorale della diocesi il 24 giugno 2004. Possesso cardinalizio Il cardinale Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, prenderà possesso della diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in Via Lata nel pomeriggio di martedì 17 febbraio. Ne dà notizia l’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, specificando che il rito avverrà alle 17, nella chiesa in via del Corso 45. Júlio Duarte Langa Lutti nell’episcopato vescovo emerito di Xai-Xai (Mozambico) Monsignor Magnus Mwalunyungu, vescovo emerito di TunduruMasasi, in Tanzania, è morto nella mattina di venerdì 13 febbraio nella casa di riposo di Iringa. Nato il 25 agosto 1030 a Nsengilindete, nella diocesi di Iringa, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 23 agosto 1959. Nominato vescovo di Tunduru-Masasi il 30 marzo 1992, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 giugno successivo. Quindi il 25 agosto 2005 aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi. Le esequie saranno celebrate venerdì 20 febbraio nella cattedrale di Iringa. È considerato come un padre da molti preti mozambicani l’anziano vescovo Júlio Duarte Langa, emerito di Xai-Xai. Ottantasette anni, per ventotto dei quali ha retto la diocesi affidatagli nel sud del Paese, è stato anche il presule responsabile per il clero diocesano in seno alla Conferenza episcopale, lasciando un ricor- Monsignor Thomas Bhalerao, della Compagnia di Gesù, vescovo emerito di Nashik, in India, è morto venerdì 13 febbraio. Nato il 1° febbraio 1933 a Sangamner, nella diocesi di Nashik, era divenuto sacerdote il 27 marzo 1965. Nominato primo vescovo di Nashik il 15 maggio 1987, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 agosto successivo. Aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi il 31 marzo 2007. Le esequie sono state celebrare sabato 14 febbraio nella chiesa parrocchiale di Santa Maria a Sangamner. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 Durante il concistoro ordinario pubblico nella basilica vaticana Papa Francesco ha creato venti cardinali Incardinati e docili Durante il concistoro ordinario pubblico per la nomina di venti cardinali, svoltosi sabato mattina, 14 febbraio, nella basilica di San Pietro, il Papa ha pronunciato la seguente allocuzione. Cari Fratelli Cardinali, quella cardinalizia è certamente una dignità, ma non è onorifica. Lo dice già il nome — “cardinale” — che evoca il “cardine”; dunque non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onorificenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità. Voi siete “cardini” e siete incardinati nella Chiesa di Roma, che «presiede alla comunione universale della carità» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 13; cfr. Ign. Ant., Ad Rom., Prologo). Nella Chiesa ogni presidenza proviene dalla carità, deve esercitarsi nella carità e ha come fine la carità. Anche in questo la Chiesa che è in Roma svolge un ruolo esemplare: Il saluto del primo dei porporati Fuori da abitudini e comodità Pubblichiamo l’indirizzo di saluto rivolto al Papa dal primo dei cardinali, Dominique Mamberti, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica. Padre Santo, insieme con i confratelli vescovi che oggi entreranno a far parte del Collegio cardinalizio, desidero porgerle un deferente saluto, insieme ai nostri sentimenti di sincera gratitudine e di filiale devozione. Si unisce a noi nella preghiera sua Eccellenza monsignor José de Jesús Pimiento Rodríguez, il quale ha chiesto di poter ricevere la berretta in Colombia, non riuscendo a venire a Roma per l’avanzata età. Con particolare affetto salutiamo sua Santità Benedetto XVI che anche quest’anno, accogliendo il suo invito, Padre Santo, ha voluto essere presente in questa significativa circostanza per la vita della Chiesa. Nella lettera che vostra Santità ci ha indirizzato il giorno in cui ha reso pubblica la decisione di aggregarci al Collegio cardinalizio, ella ci ha anzitutto ricordato che siamo chiamati a un nuovo servizio, che è a un tempo «di aiuto, di sostegno e di speciale vicinanza alla persona del Papa e per il bene della Chiesa». Le siamo grati per averci scelti, da ogni parte del mondo, per condividere in modo particolare il suo ministero, ricordandoci che ogni vocazione ecclesiale è anzitutto un servizio ai fratelli e alla Chiesa stessa. Attraverso di lei, Padre Santo, il Signore ha voluto rinnovare quell’elezione che un tempo fece di ciascuno di noi, invitandoci a seguirlo e a donargli la nostra vita nel sacerdozio ministeriale. La porpora stessa ci ricorda anzitutto che il Signore ci chiede di condividere il suo amore per tutti gli uomini: un amore che, nell’obbedienza al Padre, è offerta di sé usque ad mortem, mortem autem crucis (Filippesi, 2, 8). Se c’è, dunque, un onore di cui siamo insigniti è quello di essere sollecitati a una più intima unione con Gesù, a