AL 48 .Alessandria e provincia STAMPA .LA DOMENICA 23 MARZO 2014 gg Dossier/ Immigrazione g I 40 profughi nel “limbo” dell’Ostello Arrivati dall’Africa subsahariana, staranno qui una settimana prima di essere smistati in tutta la provincia VALENTINA FREZZATO MIRIAM MASSONE Dai 20 gradi di Lampedusa ai 9 di Alessandria: un’altra Italia si sono trovati di fronte i 40 profughi che ieri mattina hanno riaperto gli occhi dopo la loro prima notte trascorsa all’ostello di Santa Maria di Castello. Alle 12 si affacciano dalle stanze. Stanno tutti bene, solo un brutto mal di denti per uno di loro: un’infermiera (a disposizione uno staff di medici e paramedici di Croce Rossa, Asl e ospedale) gli sporge una bustina di antidolorifico. E mezz’ora dopo il giovane malese già mangia la sua prima pastasciutta. Arrivano da Mali, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Ghana, Guinea e Liberia. Sono tranquilli, silenziosi, stanchi, ma né denutriti né malati, forse «graziati» dall’aver scampato il Cie (centro di identificazione ed espulsione). A Lampedusa ci sono solo sbarcati, dalla Libia. Poi il volo per Caselle e l’approdo a bordo di un bus della polizia, nella serata di venerdì, ad Alessandria, con ai piedi infradito di carta, indosso t-shirt consumate e in mano solo un biglietto col numero di riconoscimento: il commissario capo Samuele Rossi li mette in ordine con professionalità impeccabile, ma senza sentimento. A quello ci pensa dopo l’equipe della prima accoglien- Stanno bene, anche perché hanno evitato il terribile passaggio nel Cie di Lampedusa za, il sorriso di Vanda Manieri (dell’Ipab Borsalino), la dolcezza di medici e infermiere. Il comando dell’operazione è della Prefettura. Ci sono soltanto uomini. S’infilano nelle camerate dell’ostello e si abbandonano al sonno. Il primo momento di socializzazione è il pranzo, il giorno dopo: ieri. A controllare che arrivi a destinazione, c’è anche la direttrice della casa di riposo Borsalino, Anna Pagella, che nella scelta dei piatti ha un occhio di riguardo alle varie nazionalità dei nuovi ospiti: «Si cerca di andare incontro ai gusti di tutti: a pranzo spaghetti al pomodoro, poi pollo arrosto perché sono ragazzi giovani. Alla sera invece tentiamo di dare qualcosa che si avvicini di più alla loro dieta: riso al vapore con spezzatino». La cucina del Soggiorno Borsalino serve, ogni giorno, trecento persone, quindi sono abituati ai grandi numeri, «ma qui - aggiunge la Pagella - servirebbe una cucina da campo». Peccato che quella della Protezione Civile non passi attraverso le colonne del chiostro. La logistica funziona, ma alcuni intoppi nella gestione sono evidenti: «L’ostello non può essere e non deve diventare centro di prima accoglienza. Se si è schiavi dell’emergenza che non c’è, si rischia lo diventi - commentano Giorgio Abonante, capogruppo del Pd, e l’assessore al Welfare, Mauro Catteneo, reduci dalla visita all’ostello - : ottima la rete di operatori intervenuta subito. La burocrazia invece si è mossa tardi». Soltanto 24 ore prima è partita la macchina organizzativa che por- L’arrivo e il pranzo A sinistra la prima pasta dei profughi all’Ostello, a destra un immigrato, l’altra notte, mostra il numero di riconoscimento e sotto lo staff serve i piatti di spaghetti [FOTO ALBINO NERI] Novi pronta per il «progetto emergenza» “Mercoledì a Il Giglio arriveranno 22 rifugiati” GINO FORTUNATO NOVI terà tra una settimana allo smistamento dei profughi in tutta la provincia. Ad Alessandria non dovrebbe restare nessun nordafricano. E se così fosse, l’unico a tirare un sospiro di sollievo sarebbe Riccardo Molinari, segretario provinciale della Lega: «Lo Stato non è in grado di offrire aiuti sufficienti alle nostre famiglie in difficoltà e tantomeno di aiutare il Comune di Alessandria a risollevarsi dalle sue difficoltà economiche». Ma forse nemmeno i profughi, potendo scegliere, si fermerebbero ad Alessandria. Ecco la mappa dell’ospitalità DaOviglioaSpinetta,finoaStazzano 1 Nelle prossime settima- ne, i 40 profughi verranno smistati nelle varie strutture interpellate dalla Prefettura (che riceveranno 30 euro al giorno per ogni ospite): fino a venti potrebbero andare alla Coop Scata, due alloggi per una dozzina di persone sono a disposizione della Coopera- tiva Senape, mentre Villa Stazzano ha dato disponibilità a partire da martedì. L’associazione Cambalache ha liberi 4 alloggi a Spinetta, la Coompany a Oviglio potrà ospitare 10 persone ma non prima di 60 giorni; stessi tempi per la Comunità San Benedetto, disponibile per 10 profughi. [V.F.] Novi e il suo territorio rispondono al «Progetto emergenza» avviato