L`OSSERVATORE ROMANO - Amazon Web Services

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004
Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLV n. 51 (46.889)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
mercoledì 4 marzo 2015
.
Accordo raggiunto tra Mosca e Kiev
L’esercito iracheno e gruppi tribali alla riconquista di Tikrit
Salvo
il gas per l’Europa
Offensiva contro l’Is
BRUXELLES, 3. Dopo una maratona
negoziale durata oltre sei ore,
l’Unione europea è riuscita nella
notte a raggiungere un’intesa tra
Russia e Ucraina sul gas, garantendo così le forniture sia a Kiev che
all’Europa e la cruciale attuazione
degli accordi di Minsk.
Ed entro la fine di marzo sarà
convocato un nuovo vertice trilaterale per cercare un accordo sulle
forniture per il periodo estivo, dato
che l’attuale pacchetto invernale
giunge a scadenza a fine mese.
«Siamo riusciti a salvaguardare
l’applicazione del pacchetto invernale per le forniture all’Ucraina e a
garantire il transito verso l’Ue», ha
dichiarato il vicepresidente della
Commissione
europea,
Maroš
Šefčovič, al termine del vertice, dove ha portato avanti la mediazione
tra il ministro russo dell’Energia,
Alexander Novak, e l’omologo
ucraino, Vladimir Demchishin. «Il
risultato del vertice può aiutare a
superare le differenze sulle forniture di gas tra Ucraina e Russia, e
questi sforzi — ha commentato in
una nota l’Alto rappresentante Ue
per la politica estera e di sicurezza
comune, Federica Mogherini — sono parte del sostegno concreto
dell’Ue all’attuazione degli accordi
di Minsk».
L’intesa siglata a Bruxelles prevede, come detto, il pieno rispetto
del pacchetto invernale sulle forniture concordato lo scorso ottobre
con la società energetica ucraina
Naftogaz, che s’impegna a rispettare il sistema dei prepagamenti, a
ordinare sufficienti quantità di gas
per coprire il fabbisogno domestico
per marzo al colosso russo Gazprom e garantire il transito delle
forniture all’Ue. Gazprom, a sua
volta, s’impegna a consegnare centoquattordici metri cubi al giorno
di gas nei punti stabiliti. Le forniture nelle città orientali ucraine di
Lungansk e Donetsk, roccaforte dei
separatisti filorussi, sono sono invece una questione altamente complessa in termini legali, tecnici e
politici, per cui — hanno reso noto
fonti ufficiali da Bruxelles — la
questione non è stata ancora affrontata direttamente.
Mosca e Kiev hanno inoltre
espresso la loro volontà di continuare i trilaterali sul seguito del
pacchetto invernale, che scade a fine mese. Le parti sono state invitate a presentare le loro proposte per
il prossimo incontro che si terrà
prima della fine di marzo.
Il sistema messo in piedi a fine
ottobre con la mediazione dell’ex
commissario
Ue
all’Energia,
Günther Oettinger, aveva funzio-
Ma la minaccia terroristica non si allenta
nato per tutto l’inverno, sino a
quando, circa una settimana fa, sono iniziate di nuovo le accuse incrociate tra Kiev e Mosca e le minacce di stop alle forniture. La
Russia ha accusato Kiev di aver
tagliato il gas all’est del Paese dopo una serie di esplosioni lungo il
gasdotto nella zona controllata dai
ribelli, e ha così inviato forniture
parlando di aiuti umanitari. Ma
poi, ha accusato Kiev, Mosca ha
mandato la fattura.
Da qui il rimpallo di responsabilità su chi ha tagliato cosa e in
quali quantità, e le minacce russe
di tagli alle forniture anche verso
l’Ue. «Impossibile verificare sul
posto», hanno ammesso alla Commissione europea, dove Šefčovič ha
proposto di separare la questione
Donbass da quella del pacchetto
invernale, senza il cui rispetto cadeva anche la discussione per quello estivo.
Intanto, il cancelliere tedesco,
Angela Merkel, ha invitato oggi i
rappresentanti di Ucraina, Russia e
Francia a prendere parte a un altro
round di colloqui sulla grave crisi
nell’est ucraino. Il vertice dovrebbe
tenersi venerdì prossimo a Berlino.
Lo ha reso noto il portavoce
dell’Esecutivo tedesco, Steffen Seibert, precisando che nella capitale
si discuterà dell’attuazione del cessate il fuoco di Minsk a livello di
alti funzionari.
Truppe irachene in azione nella provincia di Salahuddin (Afp)
BAGHDAD, 3. Sui fronti iracheni, siriani e, secondo alcune fonti, anche
su quello libico il cosiddetto Stato
islamico (Is) continua a dimostrarsi
in crescente difficoltà sul piano militare, anche se non si allenta la sua
minaccia terroristica.
Dopo che i peshmerga curdi hanno interrotto in Siria le comunicazioni dell’Is con le sue basi in Iraq,
ora proprio in questo Paese si registra un’offensiva contro le milizie
jihadiste a Tikrit, a centocinquanta
chilometri a nord di Baghdad, da
parte delle truppe governative appoggiate da forze tribali sia sciite
che sunnite. Questa convergenza
nella lotta contro i terroristi viene
evidenziata da alcuni commentatori:
lo scontro tra sciiti e sunniti è stato
infatti una costante nella storia irachena degli ultimi decenni. L’iniziativa governativa, che secondo fonti
di Baghdad avrebbe già riportato
sotto il controllo dell’esercito vari distretti periferici di Tikrit e inflitto
pesanti perdite all’Is, sembra quindi
corrispondere non solo a una strategia militare, ma anche e soprattutto
politica, nel senso di una rinnovata
coesione nazionale contro la minaccia jihadista.
La provincia irachena di Salahuddin, della quale Tikrit è il capoluogo, è abitata in maggioranza da una
popolazione sunnita il cui malcontento per le politiche, giudicate discriminatorie, dell’ex primo ministro
Il vicepresidente statunitense incontra i capi di Stato di Guatemala, Honduras ed El Salvador
Sviluppo per non emigrare
CITTÀ DEL GUATEMALA, 3. Lo sviluppo sociale è l’unico freno possibile alle migrazioni dai Paesi poveri. Su questa convinzione si è incentrato l’incontro aperto ieri a Città del Guatemala tra il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden,
e i capi di Stato dei Paesi centroamericani del cosiddetto triangolo
del nord, cioè Honduras, El Salvador e appunto Guatemala. All’incontro, che si concluderà oggi, partecipa inoltre Vanessa Rubio, sottosegretario agli Esteri del Governo
del Messico, dal cui territorio passa
l’immigrazione irregolare centroamericana verso gli Stati Uniti, che
si aggiunge a quella messicana.
L’incontro di Biden con il presidente guatemalteco Otto Pérez
Molina, quello honduregno Juan
Orlando Hernández Alvarado e
quello salvadoregno Salvador Sánchez Cerén, ha lo scopo di valutare
il piano, denominato Alleanza per la
prosperità messo a punto dai Paesi
del triangolo nord e sostenuto dagli
Stati Uniti. Ai colloqui sta partecipando anche il presidente della
Banca interamericana di sviluppo
(Bid), il colombiano Luis Alberto
Moreno, poiché l’istituto finanziario regionale agisce come segreteria
tecnica del piano. Un rapporto diffuso proprio in questi giorni dalla
Bid ricorda che i migranti o quanti
hanno intenzione di diventarlo rappresentano il nove per cento dei
circa trenta milioni di abitanti dei
tre Paesi centroamericani.
Alleanza per la prosperità, presentata lo scorso novembre nelle sue linee generali, ha tra gli obiettivi
principali quello di sanare una delle
maggiori piaghe regionali, cioè la
massiccia migrazione verso gli Stati
Uniti di minori non accompagnati
che fra il 2013 e il 2014 sono stati
oltre sessantamila, come ha ricordato il ministro degli Esteri guatemalteco, Carlos Raúl Morales, riferendo sui colloqui.
Da parte sua, Biden ha garantito
il massimo impegno di Washington
per il successo del piano, che prevede stanziamenti per quasi venti
miliardi di dollari. Il piano punta a
quattro obiettivi: promuovere il set-
tore produttivo, sviluppare il cosiddetto capitale umano, migliorare sicurezza pubblica e accesso alla giustizia, rafforzare le istituzioni. «È
tempo di prendere decisioni per il
triangolo nord del centro America.
Questo è un momento in cui si
possono realizzare le opportunità o
perdere», ha detto il vicepresidente
statunitense, ricordando che povertà e violenza endemica «hanno fermato il progresso della regione» rispetto al «resto dell’emisfero che
prospera».
In Pakistan i talebani ostacolano le misure antipolio
y(7HA3J1*QSSKKM( +,!"!%!z![!
Quel milione di vaccini sprecati
Il dolore dei familiari di un operatore antipolio ucciso a Karachi (Ap)
ISLAMABAD, 3. Oltre un milione di dosi di
vaccino antipolio, del valore di 3,7 milioni
di dollari, donati dal fondo delle Nazioni
Unite ( Unicef), sono andati sprecati in Pakistan a causa della guerriglia talebana e
delle sue conseguenze sociali e politiche.
Secondo fonti Unicef, uno su dieci bambini
pachistani non sopravvive al quinto compleanno e la maggior parte delle morti sono
dovute a malattie facilmente curabili, tra
cui in primis la polio.
Oltre alle difficoltà incontrate dalla campagna nazionale antipolio — molti addetti
sono stati uccisi e molte comunità radicali
islamiche si oppongono — anche le banche
del sangue, secondo i medici, non sono
propriamente monitorate esponendo regolarmente molti pazienti a sangue infetto. E
ieri la minaccia di attentati ha costretto le
autorità di Quetta, una delle principali città
del Pakistan, a sospendere le vaccinazioni.
Il Pakistan resta uno dei Paesi più colpiti
dalla polio, assieme alla Nigeria e all’Afghanistan.
sciita Nuri Al Maliki avevano fatto
guadagnare in passato simpatie
all’Is, che al sunnismo dichiara di
appartenere. I miliziani avevano assunto il controllo di Tikrit nello
scorso giugno, muovendo da nord,
dopo avere conquistato Mosul.
Secondo il governatore di Salahuddin, Rahed Ibrahim Al Jubury,
le forze regolari dell’esercito sono
appoggiate da non meno di diecimila volontari delle milizie sciite, ma
anche da tremila uomini di clan tribali sunniti.
Secondo fonti citate dalla Bbc, a
ridosso del fronte per seguire la battaglia si troverebbe anche il generale
iraniano Qasem Soleimani, comandante della Qods, la forza dei pasdaran, incaricata delle operazioni
all’estero. La presenza di Soleimani
e dei suoi uomini per coordinare le
milizie sciite che si battono contro
l’Is è stata più volte segnalata in
Iraq negli ultimi mesi. E anche questo aspetto sembrerebbe confermare
un riposizionamento delle alleanze,
dopo decenni di sostanziali contrapposizioni tra Iraq e Iran.
Secondo la televisione pubblica di
Baghdad, l’attacco è stato sferrato
da tre direzioni — da sud, nord e
ovest — con la copertura di un intenso fuoco di artiglieria e di bombardamenti di jet iracheni. Non è
coinvolta in questa offensiva, invece,
la coalizione internazionale guidata
dagli Stati Uniti che da mesi sferra
raid aerei contro l’Is in Iraq e in Siria. Secondo fonti del Pentagono citate dalle agenzie di stampa, le autorità di Washington sarebbero state
colte di sorpresa dalla notizia dell’attacco in grande stile delle truppe irachene a Tikrit.
Tra gli sviluppi politici, intanto, la
stampa turca segnala un possibile
mutamento della posizione del Governo del presidente Recep Tayyip
Erdoğan che ora potrebbe coinvolgersi più direttamente nella coalizione contro l’Is e appoggiare l’offensiva su Mosul annunciata per il mese
prossimo. Secondo l’ex governatore
di Mosul, Useiyn Nujaifi, fratello
del vicepresidente iracheno Osama
Nujaifi, che la settimana scorsa ha
visto Erdoğan ad Ankara, la Turchia
potrebbe contribuire non con truppe, ma con appoggio logistico e forniture militari. Da Ankara non sono
venute conferme ufficiali, ma neanche smentite. Il ministro della Difesa
turco, Ismet Yilmaz, ha comunque
dichiarato che il suo Governo «porterà avanti a tempo debito una valutazione su un ulteriore contributo».
Secondo Yilmaz, atteso nei prossimi
giorni in Iraq per colloqui con il
Governo di Baghdad e con quello
del Kurdistan iracheno a Erbil, la
Turchia già «ha iniziato a dare un
contributo concreto» alla coalizione,
ed «è pronta ad assumersi le sue responsabilità se anche altri lo fanno».
Medici e procedure
Il rischio di curare
CARLO PETRINI
A PAGINA
5
NOSTRE
INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Un gruppo di emigranti messicani a San Antonio in Texas (Ap)
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di San Diego (Stati Uniti
d’America) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Robert
Walter McElroy, finora Vescovo
titolare di Gemelle di Bizacena e
Ausiliare di San Francisco.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
mercoledì 4 marzo 2015
Il presidente colombiano Santos
a Madrid (Ansa)
Per l’apertura in aprile di un’ambasciata statunitense
La speranza di Obama
su Cuba
L’AVANA, 3. «Questa è la mia speranza». Gli Stati Uniti puntano a
riaprire l’ambasciata a Cuba entro
metà aprile, prima del summit delle
Americhe a Panamá. Lo ha detto ieri
il presidente statunitense, Barack
Obama, confermando le notizie in
merito delle ultime settimane. Quanto alla piena normalizzazione delle
relazioni, il capo della Casa Bianca
ha avvertito che la questione è più
complicata e che ci vorrà più tempo.
