Anno III - Numero 185 - Giovedì 7 agosto 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Legge elettorale Il caso marò Roma Berlusconi e Renzi aprono ad Alfano India, rappresaglie su Finmeccanica Piazza Navona: i bar non mollano Vignola a pag. 2 Colosimo a pag. 3 Sarra a pag. 8 TA N T E C H I A C C H I E R E , P O C H I F AT T I E U N A D R A M M AT I C A C E R T E Z Z A : L’ I TA L I A È N U O V A M E N T E I N R E C E S S I O N E di Federico Colosimo cco gli effetti del governo Renzi: l’Italia è nuovamente in recessione. Il verdetto tanto temuto è arrivato. Nel secondo trimestre 2014, il prodotto interno lordo è calato dello 0,2%. E l’Italia, uscita dagli abissi solo a fine 2013, ci è già ripiombata. Non solo. Il dato è anche peggiore dalle attese pronosticate dagli analisti, che alla vigilia indicavano una forchetta tra il -0,1% e il + 0,1%. E’ il peggior risultato fatto registrare da 14 anni a questa parte, l’ennesima doccia fredda sulla tanto sbandierata ripresa. Visto che su base annua il Pil è sceso dello 0,3%. Non si è salvato nessun settore. E’ peggiorato l’andamento dell’industria, ma anche quello dei servizi e dell’agricoltura. Sono calate pure le vendite dei prodotti made in Italy fuori dai confini nazionali. Una catastrofe. “Vediamo la luce in fondo al tunnel”, affermava il premier solo pochi mesi fa. Tant’è, all’orizzonte migliaia di nubi e preoccupazioni. Sullo sfondo, il gelo. Il Pil italiano era tornato a crescere dello 0,1% negli ultimi 3 mesi del 2013, dopo 9 trimestri consecutivi di contrazione. Un barlume di speranza ucciso dalla presunzione del primo ministro, che adesso non può fare altro che guardare in faccia la realtà: E CI HA PRESO PER IL PIL Nel secondo trimestre 2014 crescita negativa (-0,2%). Peggior flessione da 14 anni, non si salva nessun settore – Il Paese annaspa nella crisi e il governo si prepara ad aumentare le tasse SCHETTINO "DOCENTE" DI GESTIONE DELLA CRISI CAPITANO... TUTTE A NOI a pag 2 INCREDIBILE VICENDA NEL CAPOLUOGO ABRUZZESE, DOVE SI PRETENDE DI CAMBIARE LA STORIA REVISIONISMO ACCATTONE A Pescara il sindaco si mette in testa di cancellare ogni traccia di D'Annunzio... di Francesco Storace I SPARITE DA ALCUNI GIORNI DUE VOLONTARIE IN SIRIA VOLEVANO AIUTARLI: RAPITE DAI RIBELLI a pag 2 disastrosa. A questo punto il tasso di sviluppo del Paese nel 2014, nella migliore delle ipotesi potrà essere piatto. E l’Italia resterà ancorata nella palude della stagnazione. Questa è l’unica, triste alternativa. Dopo la diffusione dei dati, lo spread ha subito un’impennata degna del miglior pilota di motocross, risalendo a 170 punti. Per un momento si è pensato ad un incubo: Monti ancora premier. Ma dopo aver riaperto gli occhi s’è dovuto fare i conti con l’amara verità; Renzi ha eguagliato i suoi predecessori. Il Pil dell’Istat ha rottamato l’ex sindaco di Firenze. E adesso le opposizioni, e tra queste Forza Italia, devono distinguersi dall’attuale governo e creare un’alternativa valida e credibile. Perché questo esecutivo è già alla deriva. Dall’andamento del Pil deriva il bilancio dello Stato. E se il prodotto interno lordo è diminuito, adesso anche le entrate pubbliche decresceranno. E allora saranno dolori. Il governo non avrà i soldi per realizzare i provvedimenti ipotizzati, ma dovrà trovarli comunque. In che modo? Aumentando le imposte indirette come l’Iva, il bollo dell’auto o le accise sui tabacchi e la benzina. Renzi lo esclude, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E l’Italia continua ad annaspare in una crisi che sembra essere infinita. nternate quel sindaco. Mettetegli una museruola, toglietegli le penne, impeditegli di firmare, ma per carità togliete ogni potere al sindaco di Pescara, che si è messo in testa di "dedannunziare" la città. E' davvero orrendo l'atteggiamento di Marco Alessandrini, eroico primo cittadino che vuol passare alla storia al posto del Vate, o più prosaicamente alla ricerca di facile popolarità nel suo schieramento politico, il centrosinistra. Ma fare a pezzi la storia nazionale, la nostra cultura, e' davvero delittuoso, come raccontiamo nelle pagine interne del Giornale d'Italia. Firmare una circolare che pretende di mettere fuorilegge ogni riferimento alla "città dannunziana" dallo stemma, dagli uffici, da qualunque luogo comunale, e' qualcosa che mette i brividi. Figura grande quella di Gabriele D'Annunzio, figuraccia colossale quella del sindaco di Pescara. Alessandrini vuole anche fare scuola? Vuol proporre al sindaco di Predappio di spostare altrove la tomba del Duce? Spera che Ignazio Marino si metta in testa di abbattere il Foro Mussolini? O più terra terra si accontenterà che il sindaco di Viterbo si convinca a togliere di mezzo la circonvallazione Almirante dalla sua città? Questo sindaco ridicolo sta facendo