dal ministero dell’Interno, con la pronta disponibilità ad accogliere 52 rifugiati, di cui 22 da inserire al centro «Il giglio» di via Oneto e 30 a Stazzano, nella residenza «La villa». L’arrivo del primo nucleo è previsto mercoledì mattina a Novi e subito dopo altri si insedieranno a Stazzano in modo graduale. «A Novi la struttura del Giglio ospiterà al massimo 22 persone - conferma l’assessore alle Politiche sociali, Felicia Broda - proprio per far fronte agli ultimi sbarchi di questi giorni in Sicilia. Non sappiamo ancora quale sarà lo status degli ospiti: se profughi, rifugiati o migranti. A differenza di quanto accadde l’ultima volta che si presentò una situazione simile, ovvero quan- Le testimonianze do la Regione ci avvisò all’improvviso creandoci imbarazzo e difficoltà, questa volta si parte col piede giusto. Il piano di accoglienza predisposto dalla Prefettura ha funzionato e abbiamo avuto il tempo di predisporre la struttura, pensando anche all’inserimento degli ospiti. Intanto dovremo valutare la composizione dei nuclei familiari. Mentre per i rifugiati dalla Libia, a parte gli ultimi tempi, ci siamo occupati solo di persone di sesso maschile, questa volta dovrebbero esserci anche coppie con figli. Saranno tutti avviati verso un percorso per apprendere la lingua, favorire l’orientamento, consolidare il loro status per utilizzare i servizi del territorio». Anche questa volta si penserà ad inserire i rifugiati nel mondo del lavoro, attraverso tirocini con cooperative, case di riposo e imprenditori. I fondi, però, sono garantiti sino al 30 giugno. I «LIBICI» DEL 2011 KariminfugadalladittaturadelGambia “Ilmiosognoperilfuturoqui?Lostudio” Abubakar invece in Mali ha fatto la Football School «So giocare a calcio» Davanti ai primi spaghetti al sugo della loro vita («pasta italiana» dice Wanda del soggiorno Borsalino, mentre pesca mestolate dai mini container), Karim e Abubakar rivelano le loro speranze e raccontano la loro Odissea. Solo ventiquattro ore prima erano al largo su una «carretta del mare» poi approdata a Lampedusa: «Terrible - dice in perfetto inglese Karim Drammeh, 19 anni, del Gambia -. Sono state quasi 50 ore di viaggio, durissimo per me che non ero mai salito su una barca prima. Mi sono sentito male, il mare era agitato e ho vomitato più volte. Ho avuto paura, perchè sapevo che era tutto molto rischioso». Ha lasciato la sua famiglia in quella porzione d’Africa dove si nasce orfani del futuro: «Mio papà è morto, per questo siamo così poveri, lì sono rimasti i miei tre fratelli e mia mamma». Karim non poteva andare a scuola e «nel mio Paese il lavoro non c’è»: i due terzi della popolazione vive sotto la soglia di povertà, acuita da una spietata dittatura. «Per questo sono partito: per raggiungere l’Italia dove voglio rimanere per studiare e dare la possibilità alla mia famiglia di raggiungermi». La sua ambizione è quella di approfondire lo studio di «information technology». Altrettanto grandioso il sogno di Abubakar, 19 anni anche Jhon ora è un pastore evangelico A tre anni di distanza dalla prima ondata migratoria (in quel caso dalla Libia), molti di quei profughi hanno lasciato Alessandria, e pure l’Italia. La maggior parte ora è in Germania, inclusa la coppia di sposi «sbarcata» all’Ostello di Santa Maria di Castello, con la donna incinta. Anche Gift e Tope hanno avuto un figlio, ma di loro non si hanno più notizie. Il carismatico Jhon, nigeriano che ottenne lo status di rifugiato politico, è diventato un pastore evangelico. E poi c’è il cingalese Fazlumiah Mohamed, cuoco provetto al ristorante indiano Swagat. Altri purtroppo sono in città a elemosinare. [M.M.] 1 Abubakar, 19 anni, dal Mali Karim, 19 anni, del Gambia lui: «Mi piacerebbe fare il calciatore: nel mio Paese ho frequentato anche la Football School». Arriva dal Mali dove è in corso una sanguinosa guerra civile. Nel ricordarla il suo sguardo si spegne: riesce a riaccendersi solo guardando fuori dalla finestra dell’Ostello, la prospettiva è quella di una vita che potrebbe ricominciare. Intanto Abubakar un punto a favore, nel suo curriculum, già ce l’ha: parla perfettamente sia inglese sia francese. «Qui in Italia vorrei trovare un lavoro». Il muratore ad esempio: «So costruire le case». Anche lui ha dovuto dire addio alla sua famiglia: «Ho tre sorelle e un fratello ancora in Mali, mentre mia mamma è già scappata verso il Gambia». Tra di loro non si conoscevano prima di questo arrivo ad Alessandria: le prime parole le hanno scambiate ieri mattina, davanti a quel piatto di spa[V.F. - M. M.] ghetti.
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