Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLV n. 51 (46.889) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano mercoledì 4 marzo 2015 . Accordo raggiunto tra Mosca e Kiev L’esercito iracheno e gruppi tribali alla riconquista di Tikrit Salvo il gas per l’Europa Offensiva contro l’Is BRUXELLES, 3. Dopo una maratona negoziale durata oltre sei ore, l’Unione europea è riuscita nella notte a raggiungere un’intesa tra Russia e Ucraina sul gas, garantendo così le forniture sia a Kiev che all’Europa e la cruciale attuazione degli accordi di Minsk. Ed entro la fine di marzo sarà convocato un nuovo vertice trilaterale per cercare un accordo sulle forniture per il periodo estivo, dato che l’attuale pacchetto invernale giunge a scadenza a fine mese. «Siamo riusciti a salvaguardare l’applicazione del pacchetto invernale per le forniture all’Ucraina e a garantire il transito verso l’Ue», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Maroš Šefčovič, al termine del vertice, dove ha portato avanti la mediazione tra il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, e l’omologo ucraino, Vladimir Demchishin. «Il risultato del vertice può aiutare a superare le differenze sulle forniture di gas tra Ucraina e Russia, e questi sforzi — ha commentato in una nota l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini — sono parte del sostegno concreto dell’Ue all’attuazione degli accordi di Minsk». L’intesa siglata a Bruxelles prevede, come detto, il pieno rispetto del pacchetto invernale sulle forniture concordato lo scorso ottobre con la società energetica ucraina Naftogaz, che s’impegna a rispettare il sistema dei prepagamenti, a ordinare sufficienti quantità di gas per coprire il fabbisogno domestico per marzo al colosso russo Gazprom e garantire il transito delle forniture all’Ue. Gazprom, a sua volta, s’impegna a consegnare centoquattordici metri cubi al giorno di gas nei punti stabiliti. Le forniture nelle città orientali ucraine di Lungansk e Donetsk, roccaforte dei separatisti filorussi, sono sono invece una questione altamente complessa in termini legali, tecnici e politici, per cui — hanno reso noto fonti ufficiali da Bruxelles — la questione non è stata ancora affrontata direttamente. Mosca e Kiev hanno inoltre espresso la loro volontà di continuare i trilaterali sul seguito del pacchetto invernale, che scade a fine mese. Le parti sono state invitate a presentare le loro proposte per il prossimo incontro che si terrà prima della fine di marzo. Il sistema messo in piedi a fine ottobre con la mediazione dell’ex commissario Ue all’Energia, Günther Oettinger, aveva funzio- Ma la minaccia terroristica non si allenta nato per tutto l’inverno, sino a quando, circa una settimana fa, sono iniziate di nuovo le accuse incrociate tra Kiev e Mosca e le minacce di stop alle forniture. La Russia ha accusato Kiev di aver tagliato il gas all’est del Paese dopo una serie di esplosioni lungo il gasdotto nella zona controllata dai ribelli, e ha così inviato forniture parlando di aiuti umanitari. Ma poi, ha accusato Kiev, Mosca ha mandato la fattura. Da qui il rimpallo di responsabilità su chi ha tagliato cosa e in quali quantità, e le minacce russe di tagli alle forniture anche verso l’Ue. «Impossibile verificare sul posto», hanno ammesso alla Commissione europea, dove Šefčovič ha proposto di separare la questione Donbass da quella del pacchetto invernale, senza il cui rispetto cadeva anche la discussione per quello estivo. Intanto, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha invitato oggi i rappresentanti di Ucraina, Russia e Francia a prendere parte a un altro round di colloqui sulla grave crisi nell’est ucraino. Il vertice dovrebbe tenersi venerdì prossimo a Berlino. Lo ha reso noto il portavoce dell’Esecutivo tedesco, Steffen Seibert, precisando che nella capitale si discuterà dell’attuazione del cessate il fuoco di Minsk a livello di alti funzionari. Truppe irachene in azione nella provincia di Salahuddin (Afp) BAGHDAD, 3. Sui fronti iracheni, siriani e, secondo alcune fonti, anche su quello libico il cosiddetto Stato islamico (Is) continua a dimostrarsi in crescente difficoltà sul piano militare, anche se non si allenta la sua minaccia terroristica. Dopo che i peshmerga curdi hanno interrotto in Siria le comunicazioni dell’Is con le sue basi in Iraq, ora proprio in questo Paese si registra un’offensiva contro le milizie jihadiste a Tikrit, a centocinquanta chilometri a nord di Baghdad, da parte delle truppe governative appoggiate da forze tribali sia sciite che sunnite. Questa convergenza nella lotta contro i terroristi viene evidenziata da alcuni commentatori: lo scontro tra sciiti e sunniti è stato infatti una costante nella storia irachena degli ultimi decenni. L’iniziativa governativa, che secondo fonti di Baghdad avrebbe già riportato sotto il controllo dell’esercito vari distretti periferici di Tikrit e inflitto pesanti perdite all’Is, sembra quindi corrispondere non solo a una strategia militare, ma anche e soprattutto politica, nel senso di una rinnovata coesione nazionale contro la minaccia jihadista. La provincia irachena di Salahuddin, della quale Tikrit è il capoluogo, è abitata in maggioranza da una popolazione sunnita il cui malcontento per le politiche, giudicate discriminatorie, dell’ex primo ministro Il vicepresidente statunitense incontra i capi di Stato di Guatemala, Honduras ed El Salvador Sviluppo per non emigrare CITTÀ DEL GUATEMALA, 3. Lo sviluppo sociale è l’unico freno possibile alle migrazioni dai Paesi poveri. Su questa convinzione si è incentrato l’incontro aperto ieri a Città del Guatemala tra il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e i capi di Stato dei Paesi centroamericani del cosiddetto triangolo del nord, cioè Honduras, El Salvador e appunto Guatemala. All’incontro, che si concluderà oggi, partecipa inoltre Vanessa Rubio, sottosegretario agli Esteri del Governo del Messico, dal cui territorio passa l’immigrazione irregolare centroamericana verso gli Stati Uniti, che si aggiunge a quella messicana. L’incontro di Biden con il presidente guatemalteco Otto Pérez Molina, quello honduregno Juan Orlando Hernández Alvarado e quello salvadoregno Salvador Sánchez Cerén, ha lo scopo di valutare il piano, denominato Alleanza per la prosperità messo a punto dai Paesi del triangolo nord e sostenuto dagli Stati Uniti. Ai colloqui sta partecipando anche il presidente della Banca interamericana di sviluppo (Bid), il colombiano Luis Alberto Moreno, poiché l’istituto finanziario regionale agisce come segreteria tecnica del piano. Un rapporto diffuso proprio in questi giorni dalla Bid ricorda che i migranti o quanti hanno intenzione di diventarlo rappresentano il nove per cento dei circa trenta milioni di abitanti dei tre Paesi centroamericani. Alleanza per la prosperità, presentata lo scorso novembre nelle sue linee generali, ha tra gli obiettivi principali quello di sanare una delle maggiori piaghe regionali, cioè la massiccia migrazione verso gli Stati Uniti di minori non accompagnati che fra il 2013 e il 2014 sono stati oltre sessantamila, come ha ricordato il ministro degli Esteri guatemalteco, Carlos Raúl Morales, riferendo sui colloqui. Da parte sua, Biden ha garantito il massimo impegno di Washington per il successo del piano, che prevede stanziamenti per quasi venti miliardi di dollari. Il piano punta a quattro obiettivi: promuovere il set- tore produttivo, sviluppare il cosiddetto capitale umano, migliorare sicurezza pubblica e accesso alla giustizia, rafforzare le istituzioni. «È tempo di prendere decisioni per il triangolo nord del centro America. Questo è un momento in cui si possono realizzare le opportunità o perdere», ha detto il vicepresidente statunitense, ricordando che povertà e violenza endemica «hanno fermato il progresso della regione» rispetto al «resto dell’emisfero che prospera». In Pakistan i talebani ostacolano le misure antipolio y(7HA3J1*QSSKKM( +,!"!%!z![! Quel milione di vaccini sprecati Il dolore dei familiari di un operatore antipolio ucciso a Karachi (Ap) ISLAMABAD, 3. Oltre un milione di dosi di vaccino antipolio, del valore di 3,7 milioni di dollari, donati dal fondo delle Nazioni Unite ( Unicef), sono andati sprecati in Pakistan a causa della guerriglia talebana e delle sue conseguenze sociali e politiche. Secondo fonti Unicef, uno su dieci bambini pachistani non sopravvive al quinto compleanno e la maggior parte delle morti sono dovute a malattie facilmente curabili, tra cui in primis la polio. Oltre alle difficoltà incontrate dalla campagna nazionale antipolio — molti addetti sono stati uccisi e molte comunità radicali islamiche si oppongono — anche le banche del sangue, secondo i medici, non sono propriamente monitorate esponendo regolarmente molti pazienti a sangue infetto. E ieri la minaccia di attentati ha costretto le autorità di Quetta, una delle principali città del Pakistan, a sospendere le vaccinazioni. Il Pakistan resta uno dei Paesi più colpiti dalla polio, assieme alla Nigeria e all’Afghanistan. sciita Nuri Al Maliki avevano fatto guadagnare in passato simpatie all’Is, che al sunnismo dichiara di appartenere. I miliziani avevano assunto il controllo di Tikrit nello scorso giugno, muovendo da nord, dopo avere conquistato Mosul. Secondo il governatore di Salahuddin, Rahed Ibrahim Al Jubury, le forze regolari dell’esercito sono appoggiate da non meno di diecimila volontari delle milizie sciite, ma anche da tremila uomini di clan tribali sunniti. Secondo fonti citate dalla Bbc, a ridosso del fronte per seguire la battaglia si troverebbe anche il generale iraniano Qasem Soleimani, comandante della Qods, la forza dei pasdaran, incaricata delle operazioni all’estero. La presenza di Soleimani e dei suoi uomini per coordinare le milizie sciite che si battono contro l’Is è stata più volte segnalata in Iraq negli ultimi mesi. E anche questo aspetto sembrerebbe confermare un riposizionamento delle alleanze, dopo decenni di sostanziali contrapposizioni tra Iraq e Iran. Secondo la televisione pubblica di Baghdad, l’attacco è stato sferrato da tre direzioni — da sud, nord e ovest — con la copertura di un intenso fuoco di artiglieria e di bombardamenti di jet iracheni. Non è coinvolta in questa offensiva, invece, la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che da mesi sferra raid aerei contro l’Is in Iraq e in Siria. Secondo fonti del Pentagono citate dalle agenzie di stampa, le autorità di Washington sarebbero state colte di sorpresa dalla notizia dell’attacco in grande stile delle truppe irachene a Tikrit. Tra gli sviluppi politici, intanto, la stampa turca segnala un possibile mutamento della posizione del Governo del presidente Recep Tayyip Erdoğan che ora potrebbe coinvolgersi più direttamente nella coalizione contro l’Is e appoggiare l’offensiva su Mosul annunciata per il mese prossimo. Secondo l’ex governatore di Mosul, Useiyn Nujaifi, fratello del vicepresidente iracheno Osama Nujaifi, che la settimana scorsa ha visto Erdoğan ad Ankara, la Turchia potrebbe contribuire non con truppe, ma con appoggio logistico e forniture militari. Da Ankara non sono venute conferme ufficiali, ma neanche smentite. Il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmaz, ha comunque dichiarato che il suo Governo «porterà avanti a tempo debito una valutazione su un ulteriore contributo». Secondo Yilmaz, atteso nei prossimi giorni in Iraq per colloqui con il Governo di Baghdad e con quello del Kurdistan iracheno a Erbil, la Turchia già «ha iniziato a dare un contributo concreto» alla coalizione, ed «è pronta ad assumersi le sue responsabilità se anche altri lo fanno». Medici e procedure Il rischio di curare CARLO PETRINI A PAGINA 5 NOSTRE INFORMAZIONI Provvista di Chiesa Un gruppo di emigranti messicani a San Antonio in Texas (Ap) Il Santo Padre ha nominato Vescovo di San Diego (Stati Uniti d’America) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Robert Walter McElroy, finora Vescovo titolare di Gemelle di Bizacena e Ausiliare di San Francisco. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 mercoledì 4 marzo 2015 Il presidente colombiano Santos a Madrid (Ansa) Per l’apertura in aprile di un’ambasciata statunitense La speranza di Obama su Cuba L’AVANA, 3. «Questa è la mia speranza». Gli Stati Uniti puntano a riaprire l’ambasciata a Cuba entro metà aprile, prima del summit delle Americhe a Panamá. Lo ha detto ieri il presidente statunitense, Barack Obama, confermando le notizie in merito delle ultime settimane. Quanto alla piena normalizzazione delle relazioni, il capo della Casa Bianca ha avvertito che la questione è più complicata e che ci vorrà più tempo. Il vertice di Panamá è in calendario il 10 e l’11 aprile prossimi. «Bisogna tener presente che la nostra aspettativa non è mai stata quella di una immediata piena normalizzazione delle relazioni — ha dichiarato il presidente Obama — c’è ancora molto lavoro da fare». Il disgelo delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba è stato annunciato lo scorso 17 dicembre da Obama e dal presidente cubano, Raúl Castro, in due discorsi in contemporanea. Entrambi i leader hanno riconosciuto il fondamentale ruolo di mediazione svolto da Papa Francesco. Washington ha subito deciso di revocare le restrizioni su viaggi e rimesse in denaro verso l’isola caraibica e ha accettato di liberare tre agenti cubani detenuti negli Stati Uniti per spionaggio. L’Avana ha rilasciato uno degli agenti segreti americani detenuto a Cuba da vent’anni e ha disposto la liberazione di «persone riguardo alle quali gli Stati Uniti avevano espresso il loro interesse», ovvero 56 prigionieri politici detenuti nell’isola. Resta da capire se il Congresso approverà o meno il piano di Obama per la normalizzazione dei rapporti, e in particolare la fine dell’embargo. In effetti la decisione ultima spetta proprio a Capitol Hill, dove i democratici non controllano più nessuno dei due rami dell’Assemblea. E oggi, intanto, all’Avana si apre il terzo round di colloqui tra il Governo cubano e l’Unione europea in vista di un accordo sul dialogo politico e la cooperazione bilaterale. Questa volta — dicono fonti diplomatiche citate dalla stampa — si cercherà di andare avanti anche sulle questioni politiche. La sala stampa delle delegazioni statunitense e cubana (Ap) Militari colombiani per il dialogo con le Farc L’AVANA, 3. Entra nel vivo il dialogo per la pace in Colombia. Il Governo colombiano ha annunciato ieri l’invio di sei ufficiali dell’esercito all’Avana per i negoziati sul cessate il fuoco con le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). «Chi meglio dei militari, degli stessi combattenti, può indicare la migliore strada verso il cessate il fuoco definitivo?» si è chiesto ieri a Madrid il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, intervenendo Pechino investe nel sud America Nonostante l’accordo europeo la Grecia ha bisogno di nuovi aiuti Cinamericana Ipotesi terzo salvataggio PECHINO, 3. La Cina è sempre più sudamericana. Ammontano a 22,1 miliardi di dollari i prestiti elargiti dalla Repubblica popolare cinese ai Paesi dell’America latina nel 2014, una cifra che supera anche i venti miliardi messi insieme dalla Banca mondiale e dalla Banca interamericana di sviluppo (Bid). Gli investimenti sono largamente concentrati su Brasile, Argentina, Venezuela ed Ecuador, secondo quanto si apprende da uno studio dell’InterAmerican Dialogue, uno dei maggiori centri statunitensi di analisi economico-sociale. Il Brasile è stato il principale fruitore dei prestiti cinesi, con 8,6 miliardi di dollari, seguito dall’Argentina con sette miliardi, dal Venezuela con 5,7 e dall’Ecuador con 820 milioni di dollari. Nel caso di Venezuela, Argentina ed Ecuador — si legge nello studio — l’alta concentrazione dei prestiti risponde «alle difficoltà» di questi Paesi ad accedere al mercato internazionale dei capitali. Per la maggior parte, i crediti cinesi riguardano i settori delle miniere, dell’energia e delle infrastrutture (trasporti e trasmissione elettrica). Secondo i ricercatori, si tratta di fondi che continueranno ad affluire nei prossimi anni, «dal momento che la Cina considera i prestiti come strumenti diplomatici» si legge nel rapporto. Nel 2013 i contributi cinesi erano aggirati sui 13 miliardi di dollari, in particolare in Venezuela, che ne aveva captati oltre dieci miliardi, lasciandone uno al Messico, 749 milioni alla Giamaica, 691 milioni all’Ecuador, 289 milioni all’Honduras, 101 milioni alla Costa Rica. Che i cinesi guardino con sempre maggiore interesse all’America latina non è una novità, dato il notevole potenziale, in termini energetici e imprenditoriali, di questi Paesi. E la questione dei prestiti internazionali, non solo in America latina, sarà uno dei punti chiave della Conferenza consultiva politica del popolo, che comincia oggi, e dell’Assemblea nazionale del popolo, al via il prossimo 5 marzo: due appuntamenti chiave della politica cinese. Da questi vertici si attende soprattutto la previsione sulla crescita del Dragone. E soprattutto sulla qualità della crescita, vero cruccio della classe dirigente che vuole coniugare una ripresa dei consumi interni con un made in China focalizzato sul l’innovazione invece che sulla riproduzione seriale di merci straniere. Il quotidiano cinese «Global Times» nei giorni scorsi aveva tracciato una mappa delle riforme che potrebbero essere varate, elencando i grandi temi al centro delle attenzioni della politica cinese, come l’agricoltura, già oggetto del documento numero uno del 1° febbraio scorso, o la giustizia, al centro del dibattito del quarto plenum dell’Assemblea di ottobre scorso. ATENE, 3. Ipotesi terzo salvataggio. La Grecia infatti «potrebbe aver bisogno di un terzo salvataggio quando l’attuale piano scade» il prossimo giugno. A farlo presente è stato ieri il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in una intervista a Riga, in Lettonia, per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker. Nel pomeriggio Mattarella incontrerà il sovrano belga Filippo. Ieri il presidente si è recato a Berlino. Incontrati i vertici dello Stato tedesco, Mattarella ha voluto lanciare un messaggio preciso: «L’Europa deve cambiare passo, deve riprendere a crescere» perché «solo così si potrà continuare ad L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio alimentare le speranze delle nuove generazioni». Queste infatti sono «le più duramente colpite dalla crisi e aspirano a traguardi di crescita ambiziosi e alla loro portata». Il presidente Mattarella ha fatto valere l’importanza e l’efficacia delle riforme varate finora dal Governo di Matteo Renzi, certificate anche dagli ultimi dati Istat sulla disoccupazione. Importanza ed efficacia, queste, riconosciute dal presidente tedesco, Joachim Gauck, e dal cancelliere Angela Merkel. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione dichiarazioni del ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos Jurado, che ha parlato di un piano da 30-50 miliardi. L’estensione di quattro mesi dei prestiti greci ha evitato un crack bancario, ma non sembra sufficiente a risolvere i problemi di cassa dello Stato. Bandiere greche in una strada di Atene (Reuters) Immigrazione questione europea BRUXELLES, 3. «Il problema dei profughi è drammatico e interpella tutta l’Unione europea». Così il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, è intervenuto questa mattina incontrando a Bruxelles il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Il capo dello Stato ha affrontato con Schulz anche il tema della crisi libica, ribadendo che occorre sostenere lo sforzo diplomatico dell’O nu. Mattarella successivamente ha incontrato l’Alto rappresentante Ue secondo quanto riferisce Bloomberg. Immediata la smentita di Bruxelles: i Paesi dell’eurozona non stanno discutendo il lancio di un terzo piano di salvataggio per Atene, ha detto un portavoce dell’Eurogruppo. Ciò nonostante, la notizia è stata confermata anche dalle a un evento organizzato dal quotidiano «El País». Il presidente Santos ha quindi precisato che cinque generali e un ammiraglio si uniranno ai protagonisti dei colloqui che il Governo colombiano e gli esponenti delle Farc stanno conducendo a Cuba dalla fine del 2012 in vista di una distensione dei rapporti che possa condurre non solo al cessate il fuoco, ma anche alla piena integrazione del gruppo nella vita politica colombiana. I militari parteciperanno direttamente alle trattative. Nel dettaglio, le parti devono ancora concordare un cessate il fuoco bilaterale, anche se i ribelli delle Farc hanno annunciato una tregua unilaterale nel dicembre scorso. A Madrid Santos ha insistito sul fatto che il cessate il fuoco bilaterale entrerà in vigore solo al termine dei colloqui di pace all’Avana. «Il cessate il fuoco definitivo deve essere regolato da norme molto chiare» ha sottolineato nel suo discorso a Madrid. Una delle questioni centrali del dialogo a L’Avana riguarda in particolare la questione agraria: le Farc hanno presentato un proprio progetto di riforma agraria in dieci punti. I funerali a Mosca di Boris Nemtsov In visita a Bruxelles il presidente Mattarella rilancia il confronto GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum In vista di un possibile cessate il fuoco bilaterale Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va «Le Figaro» aggira lo sciopero Droni pericolosi PARIGI, 3. Primo caso al mondo di aggiramento, grazie alla tecnologia, di uno sciopero. Accade oggi in Francia al prestigioso e più antico quotidiano francese, «Le Figaro», che per uno sciopero nazionale dei tipografi non è nelle edicole, come tutti gli altri giornali. Ma a «Le Figaro» la proprietà e i giornalisti non ci stanno e così hanno deciso di concedere l’accesso completamente gratuito alla versione digitale del giornale diffusa on line e solitamente riservata agli abbonati. PARIGI, 3. «Il sorvolo dei droni su Parigi? Servono regole comuni»: così il commissario Ue ai Trasporti, Violeta Bulc, ha reso noto che Bruxelles sta studiando norme che possano regolarizzare l’uso dei velivoli senza pilota, di recente avvistati nei cieli della capitale francese. Si pensa infatti a un quadro normativo che possa conciliare lo sviluppo delle potenzialità dell’industria high tech per il civile con le esigenze di sicurezza, salvaguardia e ambiente. Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 MOSCA, 3. Migliaia di persone hanno reso oggi omaggio a Boris Nemtsov nella camera ardente allestita nel centro Sakharov a Mosca, prima dei funerali del leader dell’opposizione russa ucciso a colpi di arma da fuoco venerdì notte a poca distanza dal Cremlino. Accanto alla bara, la madre, l’ex moglie e i figli di Nemtsov. Come ha potuto constatare l’Ansa sul posto, erano presenti i vice premier, Arkadi Dvorkovich e Serghiei Prikhodko, la portavoce del capo dell’Esecutivo Medvedev, Natalia Timakova, l’ex premier Mikhail Kasianov, ora all’opposizione, e l’ambasciatore statunitense, John Tefft, che ha portato le condoglianze del presidente americano, Barack Obama. In un’intervista alla Reuters, Obama ha detto che l’omicidio di Nemtsov «è l’indicazione di un clima che in Russia continua a peggiorare». Presente anche una folta delegazione dell’Unione europea, mentre un portavoce del presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto sapere che il leader del Cremlino non parteciperà al funerale. Al suo posto ci sarà il rappresentante di Putin in Parlamento, Garry Minkh. Nemtsov verrà sepolto questo pomeriggio a Mosca. Intanto, nove partecipanti al corteo di domenica scorsa in memoria del leader dell’opposizione sono stati condannati a pene da otto a quindici giorni per avere disobbedito agli ordini della polizia. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 4 marzo 2015 pagina 3 L’incontro tra l’inviato dell’Onu e i membri del Parlamento di Tripoli (Reuters) Probabile rinvio delle elezioni legislative in Egitto IL CAIRO, 3. Reazioni contrastanti si stanno registrando in Egitto per il probabile rinvio delle elezioni parlamentari, il cui inizio era previsto per il 21 marzo, dopo la bocciatura di una parte della legge elettorale decretata dalla Corte suprema. Le elezioni devono sanare una situazione che si protrae da quasi tre anni. La Camera bassa del Parlamento egiziano, infatti, è stata sciolta a giugno 2012 per decisione della magistratura. Ora i giudici della Corte suprema hanno respinto, in particolare, la divisione in circoscrizioni elettorali prevista dal nuovo testo legislativo, avallando le perplessità espresse da diversi commentatori. Tra questi l’ex parlamentare e politologo Amr El Shobaki che alla vigilia del verdetto aveva scritto su «Egypt Independent» che «la divisione diseguale dei 420 seggi per i candidati individuali ci ha consegnato 119 circoscrizioni con due seggi, 77 con uno e 35 con tre, il che prova un’assenza di visione politica». La maggioranza dei movimenti che dovrebbero partecipare alle elezioni (parte dell’opposizione ha già annunciato un boicottaggio) ha accolto favorevolmente il verdetto, invitando il Governo a emendare le norme. In particolare, Yahya Qadri, vice presidente del Movimento nazionale guidato da Ahmed Shafiq, ex primo ministro del deposto presidente Hosni Mubarak, ha definito la sentenza «una prova del ritorno dello Stato di diritto e dell’applicazione della Costituzione». Particolarmente dura, al contrario, è stata la presa di posizione del partito Al Nour, d’ispirazione salafita, il cui portavoce, Nader Bakar ha spiegato che il movimento «rispetta le sentenze dei tribunali, ma critica chiunque metta il Paese in guai simili». Al Nour, comunque, aveva già messo in dubbio la costituzionalità della legge elettorale. Resta ora aperta la questione di quando si svolgeranno effettivamente le elezioni. La commissione elettorale ha annunciato che appena le norme saranno emendate varerà un nuovo calendario elettorale. Dal presidente della repubblica, Abdel Fattah Al Sissi, tuttavia, è arrivato un appello a riformare la legge