Il vertice di Panamá è in calendario
il 10 e l’11 aprile prossimi. «Bisogna
tener presente che la nostra aspettativa non è mai stata quella di una
immediata piena normalizzazione
delle relazioni — ha dichiarato il presidente Obama — c’è ancora molto
lavoro da fare».
Il disgelo delle relazioni tra Stati
Uniti e Cuba è stato annunciato lo
scorso 17 dicembre da Obama e dal
presidente cubano, Raúl Castro, in
due discorsi in contemporanea. Entrambi i leader hanno riconosciuto il
fondamentale ruolo di mediazione
svolto da Papa Francesco. Washington ha subito deciso di revocare le
restrizioni su viaggi e rimesse in denaro verso l’isola caraibica e ha accettato di liberare tre agenti cubani
detenuti negli Stati Uniti per spionaggio. L’Avana ha rilasciato uno
degli agenti segreti americani detenuto a Cuba da vent’anni e ha disposto la liberazione di «persone riguardo alle quali gli Stati Uniti avevano espresso il loro interesse», ovvero 56 prigionieri politici detenuti
nell’isola. Resta da capire se il Congresso approverà o meno il piano di
Obama per la normalizzazione dei
rapporti, e in particolare la fine
dell’embargo. In effetti la decisione
ultima spetta proprio a Capitol Hill,
dove i democratici non controllano
più nessuno dei due rami dell’Assemblea.
E oggi, intanto, all’Avana si apre
il terzo round di colloqui tra il Governo cubano e l’Unione europea in
vista di un accordo sul dialogo politico e la cooperazione bilaterale.
Questa volta — dicono fonti diplomatiche citate dalla stampa — si cercherà di andare avanti anche sulle
questioni politiche.
La sala stampa delle delegazioni statunitense e cubana (Ap)
Militari colombiani
per il dialogo con le Farc
L’AVANA, 3. Entra nel vivo il dialogo per la pace in Colombia. Il Governo colombiano ha annunciato
ieri l’invio di sei ufficiali dell’esercito all’Avana per i negoziati sul cessate il fuoco con le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). «Chi meglio dei militari, degli stessi combattenti, può indicare
la migliore strada verso il cessate il
fuoco definitivo?» si è chiesto ieri a
Madrid il presidente colombiano,
Juan Manuel Santos, intervenendo
Pechino investe nel sud America
Nonostante l’accordo europeo la Grecia ha bisogno di nuovi aiuti
Cinamericana
Ipotesi
terzo salvataggio
PECHINO, 3. La Cina è sempre più
sudamericana. Ammontano a 22,1
miliardi di dollari i prestiti elargiti
dalla Repubblica popolare cinese ai
Paesi dell’America latina nel 2014,
una cifra che supera anche i venti
miliardi messi insieme dalla Banca
mondiale e dalla Banca interamericana di sviluppo (Bid). Gli investimenti sono largamente concentrati
su Brasile, Argentina, Venezuela ed
Ecuador, secondo quanto si apprende da uno studio dell’InterAmerican Dialogue, uno dei maggiori
centri statunitensi di analisi economico-sociale.
Il Brasile è stato il principale
fruitore dei prestiti cinesi, con 8,6
miliardi di dollari, seguito dall’Argentina con sette miliardi, dal Venezuela con 5,7 e dall’Ecuador con
820 milioni di dollari. Nel caso di
Venezuela, Argentina ed Ecuador —
si legge nello studio — l’alta concentrazione dei prestiti risponde
«alle difficoltà» di questi Paesi ad
accedere al mercato internazionale
dei capitali.
Per la maggior parte, i crediti cinesi riguardano i settori delle miniere, dell’energia e delle infrastrutture (trasporti e trasmissione elettrica). Secondo i ricercatori, si tratta
di fondi che continueranno ad affluire nei prossimi anni, «dal momento che la Cina considera i prestiti come strumenti diplomatici» si
legge nel rapporto. Nel 2013 i contributi cinesi erano aggirati sui 13
miliardi di dollari, in particolare in
Venezuela, che ne aveva captati oltre dieci miliardi, lasciandone uno
al Messico, 749 milioni alla Giamaica, 691 milioni all’Ecuador, 289 milioni all’Honduras, 101 milioni alla
Costa Rica.
Che i cinesi guardino con sempre
maggiore interesse all’America latina non è una novità, dato il notevole potenziale, in termini energetici e imprenditoriali, di questi Paesi.
E la questione dei prestiti internazionali, non solo in America latina,
sarà uno dei punti chiave della
Conferenza consultiva politica del
popolo, che comincia oggi, e
dell’Assemblea nazionale del popolo, al via il prossimo 5 marzo: due
appuntamenti chiave della politica
cinese. Da questi vertici si attende
soprattutto la previsione sulla crescita del Dragone. E soprattutto
sulla qualità della crescita, vero
cruccio della classe dirigente che
vuole coniugare una ripresa dei
consumi interni con un made in
China focalizzato sul l’innovazione
invece che sulla riproduzione seriale
di merci straniere. Il quotidiano cinese «Global Times» nei giorni
scorsi aveva tracciato una mappa
delle riforme che potrebbero essere
varate, elencando i grandi temi al
centro delle attenzioni della politica
cinese, come l’agricoltura, già oggetto del documento numero uno
del 1° febbraio scorso, o la giustizia,
al centro del dibattito del quarto
plenum dell’Assemblea di ottobre
scorso.
ATENE, 3. Ipotesi terzo salvataggio.
La Grecia infatti «potrebbe aver bisogno di un terzo salvataggio quando l’attuale piano scade» il prossimo giugno. A farlo presente è stato
ieri il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in
una intervista a Riga, in Lettonia,
per la politica estera e di sicurezza
comune, Federica Mogherini, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della
Commissione europea, Jean Claude
Juncker. Nel pomeriggio Mattarella
incontrerà il sovrano belga Filippo.
Ieri il presidente si è recato a
Berlino. Incontrati i vertici dello
Stato tedesco, Mattarella ha voluto
lanciare un messaggio preciso:
«L’Europa deve cambiare passo,
deve riprendere a crescere» perché
«solo così si potrà continuare ad
L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
[email protected]
www.osservatoreromano.va
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
alimentare le speranze delle nuove
generazioni». Queste infatti sono
«le più duramente colpite dalla crisi e aspirano a traguardi di crescita
ambiziosi e alla loro portata». Il
presidente Mattarella ha fatto valere
l’importanza e l’efficacia delle riforme varate finora dal Governo di
Matteo Renzi, certificate anche dagli ultimi dati Istat sulla disoccupazione. Importanza ed efficacia, queste, riconosciute dal presidente tedesco, Joachim Gauck, e dal cancelliere Angela Merkel.
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
dichiarazioni del ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos
Jurado, che ha parlato di un piano
da 30-50 miliardi. L’estensione di
quattro mesi dei prestiti greci ha
evitato un crack bancario, ma non
sembra sufficiente a risolvere i problemi di cassa dello Stato.
Bandiere greche in una strada di Atene (Reuters)
Immigrazione questione europea
BRUXELLES, 3. «Il problema dei
profughi è drammatico e interpella
tutta l’Unione europea». Così il
presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, è intervenuto
questa mattina incontrando a Bruxelles il presidente del Parlamento
europeo, Martin Schulz. Il capo
dello Stato ha affrontato con
Schulz anche il tema della crisi libica, ribadendo che occorre sostenere
lo sforzo diplomatico dell’O nu.
Mattarella successivamente ha incontrato l’Alto rappresentante Ue
secondo quanto riferisce Bloomberg. Immediata la smentita di Bruxelles: i Paesi dell’eurozona non
stanno discutendo il lancio di un
terzo piano di salvataggio per Atene, ha detto un portavoce dell’Eurogruppo. Ciò nonostante, la notizia è stata confermata anche dalle
a un evento organizzato dal quotidiano «El País».
Il presidente Santos ha quindi
precisato che cinque generali e un
ammiraglio si uniranno ai protagonisti dei colloqui che il Governo
colombiano e gli esponenti delle
Farc stanno conducendo a Cuba
dalla fine del 2012 in vista di una
distensione dei rapporti che possa
condurre non solo al cessate il fuoco, ma anche alla piena integrazione del gruppo nella vita politica
colombiana. I militari parteciperanno direttamente alle trattative.
Nel dettaglio, le parti devono
ancora concordare un cessate il
fuoco bilaterale, anche se i ribelli
delle Farc hanno annunciato una
tregua unilaterale nel dicembre
scorso. A Madrid Santos ha insistito sul fatto che il cessate il fuoco
bilaterale entrerà in vigore solo al
termine dei colloqui di pace
all’Avana. «Il cessate il fuoco definitivo deve essere regolato da norme molto chiare» ha sottolineato
nel suo discorso a Madrid.
Una delle questioni centrali del
dialogo a L’Avana riguarda in particolare la questione agraria: le Farc
hanno presentato un proprio progetto di riforma agraria in dieci
punti.
I funerali
a Mosca
di Boris Nemtsov
In visita a Bruxelles il presidente Mattarella rilancia il confronto
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
In vista di un possibile cessate il fuoco bilaterale
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
«Le Figaro» aggira
lo sciopero
Droni
pericolosi
PARIGI, 3. Primo caso al mondo di
aggiramento, grazie alla tecnologia, di uno sciopero. Accade oggi
in Francia al prestigioso e più
antico quotidiano francese, «Le Figaro», che per uno sciopero nazionale dei tipografi non è nelle edicole, come tutti gli altri giornali.
Ma a «Le Figaro» la proprietà e i
giornalisti non ci stanno e così
hanno deciso di concedere l’accesso completamente gratuito alla
versione digitale del giornale diffusa on line e solitamente riservata
agli abbonati.
PARIGI, 3. «Il sorvolo dei droni su
Parigi? Servono regole comuni»:
così il commissario Ue ai Trasporti, Violeta Bulc, ha reso noto che
Bruxelles sta studiando norme che
possano regolarizzare l’uso dei velivoli senza pilota, di recente avvistati nei cieli della capitale francese. Si pensa infatti a un quadro
normativo che possa conciliare lo
sviluppo delle potenzialità dell’industria high tech per il civile con
le esigenze di sicurezza, salvaguardia e ambiente.
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
[email protected]
Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
[email protected] [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
MOSCA, 3. Migliaia di persone
hanno reso oggi omaggio a Boris
Nemtsov nella camera ardente allestita nel centro Sakharov a Mosca,
prima dei funerali del leader
dell’opposizione russa ucciso a colpi di arma da fuoco venerdì notte
a poca distanza dal Cremlino. Accanto alla bara, la madre, l’ex moglie e i figli di Nemtsov.
Come ha potuto constatare l’Ansa sul posto, erano presenti i vice
premier, Arkadi Dvorkovich e
Serghiei Prikhodko, la portavoce
del capo dell’Esecutivo Medvedev,
Natalia Timakova, l’ex premier
Mikhail Kasianov, ora all’opposizione, e l’ambasciatore statunitense,
John Tefft, che ha portato le condoglianze del presidente americano, Barack Obama. In un’intervista
alla Reuters, Obama ha detto che
l’omicidio di Nemtsov «è l’indicazione di un clima che in Russia
continua a peggiorare».
Presente anche una folta delegazione dell’Unione europea, mentre
un portavoce del presidente russo,
Vladimir Putin, ha fatto sapere che
il leader del Cremlino non parteciperà al funerale. Al suo posto ci sarà il rappresentante di Putin in
Parlamento, Garry Minkh.
Nemtsov verrà sepolto questo
pomeriggio a Mosca.
Intanto, nove partecipanti al corteo di domenica scorsa in memoria
del leader dell’opposizione sono
stati condannati a pene da otto a
quindici giorni per avere disobbedito agli ordini della polizia.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
[email protected]
Intesa San Paolo
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Banca Carige
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 4 marzo 2015
pagina 3
L’incontro tra l’inviato dell’Onu
e i membri del Parlamento di Tripoli (Reuters)
Probabile
rinvio
delle elezioni
legislative
in Egitto
IL CAIRO, 3. Reazioni contrastanti
si stanno registrando in Egitto per
il probabile rinvio delle elezioni
parlamentari, il cui inizio era previsto per il 21 marzo, dopo la bocciatura di una parte della legge
elettorale decretata dalla Corte suprema. Le elezioni devono sanare
una situazione che si protrae da
quasi tre anni. La Camera bassa
del Parlamento egiziano, infatti, è
stata sciolta a giugno 2012 per decisione della magistratura.
Ora i giudici della Corte suprema hanno respinto, in particolare,
la divisione in circoscrizioni elettorali prevista dal nuovo testo legislativo, avallando le perplessità
espresse da diversi commentatori.
Tra questi l’ex parlamentare e politologo Amr El Shobaki che alla
vigilia del verdetto aveva scritto su
«Egypt Independent» che «la divisione diseguale dei 420 seggi per
i candidati individuali ci ha consegnato 119 circoscrizioni con due
seggi, 77 con uno e 35 con tre, il
che prova un’assenza di visione
politica».
La maggioranza dei movimenti
che dovrebbero partecipare alle
elezioni (parte dell’opposizione ha
già annunciato un boicottaggio)
ha accolto favorevolmente il verdetto, invitando il Governo a
emendare le norme. In particolare,
Yahya Qadri, vice presidente del
Movimento nazionale guidato da
Ahmed Shafiq, ex primo ministro
del deposto presidente Hosni Mubarak, ha definito la sentenza
«una prova del ritorno dello Stato
di diritto e dell’applicazione della
Costituzione».
Particolarmente dura, al contrario, è stata la presa di posizione
del partito Al Nour, d’ispirazione
salafita, il cui portavoce, Nader
Bakar ha spiegato che il movimento «rispetta le sentenze dei
tribunali, ma critica chiunque
metta il Paese in guai simili». Al
Nour, comunque, aveva già messo
in dubbio la costituzionalità della
legge elettorale.
