Sopra e sotto il Carso 12 - 2014

Rivista on line del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” - Gorizia
SEDE SOCIALE:
VIA ASCOLI, 7
A N N O
34170 GORIZIA
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I I I — N ° 1 2
D I C E M B R E
2 0 1 4
Auguri per nuove esplorazioni!
A cura di Maurizio Tavagnutti
SOMMARIO:
Auguri per nuove
esplorazioni
1
Nella grotta La Mitica
2
Esplorazione del pozzo di Villa Louise
4
Auguri di Natale nella
Grotta Natale
6
Huntite, Idromagnesite e Magnesite: tre
minerali carbonatici ...
8
Record italiano per gli
Speleo Mannari
12
Das Wasser uns nicht
erschrecken
14
Giordania: l’avventura
ipogea
16
Città di pietra
17
Alpi Giulie cinema
2015
23
Attenzione ai Maillon
Rapid
24
On the resi stance of
carabiners
25
Pseudokarst Commission
27
Il Timavo in rete
29
Grotte di Postumia,
record di visitatori
29
Un libro alla volta:
Angeli di desolazione
30
L’antica grotta dei
Sette Dormienti
33
Auguri René !!
34
I prossimi appuntamenti
35
Novità editoriali
36
Chi siamo.
37
Ci siamo! Il 2014 sta per finire, anzi è finito! Bene, … male, chissà; come ogni anno ci
si appresta a fare il bilancio dell’attività svolta, cercando di metterne in risalto i lati positivi e cercando di mettere sotto il tappeto quelli negativi. Ad una sommaria analisi,
però, possiamo dire che i risvolti positivi dell’anno appena trascorso sono stati
senz’altro prevalenti. Finalmente possiamo contare su un numero di nuove leve davvero
confortevole e capace di stimolare
l’attività programmata per il 2015. Come
si può evincere dalla lettura dei numeri di
“Sopra e sotto il Carso”, l’attività di campagna è stata discreta come quella dedicata a scopi didattici, di rappresentanza,
scientifici e culturali in genere. Contro
un’attività in un costante crescendo, c’è
stato una brusca diminuzione dei contributi pubblici alla speleologia. Alle volte i
contributi che rappresentavano una fonte
indispensabile per poter svolgere e programmare alcune attività, a partire dal 2014 sono venuti a mancare o a ridursi drasticamente. Nel programmare, dunque, l’attività del 2015 si dovrà tenere conto anche di queste ristrettezze. Pazienza, si farà lo stesso. Purtroppo dobbiamo registrare che nel corso
dell’anno alcuni nostri soci, tra i più validi, sono stati, per così dire, distratti; chi per
impegni di lavoro, chi di salute e chi … per problemi di maternità. Al proposito cogliamo l’occasione per fare i nostri migliori auguri alla nostra segretaria Loredana per il
nuovo socio che vedrà la luce probabilmente il 1° gennaio. Auguri! Auguri anche a tutti
i nostri collaboratori esterni che in qualche modo hanno contribuito a rendere più interessante questa nostra rivista, Graziano Cancian, Pino Guidi, Enrico Merlak e a quanti
ci hanno dato fiducia come nel caso del
vicesindaco di Romans d’Isonzo Sig.
Michele Calligaris e la dott.ssa Serenella Ferrari della Fondazione Villa
Coronini Cromberg, senza dimenticare
poi il sindaco di Taipana sig. Claudio
Crassato. Auguri infine a tutti i nostri
Soci che in qualsiasi modo hanno contribuito all’attività del Centro Ricerche
Carsiche “C. Seppenhofer”.
27.12.2014 – Il rifugio speleologico
di Taipana.
Il notiziario Sopra e sotto il Carso esce ogni fine mese e viene distribuito esclusivamente on
line. Può essere scaricato nel formato PDF attraverso il sito del Centro Ricerche Carsiche “C.
Seppenhofer” - www.seppenhofer.it
Hanno collaborato a questo numero: L. Crestani, G. De Colle, M. Tavagnutti, G. Cancian, E.
Merlak, J. Urban, M. Friedl, D.L Hall, M. Bognuda.
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Nella grotta “La Mitica”
2
di Loretta Crestani
L’autrice dell’articolo,
Loretta Crestani,
all’interno della Grotta La Mitica.
Voiko tenta di superare
il meandro allagato.
Domenica 14 dicembre, tempo umido e minaccia di pioggia, nonostante le
premesse il Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” è pronto comunque
ad entrare in grotta. Finalmente, dopo tanto umido, mi accingo a scrivere
qualcosa riguardante la grotta "La mitica" che ho esplorato con Franco, Alex, Tecla, Maurizio, Antonino, Umberto e Voiko. Forse non abbiamo scelto
la giornata migliore per farlo ma, una volta arrivati lassù a Cepletischis, piccolo paese sulla strada per il Matajur, non potevamo rinunciare ad entrare in
grotta. Dall'entrata usciva un discreto ruscello di acqua, …. usciva molta
acqua! Abbiamo titubato un po' ma alla fine abbiamo deciso per il si. Che ci
saremmo bagnati è stato subito chiaro dal momento che per continuare l'esplorazione si doveva
percorrere un breve
cunicolo non proprio
asciutto. Ci siamo poi
accorti, mano a mano
che si proseguiva, che
avremmo avuto la
maggiori difficoltà
proprio dall'elemento liquido. Finchè ci è stato possibile siamo andati avanti, bloccati solo da un piccolo lago
impossibile da superare, sia
per la profondità Il gruppo si accinge ad entrare in grotta, sul fondo si
intravede l’ingresso della cavità.
dell'acqua che dalla
distanza delle pareti.
La cavità unica nel suo genere è molto bella e concrezionata. Le concrezioni,
che in certi punti erano bianchissime, meritano senz’altro una visita in questa
cavità che non ha simili fra queste montagne. Un ringraziamento particolare
a Voiko Balbi del Gruppo Speleologico “Valli del Natisone” che ci ha gentilmente fatto conoscere questa meraviglia.
5207 / 2907 FR - GROTTA LA MITICA
Comune: Savogna - Prov.: Udine - CTR 1:5000 Masseris - 067031 - Lat.:
46° 10' 37,9" Long.: 13° 34' 7,6" - Quota ing.: m 518 - Prof.: m 7 - Svil.: m
335 - Pozzi int.: m 7 - Rilievo: Paganello R., Gardel M., D’Andrea A., Turco
S. - 20.2.1993 - C.S.I.F. - Posiz. ingresso: G.S. “Forum Julii - 21.5.2012
Dal paese di Savogna (UD) si prende la strada che porta al Monte Matajur e
giunti al trivio con il paese di Cepletischis, si ferma l'automobile sulla destra
dello slargo stradale. Da questo punto si scende, verso valle, a piedi per un
sentierino, dapprima ben evidente ma che in seguito diventa impervio e che
in pochi minuti porta alla presa dell'acquedotto di Gabrovizza. Dietro all'edificio, alla base della parete di flysch, si trova l’ingresso della cavità. Attualmente l’ingresso è stato murato e creato un invaso per la raccolta dell'acqua
protetto da una porta in metallo. La cavità è stata aperta durante lavori eseguiti per la costruzione dell'acquedotto di Gabrovizza. I primi metri sono adibiti ad
invaso dell'acqua che alimenta il sottostante acquedotto; al termine di questa parte
una strettoia di alcuni metri immette nella galleria che porta alla Sala del Bivio. Il
ramo di destra, interamente sviluppato nel flysch, si chiude con una frana. Il ramo
di sinistra presenta due ampie sale riccamente concrezionate e prosegue con una
serie di vaschette che conducono al pozzo di 7 metri di profondità, il cui armo deve essere eseguito a diversi metri di distanza, su un masso; superate alcune vaSOPRA
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schette si raggiunge il sifone terminale. La cavità è stata esplorata in periodo di prolungata siccità, ed è quindi
da verificare il regime idrico della grotta in caso di consistenti precipitazioni. Nella nostra visita la grotta si presentava parzialmente allagata per cui a circa metà sviluppo non abbiamo più potuto proseguire. Considerando
l'uso a cui è adibita la prima parte della cavità, la porta d'ingresso è di norma chiusa a chiave.
Alcune fasi dell’esplorazione della Grotta La Mitica, si possono vedere le belle concrezioni presenti nella cavità.
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Esplorazione del pozzo di Villa Louise a
Gorizia
di Maurizio Tavagnutti
Il cortile con al centro
il pozzo e sullo sfondo
la splendida Villa Louise.
L’esplorazione nei giorni scorsi del pozzo di Villa
Louise a Gorizia da parte degli speleologi del Centro
Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”, a ben vedere si
inserisce perfettamente nel programma di valorizzazione della storica villa goriziana. È di questi giorni
l’intenzione da parte della Regione Friuli Venezia
Giulia di stanziare tre milioni di euro per il recupero
architettonico di Villa Louise, che diventerà un incubatore di imprese legate al mondo dell’arte. Ebbene in
quest’ottica anche gli speleologi goriziani hanno voluto dare il loro piccolo contributo. Da tempo il Centro
Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” sta predisponendo una campagna di esplorazioni dei vari pozzi per la
raccolta d’acqua che si trovano a Gorizia ma non solo,
come lo dimostra la recente esplorazione del pozzo
venuto alla luce a Fratta di Romans. Nei giorni scorsi, grazie al permesso accordato dalla direzione della Fondazione Villa Coronini, gli speleologi hanno potuto
scendere in questo pozzo che si apre proprio nel cortile prospiciente l’antico palazzo. Dopo aver predisposto l’attrezzatura necessaria per scendere in tutta sicurezza,
gli speleologi sono scesi per ben 35 metri e si sono fermati su un bacino d’acqua
limpidissima, probabilmente
di falda, che ad un sondaggio
è risultato essere profondo
ben 2 metri e settanta centimetri. Le pareti del manufatto, lungo tutti i 35 metri di
profondità, sono perfettamente circolari e sono costituite da blocchi di pietra ben
Nel cortile di Villa Louise fervono i preparativi per
scendere nel pozzo.
Prima di scendere vengono fatte le misurazioni della profondità.
squadrata e assiemata in modo sapiente dagli antichi maestri artigiani goriziani. Dunque, in prospettiva di ristrutturazione della Villa Louise, l’intero pozzo sarebbe da valorizzare con eventualmente una opportuna illuminazione
che metta in risalto il valore architettonico di questo manufatto, uno tra i più profondi di Gorizia. La perizia dei costruttori dell’antico pozzo deve essere stata notevole, visto
che hanno dovuto superare notevoli difficoltà sia nel scavare il pozzo per 35 metri sia per effettuare il suo rivestimento in pietra arenaria.
Un’opera dunque che dovrebbe essere senz’altro valorizzata. Si ringrazia il direttore della Fondazione Villa Coronini e la dott.ssa Serenella Ferrari per averci dato
la possibilità di poter effettuare l’esplorazione del pozzo.
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Dopo aver posizionato la struttura di supporto delle corde, Alex Debenjak si appresta a scendere nel pozzo. La vegetazione cresciuta ai bordi ha parzialmente divelto le pietre dell’anello in pietra; la vegetazione tende a diminuire fino
a scomparire a circa 4.70 metri dal bordo della vera del pozzo.
Il pozzo visto dal fondo verso
l’esterno. Si può notare che i blocchi
di arenaria che compongono le pareti
del pozzo sono molto erosi con i bordi
completamente arrotondati.
restringimento della
sezione
Sul fondo del pozzo si trova un bacino
di acqua molto limpida. La sezione
circolare del pozzo, a circa 9.40 metri
dal fondo, si restringe
leggermente.
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Auguri di Natale nella Grotta Natale
di Giorgia De Colle
Programmata da tempo dal Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”,
l’escursione alla Grotta Natale, si è svolta domenica 21 dicembre. Alcuni
speleologi facenti parte dei gruppi Seppenhofer, S.S.C. “Lindner”, S.A.S.,
C.G. “Boegan”, G.S. “Valli del Natisone” e G.S. “Forum Julii” si sono ritrovati come da tradizione per farsi gli auguri e brindare al 2015 sul fondo
della Grotta Natale a San Pelagio (TS). Il ritrovo di primissima mattina è
stato contornato da un'atmosfera gelida e nebbiosa che per fortuna, arrivati
a destinazione ha lasciato spazio ad un cielo meravigliosamente terso; dopo
svariati tentativi di trovare l'ingresso della grotta i 25 speleologi presenti si
sono pazientemente messi in fila per cominciare la stretta discesa verso il
fondo. Arrivati, uno ad uno sono stati accolti dai compagni che, nel frattempo, avevano preparato brulè, crepes alla nutella ed un ricco banchetto di
pandori, panettoni, salame, spumante e birra. Ovviamente l'acqua non era
presente. La surreale e magica atmosfera data dalle decine di luci frontali
che illuminavano il grande ambiente concrezionato, la presenza degli amici
compagni di grotta e l'abbondanza di cibarie e leccornie, ha fatto sì che,
come ogni anno, il ritrovo in Grotta Natale sia un'occasione da non perdere.
