PUL 50661_1314 03 San Tommaso_testi sulla sostanza 001

AA 2013/2014 ‒ S2
Venerdì 1-2
PUL 50661 – Questioni di Metafisica II
P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
In VII Metaphys., lect. 1, nr. 1245
Postquam Philosophus removit a principali Dopo che il Filosofo rimuove dalla
consideratione huius scientiae ens per accidens, considerazione principale di questa scienza l’ente
et ens secundum quod significat verum, hic fortuito e l’ente nel significato del vero, inizia qui
incipit determinare de ente per se, quod est extra a determinare sull’ente per sé, che è fuori
animam, de quo est principalis consideratio dell’anima, riguardo al quale è la principale
huius scientiae.
considerazione di questa scienza.
In VII Metaphys., lect. 1, nr. 1246
Intendit ergo in prima parte talem rationem Nella prima parte intende proporre la seguente
ponere. Illud quod est primum inter entia quasi ragione. Quello che è primo fra gli enti, al modo
ens simpliciter et non secundum quid, di ente in senso totale e non secondo un certo
sufficienter demonstrat naturam entis: sed aspetto, dimostra sufficientemente la natura
substantia est huiusmodi; ergo sufficit ad dell’ente. Ma questo è la sostanza. Pertanto per
cognoscendum naturam entis determinare de conoscere la natura dell’ente basta con
substantia.
determinare sulla sostanza.
In VII Metaphys., lect. 1, nr. 1247
Primo proponit intentum, quod ens dicitur Prima propone l’oggetto, che l’ente si dice in
multipliciter, ut dictum est in quinto libro, in quo molti modi, come si è detto nel libro quinto, dove
diviserat quoties dicuntur huiusmodi nomina, divise in quanti modi si dicono questi nomi,
quia quoddam ens significat quid est et hoc perché certo ente significa ciò che è e questo
aliquid, idest substantiam; ut per quid, qualcosa, vale a dire la sostanza, in modo tale che
intelligatur essentia substantiae, per hoc aliquid per «ciò che» s’intenda l’essenza della sostanza e
suppositum, ad quae duo omnes modi per «questo qualcosa» il supposito, ai quali si
substantiae reducuntur, ut in quinto est habitum. riducono tutti i modi della sostanza, come si disse
Illud vero significat qualitatem vel quantitatem, nel quinto. L’altro invece significa la qualità o la
aut aliquid aliorum praedicamentorum. Et cum quantità o qualcuno degli altri predicamenti. E
ens tot modis dicatur, palam est quod inter omnia siccome l’ente si dice in tutti questi modi, è
entia, primum est quod quid est, idest ens quod chiaro che fra tutti gli enti il primo è quello che è,
significat substantiam.
vale a dire l’ente che significa la sostanza.
In VII Metaphys., lect. 1, nr. 1248
Sicut enim alia praedicamenta non habent esse Così dunque come gli altri predicamenti non
nisi per hoc quod insunt substantiae, ita non hanno l’esse se non perché ineriscono alla
habent cognosci nisi inquantum participant sostanza, così neanche si possono conoscere se
aliquid de modo cognitionis substantiae, quae est non in quanto partecipano qualcosa del modo di
cognoscere quid est.
conoscenza della sostanza, che è di conocere il
cos’è.
In VII Metaphys., lect. 1, nr. 1268
Sed tamen antequam haec determinentur, oportet Prima però di determinare su queste, bisogna
primo ponere et describere quid sit substantia in porre e describere cosa sia la sostanza in queste
istis sensibilibus, in quibus substantia manifesta realtà sensibili, nelle quali la sostanza si trova
invenitur.
manifesta.
In VII Metaphys., lect. 2, nr. 1284
Decepit autem antiquos philosophos hanc Ingannò agli antichi filosofi che proponevano
rationem
inducentes,
ignorantia
formae questa ragione la loro ignoranza della forma
substantialis. Non enim adhuc tantum sostanziae. Infatti, non avevano ancora
profecerant, ut intellectus eorum se elevaret ad progredito tanto da poter il loro intelletto elevarsi
aliquid quod est supra sensibilia; et ideo illas a qualcosa che fosse sopra le cose sensibili, e
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AA 2013/2014 ‒ S2
Venerdì 1-2
PUL 50661 – Questioni di Metafisica II
P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
formas tantum consideraverunt, quae sunt
sensibilia propria vel communia. Huiusmodi
autem manifestum est esse accidentia, ut album
et nigrum, magnum et parvum, et huiusmodi.