Resta ora aperta la questione di
quando si svolgeranno effettivamente le elezioni. La commissione
elettorale ha annunciato che appena le norme saranno emendate varerà un nuovo calendario elettorale. Dal presidente della repubblica, Abdel Fattah Al Sissi, tuttavia,
è arrivato un appello a riformare
la legge in non più di un mese.
Le prime reazioni internazionali
sono giunte dalla Gran Bretagna.
Tobias Ellwood, ministro britannico con la delega per il Vicino
oriente, ha chiesto di tenere elezioni regolari il più presto possibile, in un comunicato nel quale
esprime preoccupazione per il fatto che l’Egitto non abbia avuto un
Parlamento completo per oltre
due anni e mezzo.
Viaggio
del premier
israeliano
a Washington
Possibile ripresa dei colloqui mediati dall’Onu tra le fazioni
Rilancio diplomatico in Libia
RABAT, 3. Si profila un rilancio diplomatico in Libia, dove i due Governi contrapposti, quello riconosciuto dalla comunità internazionale che ha sede a Tobruk e quello islamista di Tripoli, hanno
acconsentito di riprendere i colloqui di pace convocati in Marocco dall’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino León.
Secondo esponenti del Congresso generale nazionale, l’assemblea di Tripoli, i negoziati in Marocco riprenderanno giovedì. Fonti concordi citate dal quotidiano «Libya Herald» aggiungono
tuttavia che il Parlamento di Tobruk ha subordinato il via libera alla ripresa dei colloqui al soddisfacimento di alcune condizioni. In particolare,
insiste per essere riconosciuto formalmente
dall’Onu come l’unico legittimo e chiede inoltre
che l’offensiva militare avviata dalle forze del generale Khalifa Haftar nell’est del Paese sia definita operazione antiterrorismo, con conseguente appoggio della comunità internazionale.
Il Parlamento di Tobruk proprio ieri ha ratificato la nomina di Haftar a comandante in capo
delle forze armate. Le truppe di Haftar sono
all’offensiva nell’est del Paese contro i gruppi
jihadisti che dichiarano di aderire al cosiddetto
Stato islamico.
Proprio il ruolo di Haftar è uno dei punti di
maggiore frizione con il Governo islamista di Tripoli. Ancora ieri, il ministro dell’Interno di tale
esecutivo, in un’intervista al quotidiano «Al Quds
Al Arabi» lo ha definito un criminale di guerra,
sostenendo che andrebbe processato per i reati
commessi contro i civili nella città di Bengasi.
In questi giorni il generale Haftar sta coordinando un’avanzata verso Derna, centro strategico
sulla costa settentrionale della Cirenaica da ottobre sotto il controllo di tali gruppi. Non ci sono
conferme, comunque, della notizia circolata con
insistenza durante il fine settimana scorso del ritiro delle milizie jihadiste da Derna.
Proprio questa mattina, inoltre, l’Is in Libia ha
bersagliato i campi petroliferi di Al Bahi e Al
Mabrouk, danneggiandoli «in ampia misura», secondo quanto ha riferito il portavoce del corpo
militare di guardia alle installazioni, Ali Al Hassi.
Il portavoce non ha specificato con che tipo di
Truppe del Ciad riprendono il controllo di Dikwa in Nigeria
In Bangladesh tra continue violenze e minacce
Un’altra città
strappata a Boko Haram
I diritti
violati degli indigeni
DACCA, 3. Nuove violazioni dei diritti civili e politici verso le minoranze etniche del Bangladesh: a
darne notizia è un rapporto sui diritti dei popoli indigeni pubblicato
a Dacca dalla Fondazione Kapaeeng (Kf), un’organizzazione per la
salvaguardia dei diritti umani.
Secondo i dati raccolti, almeno
quindici persone appartenenti alle
minoranze etniche sono state uccise
in diversi attacchi nelle Chittagong
Hill Tracts, territorio situato nel
sud-est del Paese, confinante con
l’India e in prossimità della frontie-
Conferenza
internazionale
sull’ebola
BRUXELLES, 3. Valutare l’efficacia
della risposta alla diffusione del
virus dell’ebola in Africa occidentale e pianificare e sostenere sul
lungo termine i Paesi maggiormente coinvolti. Questi gli obiettivi principali della conferenza internazionale ad alto livello convocata per oggi a Bruxelles sul contrasto al tremendo virus. Il summit è presieduto da Onu, Ue, Ua,
Ecowas, Guinea, Sierra Leone e
Liberia (i tre Paesi più colpiti). Finora sono oltre 22.900 le persone
contagiate dal virus, 9.200 delle
quali sono morte. L’Unione europea ha stanziato 1,2 miliardi di euro per contenere il contagio. In
particolare, la Commissione Ue ha
destinato 210 milioni per lo sviluppo dei Paesi più colpiti. Inoltre, l’Esecutivo di Bruxelles ha sostenuto le ricerche urgenti su potenziali cure contro il devastante
virus, vaccini e test diagnostici
con circa 140 milioni di euro dal
programma Horizon 2020.
armi pesanti sia stato sferrato l’attacco, ma ha aggiunto che è stato danneggiato anche l’oleodotto
che collega i due campi e il terminal petrolifero
di Sidra, il maggiore del Paese.
Inoltre, anche in Libia, come sugli altri fronti
della sfida jihadista, alle difficoltà sul piano militare l’Is continua a rispondere con il ricorso al
terrorismo. Ieri è stato diffuso un video che mostra un attentatore suicida di nazionalità tunisina
condurre un attacco a Bengasi contro le forze del
generale Haftar. Secondo il sito web libico Al
Wasat, nel filmato l’attentatore minaccia direttamente il Governo della Tunisia.
Sempre ieri, è stato diffuso un nuovo rapporto
delle Nazioni unite secondo il quale la capacità
della Libia di impedire il flusso di armi nel Paese
è quasi inesistente. Gli estensori del rapporto ritengono necessario un inasprimento dell’embargo
sulle armi, che il Governo di Tobruk chiede invece di allentare. Il rapporto raccomanda inoltre la
creazione di una forza di monitoraggio marittimo
per aiutare la Libia a prevenire sia il flusso di armi sia l’esportazione illegale del petrolio.
Suu Kyi incontra
il presidente
del Myanmar
Un uomo arrestato perché sospettato di essere membro di Boko Haram (Reuters)
ABUJA, 3. Le truppe del Ciad impegnate in Nigeria contro le milizie di
Boko Haram hanno ripreso il controllo di Dikwa, nello Stato nordorientale nigeriano del Borno, che
del gruppo jihadista è considerato
la principale roccaforte. Nel darne
ieri notizia, un portavoce dell’esercito di N’Djamena ha aggiunto che
Boko Haram ha subito pesanti perdite e che nei combattimenti è stato
ucciso anche un soldato ciadiano.
Sempre ieri, anche l’esercito nigeriano aveva rivendicato la riconquista di ampie zone del nord-est finora sotto il controllo di Boko Ha-
ram. Secondo quanto riferito dal
ministero della Difesa di Abuja, i
militari hanno liberato una trentina
di località in un’operazione che si è
concentrata in particolare nell’area
tra Kukawa Geri e Gujba, nello
Stato dello Yobe. «Dopo aver liberato con successo gran parte delle
città, l’attenzione delle truppe si è
ora concentrata sul consolidamento
della sicurezza nella aree per agevolare il ritorno dei cittadini alla normalità e per fare in modo che si
svolgano in modo pacifico le prossime elezioni» si sottolinea in un
comunicato ministeriale.
NAYPYIDAW, 3. Il presidente del
Myanmar, Thein Sein, ha incontrato oggi nella capitale il leader
dell’opposizione e premio Nobel
per la Pace, Aung San Suu Kyi.
La riunione bilaterale si è incentrata sulla modifica della Costituzione e sulle prossime elezioni generali. L’ultimo incontro tra il capo dello Stato e Suu Kyi — leader
della Lega nazionale per la democrazia — aveva avuto luogo il 9
marzo dell’anno scorso. A gennaio, il Parlamento di Naypyidaw
ha proposto al presidente di tenere colloqui a sei — cui partecipino,
oltre a Thein Sein e Suu Kyi, anche il ministro della Difesa, i due
speaker delle Camere e un rappresentante etnico — il prima possibile, per elaborare un quadro di
modifica della Costituzione.
ra con il Myanmar. In altre aree,
centoventidue tra donne e ragazze
indigene sono state sottoposte a
violenza sessuale e fisica (sessantasette i casi registrati nel 2013). Allo
stesso tempo, circa novecento famiglie indigene si trovano ad affrontare una minaccia di sfratto dalle loro
terre. Il presidente del comitato degli Adivasi (termine col quale è indicato l'eterogeneo insieme dei popoli indigeni) e leader del Kf ha
detto che il Governo non è riuscito
a proteggere i diritti delle popolazioni indigene.
WASHINGTON, 3. È giunto ieri negli Stati Uniti il premier israeliano
Benjamin Netanyahu. Oggi è atteso il suo discorso davanti al Congresso a Washington.
La visita, che giunge a pochi
giorni dalle elezioni politiche
israeliane in programma per il 17
marzo, ha suscitato non poche
polemiche: a invitare Netanyahu
sono stati i repubblicani, che dopo le elezioni di medio termine
del novembre scorso hanno ottenuto il controllo di entrambi i rami del Congresso.
La Casa Bianca ha contestato la
decisione. Si prevede che Netanyahu, che ieri è intervenuto
all’Aipac (American Israel Public
Affairs Committee), utilizzi il discorso al Congresso per chiedere
nuove sanzioni internazionali contro il programma nucleare iraniano. Il presidente Obama ha già
detto che porrà il veto a un’eventuale legge del genere perché metterebbe a rischio i colloqui in corso a Ginevra. Ieri, in un’intervista
alla Reuters, Obama ha detto che
un accordo conclusivo con l’Iran
sul nucleare resta difficile. Il presidente ha affermato che la condizione posta a Teheran è che il
congelamento della sua attività
nucleare sia verificabile per almeno dieci anni.
Approvato
un rimpasto
nel Governo
giordano
AMMAN, 3. Il re Abdullah II bin
Hussein di Giordania ha approvato ieri un rimpasto governativo
che vede l’ingresso nell’Esecutivo
di alcuni tecnici, tra cui due donne. Secondo un comunicato citato
dall’agenzia ufficiale Petra, il premier Abdallah Nassur ha ricevuto
la fiducia del sovrano per la nomina di Imad Fakhury a ministro
della Pianificazione, di Nayef Fayez a ministro del Turismo, di
Maha Ali a ministro dell’Industria
e Commercio, di Labib Khadra a
ministro dell’Università e di Majd
Shweikeh a ministro dell’Informazione.
Diversi osservatori notano comunque che nessun dicastero
chiave per la sicurezza e la stabilità del regno ha cambiato direzione politica, in un momento che
vede la Giordania impegnata duramente nella lotta contro il cosiddetto Stato islamico.
Stallo politico-istituzionale
in Thailandia
BANGKOK, 3. Il premier della Thailandia, generale Prayuth Chanocha, al potere dal maggio 2014 dopo un golpe, ha chiesto alle parti
politiche — peraltro non ammesse
nelle nuove istituzioni provvisorie,
incluso il Parlamento — di abbassare i toni e ritirare le accuse riguardo
la preparazione della nuova Costituzione. Sotto accusa sono non solo
i metodi autoritari con cui le riforme verrebbero condotte, ma anche
elementi come la non eleggibilità
della maggioranza del Senato (e in
prospettiva anche della Camera),
un premier non eletto dal Parlamento, la ridotta presenza femminile nelle future istituzioni e, più in
generale, i dubbi che cominciano
ad acquistare consistenza sulla reale
volontà democratica dell’attuale sistema transitorio di potere. Le trattative chiamano in causa i due
maggiori partiti, quello dei Democratici, vicini alle élite del Paese che
appoggiano la presa di potere dei
militari, e il Pheu Thai, maggioritario nel precedente Governo civile.
I Democratici — che da oltre un
ventennio non vincono un’elezione,
ma sono quasi sempre restati alla
guida del Paese del sud-est asiatico
— hanno chiesto che la futura Carta
costituzionale sia sottoposta a un
referendum per l’approvazione.
Una simile consultazione popolare aveva approvato la Costituzione
scritta dai militari dopo il colpo di
Stato del 2006 (e in vigore fino a
oggi), che, a sua volta, aveva sostituito quella redatta nel 1997, l’unica
discussa e poi approvata in Thailandia da un Parlamento nel pieno
delle sue facoltà. I Democratici
hanno anche criticato la possibilità
che il Senato sia costituito per metà
da personalità vicine al potere e per
l’altra metà da individui nominati
da un comitato scelto da una non
ben definita assemblea popolare.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
mercoledì 4 marzo 2015
Con l’episodio di Canossa
inizia il disincanto del mondo
descritto da Max Weber
E la ridefinizione del codice di valori
della società europea
Gregorio
VII
ed Enrico
IV
Tre giorni a piedi nudi
nella neve
Anche Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana, è eletto in un
periodo di turbolenze per la comunità cristiana, appena uscita dallo
scisma d’Oriente e al cui interno si è
affermata una nutrita schiera di riformatori, tra i quali spicca il teologo Pier Damiani, mossi dalla volontà di salvaguardare la Chiesa dalle
ingerenze della nobiltà romana.
Gregorio VII coniuga la necessità
di un rinnovamento con uno stile di
vita rigorosamente ascetico e la concezione dell’assoluta preminenza del
successore di Pietro: la disobbedienza al Papa è perciò interpretata come una forma di idolatria. Anche
dopo la morte del Pontefice, che avviene mentre è in esilio a Salerno nel
1085, la sua idea del primato del sacerdotium rispetto al regnum, del potere spirituale rispetto a quello temporale continua a essere oggetto di
un’aspra controversia, di cui la lotta
per le investiture costituisce un capitolo fondamentale.
