APOLLO 13

APOLLO 13
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Apollo 13
1
Apollo 13
Apollo 13
Emblema missione
Dati della missione
Modulo di comando
CM-109
Modulo di servizio
SM-109
Modulo lunare
LM-7
Vettore
Saturn V SA-508
Codice chiamata
modulo comando:
Odyssey
modulo lunare:
Aquarius
Luogo lancio
Lancio
Allunaggio
John F. Kennedy Space Center
11 aprile 1970
19:13:00 UTC
annullato causa esplosione fuoribordo
Numero orbite lunari nessuna - fly-by lunare il 15 aprile 1970 00:21:00 UTC
Ammaraggio
17 aprile 1970
18:07:41 UTC
Oceano Pacifico
[1]
21°38′S 165°22′W
Nave da recupero
USS Iwo Jima (LPH-2)
Durata
5 g 22 o 54 min 41 s
Equipaggio
Membri equipaggio
3
Apollo 13
2
L'equipaggio dell'Apollo 13
Da sinistra a destra: Lovell, Swigert e Haise
Programma Apollo
Missione precedente Missione successiva
Apollo 12
Apollo 14
Apollo 13 è stata una missione spaziale statunitense, parte del programma Apollo. Doveva essere la terza missione a
sbarcare sulla Luna dopo quelle di Apollo 11 e Apollo 12, ma è diventata celebre per il guasto che impedì
l'allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla Terra.
L'equipaggio
Il 6 agosto 1969, poco dopo l'allunaggio dell'Apollo 11, la NASA diede l'annuncio ufficiale degli equipaggi previsti
per le missioni Apollo 13 ed Apollo 14.
Venne designato comandante dell'Apollo 13 James Lovell in sostituzione dell'astronauta Alan Shepard nominato in
un primo momento, a causa di un'infezione all'apparato uditivo. Per Lovell, che aveva già volato su Gemini 7,
Gemini 12 ed Apollo 8 si trattò del quarto volo nello spazio e pertanto fu il primo uomo a raggiungere tale traguardo.
Shepard sarà comandante della missione Apollo 14.
Pilota del modulo di comando fu nominato, in un primo momento, Ken Mattingly, mentre l'incarico di pilota del
modulo lunare venne conferito a Fred Haise. Entrambi gli astronauti facevano parte del quinto gruppo scelto dalla
NASA e tale incarico significò per entrambi la possibilità del primo volo nello spazio di astronauti di questo gruppo.
Grado
Comandante
Astronauta
James A. Lovell, Jr. (4)
Pilota del CSM Ken Mattingly (3)
Pilota del LM
Fred W. Haise, Jr. (2)
(1) numero di missioni a cui hanno preso parte, inclusa questa.
Equipaggio di riserva
Comandante dell'equipaggio di riserva (Back Up Crew) venne nominato John Young affiancato da "Jack" Swigert,
pilota di riserva del modulo di comando e da Charles Duke nel ruolo di pilota di riserva del modulo lunare.
Grado
Comandante
Astronauta
John W. Young
Pilota del CSM John L. Swigert
Pilota del LM
Charles M. Duke, Jr
L'equipaggio di supporto (Support Crew) era composto da Jack Lousma, William Pogue e Vance Brand. Tutti i tre
astronauti ebbero precedenti esperienze quali membri dell'equipaggio di supporto o avendo assunto il ruolo di
Capcom.
Il 6 aprile 1970, cioè pochi giorni prima del lancio previsto per l'11 aprile 1970, si scoprì che il pilota di riserva del
modulo lunare, Charles Duke, era affetto da morbillo. Ken Mattingly fu l'unico degli astronauti a non risultare
immune a questa malattia. Per evitare che Mattingly si ammalasse durante la missione, il 9 aprile venne reso noto
definitivamente che sarebbe stato sostituito dal pilota di riserva del modulo di comando Swigert. In realtà, Mattingly
Apollo 13
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non contrasse mai questa malattia, e giocò un ruolo fondamentale durante la crisi dell'Apollo 13, compiendo
numerosi test al simulatore e aiutando l'equipaggio a tornare sano e salvo.