Giorgia De Colle.
Alex scende il primo
pozzo della Grotta
Natale.
551 / 2743 VG - GROTTA NATALE
Altri nomi: Grotta a NE di Aurisina
Comune: Duino-Aurisina - Prov.: Trieste - CTR 1:5000 San Pelagio - 110013 Lat.: 45° 45' 34,02" Long.: 13° 41' 6,03" - Quota ing.: m 186 - Prof.: m 78.8 Svil.: m 162 - Pozzo acc.: m 19.2 - Pozzi int.: m 40; 4.80; 32.50; 25 - Rilievo: Cosmini B. - 18.11.1929 - AXXXO - Aggiornamento rilievo: Tromba S. 22.2.1970 - G.S.Monfalconese - Aggiornamento rilievo: Mikolic U., Brunetti F. - 6.3.1988 - CGEB - Posiz. ingresso: Manzoni M. Rucavina P. 31.8.2001 - Riposiz. Regionale - Posiz. Targhetta: 1.1.2012 - AXXXO.
Lo stretto imbocco della grotta, che prende il suo nome dalla data della prima esplorazione, si apre sul fianco di una dolina, tra alcuni massi e non lontano da un pilone della linea
elettrica, in una zona intensamente carsificata. Il pozzo d'accesso che si mantiene stretto ed è movimentato
da alcune nicchie e ponti
naturali, i quali, nella parte
inferiore lo dividono dal
camino che sovrasta il secondo pozzo. Da quest'ultimo, diviso inizialmente da
un masso, si può raggiungere la sottostante caverna. Ad
essa confluiscono anche
altri due pozzi paralleli di grandi Matteo Cefarin e Davide Bresigar si preparano a
scendere il secondo pozzo della Grotta Natale.
dimensioni, collegati al primo tramite uno stretto pozzetto che si apre con una finestra poco sotto il masso più sopra
citato. Alla base dei tre pozzi, procedendo verso E, si accede ad un cunicolo discendente che ben presto diviene impraticabile; verso Nord si può salire con alcuni
passaggi alternativi ad una breve e larga galleria in salita. La parte più interessante
della cavità è costituita dalla galleria che si allunga verso SSE e che termina con
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una caverna riccamente concrezionata, nella quale spuntano numerose stalagmiti, alcune delle quali molto alte.
Il fondo è costituito da alcuni brevi vani, raggiungibili superando alcune strettoie. Dalla caverna finale, verso E,
si estende infine un breve ramo, anch'esso molto concrezionato e dalle tinte rosseggianti.
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Huntite, Idromagnesite e Magnesite: tre minerali
carbonatici ancora rari nelle grotte del Friuli
Venezia Giulia
di Graziano Cancian
Graziano Cancian.
Nell’articolo precedente avevamo parlato delle caratteristiche e dei punti ancora poco
chiari riguardanti la dolomia, roccia che affiora abbondantemente anche nella nostra
Regione (Friuli Venezia Giulia). Restiamo su questo tema e apriamo un nuovo argomento. Sappiamo tutti che nelle grotte calcaree, costituite da carbonato di calcio, le
concrezioni sono formate da calcite.
Però, che succede se la grotta si
apre in rocce dolomitiche, visto che
esse sono costituite da carbonato di
calcio e di magnesio? Se si formano
concrezioni, da quali minerali sono
costituite? Senza entrare in dettagli
complessi, ricordiamo che, in questo secondo caso, le acque di percolazione contengono sia calcio (Ca)
sia magnesio (Mg). Prima di scrivere quest’articolo ho voluto fare una
piccola indagine ed ho ricevuto varie risposte del tipo: “se la grotta si
apre in roccia dolomitica, le concrezioni sono altrettanto dolomitiche”, Grafico di Lippman (1973) leggermente modificato.
oppure “le concrezioni sono sempre Stabilità di alcuni minerali di grotta in funzione
dell’evaporazione e della pressione di anidride carbonica. La brucite, di cui non si parla nel testo, è un
idrossido di magnesio – Mg(OH)2.
Frammento di concrezione, trovato in
una caverna che si
apre entro rocce dolomitiche. E’ formato
da calcite prevalente
e aragonite subordinata, cioè dai due
minerali che si depositano per primi.
di calcite”, oppure “nelle grotte dolomitiche non si formano concrezioni” e infine “non ne ho la più pallida
idea”. Mi pare, perciò, che sia il caso di fare un po’ di
chiarezza. Secondo quanto riportato da Hill e Forti
(1997) nel libro Cave Minerals of the world, nelle cavità che si aprono entro la dolomia si possono depositare
dei minerali, secondo una sequenza ben precisa, che è
stata studiata in particolare da Lippman (1973) nelle
Guadalupe Caves (USA). In sintesi, quando le acque di
percolazione attraversano la roccia ed arrivano nella
grotta, perdono anidride carbonica (CO2) e si deposita
per prima la calcite e poi magari anche un po’ di aragonite. Ecco perché, in grotte dolomitiche, anche se sembra strano, si possono trovare concrezioni di calcite. Il fenomeno si arresta qui? Assolutamente no, anzi la parte più interessante viene proprio adesso. Con la deposizione
del carbonato di calcio, sotto forma di calcite e di aragonite, l’acqua si è impoverita
notevolmente di calcio, mentre la concentrazione di magnesio è rimasta praticamente
uguale. Da questo momento in poi, a causa dell’evaporazione, si depositano altri minerali che via via contengono sempre più magnesio e sempre meno calcio, anzi, alla
fine si depositano minerali del tutto privi di calcio, cioè i carbonati di magnesio. Vediamo la sequenza segnalata da Lippman:
1) Calcite
2) Mg-calcite (calcite magnesifera)
3) Aragonite
4) Huntite
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5) Hydromagnesite
6) Aggiungiamo che in certe condizioni si forma pure la magnesite.
Sorge spontanea un’altra domanda. A parte
la calcite e l’aragonite, che già conosciamo
bene, gli altri “strani” minerali sono stati
trovati nelle grotte della nostra Regione?
Ebbene sì. Le segnalazioni sono ancora
poche, anzi pochissime, ma ci sono. La prima scoperta di una certa importanza venne
fatta nella Grotta dell’Otto 4782/5582 VG
in comune di Duino-Aurisina (Cancian e
Tricarico 1990). Si tratta di una cavità a
prevalente sviluppo verticale, con due ampi
vani laterali, profonda 40 metri. Qui furono
raccolti 4 campioni di tenere incrostazioni
biancastre, che successivamente vennero
analizzati tramite la diffrattometria a raggi
x nell’Università di Trieste. Furono trovati
questi minerali, variamente associati tra di Incrostazione ridotta in polvere, proveniente dalla Grotta dell’Otto
loro: calcite, aragonite, huntite, magnesite, 4782/5582 VG e preparata per le analisi in laboratorio.
dolomite. In particolare si trattò della prima
segnalazione sicura e documentata di huntite in una grotta della nostra Regione e forse in una grotta italiana. Il
ritrovamento confermò la sequenza mineralogica riportata da Lippman (1973) e da Hill e Forti (1997), ma
sfortunatamente non si trovò l’hydromagnesite, forse per una carenza di campioni esaminati. Però, otto anni
dopo, questo minerale mancante fu identificato nella Grotta del Teschio di Mucca 6000/3420 FR, che si apre
nel versante occidentale del Monte Mia nelle Valli del Natisone (Mocchiutti e Cancian 1998). La cavità consiste in un pozzetto che conduce a una galleria inclinata, per uno sviluppo di 52 metri e una profondità di 48. Un
campione di incrostazione biancastra, analizzato sempre tramite la diffrattometria a raggi x, si rivelò costituito
dall’associazione: hydromagnesite + aragonite. Ma ora vediamo di conoscere meglio questi nuovi minerali.
- L’HUNTITE, è un carbonato di magnesio e di calcio, “parente stretto” della dolomite. Se ne differenzia solo perché il contenuto in magnesio è più abbondante. La sua
formula chimica, infatti, è: CaMg3(CO3)4.
E’ stata segnalata per la prima volta in una
grotta nel 1949 in Ungheria. Il suo nome è
stato dato in ricordo di Walter Frederick
Hunt (1882 – 1975), professore di petrografia all’Università del Michigan.
- Nell’HYDROMAGNESITE, invece, il
calcio non c’è più. Si tratta, infatti, di un
carbonato di magnesio idrato, cioè con acqua molecolare: Mg5(CO3)4(OH)2*4H2O.
E’ un minerale meno raro dell’huntite, anzi
si ritiene che nelle grotte sia il carbonato
Il primo diffrattogramma, con annotazioni a mano, che permise di
più comune dopo calcite e aragonite. E’
identificare l’huntite e la magnesite in una grotta del Carso Triestistato segnalato, infatti, in cavità naturali di
no (data: 9 aprile 1990). M = magnesite, H = huntite.
varie parti del mondo (Sud Africa, New
Mexico, Botswana, Norvegia, Cuba, USA, Nuova Zelanda, Austria, ecc.). Stranamente, però le segnalazioni in
Italia sono ancora poche. In campo industriale l’associazione di huntite e hydromagnesite è usata come ritardante di fiamma o ignifugo additivo per plastiche e gomme.
- La MAGNESITE, infine, è un carbonato di magnesio: MgCO3. E’ un minerale bene conosciuto e diffuso,
però ancora raro nelle grotte. La sua prima segnalazione, infatti, risale al 1960 (Pobeguin 1960).
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Era stata trovata assieme ad huntite ed aragonite. Come curiosità si può aggiungere che la polvere di magnesite è utilizzata come anti-traspirante in molti sport. E’ utilizzata anche dagli arrampicatori per asciugare il sudore delle mani.
Di solito, nelle grotte, huntite, hydromagnesite e magnesite non si trovano singolarmente ma in associazione
tra di loro o anche assieme a calcite e aragonite. Inoltre, hanno un colore biancastro e si presentano sotto forma di incrostazioni, masserelle, polveri e latte di monte (moonmilk). A prima vista, pertanto, questi minerali
possono essere scambiati per normale calcite. Questa è senza dubbio la causa per cui, nella nostra Regione,
sono pochissimo conosciuti nelle grotte. Si può concludere, pertanto, con la speranza che arrivi qualche nuova
segnalazione da parte degli speleologi, quando visiteranno grotte che si aprono in rocce dolomitiche.
BIBLIOGRAFIA:
CANCIAN G., TRICARICO F. (1990): Incrostazioni di huntite, magnesite, aragonite, dolomite e calcite in una
grotta del Carso Triestino. Mondo Sotterraneo, a. XIV, n° 1-2 apr. ott. 1990, pp. 11-21, Circ. Spel. Idr. Friul.
Udine.
HILL C. A. (1993): Carbonates. In: Carlsbad cavern and other caves in the Guadalupe Mountains, New Mexico and Texas. Bulletin 117, New Mexico Institute on mining and technology.
HILL C. A., FORTI P. (1997): Cave minerals of the world. Nat. Speleol. Society, Huntsville, Alabama, USA.
LIPPMAN F. (1973): Sedimentary carbonate minerals. New York. Springer – Verlag, 228 p.
MOCCHIUTTI A., CANCIAN G. (1998): Segnalazione di idromagnesite in una grotta del Monte Mia (Valli del
Natisone, Friuli, Italia). Mondo Sotterraneo, a. XXII, n° 1-2, pp.37-42, Circ. Spel. Idr. Friul. Udine.
POBEGUIN T. (1960): Sur l’existence de la giobertite et de la dolomite dans des concrétions du type
“mondmilch”. Comp. Rend. Acad. Sci. Paris, v. 250, pp. 2389-2391.
SCHEDA DEI TRE MINERALI
Formula chimica:
HUNTITE
HYDROMAGNESITE
MAGNESITE
CaMg3(CO3)4
Mg5(CO3)4(OH)2*4H2O
MgCO3
Classe mineralogica:
carbonati
Giacitura più comune nelle grotte:
Incrostazioni, concrezioni (flowstones), latte di monte e depositi, generalmente in masse compatte, fragili, microcristalline.