Con l’episodio di Canossa, Weinfurter fa iniziare dunque quel processo di razionalizzazione che il sociologo Max Weber ha definito come «disincanto del mondo», la dissoluzione cioè dell’unità tra potere
religioso e potere secolare e la ridefinizione del codice di valori e delle
norme della società europea.
tuale medievale della deditio, ovvero
un insieme di atti di sottomissione
pubblici inflitti alla parte perdente
in un conflitto.
Lo stesso pianto del re rientra nei
tradizionali rituali di contrizione dei
sovrani salici e ha ben poco a che
vedere con l’espressione di emozioni
spontanee.
Quando
nel 1043 morì sua maEduard Schwoiser, «Enrico IV a Canossa» (1862)
dre, l’imperatore EnriPiù che alla penitenza ecclesiastica
co III, padre di Enrico
IV, presentatosi alla cel’umiliazione del sovrano
rimonia funebre scalzo di Dio sulla terra, e per rinsaldare aveva portato, infatti, all’edificazione
rinvia al rituale della “deditio”
e in abito da peniten- l’unità del popolo in nome del vin- di numerose fortezze e roccaforti,
te, si stese a terra e colo di pace fraterna.
Un insieme di atti di sottomissione
poi diventate residenze dei nobili fepianse pubblicamente,
Questa immagine della regalità sa- deli al re: questo processo di incainflitti ai perdenti
invitando l’assemblea crale va incrinandosi durante il lun- stellamento, iniziato in alcune regiodei nobili a fare altret- go regno di Enrico IV, che copre un ni anche prima della metà dell’XI setanto.
mezzo secolo (dal 1056 al 1106) den- colo, provoca l’insofferenza della poè offrire alcune chiavi di lettura per
Episodi simili, in cui al pianto si so di rivolgimenti. Una delle fonti polazione sassone, che chiede la decomprendere il significato simbolico accompagna l’esortazione a perdo- più dettagliate dell’epoca, il Libro molizione delle fortificazioni. Dal rie storico dell’evento, liberandolo dai narsi reciprocamente i peccati, con- della guerra sassone di Brunone, ci fiuto del re ha inizio una rivolta che,
tratti leggendari di cui è stato carica- fermano che la figura del re peniten- consegna il ritratto di Enrico IV co- a causa dell’appoggio di numerosi
te testimonia un’autoumiliazione so- me un tiranno oppressivo e sacrile- principi laici e di ecclesiastici, degeto nel tempo.
L’antefatto dell’umiliazione di Ca- lo apparente, mentre in realtà è uno go, mal sopportato dai Sassoni, ge- nera in una vera e propria guerra cinossa è l’esclusione, per ordine del strumento per rafforzare l’autorità losi della propria indipendenza. La vile e rischia di minare l’unità del rePapa, di Enrico IV dalla comunione del sovrano, diretto rappresentante politica di controllo del territorio gno.
dei fedeli, la quale
scioglie i suoi sudditi
dall’obbligo di obbedienza. Questo atto di
scomunica deve essere
però inserito nel conL’importanza delle parole
testo più ampio dello
scontro tra Enrico IV e
i principi dell’impero
che, sotto la protezione del Papa, miravano
a destituirlo. È per
bloccare il viaggio di
Gregorio VII, deciso a
mento del libro perché,
di CLAUDIO TOSCANI
incontrare gli avversari
se non si ha rispetto per
del re ad Augusta, che
«Il primo rispetto che si deve è per le le parole, non si ha riEnrico IV valica le Alparole»: questo l’appunto di diario più in spetto per nessuno: non
pi e si presenta a Calinea con il titolo della recente pubblica- si usano le parole solo
nossa come un ribelle
zione di Cesare Viviani Non date le parole come strumenti utili ai
sconfitto.
ai porci (Genova, Il Melangolo, 2014, pa- propri interessi o come
L’implorazione
di
gine 142, euro 13). Che prosegue racco- mezzo di potere sugli
Enrico IV in veste da
mandando di «pronunciarle con discre- altri.
penitente e a piedi nuPotrebbero
bastare
zione, con premura, con cura, mai come
di si protrae per tre
questi pochi prelievi dal
strumenti nelle nostre mani, mai con digiorni nella neve: cotesto in questione, che è
sinvoltura o indifferenza, mai come un una raccolta di suggestime spiega Weinfurter,
frasario da repertorio, mai per riempire i ve annotazioni in forma
più che alla penitenza
silenzi, mai con padronanza». Il che è di di stringato florilegio asecclesiastica,
questa
Max Weber
modalità rinvia al riper sé il più appropriato riassunto-com- severativo dei più disparati temi di interesse
umano (civili, sociali,
economici, politici, culturali, psicologici e morali,
con un implacabile sfondo religioso), a dare le
Zenos Frudakis, «Freedom» (Philadelphia)
Gli studi di Pierre Blet su giansenismo e gallicanesimo
coordinate del libro, tra
interrogativi e riscontri,
idee e utopie, ipotesi e
L’aforisma è per definizione una norgiudizi.
Viviani è poeta e narratore, ermeneuta ma di saggezza, ma nasconde il tranello
e terapeuta: i suoi libri, in versi o in pro- — a cui Viviani, bisogna dirlo, sfugge —
sa, si incardinano attorno a tre fonda- dell’apologia,
della
celebrazione,
«Leggete padre Blet» era solito rispondere Giovanni
Particolarmente sottile e interessante è l’analisi
menti che sono i suoi assoluti, e perciò dell’esaltazione. Perché se osservare i
Paolo II alle domande dei giornalisti su Papa Pacelli: dell’alleanza (solo tattica, mai autentica) tra giansenistesso le sue ossessioni: il tempo incal- comportamenti altrui dà la sensazione di
secondo Karol Wojtyła il rigore scientifico dello sto- sti e illuministi francesi, che accelerò il crollo
zante della vita (tra anni e malanni); l’an- porsi sopra la mischia, denunciare non è
rico francese era il migliore antidoto alla leggenda dell’Antico Regime; una svolta epocale che trovò
goscia della morte (antica quanto l’uomo sentenziare, costa rischio intellettuale ed
nera che getta la sua ombra su Pio XII dagli anni proprio nei giansenisti le sue vittime più eccellenti.
e tuttavia da sempre sgradita al singolo e esistenziale. Tant’è che, è stato detto,
Sessanta del Novecento. Il nome di Pierre Blet (1918- In pochi decenni, infatti, i seguaci di Port-Royal
alla specie); l’inevitabilità del dubbio sul
scrivere aforismi oggi è molto più difficile
2009), infatti, è legato soprattutto al libro Pie XII et sparirono completamente; nel 1803 anche il loro giornulla dell’aldilà (che riesce tanto facilche ai tempi di Giacomo Leopardi, giula Seconde Guerre mondiale après les archives du Vati- nale «Nouvelles Ecclésiastiques» terminò le pubblimente quanto inspiegabilmente meglio
sto per prendere un solido punto di rifecan (1999), in cui difende Papa Pacelli dalle accuse di cazioni. (silvia guidi)
della speranza in qualcosa).
antisemitismo e complicità al nazionalsocialismo sup«Prove di libertà di pensiero» è il sot- rimento cui Viviani stesso sembra acconportando ogni argomentazione con documenti contotitolo di questo apparente volumetto in sentire.
Ciò che coinvolge, e non sempre in
servati presso l’Archivio Segreto Vaticano.
cui, in realtà, ci si muove assediati da un
Blet inizia il noviziato dai gesuiti il 7 settembre
imprevisto
incontro-scontro-riscontro modo indolore, culturalmente sospeso o
1937 a Laval, ma i suoi studi vengono interrotti guerd’argomenti d’ogni tipo. Quindi, non dialetticamente indenne, è il fatto che
ra. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1950, otto anni dopoesia, ma «linguaggio semplice e disa- l’autore porta spesso il faro delle sue ripo si laurea alla Sorbona con la tesi Les assemblées
dorno»; non «prosa di racconto», se non flessioni su contenuti, questioni e concetti
générales du clergé de 1615 à 1666; come tesi complein un paio di larvali occasioni; non sag- religiosi. Ora infatti, pare certo che non
mentare presenta il lavoro Correspondance du nonce en
gio, o teoria o sistema; né eco di psicoa- ci sia altra spiegazione alla nascita e alla
France, Ranuccio Scotti: 1639-1641.
nalisi, sedute o setting, confronti o con- crescita delle religioni che quella dell’anUn saggio del “metodo Blet” si può trovare
fessioni.
goscia della morte. Ora si arresta di fronnell’articolo di Umberto Dell’Orto dedicato ai suoi
Come lo si legge, allora, questo libro? te al mistero di Cristo, che dà per il perstudi su giansenismo e gallicanesimo, pubblicato sul
Il tono è da monologo sapienziale, come sonaggio più storicamente ammirato e
numero di ottobre-dicembre 2014 del trimestrale «La
fosse un moderno Ecclesiaste, nient’affatto ascoltato dell’intera storia dell’umanità,
Scuola Cattolica» del Seminario arcivescovile di Mientusiasta della vita che brilla per insen- ma non arriva a conciliarsi con il pensielano, tra le più antiche riviste teologiche italiane (è
satezza, illusione di senso, vanità, assenza
ro che sia figlio di Dio. Ora si convince
stata fondata nel 1873). Dal testo, nato dallo studio
di seguito ultraterreno. Verrebbe da chiesulle sole due forme d’amore possibile,
dei suoi saggi e dei testi preparati per le lezioni di
dere a Viviani come si spiega che i più di
storia della Chiesa che teneva alla Pontificia Univernoi riescano a vivere: forse perché non quello della madre e quello di Dio, semsità Gregoriana di Roma, emerge la capacità di Blet
smentiscono o non smontano ogni possi- brando in pace con l’idea della sua esibile pensiero nel loro contrario. O forse stenza. Ora categorizza sulla umana dedi collocare i fenomeni nei contesti istituzionali, poliperché non giungono su ogni tema criti- bolezza che si costruisce un Dio e sul
tici, diplomatici e sociali in cui sorsero e si sviluppacando, contestando, ribaltando. Tant’è senso di potenza, invece, che lo nega e
rono; con precisione e amore per il dettaglio, dipache lui stesso non sa se questo atteggia- ne prende il posto. Infine, limpidamente
nando intrecci complessi come trame di romanzi, e
mento sia frutto di una intelligenza supe- asserisce che l’unico modo di immaginare
mettendo in evidenza gli aspetti imprevedibili e paDominique Fajeau, «Des mondes à entrevoir» (2007)
riore alla media o della media più la divinità è rappresentarla come il rifuradossali dei processi storici che hanno dato forma
Installazione al Musée de Port Royal
gio dell’universo.
debole.
alla modernità.
di GIOVANNI CERRO
on preoccupatevi, a Canossa noi non
andremo, né
col corpo né
con lo spirito», così dichiarava il 14
maggio 1872 il cancelliere Otto von
Bismarck davanti al parlamento di
Berlino. Di fronte al rifiuto di Pio IX
di accreditare l’ambasciatore tedesco
presso la Santa Sede, Bismarck
esprimeva la volontà del Reich di
non cedere alle pressioni esterne:
con l’espressione «andare a Canossa» egli intendeva designare un atto
di sottomissione vissuto come
un’umiliazione volontaria e pubblica. Questa è, infatti, l’interpretazione più diffusa dell’episodio che si
svolse tra il 25 e il 28 gennaio 1077
alle porte del castello della marchesa
Matilde e che coinvolse il sovrano
Enrico IV e il Pontefice Gregorio VII,
impegnato in un generale rinnovamento della Chiesa.
«N
Il volume Canossa. Il disincanto
del mondo del medievista tedesco
Stefan Weinfurter (Bologna, il Mulino, 2014, pagine 276, euro 22) propone un vivido ritratto dei protagonisti e un’accurata ricostruzione
dell’epoca alla luce della storiografia
più aggiornata. L’intento dell’opera
Prove di libertà di pensiero
Saggi appassionanti come romanzi
L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 4 marzo 2015
pagina 5
Medici e procedure
Il rischio di curare
di CARLO PETRINI
I francescani di Parigi ricordano Veuthey
Il tesoro
di padre Léon
École franciscaine de
Paris ha dedicato il
27 febbraio scorso
una giornata di studio al servo di Dio
Léon Veuthey (1896-1974), francescano conventuale svizzero.
Di padre Léon (al secolo Clodovis) si ricordano soprattutto i lunghi anni come professore presso la
facoltà di San Bonaventura a Roma
e come direttore spirituale degli
studenti. Ma bisogna ricordare anche il suo insegnamento prima a
Friburgo, poi all’università Urbaniana a Roma (1932-1942), il suo
servizio come assistente generale
dell’Ordine (1945-1954), la direzione
spirituale di tanti fedeli collegati al
L’
Léon Veuthey
movimento Crociata di Carità e poi
del Focolare, e anche il suo lavoro
pastorale in una parrocchia di periferia a Bordeaux, in Francia (19541965). Successivamente, tornò a insegnare filosofia francescana al Seraphicum, la facoltà teologica di
San Bonaventura, e visse a Roma
sino alla morte, avvenuta il 7 giugno 1974 al Policlinico Gemelli.
Di lui restano i ventitré volumi
dell’opera omnia — che include saggi
di filosofia, pedagogia, teologia e
spiritualità francescana — e un ricchissimo epistolario.
A ricordare Veuthey il 27 febbraio scorso a Parigi è stato il nostro antico collega padre Gianfranco Grieco, che, insieme ad altri studiosi francescani conventuali, ha
collaborato con il padre Ernesto
Piacentini
alla
pubblicazione
dell’opera omnia.
Durante la giornata, sono stati riletti e riproposti i nodi fondamentali del pensiero del frate svizzero:
l’itinerario spirituale francescano, le
otto riflessioni mistiche che commentano le Beatitudini di Matteo —
definite da padre Léon «poesia soprannaturale del Vangelo» —
l’ascensione spirituale e la contemplazione francescana.