una partecipazione più viva e profonda alla sua oblazione, a essere con lui sulla Croce, che è salvezza, vita e risurrezione nostra, attraverso la quale siamo salvati e liberati (cfr. Galati, 6, 14). In questa immedesimazione profonda con Cristo sta l’origine della responsabilità cui siamo chiamati e del servizio che con umiltà, generosità, et usque ad effusionem sanguinis desideriamo compiere per la salvezza delle anime e il bene del popolo di Dio. L’entrare a far parte del Collegio cardinalizio ci inserisce in modo particolare nella storia e nella vita della Chiesa di Roma, che — secondo la bella espressione di sant’Ignazio di Antiochia — presiede nella carità. Siamo perciò invitati a uscire da noi stessi, dalle nostre abitudini e comodità, per servire la missione di questa Chiesa, consapevoli che ciò implica avere un orizzonte più ampio. E qui è davvero presente tutto il mondo, essendo i nuovi cardinali espressivi di tutti i continenti. Appartenere alla Chiesa di Roma significa, dunque, servire la comunione della Chiesa universale. Una comunione che è continuamente nutrita e alimentata dalla carità stessa di Cristo — che ci spinge a vivere non più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi (cfr. 2 Corinzi, 5, 1415) — ed è fecondata dal sangue dei molti martiri che qui hanno dato la vita. Il loro esempio e la loro intercessione ci diano la forza e il coraggio necessari per essere testimoni del Signore risorto fino ai confini della terra (cfr. Atti degli Apostoli, 1, 6) e per chinarci sulle ferite e sulle piaghe dell’uomo di oggi a portare la Sua misericordia (cfr. Francesco, omelia per la canonizzazione dei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, 27 aprile 2014). «Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà» (Salmo, 39 [40]). Il servizio alla comunione della Chiesa esige che rinnoviamo il proposito di compiere la volontà del Signore, ovvero che ci disponiamo a seguirlo con fiducia e in umiltà, come vostra Santità ci ha chiaramente indicato. Beato sarà, infatti, quel servo che si sarà mostrato fedele nel poco (cfr. Matteo, 25, 21), che non si è inorgoglito, né è andato in cerca di cose troppo grandi e superiori alle sue forze (cfr. Salmo, 130 [131]). Padre Santo, nel rinnovarle ancora il nostro grazie, desideriamo assicurarle la nostra collaborazione leale e sincera e la certezza che ella ci troverà vicini e pronti a sostenerla nella missione che nostro Signore le ha affidato, di guidare la Chiesa, confermando i fratelli nella fede (cfr. Luca, 22, 32). Soprattutto, le promettiamo la nostra costante preghiera, affidando la sua persona e il suo ministero alla materna protezione della Vergine Maria, all’aiuto discreto di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e all’intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo, celesti protettori di questa nostra Chiesa di Roma. come essa presiede nella carità, così ogni Chiesa particolare è chiamata, nel suo ambito, a presiedere nella carità. Perciò penso che l’“inno alla carità” della Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi possa essere la parola-guida per questa celebrazione e per il vostro ministero, in particolare per quelli tra voi che oggi entrano a far parte del Collegio cardinalizio. E ci farà bene lasciarci guidare, io per primo e voi con me, dalle parole ispirate dell’apostolo Paolo, in particolare là dove egli elenca le caratteristiche della carità. Ci aiuti in questo ascolto la nostra Madre Maria. Lei ha dato al mondo Colui che è «la Via migliore di tutte» (cfr. 1 Cor 12, 31): Gesù, Carità incarnata; ci aiuti ad accogliere questa Parola e a camminare sempre su questa Via. Ci aiuti col suo atteggiamento umile e tenero di madre, perché la carità, dono di Dio, cresce dove ci sono umiltà e tenerezza. Anzitutto san Paolo ci dice che la carità è «magnanima» e «benevola». Quanto più si allarga la responsabilità nel servizio alla Chiesa, tanto più deve allargarsi il cuore, dilatarsi secondo la misura del cuore di Cristo. Magnanimità è, in un certo senso, sinonimo di cattolicità: è saper amare senza confini, ma nello stesso tempo fedeli alle situazioni particolari e con gesti concreti. Amare ciò che è grande senza trascurare ciò che è piccolo; amare le piccole cose nell’orizzonte delle grandi, perché «Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo divinum est»”. Saper amare con gesti benevoli. Benevolenza è l’intenzione ferma e costante di volere il bene sempre e per tutti, anche per quelli che non ci vogliono bene. L’apostolo dice poi che la carità «non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio». Questo è davvero un miracolo della carità, perché noi esseri umani — tutti, e in ogni età della vita — siamo inclinati all’invidia e all’orgoglio dalla nostra natura ferita dal peccato. E anche le dignità ecclesiastiche non sono immuni da questa tentazione. Ma