Ambiente, Consumo e Produzione Sostenibile

DISCUSSION PAPER
Piattaforma “Ambiente, Consumo e Produzione Sostenibile”
Opportunità di confronto costruttivo e di collaborazione con progetti concreti sulle tematiche più
attuali e rilevanti (material) in una prospettiva di valore condiviso e coesione sociale
Per avvicinarsi agli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita smart, sostenibile e
inclusiva occorre l’impegno e la collaborazione di una pluralità di attori-stakeholder a partire dai
cittadini, la cui maggioranza già oggi è consapevole dell’opportunità di poter esercitare un ruolo
primario, attraverso le proprie decisioni d’acquisto, nell’influenzare in senso più sostenibile le
attività delle imprese, come evidenziato dalla recente ricerca della Commissione UE sulla fiducia
nei confronti del sistema imprenditoriale (Eurobarometer 363, 2012).
Inoltre l’influenza dei cittadini si può esplicare non solo individualmente attraverso gli effetti
aggregati dei loro comportamenti, ma anche come stakeholder collettivo impegnando le
associazioni di consumatori e ambientaliste verso le imprese in un confronto aperto e
collaborativo, che sempre più frequentemente può avere come sbocco la definizione congiunta di
obiettivi aziendali e di iniziative di sostenibilità (esempi: campagna Climate Savers WWF con
Sofidel; Nespresso Sustainable Advisory Board con partecipazione di Fairtrade, Rainforest Alliance,
Fair Labor Association).
Grazie anche agli incontri preliminari ad oggi effettuati con alcuni esperti, sono state identificate
cinque tematiche specifiche che si prestano alla collaborazione multi-stakeholder.
1. Innovazione sostenibile di prodotto basata sull’intero ciclo di vita
Il product creation process, che fino a poco tempo fa si svolgeva prevalentemente nell’ambito
aziendale dei laboratori e delle funzioni di marketing (con qualche apertura alle Università), a
seguito dell’affermarsi dei nuovi paradigmi del life cycle thinking ad inizio anni 2000 e dell’open
innovation in rete, si è aperto a nuove opportunità di collaborazione tra gli stakeholder nella ricerca
di Impronte Ecologiche dei prodotti con sostanziale riduzione degli impatti sull’ambiente.
Numerose e promettenti sono le iniziative di partnership già avviate nelle diverse fasi del life cycle
in particolare, scorrendo il ciclo di vita “dalla culla alla tomba”:
o
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a monte, per la supply chain, nel settore alimentare sono particolarmente diffuse forme
di collaborazione con i produttori per migliorare qualità, produttività e sostenibilità (esempi:
Barilla per grano duro, Illy per caffè; Unilever per tea; Nestlé per cacao). Ma anche per altre
materie prime come legno e cotone ci sono numerose iniziative per ridurre gli impatti
ambientali (esempi: Ikea acquista il 40% del legno con certificazione FSC e il 70% del cotone da
piantagioni certificate BCI per ridurre i consumi di acqua, fitofarmaci e fertilizzanti);
o
nel corso del ciclo di vita non solo il prodotto, ma anche l’imballaggio nel settore del
largo consumo può essere oggetto di iniziative collaborative e significativi impegni (esempi:
Green Paper e Protocol di European Organization on Packaging and the Environment frutto di
dialogo tra industria, distribuzione, istituzioni, ambientalisti; l’eliminazione da parte di Ikea
dall’imballaggio prodotti di polistirolo e PVC, e la collaborazione con TetraPack per il riciclo dei
materiali poliaccopiati);
o
più a valle, nell’attività compresa sotto la voce logistica, l’intermodalità rappresenta
un’area elettiva di sperimentazione collaborativa per le aziende del largo consumo e della
distribuzione al fine di ridurre i costi di trasporto, contenere le emissioni e colmare il gap di
competitività verso altri paesi per l’eccessiva dipendenza dalla gomma (esempio: iniziativa GS1Indicod-Ecr).
2. Comunicazione trasparente della sostenibilità per informare e incoraggiare l’adozione di stili
di vita più responsabili
Nel momento in cui gli attributi di sostenibilità di prodotti e servizi stanno acquistando una
crescente importanza nell’orientare le scelte di acquisto dei consumatori, diventa ancora più
cruciale assicurare trasparenza, adeguatezza e integrità nella comunicazione delle informazioni
relative sia alle loro prestazioni ambientali, ma anche agli effetti provocati nelle fasi di preparazione
e di fruizione/consumo.