in non più di un mese. Le prime reazioni internazionali sono giunte dalla Gran Bretagna. Tobias Ellwood, ministro britannico con la delega per il Vicino oriente, ha chiesto di tenere elezioni regolari il più presto possibile, in un comunicato nel quale esprime preoccupazione per il fatto che l’Egitto non abbia avuto un Parlamento completo per oltre due anni e mezzo. Viaggio del premier israeliano a Washington Possibile ripresa dei colloqui mediati dall’Onu tra le fazioni Rilancio diplomatico in Libia RABAT, 3. Si profila un rilancio diplomatico in Libia, dove i due Governi contrapposti, quello riconosciuto dalla comunità internazionale che ha sede a Tobruk e quello islamista di Tripoli, hanno acconsentito di riprendere i colloqui di pace convocati in Marocco dall’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino León. Secondo esponenti del Congresso generale nazionale, l’assemblea di Tripoli, i negoziati in Marocco riprenderanno giovedì. Fonti concordi citate dal quotidiano «Libya Herald» aggiungono tuttavia che il Parlamento di Tobruk ha subordinato il via libera alla ripresa dei colloqui al soddisfacimento di alcune condizioni. In particolare, insiste per essere riconosciuto formalmente dall’Onu come l’unico legittimo e chiede inoltre che l’offensiva militare avviata dalle forze del generale Khalifa Haftar nell’est del Paese sia definita operazione antiterrorismo, con conseguente appoggio della comunità internazionale. Il Parlamento di Tobruk proprio ieri ha ratificato la nomina di Haftar a comandante in capo delle forze armate. Le truppe di Haftar sono all’offensiva nell’est del Paese contro i gruppi jihadisti che dichiarano di aderire al cosiddetto Stato islamico. Proprio il ruolo di Haftar è uno dei punti di maggiore frizione con il Governo islamista di Tripoli. Ancora ieri, il ministro dell’Interno di tale esecutivo, in un’intervista al quotidiano «Al Quds Al Arabi» lo ha definito un criminale di guerra, sostenendo che andrebbe processato per i reati commessi contro i civili nella città di Bengasi. In questi giorni il generale Haftar sta coordinando un’avanzata verso Derna, centro strategico sulla costa settentrionale della Cirenaica da ottobre sotto il controllo di tali gruppi. Non ci sono conferme, comunque, della notizia circolata con insistenza durante il fine settimana scorso del ritiro delle milizie jihadiste da Derna. Proprio questa mattina, inoltre, l’Is in Libia ha bersagliato i campi petroliferi di Al Bahi e Al Mabrouk, danneggiandoli «in ampia misura», secondo quanto ha riferito il portavoce del corpo militare di guardia alle installazioni, Ali Al Hassi. Il portavoce non ha specificato con che tipo di Truppe del Ciad riprendono il controllo di Dikwa in Nigeria In Bangladesh tra continue violenze e minacce Un’altra città strappata a Boko Haram I diritti violati degli indigeni DACCA, 3. Nuove violazioni dei diritti civili e politici verso le minoranze etniche del Bangladesh: a darne notizia è un rapporto sui diritti dei popoli indigeni pubblicato a Dacca dalla Fondazione Kapaeeng (Kf), un’organizzazione per la salvaguardia dei diritti umani. Secondo i dati raccolti, almeno quindici persone appartenenti alle minoranze etniche sono state uccise in diversi attacchi nelle Chittagong Hill Tracts, territorio situato nel sud-est del Paese, confinante con l’India e in prossimità della frontie- Conferenza internazionale sull’ebola BRUXELLES, 3. Valutare l’efficacia della risposta alla diffusione del virus dell’ebola in Africa occidentale e pianificare e sostenere sul lungo termine i Paesi maggiormente coinvolti. Questi gli obiettivi principali della conferenza internazionale ad alto livello convocata per oggi a Bruxelles sul contrasto al tremendo virus. Il summit è presieduto da Onu, Ue, Ua, Ecowas, Guinea, Sierra Leone e Liberia (i tre Paesi più colpiti). Finora sono oltre 22.900 le persone contagiate dal virus, 9.200 delle quali sono morte. L’Unione europea ha stanziato 1,2 miliardi di euro per contenere il contagio. In particolare, la Commissione Ue ha destinato 210 milioni per lo sviluppo dei Paesi più colpiti. Inoltre, l’Esecutivo di Bruxelles ha sostenuto le ricerche urgenti su potenziali cure contro il devastante virus, vaccini e test diagnostici con circa 140 milioni di euro dal programma Horizon 2020. armi pesanti sia stato sferrato l’attacco, ma ha aggiunto che è stato danneggiato anche l’oleodotto che collega i due campi e il terminal petrolifero di Sidra, il maggiore del Paese. Inoltre, anche in Libia, come sugli altri fronti della sfida jihadista, alle difficoltà sul piano militare l’Is continua a rispondere con il ricorso al terrorismo. Ieri è stato diffuso un video che mostra un attentatore suicida di nazionalità tunisina condurre un attacco a Bengasi contro le forze del generale Haftar. Secondo il sito web libico Al Wasat, nel filmato l’attentatore minaccia direttamente il Governo della Tunisia. Sempre ieri, è stato diffuso un nuovo rapporto delle Nazioni unite secondo il quale la capacità della Libia di impedire il flusso di armi nel Paese è quasi inesistente. Gli estensori del rapporto ritengono necessario un inasprimento dell’embargo sulle armi, che il Governo di Tobruk chiede invece di allentare. Il rapporto raccomanda inoltre la creazione di una forza di monitoraggio marittimo per aiutare la Libia a prevenire sia il flusso di armi sia l’esportazione illegale del petrolio. Suu Kyi incontra il presidente del Myanmar Un uomo arrestato perché sospettato di essere membro di Boko Haram (Reuters) ABUJA, 3. Le truppe del Ciad impegnate in Nigeria contro le milizie di Boko Haram hanno ripreso il controllo di Dikwa, nello Stato nordorientale nigeriano del Borno, che del gruppo jihadista è considerato la principale roccaforte. Nel darne ieri notizia, un portavoce dell’esercito di N’Djamena ha aggiunto che Boko Haram ha subito pesanti perdite e che nei combattimenti è stato ucciso anche un soldato ciadiano. Sempre ieri, anche l’esercito nigeriano aveva rivendicato la riconquista di ampie zone del nord-est finora sotto il controllo di Boko Ha- ram. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa di Abuja, i militari hanno liberato una trentina di località in un’operazione che si è concentrata in particolare nell’area tra Kukawa Geri e Gujba, nello Stato dello Yobe. «Dopo aver liberato con successo gran parte delle città, l’attenzione delle truppe si è ora concentrata sul consolidamento della sicurezza nella aree per agevolare il ritorno dei cittadini alla normalità e per fare in modo che si svolgano in modo pacifico le prossime elezioni» si sottolinea in un comunicato ministeriale. NAYPYIDAW, 3. Il presidente del Myanmar, Thein Sein, ha incontrato oggi nella capitale il leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. La riunione bilaterale si è incentrata sulla modifica della Costituzione e sulle prossime elezioni generali. L’ultimo incontro tra il capo dello Stato e Suu Kyi — leader della Lega nazionale per la democrazia — aveva avuto luogo il 9 marzo dell’anno scorso. A gennaio, il Parlamento di Naypyidaw ha proposto al presidente di tenere colloqui a sei — cui partecipino, oltre a Thein Sein e Suu Kyi, anche il ministro della Difesa, i due speaker delle Camere e un rappresentante etnico — il prima possibile, per elaborare un quadro di modifica della Costituzione. ra con il Myanmar. In altre aree, centoventidue tra donne e ragazze indigene sono state sottoposte a violenza sessuale e fisica (sessantasette i casi registrati nel 2013). Allo stesso tempo, circa novecento famiglie indigene si trovano ad affrontare una minaccia di sfratto dalle loro terre. Il presidente del comitato degli Adivasi (termine col quale è indicato l'eterogeneo insieme dei popoli indigeni) e leader del Kf ha detto che il Governo non è riuscito a proteggere i diritti delle popolazioni indigene. WASHINGTON, 3. È giunto ieri negli Stati Uniti il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Oggi è atteso il suo discorso davanti al Congresso a Washington. La visita, che giunge a pochi giorni dalle elezioni politiche israeliane in programma per il 17 marzo, ha suscitato non poche polemiche: a invitare Netanyahu sono stati i repubblicani, che dopo le elezioni di medio termine del novembre scorso hanno ottenuto il controllo di entrambi i rami del Congresso. La Casa Bianca ha contestato la decisione. Si prevede che Netanyahu, che ieri è intervenuto all’Aipac (American Israel Public Affairs Committee), utilizzi il discorso al Congresso per chiedere nuove sanzioni internazionali contro il programma nucleare iraniano. Il presidente Obama ha già detto che porrà il veto a un’eventuale legge del genere perché metterebbe a rischio i colloqui in corso a Ginevra. Ieri, in un’intervista alla Reuters, Obama ha detto che un accordo conclusivo con l’Iran sul nucleare resta difficile. Il presidente ha affermato che la condizione posta a Teheran è che il congelamento della sua attività nucleare sia verificabile per almeno dieci anni. Approvato un rimpasto nel Governo giordano AMMAN, 3. Il re Abdullah II bin Hussein di Giordania ha approvato ieri un rimpasto governativo che vede l’ingresso nell’Esecutivo di alcuni tecnici, tra cui due donne. Secondo un comunicato citato dall’agenzia ufficiale Petra, il premier Abdallah Nassur ha ricevuto la fiducia del sovrano per la nomina di Imad Fakhury a ministro della Pianificazione, di Nayef Fayez a ministro del Turismo, di Maha Ali a ministro dell’Industria e Commercio, di Labib Khadra a ministro dell’Università e di Majd Shweikeh a ministro dell’Informazione. Diversi osservatori notano comunque che nessun dicastero chiave per la sicurezza e la stabilità del regno ha cambiato direzione politica, in un momento che vede la Giordania impegnata duramente nella lotta contro il cosiddetto Stato islamico. Stallo politico-istituzionale in Thailandia BANGKOK, 3. Il premier della Thailandia, generale Prayuth Chanocha, al potere dal maggio 2014 dopo un golpe, ha chiesto alle parti politiche — peraltro non ammesse nelle nuove istituzioni provvisorie, incluso il Parlamento — di abbassare i toni e ritirare le accuse riguardo la preparazione della nuova Costituzione. Sotto accusa sono non solo i metodi autoritari con cui le riforme verrebbero condotte, ma anche elementi come la non eleggibilità della maggioranza del Senato (e in prospettiva anche della Camera), un premier non eletto dal Parlamento, la ridotta presenza femminile nelle future istituzioni e, più in generale, i dubbi che cominciano ad acquistare consistenza sulla reale volontà democratica dell’attuale sistema transitorio di potere. Le trattative chiamano in causa i due maggiori partiti, quello dei Democratici, vicini alle élite del Paese che appoggiano la presa di potere dei militari, e il Pheu Thai, maggioritario nel precedente Governo civile. I Democratici — che da oltre un ventennio non vincono un’elezione, ma sono quasi sempre restati alla guida del Paese del sud-est asiatico — hanno chiesto che la futura Carta costituzionale sia sottoposta a un referendum per l’approvazione. Una simile consultazione popolare aveva approvato la Costituzione scritta dai militari dopo il colpo di Stato del 2006 (e in vigore fino a oggi), che, a sua volta, aveva sostituito quella redatta nel 1997, l’unica discussa e poi approvata in Thailandia da un Parlamento nel pieno delle sue facoltà. I Democratici hanno anche criticato la possibilità che il Senato sia costituito per metà da personalità vicine al potere e per l’altra metà da individui nominati da un comitato scelto da una non ben definita assemblea popolare. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 mercoledì 4 marzo 2015 Con l’episodio di Canossa inizia il disincanto del mondo descritto da Max Weber E la ridefinizione del codice di valori della società europea Gregorio VII ed Enrico IV Tre giorni a piedi nudi nella neve Anche Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana, è eletto in un periodo di turbolenze per la comunità cristiana, appena uscita dallo scisma d’Oriente e al cui interno si è affermata una nutrita schiera di riformatori, tra i quali spicca il teologo Pier Damiani, mossi dalla volontà di salvaguardare la Chiesa dalle ingerenze della nobiltà romana. Gregorio VII coniuga la necessità di un rinnovamento con uno stile di vita rigorosamente ascetico e la concezione dell’assoluta preminenza del successore di Pietro: la disobbedienza al Papa è perciò interpretata come una forma di idolatria. Anche dopo la morte del Pontefice, che avviene mentre è in esilio a Salerno nel 1085, la sua idea del primato del sacerdotium rispetto al regnum, del potere spirituale rispetto a quello temporale continua a essere oggetto di un’aspra controversia, di cui la lotta per le investiture costituisce un capitolo fondamentale. Con l’episodio di Canossa, Weinfurter fa iniziare dunque quel processo di razionalizzazione che il sociologo Max Weber ha definito come «disincanto del mondo», la dissoluzione cioè dell’unità tra potere religioso e potere secolare e la ridefinizione del codice di valori e delle norme della società europea. tuale medievale della deditio, ovvero un insieme di atti di sottomissione pubblici inflitti alla parte perdente in un conflitto. Lo stesso pianto del re rientra nei tradizionali rituali di contrizione dei sovrani salici e ha ben poco a che vedere con l’espressione di emozioni spontanee. Quando nel 1043 morì sua maEduard Schwoiser, «Enrico IV a Canossa» (1862) dre, l’imperatore EnriPiù che alla penitenza ecclesiastica co III, padre di Enrico IV, presentatosi alla cel’umiliazione del sovrano rimonia funebre scalzo di Dio sulla terra, e per rinsaldare aveva portato, infatti, all’edificazione rinvia al rituale della “deditio” e in abito da peniten- l’unità del popolo in nome del vin- di numerose fortezze e roccaforti, te, si stese a terra e colo di pace fraterna. Un insieme di atti di sottomissione poi diventate residenze dei nobili fepianse pubblicamente, Questa immagine della regalità sa- deli al re: questo processo di incainflitti ai perdenti invitando l’assemblea crale va incrinandosi durante il lun- stellamento, iniziato in alcune regiodei nobili a fare altret- go regno di Enrico IV, che copre un ni anche prima della metà dell’XI setanto. mezzo secolo (dal 1056 al 1106) den- colo, provoca l’insofferenza della poè offrire alcune chiavi di lettura per Episodi simili, in cui al pianto si so di rivolgimenti. Una delle fonti polazione sassone, che chiede la decomprendere il significato simbolico accompagna l’esortazione a perdo- più dettagliate dell’epoca, il Libro molizione delle fortificazioni. Dal rie storico dell’evento, liberandolo dai narsi reciprocamente i peccati, con- della guerra sassone di Brunone, ci fiuto del re ha inizio una rivolta che, tratti leggendari di cui è stato carica- fermano che la figura del re peniten- consegna il ritratto di Enrico IV co- a causa dell’appoggio di numerosi te testimonia un’autoumiliazione so- me un tiranno oppressivo e sacrile- principi laici e di ecclesiastici, degeto nel tempo. L’antefatto dell’umiliazione di Ca- lo apparente, mentre in realtà è uno go, mal sopportato dai Sassoni, ge- nera in una vera e propria guerra cinossa è l’esclusione, per ordine del strumento per rafforzare l’autorità losi della propria indipendenza. La vile e rischia di minare l’unità del rePapa, di Enrico IV dalla comunione del sovrano, diretto rappresentante politica di controllo del territorio gno. dei fedeli, la quale scioglie i suoi sudditi dall’obbligo di obbedienza. Questo atto di scomunica deve essere però inserito nel conL’importanza delle parole testo più ampio dello scontro tra Enrico IV e i principi dell’impero che, sotto la protezione del Papa, miravano a destituirlo. È per bloccare il viaggio di Gregorio VII, deciso a mento del libro perché, di CLAUDIO TOSCANI incontrare gli avversari se non si ha rispetto per del re ad Augusta, che «Il primo rispetto che si deve è per le le parole, non si ha riEnrico IV valica le Alparole»: questo l’appunto di diario più in spetto per nessuno: non pi e si presenta a Calinea con il titolo della recente pubblica- si usano le parole solo nossa come un ribelle zione di Cesare Viviani Non date le parole come strumenti utili ai sconfitto. ai porci (Genova, Il Melangolo, 2014, pa- propri interessi o come L’implorazione di gine 142, euro 13). Che prosegue racco- mezzo di potere sugli Enrico IV in veste da mandando di «pronunciarle con discre- altri. penitente e a piedi nuPotrebbero bastare zione, con premura, con cura, mai come di si protrae per tre questi pochi prelievi dal strumenti nelle nostre mani, mai con digiorni nella neve: cotesto in questione, che è sinvoltura o indifferenza, mai come un una raccolta di suggestime spiega Weinfurter, frasario da repertorio, mai per riempire i ve annotazioni in forma più che alla penitenza silenzi, mai con padronanza». Il che è di di stringato florilegio asecclesiastica, questa Max Weber modalità rinvia al riper sé il più appropriato riassunto-com- severativo dei più disparati temi di interesse umano (civili, sociali, economici, politici, culturali, psicologici e morali, con un implacabile sfondo religioso), a dare le Zenos Frudakis, «Freedom» (Philadelphia) Gli studi di Pierre Blet su giansenismo e gallicanesimo coordinate del libro, tra interrogativi e riscontri, idee e utopie, ipotesi e L’aforisma è per definizione una norgiudizi. Viviani è poeta e narratore, ermeneuta ma di saggezza, ma nasconde il tranello e terapeuta: i suoi libri, in versi o in pro- — a cui Viviani, bisogna dirlo, sfugge — sa, si incardinano attorno a tre fonda- dell’apologia, della celebrazione, «Leggete padre Blet» era solito rispondere Giovanni Particolarmente sottile e interessante è l’analisi menti che sono i suoi assoluti, e perciò dell’esaltazione. Perché se osservare i Paolo II alle domande dei giornalisti su Papa Pacelli: dell’alleanza (solo tattica, mai autentica) tra giansenistesso le sue ossessioni: il tempo incal- comportamenti altrui dà la sensazione di secondo Karol Wojtyła il rigore scientifico dello sto- sti e illuministi francesi, che accelerò il crollo zante della vita (tra anni e malanni); l’an- porsi sopra la mischia, denunciare non è rico francese era il migliore antidoto alla leggenda dell’Antico Regime; una svolta epocale che trovò goscia della morte (antica quanto l’uomo sentenziare, costa rischio intellettuale ed nera che getta la sua ombra su Pio XII dagli anni proprio nei giansenisti le sue vittime più eccellenti. e tuttavia da sempre sgradita al singolo e esistenziale. Tant’è che, è stato detto, Sessanta del Novecento. Il nome di Pierre Blet (1918- In pochi decenni, infatti, i seguaci di Port-Royal alla specie); l’inevitabilità del dubbio sul scrivere aforismi oggi è molto più difficile 2009), infatti, è legato soprattutto al libro Pie XII et sparirono completamente; nel 1803 anche il loro giornulla dell’aldilà (che riesce tanto facilche ai tempi di Giacomo Leopardi, giula Seconde Guerre mondiale après les archives du Vati- nale «Nouvelles Ecclésiastiques» terminò le pubblimente quanto inspiegabilmente meglio sto per prendere un solido punto di rifecan (1999), in cui difende Papa Pacelli dalle accuse di cazioni. (silvia guidi) della speranza in qualcosa). antisemitismo e complicità al nazionalsocialismo sup«Prove di libertà di pensiero» è il sot- rimento cui Viviani stesso sembra acconportando ogni argomentazione con documenti contotitolo di questo apparente volumetto in sentire. Ciò che coinvolge, e non sempre in servati presso l’Archivio Segreto Vaticano. cui, in realtà, ci si muove assediati da un Blet inizia il noviziato dai gesuiti il 7 settembre imprevisto incontro-scontro-riscontro modo indolore, culturalmente sospeso o 1937 a Laval, ma i suoi studi vengono interrotti guerd’argomenti d’ogni tipo. Quindi, non dialetticamente indenne, è il fatto che ra. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1950, otto anni dopoesia, ma «linguaggio semplice e disa- l’autore porta spesso il faro delle sue ripo si laurea alla Sorbona con la tesi Les assemblées dorno»; non «prosa di racconto», se non flessioni su contenuti, questioni e concetti générales du clergé de 1615 à 1666; come tesi complein un paio di larvali occasioni; non sag- religiosi. Ora infatti, pare certo che non mentare presenta il lavoro Correspondance du nonce en gio, o teoria o sistema; né eco di psicoa- ci sia altra spiegazione alla nascita e alla France, Ranuccio Scotti: 1639-1641. nalisi, sedute o setting, confronti o con- crescita delle religioni che quella dell’anUn saggio del “metodo Blet” si può trovare fessioni. goscia della morte. Ora si arresta di fronnell’articolo di Umberto Dell’Orto dedicato ai suoi Come lo si legge, allora, questo libro? te al mistero di Cristo, che dà per il perstudi su giansenismo e gallicanesimo, pubblicato sul Il tono è da monologo sapienziale, come sonaggio più storicamente ammirato e numero di ottobre-dicembre 2014 del trimestrale «La fosse un moderno Ecclesiaste, nient’affatto ascoltato dell’intera storia dell’umanità, Scuola Cattolica» del Seminario arcivescovile di Mientusiasta della vita che brilla per insen- ma non arriva a conciliarsi con il pensielano, tra le più antiche riviste teologiche italiane (è satezza, illusione di senso, vanità, assenza ro che sia figlio di Dio. Ora si convince stata fondata nel 1873). Dal testo, nato dallo studio di seguito ultraterreno. Verrebbe da chiesulle sole due forme d’amore possibile, dei suoi saggi e dei testi preparati per le lezioni di dere a Viviani come si spiega che i più di storia della Chiesa che teneva alla Pontificia Univernoi riescano a vivere: forse perché non quello della madre e quello di Dio, semsità Gregoriana di Roma, emerge la capacità di Blet smentiscono o non smontano ogni possi- brando in pace con l’idea della sua esibile pensiero nel loro contrario. O forse stenza. Ora categorizza sulla umana dedi collocare i fenomeni nei contesti istituzionali, poliperché non giungono su ogni tema criti- bolezza che si costruisce un Dio e sul tici, diplomatici e sociali in cui sorsero e si sviluppacando, contestando, ribaltando. Tant’è senso di potenza, invece, che lo nega e rono; con precisione e amore per il dettaglio, dipache lui stesso non sa se questo atteggia- ne prende il posto. Infine, limpidamente nando intrecci complessi come trame di romanzi, e mento sia frutto di una intelligenza supe- asserisce che l’unico modo di immaginare mettendo in evidenza gli aspetti imprevedibili e paDominique Fajeau, «Des mondes à entrevoir» (2007) riore alla media o della media più la divinità è rappresentarla come il rifuradossali dei processi storici che hanno dato forma Installazione al Musée de Port Royal gio dell’universo. debole. alla modernità. di GIOVANNI CERRO on preoccupatevi, a Canossa noi non andremo, né col corpo né con lo spirito», così dichiarava il 14 maggio 1872 il cancelliere Otto von Bismarck davanti al parlamento di Berlino. Di fronte al rifiuto di Pio IX di accreditare l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Bismarck esprimeva la volontà del Reich di non cedere alle pressioni esterne: con l’espressione «andare a Canossa» egli intendeva designare un atto di sottomissione vissuto come un’umiliazione volontaria e pubblica. Questa è, infatti, l’interpretazione più diffusa dell’episodio che si svolse tra il 25 e il 28 gennaio 1077 alle porte del castello della marchesa Matilde e che coinvolse il sovrano Enrico IV e il Pontefice Gregorio VII, impegnato in un generale rinnovamento della Chiesa. «N Il volume Canossa. Il disincanto del mondo del medievista tedesco Stefan Weinfurter (Bologna, il Mulino, 2014, pagine 276, euro 22) propone un vivido ritratto dei protagonisti e un’accurata ricostruzione dell’epoca alla luce della storiografia più aggiornata. L’intento dell’opera Prove di libertà di pensiero Saggi appassionanti come romanzi L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 4 marzo 2015 pagina 5 Medici e procedure Il rischio di curare di CARLO PETRINI I francescani di Parigi ricordano Veuthey Il tesoro di padre Léon École franciscaine de Paris ha dedicato il 27 febbraio scorso una giornata di studio al servo di Dio Léon Veuthey (1896-1974), francescano conventuale svizzero. Di padre Léon (al secolo Clodovis) si ricordano soprattutto i lunghi anni come professore presso la facoltà di San Bonaventura a Roma e come direttore spirituale degli studenti. Ma bisogna ricordare anche il suo insegnamento prima a Friburgo, poi all’università Urbaniana a Roma (1932-1942), il suo servizio come assistente generale dell’Ordine (1945-1954), la direzione spirituale di tanti fedeli collegati al L’ Léon Veuthey movimento Crociata di Carità e poi del Focolare, e anche il suo lavoro pastorale in una parrocchia di periferia a Bordeaux, in Francia (19541965). Successivamente, tornò a insegnare filosofia francescana al Seraphicum, la facoltà teologica di San Bonaventura, e visse a Roma sino alla morte, avvenuta il 7 giugno 1974 al Policlinico Gemelli. Di lui restano i ventitré volumi dell’opera omnia — che include saggi di filosofia, pedagogia, teologia e spiritualità francescana — e un ricchissimo epistolario. A ricordare Veuthey il 27 febbraio scorso a Parigi è stato il nostro antico collega padre Gianfranco Grieco, che, insieme ad altri studiosi francescani conventuali, ha collaborato con il padre Ernesto Piacentini alla pubblicazione dell’opera omnia. Durante la giornata, sono stati riletti e riproposti i nodi fondamentali del pensiero del frate svizzero: l’itinerario spirituale francescano, le otto riflessioni mistiche che commentano le Beatitudini di Matteo — definite da padre Léon «poesia soprannaturale del Vangelo» — l’ascensione spirituale e la contemplazione francescana. Alla giornata di studio hanno partecipato studiosi laici legati alla storia e alla spiritualità del Poverello di Assisi, i frati delle tre famiglie francescane, e , in particolare, i frati minori di rue Marie Rose 7, dove hanno sede le Éditions franciscaines che nei giorni scorsi