Alla giornata di studio hanno
partecipato studiosi laici legati alla
storia e alla spiritualità del Poverello di Assisi, i frati delle tre famiglie
francescane, e , in particolare, i frati
minori di rue Marie Rose 7, dove
hanno sede le Éditions franciscaines
che nei giorni scorsi hanno pubblicato il volume La Vie retrouvée de
François d’Assise (Paris, 2015, pagine
166,
euro
14,90)
annunciato
dall’«Osservatore Romano» il 26
gennaio scorso in un’intervista
all’autore, Jacques Dalarun.
Un approfondimento sull’attualità del pensiero filosofico e teologico di padre Léon è stato inserito
nel ciclo delle otto giornate di studio (tra il 24 ottobre 2014 e il 29
maggio 2015) che l’École franciscaine de Paris ha proposto per l’anno
accademico 2014-2015, dal titolo «I
frati cappuccini, conventuali e minori nella società della loro epoca».
Significative anche le altre giornate di studio dedicate all’attualità
del pensiero di Guglielmo da
Ockham; al pensatore e storico della filosofia francescana Paul Vignaux; all’influenza di Duns Scoto
sul pensiero contemporaneo; alla
presenza francescana in Vietnam
dal 1975 a oggi e in Giappone nel
Cinquecento e nel Seicento; e ai
frati minori e cappuccini in Francia
dopo la grande guerra (1915-1918) e
dopo la seconda guerra mondiale
sino al 1960.
Riaperto
il museo di Baghdad
«Queste distruzioni costituiscono un disastro senza precedenti nella
storia universale» spiega Alain Desreumaux, cofondatore e presidente
della Société d’études syriaques, intervistato da Samuel Lieven su «la
Croix» del 2 marzo scorso, dopo il saccheggio del Museo di Mosul da
parte dei jihadisti e in occasione della riapertura del Museo di
Baghdad, avvenuta il 28 febbraio scorso, dopo dodici anni di chiusura.
Proprio lo scempio compiuto a Mosul ha rischiato di far passare sotto
silenzio questa felice riapertura: creato dall’esploratrice e scrittrice
britannica Gertrude Bell e aperto poco prima della sua morte nel 1926
come Museo archeologico di Baghdad, il museo fu chiuso nel 1991
durante la guerra del Golfo, mai riaperto sotto il regime di Saddam
Hussein e infine impunemente saccheggiato tra l’8 e il 12 aprile 2003
alla caduta del dittatore iracheno.
urrah! Finalmente
abbiamo
una linea
guida che
ci dice come riconoscere la malnutrizione dei nostri pazienti.
Questo porta a oltre trecento il
numero di linee guida per i medici del Regno Unito». Così, sul
«British Medical Journal», un
editorialista ironizzava sul proliferare di linee guida in campo biomedico.
Le linee guida caratterizzano la
pratica medica da circa trent’anni.
Secondo la definizione dell’Institute of Medicine statunitense, esse
sono «raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico,
allo scopo di assistere medici e
pazienti nel decidere le modalità
di assistenza più appropriate in
specifiche circostanze cliniche».
Le linee guida sono, dunque, il
tentativo di riassumere in modo
oggettivo e neutrale le conoscenze
disponibili riguardo a diagnosi e
terapia di una data malattia. Da
queste derivano i protocolli di cura, cioè schemi predefiniti di comportamento diagnostico o terapeutico. In molti Stati esistono
iniziative nazionali e istituzioni
apposite per l’elaborazione di linee guida. Alcune sono concepite
come semplici raccomandazioni di
comportamento che il singolo medico può decidere se adottare. Al-
«H
Le linee guida rappresentano
il tentativo di riassumere
in modo oggettivo e neutrale
le conoscenze disponibili
riguardo una data malattia
tre sono direttive che delimitano
rigidamente le opzioni diagnostiche o terapeutiche accettabili.
Ma questo atteggiamento ha
luci e ombre. Per quanto riguarda
le luci, le linee guida promuovono un uso clinicamente appropriato degli interventi di cui è
nota l’efficacia e definiscono un
consenso sulle modalità di utilizzo di interventi diagnostici e terapeutici, rispetto all’utilità dei
quali vi sono opinioni talvolta discordanti. La disponibilità di linee guida facilita l’aggiornamento
dei medici, che altrimenti dovrebbero leggere un numero enorme
di studi, talvolta tra loro contraddittori. Il fatto che nella professione medica vi siano divergenze
di opinioni e incertezze non deve
sorprendere: i risultati delle ricerche spesso non sono univoci e
necessitano di interpretazioni. Le
linee guida sono in genere continuamente aggiornate sulla base
dei nuovi studi e sono quindi più
aggiornate rispetto ai libri.
Veniamo ora ad alcune ombre,
e in particolare alle conseguenze
dell’enorme proliferare di linee
guida. Nel sito della National
Guideline Clearinghouse statunitense, nato per volontà dell’Agen-
cy for Healthcare Research and
Quality, sono disponibili oltre
duemila linee guida. Il proliferare
è alimentato, tra l’altro, dal fatto
che spesso (pseudo)linee guida
vengono elaborate anche da istituzioni non deputate allo scopo,
e talvolta prive di competenze
adeguate. Per esempio, molte
Aziende sanitarie, che dovrebbero
essere tra i principali destinatari
per l’applicazione delle linee guida, elaborano esse stesse proprie
linee guida con metodi non sempre rigorosi. La crescente quantità
non sempre è accompagnata dalla
qualità.
Esistono strumenti per valutare
la qualità delle linee guida, denominati con acronimi evocativi e
spesso ironici. Uno di questi proviene dal Grade (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), gruppo
di lavoro sorto nel 2000 per una
collaborazione
informale
tra
esperti interessati al problema
dell’inadeguatezza degli strumenti di valutazione in ambito sanitario. Il gruppo ha sviluppato un
metodo efficace per la valutazione delle linee guida e delle raccomandazioni. Nel tempo, importanti istituzioni hanno dato suggerimenti per migliorare il metodo e lo hanno poi adottato come
strumento di valutazione. Molto
utilizzato è anche Agree (Appraisal of Guidelines for Research and
Evaluation), con il quale le linee
guida sono valutate mediante vari
parametri: obiettivi, coinvolgimento delle parti in causa,
rigore metodologico, chiarezza, applicabilità, indipendenza editoriale.
Applicando questi o altri
metodi di valutazione rigorosi, si ottengono risultati
spesso poco incoraggianti.
Per esempio, uno studio
pubblicato nell’autorevole
«Journal of the American
Medical Association» mostra come quasi il cinquanta per
cento delle linee guida per i medici sia basato su insufficienti evidenze scientifiche. Analogamente,
in
uno
studio
pubblicato
nell’«International Journal of Clinical Practice», sono valutate,
sulla base di criteri riconosciuti a
livello internazionale, le linee guida sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari elaborate dalle
sei società scientifiche britanniche
più autorevoli nel settore. I risultati mostrano gravi inadeguatezze
e scarsa qualità. In un editoriale
che accompagna lo studio si sollevano dubbi sulla validità delle
linee guida elaborate unicamente
da società scientifiche e si propone che la formulazione di linee
guida sia «l’arena dove trovano
espressione la partecipazione, la
responsabilità e l’auto-regolazione
e dove la politica sanitaria (...)
può affermarsi», cioè un luogo in
cui si incontrano i diversi attori
delle politiche sanitarie per trovare delle soluzioni comuni. L’allargamento a molte voci è certamente garanzia di pluralismo. Inoltre,
esso risponde a una sempre più
diffusa esigenza di coinvolgimento nelle decisioni e partecipazione
che i cittadini manifestano. Allo
stesso tempo, l’allargamento a
molte voci può compromettere il
rigore scientifico e la qualità.
L’enorme numero di linee guida costituisce anche un ostacolo
per una loro adeguata conoscenza. Un sondaggio effettuato in
Germania è eloquente. A 2.500
cifici — bambini, anziani, persone
con altre patologie oltre a quella
trattata nella linea guida — talvolta non si distinguono adeguatamente le diverse possibili condizioni del paziente.
Nel Codice di deontologia medica italiano, all’articolo 3 si af-
medici di famiglia è stato inviato ferma che «il medico tiene conto
un questionario con 45 domande delle linee guida diagnostico-terasul corretto trattamento di tre tipi peutiche accreditate da fonti audi malattie: soltanto il quaranta torevoli e indipendenti, quali racper cento degli interpellati ha di- comandazioni e ne valuta l’applimostrato di avere una conoscenza cabilità al caso specifico». Signisufficiente dei contenuti delle li- ficative in proposito sono alcune
sentenze della Corte di Cassazionee guida.
Problematici sono anche even- ne, secondo cui «la diligenza del
tuali conflitti di interesse in cui si medico non si misura esclusivapossono trovare gli autori di linee mente attraverso la pedissequa
guida. Il «New England
Journal of Medicine»,
in un editoriale al veSecondo alcuni esperti
triolo, ha denunciato
che, su 685 esperti coinspesso la redazione dei protocolli
volti nella stesura di liè influenzata
nee guida per i medici
statunitensi, il trentacinda industrie farmaceutiche
que per cento ha dichiao lobby con interessi commerciali
rato di avere conflitti di
interesse e che troppo
spesso le linee guida sono influenzate da industrie far- osservanza delle linee guida», ocmaceutiche o lobby con interessi corre «censurare l’appiattimento
commerciali.
del medico alle linee guida» e
Tuttavia, il problema forse più «deve prevalere l’attenzione al carilevante consiste nel rischio che so clinico particolare».
la rigida applicazione delle linee
L’utilizzo di linee guida si inguida distolga l’attenzione dalle treccia anche con la cosiddetta
specificità di ogni singolo pazien- “medicina difensiva”. Secondo
te. Per esempio, sebbene vi siano l’Office of Technology Assessmolte linee guida per gruppi spe- ment statunitense, il fenomeno
della medicina difensiva si «verifica quando i medici prescrivono
test, procedure diagnostiche o visite, oppure evitano pazienti o
trattamenti ad alto rischio, principalmente (...) per ridurre la loro
Nuova aula capitolare all’abbazia di Farfa
esposizione a un giudizio di responsabilità per malpractice». La
medicina difensiva riguarda dunque l’errore del singolo medico —
e non deve essere confusa con la
malasanità, che è un errore di
Nel dicembre scorso l’abbazia di Farfa ha
struttura (le lunghe liste d’attesa,
inaugurato una nuova aula capitolare, ricavata dal
per esempio, sono malasanità,
refettorio e dedicata al beato Placido Riccardi,
non malpractice). L’applicazione
di cui quest’anno si celebra il centenario della
rigorosa di linee guida, in questo
morte. La decorazione dell’aula capitolare è stata
contesto, è un fenomeno con
affidata a Francesco Verola
molte sfaccettature: può essere un
che con i suoi dipinti ha ripercorso le tappe
giusto modo con cui il medico si
principali della vita di san Benedetto e della storia
cautela da possibili accuse, così
di Farfa, ma i personaggi principali — a esclusione
come può essere un cedimento
dei beati — hanno il volto dei monaci
del medico di fronte al suo doveattualmente presenti nell’abbazia. Nel dipinto
re di valutare caso per caso.
centrale sono raffigurati tre momenti della vita
Le problematiche qui evocate,
di Benedetto — il miracolo del vaglio risanato,
tuttavia, non devono offuscare
la tentazione e il miracolo della fonte — le altre tele
l’importanza delle linee guida: essono dedicate a lui e a santa Scolastica
se permettono di salvare molte vi(nel bozzetto qui accanto), a san Lorenzo Siro
te anche in contesti dove le strute il drago, a san Tommaso da Moriana,
ture e le risorse sanitarie non soai beati Placido Riccardi e Ildefonso Schuster.
no ottimali.
Monaci come modelli
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
mercoledì 4 marzo 2015
Religiose in missione nelle fabbriche cambogiane
O peraie
non schiave
Nelle Filippine iniziative di assistenza alle donne in gravidanza
Per combattere l’indifferenza
ANTIPOLO CITY, 3. Aiutare le donne
in gravidanza che sono in difficoltà,
che attraversano momenti di crisi e
di ripensamento, a non ricorrere
all’aborto, a salvare i bambini e costruire famiglie forti. È con questo
spirito che Pregnancy Support Services of Asia (Pssa) terrà il suo quarto seminario regionale di formazione
ad Antipolo City, nelle Filippine,
dal 6 all’8 marzo prossimi. L’organizzazione no-profit sarà affiancata
dalla Commissione per la famiglia e
la vita dell’arcidiocesi di Manila e
dall'associazione Coppie per Cristo.
La conferenza si terrà alla St. Michael Retreat House e si concentrerà
sull’importanza della tutela della vita e dei valori familiari, allo scopo
di promuovere un modo sano di vivere la gravidanza, sostenendo l’assistenza sanitaria responsabile per
donne e bambini e sviluppando forti
legami tra i nuclei familiari. L’obiet-
tivo è quello di difendere la vita e
rafforzare l’istituto famigliare in
Asia. Nei centri specializzati già attivi le future madri possono ricevere
un’assistenza psicologica sia per prevenire eventuali crisi, sia per affrontare quelle in corso.
La Pssa è affiliata a Heartbeat International, associazione internazionale che conta più di milleottocento
centri per l’assistenza soprattutto
psicologica alla gravidanza.
Questa attenzione nei confronti
della maternità e della vita nascente
si inserisce nel quadro dell’impegno
contro ogni forma di egoismo che la
Chiesa nelle Filippine si è impegnata a vivere in questo tempo di quaresima, soprattutto sotto la spinta
dalla recente visita di Papa Francesco. Le parole del Santo Padre, dice
l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan
e presidente della Conferenza episcopale filippina, monsignor Socra-
tes Villegas, suonano come «una
sveglia nelle coscienze di tutti i filippini». Infatti, sottolinea, «l’indifferenza è oramai un male nazionale
anche qui: l’indifferenza nei confronti dell’altro e l’egoismo ci stanno
conquistando sempre di più. Dobbiamo rischiare la nostra vita per il
benessere di tutti».