spernacchiare la città di Pescara dal web e da molti uomini di cultura e credo che farebbe bene a tornare sui suoi passi. Ammettere un errore e' nobile; perseverare e' ignobile. In questo paese ci sono strade intitolate a Stalin, a Lenin, persino a Tito. All'opposto di questi signori, D'Annunzio e' invece rispettato in tutta Italia. Piazze come a Napoli, anche se a De Magistris forse non lo hanno detto; persino la città del premier ha una strada intitolata a Gabriele D'Annunzio; teatri, come a Latina; università, proprio come a Pescara. E, orrore, un viale persino a Pisa. Scenda dall'Ufo, il sindaco del capoluogo abruzzese, e rispetti storia e cultura dell'Italia. Quello che ha fatto, ha offeso noi e larga parte del suo e nostro popolo. Con il caos che si registra in Italia e nel Mezzogiorno, fa inorridire che un amministratore pensi a cancellare l'identità del suo territorio anziché lavorare per i cittadini. E' una pena che ancora non se ne sia andato a casa. 2 Giovedì 7 agosto 2014 Attualità IERI IL NUOVO INCONTRO A DUE HA FATTO REGISTRARE APERTURE VERSO LE RICHIESTE DEI PARTITI MINORI Dal Nazareno al “Bar” il passo è breve Tra Berlusconi e Renzi si mette Alfano e nasce un nuovo patto: le soglie di sbarramento si abbassano, quelle per il premio di maggioranza si arrestano al 40%. Guerini (Pd): “l’accordo sulla legge elettorale è più vicino” di Robert Vignola itocchi, allargamenti, ripensamenti. Paletti e aperture, cessioni e concessioni. Con una certezza: he bisogna fare presto, perché della nuova legge elettorale, se continua così, il Paese potrebbe aver bisogno molto presto, al di là delle ambizioni di Renzi e dell’attendismo di Berlusconi. I due, ieri, si sono nuovamente incontrati per rivedere e correggere l’Italicum alla luce della tempesta parlamentare della scorsa settimana, che ha consigliato ai sottoscrittori del Patto del Nazareno (anche e soprattutto per il fuoco amico proveniente dai rispettivi partiti) di non forzare la mano. Al centro della discussione senz’altro le soglie di sbarramento, sulle quali la volontà di concedere margini di manovra alle formazioni (come Sel, Ncd e Lega) passibili di essere danneggiate è stata evidente. Più cautela invece sulla possibilità di reintrodurre le preferenze. Alfano, in serata, ha confermato chi già profila l’accordo del Bar a sostituire il Patto R del Nazaremo. Laddove i tre amici al tavolo del proverbiale bar sarebbero Berlusconi, Alfano e Renzi (di qui l’acronimo). Un accordo sul quale “credo che ci sia già nei fatti”, ha fatto sapere il ministro dell’Interno: “Ma vogliamo premio di maggioranza, preferenze e l’abbassamento delle soglie: se ci sono nel patto in atto diremo di sì altrimenti diremo di no”. Il resto è nelle dichiarazioni del numero due del Pd Lorenzo Guerini, che nulla aggiungo e nulla tolgono. Per il vicesegretario del Pd l’incontro di Palazzo Chigi tra Renzi e Berlusconi è stato positivo e ha registrato “la volontà di procedere sul cammino delle riforme e si è stabilita la possibilità di modifiche all’Italicum che saranno oggetto di un ampio confronto. Mi pare che ci siano le condizioni per arrivare ad una convergenza ampia” sulle soglie, sia quelle del premio di maggioranza (le “quote” ora lo danno – guarda caso – al 40%) che di sbarramento. Sulle preferenze invece Guerini predica cautela. Fatto sta che a suo avviso “le modifiche al primo passaggio sulla legge elettorale devono essere fatte con l’accordo di tutti i contraenti”, rallegrandosi della “volontà di procedere secondo gli obiettivi che ci siamo prefissati. Il Patto del Nazareno ha prodotto i risultati che abbiamo sotto gli occhi e cioè la possibilità di fare finalmente quelle riforme di cui il Paese ha bisogno, di cui si è parlato da tanti anni e che oggi sono alla portata del Parlamento. Tutti coloro che vogliono stare a questo cammino, a questo impegno, a questo lavoro comune - ha concluso Guerini - sono i benvenuti”. Alfano incluso, evidentemente… IL PERCORSO DELLE RIFORME Senato: abrogati Cnel e Province Referendum, il quorum è doppio ccelerazione del ddl Boschi verso la meta del primo via libera a Palazzo Madama. Due i provvedimenti chiave votati ieri dal Senato: i relatori hanno riportato al testo attuale il numero di firme per chiedere un referendum. Si torna quindi a 500mila, anche se una stretta in senso anti-consultazione c’è stata: il nuovo testo dell’articolo 15 dispone infatti il doppio quorum. Vale a dire che se si raggiungono 500mila firme (o cinque Consigli regionali) serve il 50 per cento più uno dei votanti aventi diritto perché il referendum sia valido, se invece le firme raccolte sono 800mila, il referendum è valido qualora partecipino alla votazione “la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”. Il via libera dell’Aula è arrivato anche alla soppressione delle Province dall’art. 114 della Costituzione. L’As- A semblea ha approvato infatti con 179 sì, 41 no e 9 astenuti l’art. 28 del ddl riforme, che sopprime la menzione delle Province tra le articolazioni territoriali della Repubblica. Il Senato ha inoltre approvato l’articolo 27 della riforma costituzionale che abolisce il Cnel. I voti favorevoli sono stati 203, contrari 11 e 7 astenuti. Ha votato a favore anche la Lega. Governo e relatori hanno poi dato parere favorevole a un ordine del giorno sottoscritto da alcuni senatori del Pd, che recita: “la legge favorisce il dialogo fra le categorie sociali e prevede le forme istituzionali per la loro consultazione da parte del governo e delle Camere”. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro nasce un organo di rilievo costituzionale, previsto dall’articolo 99 della Costituzione, per l’appunto, e istituito con legge n. 33 del 5 gennaio 1957. Legislazione economia e sociale le materie di sua competenza. Bruno Rossi BUFERA SULLA VISIBILITÀ DATA AL COMANDANTE DA UN SEMINARIO UNIVERSITARIO A ROMA Gestire il panico? Schettino docet di Bruno Rossi rosso scandalo. Indignazione. E moti di piazza, laddove la piazza ormai, in Italia, è rappresentata solo dai social network. Ovviamente, con una duplice gara: a dire la frase più a effetto e a correre ai ripari. Così, la lectio magistralis che capitan Schettino ha tenuto alla Sapienza ci ha messo poco a diventare un caso. Certamente, il dubbio che qualcuno sia stato mosso dalla pura e semplice volontà di provocare esiste. Ma ciò è G ben lungi dal risparmiare chiunque da una riflessione di quanto il cattivo gusto si sia ormai impadronito di qualsiasi ganglio delle istituzioni italiane. Già, perché affidare a Francesco Schettino la possibilità di parlare in uno scenario universitario, durante un seminario all’interno del Master in Scienze criminologico-forensi “Dalla scena del crimine al profiling”, della gestione del naufragio della Costa Concordia, non è stata comunque una scelta di buon senso. Anche perché chi vi ha assistito capirà da sé che c’è da pren- dere con le molle uno che quella sera stava su un molo ad assistere alla tragedia, soprattutto nel momento in cui lo sentono illustrare come si gestisce il panico: “D’altronde ho viaggiato in ogni mare del mondo. So come ci si comporta in casi del genere, come bisogna reagire quando ci sono equipaggi di etnie diverse: come mai ad esempio durante l’attentato alle Torri Gemelle, c’erano persone che si lanciavano dalle finestre e durante il naufragio della Concordia nessuno fece un gesto del genere?”. Forse perché Schettino ha LE ECONOMIE DEGLI ALTRI trovato solo uno scoglio su cui far rotta, anziché un boeing, verrebbe da rispondergli. Ma tant’è. Vincenzo Mastronardi, il docente che ha invitato il comandante della Costa Concordia a tenere un seminario è stato deferito dal rettore Luigi Frati al Comitato Etico che valuterà l'accaduto “anche ai fini disciplinari”. Per Frati, invitarlo è stato “una scelta indegna”. Il ministro dell'Istruzione Giannini definisce la vicenda "sconcertante". Anche il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio si è detto indignato. Ma proprio Mastronardi si difende così: “Non è mia l’idea di invitare Schettino, è lui che, saputo dell’iniziativa, ci ha contattato attraverso i suoi legali chiedendo di poter intervenire per par condicio. Sapeva che degli esperti avrebbero parlato del naufragio e temeva che dalla loro versione potessero derivare danni per la sua linea difensiva. Sicuramente ho sottovalutato le conseguenze della cosa, ma non c’è dubbio che dal punto di vista scientifico il punto di vista del protagonista di quel fatto di cronaca cosi tragico era sicuramente interessante”. Ma il bubbone è scoppiato e questo è quanto. D’altronde, se si mette uno come il capitano a parlare di come si gestisce il panico, si capisce anche meglio perché l’Italia affonda: fin troppi schettini affollano i posti di comando di questo Paese… R. V. SIRIA: SI TEME UN RAPIMENTO DA PARTE DEI RIBELLI Altro che cenerentola: il Portogallo ora corre S A Scomparse due italiane nche il Portogallo, che pure fino a qualche mese fa era considerata la cenerentola d’Europa assieme alla Grecia, adesso vede davvero l’uscita dalla crisi, altro che le chiacchiere dei governanti di casa nostra, lasciando decisamente all’Italia la palma di peggiore economia del vecchio continente. Secondo gli ultimi dati resi noti ieri, infatti, i tasso di disoccupazione del Portogallo è sceso per la quinta volta consecutiva nel secondo trimestre di quest'anno. Il tasso di disoccupazione è sceso al 13,9% dal 15,1% del primo trimestre di quest'anno. Nello stesso periodo dello scorso anno, il tasso di disoccupazione era del 16,4%. Il numero dei disoccupati nel paese nel secondo