hanno pubblicato il volume La Vie retrouvée de François d’Assise (Paris, 2015, pagine 166, euro 14,90) annunciato dall’«Osservatore Romano» il 26 gennaio scorso in un’intervista all’autore, Jacques Dalarun. Un approfondimento sull’attualità del pensiero filosofico e teologico di padre Léon è stato inserito nel ciclo delle otto giornate di studio (tra il 24 ottobre 2014 e il 29 maggio 2015) che l’École franciscaine de Paris ha proposto per l’anno accademico 2014-2015, dal titolo «I frati cappuccini, conventuali e minori nella società della loro epoca». Significative anche le altre giornate di studio dedicate all’attualità del pensiero di Guglielmo da Ockham; al pensatore e storico della filosofia francescana Paul Vignaux; all’influenza di Duns Scoto sul pensiero contemporaneo; alla presenza francescana in Vietnam dal 1975 a oggi e in Giappone nel Cinquecento e nel Seicento; e ai frati minori e cappuccini in Francia dopo la grande guerra (1915-1918) e dopo la seconda guerra mondiale sino al 1960. Riaperto il museo di Baghdad «Queste distruzioni costituiscono un disastro senza precedenti nella storia universale» spiega Alain Desreumaux, cofondatore e presidente della Société d’études syriaques, intervistato da Samuel Lieven su «la Croix» del 2 marzo scorso, dopo il saccheggio del Museo di Mosul da parte dei jihadisti e in occasione della riapertura del Museo di Baghdad, avvenuta il 28 febbraio scorso, dopo dodici anni di chiusura. Proprio lo scempio compiuto a Mosul ha rischiato di far passare sotto silenzio questa felice riapertura: creato dall’esploratrice e scrittrice britannica Gertrude Bell e aperto poco prima della sua morte nel 1926 come Museo archeologico di Baghdad, il museo fu chiuso nel 1991 durante la guerra del Golfo, mai riaperto sotto il regime di Saddam Hussein e infine impunemente saccheggiato tra l’8 e il 12 aprile 2003 alla caduta del dittatore iracheno. urrah! Finalmente abbiamo una linea guida che ci dice come riconoscere la malnutrizione dei nostri pazienti. Questo porta a oltre trecento il numero di linee guida per i medici del Regno Unito». Così, sul «British Medical Journal», un editorialista ironizzava sul proliferare di linee guida in campo biomedico. Le linee guida caratterizzano la pratica medica da circa trent’anni. Secondo la definizione dell’Institute of Medicine statunitense, esse sono «raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di assistere medici e pazienti nel decidere le modalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche». Le linee guida sono, dunque, il tentativo di riassumere in modo oggettivo e neutrale le conoscenze disponibili riguardo a diagnosi e terapia di una data malattia. Da queste derivano i protocolli di cura, cioè schemi predefiniti di comportamento diagnostico o terapeutico. In molti Stati esistono iniziative nazionali e istituzioni apposite per l’elaborazione di linee guida. Alcune sono concepite come semplici raccomandazioni di comportamento che il singolo medico può decidere se adottare. Al- «H Le linee guida rappresentano il tentativo di riassumere in modo oggettivo e neutrale le conoscenze disponibili riguardo una data malattia tre sono direttive che delimitano rigidamente le opzioni diagnostiche o terapeutiche accettabili. Ma questo atteggiamento ha luci e ombre. Per quanto riguarda le luci, le linee guida promuovono un uso clinicamente appropriato degli interventi di cui è nota l’efficacia e definiscono un consenso sulle modalità di utilizzo di interventi diagnostici e terapeutici, rispetto all’utilità dei quali vi sono opinioni talvolta discordanti. La disponibilità di linee guida facilita l’aggiornamento dei medici, che altrimenti dovrebbero leggere un numero enorme di studi, talvolta tra loro contraddittori. Il fatto che nella professione medica vi siano divergenze di opinioni e incertezze non deve sorprendere: i risultati delle ricerche spesso non sono univoci e necessitano di interpretazioni. Le linee guida sono in genere continuamente aggiornate sulla base dei nuovi studi e sono quindi più aggiornate rispetto ai libri. Veniamo ora ad alcune ombre, e in particolare alle conseguenze dell’enorme proliferare di linee guida. Nel sito della National Guideline Clearinghouse statunitense, nato per volontà dell’Agen- cy for Healthcare Research and Quality, sono disponibili oltre duemila linee guida. Il proliferare è alimentato, tra l’altro, dal fatto che spesso (pseudo)linee guida vengono elaborate anche da istituzioni non deputate allo scopo, e talvolta prive di competenze adeguate. Per esempio, molte Aziende sanitarie, che dovrebbero essere tra i principali destinatari per l’applicazione delle linee guida, elaborano esse stesse proprie linee guida con metodi non sempre rigorosi. La crescente quantità non sempre è accompagnata dalla qualità. Esistono strumenti per valutare la qualità delle linee guida, denominati con acronimi evocativi e spesso ironici. Uno di questi proviene dal Grade (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), gruppo di lavoro sorto nel 2000 per una collaborazione informale tra esperti interessati al problema dell’inadeguatezza degli strumenti di valutazione in ambito sanitario. Il gruppo ha sviluppato un metodo efficace per la valutazione delle linee guida e delle raccomandazioni. Nel tempo, importanti istituzioni hanno dato suggerimenti per migliorare il metodo e lo hanno poi adottato come strumento di valutazione. Molto utilizzato è anche Agree (Appraisal of Guidelines for Research and Evaluation), con il quale le linee guida sono valutate mediante vari parametri: obiettivi, coinvolgimento delle parti in causa, rigore metodologico, chiarezza, applicabilità, indipendenza editoriale. Applicando questi o altri metodi di valutazione rigorosi, si ottengono risultati spesso poco incoraggianti. Per esempio, uno studio pubblicato nell’autorevole «Journal of the American Medical Association» mostra come quasi il cinquanta per cento delle linee guida per i medici sia basato su insufficienti evidenze scientifiche. Analogamente, in uno studio pubblicato nell’«International Journal of Clinical Practice», sono valutate, sulla base di criteri riconosciuti a livello internazionale, le linee guida sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari elaborate dalle sei società scientifiche britanniche più autorevoli nel settore. I risultati mostrano gravi inadeguatezze e scarsa qualità. In un editoriale che accompagna lo studio si sollevano dubbi sulla validità delle linee guida elaborate unicamente da società scientifiche e si propone che la formulazione di linee guida sia «l’arena dove trovano espressione la partecipazione, la responsabilità e l’auto-regolazione e dove la politica sanitaria (...) può affermarsi», cioè un luogo in cui si incontrano i diversi attori delle politiche sanitarie per trovare delle soluzioni comuni. L’allargamento a molte voci è certamente garanzia di pluralismo. Inoltre, esso risponde a una sempre più diffusa esigenza di coinvolgimento nelle decisioni e partecipazione che i cittadini manifestano. Allo stesso tempo, l’allargamento a molte voci può compromettere il rigore scientifico e la qualità. L’enorme numero di linee guida costituisce anche un ostacolo per una loro adeguata conoscenza. Un sondaggio effettuato in Germania è eloquente. A 2.500 cifici — bambini, anziani, persone con altre patologie oltre a quella trattata nella linea guida — talvolta non si distinguono adeguatamente le diverse possibili condizioni del paziente. Nel Codice di deontologia medica italiano, all’articolo 3 si af- medici di famiglia è stato inviato ferma che «il medico tiene conto un questionario con 45 domande delle linee guida diagnostico-terasul corretto trattamento di tre tipi peutiche accreditate da fonti audi malattie: soltanto il quaranta torevoli e indipendenti, quali racper cento degli interpellati ha di- comandazioni e ne valuta l’applimostrato di avere una conoscenza cabilità al caso specifico». Signisufficiente dei contenuti delle li- ficative in proposito sono alcune sentenze della Corte di Cassazionee guida. Problematici sono anche even- ne, secondo cui «la diligenza del tuali conflitti di interesse in cui si medico non si misura esclusivapossono trovare gli autori di linee mente attraverso la pedissequa guida. Il «New England Journal of Medicine», in un editoriale al veSecondo alcuni esperti triolo, ha denunciato che, su 685 esperti coinspesso la redazione dei protocolli volti nella stesura di liè influenzata nee guida per i medici statunitensi, il trentacinda industrie farmaceutiche que per cento ha dichiao lobby con interessi commerciali rato di avere conflitti di interesse e che troppo spesso le linee guida sono influenzate da industrie far- osservanza delle linee guida», ocmaceutiche o lobby con interessi corre «censurare l’appiattimento commerciali. del medico alle linee guida» e Tuttavia, il problema forse più «deve prevalere l’attenzione al carilevante consiste nel rischio che so clinico particolare». la rigida applicazione delle linee L’utilizzo di linee guida si inguida distolga l’attenzione dalle treccia anche con la cosiddetta specificità di ogni singolo pazien- “medicina difensiva”. Secondo te. Per esempio, sebbene vi siano l’Office of Technology Assessmolte linee guida per gruppi spe- ment statunitense, il fenomeno della medicina difensiva si «verifica quando i medici prescrivono test, procedure diagnostiche o visite, oppure evitano pazienti o trattamenti ad alto rischio, principalmente (...) per ridurre la loro Nuova aula capitolare all’abbazia di Farfa esposizione a un giudizio di responsabilità per malpractice». La medicina difensiva riguarda dunque l’errore del singolo medico — e non deve essere confusa con la malasanità, che è un errore di Nel dicembre scorso l’abbazia di Farfa ha struttura (le lunghe liste d’attesa, inaugurato una nuova aula capitolare, ricavata dal per esempio, sono malasanità, refettorio e dedicata al beato Placido Riccardi, non malpractice). L’applicazione di cui quest’anno si celebra il centenario della rigorosa di linee guida, in questo morte. La decorazione dell’aula capitolare è stata contesto, è un fenomeno con affidata a Francesco Verola molte sfaccettature: può essere un che con i suoi dipinti ha ripercorso le tappe giusto modo con cui il medico si principali della vita di san Benedetto e della storia cautela da possibili accuse, così di Farfa, ma i personaggi principali — a esclusione come può essere un cedimento dei beati — hanno il volto dei monaci del medico di fronte al suo doveattualmente presenti nell’abbazia. Nel dipinto re di valutare caso per caso. centrale sono raffigurati tre momenti della vita Le problematiche qui evocate, di Benedetto — il miracolo del vaglio risanato, tuttavia, non devono offuscare la tentazione e il miracolo della fonte — le altre tele l’importanza delle linee guida: essono dedicate a lui e a santa Scolastica se permettono di salvare molte vi(nel bozzetto qui accanto), a san Lorenzo Siro te anche in contesti dove le strute il drago, a san Tommaso da Moriana, ture e le risorse sanitarie non soai beati Placido Riccardi e Ildefonso Schuster. no ottimali. Monaci come modelli L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 mercoledì 4 marzo 2015 Religiose in missione nelle fabbriche cambogiane O peraie non schiave Nelle Filippine iniziative di assistenza alle donne in gravidanza Per combattere l’indifferenza ANTIPOLO CITY, 3. Aiutare le donne in gravidanza che sono in difficoltà, che attraversano momenti di crisi e di ripensamento, a non ricorrere all’aborto, a salvare i bambini e costruire famiglie forti. È con questo spirito che Pregnancy Support Services of Asia (Pssa) terrà il suo quarto seminario regionale di formazione ad Antipolo City, nelle Filippine, dal 6 all’8 marzo prossimi. L’organizzazione no-profit sarà affiancata dalla Commissione per la famiglia e la vita dell’arcidiocesi di Manila e dall'associazione Coppie per Cristo. La conferenza si terrà alla St. Michael Retreat House e si concentrerà sull’importanza della tutela della vita e dei valori familiari, allo scopo di promuovere un modo sano di vivere la gravidanza, sostenendo l’assistenza sanitaria responsabile per donne e bambini e sviluppando forti legami tra i nuclei familiari. L’obiet- tivo è quello di difendere la vita e rafforzare l’istituto famigliare in Asia. Nei centri specializzati già attivi le future madri possono ricevere un’assistenza psicologica sia per prevenire eventuali crisi, sia per affrontare quelle in corso. La Pssa è affiliata a Heartbeat International, associazione internazionale che conta più di milleottocento centri per l’assistenza soprattutto psicologica alla gravidanza. Questa attenzione nei confronti della maternità e della vita nascente si inserisce nel quadro dell’impegno contro ogni forma di egoismo che la Chiesa nelle Filippine si è impegnata a vivere in questo tempo di quaresima, soprattutto sotto la spinta dalla recente visita di Papa Francesco. Le parole del Santo Padre, dice