Colore:
bianco, bianco giallastro
incolore, bianco
bianco, giallastro, grigio
chiaro
Durezza:
1-2
3,5
3,5 – 4,5
Peso specifico:
2,87
2,18
3,0
Lucentezza
terrosa
da vitrea a sericea
da vitrea a sericea
Trasparenza:
translucida
trasparente
translucida o trasparente
Frattura:
fragile, concoide
irregolare
concoide
Sfaldatura:
nessuna
perfetta
in romboedri
Striscio:
bianco
bianco
bianco
Fluorescenza:
non fluorescente
verde, blu, bianco
blu, bianco
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4782 / 5582 VG - GROTTA DELL’OTTO
Comune: Duino-Aurisina - Prov.: Trieste - CTR 1:5000 Malchina - 109041 - Lat.: 45° 47' 7,03" Long.: 13° 37'
38,26" - Quota ing.: m 164 - Prof.: m 40 - Svil.: m 50 - Pozzo ing.: m 9 - Pozzi int.: m 23; 5 - Rilievo: Tricarico
F., Deiuri G. - 15.11.1989 - G. S. Monfalconese A.d.F.
Dall'incrocio della strada si scende per circa 150m nel bosco, in direzione SSE, sino a giungere ad una dolina
poco profonda e di medie dimensioni ove si trova l'ingresso della cavità. Il pozzo d'accesso, inizialmente piuttosto stretto, termina su un terrazzo ricoperto da uno strato di terra. Da qui si può pendolare a destra, raggiungendo due sale, o andare sul fondo (P23). Il pozzo non è stretto ed è quasi interamente concrezionato; il fondo è
diviso in due da una parete di ridotte dimensioni. Alla base, uno stretto foro dà in una piccolissima stanzetta
dove s'apre una strettoia intransitabile per molti.
Rilievo della Grotta dell’Otto, profonda 40 metri (Carso Triestino, presso Ceroglie, comune di Duino Aurisina). Nelle
due diramazioni laterali sono state trovate delle incrostazioni biancastre formate da varie associazioni di calcite, aragonite, huntite, magnesite, dolomite.
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8 dicembre 2014 - Luca
Pedrali –1358 m, nuovo
record italiano di profondità in grotta.
Record italiano per gli Speleo Mannari
Lucca, 8 dicembre 2014 - La notizia del record italiano di profondità, ottenuto in un abisso, in Garfagnana (Toscana), si è subito
diffusa via internet. Su Facebook il mondo speleologico nostrano
si è sprecato nei complimenti e negli entusiastici apprezzamenti a
tutto il Gruppo Speleologico “Speleo Mannari” ma soprattutto riconoscendo, agli speleosub Luca Pedrali e sua moglie Nadia Bocchi, l’aver effettuato un’impresa senza precedenti. Grande entusiasmo, dunque, per il completamento di questa esplorazione
dell’Abisso “Roversi” dove lo speleologo Luca Pedrali di Brescia
ha raggiunto quota -1358 metri di profondità, la più profonda mai
esplorata in Italia dentro le viscere della terra. Davvero una bella
pagina della storia della speleologia nostrana quella segnata da
questa data. La spedizione, come è stato spiegato dal team “Speleo
Mannari” che ha coordinato l'iniziativa, è durata tre giorni, da venerdì 5 dicembre, quando tre squadre, con 18 speleologi in totale,
nella zona di Minucciano (Lucca), nelle Alpi Apuane, sono scese
nell’abisso “Paolo Roversi” con l'obiettivo di superare la massima
profondità di questa importante cavità. Si tratta di una grotta poco
frequentata e già conosciuta ormai da 20 anni; lungo il suo sviluppo presenta pozzi e strettoie difficili da percorrere. Le squadre che
hanno armato tutta la cavità hanno allestito due campi base, a -800
e -1000 metri sotto la superficie. Lo speleosub Luca Pedrali ha
dato l'attacco all'ultimo tratto dell'Abisso “Roversi”, immergendosi in un sifone lungo un meandro in piena falda invaso d'acqua, con muta e bombole d'ossigeno, cercando di esplorare una condotta lunga una decina di metri, che
in teoria, si dovrebbe ricongiungere ad un’altra cavità, posta più a valle, mai esplorata finora. Luca Pedrali, insieme alla moglie Nadia Bocchi, si era già calato nello
stesso abisso fra il 10 e 12 ottobre scorsi ma erano potuti arrivare “soltanto” a 1190 metri perché il maltempo sulla costa tirrenica aveva impedito loro di procedere in sicurezza. Il nuovo record italiano di discesa in profondità in grotta è stato
ottenuto, dunque, dal
gruppo di speleologi
toscano denominato
“Speleo Mannari”, i
quali hanno raggiunto i -1358 metri nell'Abisso “Paolo Roversi”
sotto il monte Tambura sulle Alpi Apuane.
Dopo essere stati fermati dalla bomba
d’acqua dell’11 ottobre scorso, tre squadre di Speleo Mannari
con gli speloesub Luca
Il Monte Tambura ed il punto, indicato dal cerchio rosso, in
Pedrali e Nadia Bocchi cui si apre l’Abisso “Paolo Roversi”.
ci hanno riprovato, e
sono riusciti nell'incredibile impresa di battere il record italiano di discesa
nell’abisso, raggiungendo i meno 1358 metri del sifone finale in questa grande
cavità, sulle Alpi Apuane, nell’alta Toscana, nel comune di Minucciano. Quando
fra il 10 e il 12 ottobre si sono calati per la prima volta, armando completamente la
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grotta tranne nella parte finale, gli “Speleo
Mannari”, insieme agli speleosub di fama
nazionale Luca Pedrali e Nadia Bocchi,
come già detto, sono potuti arrivare
“soltanto” fino a meno 1190 metri, perché
il maltempo che, come si ricorderà ha tenuto tutta l’Italia con il fiato sospeso, si è abbattuto pesantemente su Genova e sulla
costa Tirrenica ha impedito loro di procedere in sicurezza nelle viscere della montagna. “Ci siamo fermati a meno 1000 metri
per decidere il da farsi – ricordano Luca e
Nadia, bresciani, che nella vita e nella speleologia sono una coppia ben rodata - e
Paolo Roversi, Luca Pedrali e la moglie Nadia Bocchi al campo
quindi in quell’occasione abbiamo deciso Abisso
base. Anche a –1000 il caffè con la mocca non può mancare.
di tornare al campo base a meno 800, perché il rischio era alto. L'acqua nei meandri era aumentata molto velocemente e pioveva addirittura sopra la tenda
nonostante fosse posizionata a 30 metri dalla cascata. “Non si tratta di una grotta facile: è molto impegnativa a
causa di pozzi e strettoie – aggiunge Riccardo “Zairo” Nucciotti, fondatore versiliese del gruppo “Speleo Mannari” -. Ma senza l’appesantimento dei materiali siamo stati più leggeri e ci siamo mossi meglio e più in fretta, e
finalmente siamo arrivati fino in fondo”. La prima squadra era composta da Fabio Bollini (Repubblica di San Marino), Thomas Pasquini,
(Lucca), Giammarco Innocenti (Lucca), Matteo Ingrassia (Piemonte),
Stefano Calleris (Piemonte). La seconda squadra era entrata la mattina
presto di sabato 6 dicembre
e
aveva allestito un campo
a meno 800
metri di profondità con il
compito di
ospitare anche la terza
squadra, per
poi raggiunge i meno
1000 e aiutare il passaggio del materiale subacqueo.
Questa terza squadra era composta da Mauro Regolini
(Trentino Alto Adige), Filippo Felici (Friuli Venezia
Giulia), Sandro Sorzè (Friuli Venezia Giulia), Rubens
Martino (Camapania), Jorge Del Campo Adeva
(Spagna). La terza squadra, superato l'ingresso dell'Abisso “Paolo Roversi” sabato 6 dicembre nel pomeriggio, ben presto aveva raggiunto il campo a meno 800
metri per riposarsi per poi essere pronta a scendere,
domenica 7 dicembre, fino al sifone finale per l'immersione. È in questa squadra che c’erano anche gli
speleosub Luca Pedrali e Nadia Bocchi, accompagnati
dagli speleo Pascal Vacca (Toscana), Floriano Martinaglia (Svizzera), Ivano Predari (Lombardia), Riccardo 'Zairo' Nucciotti (Viareggio), Filippo Dobrilla
(Firenze).
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Das Wasser uns nicht erschrecken
di Martin Friedl
Martin Friedl.
Was macht die sportliche Masse in L’amico Martin, del Verein für Höhlenkundieser Jahreszeit in Villach. Sie de und Höhlenrettung Villach, proprio in
stehen auf den Ski und wedeln ei- questi ultimi giorni del 2014 (il 27 dicembre)
nen Pulverhang hinunter. Aber è stato protagonista di una bella escursione
nein, Günther Knapp und Martin nella Grotta Pod Lanisce. Riportiamo qui la
Friedl, vom Verein für Höhlenkun- relazione che Martin ci ha inviato. In se
de und Höhlenrettung Villach und l’esplorazione di una grotta non costituisce
auch bei der Höhlenrettung Kärnten niente di straordinario se non fosse per le
tätig suchten sich im Winter eine particolarità che questa cavità presenta.
Wasserhöhle aus. Ich musste nicht L’esplorazione della Pod Lanisce, infatti,
lange überlegen, das Ziel heißt am comporta che lo speleologo è quasi sempre
27.12.2014, Grotta Pod Lanisce. immerso nell’acqua. Dunque, con le tempeAm Vorabend werden noch schnell rature rigide di questi giorni, addirittura quel
die Akkus für die Stirnlampe gela- giorno aveva abbondantemente nevicato nelden, meine Digicam für die Videos la zona, non è certo facile esplorare e docuverpackt und die kleine Ausrüstung mentare come ha fatto Martin. Complimenti!
für die Höhle ist schnell vorbereitet. Um 07:30Uhr sind wir in Villach bei leichtem Schneefall weggefahren und
nach 90 min Fahrtzeit haben wir auch schon die Ortschaft vor der Höhle erreicht.
Günther , der ja fast im Fahrzeug stehen kann hat sich drinnen umgezogen den es
begann auch hier leicht zu Schneien. Der kurze Zustieg zu dieser Höhle ist super,
fast keine Ausrüstung und kein Klettergeschirr machen diese Höhle so sympathisch. Um 09:30 Uhr sind wir in die Höhle eingestiegen und nutzen schon am
Anfang sehr viel Zeit für Videoaufnahmen. Aus vergangen Touren in dieser Höhle
habe ich gelernt von Beginn an die Aufnahmen mit dem Wasser zu machen, danach ist der kleine Bach trüb und nicht mehr Glasklar. Wir haben uns Meter für
Meter in die Höhle vorgearbeitet. Mal den linken mal den rechten Seitengang erkundet bis wir nach 2 h den Siphon erreicht haben. Leider wissen wir nicht ob man
diesen Siphon tauchen kann? Wie lang ist er? Wie weit geht es hinten noch weiter? Den Trockenbereich nahe dem Siphon haben wir ausgelassen. Nach einer
kurze Pause und ein paar Fotos ging es wieder langsam retour zum Ausgang. Wir
waren 4 Stunden drinnen und haben viel neue Tropfsteinformationen gesehen und
auf Bildern festgehalten. Ich bin immer auf der Suche nach neuen Höhlen und gemeinsamen Touren.
Gli amici austriaci del
Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung
Villach sono stati sempre un po’ legati al
C.R.C. “C. Seppenhofer” da una profonda
amicizia.
La Grotta Pod Lanisce è una cavità tra le
più belle ed interessanti delle Prealpi
Giulie. Senz’altro la
più interessante della
Val Cornappo (Taipana). Conosciuta dagli
amici austriaci in occasione di una edizione del “Triangolo
dell’Amicizia” è diventata meta frequente degli speleologi di oltralpe.
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Alcune fasi dell’esplorazione della Grotta Pod Lanisce eseguita dal Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach (A). Nel corso dell’esplorazione Martin Friedl ha anche eseguito un filmato molto bello e divertente.
Lo puoi trovare su questo link:
https://www.facebook.com/video.php?v=1547172262189907
Abbiamo seguito le vicissitudini del Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach fin dagli esordi in quanto i soci fondatori, Helga e Gert Pader, sono anche soci del Centro Ricerche Carsiche “C.
Seppenhofer”. Il logo del gruppo è stato disegnato dal padre di Gert, ottimo pittore paesaggista, che ha
voluto rappresentare la cittadina di Villach contornata dalle Alpi Giulie sopra un ipotetico ambiente
ipogeo. Con gli amici austriaci abbiamo stretto un profondo legame di amicizia confermato dall’invio
della relazione che pubblichiamo in queste pagine.
