LA STAMPA GIOVEDÌ 2 OTTOBRE 2014 Dall’Umbriaema Noitre spumante brut rosé È uno spumante metodo classico da uve pinot nero. Ha un colore rosato tenue, spuma fine e persistente, al naso esprime una piacevole freschezza ed evoca crema pasticciera, con note di pompelmo, pesca gialla e frutto della passione. Il sorso è ricco ed elegante, con un finale secco che ne accentua la serbevolezza. Da aperitivo e a tutto pasto. Voto: bravi 7+ (prezzo in enoteca 20 euro; bottiglie prodotte 18.000) È uno spumante metodo classico da uve negroamaro Ha il colore classico del rosato e una bella lucentezza. La spuma è abbastanza persistente, il profumo molto intenso: ricorda vagamente il liquore Strega, la vaniglia. Il sorso è avvolgente come un abbraccio, senti l’impronta dell’acidità che dà freschezza e con le bollicine offre una beva piena, che termina con un finale ammandorlato. Sui crostacei. Nel confronto vince: 8,5 (prezzo in enoteca sui 20 euro, bottiglie prodotte 5.000 ) Umbria Rosso Sfide 2012 Ha colore rubino scarico e caratteristico: al naso è mediamente intenso, vinoso ed elegante. In bocca ne avverti la buona stoffa: pieno, rotondo, ma non ancora elegante come potrebbe diventare. Le note vanigliate dell’affinamento si avvertono ancora. È un campione che ancora non s’è affinato come deve in bottiglia, ma fra i pinot nero per ora, non sembra voler scrivere pagine nuove (che sia meglio farne tutto un brut?). Ma guai, sui vini in prima maturazione, essere precipitosi. Sui pici alla norcina con tartufo nero. Per ora il voto è 6 (prezzo in enoteca 32 euro, bottiglie prodotte 2.800) Umbria Rosso NarnOt 2011 La Madeleine Narni (Terni) Bottiglie: 36.800 Primitivo di Manduria Raccontami 2012 D’Alema e Vespa vignaioli Chi è il Migliore in cantina Due nuovi (e famosi) produttori alla prova del critico PAOLO MASSOBRIO Umbria Rosso Pinot Nero La Madeleine 2012 È un rosso di carbernet franc, colore rubino intenso e brillante. Al naso i suoi effluvi sono vegetali, poi ne cogli il frutto, ma la sensazione fresca e verde la ritrovi poi piacevolmente in bocca. È avvincente la sua scalarità di sensazioni, che finisce con una fine e diffusa erogazione di tannini. È un rosso di taglio sartoriale, studiato a tavolino: più il vino dell’enologo che del padrone. In divenire. Su un filetto di carne bovina cotto in padella. Per ora è 7,5 (prezzo in enoteca 31 euro, bottiglie prodotte 8.000) 21 alla Pugliaespa Nerosé Spumante brut rosé È un cabernet franc in purezza, prodotto senza solfiti. Ha colore rubino intenso, al naso senti la grafite, poi esce un frutto speziato e indefinibile, mix tra mandorla e mirtillo. Ma è sorprendente l’eleganza in bocca che conquista con l’ingresso morbido ed è piacevole nella chiusura che rimarca l’acidità e un sorso pieno, complesso, con tante sfumature. Decisamente unico. Voto: 9 (prezzo in enoteca 12 euro; bottiglie prodotte 8.000) . A lzi la mano chi non ricorda il risotto cucinato da Vissani a «Porta a porta» con Massimo D’Alema. Fu un siparietto di enogastronomia politica (era il 1997) che celava una realtà: Vespa e l’allora leader del Pds sono appassionati di cibo e vino più di quanto si potesse immaginare. Oggi i due sono diventati colleghi, giacché Bruno Vespa ha iniziato a fare il vino in Puglia, mentre D’Alema, che è pugliese, si è accasato in Umbria. In comune hanno l’enologo, Riccardo Cotarella, che è anche presidente della categoria. Un numero uno, per alcuni; un enologo che non è mai stato nelle corde (o meglio nel bicchiere) di chi scrive, anche se è bravissimo e a volte insuperabile. A Cotarella si imputa di aver «merlottizzato» l’Italia, usando il vitigno internazionale merlot (ma anche il cabernet), per costruire vini piacioni. Ma anche qui la verità sta nel mezzo, perché pure coi vitigni autoctoni ci sa fare. Ma non è di Cotarella che vogliamo parlare, perché il vino non dev’essere espressione di un tecnico ma di chi lo ha concepito: Linda Giuva in D’Alema in