trimestre è stato di 728.900 persone, in diminuzione di 59.200 persone rispetto al trimestre precedente. Un anno fa, la cifra era di 866.300 persone. Il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia di età 15-24, è sceso al 35,6% nel secondo trimestre di quest'anno dal 37,5 del trimestre precedente. Nello stesso periodo dello scorso anno, il tasso era del 37,4%. Il Portogallo dall’inizio di quest’anno ha visto anche un progressivo aumento delle esportazioni, anche a doppia cifra percentuale, ulteriore elemento che sta facendo bene all’economia lusitana. Secondo molti analisti, continuando in questo modo, l’economia portoghese sarà in grado quanto prima di liberarsi dai lacciuoli della troika e camminare con le proprie gambe. i trovavano ad Aleppo da fine luglio, per svolgere attività di volontariato. Adesso sono scomparse e la quasi certezza è che siano rapite: l’inquietante dubbio è invece che si trovino nelle sanguinanti mani dei ribelli dell’Isis. Si tratta di Vanessa Marzullo di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli di Besozzo (Varese). La Farnesina ieri ha confermato la notizia della “irreperibilità di due cittadine italiane in Siria sulla quale sin da subito stanno lavorando l'Unità di crisi e la nostra intelligence”. Il ministero ha anche informato di aver attivato “immediatamente tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti. Le due cittadine si trovavano ad Aleppo per seguire progetti umanitari nel settore sanitario e idrico. L'Unità di crisi ha preso contatto con le famiglie tenute costantemente informate sugli sviluppi del caso”. Il fatto è che la loro irreperibilità non è neanche così fresca. “Non sentivo Vanessa e Greta da qualche giorno”, ha detto all'Ansa Roberto Andervill, terzo responsabile del progetto Horryaty, di cui le due cooperanti rapite in Siria sono fondatrici. Valter Brogino Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 7 agosto 2014 Attualità L’INDISCREZIONE: L’INDIA AVREBBE NUOVAMENTE CONGELATO TUTTI GLI APPALTI DI FINMECCANICA NEL SETTORE DELLA DIFESA I marò, merce di scambio per interessi personali Il Governo continua a inanellare figuracce, Latorre e Girone sono al centro di affari economici rilevanti di Federico Colosimo e la notizia venisse confermata, sarebbe la prova provata che i Marò sono ostaggio degli interessi di Finmeccanica e dell’industria delle armi. Secondo l’agenzia di stampa indiana Pti, il ministero della difesa di New Delhi avrebbe nuovamente congelato tutti gli appalti del colosso della difesa. Nessuna conferma ufficiale, ma neanche alcuna smentita da parte della holding italiana. Al centro della vicenda, l’inchiesta sugli ormai famosi 12 elicotteri Agusta-Westland e le presunte tangenti milionari che avrebbero interessato anche politici e intermediari locali. Lo scorso 29 luglio, la procura di Busto Arsizio ha archiviato il procedimento nei confronti di Finmeccanica riconoscendole “l’estraneità ai fatti contestati”. Tant’è, la principale agenzia anti-crimine indiana ha ribadito che andrà avanti con la sua indagine e che i recenti sviluppi della magistratura italiana non influenzeranno l’inchiesta locale. Anzi. Il Central Bureau of Investigation (Cbi) sta indagando per abuso di potere, continuando a seguire le tracce di denaro all’estero. Ma i capi d’accusa contro le persone indagate, tra cui l’ex comandante dell’aeronautica Sashi Tyagi, ancora non sono stati formulati. Una prassi del modus operandi della vergognosa macchina della giustizia di New Delhi. La presunta corruzione per la vendita degli S “AW-101” ha intaccato la reputazione del gruppo di Piazza Monte Grappa e compromesso, notevolmente, la posizione di Latorre e Girone. Finmeccanica è entrata ormai nella black list dell’India, che fino a quando non troverà le giuste spiegazioni, continuerà a giocare con la pelle dei nostri soldati. Ma al governo Renzi evidentemente interessa solo tutelare gli interessi economici del Paese, visto che quello indiano è considerato come uno dei mercati a più rapida crescita nel settore della difesa a livello mondiale. Stupirsi ancora della cialtroneria delle istituzioni indiane, capaci di rinviare infinite volte le decisioni riguardanti i marò, trascinando all’infinito una vicenda surreale, sarebbe ormai, più che da ingenui, da cretini. Da cretini il Paese ha inanellato una serie di figuracce, una dietro l’altra, senza mai arrivare a capo di nulla. E la ministra della Difesa Roberta Pinotti parla di “interlocuzione” con l’India. Dopo 30 mesi di scandali, raccontare di un “dialogo aperto” è a dir poco sconcertante. La verità sembra essere una soltanto: i Marò sono “merce di scambio” resa disponibile dall’Italia per rabbonire la controparte indiana, arrabbiata perché agli occhi del mondo si è rivelata la sensibilità di esponenti