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Marco Meneghini in
Giordania durante la
spedizione del 2009.
Una fase delicata
dell’esplorazione degli
ipogei del castello di
Shawbak in Giordania.
Giordania: l’avventura ipogea
Magnificamente organizzata
Marco Meneghini, socio del C.R.C. “C.
dall’Osservatorio del Circolo
Seppenhofer” dal 1993, si interessa partiCulturale Astronomico di Farra
colarmente di cavità artificiali: nel 1997 ha
d’Isonzo, si è svolta giovedì 18
pubblicato “Le gallerie cannoniere del
dicembre, la conferenza del noMonte Fortin - Villanova di Farra”. Partestro socio Marco Meneghini
cipa e coordina varie ricerche sulle cavità
dedicata alla spedizione speleodella Grande Guerra in Friuli Venezia Giuarcheologica in Giordania. Colia (Monte Sabotino, Monte Calvario, Valme si ricorderà Marco aveva
le dello Judrio), in Trentino (dove vive dal
preso parte, nel 2009 e 2010,
2003) ed in Val Camonica. Da qualche
alle campagne archeologiche in
anno ha intrapreso il percorso di studi in
terra mediorientale alla ricerca
Beni Culturali - Indirizzo archeologico
di siti ipogei nell’ambito del
all’Università di Trento. E’ Curatore del
progetto “Qanat Project” proCatasto Nazionale delle Cavità Artificiali
mosso dall’Università degli Studella Società Speleologica Italiana.
di de L’Aquila, del Consiglio
Nazionale delle Ricerche e con
la collaborazione della Società Speleologica Italiana Commissione Cavità
Artificiali e del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”, il tutto nell’ambito di
“Petra medievale, Missione Archeologica Italiana, Università degli Studi di Firenze”. Nel corso della serata intitolata “Giordania: l’avventura ipogea”, marco ha
messo in evidenza come le
spedizioni speleologiche ci
conducono alla scoperta di un
passato che è più vicino a noi
di quanto ci possa sembrare.
Gli ipogei di Petra e dei Castelli Crociati percorrono la
Storia dai Nabatei a Lawrence
d’Arabia.
Le ricerche congiunte di
speleoloMarco Meneghini durante la conferenza svolta
gi, ricer- all’Osservatorio del Circolo Culturale Astronomico di
catori del Farra d’Isonzo.
CNR e di
diverse università italiane hanno rivelato aspetti finora ignoti
di una terra di confine affascinante che lega a doppio filo le
vicende di Oriente ed Occidente. Le spedizioni a cui ha partecipato Marco Meneghini, si sono inserite nel progetto di ricerca archeologica dell’Università di Firenze denominato “Petra
medievale”, avviato nel 1992 allo scopo di indagare il castello
di Monreal - Shawbak vicino alla spettacolare città perduta di
Petra. Il compito degli speleologi è stato quello di indagare sulle cavità artificiali
della zona, scavate per l’attingi mento dell’acqua, per capire il contesto in cui gli
importanti siti archeologici sono collocati. Le ricerche hanno portato alla documentazione della galleria denominata Ain Ragaigha (Sorgente del Camaleonte) e
di alcuni insediamenti rupestri che costituivano l’abitato che gravitava attorno al
castello, cosa che sino ad allora non era stata ancora intuita. Misteri sotterranei
svelati e, soprattutto, l’atmosfera di un Paese affascinante e accogliente.
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Città di pietra
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Al seguito della bella conferenza di Marco Meneghini, che riportiamo nella
pagina precedente, in cui si parla anche di insediamenti rupestri, incuriositi
di ciò abbiamo voluto dare un’occhiata ad altri siti. Volgendo lo sguardo a
360° in giro per il mondo abbiamo visto che di insediamenti rupestri se ne
trovano un po’ da per tutto a cominciare da quelli più famosi della Capadocia
in Turchia. Sembra che l’uomo, in mancanza di grotte naturali, abbia voluto
costruirsele da solo adattando anfratti o scavando nella roccia vere e proprie
città: Città di Pietra. Riportiamo qui di seguito una breve carellata fotografica
di quelle più famose.
CAPPADOCIA (TURCHIA)
Cappadocia, abitazioni scavate nella roccia.
Caratteristica abitazione scavata nella
roccia e sovrastata da
un diverso litotipo più
scuro.
La Cappadocia è una regione storica dell'Anatolia, un tempo ubicata nell'area
corrispondente all'attuale Turchia centrale, che comprende parti delle province di Cesarea,Aksaray, Niğde e Nevşehir. La Cappadocia si caratterizza per
una formazione geologica unica al mondo e per il suo patrimonio storico e
culturale. Nell'anno 1985 il parco nazionale di Göreme e i siti rupestri della
Cappadocia sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO con
una superficie protetta di 9576 ha. La regione che attualmente prende il nome di Cappadocia è molto più piccola di quello che era l'antico regno di Cappadocia di epoca ellenistica. Per migliaia di anni, e fino ad oggi, la regione è sempre
stata luogo di insediamenti umani. Vi fiorirono alcune antiche civiltà, come quella
degli Ittiti, o altre ancora provenienti dall'Europa o dalle stesse regioni dell'Asia
Minore, e ognuna di esse ha lasciato in Cappadocia la propria impronta culturale.
Le peculiarità geologiche del sito hanno fatto sì che i suoi paesaggi siano spesso
descritti come "lunari". La formazione geologica tipica, un tufo calcareo, ha subito
l'erosione per milioni di anni,
acquisendo forme insolite ed è
abbastanza tenero da consentire all'uomo di costruire le sue abitazioni ricavandole dalla roccia, dando vita a insediamenti
rupestri, piuttosto che a
edifici innalzati da terra.
In questo modo, i suoi
paesaggi lunari sono pieni
di cavità e grotte, sia naturali che artificiali, molte
delle quali continuano ad
essere frequentate e abitate ancora oggi. La posizione geografica ha fatto per
secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, oltre che l'oggetto
di ripetute invasioni. Gli abitanti della regione hanno costruito rifugi sotterranei (esempi ancora visitabili sono le città di Kaymaklı e Derinkuyu) che permettevano a intere città di rifugiarsi nel sottosuolo, e di sopravvivervi per
molti mesi, senza necessità di arrischiare sortite esterne. La costruzione di
queste città sotterranee si articolava su più livelli (la città di Kaymaklı ne ha
nove sotterranei, anche se solo quattro o cinque, è difficile dirlo con precisione
perché non tutti i livelli sono in orizzontale e si intersecano tra di loro, sono accessibili ai turisti, mentre i restanti sono riservati alla ricerca archeologica e antropologica) ed erano equipaggiate con fori di aerazione, stalle, forni, pozzi
d'acqua e tutto quanto fosse necessario ad ospitare una popolazione che poteva
arrivare, contando tutte le città sotterranee scoperte, fino a 20.000 abitanti.
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CRIMEA
ESKI-KERMAN
Se da Sebastopoli si raggiunge il villaggio di Ternovka,
si può visitare una grande città scavata nella roccia. La
città di Eski-Kermen, nella zona di Pescherny in Crimea. La grande distanza dalle principali località turistiche spiega il fatto che questa città sotterranea è praticamente inesplorata e trascurata dagli storici. Fondata
alla fine del VI secolo d.C. come roccaforte dell'Impero
Bizantino, è esistita fino alla fine del XIV secolo. La
storia della città è scarsamente conosciuta, da fortezza
insignificante nel X secolo si ebbe una graduale espansione della città ed un aumento della sua importanza, il
picco lo si ebbe nei secoli XII e XIII, quando la popolazione raggiunse probabilmente i 3000 abitanti.
Nel 1299 la città è stata rovinata dalle truppe dei Mon-
goli sotto il comando di Nogaj e da allora non ha più recuperato la sua gloria. Nel 1399 l'esercito mongolo
sotto il comando di Edygeja distrusse quel che restava della città, che è rimasta da allora disabitata. Attualmente si possono vedere alcune fortificazioni del sesto e dodicesimo secolo ben conservate. Circa 350 grotte
scavate nella roccia all'interno della città e circa 50 al di fuori della città. La maggior parte di esse sono state
costruite nel XII - XIII secolo, come abitazioni e ricoveri per bovini o cantine. Una piccola parte (15%) delle
grotte fu costruito per funzioni difensive o religiose. Si trovano anche diverse chiese ortodosse scavate nella
roccia del XII - XIII con numerosi affreschi (ora molto danneggiato dai turisti).
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CHUFUT-KALE
E’ la seconda città sotterranea più grande della Crimea. I ricercatori non sono unanimi per quanto riguarda il
momento della comparsa della città. Alcuni di loro la considerano una fortezza bizantina, fondata nel VI secolo. Altri sono del parere che la fortificazione sia apparsa nei secoli X e XI. Durante il primo periodo della storia
della città, è stata principalmente popolata da Alani, la più potente di una tribù tardo-Sarmate di origine iraniana. Questa popolazione aveva cominciato a penetrare la Crimea dal II secolo d.C. Una volta stabiliti sulle montagne della Crimea gli Alani avevano adottato il cristianesimo. In fonti scritte la città sotterranea è menzionata
nel XIII secolo con il nome di Kyrk-Or (Fortificazioni). Questo nome è durato fino alla metà del XVII secolo. Nel 1299 l'orda Tartara di Emir Nogai fece irruzione nella penisola di Crimea. Dopo aver preso la città, i
Tartari insediarono un loro presidio in essa. A cavallo del XV secolo, i tartari Karaite si stabilirono davanti alla
linea orientale delle fortificazioni e costruirono un secondo muro di difesa per proteggere il loro insediamento, e
quindi fu costruita una nuova parte della città. Nel XV secolo il primo Khan, Hadji-Ghirei, della Crimea, trasformò la vecchia sezione della città nella sua residenza fortificata. Dopo la sconfitta dell'Orda d'Oro, il regno
khan di Crimea fu notevolmente più forte. Il significato di Kyrk-Or come una roccaforte e città importante non
aveva più senso e il Khan Menglis-Ghirei spostò la capitale a Bakhchisarai. A causa di persecuzioni antiebraiche dalla metà del XVII secolo molti abitanti emigrarono e in altre città e qui rimasero solo famiglie di religione
ebraica. Quindi la città a poco a poco ha acquisito il nome di Chufut-Kale , che in turco significa "fortezza ebraica" con significato negativo e sprezzante. Dopo la conquista della Crimea e il suo inserimento nel impero
russo agli abitanti della fortezza fu permesso di vivere in qualsiasi parte della Crimea. Da quel momento, Chufut
-Kale venne lentamente abbandonata e restò deserta. Dalla metà del XIX secolo, la città ha cessato di esistere.
Alcuni aspetti esterni della città fortezza di Chufut-Kale e i particolari interni scavati nella roccia.
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RUSSIA
VILLAGGIO DI KOSTOMAROVO
Il villaggio di Kostomarovo è situato a 600
km a sud di Mosca. Questa zona è chiamata
la “Palestina russa”, perché alcuni elementi
del paesaggio richiamano alla memoria luoghi sacri palestinesi: Getsemani, il Golgotha
con una croce sulla cima, il Monte Tabor, il
fiume Cedron, ecc. I paesaggi desertici di
Kostomarovo, formati da colline di gesso
ricoperte qua e là da vegetazione, presentano alcune somiglianze con i paesaggi del
deserto del Sinai. La caverna del Pentimento, qui dislocata, è famosa in tutta la Russia.
Le sue volte strette, un lungo corridoio e i
soffitti che si abbassano ad ogni metro percorso fanno sì che i peccatori arrivino a
concludere la loro confessione in
un profondo inchino. La più antica
struttura del monastero è la chiesa
sotterranea di San Salvatore, che
può contenere più di 2000 persone. Nelle pareti vi sono le celle dei
monaci eremiti, che conducevano
una vita appartata e comunicavano
con i pellegrini e con i preti solo
attraverso piccole finestre: così
prendevano cibo e annotazioni,
insieme alle richieste di preghiera.
L’ultimo eremita di Kostomarovo,
vissuto nella caverna del Pentimento, fu il Santo Padre Pyotr,
ucciso da un colpo di arma da fuoco nel 1937, proprio nel luogo
dove riceveva le confessioni.