Secondo il presule, «quello messo
in luce dal Pontefice è il grande
problema dei nostri tempi. L’essere
indifferenti nei confronti di Dio, dei
mali della società, dell’altro è una
piaga che noi dobbiamo cercare di
combattere con ogni mezzo. Il periodo quaresimale, fatto di penitenza
e di riflessione sul mistero della Croce, è quello adatto per questo tentativo. Guardando a Cristo possiamo
superare il richiamo dell’egoismo,
frutto anche del benessere».
In quest’ottica, sottolinea ancora
il presule, «la Messa celebrata da
Papa Francesco a Manila durante il
suo viaggio apostolico nelle Filippine è stato un grande raggio di sole
per tutti noi». La sua origine è stata
nell’eucaristia e la sua luce si spande
lontano. «Quello che dà molta speranza — aggiunge il presule — è che,
fra i milioni di fedeli accorsi ad
ascoltare il Papa, il cinquanta per
cento aveva meno di venti anni».
Si tratta, conclude il presidente
della Conferenza episcopale, di
«una fonte di speranza senza eguali.
I mali della nostra società a volte
non vengono combattuti perché coloro che li generano o li provocano
sono oramai persone adulte di età e
in qualche modo non lasciano spazio alla potenza del bene. Invece i
giovani possono e devono cambiare
le cose. I nostri ragazzi hanno visto
e sentito le parole del Papa e di
quelle hanno fatto tesoro».
Messaggio di quaresima
Contro la comunità cristiana in India
Nelle periferie di Jakarta
Vandalismi
e intimidazioni
JAKARTA, 3. Per i fedeli di Jakarta la
quaresima è un tempo privilegiato
per la missione nelle periferie. Le
comunità dell’arcidiocesi, dalle parrocchie più grandi a quelle più piccole, dalle congregazioni religiose a
gruppi e associazioni laicali, cercando di rispondere all’appello lanciato da Papa Francesco hanno avviato — riferisce Fides — un impegno
speciale per raggiungere e portare il
Vangelo in situazioni di disagio,
povertà, emarginazione.
La missione in periferia è il tema
centrale della lettera pastorale
dell’arcivescovo di Jakarta, Ignatius
Suharyo Hardjoatmodjo, e consegnata a tutte le comunità locali.
Nel testo l’arcivescovo chiede di
pregare «affinché ciascuno di noi,
le famiglie e la nostra comunità,
siano sempre più grate e premurose», incoraggiando ogni fedele a
«incarnare lo spirito della gratitudi-
ne». La quaresima è «un tempo di
pellegrinaggio spirituale che sarà
più significativo se è contrassegnato
dalla preghiera», che permette di
«cogliere i frutti di redenzione della
vita nuova, donataci da Dio», in
cui fare tutto a sua gloria, scrive
monsignor Suharyo.
L’arcivescovo riflette sulla «dinamica eucaristica» e la propone come modello per ogni credente: come Cristo si fa «pane spezzato»
che si offre per alimentare la vita
dei discepoli, così ogni cristiano è
chiamato a «farsi pane» offrendo se
stesso per la vita del prossimo. Soprattutto accompagnando e curando «i lebbrosi del nostro tempo»,
gli emarginati di oggi, quanti sono
reietti e abbandonati, vivono
nell’indigenza, sono vittime di
tratta di esseri umani o della criminalità.
NEW DELHI, 3. Continuano in India gli attacchi e gli episodi di
vandalismo che hanno come
obiettivo la comunità cristiana.
Negli ultimi giorni, in particolare,
l’odio si è concretizzato in danneggiamenti a diverse chiese e
strutture.
Un caso di vandalismo a è stato
segnalato a Goa, in India occidentale. Uomini non identificati hanno colpito e danneggiato una statua della Madonna di Lourdes
nella parrocchia di un villaggio.
In un altro Stato indiano, il Kerala, il cimitero cristiano nel distretto di Pathanamthitta è stato
oggetto di atti vandalici per due
giorni consecutivi: molte tombe e
lapidi sono state distrutte. Anche
il muro del cimitero è stato deturpato da graffiti.
A Mangalore, nello Stato del
Karnataka, in India centrale, una
sala di preghiera cattolica alla periferia di città è stata fatta oggetto
di lancio di sassi, che hanno rotto
le finestre. Secondo i cristiani locali «alcuni elementi antisociali
stanno cercando di creare insicurezza e panico».
Alcune organizzazioni non governative ricordano che «gli attacchi e i frequenti atti di vandalismo
contro obiettivi cristiani che si registrano in diverse parti del Paese
destano preoccupazione: le autorità civili hanno il compito di fermare i violenti, garantire pace e
armonia nella società, tutelare lo
stato di diritto e la libertà
religiosa».
Il clima in India dunque non
sembra cambiare, anche se negli
ultimi tempi si osservano alcuni timidi segnali di miglioramento.
Soprattutto, fa sperare che abbia
un seguito l’impegno assunto dal
Governo nei giorni scorsi di assicurare maggiore attenzione nei riguardi dei frequenti attacchi alle
comunità cristiane e alle altre minoranze. Altro impegno assunto
era stato quello di non appoggiare
alcuna legge anticonversione, nonostante le richieste degli estremisti indù, che spesso obbligano i
cristiani convertiti a tornare sui loro passi.
Negli ultimi mesi sono stati
centinaia i fedeli minacciati violentemente proprio per la loro
scelta, volontaria, di abbandonare
l’induismo.
PHNOM PENH, 3. «Quando siamo
arrivate a Pochentong abbiamo
parlato con 300 operaie tessili, abbiamo visitato le loro case per capire quali fossero le necessità più
urgenti». Così madre Eulie, missionaria francese in Cambogia,
racconta i primi passi del Centro
Lindalva, un’iniziativa nata nella
zona industriale di Pochentong,
nei pressi dell’aeroporto di Phnom
Penh, per aiutare le operaie che
lavorano spesso in condizioni di
schiavitù nelle fabbriche tessili e
per fornire sostegno alle famiglie.
La Cambogia ha sottoscritto le
convenzioni internazionali contro
il lavoro minorile e ha approvato
le linee guida per il salario minimo. Tuttavia la quotidianità dei
lavoratori si scontra non di rado
con una realtà molto diversa. A
lavorare nelle fabbriche sono soprattutto donne e ragazze tra i 18
e i 25 anni. Non esistono asili e i
bambini rimangono a casa da soli:
alcuni girano per la città chiedendo l’elemosina, altri sono rinchiusi
in casa dai genitori per evitare che
diventino vittime della tratta.
Il Centro Lindalva creato dalle
missionarie
francesi
riesce
a
ospitare e assistere soltanto ottanta
bambini. Si tratta di un’oasi nel
mezzo di uno slum che offre, in un
ambiente semplice, la possibilità di
frequentare una scuola in aule ben
attrezzate. Il centro dà alle mamme
anche la possibilità di seguire un
corso di aggiornamento professionale e offre aiuto psicologico.
Appello del cardinale Charles Maung Bo
Serve il dialogo in Myanmar
YANGON, 3. Il cardinale Charles
Maung Bo, arcivescovo di Yangon e primo porporato della
storia della Chiesa birmana,
lancia un appello congiunto ai
vertici delle forze armate del
Myanmar e alle milizie etniche.
Il cardinale esorta le parti in
lotta a incontrarsi per riprendere i negoziati di pace e mettere
così fine a un conflitto armato
che imperversa da decenni e
che ha causato migliaia di vittime e feriti, anche fra i civili.
Partecipando al tradizionale
pellegrinaggio annuale presso i
l santuario mariano di Nyaunglebin, nella regione di Bago,
nel centro-sud del Paese, assieme a vescovi e sacerdoti, il porporato ha rinnovato il suo messaggio di unità e riconciliazione. Nel contesto delle celebrazioni, ha anche liberato alcune
colombe quale gesto di pace e
armonia fra persone, fedi ed etnie. Rivolgendosi ai militari, il
cardinale Bo ha rinnovato con
forza l’invito a riaprire i colloqui con i gruppi armati, in particolare il Kachin Independen-
ce Army e le milizie ribelli Kokang nello Stato Shan. E ha
sottolineato che è importante
incontrarsi faccia a faccia per
scrivere davvero la parola fine
ai conflitti nel Paese. «Le persone stanno soffrendo a causa
della guerra — avverte il porporato — e sta all’esercito, che si
considera padre della nazione,
guidare i negoziati».
Nei giorni scorsi il porporato
ha incontrato — per la prima
volta, nelle nuove vesti di cardinale — oltre cinquantamila fedeli, provenienti da diverse zone del Myanmar per partecipare al pellegrinaggio mariano. In
quell’occasione ha rinnovato il
proprio impegno per la pace e
la riconciliazione fra i diversi
gruppi.
Nel Paese vivono 135 etnie,
che hanno sempre faticato a
convivere in maniera pacifica,
in particolare con il Governo
centrale e la sua componente di
maggioranza. Il conflitto interno finora ha causato circa duecentomila sfollati.
Uno squarcio di luce in una
realtà durissima, per le donne in
particolare. Molte di loro lavorano
infatti in condizioni pessime
all’interno di fabbriche tessili che
confezionano pantaloni, t-shirt e
camicie per il mercato asiatico ed
europeo. Bisogna produrre di più
e nel minor tempo possibile, al
prezzo più basso. Anche facendo
gli straordinari, lo stipendio basta
a malapena alla sopravvivenza.
All’inizio dell’anno in Cambogia — riferisce l’agenzia Misna — il
salario minimo era pari a 62 euro.
Secondo la Asia Floor Wage, la
campagna organizzata da sindacati e associazioni per i diritti umani, sarebbe necessario guadagnare
almeno quattro volte tanto.
Le testimonianze che arrivano
dalla Cambogia sono impressionanti. Oum Ratha ha 15 anni e vive con i genitori e i due fratelli in
una minuscola baracca. Accanto al
suo letto ha appeso poster di indossatrici e attori: sogna, come
tanti altri ragazzi, una vita migliore. La famiglia di Oum si è trasferita in città dalla campagna per
trovare lavoro in un’industria tessile o calzaturiera. Di lavoro se ne
trova in abbondanza, ma lo stipendio non garantisce affatto condizioni di vita accettabili. Oum ha
dovuto lasciare la scuola. «Per essere assunta ho mostrato al mio
capo il documento di mia sorella
maggiore», racconta la ragazza
all’agenzia Misna. Adesso lavora
dodici ore al giorno dal lunedì al
sabato compreso. E la domenica?
«Dormo e, se qualcuno mi presta
un libro, leggo anche un po’», dice Oum.
Nel Centro Lindalva si cerca di
dare aiuto ai più bisognosi, ma
l’impegno si estende a tutta la
provincia del Takéo, nella zona
meridionale della Cambogia, dove
le suore visitano i paesi per convincere le persone a non abbandonare la campagna. «In diversi
villaggi — racconta la religiosa —
abbiamo avviato programmi alimentari e fondato piccoli circoli.
Qui si riuniscono le donne che si
sostengono a vicenda con microcrediti».
†
Il Presidente, il Segretario e il Sottosegretario, insieme a tutti gli Officiali del
Pontificio Consiglio per gli Operatori
Sanitari sono spiritualmente vicini al
Rev.do Mons. Charles Namugera, Officiale del Dicastero, per la scomparsa del
papà
Signor
BENEDICT NAMUGERA
In questo particolare momento in cui
solo la Fede ci è di conforto e sostegno,
assicuriamo le nostre preghiere a suffragio della benedetta anima, certi della
Risurrezione finale.
L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 4 marzo 2015
pagina 7
Intervento del cardinale Nichols in vista delle elezioni generali
Lotta alla povertà
e all’emarginazione
LONDRA, 3. «Gli immigrati arrivano
in Gran Bretagna per lavorare duro
e per dare un contributo molto positivo alla nostra società e Londra
senza di loro si fermerebbe». È
quanto ha dichiarato all’emittente
televisiva inglese Bbc l’arcivescovo
di Westminster e presidente della
Conferenza episcopale di Inghilterra
e Galles, cardinale Vincent Nichols,
in merito al dibattito sull’immigrazione nel Regno Unito in vista delle
elezioni generali del 7 maggio.
Durante l’intervista, il porporato
si è detto sconcertato per il fatto
che il tema dell’immigrazione costituisca una questione tanto importante nel dibattito politico. «Gli
elettori — ha spiegato il presidente
della Conferenza episcopale — devono tenere bene a mente che stiamo
parlando di persone che rischiano
di annegare cercando di raggiungere
l’Europa o di essere arrestate a Calais perché cercano disperatamente
di venire in questo Paese».
Secondo l’arcivescovo di Westminster, ogni partito deve essere testato riguardo al modo in cui intende affrontare il tema dell’immigrazione. «Quello che voglio continuare a dire — ha ribadito il porporato
— è che si tratta di persone. Quelle
stesse persone che ogni giorno annegano nel mar Mediterraneo cercando di entrare in Europa. Quelle
stesse persone che si trovano dietro
le sbarre a Calais, in Francia, perché
disperatamente cercano di superare i
varchi. Dobbiamo mantenere e considerare in qualche modo la persona
umana in prima linea e ricordare
che questa città non sarebbe la
stessa senza il contributo di tutte
quelle persone che vengono in questo Paese».
La stragrande maggioranza degli
immigrati, ha proseguito il presidente della Conferenza episcopale, «lavora sodo e contribuisce a far crescere la società. Sono sconcertato,
dobbiamo fare un passo indietro e
chiederci: “Qual è il nostro atteggiamento nei confronti del mondo che
ci circonda?”, “Ci vedono come giocatori che contribuiscono a costruire
insieme qualcosa che è meglio per
tutti?”».