Equipaggio effettivo
Grado
Comandante
Astronauta
James A. Lovell, Jr.
Pilota del CSM John L. Swigert
Pilota del LM
Fred W. Haise, Jr.
Mattingly fece parte dell'equipaggio della missione dell'Apollo 16, per la quale, in un primo momento, era previsto
Swigert e comandò successivamente una missione Shuttle.
Assistenti di volo
•
•
•
•
Gene Kranz
Glynn Lunney
Milt Windler
Gerry Griffin
Parametri di missione
•
•
•
•
•
Massa: CSM Odyssey 63,470 pounds (28.790 kg); LM Aquarius 33.490 pounds (15,190 kg)
Perigeo: 112,8 miles (181,5 km)
Apogeo: 115.3 miles (185.6 km)
Inclinazione: 33,5°
Periodo: 88,07 min
Distanza minima dalla Luna
• 15 aprile 1970, 00:21:00 UTC
• 254,3 km sopra la superficie lunare;
• a 400.171 km dalla Terra (altra distanza record).
Esplosione serbatoio ossigeno
• 14 aprile 1970, 03:07:53 UTC (April 13, 21:07:53 CST) (55:54:53 g.e.t. ground elapsed time)
• 321.860 km (199.995 miglia) dalla terra.
Apollo 13
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Preparazione
I singoli stadi del razzo Saturn V, con il numero di serie AS-508, vennero
consegnati a Cape Kennedy tra giugno e luglio del 1969. Il modulo di comando
dell'Apollo, con il numero di serie CSM-109 venne battezzato Odyssey, mentre al
modulo lunare, LM-7, fu dato il nome di Aquarius.
Il 15 dicembre 1969, l'Apollo 13, perfettamente assemblato, poté essere portato
sulla rampa di lancio numero 39-A.
Il ruolo di Capcom, cioè radiofonista di contatto con la capsula, venne assunto
dagli astronauti Brand, Lousma, Young e Mattingly, nonché, per la prima volta,
dallo scienziato-astronauta Joseph Kerwin.
In programma vi era l'allunaggio nei pressi di Fra Mauro, dove fu programmato
di installare l'ALSEP (Apollo Lunar Surface Experiments Package), cioè una
serie di sistemi, congegni e misuratori per eseguire diversi esperimenti sulla
Luna, come ad esempio misurazioni sismiche, misurazioni del campo magnetico,
riflettore laser, misuratore della quantità ionica ed altro.
Il lancio, 11 aprile 1970
James Lovell alle prese con il
Modulo lunare (LM)
La missione
Lancio
Il lancio dell'Apollo 13 avvenne da Cape Canaveral, Florida l'11 aprile 1970, alle
ore 19:13:00 GMT utilizzando il vettore Saturn V. Già durante il funzionamento
del secondo stadio ci fu un primo pericoloso incidente. Uno dei 5 motori
(chiamati J2), quello centrale, ebbe problemi a causa delle oscillazioni pogo.
Fortunatamente il computer spense il motore prima che causasse altri danni.
Inoltre la direzione di volo decise di far funzionare i rimanenti quattro motori per
un periodo più prolungato del previsto. Pure il motore del terzo stadio del razzo
L'equipaggio originale da sinistra,
Lovell, Mattingly ed Haise
Apollo 13
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vettore (sempre J2) venne fatto bruciare più a lungo e nonostante il problema
predetto, la deviazione dalla traiettoria dell'orbita prevista fu minima e
ininfluente per il proseguimento della missione. Dopo 1,5 orbite intorno alla
Terra venne riacceso il propulsore del terzo stadio del razzo vettore per portare
Apollo 13 in direzione verso la Luna.