l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Conferenza episcopale filippina, monsignor Socra- tes Villegas, suonano come «una sveglia nelle coscienze di tutti i filippini». Infatti, sottolinea, «l’indifferenza è oramai un male nazionale anche qui: l’indifferenza nei confronti dell’altro e l’egoismo ci stanno conquistando sempre di più. Dobbiamo rischiare la nostra vita per il benessere di tutti». Secondo il presule, «quello messo in luce dal Pontefice è il grande problema dei nostri tempi. L’essere indifferenti nei confronti di Dio, dei mali della società, dell’altro è una piaga che noi dobbiamo cercare di combattere con ogni mezzo. Il periodo quaresimale, fatto di penitenza e di riflessione sul mistero della Croce, è quello adatto per questo tentativo. Guardando a Cristo possiamo superare il richiamo dell’egoismo, frutto anche del benessere». In quest’ottica, sottolinea ancora il presule, «la Messa celebrata da Papa Francesco a Manila durante il suo viaggio apostolico nelle Filippine è stato un grande raggio di sole per tutti noi». La sua origine è stata nell’eucaristia e la sua luce si spande lontano. «Quello che dà molta speranza — aggiunge il presule — è che, fra i milioni di fedeli accorsi ad ascoltare il Papa, il cinquanta per cento aveva meno di venti anni». Si tratta, conclude il presidente della Conferenza episcopale, di «una fonte di speranza senza eguali. I mali della nostra società a volte non vengono combattuti perché coloro che li generano o li provocano sono oramai persone adulte di età e in qualche modo non lasciano spazio alla potenza del bene. Invece i giovani possono e devono cambiare le cose. I nostri ragazzi hanno visto e sentito le parole del Papa e di quelle hanno fatto tesoro». Messaggio di quaresima Contro la comunità cristiana in India Nelle periferie di Jakarta Vandalismi e intimidazioni JAKARTA, 3. Per i fedeli di Jakarta la quaresima è un tempo privilegiato per la missione nelle periferie. Le comunità dell’arcidiocesi, dalle parrocchie più grandi a quelle più piccole, dalle congregazioni religiose a gruppi e associazioni laicali, cercando di rispondere all’appello lanciato da Papa Francesco hanno avviato — riferisce Fides — un impegno speciale per raggiungere e portare il Vangelo in situazioni di disagio, povertà, emarginazione. La missione in periferia è il tema centrale della lettera pastorale dell’arcivescovo di Jakarta, Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, e consegnata a tutte le comunità locali. Nel testo l’arcivescovo chiede di pregare «affinché ciascuno di noi, le famiglie e la nostra comunità, siano sempre più grate e premurose», incoraggiando ogni fedele a «incarnare lo spirito della gratitudi- ne». La quaresima è «un tempo di pellegrinaggio spirituale che sarà più significativo se è contrassegnato dalla preghiera», che permette di «cogliere i frutti di redenzione della vita nuova, donataci da Dio», in cui fare tutto a sua gloria, scrive monsignor Suharyo. L’arcivescovo riflette sulla «dinamica eucaristica» e la propone come modello per ogni credente: come Cristo si fa «pane spezzato» che si offre per alimentare la vita dei discepoli, così ogni cristiano è chiamato a «farsi pane» offrendo se stesso per la vita del prossimo. Soprattutto accompagnando e curando «i lebbrosi del nostro tempo», gli emarginati di oggi, quanti sono reietti e abbandonati, vivono nell’indigenza, sono vittime di tratta di esseri umani o della criminalità. NEW DELHI, 3. Continuano in India gli attacchi e gli episodi di vandalismo che hanno come obiettivo la comunità cristiana. Negli ultimi giorni, in particolare, l’odio si è concretizzato in danneggiamenti a diverse chiese e strutture. Un caso di vandalismo a è stato segnalato a Goa, in India occidentale. Uomini non identificati hanno colpito e danneggiato una statua della Madonna di Lourdes nella parrocchia di un villaggio. In un altro Stato indiano, il Kerala, il cimitero cristiano nel distretto di Pathanamthitta è stato oggetto di atti vandalici per due giorni consecutivi: molte tombe e lapidi sono state distrutte. Anche il muro del cimitero è stato deturpato da graffiti. A Mangalore, nello Stato del Karnataka, in India centrale, una sala di preghiera cattolica alla periferia di città è stata fatta oggetto di lancio di sassi, che hanno rotto le finestre. Secondo i cristiani locali «alcuni elementi antisociali stanno cercando di creare insicurezza e panico». Alcune organizzazioni non governative ricordano che «gli attacchi e i frequenti atti di vandalismo contro obiettivi cristiani che si registrano in diverse parti del Paese destano preoccupazione: le autorità civili hanno il compito di fermare i violenti, garantire pace e armonia nella società, tutelare lo stato di diritto e la libertà religiosa». Il clima in India dunque non sembra cambiare, anche se negli ultimi tempi si osservano alcuni timidi segnali di miglioramento. Soprattutto, fa sperare che abbia un seguito l’impegno assunto dal Governo nei giorni scorsi di assicurare maggiore attenzione nei riguardi dei frequenti attacchi alle comunità cristiane e alle altre minoranze. Altro impegno assunto era stato quello di non appoggiare alcuna legge anticonversione, nonostante le richieste degli estremisti indù, che spesso obbligano i cristiani convertiti a tornare sui loro passi. Negli ultimi mesi sono stati centinaia i fedeli minacciati violentemente proprio per la loro scelta, volontaria, di abbandonare l’induismo. PHNOM PENH, 3. «Quando siamo arrivate a Pochentong abbiamo parlato con 300 operaie tessili, abbiamo visitato le loro case per capire quali fossero le necessità più urgenti». Così madre Eulie, missionaria francese in Cambogia, racconta i primi passi del Centro Lindalva, un’iniziativa nata nella zona industriale di Pochentong, nei pressi dell’aeroporto di Phnom Penh, per aiutare le operaie che lavorano spesso in condizioni di schiavitù nelle fabbriche tessili e per fornire sostegno alle famiglie. La Cambogia ha sottoscritto le convenzioni internazionali contro il lavoro minorile e ha approvato le linee guida per il salario minimo. Tuttavia la quotidianità dei lavoratori si scontra non di rado con una realtà molto diversa. A lavorare nelle fabbriche sono soprattutto donne e ragazze tra i 18 e i 25 anni. Non esistono asili e i bambini rimangono a casa da soli: alcuni girano per la città chiedendo l’elemosina, altri sono rinchiusi in casa dai genitori per evitare che diventino vittime della tratta. Il Centro Lindalva creato dalle missionarie francesi riesce a ospitare e assistere soltanto ottanta bambini. Si tratta di un’oasi nel mezzo di uno slum che offre, in un ambiente semplice, la possibilità di frequentare una scuola in aule ben attrezzate. Il centro dà alle mamme anche la possibilità di seguire un corso di aggiornamento professionale e offre aiuto psicologico. Appello del cardinale Charles Maung Bo Serve il dialogo in Myanmar YANGON, 3. Il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e primo porporato della storia della Chiesa birmana, lancia un appello congiunto ai vertici delle forze armate del Myanmar e alle milizie etniche. Il cardinale esorta le parti in lotta a incontrarsi per riprendere i negoziati di pace e mettere così fine a un conflitto armato che imperversa da decenni e che ha causato migliaia di vittime e feriti, anche fra i civili. Partecipando al tradizionale pellegrinaggio annuale presso i l santuario mariano di Nyaunglebin, nella regione di Bago, nel centro-sud del Paese, assieme a vescovi e sacerdoti, il porporato ha rinnovato il suo messaggio di unità e riconciliazione. Nel contesto delle celebrazioni, ha anche liberato alcune colombe quale gesto di pace e armonia fra persone, fedi ed etnie. Rivolgendosi ai militari, il cardinale Bo ha rinnovato con forza l’invito a riaprire i colloqui con i gruppi armati, in particolare il Kachin Independen- ce Army e le milizie ribelli Kokang nello Stato Shan. E ha sottolineato che è importante incontrarsi faccia a faccia per scrivere davvero la parola fine ai conflitti nel Paese. «Le persone stanno soffrendo a causa della guerra — avverte il porporato — e sta all’esercito, che si considera padre della nazione, guidare i negoziati». Nei giorni scorsi il porporato ha incontrato — per la prima volta, nelle nuove vesti di cardinale — oltre cinquantamila fedeli, provenienti da diverse zone del Myanmar per partecipare al pellegrinaggio mariano. In quell’occasione ha rinnovato il proprio impegno per la pace e la riconciliazione fra i diversi gruppi. Nel Paese vivono 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il Governo centrale e la sua componente di maggioranza. Il conflitto interno finora ha causato circa duecentomila sfollati. Uno squarcio di luce in una realtà durissima, per le donne in particolare. Molte di loro lavorano infatti in condizioni pessime all’interno di fabbriche tessili che confezionano pantaloni, t-shirt e camicie per il mercato asiatico ed europeo. Bisogna produrre di più e nel minor tempo possibile, al prezzo più basso. Anche facendo gli straordinari, lo stipendio basta a malapena alla sopravvivenza. All’inizio dell’anno in Cambogia — riferisce l’agenzia Misna — il salario minimo era pari a 62 euro. Secondo la Asia Floor Wage, la campagna organizzata da sindacati e associazioni per i diritti umani, sarebbe necessario guadagnare almeno quattro volte tanto. Le testimonianze che arrivano dalla Cambogia sono impressionanti. Oum Ratha ha 15 anni e vive con i genitori e i due fratelli in una minuscola baracca. Accanto al suo letto ha appeso poster di indossatrici e attori: sogna, come tanti altri ragazzi, una vita migliore. La famiglia di Oum si è trasferita in città dalla campagna per trovare lavoro in un’industria tessile o calzaturiera. Di lavoro se ne trova in abbondanza, ma lo stipendio non garantisce affatto condizioni di vita accettabili. Oum ha dovuto lasciare la scuola. «Per essere assunta ho mostrato al mio capo il documento di mia sorella maggiore», racconta la ragazza all’agenzia Misna. Adesso lavora dodici ore al giorno dal lunedì al sabato compreso. E la domenica? «Dormo e, se qualcuno mi presta un libro, leggo anche un po’», dice Oum. Nel Centro Lindalva si cerca di dare aiuto ai più bisognosi, ma l’impegno si estende a tutta la provincia del Takéo, nella zona meridionale della Cambogia, dove le suore visitano i paesi per convincere le persone a non abbandonare la campagna. «In diversi villaggi — racconta la religiosa — abbiamo avviato programmi alimentari e fondato piccoli circoli. Qui si riuniscono le donne che si sostengono a vicenda con microcrediti». † Il Presidente, il Segretario e il Sottosegretario, insieme a tutti gli Officiali del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari sono spiritualmente vicini al Rev.do Mons. Charles Namugera, Officiale del Dicastero, per la scomparsa del papà Signor BENEDICT NAMUGERA In questo particolare momento in cui solo la Fede ci è di conforto e sostegno, assicuriamo le nostre preghiere a suffragio della benedetta anima, certi della Risurrezione finale. L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 4 marzo 2015 pagina 7 Intervento del cardinale Nichols in vista delle elezioni generali Lotta alla povertà e all’emarginazione LONDRA, 3. «Gli immigrati arrivano in Gran Bretagna per lavorare duro e per dare un contributo molto positivo alla nostra società e Londra senza di loro si fermerebbe». È quanto ha dichiarato all’emittente televisiva inglese Bbc l’arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, cardinale Vincent Nichols, in merito al dibattito sull’immigrazione nel Regno Unito in vista delle elezioni generali del 7 maggio. Durante l’intervista, il porporato si è detto sconcertato per il fatto che il tema dell’immigrazione costituisca una questione tanto importante nel dibattito politico. «Gli elettori — ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale — devono tenere bene a mente che stiamo parlando di persone che rischiano di annegare cercando di raggiungere l’Europa o di essere arrestate a Calais perché cercano disperatamente di venire in questo Paese». Secondo l’arcivescovo di Westminster, ogni partito deve essere testato riguardo al modo in cui intende affrontare il tema dell’immigrazione. «Quello che voglio continuare a dire — ha ribadito il porporato — è che si tratta di persone. Quelle stesse persone che ogni giorno annegano nel mar Mediterraneo cercando di entrare in Europa. Quelle stesse persone che si trovano dietro le sbarre a Calais, in Francia, perché disperatamente cercano di superare i varchi. Dobbiamo mantenere e considerare in qualche modo la persona umana in prima linea e ricordare che questa città non sarebbe la stessa senza il contributo di tutte quelle persone che vengono in questo Paese». La stragrande maggioranza degli immigrati, ha proseguito il presidente della Conferenza episcopale, «lavora sodo e contribuisce a far crescere la società. Sono sconcertato, dobbiamo fare un passo indietro e chiederci: “Qual è il nostro atteggiamento nei