Tre Medici vanno in tribunale e il giudice condanna

Sentenza della sezione del lavoro contro il mancato riconoscimento
dei subentri negli ambulatori dal 2012
Tre Medici vanno in tribunale e il giudice
condanna l'Ulss 22
Lavoravano al posto dei colleghi in pensione pagando in proprio segreteria e
collaboratori: ora l'Azienda dovrà risarcire 55mila euro più le spese
Tre medici di famiglia fanno causa all'Ulss 22 di Bussolengo per vedersi riconosciuto il
diritto al subentro a colleghi andati in pensione, come previsto dalla medicina associativa.
E vincono. Con sentenza del 13 aprile, numero 224/2015, il giudice Michele Maria Benini,
della sezione Lavoro del Tribunale di Verona, condanna infatti l'Ulss 22 a risarcire i medici
Marco Righi, Malecka Bozena e Alireza Rakhshan, pagando loro indennità professionali e
per i collaboratori di studio per un totale di oltre 55mila euro. A carico dell'azienda
sociosanitaria anche le spese per la causa. Per conoscere le motivazioni alla base della
decisione del giudice, però, bisogna attendere 60 giorni. Righi, Bozena e Rakhshan sono
subentrati nel 2012 a medici pensionati e da allora garantiscono ai cittadini gli stessi
standard di cure erogati prima: apertura degli studi almeno sette ore giornaliere,
assistenza a pazienti degli altri medici del gruppo, segreteria di accoglienza, raccolta
referti, servizio impegnative, prenotazioni e informazioni. Per tenere tutto, e non licenziare
il personale, i tre medici hanno pagato di tasca propria gli stipendi. Ma dal 2012 la
direzione generale dell'Ulss 22 non ha più riconosciuto i subentri, «come fatto in
precedenza, come succede in tutte le Ulss e come previsto dalle norme», sottolinea il
fiduciario Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) per quest'area,
Guglielmo Frapporti. Visti i pensionamenti e senza i subentri, la medicina di gruppo
rimaneva senza il numero minimo di tre medici, come da disposizioni nazionali e regionali,
e avrebbe dovuto chiudere. «I medici hanno cercato di dialogare con l'Ulss 22, ma hanno
sempre trovato porte chiuse», spiega Frapporti. «Non è rimasto che ricorrere al tribunale
ed è stata necessaria una sentenza per fermare il direttore generale Alessandro Dall'Ora,
che di fatto da tre anni stava disgregando le medicine di gruppo dei medici di famiglia
nonostante le norme nazionali e regionali». Aggiunge il segretario provinciale Fimmg,
Lorenzo Adami: «Avevamo chiesto al presidente della Regione Luca Zaia d'inviare gli
ispettori e non l'ha fatto. È dovuta intervenire la magistratura del lavoro per rendere
giustizia ai medici e ripristinare la legalità nell'Ulss 22. Forse questo è solo l'inizio». Dal
canto suo, Dall'Ora rimarca che si tratta di una sentenza di primo grado e dichiara di
attendere le motivazioni del giudice prima di qualsiasi altra mossa o commento. «Siamo a
una tappa del percorso, aspetto di leggere le motivazioni e poi deciderò il da farsi», dice il
direttore generale dell'Ulss 22, «ora non mi sembra corretto dire di più». Intanto nel
Veneto le Ulss si stanno attivando per favorire la riorganizzazione sanitaria di base nel
territorio, facendo quasi scomparire la figura del medico che lavora da solo. Ma nell'Ulss
22 oltre il 60 per cento dei medici di famiglia lavora ancora così. «Oggi non è più
sostenibile, il mondo delle cure è cambiato», prosegue Frapporti. «Un medico riceve in
media 50 persone al giorno e ogni operazione va tracciata. Con un medico la qualità non è
più possibile. Dall'Ora, però, pare voglia far tornare la medicina di famiglia al passato». Per
questo, secondo la Fimmg, la decisione del tribunale di Verona rappresenta un punto
fermo, che fa testo a fronte di possibili analoghe situazioni. Ma soprattutto è una decisione
che riaccende il dibattito su quale sanità costruire nel territorio. «Non sono solo questioni
sindacali, si tratta di favorire un dibattito civile sui servizi sanitari», conclude Frapporti.
«Cresce la domanda di cure, dopo la chiusura degli ospedali e la riduzione dei tempi di
degenza, ma è necessaria una riorganizzazione del sistema, mettendo al centro i bisogni
dei cittadini».
L’Arena 16 Aprile