L'esperimento Saturn-Crash
Sullo sfondo della tragedia scampata di poco, si decise di far collidere il terzo
stadio del razzo Saturn con la Luna - in breve nominato Saturn-Crash. Poco dopo
che il modulo di comando si era staccato e aveva effettuato con successo la
manovra d'aggancio del modulo lunare, venne riacceso il congegno propulsore di
questo terzo stadio del razzo vettore Saturn per portarlo su di una traiettoria di
collisione con la Luna. Tale manovra riuscì perfettamente e, tre giorni più tardi,
lo stadio con il peso di circa 14 tonnellate precipitò sulla Luna a circa 120
chilometri a nord-ovest del punto di allunaggio dell'Apollo 12 con una velocità
d'impatto di circa 2,5 chilometri al secondo (9000 km/h). L'impatto
corrispondeva a circa 10 tonnellate di TNT. Dopo circa 30 secondi il sismografo
posizionato dall'equipaggio dell'Apollo 12 registrò l'impatto. Il conseguente
terremoto lunare durò per oltre tre ore. Già prima dell'impatto vero e proprio, il
misuratore della ionosfera - anche questo montato durante la missione precedente
- registrò la fuga di una nube gassosa visibile e dimostrabile per oltre un minuto.
Si presume che l'impatto abbia scagliato delle particelle della superficie lunare
fino ad un'altezza di 60 chilometri, dove furono ionizzate dalla luce del Sole.
Il Modulo di Servizio danneggiato,
fotografato da Haise dopo la
separazione.
Operazioni di recupero, qui Swigert
"Houston, abbiamo un problema"
Dopo 55 ore dal lancio della missione venne trasmesso il messaggio radiofonico dell'equipaggio al Mission Control,
che letteralmente fu "OK, Houston, abbiamo avuto un problema".[2] A 321.860 chilometri dalla Terra, uno dei
quattro serbatoi dell'ossigeno del Modulo di Comando e Servizio (CSM) esplose. Di conseguenza l'equipaggio fu
costretto ad annullare l'allunaggio, girare attorno alla Luna e prendere la spinta necessaria per tornare sulla Terra.
Poiché il Modulo di Servizio era rimasto seriamente danneggiato dall'esplosione, i tre astronauti furono costretti a
trasferirsi nel Modulo Lunare "Aquarius", utilizzandolo come navicella per il ritorno anziché come mezzo per
atterrare sulla Luna. Il ritorno, durato quattro giorni, fu freddo, scomodo e teso. Ma la missione Apollo 13 è servita
per dimostrare la capacità del programma di affrontare situazioni di crisi imprevedibili, portando in salvo tutto
l'equipaggio.
Apollo 13
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Il problema
Mentre la navicella era in rotta verso la Luna, il serbatoio dell'ossigeno
numero 2 del Modulo di Servizio esplose dopo la richiesta del
Controllo Missione, fatta all'equipaggio, di miscelare l'ossigeno per
impedirne la stratificazione. All'apertura dell'alimentazione, i cavi che
collegavano il motore al miscelatore interferirono creando una scintilla.
Il fuoco causò un aumento di pressione sopra il massimo consentito di
7 MPa nel serbatoio, che esplose danneggiando diverse parti del
Modulo di Servizio, incluso il serbatoio dell'ossigeno numero 1.
All'epoca del fatto, però, la causa non fu subito chiara e ci fu chi
ipotizzò l'impatto con un meteorite.
A causa della perdita di entrambi i serbatoi dell'ossigeno del Modulo di
Servizio, e considerata la quantità di ossigeno richiesta dalle
apparecchiature della navicella Apollo, sarebbe stato impossibile
atterrare sulla Luna; fu scelto di eseguire un passaggio attorno alla
Luna e di riprendere la rotta verso la Terra, utilizzando quindi una
traiettoria di ritorno libero (Free Return Trajectory o FRT).
Considerando la grande pressione a cui erano sottoposti sia i tre
astronauti a bordo, sia i tecnici a Terra, fu necessaria una considerevole
ingegnosità per portare in salvo l'equipaggio, con tutto il mondo che
seguiva l'avvicendarsi dei drammatici eventi in televisione. Il rifugio
che salvò la vita all'equipaggio fu il Modulo Lunare (attaccato al
Modulo di Comando, e utilizzato come "scialuppa di salvataggio").