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BULGARIA
IVANOVO, RUSE
Ivanovo è un villaggio nel nord-est della Bulgaria,
fa parte della Provincia di Rousse vicino al confine
con la Romania. Ivanovo si trova a 20 chilometri a
sud della capitale provinciale di Rousse, nella parte
orientale della pianura danubiana. Il paese è famoso
per le chiese rupestri che sono incluse nel patrimonio dell'Umanità dell’UNESCO. Si tratta di un
gruppo medievale di chiese, cappelle e monasteri
ortodosso-orientali rupestri scavate nella roccia in
prossimità del villaggio di Ivanovo. Il complesso
monastico fu attivo dagli inizi del XIII al XVII secolo. Il monastero più famoso, scavato nella roccia,
è dedicato a "St. Arcangelo Michele ", esso si trova
a 22 km da Rousse, in prossimità di Ivanovo, entro i
confini del Parco Naturale "Rusenski Lom". Un sistema di scale scavate nella roccia permette l'accesso ai visitatori
delle varie chiese e cappelle della regione. Il monastero fu fondato
nel 1220 dal monaco Yoakim, che in seguito divenne un patriarca
bulgaro. Gli zar bulgari Yoan Asen ІІ (1218-1241), Yoan Alexander (1331-1371) e altri rappresentanti della corte reale, sono stati tra
i finanziatori dei lavori per la costruzione del monastero, i loro ritratti sono conservati all’interno fino ai nostri giorni. Il monastero si
unisce a una serie di complessi di locali ipogei. Gli affreschi dipinti
all’interno mostrano le particolarità dell’arte religiosa bulgara nel
XIII - XIV secolo essi sono conservati in sei templi distinti. Durante il Secondo Impero Bulgaro (XII - XIV secolo), il monastero è
stato istituito come un grande centro spirituale ed educativo. Iscrizioni murali nelle varie cappelle forniscono informazioni su importanti eventi storici. Anche le pitture murali nella chiesa "St. Maria"
sono di fama mondiale. Le loro eccezionali qualità artistiche sono la
ragione per la quale sono state incluse nella lista del patrimonio
culturale mondiale dell'UNESCO.
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Ivanovo, Ruse. Particolari degli interni.
ITALIA
MATERA
La città di pietra, centro storico di Matera scavato a ridosso del burrone, è stata abitata in realtà almeno
dal Paleolitico: alcuni tra i reperti trovati risalgono al XIII millennio a.C., e molte delle case che scendono in
profondità nel calcare dolce e spesso (calcarenite) della gravina, sono state vissute senza interruzione dall'età
del bronzo (a parte lo sfollamento forzato negli anni cinquanta). La prima definizione di Sasso come rione pietroso abitato risale ad un documento del 1204. I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle
varie forme di civilizzazione ed antropizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all'habitat della civiltà rupestre di matrice orientale (IX-XI secolo), che costituisce
il substrato urbanistico dei Sassi, con i suoi camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla civitas di matrice
occidentale normanno-sveva (XI-XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV-XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII-XVIII secolo); ed infine dal degrado igienicosociale del XIX e della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, fino all'attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986. I Sassi sono davvero un paesaggio culturale, per citare la definizione con cui sono stati accolti nel Patrimonio mondiale dell'Unesco. Il
Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull'orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della
città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso,
che guarda invece a sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni, e
prende forse il nome dalle cave e dai teatri classici. Un paesaggio in parte invisibile e vertiginoso, perché va in
apnea in dedali di gallerie dentro la pietra giallo paglierino del dorso della collina, per secoli difesa naturale e
ventre protettivo di una città che sembra uscita dal mistero di una fiaba orientale. "Grotte naturali, architetture
ipogee, cisterne, enormi recinti trincerati, masserie, chiese e palazzi, si succedono e coesistono, scavati e
costruiti nel tufo delle gravine" scrive Pietro Laureano nel suo libro Giardini di pietra.
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Alpi Giulie cinema 2015
CALENDARIO 2015
Teatro Miela - Piazza Duca degli Abruzzi 3 - Trieste
Giovedì 19 febbraio - Ore 18.00
Vigia (8’ - Svizzera)
A causa dell’inquinamento, dei pesticidi e altre sostanze tossiche, un’ape decide di lasciare il suo alveare alla ricerca di
un luogo più sicuro dove vivere.
Janpar: Love on a bike (79’ - Inghilterra)
Il sincero e vitale racconto di ciò che succede quando si trova ciò che si cerca, ma quando meno ce lo si aspetta,
facendo il giro del mondo in bici.
Chiedilo a Keinwunder (48’ - Italia)
Il film racconta la vita incredibile e misteriosa di Hermann Keinwunder, un grande e dimenticato alpinista. Attraverso una ricostruzione storica in stile documentaristico, con interviste ad alpinisti di fama, specialisti e
anche grazie alla scoperta di nuovi materiali d’archivio inediti, vengono alla luce le stupefacenti imprese dello
scalatore trentino, certamente uno dei perduti padri dell’ alpinismo moderno.
Ore 20.30
Into the mind (82’ - Canada)
Con una splendida fotografia e rivoluzionarie tecniche di narrazione, il film confonde il confine tra sogno e
realtà, immergendosi nella mente di uno sciatore mentre tenta di scalare la montagna, per poi scendere sciando.
Fallet (15’- Norvegia)
Il rapporto di coppia di Agnes e Ragnar viene messo a dura prova mentre stanno scalando una montagna nel
nord della Norvegia.
Cerro Torre - A snowball’s chance in hell (103’ – Austria)
Con lo spettacolare panorama della Patagonia sullo sfondo, David Lama, il ragazzo prodigio del climbing, si
prepara ad affrontare un’ascensione piena di incognite sul Cerro Torre.
Giovedì 26 febbraio - Dalle ore 18.00 alle ore 23.00
Hells Bells
Dal 2012 si tiene, in collaborazione con la Commissione Grotte “E. Boegan” Società Alpina delle Giulie, Sez.
CAI di Trieste, HELLS BELLS Speleo Award. Ultimo nato della famiglia Alpi Giulie Cinema il concorso è
dedicato specificamente a documentari, reportages e fiction di speleologia: girati dunque nel complesso e molto
poco sconosciuto mondo ipogeo.
Giovedì 5 marzo - Dalle ore 18.00 alle ore 23.00
Premio Alpi Giulie Cinema “La Scabiosa Trenta”
Il Premio, riservato alle produzioni cinematografiche di autori originari delle regioni alpine del Friuli Venezia
Giulia, Slovenia e Carinzia dedicate alla montagna (sport, cultura e ambiente) verrà consegnato al Bar Libreria
KNULP (Via Madonna del Mare 7/a – Trieste) quando verranno proiettate le produzioni premiate dalla giuria,
formata da autorevoli operatori nel campo della comunicazione, della cultura ed esperti della montagna. Il nome
del premio richiama il fiore alpino immaginario cercato per una vita dal grande pioniere delle Alpi Giulie, Julius
Kugy. Un artista scelto nell'ambito regionale interpreta questo fiore che costituisce il principale riconoscimento
del concorso. Il Premio è giunto alla ventunesima edizione.
MONTE ANALOGO Via Fabio Severo 31 – Trieste [email protected] www.monteanalogo.net
tel. +39 040 761683 cell. +39 335 5279319
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Attenzione ai Maillon Rapid
di Massimo Bognuda
1) Zona dove verosimilmente è stata inserita la maglia rapida. 2)
Zona dove verosimilmente è iniziata la caduta. 3) Caduta stimata 5-10 m. 4) Zona di
impatto col suolo. Fonte: Polizia Cantonale,
Sgtc Castellani M.
Lo scorrimento delle
corde nel Maillon Rapid
può far svitare la ghiera e quindi provocare
l’apertura dell’anello.
Il giorno 18 ottobre scorso è avvenuto un grave incidente alpinistico
alla falesia di Ponte Brolla (Locarno - Svizzera). Riportiamo qui di
seguito le deduzioni che ne fa la guida alpina Massimo Bognuda e
pubblichiamo le possibili cause dell’incidente, sperando che queste
informazioni possano prevenirne altri. SITUAZIONE: il primo di cordata si trova impossibilitato a completare la via e decide di farsi calare da uno spit utilizzando una maglia rapida. Una volta inserita la maglia rapida (che si rivelerà non essere a norma EN) fa passare le due
mezze corde che sta utilizzando per la scalata e si fa calare al suolo.
Dopo qualche metro la maglia rapida cede e l’arrampicatore cade fino
alla base della parete. La maglia rapida viene trovata aperta (ghiera
svitata) e completamente piegata. Il materiale utilizzato (maglia rapida a parte) è tutto a norma e in buone condizioni. IPOTESI: l’ipotesi
più accreditata secondo la guida alpina Massimo Bognuda è che utilizzando due corde, quella che si trova più in alto sia andata a contatto
diretto con la ghiera svitandola. Anche le vibrazioni generate dalla
calata possono aver contribuito all’apertura della maglia rapida. Una
volta aperta la ghiera, la resistenza della maglia rapida diminuisce
drasticamente e in questo caso non era più sufficiente per sostenere il peso
dell’arrampicatore. CONCLUSIONI: le maglie rapide, una volta svitate, possono
diventare molto pericolose: può bastare il peso
di un arrampicatore singolo a piegarle (con conseguenze anche molto gravi). Per questo invitiamo ad utilizzare un moschettone quale
”materiale d’abbandono”: nonostante le vibrazioni e lo sfregamento delle corde, è poco probabile che si apra la leva del moschettone
(anche se senza ghiera). Inoltre, anche con la
leva aperta, i moschettoni certificati UIAA hanno una tenuta minima di 7 kN, sufficienti per
sostenere le forze generate durante una calata. È
buona regola che per l’arrampicata sportiva
(come pure per l’alpinismo) bisogna affidarsi
solamente a materiale testato e pensato per le Il Maillon Rapid, se non è chiuso
attività in montagna (e quindi contrassegnato con la ghiera, si apre facilmente.
con il marchio UIAA – CE o EN). L’utilizzo di materiale ”da ferramenta” come in
questo caso, può risultare molto pericoloso. Chiaramente il discorso si fa più complesso per quanto riguarda le soste: molto spesso, al posto di un moschettone o di
un anello, per la calata viene lasciato uno (o due) maillon-rapide. Se non è possibile lasciare altro materiale, invitiamo gli “apritori” ad utilizzare catene e maglie
rapide normate EN e chiudere la ghiera con una chiave (eventualmente incollando
il filetto). Per i ripetitori assicurarsi che lo sfregamento delle corde non vada a svitare la ghiera (problematica meno importante in caso di calata in corda doppia). In
caso di dubbio è sempre possibile rinforzare la sosta abbandonando un moschettone. Indipendentemente dal pericolo di apertura delle maglie rapide ci teniamo a
sottolineare di non utilizzarle come materiale d’abbandono: spesso sono difficili
da rimuovere (senza attrezzi) e, nel caso di placchette con foro stretto, la presenza
di una maglia rapida rende impossibile moschettonare direttamente lo spit obbligando a inserire il rinvio nella maglia rapida la cui tenuta è difficile da valutare.
Anche nel caso di piattine con foro “largo”, la presenza di una maglia rapida bloccata può rendere più scomodo l’inserimento del rinvio.
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On the resistance of carabiners
di Delbert L. Hall
The recent carabineer failure at a
Ringling Brothers Circus performance has raised some important
questions in the aerial arts
community. While I know very
little about what caused this particular failure, I want to address
some general things about the
pros and cons of carabineers and
how they fail.
Delbert L. Hall.
President of D2 Flying
Effects, LLC. - ETCP
Certified Rigger - Theatre - ETCP Recognized Trainer.
Recentemente durante l’esibizione di alcuni
acrobati in uno dei più famosi circhi degli Stati
Uniti, a causa della rottura di un moschettone,
gli acrobati sono precipitati al suolo. Sembra
che moschettone che sorreggeva gli acrobati si
sia rotto a causa dell’improvviso sgancio della
ghiera di chiusura. La relazione che in seguito
all’incidente è stata fatta sui materiali e sui
moschettoni è molto interessante. Si evince,
che qualora la ghiera del moschettone non
venga opportunamente chiusa, si potrebbe veMATERIALS:
Carabineers are made of either rificare un’improvvisa apertura del moschettosteel or aluminum. Steel is a very ne e la conseguenza sua rottura.
ductile metal - meaning that it
deforms (bends and stretches) long before it breaks. This is good because it usually gives the user a chance to see that the metal has been stressed well beyond
the working load limits long before it breaks. Aluminum has very little deformation before it breaks (literally snaps); therefore, there is no warning that the metal
has been over-stressed. Also, aluminum has "micro-cracks" and imperfections that
are impossible to see with the naked eye. I always recommend steel carabineers
for aerial work.