Forma autem substantialis non est sensibilis nisi
per accidens; et ideo ad eius cognitionem non
pervenerunt, ut scirent ipsam a materia
distinguere. Sed totum subiectum, quod nos
ponimus ex materia et forma componi, ipsi
dicebant esse primam materiam, ut aerem, aut
aquam, aut aliquid huiusmodi. Formas autem
dicebant esse, quae nos dicimus accidentia, ut
quantitates et qualitates, quorum subiectum
proprium non est materia prima, sed substantia
composita quae est substantia in actu: omne enim
accidens ex hoc est, quod substantiae inest, ut
habitum est.
perciò considerarono soltanto quelle forme che
sono i sensibili propri o comuni. Di questi è
chiaro che sono accidenti, come il bianco e il
nero, il grande e il piccolo e simili. La forma
sostanziale però non è sensibile se non per
accidens, e perciò non arrivarono alla sua
conoscenza, in modo tale da distinguerla dalla
materia. Ritenevano invece che l’intero soggetto,
che noi affermiamo esser composto da materia e
forma, fosse la materia prima, come l’aria o
l’acqua o qualcosa di simile. E dicevano che
fossero le forme, quelle che noi invece diciamo
accidenti, come le quantità e le qualità, il cui
soggetto proprio non è la materia prima, bensì la
sostanza composta, che è la sostanza in atto;
infatti, ogni accidente è per questo fatto: d’inerire
alla sostanza, come si è visto.
In VII Metaphys., lect. 2, nr. 1286
Oportet enim subiectum mutationis et motus Bisogna infatti che il soggetto della mutazione e
alterum esse, per se loquendo, ab utroque del movimento sia diverso, propriamente
terminorum motus, ut probatum est primo parlando, da ambedue i termini del movimento,
Physicorum. Unde, cum materia sit primum come si è provato nel I della Fisica. Così, poiché
subiectum substans non solum motibus, qui sunt la materia è il primo soggetto che sottostà non
secundum qualitatem et quantitatem et alia solo a tutti i movimenti che sono secondo la
accidentia, sed etiam mutationibus quae sunt qualità, la quantità e altri accidenti ma anche alle
secundum substantiam, oportet, quod materia sit mutazioni che sono secondo la sostanza, bisogna
alia secundum sui essentiam ab omnibus formis che la materia sia altra secondo la sua essenza da
substantialibus et earum privationibus, quae sunt tutte le forme sostanziali e le loro privazioni, che
termini generationis et corruptionis; et non solum sono termini della generazione e della
quod sit aliud a quantitate et qualitate et aliis corruzione, e non solo che sia altra nei confronti
accidentibus.
della quantità, della qualità e altri accidenti.
In VII Metaphys., lect. 2, nr. 1287
Attamen diversitatem materiae ab omnibus E tuttavia il Filosofo non dimostra la diversità
formis non probat philosophus per viam motus, della materia da tutte le forme per via del
quae quidem probatio est per viam naturalis movimento, la quale prova è propria della
philosophiae, sed per viam praedicationis, quae filosofia naturale, ma per via della predicazione,
est propria logicae, quam in quarto huius dicit che è propria della logica, la quale dice nel quarto
affinem esse huic scientiae. Dicit ergo, quod libro essere affine a questa scienza. Dice infatti
oportet aliquid esse, de quo omnia praedicta che bisogna che ci sia qualcosa di cui tutte le
praedicentur; ita tamen quod sit diversum esse illi sopradette si predichino, cosicché siano diversi
subiecto de quo praedicantur, et unicuique eorum l’essere per quel soggetto di cui si predicano e
quae de ipso praedicantur, idest diversa quidditas per ognuna delle cose che di esso si predicano,
et essentia.
vale a dire diverse quiddità ed essenza.