di spicco di New Delhi a ipotetiche proposte corruttive. FS E POLFER (NONOSTANTE I TAGLI DELLA SPENDING REVIEW) AL LAVORO PER TUTELARE I VIAGGIATORI Stazioni più sicure: parte domani la campagna C artelloni, annunci sonori in più lingue, vademecum. Sono i punti cardine della campagna informativa a tutela della sicurezza dei viaggiatori, 'Stai attento! Fai la differenza', realizzata insieme dalla Polizia Ferroviaria e da Fs italiane e illustrata alla presenza del direttore centrale protezione aziendale gruppo Fs italiane, Franco Fiumara, e Claudio Caroselli, direttore del servizio Polizia Ferroviaria. La campagna - proprio attraverso opuscoli informativi, vademecum e annunci sonori in 8 lingue - vuole mettere in guardia i viaggiatori dalla possibile presenza di malintenzionati presenti nelle stazioni. Seguendo i suggerimenti della campagna e usando un pò di attenzione, turisti e viaggiatori potranno più fa- cilmente evitare di diventare vittime di furti e truffe e verrà posizionata in punti strategici dove la presenza di truffatori è più presente. Il direttore del servizio Polfer, Caroselli, fa sapere che il servizio sarà attivo da domani, 8 agosto, nelle maggiori stazioni ferroviarie italiane "a partire da Termini, Santa Maria Novella e Milano Centrale fino a raggiungere l'intero raggio di stazioni, anche le minori". Caroselli sottolinea come "nonostante la spending review e il turn over, la Polfer agisce in tutte le grandi stazioni italiane dove vengono mobilitati uomini in divisa e in borghese" e come siano già state "individuate e consegnate all'autorità giudiziaria, vere e proprie associazioni a delinquere" operanti nella stazione di Santa Maria Novella. Per i borseggiatori presenti nella sta- DAL CONSUMO DI ENERGIA ELETTRICA UN ALTRO SEGNO DELLA CRISI L’Italia spegne la luce di Robert Vignola a Confcommercio ci racconta di un’Italia nella quale gli 80 euro per “alimentare i consumi” sono spariti senza lasciare traccia. La Coldiretti ci dice di un’Italia in cui si mangia meno, e peggio. Ora ci si mette anche Terna, la società che gestisce la distribuzione di energia elettrica nel nostro Paese. Che ci informa che l’Italia è anche una nazione ormai al buio. A luglio 2014 la domanda L di energia è infatti scesa del 3,8% rispetto a luglio 2013. Ovviamente coloro che sono abituati a vedere luci in fondo al tunnel hanno chiamato in causa l’assenza di picchi di caldo delle settimane scorse, che avrebbe convinto molti italiani a non accendere i climatizzatori. Vero, però gli studi dimostrano che anche al netto dell’effetto temperatura la domanda è comunque più bassa del -1,6% rispetto al corrispondente mese del 2013. D’altronde, il trend non è certo nuovo: dall’inizio dell’anno la domanda energetica è scesa del 3,2% rispetto allo stesso periodo 2013, e a parità di calendario il calo è del 3%. Altro dato da tenere d’occhio, il fatto che continuiamo ad essere un Paese importatore di energia elettrica prodotta: il fabbisogno del mese scorso è stato coperto solo per un 88,7% dalla produzione nazionale. In particolare, la produzione nazionale netta ha segnato una flessione del 3,6% rispetto a dodici mesi prima. Per effetto delle piogge è fortunatamente aumentata la produzione energetica proveniente dalle centrali idroelettriche (+2,6%), ma anche geotermiche (+2,6%) ed eoliche (+78,2%). Scende invece l’apporto della fonte termica (-10,1%), e rimane piuttosto stabile quella fotovoltaica(-0,3%). Infine, Terna segnala che, in termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda di energia elettrica del mese scorso rispetto a giugno 2014 è stata pari a -1,1%, con una tendenza che continua negativa. zione romana, la Polfer sta "effettuando delle indagini per incastrare i colpevoli" poichè "non ci sono ancora - dichiara il direttore - elementi per individuare gruppi e associazioni a delinquere". Michele Elia, amministratore delegato Fs, dichiara che per creare situazioni di sicurezza "è necessario soprattutto mettere in atto degli accorgimenti personali" che "spesso - rileva Franco Fiumara - i turisti provenienti da altre realtà, ignari del pericolo, non adottano". Nei primi 7 mesi dell'anno sono stati 1.437 i furti in stazione, 2.045 quelli a bordo treno e 182 i dipendenti del Gruppo FS Italiane aggrediti mentre svolgevano attività di controllo e di tutela dei viaggiatori. Complessivamente 795 le persone arrestate dagli organi di Polizia e 7.425 quelle denunciate all'Autorità Giudiziaria. 