LOCKING AND NONLOCKING GATES:
The gate of a carabineer not only holds
part of the load, but is
also critical to the overall strength of the
carabineer. What most
people do not realize
is that the gate of a
carabineer can be This steel carabineer was pulled to destruction. Note how the
"popped" open by a pin on the gate is torn out. When this occurred, the integrity
shock load, and if this of the carabineer was lost, and the body began to bend open.
happens, the carabineer immediately loses most of its strength. For example: an aluminum carabineer
with a 24 kN BS with the gate closed, is only rated for 7 kN when the gate is open;
a steel carabineer rated for 45 kN with the gate closed is only rated for 15 kN with
the gate open. To prevent the gate from accidentally opening, I recommend that
aerials use carabineers with a locking gate. (I like auto-locking gates because the
user cannot forget to lock them).
CARABINEERS VS. SHACKLES:
Aerial performers like carabineers because they are easy to connect and disconnect
with one hand; they do not have any parts (shackle pins) to drop. However, carabineers are (for the most part) "recreational hardware" and not intended for industrial use. Also, many users of carabineers do not know that the rating on a carabineer is its breaking strength and that 1 kN is equal to 224.8 pounds. The weakest
part of a carabineer is the gate (even a carabineer with a locking gate). When a
load is on the carabineer, part of the load is held by the gate - it is in tension. Because the gate holds part of the load, the gate should be carefully checked before
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each use. Check to ensure that the gate is
working properly - does it close easily and completely with any issues? Check the "pin" on the
gate and the "hook" on the body of the carabineer. If either of these show any damage, or if the
carabineer does not close easily and completely,
discard the carabineer. Shackles are industrial
hardware. They are rated with a working load
limit (WLL) - often in tons. The actually breaking
strength is often 5 or 6 times the WLL. Unlike a
carabineer, the gate of the shackle (the shackle
pin) is in a "double-shear." Metal is much stronger under a double-shear forge than under tenThe gate of this aluminum carabineer "popped" open under a
sion. Shackles are only made of steel, so they
shock load, and the body snapped into two pieces.
deform long before they fail. You should always
check to ensure that the pin of the shackle is not bent and that it screws completely into place in the body of
the shackle. If the pin is bent or the pin does not screw completely into the body of the shackle, discard it. Also, "mousing" the shackle pin with wire or a nylon tie is important if the loads swings or is in place for an extended period of time. What if you drop a carabineer on a concrete floor? Probably everyone has heard that if
you drop a shackle or carabineer on a concrete floor, you should discard it - right? Well, maybe this report
from Richard Delaney in Australia might provide some insight into this myth. I discussed our destructive testing of 100 biners in a thread a while back. We were donated a bunch of alloy bineers that had been 'retired'
so we dropped them all 5 meters onto concrete 5 times and then gave 20 of these some extra special treatment
with a lump hammer to give them the sort of injury that would stop most normal people from using them.
Then, we broke them all. All broke at or above rated
strength, except one - ... this still could have been one of
the 3 in ten-thousand that will break low even brand new
off the shelf. Also, I did 3 steel and 3 aluminum a while
back that had been dropped 275m onto plate steel over
concrete. Aluminum broke above rated; steel were deformed and unusable post drop. The one in the 100 that broke
low was about 10% below rated from memory. Hence, I'm
a big fan of reputable manufacturers who proof load all
bineers to 1/2 mbs. To sum this up, if the carabineer is not
bent and the gate operates properly after a short drop, it is
OK.
DESIGN FACTORS:
As noted above, most industrial hardware has a design
factor or either 5 or 6, whereas recreational hardware is
not rated with a working load limit, but with its breaking
strength. When suspending humans, a design factor of 10
or greater is recommended. Even then, that does not guarantee that a failure will not occur. When possible, there Some of the carabineers Richard destructively teshould never be a situation where the failure of a single sted. To sum this up, if the carabineer is not bent
component can result in a catastrophic failure. In other and the gate operates properly after a short drop, it
words, include a backup for every component, and if some is OK.
component cannot be backed up, make sure the design
factor is double what you would normally use and that you inspect it very carefully before every use.
CONCLUSION:
For industrial applications, or where shock loads are common, locking steel carabineers are usually fine for
most aerial work if the design factor is 10 or above. Still, careful inspections of all your equipment is the best
way to prevent an accident, so inspect, inspect, inspect.
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Pseudokarst Commission
Riceviamo, da parte del dott. Jan Urban, e trasmettiamo la seguente mail:
Dear Members and Friends of the UIS Pseudokarst Commission,
Please find below and attached some important messages about future events
concerning caves, karst and UIS activity.
Sincerely yours
Jan Urban
President of the UIS Pseudokarst Commission
——————————
From: George Veni [mailto:[email protected]]
Sent: Wednesday, December 17, 2014 2:41 AM
Jan Urban. President of the UIS
To: George Veni
Pseudokarst Commission
Subject: Multiple cave and karst news and events
Dear Friends,
I have received several recent announcements that I am sending to you in this one message. For more information, contact the people and organizations listed below. As always, feel free to share this information with anyone you think may be interested.
George
—————————Topics (detailed information follows):
1) Website for UIS Celebration and International Karstological School.
2) Call for Proposals for Deep Time Workshop
3) Educational Bat Video
4) Karst Education and Art: Conference and Competition
5) Future Earth Young Scientists Networking Conference on Integrated Science and Call for Applications:
Future Sustainability – the Role of Science in Sustainable Development Goals
6) Driftless Area Symposium and Karst Feature Mapping
1) Website for UIS Celebration and International Karstological School
The celebration of the 50th Anniversary of the founding of the International Union of Speleology (UIS) will be
held in Postojna, Slovenia, with the 23rd International Karstological School on 15-19 June 2015. For more information and to register, visit http://iks.zrc-sazu.si/en/index.html
2) Call for Proposals for Deep Time Workshop
STEPPE supports the scientific community to advance the study of the Earth’s sedimentary crust and the record
of life and climate it archives. STEPPE is seeking proposals for workshops to enable multi-disciplinary teams to
come together to develop large multi-investigator proposals for external funding. During the 2013 Geological
Society of America Convention, a session on deep time study of karst was held. Papers from that session, among other topics, may serve as excellent topics for this proposal. Grants will be up to $15,000 to pay for travel
and participant costs. For details, visit http://steppe.org/.
3) Educational Bat Video
At http://ed.ted.com/lessons/i-m-batman-amy-wray you will find an excellent informational video/cartoon about
bats, disease, and the many services bat provide. The video lasts only about 5 minutes but touches on many important issues in a very accessible way, including White Nose Syndrome.
4) Karst Education and Art: Conference and Competition
On 23-26 September 2015, the International Scientific and Practical Conference “Protect Karst Territories - Education and Training” will be held in Sofia, Bulgaria. Together with the conference, our friends in Bulgaria are
organizing the 3rd International Competition: Karst Under Protection - Gift for the Future Generations. This
educational art competition (drawings, video, essays, photos, multimedia, etc.) includes categories
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for children, their teachers, and adults. The website at http://www.prokarstterra.bas.bg/forum2015/ is currently
under construction, so you can find more information in the two attached files.
5) Future Earth Young Scientists Networking Conference on Integrated Science and Call for Applications: Future Sustainability – the Role of Science in Sustainable Development Goals.
The third Young Scientists Networking Conference on Integrated Science will be held at Villa Vigoni, Italy
from 24-30 May 2015. While this conference is not strictly about karst, it is an excellent opportunity for young
karst scientists to present their work and educate the larger scientific community about karst. Please click on
the links below for full information:
http://www.worldsocialscience.org/activities/networking-conferences-for-young-scientists/call-forapplications/
http://www.worldsocialscience.org/activities/networking-conferences-for-young-scientists/futuresustainability/
The deadline for receipt of applications is December 22nd.
6) Driftless Area Symposium and Karst Feature Mapping
For those interested in the Midwest USA and the mapping of karst features, the 8th Driftless Area Symposium
will feature two tracks next year, one on managing the Driftless landscape (watershed projects, water quality
monitoring, and riparian management), and another on mapping karst features. The symposium will be held in
La Crosse, Wisconsin, USA, on 3-4 February 2015. You will find more information at http://
www.darestoration.com/Symposium.html.
********************
George Veni, Ph.D.
Executive Director
National Cave and Karst Research Institute
400-1 Cascades Avenue
Carlsbad, New Mexico 88220-6215 USA
Office: 575-887-5517
Mobile: 210-863-5919
Fax: 575-887-5523
[email protected]
www.nckri.org
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Il Timavo in rete
di Enrico Merlak
Dopo un lungo lavoro è disponibile in rete, nella Sezione Editoriale
della Commissione Grotte “E. Boegan”, il prezioso libro “Il Timavo”,
pubblicato nel 1938 da Eugenio Boegan per conto dell’Istituto Italiano
di Speleologia. Si tratta di un libro “storico”, forse uno dei primissimi
libri italiani di idrologia carsica, che tratta in dettaglio le indagini
sull’imponente bacino carsico del fiume Timavo, allora considerato il
più lungo corso sotterraneo conosciuto nel mondo. L’opera è stata frutto
di 40 anni di attività continua sotto la guida di Boegan svolta dagli Uffici Tecnici comunali e dalle squadre degli speleologi della Commissione Grotte con l’intento di garantire l’approvvigionamento idrico della
città. Si tratta di una pietra miliare della storia della bibliografia speleologica italiana e degli studi dell’idrografia sotterranea in genere. Il
volume è praticamente introvabile, se non a costi molto sostenuti - io personalmente possiedo un originale - e la
C.G. “E. Boegan” ha ritenuto, in questo modo, di fare un omaggio virtuale agli studiosi del settore (storici, bibliofili, ricercatori). Un piccolo regalo di fine anno grazie al lavoro del socio della C.G. “E. Boegan” Paolo Toffanin che ha curato con pazienza l’inserimento in rete.
Sul sito della Commissione Grotte “E. Boegan” , nella sezione biblioteca sono pubblicate, in formato pdf scaricabili, numerose e interessanti pubblicazioni riguardanti il nostro Carso sotterraneo.
http://www.boegan.it/gli-archivi/biblioteca/
Qui di seguito alcuni link utili:
LA GROTTA DEI SOGNI - GUALTIERO SAVI - (http://www.boegan.it/uploads/media/grotta_sogni.pdf)
LA GROTTA GIGANTE - (http://www.boegan.it/uploads/media/libro_gigante.pdf)
IL TIMAVO E.BOEGAN - (http://www.boegan.it/uploads/media/Timavo_Boegan_web.pdf)
IL TIMAVO E.BOEGAN appendice - (http://www.boegan.it/uploads/media/Appendice_web.pdf)
IL TIMAVO M.GALLI - (http://www.boegan.it/uploads/media/Timavo_02.pdf)
Grotte di Postumia, record di visitatori
Le Grotte di Postumia si confermano l’obiettivo turistico più visitato in
Slovenia. Se da una parte gli italiani confermano il loro primo posto da registrare la sorprendente seconda piazza occupata dai sudcoreani. Come confermato dal direttore delle Grotte, Marjan Batagelj, la fortuna del monumento naturale di Postumia va ricercata soprattutto in quelli che vengono a
visitarla fuori dall’Europa. Dopo 25 anni si è così nuovamente superato
quota 600mila visitatori. Il fiore all’occhiello è costituito dal mercato turistico offerto dall’Estremo oriente mentre sono piuttosto scarsi i turisti
provenienti dai Paesi vicini alla Slovenia. Così gli italiani confermano il
primo posto, seguiti, come detto, dai sudcoreani che hanno triplicate le presenze. Al terzo posto c’è il mercato tedesco mentre al quarto sono gli
sloveni seguiti dai giapponesi. La società che gestisce le Grotte chiuderà
quest’anno il bilancio con 16 milioni di euro di ricavi con un utile netto di 3
milioni di euro.
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Un libro alla volta: Angeli di desolazione
di Maurizio Tavagnutti
Jack Kerouak (1922 1969).
