>> ATTUALITÀ / TENDENZE LA MAGGIOR PARTE DEL VOLUME E DEL VALORE IN POCHE DOP E IGP di Stefano Sequino Qualche “corazzata” enoica (Dop «Prosecco» in cima alla classifica) a tirare le fila della produzione e dell’export. La strategia è aggregare l’offerta 26 N el 2013 l’export enoi co ha raggiunto nu meri da record ma a trainare il mercato e le perfor mance del settore sono in realtà pochi vini Dop e Igp. Anzi 10 (su 521 riconosciute!) che, stando ai dati Ismea, rappre sentano la gran parte della su perficie vitata e della produzio ne vitivinicola. Differenziando tra Dop e Igp, c’è da sottolineare che le prime 10 denominazioni di origine rappresentano il 46% della pro duzione potenziale e tra que ste, in cima alla classifica, do mina la “co razzata” «Prosecco» che da sola conta il 12% del totale e ol tre il 7% del vi gneto idoneo alla produzione di vini Dop. Anche per quanto riguarda la produzione certificata dagli Enti terzi incari cati, le prime dieci Dop “co prono” il 42% della produzione certificata com plessiva che nel 2013 ha oltre passato i 12,5 milioni di ettolitri (+3% rispet to al 2012). Oltre alla Dop «Prosecco» (14,6% con oltre 1,82 milioni di ettolitri), tra le prime cinque posizioni sono presenti le Dop «Montepulciano d’Abruzzo» (7,2%), «Chianti» (6,2%), «Asti» (5,9%) e «Conegliano Valdobbiadene» (4,4%), tra l’altro le uniche (oltre alla Dop «Sicilia») che registrano una produzione potenziale di oltre mezzo milione di ettolitri. Un altro dato interessante è re lativo ai volumi imbottigliati: le stesse cinque Dop sono le pri me (e nello stesso ordine) an che per quanto riguarda la pro duzione imbottigliata nel 2013, il 39% del totale. Stesso discorso per le Igp: stan do alle rilevazioni Ismea, le pri me dieci produzioni (su 118 ri conosciute) rappresentano ad dirittura il 75% della produzione potenziale e in cima alla classifica si collocano l’Igp «Terre Siciliane» (18%) e «Ve neto» (12%) seppure, in termi ni di superficie vitata, anche l’Igp «Salento» ricopre un peso rilevante, pari ad oltre l’8%. Chi sale e chi scende Secondo i dati Ismea, la mag giore e sostanziale affermazio ne su base annua in termini di vigneto è segnata dalla Dop «Prosecco», + 24% (15.540 ettari) nel 2012, numeri che tra l’altro appaiono ancor più stra ordinari se si considera che le superfici vitate rivendicate per la produzione delle altre princi pali Dop e Igp (a parte una leg gera crescita territoriale della Dop «Montepulciano d’Abruz zo») hanno registrato una ten denziale flessione. In particolare, sono le Igp a su bìre un netto calo in termini di rivendicazione, a partire dalla Igp «Emilia» (26,5%) e dalla Igp «Veneto» (23%) per poi proseguire con le Igp «Marca VIGNEVINI n.9 settembre 2014 ATTUALITÀ / TENDENZE << Trevigiana» (13%) e «Salento» (8,5%), fenomeno che potreb be essere stato influenzato dal l’avvio – al 1° agosto 2012 – del sistema di controllo affidato agli Enti terzi di certificazione anche per le produzioni ad Indi cazione geografica. Sempre in termini di vigneto, l’Igp «Terre Siciliane» ha eredi tato le superfici vitate (attual mente pari a 34.065 ettari) iscritte alla ex Igp «Sicilia» (poi “promossa” a denominazione di origine) che oggi conta poco meno di 12 mila ettari per una produzione di vino certificata – secondo i dati dell’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia – pari a 161.260 ettolitri, sol tanto il 26% della produzione potenziale. Stesso discorso per quanto ri guarda la produzione di vino, potenziale e certificata: la Dop «Prosecco» e la Dop «Montepulciano d’Abruzzo» sono tra le denominazioni che, nel corso dell’ultimo anno, hanno trainato il settore, con un volume di vino certifica to nel 2013 rispettivamente pari a 1,82 (+27% su base an nua) e 0,9 (+27,4% su base annua) milioni di ettolitri. Per quanto riguarda il volume imbottigliato, invece, la Dop «Prosecco» – sempre secondo Ismea – si conferma anche per questo indicatore in cima alla topten dato che quasi tutta la produzione certificata nel corso dell’anno 2013 è stata confe zionata (+24,6% su base an nua); crolla invece l’imbotti gliamento del vino Dop «Monte pulciano d’Abruzzo», 16,5% su base annua. Relativamente ai volumi confe zionati in baginbox, i dati VIGNEVINI n.9 settembre 2014 Ismea confermano che l’alter nativa alla bottiglia (troppo spesso confusa con il brick) an cora non convince, nonostante l’apprezzamento del “boxed wine” da parte di alcuni merca ti esteri e, in particolare, quelli del Nord Europa e Australia: soltanto lo 0,5% del vino Dop imbottigliato, infatti, pari a po co più di 57 mila ettolitri, è sta to confezionato in baginbox (per lo più Dop «Soave» e «Pie monte») mentre, nel caso delle tipologie Igp (in particolar mo do le Igp «Terre Siciliane», «To scana» e «Venezia Giulia»), i volumi salgono a oltre 210 mila ettolitri, il 2,5% della produzio ne imbottigliata. Quali strategie di (ri)organizzazione della piramide qualitativa I numeri parlano chiaro e con fermano una tendenza già nota: davanti ad una “costellazione” di piccole e medie produzioni “territoriali” che (da sole) non influiscono sull’andamento dei numeri, il fronte commerciale del vino certificato e confezio nato è sostenuto (in termini di volumi e di fatturato) da poche bigproductions; in cima alla li sta la Dop «Prosecco» e l’Igp «Terre Siciliane» che contano (da sole) addirittura il 30% del la produzione potenzialmente rivendicabile Dop e Igp e il 27% di quella imbottigliata. E non a caso, la questione è ciclicamente dibattuta tra gli addetti ai lavori, alcuni dei quali (più “riformatori” di altri) non escluderebbero l’ipotesi di un “taglio” delle Dop e Igp con siderate non competitive né rappresentative del comparto, favorevoli magari ad una fusio ne delle aree geografiche e del le produzioni vitivinicole, Ro magna o Falanghina del Sannio style, Dop “ombrello” che han no scalzato le più piccole pro duzioni enoiche presenti a livel lo territoriale. In effetti l’aggregazione dell’of ferta consentirebbe di raggiun gere una “massa critica”, con dizione necessaria (seppure non sempre sufficiente) per ac quisire maggiore riconoscibilità (di un territorio spesso più am pio), competitività ed un mag giore potere contrattuale, in particolare riguardo alla Gdo. Lo stesso “sistema Prosecco”, che oggi colleziona numeri da record, deriva da una strategia di concentrazione che – me diante il riconoscimento della Doc ed il contestuale passaggio a Docg delle preesistenti sotto zone storiche appartenenti alle Doc «Conegliano Valdobbiade ne» e «Colli Asolani» – è andata ad assorbire il bacino produtti vo delle produzioni ad Igt che prevedevano la tipologia varie tale Prosecco. In altri casi – come in Sicilia – è possibile accostare al nome della Dop il nome dell’unità ge ografica più ampia (previsto dal Reg. (CE) 607/2009), nel caso specifico corrispondente al no me della Regione nel rispetto degli specifici disciplinari di produzione. 27 >> ATTUALITÀ / TENDENZE Quali riflessioni È evidente che negli ultimi an ni sono state diverse le strate gie adottate a livello territoria le da produttori e Consorzi di tutela per cercare di riorganiz zare la struttura della piramide territoriale e qualitativa, stra tegie spesso finalizzate – me diante l’aggregazione dell’of ferta – a ridurre gli effetti del l’eccessiva frammentazione delle (spesso micro) produzio ni Dop e Igp, spesso caratteriz zate da pregevoli caratteristi che qualitative e dall’utilizzo privilegiato di varietà autocto ne, semplificando, nel con tempo, il messaggio diretto al consumatore. Per quanto riguarda l’ipotesi del “taglio” tout court delle Dop 28 e Igp riconosciute (e protette) a livello UE, è quindi possibile evitare la cancellazione (seppu re prevista dal decreto legislati vo 8 aprile 2010, n. 61 nel caso le produzioni siano state riven dicate – sulla media degli ulti mi tre anni – in percentuale in feriori al 35% della superficie vitata totale per le Docg, 20% per le Doc e 10% per le Igp) mediante l’attuazione di strate gie alternative. Tra l’altro, nella ricerca di una maggiore competitività, vale la pena riflettere, oltre che sugli effetti della “concentrazione” delle produzioni vitivinicole in poche Dop e Igp particolarmen te competitive sul mercato, an che sull’aggregazione (funzio nale) delle imprese vitivinicole – potenzialmente in grado di migliorare le performance del l’impresa generando, nel con tempo, economie di scala – obiettivo raggiungibile median te, ad esempio, l’applicazione di modelli organizzativi come network e jointventure. l VIGNEVINI n.9 settembre 2014
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