La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, pochi giorni fa,
ha pubblicato una lettera con la
quale si evidenziano le questioni
chiave da porre all’attenzione degli
elettori e viene chiesto di votare i
candidati che hanno a cuore il tema
della povertà. In precedenza anche i
vescovi anglicani, in una lettera di
52 pagine, avevano condannato
l’eredità del thatcherismo e la sua
enfasi del consumismo e dell’individualismo. «I politici conservatori —
ha detto ora il cardinale Nichols —
hanno accusato i vescovi anglicani
di presentare la “lista della spesa”
delle richieste della sinistra». Invece, ha spiegato il porporato, si tratta
di spingere le persone «a mettersi in
gioco e a porsi domande come:
“Che tipo di società vogliamo?”,
“Che speranza offriamo ai giovani?”
Le persone stanno avendo difficoltà
a seguire questa lunga campagna
elettorale. Non vogliamo che smettino di seguirla. È assolutamente
sconvolgente che in un Paese ricco
come il nostro ci siano ancora persone che dipendono solo dalla carità. I fatti oggettivi sono sotto gli occhi di tutti: se lanciamo uno sguardo, attorno a questo Paese si vedono grandi sacche di povertà e grandi aree di ricchezza. Questa è una
differenza che crea una tensione reale. Se il problema non viene affrontato la gente perde la speranza».
«Credo che come società — ha
concluso il porporato — dobbiamo
creare un posto che possa essere occupato anche dai giovani provenienti dalle tradizioni islamiche. A volte
la mancanza di speranza spinge le
persone che vivono in realtà chiuse
in se stesse a essere manipolate.
Penso che ogni religione attiri sempre l’estremismo ed è dovere dei
suoi leader assicurarsi che questi
estremismi non trovino un posto».
In Irlanda la prima Conferenza sulla tutela dei minori
No alla cultura
del silenzio e della negazione
DUBLINO, 3. «Non dobbiamo dimenticare l’eredità di tradimenti,
traumi e vergogna lasciati dagli
abusi, perché essi hanno distrutto
le vite dei bambini, segnandoli in
modo indelebile». Lo ha dichiarato
domenica scorsa, al termine della
prima conferenza nazionale sulla
tutela dei minori, svoltasi ad Athlone, il primate d’Irlanda e arcivesco-
vo di Armagh, monsignor Eamon
Martin.
Secondo il presule, affinché tali
«terribili atti» non si verifichino
più all’interno della Chiesa, è indispensabile una «responsabilità condivisa che non sarà mai un onere
scomodo o un ostacolo all’opera
pastorale, quanto piuttosto una
parte intrinseca e necessaria della
missione ecclesiale, che mette così
A Varsavia per la quaresima
chiese aperte tutto il giorno
VARSAVIA, 3. Un invito ai fedeli
affinché riscoprano l’antica tradizione quaresimale di pregare
nelle quaranta chiese stazionali
di Varsavia è stato rivolto nei
giorni scorsi dal cardinale Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, e da monsignor Henryk
Hoser, arcivescovo di VarsaviaPraga.
Le celebrazioni sono iniziate
il mercoledì delle ceneri con una
liturgia nella chiesa di San Salvatore al centro della capitale
polacca dove, nell’agosto 1946,
venne officiata la cerimonia funebre in memoria delle vittime
del nazismo.
Per tutta la quaresima, a turno, una delle chiese stazionali
sarà aperta dalle 6 di mattina alle 21 e durante tutta la giornata,
oltre alle consuete celebrazioni
liturgiche, nelle chiese sarà possibile partecipare all’adorazione
del Santissimo, recitare l’Angelus e il Rosario, seguire la Via
crucis e ricevere il sacramento
del perdono.
Il “pellegrinaggio” alle stazioni quaresimali di Varsavia terminerà la domenica delle palme.
Con il ripristino di questa
antica tradizione i presuli auspicano che i fedeli possano vivere
una forte esperienza comunitaria
e
dare
una
testimonianza
tangibile della fede degli abitanti della città. «Iniziamo la pratica di preghiere nelle chiese stazionali — hanno sottolineato il
cardinale Nycz e l’arcivescovo
Hoser — con la speranza che
possa maturare e crescere negli
anni, coinvolgendo sempre più
fedeli».
al centro le necessità dei bambini e
dei più vulnerabili». In diverse occasioni, il presule ha sottolineato
che «gli abusi rimarranno una ferita nel fianco della Chiesa fino al
giorno in cui ogni singola vittima
di abusi avrà ottenuto la guarigione personale che merita».
Secondo l’arcivescovo, è necessario che venga coltivata una «cultura della salvaguardia e andrà mantenuta alta l’allerta sul problema,
attraverso una formazione adeguata
per sacerdoti, religiosi e laici riguardo agli abusi». Va invece abbandonata — sostiene il presule —
quella «cultura del silenzio e della
negazione», che in passato ha permesso gli abusi sessuali da parte di
ministri della Chiesa. «Non possiamo essere compiacenti — ha ammonito l’arcivescovo — perché è proprio quando si abbassa la guardia
che il rischio cresce».
Un altro strumento per evitare
gli errori del passato sarà la creazione di servizi di sostegno ed accompagnamento per le vittime di
violenze, con cui i rappresentanti
della Chiesa in Irlanda ascolteranno la sofferenza delle vittime, garantendo tutto il loro appoggio e
chiedendo loro perdono.
«La cura dei sopravvissuti agli
abusi — ha concluso l’arcivescovo
di Armagh — non è un compito
esterno alla Chiesa, ma è una parte
intrinseca della sua missione. Il legame di fiducia tra sacerdoti, vescovi, religiosi e fedeli cattolici può
essere ricostruita solo in un clima
di trasparenza e attuando pratiche
per la salvaguardia dei minori che
siano davvero professionali».
D all’1 all’8 marzo la settimana della Caritas in Portogallo
A Madrid le Giornate dei delegati diocesani e dei presidenti nazionali
Una sola
famiglia umana
Laici protagonisti
LISBONA, 3. Un appello affinché la
solidarietà sia «più operativa e generosa» è stato rivolto ai portoghesi
da don José Teasing, portavoce della Commissione episcopale per la
pastorale sociale e della mobilità
umana e membro della Caritas, in
un messaggio pubblicato in occasione della settimana della Caritas
2015, che ha avuto inizio domenica
scorsa. La celebrazione della settimana di quest’anno (1-8 marzo) —
scrive don José Teasing nel messaggio intitolato «In un solo cuore,
una sola famiglia umana» — «ci
giunge come un richiamo di attenzione affinché la nostra solidarietà,
in tempi di crisi, ci stimoli in termini di creatività e innovazione e diventi più operativa e generosa».
Teasing asupica anche che «il tempo di quaresima che la Chiesa cattolica vive sia un’occasione di conversione personale e comunitaria affinché si viva con tutte le conseguenze che ne derivano. In un solo
cuore come in una sola famiglia
umana».
In questo contesto, nel messaggio della settimana della Caritas, il
portavoce della Commissione episcopale per la pastorale sociale e
della mobilità umana ha sottolineato che «i membri della prima comunità di Gerusalemme avevano
un cuore solo e un’anima sola.
Questa memoria, giunta fino a noi
di generazione in generazione, ci
permetta di uscire da noi stessi.
Nella prima comunità — ha aggiunto — nessun uomo viveva nel bisogno e tutto era messo in comune».
Teasing ha ricordato anche che la
Caritas Internationalis ha avviato
nel 2013 una campagna contro la
fame nel mondo, con il motto
«Una sola famiglia umana, cibo per
tutti» e che «giustamente Papa
Francesco — ha ricordato — ha ammonito contro lo scandalo mondiale di milioni di persone che ancora
oggi hanno fame». L’ente caritativo
della Chiesa promuove in questa
settimana, oltre alla colletta pubblica in tutto il Portogallo, i cui fondi
raccolti andranno a favore dei diversi progetti sociali delle Caritas
diocesane, un programma specifico
nelle diverse diocesi con convegni,
mostre, donazione di sangue.
MADRID, 3. «Cristiani laici, Chiesa
nel mondo» è stato il tema delle
Giornate dei delegati diocesani e
dei
presidenti
nazionali
dell’apostolato dei laici che si sono
svolte nei giorni scorsi in Spagna, a
Madrid.
Durante i lavori, monsignor Javier Salinas Viñals, vescovo di Mallorca e presidente della Commissione episcopale per l’apostolato dei
laici (Ceas), ha invitato la comunità
«a vivere il tempo presente come
novità, vincendo lo spirito di sconfitta che molte volte si instilla nella
nostra vita cristiana. L’impegno pastorale — ha sottolineato il vescovo
di Mallorca — bisogna viverlo come
dono e come novità», anche se ciò
non significa «chiudere gli occhi
sul lavoro che già si sta realizzando
in ciascuna delegazione o associazione». Nel corso dei lavori è stato
ricordato anche il cinquantesimo
anniversario del decreto Apostolicam
actuositatem del concilio Vaticano II.
«Dobbiamo imparare a vedere con
lo sguardo misericordioso di Dio.
Vedere dove sono i nostri punti di
forza e di debolezza — si legge in
una nota redatta al termine dell’in-
contro — ma abbiamo bisogno di
vederli tutti insieme al fine di fornire un migliore servizio alla Chiesa.
E i protagonisti di questo compito
sono le nostre associazioni e delegazioni, ma non come semplici
strutture o organizzazioni, ma come
persone che cercano di vivere la fede, essendo responsabile della missione assegnata».
Monsignor Antonio Ruiz Cartagena, direttore della Commissione
dell’apostolato dei laici della Conferenza episcopale spagnola, ha offerto un quadro dell’articolazione
dell’impegno dei laici negli ultimi
decenni, mettendo in evidenza il lavoro di coordinamento realizzato
tra le varie associazioni e i risultati
fin qui ottenuti.
Le Giornate hanno anche previsto un tempo per il lavoro di gruppo, durante il quale si è cercato di
rispondere a numerose domande,
fra queste come sviluppare una
maggiore comunione ecclesiale tra
associazioni e delegazioni o quali
attività concrete promuovere per un
coordinamento effettivo nell’impegno missionario ed evangelizzatore.
Dalle risposte date dai partecipanti
è emerso un interesse crescente per
«portare il Vangelo in ogni angolo
della nostra società, a partire dalle
parrocchie».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
mercoledì 4 marzo 2015
Messa a Santa Marta
Quando il Signore
esagera
Continuano — seguendo la quotidiana liturgia della parola — le riflessioni di Papa
Francesco sul tema della conversione.
Dopo l’invito di lunedì «ad accusare noi
stessi, a dirci la verità su noi stessi, a non
truccarci l’anima per convincere che siamo più buoni di quello che realmente
siamo», nella messa celebrata martedì 3
marzo a Santa Marta, il Pontefice ha approfondito «il messaggio della Chiesa»
che «oggi si può riassumere in tre parole:
l’invito, il dono e la “finta”». Un invito
che, come si legge nel libro del profeta
Isaia (1, 10.16) riguarda proprio la conversione: «Prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio. Lavatevi, purificatevi!», ovvero: «Ciò che voi avete dentro
che non è buono, quello che è cattivo,
quello che è sporco, deve essere purificato».
Di fronte alle sollecitazioni del profeta:
«Allontanate dai miei occhi il male delle
vostre azioni», «Cessate di fare il male!
Imparate a fare il bene», c’è chi dice:
«Ma, Signore, io non faccio il male; vado
a messa tutte le domeniche, sono un
buon cristiano, faccio tante offerte». A
costoro ha idealmente chiesto Francesco:
«Ma tu sei entrato nel tuo cuore? Sei capace di accusare te stesso nelle cose che
trovi lì?». E nel momento in cui si avverte la necessità della conversione, ci si può
anche chiedere: «Ma come posso convertirmi?». La risposta viene dalla Scrittura:
«Imparate a fare il bene».
«La sporcizia del cuore» infatti, ha
puntualizzato il Papa, «non si toglie come si toglie una macchia: andiamo in tintoria e usciamo puliti. Si toglie col fare».
La conversione è «fare una strada diversa, un’altra strada da quella del male».
Altra domanda: «E come faccio il bene?». La risposta viene ancora dal profeta Isaia: «Cercate la giustizia, soccorrete
l’oppresso, rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova». Indicazioni che, come ha spiegato Francesco,
ben si comprendono in una realtà come
quella di Israele, dove «i più poveri e i
più bisognosi erano gli orfani e le vedove». Per ognuno di noi significa: vai «dove sono le piaghe dell’umanità, dove c’è
tanto dolore; e così, facendo il bene, tu
laverai il tuo cuore. Tu sarai purificato!
Questo è l’invito del Signore».
Conversione significa quindi che siamo
chiamati a fare il bene «ai più bisognosi:
la vedova, l’orfano, gli ammalati, gli anziani abbandonati, che nessuno ricorda»;
ma anche «i bambini che non possono
andare a scuola» o i bambini «che non
sanno farsi il segno della Croce». Perché,
ha evidenziato con amarezza il Pontefice,
«in una città cattolica, in una famiglia
cattolica ci sono bambini che non sanno
pregare, che non sanno farsi il segno della Croce». E allora occorre «andare da
loro» a portare «l’amore del Signore».