La copertina della
edizione inglese di
“Desolation Angels”
Lo so! Qualcuno dirà: ma cosa centra Kerouak con la speleologia? Certo poco, ma
il suo pensiero al riguardo della montagna, il suo silenzio, il vuoto e quel senso di
angoscia che essa rappresenta è molto interessante. Del resto anche la grotta con il
suo buio, il suo silenzio potrebbero avere delle simili assonanze. Chi poteva immaginare che Jack Kerouac, il protagonista, interprete e leader di quella che è stata la
Beat Generation degli anni ‘60, fosse anche un frequentatore e narratore del silenzio e del vuoto che la montagna ispira. Certamente, la montagna non centra con il
tema di questa nostra rivista,
che è la speleologia, ma anche la grotta a volte può ispirare questo sentimento ed è
quello che il giovane Jack ha
subìto in cima al Desolation
Peak. E’ quanto emerge e
che ho sintetizzato, dalla lettura di un suo romanzo:
“Desolation Angels”, che poi
è il preludio di un suo capolavoro, una pietra miliare
della letteratura americana
del Novecento; “On the Road
“. Da subito mi è piaciuto il
Il Monte Hozomeen visto dal belvedere del Desolation
suo stile e la narrazione dei Peak. (Hozomeen from desolation lookout, North
sentimenti che solo una per- Cascades National Park).
sona immersa nella solitudine della montagna (o della grotta) può provare. Mi piaceva come descrive
la montagna, un modo senz’altro inusuale ma molto vero che ho voluto ricordare in questa mia breve analisi. Del resto un assaggio di questa propensione al
racconto di montagna lo si è avuto anche leggendo il suo romanzo “The Dharma Bums” dove descrive una scalata alpinistico gioiosa con Snyder nel parco
Yosemite nel 1955. L’estate del 1956 è uno dei rari periodi della vita di Jack
Kerouac in cui lo scrittore ha cercato di vivere nella favoleggiata solitudine di
cui ha tanto scritto e parlato: in quell’estate passò nove settimane come avvistatore di incendi sulla cima della Desolation Peak nella Catena del Cascade
Ridge a nord ovest di Washington. Sulla Desolation Peak, Jack visse in un rifugio di legno molto primitivo con la vista sulle montagne circostanti e senza
contatto umano altro che attraverso la radio del Servizio Forestale. Kerouac
dormiva in una cuccetta di legno in un sacco a pelo che aveva comperato a Oakland con l’aiuto del giovane poeta Zen Gary Snyder; e scriveva a un tavolo di
fronte al Monte Hozomeen che per lui simboleggiava “il Vuoto” buddista. A
quel tavolino scrisse alcuni brani che poi inserì in “Desolation Angels” (Angeli
di desolazione). Non aveva portato con se ne benzedrina ne marijuana e sul
tavolo teneva soltanto carta, matite e tabacco. Nella sua solitudine del Desolation Peak, Jack Kerouak instaura con il Monte Hozomeen, che gli sta di fronte,
un rapporto giornaliero, come fosse una presenza viva e con esso stabilisce un
dialogo. Lo scrittore descrive il paesaggio che lo circonda in modo del tutto particolare, lontano dagli stereotipi un po’ allegorici, pomposi, epici, edulcorati e …
falsi, che siamo abituati a leggere normalmente nei racconti e nei classici libri di
montagna. Vale la pena dunque leggere in questo brano, tratto da “Angeli di desolazione”, quanto egli scriveva in una delle sue lunghe giornate di solitudine.
… Quei pomeriggi, quei pigri pomeriggi, in cui ero solito starmene seduto, o diSOPRA
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steso, sul Desolation Peak, a volte sull’erba alpestre, con centinaia di miglia di rocce innevate tutt’intorno, il
Monte Hozomeen torreggiante a nord, il vasto nevoso Monte Jack a sud, l’incantevole quadro del lago in basso
a occidente e la gobba nevosa del Monte Baker alle spalle, e ad oriente le scavate e increspate mostruosità addossate alla Cascade Ridge, e dopo quella prima volta m’ero reso conto all’improvviso “Sono io che sono cambiato e ho fatto tutto questo e sono andato e venuto e mi sono lamentato e addolorato e ho gioito e urlato, non il
Vuoto” e così tutte le volte che pensavo al vuoto mi mettevo a guardare il Monte Hozomeen, finchè compresi “Il
Vuoto è Hozomeen - perlomeno Hozomeen rappresenta il
vuoto ai miei occhi” - Pura roccia nuda, pinnacoli alti
trecento metri sporgenti da muscoli gibbosi alti altri trecento metri sporgenti a loro volta da immense spalle alberate, e il verde serpente irto di abeti della mia catena di
montagne personale che gli striscia incontro, verso la sua
tremenda roccia dalla volta azzurra di solido fumo, e le
“nubi di speranza” ozianti nel Canada là dietro con le
loro facce pettegole e bozzi paralleli e smorfie e sberleffi e
vuoti lanosi e sbuffi di fumo e miagolii di schiocchi che
dicono “Ehi! Ehilà terra!” gli abominevoli sghignazzanti
sul sommo della vetta dello Hozomeen fatti di nera roccia
e solo quando infuriano le tempeste non li vedo e tutto In questa foto d’epoca la capanna in cui Kerouak osquel che fanno è ricambiare dente per dente al temporale, servava i monti attorno. Sullo sfondo il Monte Hozouna spietata burlana di foschia e raffiche di pioggia - Lo meen. (Desolation Peak Lookout with Mt. Hozomeen
in the background).
Hozomeen, che non si schianta nella foschia come le travature di una capanna nei venti, che allorchè lo vedi di sotto in su (come quando mi metto a testa in giù nello
spiazzo) è solo una bolla sospesa nello sconfinato oceano dello spazio - Hozomeen, Hozomeen, monte stupendo
come nessun altro al mondo, simile a volte a una tigre con le strisce, vallette lavate dal sole e rupi d’ombra serpeggianti di linee nella Fulgida Luce del Giorno, solchi verticali e bernoccoli e Buu! Crepacci, bum, vertiginosa splendida Provvida montagna, nessuno ne ha mai sentito parlare, ed è alta solo 2400 metri, ma quale orrore
la prima volta che vidi il vuoto nella mia prima notte di permanenza al Desolation Peak svegliandomi dalle fitte
nebbie di 20 ore in una notte stellata improvvisamente sovrastata dallo Hozomeen con le sue due punte aguzze,
lì nel nero della finestra - il Vuoto, tutte le volte che penso al Vuoto vedo lo Hozomeen e capisco. Per più di 70
giorni dovevo contemplarlo.
….
La descrizione della montagna si mischia con i sentimenti che l’uomo Koruac prova di fronte all’immensità della natura che lo circonda. Il racconto non è mai banale, anzi lo scrittore si destreggia a creare l’atmosfera e la
reale solitudine che attanaglia “l’avvistatore di fuochi” da solo, molto solo, su quel Picco di Desolazione.
L’atmosfera; il Vuoto, si percepisce quasi toccandolo, è un vero capolavoro! Anche più avanti nel racconto la
sua solitudine si percepisce invece come esaltazione di chi si sente Dio. D’altra parte anche lo speleologo (e per
certi versi soprattutto l’alpinista) nel toccare per primo il fondo di una grotta inesplorata, si sente un Dio. Alzi la
mano chi non ha mai provato questa sensazione. Kerouak, da solo in cima al Desolation Peak, lo esprime molto
bene in questo altro brano del suo racconto che riportiamo qui sotto e concludo:
… Guardo i fuochi lontani sui monti lontani e vedo i piccoli immaginari fiori della vista dei quali si discute nel
Sutra del Surangama per cui io so che tutto è un effimero sogno di sensazioni - A che serve saper questo sulla
terra? A che serve fare una cosa qualsiasi sulla terra? Ed è esattamente questo che significa Maya, significa
che veniamo turlupinati quando crediamo nella realtà dell’emozione della vista delle cose - Maya, in sanscrito,
significa inganno - … Maya esisterà nel mondo, incorporata ben addentro alla roccia e in superficie - Quale
roccia e quale superficie? Lì non c’è n’è nessuna, nessuna c’è ora, né c’è mai stata - La verità più semplice nel
mondo è al di la della nostra portata per via della sua assoluta semplicità, la sua nullità assoluta Non ci sono
risvegliatori né significati - Anche se 400 Naga nudi venissero improvvisamente di là dal crinale e mi dicessero
“Ci hanno detto che in cima a questa montagna potevamo trovare Budda - abbiamo percorso molti paesi, molti
anni, per arrivare sin qui - sei solo quassù?” - “Si” - “ Allora sei tu Budda” e tutti e 400 si prostrano e mi adorano, e d’improvviso io siedo perfettamente nel silenzio di diamante - anche allora, e non mi stupirei (perché
stupirsi?) anche allora mi renderei conto che ci sono, che non c’è nessun Budda, nessun risvegliatore, e che non c’è nessun significato, nessun Dharma, e che tutto è solo l’inganno di Maya. ...
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JACK KEROUAC
Nato Jean-Louis Kerouac (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, 21 ottobre 1969), è stato uno scrittore e poeta statunitense. Considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori americani del XX secolo, nonché "papà del movimento beat", il suo stile ritmato e immediato, chiamato dallo stesso Kerouac prosa spontanea, ha ispirato numerosi artisti e scrittori della Beat
Generation, come il cantautore americano Bob Dylan. Le opere più conosciute
sono “On the road” (Sulla strada), considerata il manifesto della Beat
Generation, “I sotterranei”, “I vagabondi del Dharma” e “Big Sur”, che narrano dei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti e delle brevi permanenze in qualche località. Jack Kerouac passò la maggior parte della sua vita diviso tra i
grandi spazi dell'America settentrionale e centrale e l'appartamento della madre a Lowell in Massachusetts. Questo paradosso è emblematico; rispetto ai
cambiamenti rapidi della sua epoca, provò grandi difficoltà nel trovare il suo
posto al mondo, e ciò lo portò a rifiutare i valori tradizionali del sogno americano al benessere e alla felicità che l'American way of life promettevano negli
anni cinquanta, oltre che a contribuire alla nascita del movimento della Beat
Generation. I suoi scritti, di fatto, riflettono questa volontà di liberarsi dalle
soffocanti convenzioni sociali del tempo e dare un senso alla sua esistenza, un
senso liberatorio da lui cercato nelle droghe (come la benzedrina e la marijuana), nella religione, cattolica
e buddhista e nell'alcolismo, oltre che nei suoi frenetici viaggi, alla ricerca di un luogo che gli desse stabilità
interiore e riempisse quel vuoto creato dalla sopravvenuta mancanza del fratello maggiore, Gerard, all'età di
quattro anni e poi del padre, Leo, all'età di ventiquattro anni. Kerouac si definì poeta Jazz, per lo stile melodico Bebop della sua prosodia. Esaltò i benefici dell'amore (la passione carnale era per lui la porta del Paradiso) e
proclamò l'inutilità del militarismo. Jack Kerouac e i suoi scritti sono considerati precursori dello stile di vita
della gioventù degli anni sessanta, quello degli Hippy, che scosse la società americana nelle sue certezze e ispirò direttamente i movimenti pacifisti, l'antimilitarismo contro la guerra del Vietnam e quelli del maggio 1968.
Nel 1928 iniziò a frequentare la scuola parrocchiale St. Louis de France, nel centro di Lowell dove l'insegnamento era in lingua francese e permeato di una religiosità cattolica, che insegnava ad avere senso di colpa e
repressione nei confronti della sessualità. Nel 1932, all'età di dieci anni, in seguito al trasferimento nella zona
di Pawtucketville, venne iscritto alla Barlett Junior High School. Il giovane Kerouac ebbe difficoltà a comunicare in inglese e gli ci vollero diversi anni per diventare perfettamente bilingue; qui conobbe Sebastian
"Sammy" Sampas, un amico greco che condivise con Kerouac la passione per la letteratura e col quale strinse
una profonda amicizia. Durante questo periodo perse il suo soprannome di Ti Jean per il nome più americano
di Jack; tuttavia, in famiglia, Kerouac parlava ancora francese. Il suo insegnante di inglese lo definì brillante e
a undici anni Kerouac scriveva il suo primo romanzo, “The Cop on the Beat”. Gli affari del padre, però, andavano male ed egli iniziò a bere e a darsi al gioco d'azzardo. Nel 1939 si diplomò alla Lowell High School e in
questo anno intrecciò una relazione amorosa, che non oltrepassò i confini di una casta infatuazione, con Mary
Carney. Nei primi anni cinquanta scrisse una novella dopo l'altra senza riuscire a pubblicarne una, portandole
in giro dentro uno zaino, mentre vagava avanti e indietro per tutto il paese. Seguì Ginsberg e Cassady a Berkeley a San Francisco, dove strinse una solida amicizia con il giovane poeta Zen Gary Snyder. Trovò l'illuminazione attraverso la religione buddista che cercò di accostare al suo profondo cattolicesimo e provò a seguire
l'esempio di Snyder in comunione con la natura. Alcuni ritengono che si sia convertito al buddhismo, ma lui,
quasi rispondendo scriverà: … “Ma io non sono un buddista, sono un cattolico che rivisita la terra ancestrale
che ha lottato per difendere il cattolicesimo contro difficoltà insormontabili, e che eppure alla fine ha vinto”. Il
suo eccellente romanzo “I vagabondi del Dharma” (The Dharma Bums) descrisse una scalata alpinistico gioiosa con Snyder nel parco Yosemite nel 1955, partendo dalla San Francisco Bay Area e descrisse i tentativi, passo dopo passo, a volte comici, che lui e i suoi amici assumevano verso la realizzazione spirituale.