In VII Metaphys., lect. 2, nr. 1288
Sciendum autem est, quod id, quod hic dicitur, Bisogna sapere però che quello che qui si dice
non potest intelligi de univoca praedicatione non si può intendere della predicazione univoca,
secundum quod genera praedicantur de secondo la quale i generi si predicano delle
speciebus, in quarum definitionibus ponuntur; specie nelle cui definizioni si pongono, perché
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Venerdì 1-2
PUL 50661 – Questioni di Metafisica II
P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
quia non est aliud per essentiam animal et homo;
sed oportet hoc intelligi de denominativa
praedicatione, sicut cum album praedicatur de
homine; alia enim quidditas est albi et hominis.
Unde subiungit, quod alia genera praedicantur
hoc modo de substantia, scilicet denominative,
substantia vero praedicatur de materia
denominative.
non sono altri per essenza l’animale e l’uomo; ma
bisogna
intenderlo
della
predicazione
denominativa, come quando il bianco si predica
dell’uomo: diversa è infatti la quiddità del bianco
e dell’uomo. Per cui aggiunge che gli altri generi
si predicano in questo modo della sostanza, cioè
denominativamente, mentre a sua volta la
sostanza si predica denomiativamente della
materia.
In VII Metaphys., lect. 2, nr. 1289
Non est ergo intelligendum, quod substantia actu Non bisogna pertanto intendere che la sostanza
existens (de qua hic loquimur) de materia esistente in atto, della quale qui si parla, si
praedicetur praedicatione univoca, sive quae est predichi della materia con predicazione univoca,
per essentiam. Iam enim supra dixerat, quod ovvero per essenza. Già prima infatti aveva detto
materia non est quid, neque aliquid aliorum. Sed che la materia non è un «cosa» né qualcosa degli
intelligendum est de denominativa praedicatione, altri (predicamenti). Bisogna invece intenderlo
per quem modum accidentia de substantia della predicazione denominativa, per il quale
praedicantur. Sicut enim haec est vera: homo est modo gli accidenti si predicano della sostanza.
albus, non autem haec: homo est albedo, vel: Così come infatti questa è vera: «l’uomo è
humanitas est albedo, ita haec est vera: hoc bianco»; e non questa: «l’uomo è la bianchezza»
materiatum est homo, non autem haec: materia o «l’umanità è la bianchezza»; così anche questa
est homo, vel: materia est humanitas. Ipsa ergo è vera: «questo materiato è uomo» e non questa:
concretiva, sive denominativa praedicatio «la materia è l’uomo» o «la materia è l’umanità».
ostendit, quod sicut substantia est aliud per Infatti, la stessa predicazione concretiva o
essentiam ab accidentibus, ita per essentiam aliud denominativa mostra che, così come la sostanza è
essenzialmente diversa dagli accidenti, così
est materia a formis substantialibus.
Quare sequetur quod illud quod est ultimum anche la materia è essenzialmente diversa dalle
subiectum per se loquendo, neque est quid, idest forme sostanziali. Da dove consegue che quello
substantia, neque quantitas, neque aliquid aliud che è l’ultimo soggetto, parlando con proprietà,
non è un qualcosa, cioè sostanza, né quantità, né
quod sit in aliquo genere entium.
qualsiasi altra cosa che si trovi in qualche genere
di enti.
«absolutum sive substantiam» (De Pot. q. 9, a. 4)
«Ad decimum dicendum, quod substantia prima dicitur absoluta, quasi ab alio non dependens.
Relativum autem in divinis non excludit absolutum quod est ab alio dependens; sed excludit
absolutum quod ad aliud non refertur» (De Pot. q. 9, a. 4 ad 10um)
De Ver., q. 1, a. 1
Quod dupliciter contingit: uno modo ut modus Ciò che accade in due modi. Prima, in quanto il
expressus sit aliquis specialis modus entis. Sunt modo espresso è un certo modo speciale
enim diversi gradus entitatis, secundum quos dell’ente. Ci sono infatti diversi gradi di entità,
accipiuntur diversi modi essendi, et iuxta hos secondo i quali si prendono i diversi modi di
modos accipiuntur diversa rerum genera. essere, e secondo questi modi si prendono i
Substantia enim non addit super ens aliquam diversi generi delle cose. La sostanza infatti non
differentiam, quae designet aliquam naturam aggiunge all’ente qualche differenza che indichi
superadditam enti, sed nomine substantiae qualche natura sopraggiunta all’ente, ma col
exprimitur specialis quidam modus essendi, nome di sostanza si esprime un certo modo
scilicet per se ens; et ita est in aliis generibus.
speciale di essere, cioè l’ente per sé: e così è
negli altri generi.