Uno dei problemi principali del salvataggio fu che il LEM era
Lovell, Swigert ed Haise mentre
predisposto per ospitare due persone per due giorni, ora invece doveva
vengono accolti con entusiasmo
ospitare tre persone per quattro giorni di viaggio. I filtri del LEM
dall'equipaggio dell'USS Iwo Jima
dell'anidride carbonica non erano sufficienti per tre persone, mentre i
filtri di ricambio del MS (modulo di servizio) non erano adattabili al LEM; un adattatore fu costruito dagli astronauti
con i materiali presenti sulla navicella. Fu scelto di utilizzare il LEM come modulo di salvataggio perché il Modulo
di Comando (che sarebbe stato preferibile) aveva subito gravi danni al sistema di alimentazione e quindi sarebbe
stato impossibile renderlo operativo. Le batterie di emergenza avevano una durata di dieci ore, ergo il Modulo di
Comando sarebbe stato utile solo nella fase di rientro in atmosfera.
Operazioni di emergenza; quando l'unica
speranza per sopravvivere era usare le pile a
combustibile e le scorte di ossigeno del Modulo
lunare, qui Swigert alle prese con il Portable Life
Support System (PLSS)
Per compiere un ritorno sicuro sulla Terra, la traiettoria della navicella venne cambiata notevolmente. Questo non
sarebbe stato difficile utilizzando la propulsione dei motori del Modulo di Servizio. Tuttavia, i controllori dalla
Terra, non sapendo l'esatta entità del danno, preferirono evitare l'uso del motore principale del MS. Quindi, per
correggere la traiettoria del rientro venne utilizzato il motore di discesa del Modulo Lunare. Solo dopo lunghe ed
estenuanti discussioni, gli ingegneri decisero che era fattibile una manovra di quel tipo. Così, gli astronauti accesero
una prima volta il motore del LEM dopo l'attraversamento della Luna per acquistare velocità, e una seconda per una
correzione in corsa. Questo destò non poche preoccupazioni, dato che il LEM era progettato per usare il suo motore
una sola volta.
Durante la traiettoria di ritorno, mentre sorvolava la faccia nascosta della Luna, l'altitudine dell'Apollo 13 rispetto al
suolo lunare era di circa 100 km più elevata di tutte le successive e precedenti missioni Apollo. Questo rappresenta
tuttora (2014) il record di distanza dalla Terra per un volo con equipaggio: 400171 km (248655 miglia)[3]. Ma non fu
un caso: la variazione in distanza tra la Terra e la Luna a causa dell'eccentricità dell'orbita lunare, è molto maggiore
di 100 km.
Apollo 13
Il rientro in atmosfera richiese un inusuale punto di sgancio e di uscita fuori bordo dal modulo lunare, dato che era
stato mantenuto per tutto il volo. Ci fu un certo timore per le temperature ridotte durante il ritorno, che avrebbero
potuto produrre condensa e conseguentemente danneggiare l'elettronica del modulo di comando, ma
l'apparecchiatura funzionò perfettamente anche in quelle circostanze impreviste.
L'equipaggio ritornò incolume a terra, anche se Haise ebbe un'infiammazione all'apparato urinario, causata dalla
mancanza di acqua potabile e dalla difficoltà di espellere urina in quelle condizioni. Il punto di atterraggio in mare fu
a 21 gradi 38' S, 165 gradi 22' W, a sud-est delle Samoa Americane e a 6,5 km dalla nave di recupero.
Successivamente è stato notato che nonostante l'equipaggio sia stato molto sfortunato in complesso, è anche stato
fortunato nell'avere avuto il problema all'inizio della missione, cioè con il massimo di rifornimenti, attrezzature e
alimentazione da usare nell'emergenza. Infatti, se l'esplosione del serbatoio si fosse verificata nella fase di ritorno,
molto probabilmente non si sarebbero mai salvati, soprattutto perché non avrebbero avuto la possibilità di usare il
Modulo Lunare.