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L’antica grotta dei Sette Dormienti
Rialacciandoci ad una vecchia leggenda, legata alle grotte del Friuli, in cui si narra di un giovane attirato in una
grotta da una Agana e ivi adormentatosi per poi essere risvegliato dopo innumerevoli anni, ci sembrava molto
interessante, per le forti analogie, raccontare anche la leggenda dell’antica grotta dei Sette Dormienti. Una leggenda che ha molti punti in comune con quella friulana forse tramandati dalle numerose popolazioni che sono
transitate attraverso le nostre montagne. La vicenda leggendaria dei Sette Dormienti è narrata principalmente
nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, da Gregorio di Tours e da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum. Si narra che durante la persecuzione cristiana dell'imperatore Decio (250 d.C. circa) sette giovani
cristiani di Efeso furono chiamati davanti ad un tribunale a causa della loro fede. Essi, rifiutando di sacrificare
agli idoli pagani, furono condannati ma momentaneamente rilasciati. Per evitare nuovamente l'arresto si nascosero in una grotta sul monte Celion, dalla quale uno di essi, Malco, vestito da mendicante, andava e veniva
per procurare il cibo. Scoperti, vennero murati vivi nella grotta stessa. I sette giovani si addormentarono nella
loro prigione nell'attesa della morte. Furono risvegliati da un gruppo di muratori che, sfondata la parete, volevano costruire un ovile. Erano passati duecento anni: Malco, tornato ad Efeso, scoprì con stupore che
il Cristianesimo non solo era ormai tollerato, ma era divenuto persino la religione dell'Impero. Il giovane,
scambiato dapprima per pazzo, venne poi creduto quando il vescovo e i cittadini salirono alla grotta avvalorando il racconto. I sette giovani costituirono viva testimonianza della resurrezione dei corpi; perirono lo
stesso giorno del loro risveglio e furono in seguito sepolti, per ordine dell'imperatore Teodosio II, in una tomba
ricoperta di pietre dorate (secondo la Legenda Aurea essi apparvero in sogno all'imperatore chiedendo di restare nella caverna sino alla resurrezione finale). La tradizione dei dormienti non è esclusiva del mondo cristiano. Anche nell'Islam essa ha un ruolo centrale, essendo il racconto che dà il titolo ad una sura del Corano, la
diciottesima, detta per l'appunto "sura della caverna". La sura, tra le più rilevanti anche per il lettore non
musulmano, contiene altri due importanti nuclei narrativi: uno dedicato al profeta Elia (Khidr) e una
ad Alessandro Magno (Dhu al-Qarnayn). La sura è cioè un forte elemento connettore tra tradizioni del libro e
miti europei, mediterranei ed asiatici. - «E li avresti creduti svegli, mentre invece dormivano, e li voltavamo sul
lato destro e sul sinistro, mentre il loro cane era accucciato con le zampe distese, sulla soglia. [...] Rimasero
dunque nella loro caverna trecento anni, ai quali ne aggiunsero nove» (Corano, XVIII. 18, 25). - Riguardo al
numero dei dormienti, il Corano non dà indicazioni precise: «Diranno alcuni: "Erano tre, e quattro col cane".
Altri: "Cinque erano, e sei col cane". Altri ancora: "Sette, e otto col cane". Rispondi: "Il mio Signore sa meglio qual fosse il loro numero; non lo conoscono che pochi"» (Corano, XVIII. 22).
Alcune rappresentazioni pittoriche della leggenda, nella versione
cristiana a sinistra e mussulmana nelle due a destra.
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Auguri René !!
Abbiamo conosciuto molti anni fa l’amico René, era un convegno di Speleologia svoltosi nella Repubblica
Ceca; lui con il suo scarso italiano e noi con uno stentato tedesco abbiamo subito stretto un’amicizia che dura
ormai da parecchi anni. Nonostante la sua veneranda età (82 anni), egli continua a frequentare convegni e grotte in tutto il mondo ed è tuttora rappresentante della Schweizerische Gesellschaft für Höhlenforschung (la Società Speleologica Svizzera). Svizzero di lingua tedesca, René ha voluto inviarci come sempre gli auguri di
buone feste, solo che questa volta ha allegato anche il ricordo di una sua impresa giovanile fatta nel 1956. Un
giro ciclistico che partendo dalla sua Svizzera aveva toccato l’Olanda poi, con volo aereo, gi Stati Uniti e quindi ritorno via Venezia e a casa in Svizzera. Una vita davvero avventurosa la sua e quindi omaggiandolo ci sembrava doveroso riportare qui alcune sue immagini ed il ricordo di quella sua impresa fatta nel lontano ‘56.
René al centro del gruppo durante una spedizione in Iran.
Temnica (SLO) 2014. Triangolo dell’Amicizia
René è il secondo da sinistra in piedi
Il curioso biglietto di auguri che ci è stato inviato da René in
cui si ricorda la favolosa impresa giovanile.
Renè non si tira mai indietro quando c’è da
esplorare una grotta.
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Non sempre la goccia
scende sulla sua verticale.
Ampie aperture come occhi che osservano dal cielo.
I prossimi appuntamenti
Assemblea dei Soci 2015 - il 30 gennaio è stata convocata presso la sede sociale
del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” in via Ascoli, 7 a Gorizia,
l’Assemblea ordinaria dei Soci. Inizio ore 20.30. All’ordine del giorno c’è il rinnovo delle cariche sociali.
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13th International Cave Rescue - 16/4 - 19/4 Le CAMP, Vaumarcus, Switzerland “Spéléo-Secours Suisse Société Suisse de Spéléologie Spéléo-Club NordVaudois Fédération Européenne de Spéléologie Union Internationale de Spéléologie” http://www.speleosecours.ch/LeCamp2015/ https://www.facebook.com/
events/681045135283001/
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Congresso Internazionale di Speleologia in Cavità Artificiali
HYPOGEA2015 - dal 15 al 17 maggio 2015 si svolgerà a Roma. Principale obiettivo del congresso è la condivisione delle esperienze maturate in ambito nazionale ed internazionale nel campo delle indagini speleologiche e speleosubacquee in ipogei artificiali (opere di origine antropica ed interesse storico –
archeologico). nella divulgazione del patrimonio storico, culturale e ambientale
sotterraneo e nella sua tutela.
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52nd Congress of the French Federation of Speleology - 23/5 - 25/5 Saint
Vallier de Thiey, Alpes-Maritimes, France
Fédération Francaise de Spéléologie, Comité Départemental de Spéléologie des AlpesMaritimes.
http://stvallier2015.ffspeleo.fr/?lang=eng
https://www.facebook.com/
events/565717896889448/
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10th Euro Speleo Forum and XXII Congresso Nazionale di Speleologia - dal 30
maggio al 2 giugno 2015 è promosso da:
SSI, Fed. Spel. Campana, Gruppo Speleo
Alpinistico Vallo di Diano si terrà a Pertosa
-Auletta (SA). http://www.congressospeleo2015.org/english/index https://
www.facebook.com/events/261754434011780/
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Triangolo dell’Amicizia 2015 - Nei giorni 26-27-28 giugno 2015 organizzato dalla Federazione Speleologica Isontina si svolgerà a Gorizia il
35° incontro speleologico internazionale denominato “Triangolo
dell’Amicizia”. Un incontro tra i gruppi speleologici della Slovenia, Austria e Italia.
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Jahrestagung VdHK 2015 - 3/9 - 6/9 Riunione annuale del VdHK a
Schönau am Königssee, Bavaria, Germany Verband der deutschen Höhlen
- und Karstforscher e.V. http://www.vdhk.de/ https://www.facebook.com/
events/591747384264734/
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Congres International de Plongée Souterraine dans le Lot Gramat 25/9 - 27/9 Lot, France. http://licdc.org/2014/09/presentation/ https://
www.facebook.com/events/435911503214618/
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Novità editoriali
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Tutti i libri recensiti sono a disposizione presso
la libreria del C.R.C. “C. Seppenhofer”
“Prehistoric Copper Mining in Europe: 5500-500 BC ”. Di William
O'Brien. Scritto in inglese, questo volume esamina le miniere di rame
preistoriche in Europa, a partire dal primo utilizzo del metallo 8000 anni
fa, nei Balcani per la sua adozione su larga scala durante l'età del bronzo.
La storia della ricerca viene esaminata, come archeologia mineraria. Lo
studio si basa su ricerche prodotte nel corso di molti decenni dalla collaborazione di archeologi e geologi in un certo numero di paesi diversi, e
copre centri minerari famosi come il Mitterberg in Austria, Kargaly in
Russia, il Great Orme in Galles, ecc.
“Visitando il misterioso buio delle grotte”. Così potrebbe essere tradotto il titolo di questo interessante volume giapponese. Si tratta di un libro che prende in esame tutte le maggiori grotte del Giappone riportando
per ogni grotta: dati catastali, rilievi, foto e posizione geografica. Ricco di
fotografie e note descrittive, si pone come una guida indispensabile per
chi volesse visitare il mondo ipogeo della grande isola. Purtroppo tutti i
testi sono scritti con ideogrammi giapponesi senza alcuna traduzione in
inglese. Nonostante questo il libro è ben consultabile attraverso disegni e
foto.
“Progressione - vol. 60”. Opera di Pino Guidi, è costituito dagli Indici
analitici comprendenti il periodo dal 1999 al 2012 e che sono curati con
cadenza periodica. Sono strutturati in Indici generali, per autori, personalia, per argomenti, per località, per elenchi di cavità, di fauna e di botanica. Circa 6000 voci bibliografiche. Gli indici di Progressione sono stati
concepiti e costruiti per facilitare la conoscenza in dettaglio dei contenuti
degli articoli pregressi e per gli specialisti ed i ricercatori in genere rappresentano la fonte primaria di informazioni per la facilità di ricerca.
“Progressione - vol. 61”. Contiene numerosi articoli riguardanti attività
nazionali ed internazionali, riflessioni su argomenti discussi e discutibili,
novità editoriali e bibliografiche, aggiornamenti catastali in Italia ed all’estero, convegni,
tecnica, ricerche, ricordi dei personaggi che ci
hanno lasciato. Tra gli articoli si citano relazioni sulla Mongolia, sulle esplorazioni del
deserto di Acatama (Cile) e sulle spedizioni in
Albania (Hekurave).
“SottoTrieste”. L’archeologia racconta la
storia della città. Il DVD documentario è stato
realizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste e dalla Società di
produzioni multimediali Interfase s.r.l. in collaborazione con la Sopr. per i Beni Archeologici del FVG. Il video, della durata di circa 60
minuti, propone una ricostruzione della storia
della città dalla fondazione nel I secolo a.C. ai
primi del ‘900.
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“A fine anno
molte sono le
novità editoriali
sia nella nostra
regione sia in
campo
internazionale”
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Notiziario on line del
C.R.C. “C. Seppenhofer”
via Ascoli, 7
34170 GORIZIA
Tel.: 3407197701
E-mail: [email protected]
Sito web: http//:www.seppenhofer.it
“ il Centro Ricerche Carsiche “C.
Seppenhofer” è un’associazione senza fini
di lucro”
Chi siamo
Il Centro Ricerche Carsiche "C. Seppenhofer" (www.seppenhofer.it) è un'associazione senza fini di
lucro, ufficialmente fondato a Gorizia il 25 novembre 1978. Si interessa di speleologia, nelle sue molteplici forme: dall'esplorazione di una grotta, fino alla protezione dell'ambiente carsico e alla sua valorizzazione naturalistica. E’ socio fondatore della Federazione Speleologica Isontina, collabora attivamente con diverse associazioni speleologiche e naturalistiche del Friuli Venezia Giulia. Ha svolto il
ruolo di socio fondatore anche della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia, ed
è iscritto alla Società Speleologica Italiana. La nostra sede si trova a Gorizia in via Ascoli, 7.
Il C.R.C. “C. Seppenhofer” ha edito
numerose pubblicazioni, fra cui alcuni numeri monografici fra i quali
“Le gallerie cannoniere di Monte
Fortin”, “La valle dello Judrio”,
“ALCADI 2002”, “Il territorio carsico di Taipana” cura inoltre il presente notiziario “Sopra e sotto il
Carso”. Dal 2003 gestisce il rifugio
speleologico “C. Seppenhofer” di
Taipana, unica struttura del genere
in Friuli Venezia Giulia.