primis, che poi ha trascinato dentro l’avventura nel 2009 anche i figli Giulia e Francesco. Al marito, per assecondare questa passione, avrebbe chiesto di vendere la leggendaria barca, dopodiché tutti a terra e in Umbria per due motivi. È vicina a Roma e lì Massimo, coi pantaloni corti, faceva le vacanze. Bruno Vespa, invece, complici amici vignaioli veneti, da un anno è proprietario di una tenuta a Salice Salentino: «Mai e poi mai avrei immaginato di fare il vignaiolo – confessa – come mai penserei di far politica». Ma alla prima passione ha ceduto; per la seconda, avendo da poco compiuto 70 anni, ha sempre tempo. ! O T A L O C C IO C I D A S Vespa il vino in maniera seria lo ha scoperto nel 1980 con Luigi Veronelli, che è stato il maestro di noi tutti, dai cinquant’anni in su, che scriviamo di cibi e vini. E come Veronelli, lui assaggia un vino diverso tutti i giorni, schernendosi a dire che non è un esperto. Linda e Massimo, invece, prima di fare il passo della produzione diretta hanno studiato in tutti i modi il pianeta vino, incontrando produttori, confrontandosi con enologi e tecnici della vite e assaggiando molto. Rivelatrice fu una sera di 12 anni fa, all’Hostaria dell’Orso a Roma, dove era appena approdato Gualtiero Marchesi: io e Massimo Gramellini a un tavolo, i D’Alema a quello accanto... che bevevano decisamente bene. «Produciamo vino risponde Linda – per il piacere del vino». E lo dice con un entusiasmo quasi fanciullesco e una gentilezza fuori dal comune. Dev’essere stata lei a mandare il marito dietro il banchetto di un sagra estiva dove - ahimè - i vini si assaggiavano nei bicchieri di plastica. Ma alla sera è tornato a casa con un bel risultato: 74 bottiglie di spumante e 82 di rosso vendute, e tanti complimenti. Be’, per i Vip i complimenti si sprecano, e alla cena di gala del prossimo Merano Wine Festival il brut che serviranno, guarda un po’, è quello di Bruno Vespa. Ma che vini hanno deciso di fare? I D’Alema a Narni (Terni) hanno scelto la via «cotarelliana» dei vitigni internazionali: cabernet branc e pinot nero, da cui ricavano tre rossi e uno spumante. I Vespa (insieme a Bruno ci sono anche i figli Federico e Alessandro), hanno preferito invece gli autoctoni, col primitivo di Manduria in testa, ma anche il negroamaro. Anche qui tre vini rossi e un brut (ma in arrivo c’è anche un bianco da uve fiano che si chiamerà Bianco dei Vespa). Come sono questi vini? Il rapporto qualità prezzo è politically correct, la stoffa è eccellente, le differenze sono molte. Quale sarà il Migliore? È un’espressione molto tipica del Primitivo ed è possente. Ha un colore rubino quasi impenetrabile, al naso è avvolgente e intensa la nota di mora sugosa e poi di tamarindo. Poi la sorpresa in bocca, di un vino che addirittura tende al dolce nella sua rotondità offerta dall’alcol. Su una carne di cinghiale. Voto: 7,5 (Prezzo in enoteca, sui 21 euro, bottiglie prodotte 6.500) Salento Primitivo Il Rosso dei Vespa 2013 È sempre un Primitivo, ma decisamente meno impegnativo del precedente. Ricalca le caratteristiche del fratello più importante, anche qui con una lieve nota abboccata. Vuol essere piacione, il Primitivo, ma divide: può conquistare ma può anche risultare stucchevole. Sulle polpette di carne. Voto: 6,5 (prezzo in enoteca 12 euro, bottiglie prodotte 13.000) Puglia rosso Il Bruno dei Vespa 2013 Futura14 Salice Salentino (LE) Bottiglie: 54.500 È un taglio pugliese che fa il verso al taglio bordolese. Ma qui le uve sono primitivo e negroamaro. Di tutti i vini dei Vespa questo è il più piacione, forse il più costruito dall’enologo per trovare consensi. Ha colore rubino di ottima intensità, al naso emergono note balsamiche mentolate, ma è anche forte l’accenno del rosmarino. In bocca ha eleganza, avverti la carezzevole nota dei tannini. È piacevolmente fresco, lascia una nota di mallo di noce. Ottimo come un 7 (prezzo in enoteca 8 euro, bottiglie prodotte 30.000)
© Copyright 2024 ExpyDoc