4 Giovedì 7 agosto 2014 Primo piano CLAMOROSA INIZIATIVA DEL SINDACO PD: VIA TUTTI I LOGHI CHE RICHIAMANO L’ILLUSTRE CONCITTADINO D’Annunzio rinnegato, Pescara non ci sta In tanti si ribellano, anche sulla Rete, e attaccano: “L’hai fatta fuori dal Vate, ma la città non è tua” di Igor Traboni n bel giorno – cioè un giorno bruttissimo, a dire il vero – Marco Alessandrini si sveglia, si reca nel suo nuovo ufficio da sindaco del Comune di Pescara e decide che il logo di ‘città dannunziana’ – a imperituro ricordo del Vate che su questa sponda dell’Adriatico nacque ed operò a lungo – va rimosso. A capo di una giunta di centrosinistra, il sindaco Pd di Pescara non trova evidentemente di meglio da fare, come primo atto della sua amministrazione, rispetto ad una città che pure affonda nel mare della disoccupazione, della criminalità e con uno dei tassi di usura più elevati d’Italia. Alessandrini, dopo le prime polemiche, si affretta a dire che la decisione “non cela alcun U furore iconoclasta nei confronti del logo della precedente amministrazione, né di un’avversione nei confronti di d’Annunzio”. Ma allora, di grazia, perché lo ha fatto? Forse lo si capisce meglio dalle parole dell’Assessore con delega al Patrimonio Culturale (delega che a questo punto potrebbe anche venirle revocata, visto che quel patrimonio in buona parte non c’è più), la vendoliana Paola Marchegiani: “Come opposizione contestammo nel 2010 l’annunzio trionfalistico e l’uso personalizzato a fini di propaganda del nuovo logo della Città “ Pescara Città Dannunziana". Insomma, una vendetta politica. Una decisione che però gli uomini di cultura e istituzionali stentano a capire: sul Giornale l’altro ieri ne ha scritto in prima pagina Giordano Bruno Guerri, mentre in questa pagina diamo la parola ad altri due pareri. Una decisione che neanche i pescaresi riescono a capire, come dimostrano i post di commento alla notizia, pubblicata - peraltro abbastanza sommessamente - dal quotidiano Il Centro, il più diffuso in Abruzzo e della casa-madre editoriale di Repubblica. E quindi non certo tacciabile di un tipo di lettori. Il commento più ironico e dissacrante, ma che in poche parole inquadra alla perfezione la vicenda, è di Francesco Sala: “Il sindaco l’ha fatta fuori dal Vate”. Nando Barrea invece scrive: “Sindaco Pescara non è tua, se vuoi fai un referendum, altrimenti puoi andare via”. Un lettore che si forma Uno qualunque, aggiunge: “D’Annunzio è stato una figura controversa in vita, poi da morto, pero, si è allineato, IL PARERE DE L L A POL IT ICA ma come parli sindaco???”. Anche Duilio Nobilio è caustico: “Apprezzato in tutto il mondo tranne che da alcuni pescaresi!”. Da Achille Marchionne arriva invece un’analisi più argomentata: “E' storicamente noto, che quando un popolo rinnega se stesso in tutte le sue forme, usi, costumi, letteratura, cancella tutta la sua storia, affinché possa nascondere ciò che erroneamente crede fallace. La storia, buona o cattiva, non si può cancellare; e ciò che sta accadendo in Italia da 70 anni a questa parte, ne è la prova. Le nuove generazioni che vengono, hanno il diritto di conoscere e valutare con il proprio cervello se ciò sia giusto o no; non c'è bisogno che venga qualcuno a modificare i libri di storia per portare l'acqua al proprio mulino. Alla fine la verità storica vincerà. O no sindaco?”. Piero Mastandrea va più sul pratico e scrive: “E vai con l'acquisto di centinaia di risme di "Nuova" carta Intestata. Viva l'Italia !!!!”. Da Rocco Mastrocola arrivano altri rimandi: “Ma neanche gli estimatori di Flaiano e Fellini metterebbero in dubbio la grandezza di D'Annunzio, purtroppo dove c'è pochezza culturale tutto è possibile, che delusione se si comincia così”. Poi ricorda la recente nomina, ad opera del renziano Delrio, del commissario per il Parco Nazionale della Costa dei Trabocchi , e teme che nel riordino questi proceda a cancellare il famoso promontorio dannunziano”. Tipicamente da social network, ma altrettanto deciso, il linguaggio di Cristiano Roli, che così posta: “D’Annunzio figura controversa in vita? Ma ci stiamo rendendo conto che questo sta screditando il VATE?? Vergogna ‘primo cittadino’. E non mettere i BIMBIMINKIA a fare gli assessori per dar la paga a chi ti ha portato i voti” IL PARE RE DI UN UOMO DI S CUOL A “Una decisione scellerata, frutto “Qui si respira l’aria di certe nostalgie post-comuniste” di chi osava tutto…” A P Luigi D’Eramo, segretario provinciale de La Destra, consigliere provinciale all’Aquila e dunque abruzzese doc, chiediamo un doppio metro di valutazione della vicenda pescarese. D’Eramo, da abruzzese, come commenta la decisione del sindaco di Pescara? “E’ una decisione sciagurata, che tra l’altro porterà danni all’immagine di Pescara e dell’Abruzzo tutto. Guardi, io non ho la presunzione di definirmi un uomo di cultura, ma ritengo che il Vate sia il più grande letterato italiano, secondo solo a Dante. Invece a Pescara hanno pensato bene, cioè male, di rimuovere questa figura. A Pescara e in Abruzzo esiste tuto un turismo culturale legato a D’Annunzio, ai suoi luoghi, a quelli descritti nelle sue opere. E’ facile immaginare che certi turisti ora non vengano più in una terra che, per prima, ha rinnegato il suo figlio”. E dal punto di vista politico, che giudizio dà di quanto accaduto? “Il dato politico suscita un altro grande, enorme dispiacere. Io ci vedo quella classica metodologia comunista che conosciamo da sempre. Fanno prevalere l’ideologia rispetto alla cultura e a qualsiasi manifestazione di libertà. Siamo alle solite: cancellano tutto quello che non è in linea con il loro modo di pensare”. Scusi, ma Pescara non ha ben altri problemi che i legami con D’Annunzio? “Esatto. E sorprende assai come un sindaco, che ha nominato la giunta da appena una decina di giorni, come primo atto scelga proprio di occuparsi di D’Annunzio, con le tante problematiche che una città come Pescara sta conoscendo. Francamente, da un sindaco giovane, apparentemente intelligente, mi sarei aspettato un’apertura mentale e culturale diversa”. Magari non lo ha deciso da solo… “Anche a questo ho pensato, cioè ad un sindaco già sotto ricatto politico di determinate componenti comuniste e post-comuniste presenti nella sua amministrazione”. Faccio l’avvocato del diavolo: ma i pescaresi hanno voluto Alessandrini sindaco, quindi adesso non è che se la possono prendere con lui… “Alessandrini dovrebbe piuttosto riflettere sul fatto che cinque anni fa i pescaresi lo bocciarono sonoramente. E che solo 5 anni dopo è diventato sindaco, per via di un cen- trodestra spaccato”. Quali reazioni ha notato a Pescara e in Abruzzo? “La gente sente D’Annunzio come uno di noi. Magari mi sarei aspettato che se ne parlasse di più di questa vicenda sulla stampa e sul web locale. Ecco, più che dalla politica, mi sarei aspettato una reazione maggiore da certe istituzioni culturali”. Però è estate, il caldo finalmente è arrivato, forse sono distratti… “O forse è il frutto di certe pochezze, umane e culturali” Ma l’operazione contro D’Annunzio sembra più politica che culturale, non crede? “Da un certo punto di vista, mi auguro sia andata veramente così, perché diversamente questo sindaco andrebbe interdetto per manifesta incapacità culturale e il prefetto dovrebbe nominare un commissario ad hoc per la cultura”. Ma non teme altri passi, ad esempio togliere l’intitolazione a D’Annunzio della prestigiosa università di Chieti e Pescara? “Sì. E magari la intitoleranno a Franca Rame e al soccorso rosso”. Ig. Tr. er decenni il professor Giorgio Di Cintio è stato preside del ‘Tito Acerbo’, il più grande e frequentato istituto di istruzione superiore di Pescara. Ora a riposo, il suo resta un osservatorio privilegiato sulle vicende cittadine. Professore, che giudizio dà del comportamento anti-dannunziano del sindaco della sua città? “Il mio giudizio sul comportamento del sindaco in questa vicenda non può non essere negativo, sia da pescarese che da uomo di scuola. E’ pur vero che magari non tutti possono condividere ciò che scrisse e soprattutto fece D’Annunzio, ma resta innegabilmente la sua grandezza. La grandezza e anche la logica, direi, con la quale ha operato”. Preside, dal suo osservatorio a lungo sul mondo della scuola, che impressione si è fatto: nei giovani è comunque presente la figura di D’Annunzio? “Vorrei risponderle con un’altra domanda: quando mai in Italia le masse hanno seguito i valori delle minoranze?” Dai giovani pescaresi alla città tutta, allora, che cosa rappresenta il Vate per voi? “D’Annunzio è un rappresentante della nostra città e, in quanto tale, la rappresenta. E non è solo un gioco di parole. Per questo non capisco chi vuole ‘scalpettare’ il nome di D’Annunzio. E’ un’operazione che non giova a nessuno. Soprattutto a quella parte della città che mantiene certi valori”. Possiamo dire che a Pescara, a parte certi amministratori evidentemente, si respirano determinati valori proprio perché qui è nato D’Annunzio? “L’aria dannunziana di questa città esiste, come aria di colui che osava tutto. Tutto quello in cui credeva. Poi credo esistano delle differenze di fondo tra un certo tipo di D’Annunzio e quello cosiddetto di destra. E qui vorrei dire un’altra cosa, almeno per come io ho conosciuto certe vicende, e che credo in pochi conoscano…” Prego. “Se D’Annunzio fosse sopravvissuto alle cure amorose della sua ultima donna, un agente della polizia segreta tedesca, se fosse sopravvissuto solo qualche giorno in più, non avrebbe di certo appoggiato quell’alleanza ItaliaGermania, sancita appena pochi giorni dopo la morte del Poeta. Insomma, ritengo che D’Annunzio sia legato profondamente anche all’Occidente”. Magari anche queste ulteriori sfaccettature danno conto della grandezza a tutto tondo di D’Annunzio, o no? “Certo. E a Pescara questo lo avvertiamo in maniera particolare. Pescara è D’Annunzio”. Ig. Tr. 5 Giovedì 7 agosto 2014 Storia UN’ESISTENZA BREVE MA