Una esigenza sentita come prioritaria dalla Commissione UE, che, nella Comunicazione 2013/196
sulla Creazione di un Mercato Unico per i Prodotti Verdi, indica i Principi di una comunicazione
trasparente degli attributi e delle prestazioni ambientali dei prodotti e dei servizi, per tutelare da
pratiche scorrette la fiducia dei consumatori e una equilibrata concorrenza sul mercato. La
realizzazione di una Guida pratica di questi Principi, per diffondere una nuova cultura della
sostenibilità nella professione pubblicitaria, si presta a una collaborazione multi-stakeholder
(esempio: iniziativa Sodalitas con UPA e IAP). Inoltre la Commissione ha proposto anche una
metodologia basata sull’intero ciclo di vita per misurare e comunicare l’impronta ambientale di
prodotti e organizzazioni, facendo appello/Call alla partecipazione volontaria di imprese e
stakeholder per lo sviluppo della fase pilota di regole volte a determinare l’impronta ambientale di
categorie specifiche di prodotti Product Environmental Footprint Category Rules-PEFCR, (ad oggi
detersivi, cuoio, equipaggiamenti IT, pitture decorative, batterie e accumulatori, cancelleria….) e
settori
Organization Environmental Footprint Sector Rules-OEFSR (distribuzione, prodotti
metallurgici). La partecipazione di soggetti italiani a questa prima fase di progetti pilota è stata
scarsa e sarebbe auspicabile una svolta in occasione della nuova Call, focalizzata su Alimentari e
Bevande, che la Commissione UE lancerà nel gennaio 2014.
Le indicazioni della Direttiva UE Unfair Commercial Practices a tutela dei consumatori più vulnerabili
sono state recepite con la iniziativa volontaria EU Pledge di imprese alimentari leader –Ferrero, San
Carlo, Nestlè, Unilever, Danone, ….- che, per contrastare il dilagante fenomeno dell’obesità e
supportare i genitori nell’educare i figli verso diete bilanciate e stili di vita più sani, si impegnano a
modificare il modo in cui comunicano pubblicitariamente ai bambini, ponendo dei limiti all’utilizzo
di media con una ampia audience sotto i 12 anni.
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3. Gestione sostenibile della catena di fornitura
Dagli iniziali processi guidati eminentemente dai grandi committenti nei confronti delle PMI
subfornitrici, richiedendo la sottoscrizione dei propri codici etici e il controllo del rispetto di criteri
sociali e ambientali, si sta passando ad approcci più condivisi e multi-stakeholder con crescente
supporto da parte delle grandi alle piccole imprese nello sviluppo delle competenze volte a
migliorare l’impronta ecologica del segmento a loro affidato.
o L’intervento attivo e costruttivo di imprese, Istituzioni, società civile e sindacati può favorire
approcci di filiera (esempi: in Toscana il progetto Felafip del distretto conciario; a Parma la
certificazione SA 8000 per migliorare la qualità della food chain del prosciutto in collaborazione
con la Camera di Commercio);
o Sempre un approccio di filiera, con l’importante contributo delle associazioni, viene adottato
dal tavolo di lavoro per la riduzione degli sprechi alimentari costituito in ambito GS1-IndicodEcr. L’obiettivo è di identificare processi e best practice per prevenire le eccedenze alimentari
(ad esempio la campagna “United Agaist Waste” lanciata da Unilever, Sodexo, Whitebread)
puntando su 5 principali assi di azione: coinvolgimento dei dipendenti, progettazione più
sostenibile, semplificazione di gamma, maggior accuratezza previsioni, misurazione e interventi
correttivi.
4. Processi produttivi sostenibili e a basso impatto ambientale
C’è un ampio terreno di confronto con le Istituzioni e altri stakeholder, interessati a un dialogo con
le imprese sui processi produttivi: comunità locali, autorità sanitarie e sindacati, associazioni
ambientaliste e consumatori, preoccupati per le loro ricadute su salute e ambiente. In particolare
la Commissione UE ha dimostrato un forte impegno nel Piano di Azione Produzione e Politiche
Industriali Sostenibili (COM2008/397) a favore della Lean Production, facendo leva su una pluralità
di strumenti volti a promuovere “processi produttivi eco innovativi” per un impiego più efficiente
delle risorse, sostenere l’”eco innovazione” attraverso nuove tecnologie emergenti, (esempi:
L’iniziativa di Legambiente in collaborazione con imprese –ENI, Novamont, Solvay…- e Università
per promuovere la Chimica Verde per una Bio-based Economy, ottenendo dalla trasformazione
della biomassa, con riduzione delle emissioni e tutela degli ecosistemi agricoli, delle materi
plastiche meno tossiche, rinnovabili anche annualmente, biodegradabili. Le imprese associate di
CEPI-Confederation of European Paper Industries (il 5° settore più energivoro al mondo) hanno
costituito un team di scienziati e manager per far fronte con innovazioni tecnologiche precompetitive alle crescenti pressioni per una sostanziale riduzione di consumi di risorse ed emissioni.