confronti del mondo che ci circonda?”, “Ci vedono come giocatori che contribuiscono a costruire insieme qualcosa che è meglio per tutti?”». La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, pochi giorni fa, ha pubblicato una lettera con la quale si evidenziano le questioni chiave da porre all’attenzione degli elettori e viene chiesto di votare i candidati che hanno a cuore il tema della povertà. In precedenza anche i vescovi anglicani, in una lettera di 52 pagine, avevano condannato l’eredità del thatcherismo e la sua enfasi del consumismo e dell’individualismo. «I politici conservatori — ha detto ora il cardinale Nichols — hanno accusato i vescovi anglicani di presentare la “lista della spesa” delle richieste della sinistra». Invece, ha spiegato il porporato, si tratta di spingere le persone «a mettersi in gioco e a porsi domande come: “Che tipo di società vogliamo?”, “Che speranza offriamo ai giovani?” Le persone stanno avendo difficoltà a seguire questa lunga campagna elettorale. Non vogliamo che smettino di seguirla. È assolutamente sconvolgente che in un Paese ricco come il nostro ci siano ancora persone che dipendono solo dalla carità. I fatti oggettivi sono sotto gli occhi di tutti: se lanciamo uno sguardo, attorno a questo Paese si vedono grandi sacche di povertà e grandi aree di ricchezza. Questa è una differenza che crea una tensione reale. Se il problema non viene affrontato la gente perde la speranza». «Credo che come società — ha concluso il porporato — dobbiamo creare un posto che possa essere occupato anche dai giovani provenienti dalle tradizioni islamiche. A volte la mancanza di speranza spinge le persone che vivono in realtà chiuse in se stesse a essere manipolate. Penso che ogni religione attiri sempre l’estremismo ed è dovere dei suoi leader assicurarsi che questi estremismi non trovino un posto». In Irlanda la prima Conferenza sulla tutela dei minori No alla cultura del silenzio e della negazione DUBLINO, 3. «Non dobbiamo dimenticare l’eredità di tradimenti, traumi e vergogna lasciati dagli abusi, perché essi hanno distrutto le vite dei bambini, segnandoli in modo indelebile». Lo ha dichiarato domenica scorsa, al termine della prima conferenza nazionale sulla tutela dei minori, svoltasi ad Athlone, il primate d’Irlanda e arcivesco- vo di Armagh, monsignor Eamon Martin. Secondo il presule, affinché tali «terribili atti» non si verifichino più all’interno della Chiesa, è indispensabile una «responsabilità condivisa che non sarà mai un onere scomodo o un ostacolo all’opera pastorale, quanto piuttosto una parte intrinseca e necessaria della missione ecclesiale, che mette così A Varsavia per la quaresima chiese aperte tutto il giorno VARSAVIA, 3. Un invito ai fedeli affinché riscoprano l’antica tradizione quaresimale di pregare nelle quaranta chiese stazionali di Varsavia è stato rivolto nei giorni scorsi dal cardinale Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, e da monsignor Henryk Hoser, arcivescovo di VarsaviaPraga. Le celebrazioni sono iniziate il mercoledì delle ceneri con una liturgia nella chiesa di San Salvatore al centro della capitale polacca dove, nell’agosto 1946, venne officiata la cerimonia funebre in memoria delle vittime del nazismo. Per tutta la quaresima, a turno, una delle chiese stazionali sarà aperta dalle 6 di mattina alle 21 e durante tutta la giornata, oltre alle consuete celebrazioni liturgiche, nelle chiese sarà possibile partecipare all’adorazione del Santissimo, recitare l’Angelus e il Rosario, seguire la Via crucis e ricevere il sacramento del perdono. Il “pellegrinaggio” alle stazioni quaresimali di Varsavia terminerà la domenica delle palme. Con il ripristino di questa antica tradizione i presuli auspicano che i fedeli possano vivere una forte esperienza comunitaria e dare una testimonianza tangibile della fede degli abitanti della città. «Iniziamo la pratica di preghiere nelle chiese stazionali — hanno sottolineato il cardinale Nycz e l’arcivescovo Hoser — con la speranza che possa maturare e crescere negli anni, coinvolgendo sempre più fedeli». al centro le necessità dei bambini e dei più vulnerabili». In diverse occasioni, il presule ha sottolineato che «gli abusi rimarranno una ferita nel fianco della Chiesa fino al giorno in cui ogni singola vittima di abusi avrà ottenuto la guarigione personale che merita». Secondo l’arcivescovo, è necessario che venga coltivata una «cultura della salvaguardia e andrà mantenuta alta l’allerta sul problema, attraverso una formazione adeguata per sacerdoti, religiosi e laici riguardo agli abusi». Va invece abbandonata — sostiene il presule — quella «cultura del silenzio e della negazione», che in passato ha permesso gli abusi sessuali da parte di ministri della Chiesa. «Non possiamo essere compiacenti — ha ammonito l’arcivescovo — perché è proprio quando si abbassa la guardia che il rischio cresce». Un altro strumento per evitare gli errori del passato sarà la creazione di servizi di sostegno ed accompagnamento per le vittime di violenze, con cui i rappresentanti della Chiesa in Irlanda ascolteranno la sofferenza delle vittime, garantendo tutto il loro appoggio e chiedendo loro perdono. «La cura dei sopravvissuti agli abusi — ha concluso l’arcivescovo di Armagh — non è un compito esterno alla Chiesa, ma è una parte intrinseca della sua missione. Il legame di fiducia tra sacerdoti, vescovi, religiosi e fedeli cattolici può essere ricostruita solo in un clima di trasparenza e attuando pratiche per la salvaguardia dei minori che siano davvero professionali». D all’1 all’8 marzo la settimana della Caritas in Portogallo A Madrid le Giornate dei delegati diocesani e dei presidenti nazionali Una sola famiglia umana Laici protagonisti LISBONA, 3. Un appello affinché la solidarietà sia «più operativa e generosa» è stato rivolto ai portoghesi da don José Teasing, portavoce della Commissione episcopale per la pastorale sociale e della mobilità umana e membro della Caritas, in un messaggio pubblicato in occasione della settimana della Caritas 2015, che ha avuto inizio domenica scorsa. La celebrazione della settimana di quest’anno (1-8 marzo) — scrive don José Teasing nel messaggio intitolato «In un solo cuore, una sola famiglia umana» — «ci giunge come un richiamo di attenzione affinché la nostra solidarietà, in tempi di crisi, ci stimoli in termini di creatività e innovazione e diventi più operativa e generosa». Teasing asupica anche che «il tempo di quaresima che la Chiesa cattolica vive sia un’occasione di conversione personale e comunitaria affinché si viva con tutte le conseguenze che ne derivano. In un solo cuore come in una sola famiglia umana». In questo contesto, nel messaggio della settimana della Caritas, il portavoce della Commissione episcopale per la pastorale sociale e della mobilità umana ha sottolineato che «i membri della prima comunità di Gerusalemme avevano un cuore solo e un’anima sola. Questa memoria, giunta fino a noi di generazione in generazione, ci permetta di uscire da noi stessi. Nella prima comunità — ha aggiunto — nessun uomo viveva nel bisogno e tutto era messo in comune». Teasing ha ricordato anche che la Caritas Internationalis ha avviato nel 2013 una campagna contro la fame nel mondo, con il motto «Una sola famiglia umana, cibo per tutti» e che «giustamente Papa Francesco — ha ricordato — ha ammonito contro lo scandalo mondiale di milioni di persone che ancora oggi hanno fame». L’ente caritativo della Chiesa promuove in questa settimana, oltre alla colletta pubblica in tutto il Portogallo, i cui fondi raccolti andranno a favore dei diversi progetti sociali delle Caritas diocesane, un programma specifico nelle diverse diocesi con convegni, mostre, donazione di sangue. MADRID, 3. «Cristiani laici, Chiesa nel mondo» è stato il tema delle Giornate dei delegati diocesani e dei presidenti nazionali dell’apostolato dei laici che si sono svolte nei giorni scorsi in Spagna, a Madrid. Durante i lavori, monsignor Javier Salinas Viñals, vescovo di Mallorca e presidente della Commissione episcopale per l’apostolato dei laici (Ceas), ha invitato la comunità «a vivere il tempo presente come novità, vincendo lo spirito di sconfitta che molte volte si instilla nella nostra vita cristiana. L’impegno pastorale — ha sottolineato il vescovo di Mallorca — bisogna viverlo come dono e come novità», anche se ciò non significa «chiudere gli occhi sul lavoro che già si sta realizzando in ciascuna delegazione o associazione». Nel corso dei lavori è stato ricordato anche il cinquantesimo anniversario del decreto Apostolicam actuositatem del concilio Vaticano II. «Dobbiamo imparare a vedere con lo sguardo misericordioso di Dio. Vedere dove sono i nostri punti di forza e di debolezza — si legge in una nota redatta al termine dell’in- contro — ma abbiamo bisogno di vederli tutti insieme al fine di fornire un migliore servizio alla Chiesa. E i protagonisti di questo compito sono le nostre associazioni e delegazioni, ma non come semplici strutture o organizzazioni, ma come persone che cercano di vivere la fede, essendo responsabile della missione assegnata». Monsignor Antonio Ruiz Cartagena, direttore della Commissione dell’apostolato dei laici della Conferenza episcopale spagnola, ha offerto un quadro dell’articolazione dell’impegno dei laici negli ultimi decenni, mettendo in evidenza il lavoro di coordinamento realizzato tra le varie associazioni e i risultati fin qui ottenuti. Le Giornate hanno anche previsto un tempo per il lavoro di gruppo, durante il quale si è cercato di rispondere a numerose domande, fra queste come sviluppare una maggiore comunione ecclesiale tra associazioni e delegazioni o quali attività concrete promuovere per un coordinamento effettivo nell’impegno missionario ed evangelizzatore. Dalle risposte date dai partecipanti è emerso un interesse crescente per «portare il Vangelo in ogni angolo della nostra società, a partire dalle parrocchie». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 mercoledì 4 marzo 2015 Messa a Santa Marta Quando il Signore esagera Continuano — seguendo la quotidiana liturgia della parola — le riflessioni di Papa Francesco sul tema della conversione. Dopo l’invito di lunedì «ad accusare noi stessi, a dirci la verità su noi stessi, a non truccarci l’anima per convincere che siamo più buoni di quello che realmente siamo», nella messa celebrata martedì 3 marzo a Santa Marta, il Pontefice ha approfondito «il messaggio della Chiesa» che «oggi si può riassumere in tre parole: l’invito, il dono e la “finta”». Un invito che, come si legge nel libro del profeta Isaia (1, 10.16) riguarda proprio la conversione: «Prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio. Lavatevi, purificatevi!», ovvero: «Ciò che voi avete dentro che non è buono, quello che è cattivo, quello che è sporco, deve essere purificato». Di fronte alle sollecitazioni del profeta: «Allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni», «Cessate di fare il male! Imparate a fare il bene», c’è chi dice: «Ma, Signore, io non faccio il male; vado a messa tutte le domeniche, sono un buon cristiano, faccio tante offerte». A costoro ha idealmente chiesto Francesco: «Ma tu sei entrato nel tuo cuore? Sei capace di accusare te stesso nelle cose che trovi lì?». E nel momento in cui si avverte la necessità della conversione, ci si può anche chiedere: «Ma come posso convertirmi?». La risposta viene dalla Scrittura: «Imparate a fare il bene». «La sporcizia del cuore» infatti, ha puntualizzato il Papa, «non si toglie come si toglie una macchia: andiamo in tintoria e usciamo puliti. Si toglie col fare». La conversione è «fare una strada diversa, un’altra strada da quella del male». Altra domanda: «E come faccio il bene?». La risposta viene ancora dal profeta Isaia: «Cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». Indicazioni che, come ha spiegato Francesco, ben si comprendono in una realtà come quella di Israele, dove «i più poveri e i più bisognosi erano gli orfani e le vedove». Per ognuno di noi significa: vai «dove sono le piaghe dell’umanità, dove c’è tanto dolore; e così, facendo il bene, tu laverai il tuo cuore. Tu sarai purificato! Questo è l’invito del Signore». Conversione significa quindi che siamo chiamati a fare il bene «ai più bisognosi: la vedova, l’orfano, gli ammalati, gli anziani abbandonati, che nessuno ricorda»; ma anche «i bambini che non possono andare a scuola» o i bambini «che non sanno farsi il segno della Croce». Perché, ha evidenziato con amarezza il Pontefice, «in una città cattolica, in una famiglia cattolica ci sono bambini che non sanno pregare, che non sanno farsi il segno della Croce». E allora occorre «andare da loro» a portare «l’amore del Signore». Se faremo questo, si è chiesto il Papa, «quale sarà il dono del Signore?». Egli «ci cambierà», ha detto riprendendo la frase in cui il profeta Isaia afferma: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana». Persino di fronte alla nostra paura o titubanza — «Ma, padre, io ho tanti peccati! Ne ho fatti