Alio modo ita quod modus expressus sit modus In un altro modo, secondo che il modo espresso è
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Venerdì 1-2
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San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
generalis consequens omne ens; et hic modus
dupliciter accipi potest: uno modo secundum
quod consequitur unumquodque ens in se; alio
modo secundum quod consequitur unum ens in
ordine ad aliud.
un modo generale conseguente a ogni ente: e qui
«modo» si può prendere in due sensi, secondo
cioè che consegue a qualsiasi ente in sé, o
secondo che consegue a un ente in ordine a un
altro.
In I Sent., d. 8, q. 4, a. 2 ad 1um
Deus simpliciter non est accidens, nec tamen Dio simpliciter non è accidente e tuttavia non si
omnino proprie potest dici substantia; tum quia può dire totalmente sostanza, sia perché il nome
nomen substantiae dicitur a substando, tum quia di sostanza si prende dal sottostare, sia perché la
substantia quidditatem nominat, quae est aliud ab sostanza denomina quella quiddità che è diversa
esse ejus. Unde illa est divisio entis creati. Si dal suo esse, per cui quella è una divisione
tamen non fieret in hoc vis, largo modo potest dell’ente creato. Se tuttavia non si facesse forza
dici substantia, quae tamen intelligitur supra su questo, in senso largo potrebbe dirsi sostanza,
omnem substantiam creatam, quantum ad id quod la quale tuttavia s’intende sopra ogni sostanza
est perfectionis in substantia, ut non esse in alio creata riguardo a ciò che è di perfezione nella
et hujusmodi, et tunc est idem in praedicato et in sostanza, come il non essere in un altro e simili, e
subjecto, sicut in omnibus quae de Deo allora è lo stesso nel predicato e nel soggetto,
praedicantur; et ideo non sequitur quod omne come in tutte le cose che si predicano di Dio. E
quod est substantia, sit Deus (...)
perciò non consegue che tutto ciò che è sostanza
sia Dio (...)
S. Th., IIIa, q. 77, a. 1 ad 2um
Ad secundum dicendum quod, cum ens non sit Alla seconda, dicendo che, poiché l’ente non è
genus, hoc ipsum quod est esse, non potest esse genere, questo stesso che è l’esse non può essere
essentia vel substantiae vel accidentis. Non ergo essenza della sostanza o dell’accidente. Pertanto,
definitio substantiae est ens per se sine subiecto, la definizione della sostanza non è «ente per sé
nec definitio accidentis ens in subiecto sed senza soggetto» né la definizione dell’accidente
quidditati seu essentiae substantiae competit «ente in un soggetto», ma [bisogna dire che] alla
habere esse non in subiecto; quidditati autem quiddità o essenza della sostanza compete di
sive essentiae accidentis competit habere esse in avere l’esse non in un soggetto, mentre alla
subiecto. In hoc autem sacramento non datur quiddità o essenza dell’accidente compete di
accidentibus quod ex vi suae essentiae sint sine avere l’esse in un soggetto. Ora, in questo
subiecto, sed ex divina virtute sustentante. Et sacramento non si danno accidenti che in virtù
ideo non desinunt esse accidentia, quia nec della loro essenza siano senza soggetto, ma per il
separatur ab eis definitio accidentis, nec competit divino potere sostentante. E perciò non smettono
eis definitio substantiae.
di essere accidenti, perché né si separa da loro la
definizione di accidente, né compete a loro la
definizione di sostanza.