Dopo questa missione, si svolse una lunga indagine sulle cause dell'incidente, e la navicella Apollo venne modificata
per evitare lo stesso problema in seguito. L'inchiesta, diretta da Edgar Cortright, ricostruì chiaramente la catena di
eventi che portò all'incidente (nessuno dei quali, preso singolarmente, era grave). Tutto ciò è riportato anche nel
citato libro di Lovell e Kluger. Dai registri di manutenzione risultava che il serbatoio di ossigeno n. 2, durante alcuni
lavori eseguiti due anni prima, aveva subito un leggero urto che apparentemente non aveva provocato danni. Due
settimane prima del lancio venne effettuata la prova generale di conto alla rovescia durante la quale vennero
compiute tutte le operazioni (compreso il riempimento dei serbatoi) che poi sarebbero state ripetute prima del vero
lancio. A prova conclusa i serbatoi dovevano essere svuotati; in particolare l'ossigeno liquido veniva spinto fuori dal
serbatoio da ossigeno gassoso pompato attraverso un apposito tubo che serviva quell'unica volta a quel solo scopo.
Dopo un po' ci si accorse che il serbatoio n. 2 non si svuotava; evidentemente il tubo di drenaggio si era danneggiato
nell'urto di due anni prima. Considerando che comunque quell'inconveniente non avrebbe influito sul funzionamento
in volo e che una sostituzione del serbatoio avrebbe provocato un ritardo leggero ma sufficiente a far perdere la
"finestra" di lancio, venne decisa una procedura alternativa: far uscire l'ossigeno (tenuto normalmente a temperature
inferiori ai 200 ºC sotto lo zero) riscaldandolo oltre la sua temperatura di ebollizione accendendo le resistenze interne
al serbatoio. Lo stesso Lovell, cui come comandante spettava la decisione finale, autorizzò la procedura.
L'impianto elettrico del modulo di servizio funzionava normalmente con la tensione a 28 volt fornita dalle celle a
combustibile ma, durante i collaudi (e durante questa operazione imprevista), veniva alimentato con una tensione di
65 V fornita dalla torre di lancio. La cosa era resa possibile grazie a una modifica di progetto eseguita nel 1965.
Tuttavia non erano stati adeguati i termostati. Quando la temperatura raggiunse i 26 °C il termostato scattò e si
bruciò per la sovratensione, le resistenze non si spensero e presumibilmente fecero aumentare la temperatura ad oltre
500 °C, temperatura questa, sufficiente a danneggiare il rivestimento in teflon dei cavi elettrici.
Questo creò il rischio di scintille e di fatto le produsse quando fu azionato il sistema di rimescolamento dell'ossigeno.
Rientro e splashdown
Solo poco prima della fine della missione, gli astronauti fecero ritorno nella capsula dell'Apollo, che fu separata dal
modulo di servizio, gravemente danneggiato. Il modulo lunare, pertanto, si spense poco a poco durante il suo
autonomo rientro a Terra nell'atmosfera. Con il modulo si spense pure la stazione ALSEP, con i suoi accumulatori di
energia elettrica alimentati da radioisotopi, che era rimasta a bordo del LEM. Ciò nonostante non fu possibile
misurare la fuoriuscita di onde radioattive, dato che tale fatto fu programmato precedentemente e la progettazione del
contenitore della stazione venne pertanto concepito in una maniera tale da resistere senza subire danni al rientro
nell'atmosfera terrestre. Come ulteriore misura di sicurezza, il punto di rientro nell'atmosfera venne scelto in una
maniera tale che sarebbe stato raggiunto un posto dell'Oceano Pacifico in cui l'acqua aveva una grande profondità.
Il 17 aprile 1970, dopo una lunga ansia a causa della prolungata interruzione del contatto via radio durante la fase di
rientro (di norma tale fase non superava i 3 minuti - per l'Apollo 13 durò oltre 6 minuti), alle ore 13.07 l'Apollo 13
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Apollo 13
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ammarò sano e salvo nelle acque dell'Oceano Pacifico. L'equipaggio venne recuperato e portato a bordo della
portaerei USS Iwo Jima.
Citazione
La famosa citazione "Houston, we have a problem" ("Houston, abbiamo un problema") non è corretta. La frase
realmente pronunciata da Swigert rivolgendosi al JSC fu: "Okay, Houston, we've had a problem here"[4] ("OK,
Houston, abbiamo avuto un problema qui"); successivamente Lovell pronunciò una frase simile: "Houston, we've
had a problem" ("Houston, abbiamo avuto un problema").