tanti, tanti, tanti, tanti!» — il Signore ci conferma: «Se tu vieni per questa strada, nella quale io ti invito, anche se i vostri peccati All’ambasciata di Spagna L’ultimo Eden «Mare ultimo Eden. La via biblica alla sostenibilità»: è il tema dell’incontro in programma alle 18 di mercoledì 4 marzo, all’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. In sintonia con i ripetuti appelli di Papa Francesco al rispetto del creato, l’incontro — che si svolge alla presenza dell’ambasciatore Eduardo Gutiérrez Sáenz de Buruaga — vuole essere un contributo a risvegliare le coscienze sulla questione della salvaguardia del mare. Ai lavori, incentrati sulla lectio magistralis del biologo marino Ferdinando Boero, partecipano l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, Emmanuele F.M. Emanuele, presidente della fondazione Terzo pilastro Italia e Mediterraneo, e Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, associazione impegnata da trent’anni in un’attività di ricerca, protezione e sensibilizzazione ambientale. fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve». Ha commentato il Pontefice: «È una esagerazione! Il Signore esagera; ma è la verità», perché Dio, di fronte alla nostra conversione, «ci dà il dono del suo perdono» e «perdona generosamente». Dio non si limita a dire: «Ma io ti perdono fino a qui, poi vedremo il resto...». Al contrario, «il Signore perdona sempre tutto, tutto». Ma, ha puntualizzato Francesco chiudendo il suo ragionamento, «se tu vuoi essere perdonato» devi incamminarti sulla «strada del fare il bene». Dopo l’analisi delle prime due parole proposte all’inizio dell’omelia — l’«invito», ovvero: mettiti in cammino per convertirti, per fare il bene; e il «dono», cioè: «ti darò il perdono più grande, ti cambierò, ti farò purissimo» — il Papa è passato alla terza parola, la «finta». Rileggendo il brano del Vangelo di Matteo (23, 1-12) in cui Gesù parla degli scribi e dei farisei, Francesco ha fatto notare che «anche noi siamo furbi», da peccatori: «sempre troviamo una strada che non è quella giusta, per sembrare più giusti di quello che siamo: è la strada dell’ipocrisia». Proprio a questo si riferisce Gesù nel brano proposto dalla liturgia. Egli «parla di quegli uomini cui piace vantarsi come giusti: i farisei, i dottori della legge, che dicono le cose giuste, ma che fanno il contrario». A questi “furbi”, ha spiegato il Pontefice, piacciono «la vanità, l’orgoglio, il potere, il denaro». E sono «ipocriti» perché «fanno finta di convertirsi, ma il loro cuore è una menzogna: sono bugiardi». Infatti «il loro cuore non appartiene al Signore; appartiene al padre di tutte le menzogne, a satana. E questa è la “finta” della santità». È un atteggiamento contro il quale Gesù ha usato sempre parole molto chiare. Egli infatti Reso noto il programma Papa Francesco in visita a Pompei e a Napoli Giorgio De Chirico, «Il figliol prodigo» (1922) preferiva «mille volte» i peccatori agli ipocriti. Almeno «i peccatori dicevano la verità su loro stessi: “Allontanati da me Signore, che sono un peccatore!”» (Luca, 5, 8). Così, ha ricordato il Pontefice, aveva fatto «Pietro, una volta». Un riconoscimento che invece non affiora mai sulla bocca degli ipocriti, i quali dicono: «Ti ringrazio Signore, perché non sono peccatore, perché sono giusto» (cfr. Luca, 18, 11). Ecco allora le tre parole su cui «meditare» in questa seconda settimana della quaresima: «l’invito alla conversione; il dono che ci darà il Signore e cioè un perdono grande»; e «la “trappola”, cioè “fare finta” di convertirsi e prendere la strada dell’ipocrisia». Con queste tre parole nel cuore si può partecipare all’Eucaristia, «la nostra azione di grazie», nella quale si sente «l’invito del Signore: “Vieni da me, mangiami. Io cambierò la tua vita. Fai la giustizia, fai il bene ma, per favore, guardati dal lievito dei farisei, dall’ipocrisia”». Ai piedi della Madonna del Rosario, poi tra gli abitanti di Scampia e i detenuti del carcere di Poggioreale: sono alcuni dei principali momenti della visita pastorale di Papa Francesco del prossimo 21 marzo a Pompei e a Napoli, il cui programma è stato diffuso oggi, martedì 3, dalla Sala stampa della Santa Sede. Com’è noto, il viaggio si apre con una sosta nel santuario di Pompei, dove il Pontefice giungerà la mattina di sabato 21, proveniente in elicottero dal Vaticano, per pregare davanti alla venerata immagine mariana. Sempre in elicottero è poi previsto il trasferimento nel capoluogo partenopeo, dove il Pontefice pronuncerà ben sei discorsi: il primo nel campo sportivo di Scampia, durante l’incontro con la popolazione e le diverse categorie sociali del difficile rione. La celebrazione della messa avverrà alle 11 nella centrale piazza del Plebiscito, e sarà seguita dal pranzo condiviso da Francesco con una rappresentanza dei reclusi nella casa circondariale di Poggioreale. Nel pomeriggio, il Papa si recherà in duomo, per la venerazione delle reliquie di san Gennaro e l’incontro con il clero, i religiosi e i diaconi permanenti dell’arcidiocesi. Completano l’agenda l’appuntamento con i malati nella basilica del Gesù Nuovo e il successivo incontro con i giovani sul lungomare Caracciolo. Dalla vicina stazione marittima, in Pontefice ripartirà infine in elicottero per fare rientro in Vaticano. Per Francesco si tratta dell’ottavo viaggio pastorale in Italia: il primo fu a Lampedusa l’8 luglio 2013, il più recente al sacrario militare di Redipuglia il 13 settembre 2014. Prima di lui anche Benedetto XVI si era recarono a Napoli e a Pompei, rispettivamente il 21 ottobre 2007 e il 19 ottobre 2008. A colloquio con il cardinale Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid Famiglia al centro di NICOLA GORI Famiglia, parrocchia e scuola: sono le tre realtà sulle quali puntano i vescovi spagnoli per realizzare una pastorale di annuncio e di formazione alla fede. Ne parla in questa intervista al nostro giornale il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Valladolid Ricardo Blázquez Pérez, creato cardinale nel concistoro del 14 febbraio scorso. incisivi. Radio María ha un raggio di azione più ampio. Esistono inoltre in quasi tutte le diocesi bollettini di comunicazione e di evangelizzazione. I mezzi non mancano; ma la ricezione da parte della società non sempre è buona. Dopo quasi un secolo Valladolid ha un arcivescovo cardinale. Che significato ha la scelta di Papa Francesco? Come procede la recezione da parte della Chiesa spagnola dei frutti del recente Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia? Nella storia della diocesi di Valladolid ci sono stati altri tre porporati: Juan Ignacio Moreno Maisonove, creato nel 1868, Antonio Marías Cascajares Azara, nel 1895, e José María Cos Macho, nel 1911. Alla notizia ho provato un sano senso di orgoglio, ma soprattutto ho espresso gratitudine al Papa. È stato un gesto che ha unito più profondamente la diocesi al suo vescovo. E a esprimere la propria gioia non è stata solo la comunità cristiana, ma anche la società civile e le sue autorità. Sono convinto che la convocazione del Sinodo sulla famiglia, con l’assemblea già svoltasi e con quella del prossimo ottobre, sia stata una decisione giusta e provvidenziale, vista da un lato l’importanza della famiglia e dall’altro la sua situazione attuale. In La priorità per spagnola è l’evangelizzazione ra. Che iniziative in campo? la Chiesa attualmente della cultuavete messo Nel campo dell’evangelizzazione della cultura dobbiamo sottolineare anzitutto la lunga serie di mostre dedicate a «Las edades del hombre», che si tengono da oltre venticinque anni: la prima è stata proprio a Valladolid. Castilla y León, come altre regioni della Spagna, ha un ricco e prezioso patrimonio religioso-culturale. Queste mostre sono un’opportunità per restaurarlo e mostrarlo, rispettandone la dimensione sia catechetica sia artistica. Sono molto visitate e valorizzate. Ad aprile verrà inaugurata una nuova mostra su «Santa Teresa de Jesús, maestra de oración» ad Ávila, città in cui nacque cinquecento anni fa, e ad Alba de Torres (Salamanca), città in cui morì. Anche nelle facoltà di scienze della comunicazione sono state allestite delle esposizioni. Quanto al campo più specifico della comunicazione, la Conferenza episcopale è titolare di Radio COPE e di tredici reti televisive. Sono media importanti, che vorremo fossero più chiaramente evangelizzatori e più ampiamente e con grande speranza. La comunità cristiana si è sentita coinvolta fin dal primo momento. Negli orientamenti pastorali preparati nel 2013, la famiglia, la parrocchia e la scuola sono indicati come canali privilegiati per la trasmissione della fede. Perché questa scelta? La Conferenza episcopale ha voluto collegare queste tre realtà fondamentali proprio in vista della trasmissione della fede e della formazione nella fede. Da allora ogni diocesi o gruppo di diocesi ha avviato le proprie iniziative. In molti casi è necessario un risveglio religioso a cominciare dai bambini; allo stesso modo si sta affrontando l’educazione affettiva e sessuale dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. Si invitano costantemente le famiglie a collaborare. Ogni istituzione ha una propria natura specifica che deve essere rispettata, ma deve convergere nella trasmissione della fede. La crisi economica pone molte sfide alla Chiesa. Come si possono aiutare i tanti che hanno perso il lavoro? La prima edizione della mostra «Las edades del hombre» allestita nel 1988 nella cattedrale di Valladolid tutte le diocesi è un tema prioritario. Attraverso la celebrazione della festa della Santa Famiglia, le giornate e gli incontri specifici, il tema è al centro dell’attenzione di tutti. Inoltre nella nostra diocesi c’è un centro di orientamento familiare con molte attività e buoni risultati. Ci sono movimenti apostolici che hanno come obiettivo principale la famiglia e il matrimonio. Stiamo anche rinnovando i corsi di preparazione al matrimonio, perché in molti casi è la stessa fede cristiana a dover essere illuminata, rafforzata e rinnovata. Le sfide che il matrimonio e la famiglia oggi ci pongono sono comuni alla nostra area culturale, sociale e religiosa. Ai questionari per le assemblee sinodali si è risposto La Chiesa è consapevole della dura e perdurante crisi. Spesso si tratta di una crisi cronicizzata. La Caritas, presente ovunque nelle diocesi, è uno strumento efficace; la società la stimola molto. Ha anche esperienze concrete nell’affrontare il problema della disoccupazione, sebbene la sua azione s’incentri soprattutto sull’aiuto a persone e famiglie povere e sull’educazione all’amore e alla solidarietà. Essa si fa eco nella società delle necessità più basilari e di quelle più profonde. La Caritas fa parte della Chiesa. E i poveri sanno che la Chiesa sta con loro e difende la loro causa. Qual è la realtà delle vocazioni nella Chiesa spagnola? Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono motivo di gratitudine perché ogni vocazione è come un miracolo di Dio; ma allo stesso tempo sono una necessità pressante. Sono convinta che tra noi attualmente si lavora molto nel campo vocazionale, ma i risultati sono scarsi. La straordinaria fioritura dei decenni passati contrasta con la grande penuria attuale. La crescita delle vocazioni al ministero sacerdotale non è rilevante né stabile. La vita consacrata è ancora più duramente colpita, nonostante vi siano nuove fondazioni fiorenti e alcune già esistenti che più o meno si mantengono. Le vocazioni nascono nelle comunità cristiane vive e nelle famiglie sane, in senso umano e cristiano. Speriamo che l’Anno della vita consacrata sia un’opportunità per accrescere anche la nostra vitalità vocazionale. Nomina episcopale La nomina di oggi riguarda gli Stati Uniti d’America. Robert Walter McElroy vescovo di San Diego (Stati Uniti d’America) Nato a San Francisco il 5 febbraio 1954, dopo aver frequentato il Saint Joseph minor seminary, si è specializzato in storia presso la Harvard University a Cambridge, Massachusetts (1975) e la Stanford University a Palo Alto, California (1976). Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il Saint Patrick seminary a Menlo Park, California, poi ha ottenuto la licenza alla Jesuit School of theology a Berkeley, California (1985). Infine ha conseguito i dottorati in teologia morale presso la Pontificia università Gregoriana (1986) e in scienze politiche alla Stanford University (1989). Ordinato sacerdote il 12 aprile 1980, per l’arcidiocesi di San Francisco è stato vicario parrocchiale di Saint Cecilia (1980-1982), segretario personale dell’arcivescovo John R. Quinn e cerimoniere (1982-1985), vicario parrocchiale di Saint Pius a Redwood City (1989-1995), vicario generale (1995-1997), parroco di Saint Gregory a San Mateo e consultore arcidiocesano (1997-2010). Nominato vescovo titolare di Gemelle di Bizacena e ausiliare di San Francisco il 6 luglio 2010, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 7 settembre.
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