De Pot., q. 7, a. 3 ad 4um
Ad quartum dicendum, quod ens per se non est Alla quarta, dicendo che «ente per sé» non è la
definitio substantiae, ut Avicenna dicit. Ens enim definizione di sostanza, come dice Avicenna.
non potest esse alicuius genus, ut probat L’ente infatti non può essere genere di qualcosa,
Philosophus, cum nihil possit addi ad ens quod come prova il Filosofo, poiché niente si può
non participet ipsum; differentia vero non debet aggiungere all’ente che non lo partecipi; la
participare genus. Sed si substantia possit differenza però non deve partecipare al genere.
habere definitionem, non obstante quod est Se però la sostanza potesse avere definizione,
genus generalissimum, erit eius definitio: quod nonostante sia un genere generalissimo, la sua
substantia est res cuius quidditati debetur esse definizione sarà: che la sostanza è una cosa alla
non in aliquo. Et sic non conveniet definitio cui quiddità si deve l’[avere l’]esse non in
substantiae Deo, qui non habet quidditatem suam qualcosa. E così non converrà la definizione di
praeter suum esse. Unde Deus non est in genere sostanza a Dio, il quale non ha una sua quiddità
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Venerdì 1-2
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P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
substantiae, sed est supra omnem substantiam.
fuori del suo esse. Per cui Dio non è nel genere
della sostanza ma è sopra ogni sostanza.
S. Th., Ia, q. 29, a. 2
Secundum Philosophum, in V metaphys., Secondo il Filosofo, nel V della Metaf., la
substantia dicitur dupliciter. Uno modo dicitur sostanza si dice in due modi. In un modo si dice
substantia quidditas rei, quam significat definitio, sostanza la quiddità della cosa, significata dalla
secundum quod dicimus quod definitio significat definizione, secondo cui diciamo che la
substantiam rei, quam quidem substantiam definizione significa la sostanza della cosa,
Graeci usiam vocant, quod nos essentiam dicere sostanza alla quale i Greci chiamano οὐσία e che
possumus. Alio modo dicitur substantia noi possiamo dire «essenza». In un altro modo si
subiectum vel suppositum quod subsistit in dice sostanza il soggetto o supposito che sussiste
genere substantiae. Et hoc quidem, communiter nel genere della sostanza. E questo dunque, preso
accipiendo, nominari potest et nomine in generale, si può nominare con un nome che
significante intentionem, et sic dicitur significa la intenzione, e così si dice «supposito».
suppositum. Nominatur etiam tribus nominibus Si nomina anche con tre nomi che significano la
significantibus rem, quae quidem sunt res cosa, che sono «cosa della ntaura», «sussistenza»
naturae, subsistentia et hypostasis, secundum e «ipostasi», secondo una triplice considerazione
triplicem considerationem substantiae sic dictae. della sostanza detta in questo modo.
Secundum enim quod per se existit et non in alio, Infatti, in quanto esiste per se e non in un altro, si
vocatur subsistentia, illa enim subsistere dicimus, chiama «sussistenza»: diciamo che sussistono
quae non in alio, sed in se existunt.
infatti quelle cose che non esistono in un altro ma
in sé.
Secundum vero quod supponitur alicui naturae Invece, in quanto è sottoposta a qualche natura
communi, sic dicitur res naturae; sicut hic homo commune, si dice «cosa della natura»: come
est res naturae humanae.
quest’uomo è una cosa della natura umana.
Secundum vero quod supponitur accidentibus, In quanto poi sottostà agli accidenti si dice
dicitur hypostasis vel substantia.
«ipostasi» o «sostanza».
Quod autem haec tria nomina significant Quello però che questi tre nomi significano in
communiter in toto genere substantiarum, hoc tutto il genere delle sostanze, il nome di persona
nomen persona significat in genere rationalium lo significa nel genere delle sostanze razionali.
substantiarum.
Ad tertium dicendum quod essentia proprie est id
quod significatur per definitionem. Definitio
autem complectitur principia speciei, non autem
principia individualia. Unde in rebus compositis
ex materia et forma, essentia significat non solum
formam, nec solum materiam, sed compositum
ex materia et forma communi, prout sunt
principia speciei. Sed compositum ex hac materia
et ex hac forma, habet rationem hypostasis et
personae, anima enim et caro et os sunt de ratione
hominis, sed haec anima et haec caro et hoc os
sunt de ratione huius hominis.