• Registrazione comunicazione originale [5] (fonte: sito ufficiale NASA)
Galleria
Procedure d'emergenza in
rimedio ai danni del
Modulo di comando (CSM)
La placca che doveva essere
lasciata sul suolo lunare
Equipaggio dell'Apollo 13 a
bordo dell'USS Iwo Jima
Recupero del Modulo
di comando (CSM)
Equipaggio dell'Apollo 13 con
Richard Nixon appena dopo la
premiazione con la Medaglia
presidenziale della libertà
Stemma
Analogamente all'equipaggio dell'Apollo 11, gli astronauti dell'Apollo 13 rinunciarono all'indicazione dei loro nomi
sull'emblema della missione, volendo così sottolineare che un allunaggio era sempre merito di un gran gruppo di
persone e non di tre soli astronauti. Pertanto non fu necessario modificare lo stemma quando venne deciso di far
volare Swigert al posto di Mattingly. Sull'emblema della missione Apollo 13 sono dunque raffigurati solo tre cavalli
che volano, il motto 'Ex luna, scientia' (dalla Luna, conoscenza) e il numero della missione in carattere romano. Solo
gli equipaggi delle missioni successive insistettero sul fatto di indicare i loro nomi sull'emblema della missione.
Apollo 13
Film
Il libro di Jim Lovell e Jeffrey Kluger sulla missione, Lost Moon, è stato trasformato in un film di successo, Apollo
13, diretto da Ron Howard, con Tom Hanks nei panni di Lovell. Jim Lovell compare nel film in un cameo nel ruolo
di un capitano della nave di recupero Iwo Jima.
Statistiche
•
•
•
•
•
Lancio: 11 aprile 1970 dal Pad 39A del John F. Kennedy Space Center
Ritorno: 17 aprile 1970
Modulo di Comando: Odyssey
Modulo Lunare: Aquarius
Sito dell'allunaggio programmato (fallito): altipiani Fra Mauro
Note
[1] http:/ / tools. wmflabs. org/ geohack/ geohack. php?language=it& pagename=Apollo_13& params=21_38_S_165_22_W
[2] Eric Jones, Test Division - Apollo Spacecraft Program Office (http:/ / www. hq. nasa. gov/ alsj/ emj. html), 1970
[3] Fonte: NASA (http:/ / spaceflight. nasa. gov/ dayfacts/ 2000/ 0704. html). Altre fonti riportano diversamente la cifra di 401056 km (249205
miglia), ad es. Encyclopedia Astronautica (http:/ / www. astronautix. com/ flights/ apollo13. htm)
[4] Apollo 13 Chronology (http:/ / www. hq. nasa. gov/ office/ pao/ History/ Timeline/ apollo13chron. html)
[5] http:/ / www. nasa. gov/ mp3/ 574928main_houston_problem. mp3
Voci correlate
•
•
•
•
Lista dei voli spaziali con equipaggio umano dal 1970 al 1979
Luna
NASA
Programma Apollo
Altri progetti
•
Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri
file sulla missione Apollo 13 (http://commons.wikimedia.org/wiki/Apollo_13?uselang=it)
Collegamenti esterni
• Apollo 13 (http://www.astronautix.com/flights/apollo13.htm) dall'Encyclopedia Astronautica
• NASA NSSDC Master Catalog (http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/sc-query.html)
• APOLLO BY THE NUMBERS: A Statistical Reference by Richard W. Orloff (NASA) (http://history.nasa.
gov/SP-4029/Apollo_00a_Cover.htm)
• The Apollo Spacecraft: A Chronology (http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/cover.htm)
• Apollo Program Summary Report (http://history.nasa.gov/apsr/apsr.htm)
• Apollo 13 Characteristics - SP-4012 NASA HISTORICAL DATA BOOK (http://history.nasa.gov/SP-4012/
vol3/table2.41.htm)
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Fonti e autori delle voci
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Apollo 13 Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=64559518 Autori: 5Y, Adert, Amux, Apollo 1, Ary29, Bandagenzano, Brownout, Buggia, Calabash, Contezero, DarkAp, Davide,
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RadioBroadcast, Tonchino, 3 Modifiche anonime
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