La rivoluzionaria soluzione prescelta consiste nell’ottenere la separazione delle fibre con un
processo bio-chimico, invece che meccanico/triturazione o di cottura ad alte temperature,
utilizzando solventi eutettici generati dagli alberi stessi, senza usare acqua, riducendo del 40%
l’energia primaria e producendo anche interessanti sottoprodotti per l’industria chimica.)
Altre iniziative del Piano di Azione sono: rivedere il Regolamento EMAS per facilitare la
partecipazione delle PMI, estendere la Direttiva di ”progettazione ecocompatibile” ed anche
incoraggiare “appalti pubblici verdi” con maggiore attenzione agli aspetti ambientali.
Un terreno di confronto di particolare interesse è rappresentato dalle opportunità aperte dagli
albori della III Rivoluzione Industriale, che determina profonde trasformazioni non solo del sistema
produttivo, ma anche del business model e della struttura organizzativa, favorendo la riduzione
della distanza tra la produzione e un cliente maggiormente coinvolto. Elementi chiave sono la
digitalizzazione dei processi produttivi, stampanti tridimensionali 3D/additive manufacturing,
moltiplicazione dei sensori e robot più facili da usare, nanotecnologie e nuovi materiali, il cui
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impatto cumulativo può anche consentire il ritorno di alcune produzioni dai paesi a basso costo a
quelli di più antica tradizione industriale. Una rivoluzione che non è riservata alle grandi imprese,
ma è ormai alla portata delle PMI, favorendo il potenziamento e l’interazione delle Reti di Impresa
anche con processi di redistribuzione del lavoro. In questo contesto sta emergendo anche il
cosidetto social manufacturing con una abbondanza di servizi online e stampanti 3D che servono
comunità di utenti, per accelerare la realizzazione di prototipi digitali tridimensionali di prodotti più
personalizzati, produrre economicamente piccoli lotti, ridurre i trasporti dei componenti fabbricati
localmente
5. Consumatore e fruizione responsabile e sostenibile del prodotto
Promuovere uno sviluppo economico sostenibile rivolto alla protezione del contesto ambientale e
sociale richiede anche la crescita di una conoscenza condivisa dei principi sottostanti e di una
sensibilità individuale dei cittadini, che ne indirizzi i comportamenti verso modelli di consumo
quotidiani per i quali il risparmio energetico, il recupero come il riciclo o lo smaltimento di prodotti,
rifiuti e imballaggi divengano pratica consolidata.
Campagne organiche per trasferire conoscenze, indicare best practices, indirizzare i consumi verso
modelli di maggiore sostenibilità e minor impatto ambientale possono sollecitare e facilitare
l’impegno anche del singolo individuo, trasformando i principi in pratiche comportamentali
quotidiane di consumo “virtuoso”. I cittadini, come visto in premessa, sono ben consapevoli del
ruolo positivo, da protagonisti, che possono svolgere attraverso responsabili scelte di acquisto.
Diversi stakeholder chiave - Istituzioni, imprese, associazioni consumatori e ambientali - sono ben
consapevoli dell’importanza di contribuire con le proprie conoscenze e competenze a questo
processo di empowerment di cittadini-consumatori responsabili, di transizione dalla conoscenza
alla coscienza. Il loro impegno si traduce in significative campagne di sensibilizzazione e
coinvolgimento. Il tema alimentazione in particolare ha attirato una molteplicità di iniziative con un
grande impatto potenziale (Barilla Center for Food & Nutrition), indirizzandosi anche verso ambiti
particolari come scuole, luogo di lavoro (Workplace Health Promotion di Regione Lombardia) e
comuni (Isole CRESCO di Fondazione Sodalitas).
Un altro ruolo importante può essere svolto dall’offerta di servizi ad alti contenuti di sostenibilità,
che facilitano il passaggio dalla proprietà esclusiva dei prodotti ad un approccio di condivisione,
come bike e car sharing, spazi di uffici in coworking.
Anche la distribuzione organizzata attraverso le sue scelte di assortimento può mettere in evidenza
valori di sostenibilità (esempio: decisione di Ikea di vendere solo lampade LED e pile ricaricabili).
FONDAZIONE SODALITAS
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