Se faremo questo, si è chiesto il Papa,
«quale sarà il dono del Signore?». Egli
«ci cambierà», ha detto riprendendo la
frase in cui il profeta Isaia afferma: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; se
fossero rossi come porpora, diventeranno
come la lana». Persino di fronte alla nostra paura o titubanza — «Ma, padre, io
ho tanti peccati! Ne ho fatti tanti, tanti,
tanti, tanti!» — il Signore ci conferma:
«Se tu vieni per questa strada, nella quale io ti invito, anche se i vostri peccati
All’ambasciata di Spagna
L’ultimo Eden
«Mare ultimo Eden. La via biblica alla
sostenibilità»: è il tema dell’incontro in
programma alle 18 di mercoledì 4 marzo,
all’ambasciata di Spagna presso la Santa
Sede. In sintonia con i ripetuti appelli di
Papa Francesco al rispetto del creato,
l’incontro — che si svolge alla presenza
dell’ambasciatore Eduardo Gutiérrez
Sáenz de Buruaga — vuole essere un
contributo a risvegliare le coscienze sulla
questione della salvaguardia del mare. Ai
lavori, incentrati sulla lectio magistralis
del biologo marino Ferdinando Boero,
partecipano l’arcivescovo Vincenzo
Paglia, presidente del Pontificio
Consiglio per la famiglia, Emmanuele
F.M. Emanuele, presidente della
fondazione Terzo pilastro Italia e
Mediterraneo, e Rosalba Giugni,
presidente di Marevivo, associazione
impegnata da trent’anni in un’attività di
ricerca, protezione e sensibilizzazione
ambientale.
fossero come scarlatto, diventeranno
bianchi come neve».
Ha commentato il Pontefice: «È una
esagerazione! Il Signore esagera; ma è la
verità», perché Dio, di fronte alla nostra
conversione, «ci dà il dono del suo perdono» e «perdona generosamente». Dio
non si limita a dire: «Ma io ti perdono
fino a qui, poi vedremo il resto...». Al
contrario, «il Signore perdona sempre
tutto, tutto». Ma, ha puntualizzato Francesco chiudendo il suo ragionamento, «se
tu vuoi essere perdonato» devi incamminarti sulla «strada del fare il bene».
Dopo l’analisi delle prime due parole
proposte all’inizio dell’omelia — l’«invito», ovvero: mettiti in cammino per convertirti, per fare il bene; e il «dono»,
cioè: «ti darò il perdono più grande, ti
cambierò, ti farò purissimo» — il Papa è
passato alla terza parola, la «finta». Rileggendo il brano del Vangelo di Matteo
(23, 1-12) in cui Gesù parla degli scribi e
dei farisei, Francesco ha fatto notare che
«anche noi siamo furbi», da peccatori:
«sempre troviamo una strada che non è
quella giusta, per sembrare più giusti di
quello che siamo: è la strada dell’ipocrisia».
Proprio a questo si riferisce Gesù nel
brano proposto dalla liturgia. Egli «parla
di quegli uomini cui piace vantarsi come
giusti: i farisei, i dottori della legge, che
dicono le cose giuste, ma che fanno il
contrario». A questi “furbi”, ha spiegato
il Pontefice, piacciono «la vanità, l’orgoglio, il potere, il denaro». E sono «ipocriti» perché «fanno finta di convertirsi,
ma il loro cuore è una menzogna: sono
bugiardi». Infatti «il loro cuore non appartiene al Signore; appartiene al padre
di tutte le menzogne, a satana. E questa
è la “finta” della santità». È un atteggiamento contro il quale Gesù ha usato
sempre parole molto chiare. Egli infatti
Reso noto il programma
Papa Francesco
in visita
a Pompei e a Napoli
Giorgio De Chirico, «Il figliol prodigo» (1922)
preferiva «mille volte» i peccatori agli
ipocriti. Almeno «i peccatori dicevano la
verità su loro stessi: “Allontanati da me
Signore, che sono un peccatore!”» (Luca,
5, 8). Così, ha ricordato il Pontefice, aveva fatto «Pietro, una volta». Un riconoscimento che invece non affiora mai sulla
bocca degli ipocriti, i quali dicono: «Ti
ringrazio Signore, perché non sono peccatore, perché sono giusto» (cfr. Luca, 18,
11).
Ecco allora le tre parole su cui «meditare» in questa seconda settimana della
quaresima: «l’invito alla conversione; il
dono che ci darà il Signore e cioè un
perdono grande»; e «la “trappola”, cioè
“fare finta” di convertirsi e prendere la
strada dell’ipocrisia». Con queste tre parole nel cuore si può partecipare all’Eucaristia, «la nostra azione di grazie», nella
quale si sente «l’invito del Signore: “Vieni da me, mangiami. Io cambierò la tua
vita. Fai la giustizia, fai il bene ma, per
favore, guardati dal lievito dei farisei,
dall’ipocrisia”».
Ai piedi della Madonna del Rosario, poi tra gli abitanti di Scampia e i detenuti del carcere di Poggioreale: sono alcuni dei principali momenti della visita pastorale di Papa Francesco del prossimo 21 marzo a
Pompei e a Napoli, il cui programma è stato diffuso
oggi, martedì 3, dalla Sala stampa della Santa Sede.
Com’è noto, il viaggio si apre con una sosta nel
santuario di Pompei, dove il Pontefice giungerà la
mattina di sabato 21, proveniente in elicottero dal Vaticano, per pregare davanti alla venerata immagine
mariana.
Sempre in elicottero è poi previsto il trasferimento
nel capoluogo partenopeo, dove il Pontefice pronuncerà ben sei discorsi: il primo nel campo sportivo di
Scampia, durante l’incontro con la popolazione e le
diverse categorie sociali del difficile rione.
La celebrazione della messa avverrà alle 11 nella
centrale piazza del Plebiscito, e sarà seguita dal pranzo condiviso da Francesco con una rappresentanza dei
reclusi nella casa circondariale di Poggioreale.
Nel pomeriggio, il Papa si recherà in duomo, per la
venerazione delle reliquie di san Gennaro e l’incontro
con il clero, i religiosi e i diaconi permanenti dell’arcidiocesi.
Completano l’agenda l’appuntamento con i malati
nella basilica del Gesù Nuovo e il successivo incontro
con i giovani sul lungomare Caracciolo. Dalla vicina
stazione marittima, in Pontefice ripartirà infine in elicottero per fare rientro in Vaticano.
Per Francesco si tratta dell’ottavo viaggio pastorale
in Italia: il primo fu a Lampedusa l’8 luglio 2013, il
più recente al sacrario militare di Redipuglia il 13 settembre 2014. Prima di lui anche Benedetto XVI si era
recarono a Napoli e a Pompei, rispettivamente il 21
ottobre 2007 e il 19 ottobre 2008.
A colloquio con il cardinale Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid
Famiglia al centro
di NICOLA GORI
Famiglia, parrocchia e scuola: sono le tre
realtà sulle quali puntano i vescovi spagnoli
per realizzare una pastorale di annuncio e di
formazione alla fede. Ne parla in questa intervista al nostro giornale il presidente della
Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Valladolid Ricardo Blázquez Pérez, creato cardinale nel concistoro del 14 febbraio scorso.
incisivi. Radio María ha un raggio di azione
più ampio. Esistono inoltre in quasi tutte le
diocesi bollettini di comunicazione e di
evangelizzazione. I mezzi non mancano; ma
la ricezione da parte della società non sempre è buona.
Dopo quasi un secolo Valladolid ha un arcivescovo cardinale. Che significato ha la scelta di
Papa Francesco?
Come procede la recezione da parte della Chiesa
spagnola dei frutti del recente Sinodo dei vescovi
dedicato alla famiglia?
Nella storia della diocesi di Valladolid ci
sono stati altri tre porporati: Juan Ignacio
Moreno Maisonove, creato nel 1868, Antonio Marías Cascajares Azara, nel 1895, e José
María Cos Macho, nel 1911. Alla notizia ho
provato un sano senso di orgoglio, ma soprattutto ho espresso gratitudine al Papa. È stato un
gesto che ha unito più profondamente la diocesi al
suo vescovo. E a esprimere
la propria gioia non è stata
solo la comunità cristiana,
ma anche la società civile e
le sue autorità.
Sono convinto che la convocazione del Sinodo sulla famiglia, con l’assemblea già
svoltasi e con quella del prossimo ottobre,
sia stata una decisione giusta e provvidenziale, vista da un lato l’importanza della famiglia e dall’altro la sua situazione attuale. In
La priorità per
spagnola
è
l’evangelizzazione
ra. Che iniziative
in campo?
la Chiesa
attualmente
della cultuavete messo
Nel campo dell’evangelizzazione della cultura
dobbiamo sottolineare anzitutto la lunga serie di
mostre dedicate a «Las
edades del hombre», che si
tengono da oltre venticinque anni: la prima è stata
proprio a Valladolid. Castilla y León, come altre regioni della Spagna, ha un
ricco e prezioso patrimonio religioso-culturale. Queste mostre sono un’opportunità per
restaurarlo e mostrarlo, rispettandone la dimensione sia catechetica sia artistica. Sono
molto visitate e valorizzate. Ad aprile verrà
inaugurata una nuova mostra su «Santa Teresa de Jesús, maestra de oración» ad Ávila,
città in cui nacque cinquecento anni fa, e ad
Alba de Torres (Salamanca), città in cui morì. Anche nelle facoltà di scienze della comunicazione sono state allestite delle esposizioni. Quanto al campo più specifico della comunicazione, la Conferenza episcopale è titolare di Radio COPE e di tredici reti televisive. Sono media importanti, che vorremo fossero più chiaramente evangelizzatori e più
ampiamente e con grande speranza. La comunità cristiana si è sentita coinvolta fin dal
primo momento.
Negli orientamenti pastorali preparati nel 2013,
la famiglia, la parrocchia e la scuola sono indicati come canali privilegiati per la trasmissione
della fede. Perché questa scelta?
La Conferenza episcopale ha voluto collegare queste tre realtà fondamentali proprio
in vista della trasmissione della fede e della
formazione nella fede. Da allora ogni diocesi
o gruppo di diocesi ha avviato le proprie iniziative. In molti casi è necessario un risveglio religioso a cominciare dai bambini; allo
stesso modo si sta affrontando l’educazione
affettiva e sessuale dei ragazzi, degli adolescenti e
dei giovani. Si invitano costantemente le famiglie a
collaborare. Ogni istituzione ha una propria natura
specifica che deve essere rispettata, ma deve convergere nella trasmissione della fede.
La crisi economica pone molte sfide alla Chiesa. Come si
possono aiutare i tanti che
hanno perso il lavoro?
La prima edizione della mostra «Las edades del hombre»
allestita nel 1988 nella cattedrale di Valladolid
tutte le diocesi è un tema prioritario. Attraverso la celebrazione della festa della Santa
Famiglia, le giornate e gli incontri specifici,
il tema è al centro dell’attenzione di tutti.
Inoltre nella nostra diocesi c’è un centro di
orientamento familiare con molte attività e
buoni risultati. Ci sono movimenti apostolici
che hanno come obiettivo principale la famiglia e il matrimonio. Stiamo anche rinnovando i corsi di preparazione al matrimonio,
perché in molti casi è la stessa fede cristiana
a dover essere illuminata, rafforzata e rinnovata. Le sfide che il matrimonio e la famiglia
oggi ci pongono sono comuni alla nostra
area culturale, sociale e religiosa. Ai questionari per le assemblee sinodali si è risposto
La Chiesa è consapevole
della dura e perdurante crisi. Spesso si tratta di una
crisi cronicizzata. La Caritas, presente ovunque nelle
diocesi, è uno strumento
efficace; la società la stimola molto. Ha anche esperienze concrete nell’affrontare il problema della disoccupazione, sebbene la
sua azione s’incentri soprattutto sull’aiuto a
persone e famiglie povere e sull’educazione
all’amore e alla solidarietà. Essa si fa eco
nella società delle necessità più basilari e di
quelle più profonde. La Caritas fa parte della Chiesa. E i poveri sanno che la Chiesa sta
con loro e difende la loro causa.
Qual è la realtà delle vocazioni nella Chiesa
spagnola?
Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono motivo di gratitudine
perché ogni vocazione è come un miracolo
di Dio; ma allo stesso tempo sono una necessità pressante. Sono convinta che tra noi
attualmente si lavora molto nel campo vocazionale, ma i risultati sono scarsi. La straordinaria fioritura dei decenni passati contrasta
con la grande penuria attuale. La crescita
delle vocazioni al ministero sacerdotale non
è rilevante né stabile. La vita consacrata è
ancora più duramente colpita, nonostante vi
siano nuove fondazioni fiorenti e alcune già
esistenti che più o meno si mantengono. Le
vocazioni nascono nelle comunità cristiane
vive e nelle famiglie sane, in senso umano e
cristiano. Speriamo che l’Anno della vita
consacrata sia un’opportunità per accrescere
anche la nostra vitalità vocazionale.
Nomina
episcopale
La nomina di oggi riguarda gli Stati Uniti d’America.
Robert Walter McElroy
vescovo di San Diego
(Stati Uniti d’America)
Nato a San Francisco il 5 febbraio 1954,
dopo aver frequentato il Saint Joseph minor seminary, si è specializzato in storia
presso la Harvard University a Cambridge, Massachusetts (1975) e la Stanford
University a Palo Alto, California (1976).
Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso
il Saint Patrick seminary a Menlo Park,
California, poi ha ottenuto la licenza alla
Jesuit School of theology a Berkeley, California (1985). Infine ha conseguito i dottorati in teologia morale presso la Pontificia università Gregoriana (1986) e in
scienze politiche alla Stanford University
(1989). Ordinato sacerdote il 12 aprile
1980, per l’arcidiocesi di San Francisco è
stato vicario parrocchiale di Saint Cecilia
(1980-1982), segretario personale dell’arcivescovo John R. Quinn e cerimoniere
(1982-1985), vicario parrocchiale di Saint
Pius a Redwood City (1989-1995), vicario
generale (1995-1997), parroco di Saint
Gregory a San Mateo e consultore arcidiocesano (1997-2010). Nominato vescovo
titolare di Gemelle di Bizacena e ausiliare
di San Francisco il 6 luglio 2010, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo
7 settembre.