Et ideo hypostasis et persona addunt supra
rationem essentiae principia individualia; neque
sunt idem cum essentia in compositis ex materia
et forma, ut supra dictum est, cum de simplicitate
divina ageretur.
Alla terza dicendo che l’essenza è propriamente
ciò che si significa per la definizione. La
definizione però comprende i principi della
specie e non i principi individuali. Per cui nelle
cose composte da materia e forma, l’essenza
significa non solo la forma né solo la materia,
bensì il composto da materia e forma in genere,
in quanto sono principi della specie. Ma il
composto da questa materia e da questa forma ha
ragione di ipostasi e persona: l’anima infatti, la
carne e le ossa sono della ragione di uomo, ma
quest’anima e questa carne e queste ossa sono
della ragione di quest’uomo.
E perciò la ipostasi e persona aggiungono sopra
la ragione dell’essenza i principi individuali, e
non sono lo stesso con la essenza nei composti da
materia e forma, come si è detto quando si trattò
sulla simplicità divina.
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AA 2013/2014 ‒ S2
Venerdì 1-2
PUL 50661 – Questioni di Metafisica II
P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
... la differenza fra questi nomi ‒ essenza, sussistenza, sostanza ‒ [si prende] secondo la significazione
degli atti a partire dai quali vengono imposti, vale a dire, l’esse, il subsistere e il substare. Infatti, è
manifesto che l’esse è un qualcosa di comune, e non determina alcun modo di essere; subsistere
invece dice un modo determinato di essere, secondo che un qualcosa è ente per sé, non in altro ‒ come
invece l’accidente; substare è invece lo stesso che essere-posto-sotto un altro. Ne consegue che l’esse
dice quel che è comune a tutti i generi, ma il subsistere e il substare [dicono] quel che è proprio del
primo predicamento, secondo le due cose che gli competono, cioè di essere l’ente in sé completo, e
inoltre di soggiacere a tutti gli accidenti, che hanno l’esse nella sostanza. Per cui dico che, «essenza» si
dice quello il cui atto è l’esse, «sussistenza» quello il cui atto è subsistere, «sostanza» quello il cui atto
è substare1.
«... nulla natura habet esse nisi in supposito suo: non enim humanitas potest esse nisi in homine: unde
quidquid est in genere substantiae per se existens, rationem hypostasis habet, vel suppositi...» (In III
Sent., d. 2, q. 2, a. 3)
«... anche se l’ipsum esse non è della ragione del supposito»2.
«Ma perché [l’angelo] non è il suo esse, gli accade qualcosa fuori della ragione della specie, l’ipsum
esse appunto, e altre certe cose che si attribuiscono al supposito e non alla natura, per cui il supposito
non è in loro totalmente identico alla natura» (Quodl., II, q. 2, a. 2 ad 1um).
Ma diceva [l’avversario] che il supposito nell’angelo differisce dalla natura in quanto il supposito si
pensa come avente l’esse e non così la natura. Contro questo: così come l’esse non si pone nella
definizione della natura, così non si porrebbe nella definizione del supposito o singolare, se il
supposito o singolare si definissero. Pertanto il supposito non differisce per sé dalla natura; e pertanto
non differiscono in nessun modo3.
Alla seconda, dicendo che non tutto ciò che accade a qualcuno fuori della ragione della specie è
determinativo della sua essenza, in tal maniera che sia necessario porlo nella sua ragione, come si è
detto. E perciò, anche se l’ipsum esse non è della ragione del supposito, tuttavia perché appartiene al
supposito, e non è della ragione della sua natura, è manifesto che il supposito e la natura non sono
completamente identici in tutte le cose che non sono il proprio esse4.
«... si quis eandem obiectionem ad humanam naturam transferat, dicens eam esse substantiam
quandam non universalem sed particularem, et per consequens hypostasim, manifeste decipitur. Nam
1
«... sumatur differentia horum nominum, essentia, subsistentia, substantia, secundum significationem actuum a quibus
imponuntur, scilicet esse, subsistere, substare. Patet enim quod esse, commune quoddam est, et non determinat aliquem
modum essendi; subsistere autem dicit determinatum modum essendi, prout scilicet aliquid est ens per se, non in alio, sicut
accidens; substare autem idem est quod sub alio poni. Inde patet quod esse dicit id quod est commune omnibus generibus;
sed subsistere et substare id quod est proprium primo praedicamento secundum duo quae sibi conveniunt; quod scilicet sit ens
in se completum, et iterum quod omnibus aliis substernatur accidentibus, scilicet quae in substantia esse habent. Unde dico,
quod essentia dicitur cujus actus est esse, subsistentia cujus actus est subsistere, substantia cujus actus est substare» (In I
Sent., d. 23, a. 1).
