Amica Chips: “Non inganniamo nessuno. Trasparenti con i consumatori” Il presidente della storica azienda italiana delle patatine, Alfredo Moratti, risponde, con una lettera aperta ai consumatori, all’Antitrust che ha sanzionato di recente quattro aziende del comparto per supposta pubblicità ingannevole L’Antitrust – sulla base della denuncia da parte dell’Una-Unione nazionale consumatori (di cui avevamo parlato sul numero di ottobre 2014 – n. 308 – nella rubrica “Spigolature” ndr) – ha sanzionato per oltre 1 milione di Euro quattro grandi aziende del settore alimentare, produttrici di patatine fritte in busta: 300.000 Euro ad Amica Chips, 350.000 Euro al Gruppo Unichips (San Carlo), 250.000 Euro a Pata e 150.000 Euro a Ica Foods. Secondo l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato le quattro aziende avrebbero attribuito ad alcuni loro prodotti “attraverso diciture e immagini suggestive specifiche caratteristiche nutrizionali o salutistiche non corrette in merito alla composizione e agli ingredienti o alle modalità di trasformazione o cottura, attribuendo ai proVI aprile 2015 dotti anche vanti di artigianalità nonostante la loro natura industriale”. La sentenza ha lasciato dietro di sé un ampio strascico di polemica e ha suscitato la reazione ufficiale di una delle aziende coinvolte nella vicenda, Amica Chips S.p.a., che ha inviato, tramite il presidente Alfredo Moratti, una lettera aperta ai consumatori in risposta alla sanzione per pubblicità ingannevole ripresa da vari organi di stampa e che anche VM pubblica qui di seguito. Lettera aperta del presidente di Amica Chips ai consumatori in risposta alla sanzione per pubblicità ingannevole Cari consumatori, pochi giorni fa l’Autority sulla Concorrenza ha notificato ad Amica Chips S.p.A., azienda di cui sono presidente, un provvedimento che commina una sanzione di € 300.000,00 per “pubblicità ingannevole”. Oltre che incaricare i miei legali della difesa dell’azienda nelle sedi giudiziarie competenti, mi sono chiesto se dovessi prendere posizione in modo pubblico e ho deciso di farlo. Non posso accettare, infatti, che la mia Società venga presentata come un’impresa che inganna i propri consumatori. Né mi consola il fatto di trovarmi in “buona compagnia”, anzi: mi amareggia ancor di più, perché, al di là dell’ingiustizia sostanziale e dell’abnormità economica della sanzione, sembra che lo Stato Italiano voglia trovare qualsiasi espediente per “fare cassa”, senza preoccuparsi di colpire solo le aziende italiane, in un momento nel quale importanti competitor stranieri sono sempre più massicciamente presenti sul mercato, con confezioni di prodotto che presentano le stesse caratteristiche per le quali Amica Chips (e le altre concorrenti italiane) sono state sanzionate. Le principali marche straniere presenti in Italia, infatti, hanno una linea di patatine “hand cooked”, ossia cotte a mano. Perché non vengono sanzionate? Forse loro, a differenza di noi italiani, cuociono le patatine una per una in un tegamino, nella cucina di casa? Davvero l’Autority ritiene che il consumatore di patatine possa pensare questo nel leggere “hand cooked” o “cotte a mano” sul packaging di un prodotto industriale? Noi abbiamo provato a spiegare che si tratta di terminologia del settore convenzionalmente usata in tutto il mondo per indicare un determinato tipo di patatina, diversa da quella classica, più spessa e croccante, perché non privata dell’amido e proprio per questo sottoposta ad un diverso processo produttivo, a ciclo discontinuo e non continuo, nel corso del quale l’intervento umano è determinante. Ma no. Per i nostri burocrati il consumatore è un marziano (o non voglio dire cos’altro), che davvero potrebbe pensare che queste patatine siano cotte manualmente una ad una, pur trovandosi all’interno di una busta venduta al supermercato! Del resto, l’Autority crede anche che questo eccentrico personaggio che chiamiamo consumatore, quando vede un pacchetto di patatine che raffigura, accanto alle chips, anche una coscetta di pollo o un hamburger e si chiama “Pollo roasted” o “Chipsburger”, pensi di trovare nel pacchetto dei pezzi di pollo o hamburger e non delle patatine aromatizzate a quel gusto! Va bene, proveremo a prendere “il consumatore” per mano e a spiegargli per filo e per segno quello che troverà in un pacchetto di patatine: ma, attenzione, non potremo mai dirgli che una determinata patatina ha il 20% di grassi in meno rispetto a quelle tradizionali, anche se l’informazione è vera! Perché è vietatissimo! Se ha il 30% in meno va bene, ma se è il 20% deve rimanere un segreto! La verità è che i consumatori che continuano a premiare i nostri prodotti con le loro scelte d’acquisto sono perfettamente consapevoli delle loro scelte: a loro va la mia stima e gratitudine. Sempre che l’Autority non pensi che siano concetti troppo complessi da capire… Alfredo Moratti
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