proprio per questo, cari Fratelli, può risaltare ancora di più in noi la forza divina della carità, che trasforma il cuore, così che non sei più tu che vivi, ma Cristo vive in te. E Gesù è tutto amore. Inoltre, la carità «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse». Questi due tratti rivelano che chi vive nella carità è de-centrato da sé. Chi è auto-centrato manca inevitabilmente di rispetto, e spesso non se ne accorge, perché il “rispetto” è domenica 15 febbraio 2015 proprio la capacità di tenere conto dell’altro, di tenere conto della sua dignità, della sua condizione, dei suoi bisogni. Chi è auto-centrato cerca inevitabilmente il proprio interesse, e gli sembra che questo sia normale, quasi doveroso. Tale “interesse” può anche essere ammantato di nobili rivestimenti, ma sotto sotto è sempre il “proprio interesse”. Invece la carità ti de-centra e ti pone nel vero centro che è solo Cristo. Allora sì, puoi essere una persona rispettosa e attenta al bene degli altri. La carità, dice Paolo, «non si adira, non tiene conto del male ricevuto». Al pastore che vive a contatto con la gente non mancano le occasioni di arrabbiarsi. E forse ancora di più rischiamo di adirarci nei rapporti tra noi confratelli, perché in effetti noi siamo meno scusabili. Anche in questo è la carità, e solo la carità, che ci libera. Ci libera dal pericolo di reagire impulsivamente, di dire e fare cose sbagliate; e soprattutto ci libera dal rischio mortale dell’ira trattenuta, “covata” dentro, che ti porta a tenere conto dei mali che ricevi. No. Questo non è accettabile nell’uomo di Chiesa. Se pure si può scusare un’arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore. Dio ce ne scampi e liberi! La carità — aggiunge l’Apostolo — «non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità». Chi è chiamato nella Chiesa al servizio del governo deve avere un forte senso della giustizia, così che qualunque ingiustizia gli risulti inaccettabile, anche quella che potesse essere vantaggiosa per Alla presenza di Benedetto XVI Un rito ricco di simboli Quattro nuove sante il prossimo 17 maggio La seconda parte del concistoro tenuto da Papa Francesco nella basilica vaticana sabato mattina, 14 febbraio, è stata dedicata al voto sulle cause di canonizzazione di Giovanna Emilia de Villeneuve, Maria di Gesù Crocifisso Baouardy e Maria Alfonsina Ghattas. Il Pontefice ha stabilito che le proclamerà sante domenica 17 maggio, insieme con la beata Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (al secolo Adelaide Brando, Napoli 1856 - Casoria 1906) fondatrice della congregazione delle suore vittime espiatrici di Gesù Sacramentato, la cui canonizzazione era stata già decisa nel concistoro del 20 ottobre 2014, insieme a quella di Giuseppe Vaz, celebrata poi durante il viaggio in Sri Lanka, lo scorso 14 gennaio. Le quattro nuove sante sono tutte religiose: due sono della Terra santa, una è italiana e una francese. È toccata al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, la perorazione delle cause di canonizzazione. Salito sull’altare ha presentato in breve le biografie delle tre beate: Giovanna Emilia De Villeneuve è nata a Toulouse, in Francia, il 9 marzo 1811, ed è morta di colera a Castres il 2 ottobre 1854. Fondatrice della congregazione delle suore dell’Immacolata Concezione di Castres, è stata beatificata il 5 luglio 2009 da Benedetto XVI. Maria Alfonsina Danil Ghat- lui o per la Chiesa. E nello stesso tempo «si rallegra della verità»: che bella questa espressione! L’uomo di Dio è uno che è affascinato dalla verità e che la trova pienamente nella Parola e nella Carne di Gesù Cristo. Lui è la sorgente inesauribile della nostra gioia. Che il popolo di Dio possa sempre trovare in noi la ferma denuncia dell’ingiustizia e il servizio gioioso della verità. Infine, la carità «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Qui c’è, in quattro parole, un programma di vita spirituale e pastorale. L’amore di Cristo, riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo, ci permette di vivere così, di essere così: persone capaci di perdonare sempre; di dare sempre fiducia, perché piene di fede in Dio; capaci di infondere sempre speranza, perché piene di speranza in Dio; persone che sanno sopportare con pazienza ogni situazione e ogni fratello e sorella, in unione con Gesù, che ha sopportato con amore il peso di tutti i nostri peccati. Cari Fratelli, tutto questo non viene da noi, ma da Dio. Dio è amore e compie tutto questo, se siamo docili all’azione del suo Santo Spirito. Ecco allora come dobbiamo essere: incardinati e docili. Più veniamo incardinati nella Chiesa che è in Roma e più dobbiamo diventare docili allo Spirito, perché la carità possa dare forma e senso a tutto ciò che siamo e che facciamo. Incardinati nella Chiesa che presiede nella carità, docili allo Spirito Santo che riversa nei nostri cuori l’amore di Dio (cfr. Rm 5, 5). Così sia. tas è nata a Gerusalemme il 4 ottobre 1843 ed è morta ad Ain Karem il 25 marzo 1927. Fondatrice della congregazione delle suore del Santissimo Rosario di Gerusalemme, è stata beatificata il 22 novembre 2009 sempre da Papa Ratzinger. La carmelitana Maria di Gesù Crocifisso (Mariam Baouardy) è nata a Nazaret, in Galilea, il 5 gennaio 1846 ed è morta a Betlemme il 26 agosto 1878. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 13 novembre 1983. Papa Francesco ha quindi espresso la Perpensio votorum de propositis Canonizationibus. «Voi, venerati fratelli, già per iscritto — ha detto in latino rivolgendosi ai cardinali e ai vescovi presenti — avete manifestato singolarmente il vostro pensiero e dichiarati gli stessi Beati come esempi di vita cristiana e di santità da proporre alla Chiesa intera, in considerazione soprattutto della situazione del nostro tempo». Al termine il Pontefice ha deciso di iscrivere all’albo dei santi i nomi delle tre beate, aggiungendovi quello di Maria Cristina dell’Immacolata Concezione e rendendo noto che la data stabilita per la canonizzazione è domenica 17 maggio. Infine il Papa ha impartito la benedizione apostolica ai presenti, prima che l’assemblea si sciogliesse al canto del «Salve, Regina». Hanno giurato fedeltà e obbedienza al Papa e ai suoi successori, poi uno a uno sono saliti all’altare della Confessione e inginocchiatisi davanti a Francesco hanno ricevuto dalle sue mani le insegne cardinalizie: è stato questo il momento più significativo del concistoro ordinario pubblico per la creazione di venti cardinali, svoltosi sabato mattina, 14 febbraio nella basilica vaticana. All’appello mancava il colombiano José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales, che tra quattro giorni compirà 96 anni; riceverà la berretta nei prossimi giorni nella sua terra natale. Ai piedi dell’altare, accanto ai porporati dell’ordine dei vescovi, aveva preso posto Benedetto XVI. Una presenza significativa, come era già avvenuto nel concistoro del febbraio 2014, che è stata accolta da un prolungato applauso. E Papa Francesco, al termine della processione con cui ha fatto l’ingresso in basilica, si è avvicinato al predecessore e lo ha salutato, ripetendo il gesto al termine del rito. All’inizio il prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica Dominique Mamberti — primo dei nuovi cardinali — ha rivolto al Pontefice un saluto a nome dei presenti. Quindi tutti insieme hanno rinnovato la professione di fede. Alla formula di giuramento è seguita la consegna dell’anello e della bolla di assegnazione della diaconia o del titolo, a significare la partecipazione alla cura pastorale del vescovo di Roma per la sua diocesi. Per i due cardinali diaconi ultraottantenni, Luigi De Magistris e Karl Joseph Rauber, Francesco si è alzato in piedi. L’universalità della Chiesa è stata rappresentata dalle diverse aree geografiche da cui provengono i nuovi cardinali: sette dall’Europa (tre dei quali dall’Italia); cinque dalle Americhe; tre dall’Africa, tre dall’Asia e due dall’Oceania. Il più giovane è il vescovo di Tonga, Soane Patita Piani Mafi, nato nel 1961. Al rito erano presenti oltre un centinaio di porporati che nei giorni precedenti hanno partecipato al concistoro straordinario. Tra loro il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano e il segretario di Stato Pietro Parolin. Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Paul R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati; i monsignori Peter Bryan Wells, assessore, Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e José Avelino Bettencourt, capo del Protocollo. Moltissimi gli arcivescovi, i vescovi e i prelati della Curia romana. Tra questi, l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, e monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura. Sette le delegazioni ufficiali presenti: quelle di Tonga, guidata dalla regina Nanasipau’u Tuku’aho; di Panamá, guidata dal presidente della Repubblica Juan Carlos Varela Rodríguez; di Capo Verde, guidata dal primo ministro José Maria Pereira Neves; di Spagna, guidata dal vice presidente del Governo María Soraya Sáenz de Santamaría Antón; del Portogallo, guidata dal vice primo ministro Rui Machete; di Francia, guidata dal ministro per la Riforma territoriale André Vallini; e dell’Italia, guidata dal presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, con il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Gianluca Galletti. Hanno animato il rito — diretto da monsignor Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie — i canti della Cappella Sistina, diretta da monsignor Palombella. Al termine della celebrazione, Papa Francesco si è recato nella cappella della Pietà per ricevere il saluto dei capi delle delegazioni ufficiali.
© Copyright 2024 ExpyDoc