La distinzione dei termini viene da Boezio, al quale l’Angelico segue da vicino: «Idem est igitur οὐσίαν esse quod
essentiam, idem οὐσίωσιν quod subsistentiam, idem ὑπόστασιν quod substantiam (...). Est igitur et hominis (...) οὐσία
quidem atque essentia, quoniam est; οὐσίωσις vero atque subsistentia, quoniam in nullo subiecto est; ὑπόστασις vero atque
substantia, quia subest caeteris, quae subsistentiae non sunt» (BOEZIO, De duabus naturis, cap. 3; PL 64, 1344-1345). Si noti
però il riferimento di san Tommaso all’esse, completamente assente in Boezio.
2
«... licet ipsum esse non sit de ratione suppositi» (Quodl., II, q. 2, a. 2 ad 2um).
3
«Sed dicebat, quod suppositum in Angelo differt a natura, in quantum suppositum intelligitur ut habens esse, non autem
natura. Sed contra: sicut esse non ponitur in definitione naturae, ita non poneretur in definitione suppositi vel singularis, si
suppositum vel singulare definiretur. Ergo suppositum per esse a natura non differt: nullo ergo modo differunt suppositum et
natura» (Quodl., II, q. 2, a. 2 ob. 2a).
4
«Ad secundum dicendum, quod non omne quod accidit alicui praeter rationem speciei, est determinativum essentiae ipsius,
ut oporteat illud poni in ratione eius, sicut dictum est. Et ideo, licet ipsum esse non sit de ratione suppositi, quia tamen
pertinet ad suppositum, et non est de ratione naturae, manifestum est quod suppositum et natura non sunt omnino idem in
quibuscumque res non est suum esse» (Quodl., II, q. 2, a. 2 ad 2um).
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P. Christian Ferraro
San Tommaso – Testi vari sulla sostanza
humana natura etiam in Socrate vel Platone non est hypostasis: sed id quod in ea subsistit,
hypostasis est. Quod autem substantia sit et particularis, non secundum illam significationem dicitur
qua hypostasis est particularis substantia» (C. Gent., lib. 4, cap. 49).
«... hoc autem nomen persona non est impositum ad significandum individuum ex parte naturae, sed
ad significandum rem subsistentem in tali natura» (S. Th., Ia, q. 30, a. 4).
«... l’esse appartiene alla costituzione stessa della persona»5.
«... l’esse consegue alla natura non come a quello che ha l’esse ma come a quello mediante cui
qualcosa è; invece, segue alla persona o ipostasi come a quello che ha l’esse»6.
«Esse autem pertinet ad hypostasim et ad naturam, ad hypostasim quidem sicut ad id quod habet esse;
ad naturam autem sicut ad id quo aliquid habet esse; natura enim significatur per modum formae, quae
dicitur ens ex eo quod ea aliquid est, sicut albedine est aliquid album, et humanitate est aliquis homo»
(S. Th., IIIa, q. 17, a. 2).
«... cum in Christo sit una persona et duae naturae, considerandum est, utrum ea quae attribuuntur
Christo, pertineant ad rationem personae, vel ad rationem naturae. Et si quidem ad rationem
personae, sic oportet in Christo illud tantum unum ponere, sicut unum tantum esse, unum suppositum,
unam hypostasim, et sic de aliis ...» (In III Sent., d. 14, q. 1, a. 1).
5
«... esse pertinet ad ipsam constitutionem personae» (S. Th., IIIa, q. 19, a. 1 ad 4um).
«... esse consequitur naturam non sicut habentem esse, sed sicut qua aliquid est; personam autem, sive hypostasim
consequitur sicut habentem esse» (S. Th., IIIa, q. 17, a. 2 ad 1um).
6
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