INTENSA, DEDICATA INTERAMENTE AL VOLO E ALL'AMORE PER LA SUA FAMIGLIA “Volendo dar gloria all’ala della Patria, le ha dato la vita” Bruno Mussolini, terzogenito del Duce, morì il 7 agosto 1941 in un incidente aereo: aveva appena 23 anni di Cristina Di Giorgi È sepolto anche lui a Predappio nella cripta Mussolini. Le sue spoglie terrene riposano di fronte a quelle del Duce. Bruno, il terzogenito di Benito e Rachele Guidi, aveva soltanto ventitre anni quando morì. Se ne andò facendo quel che amava di più: volando. Pilota provetto, nella sua seppur breve carriera, aveva dimostrato di avere per gli aerei una passione che aveva voluto e saputo trasformare in un'abilità professionale decisamente fuori dall'ordinario. E la esercitò sia in campo sportivo (ottenne infatti diversi successi in com- petizioni di volo agonistico) sia quando vestì le stellette: a 17 anni Bruno Mussolini era il pilota militare più giovane d'Italia e nemmeno un anno dopo (durante la guerra di Etiopia) si era già meritato una medaglia d'Argento al valore militare. Un aviatore di tutto rispetto quindi, che mise la sua competenza al servizio dell'areonautica italiana anche in ambito organizzativo e civile: con un Savoia Marchetti SM 79 della squadriglia che proprio in seguito ad una sua battuta venne chiamata “Sorci verdi” (a chi prendeva in giro il tipo di velivolo da lui utilizzato, rispose “Storcete pure il naso. Quando cominceremo a volare, vi faremo vedere i sorci verdi”), arrivò terzo nella corsa aerea Istres-Damasco- Parigi e con lo stesso gruppo partecipò alla trasvolata Italia – Brasile (1938). Quando aveva 19 anni andò volontario in Spagna e durante la sua permanenza in terra (e soprattutto aria) iberica, si rese protagonista di sfide e battaglie aeree memorabili, come quella con il pilota statunitense Derek Dickinson, che ebbe un'eco notevole sulla stampa di tutto il mondo. Fu inoltre decorato nuovamente con la medaglia d'Argento al valore militare. “Semplice, sportivo, disciplinato, nessuna insofferenza, nessuna eccentricità, percorso scolastico dignitoso, precoce passione per il volo che era poi uno degli emblemi dell’Italia mussoliniana. Bruno – si legge in un articolo su Il giornale dedicato ad una biografia del terzogenito del Duce - poteva ben costituire un esempio di virtù giovanili. Lo confermano le manifestazioni di profondo e sincero cordoglio popolare che accompagnarono la traslazione della sua salma da Pisa a Predappio”. Vi giunse nell'agosto 1941, dopo un incidente mortale avvenuto a Pisa (dove comandava 274° Squadriglia) durante il collaudo dei nuovi bombardieri assegnati al suo gruppo. Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio terreno, due ali di folla ininterrotta e alcuni ufficiali prigionieri dell'aviazione inglese, che vollero rendegli onore e omaggio. Il vuoto che lasciò nella sua famiglia si impresse in modo particolare sul padre (che da quando ebbe la notizia dell'esplosione dell'aereo che Bruno stava pilotando a detta di molti non fu più lo stesso) e sulla giovane e innamoratissima moglie. Che, con in braccio la figlia di pochi mesi, ricevette direttamente dalle mani del Duce la medaglia d'Oro al valore areonautico che venne conferita al giovane Bruno Mussolini con un elogio dalle chiare ed eloquenti parole: “Aviatore di tre guerre, già volontario in Africa ed in Spagna, trasvolatore dei deserti e di oceani, più volte consacrato all'eroismo nella breve parentesi di una giovinezza audace, materiata di fede e di amore, di passione e di battaglie. È caduto al posto di combattimento con negli occhi la gioia dell'ardire, mentre effettuava un volo di prova su di un nuovo apparecchio da bombardamento a grande raggio; una delle più recenti conquiste per le nuove battaglie e per le nuove vittorie, come sanno dare solo i pionieri e gli eroi. Volendo dar maggiori glorie all'ala della Patria, le ha dato la vita”. I PENSIERI DI BENITO, RACCOLTI NEL VOLUME “PARLO CON BRUNO”: IL DOLORE DI UN PADRE, DI UNA MADRE, DI UNA SPOSA, DI UNA FIGLIA, DI UN POPOLO “Versato ha il sangue del suo grande cuore” “Tu eri qualcuno: ti eri da te fatta strada e su te e non sul nome paterno volevi contare e contavi” di Emma Moriconi “ I motori sono mancati al momento dell’atterraggio. Immagino quello che dev’esser passato in quei pochi attimi nel tuo cuore, quando i motori non hanno risposto”. Sono i pensieri di un padre che ha perduto il figlio in una tragedia. Un padre che tiene sulle spalle i destini d’Italia, e che non smetterà mai di piangere il suo Bruno. “Tua madre si è chinata su di te e ha pianto a lungo – racconta ancora Benito al figlio che non c’è più – senza singhiozzi, quasi religiosamente. Si alzava e tornava a guardarti. Ti toccava le mani, gli occhi, ha guardato quali calze portavi e se la tua uniforme era in ordine. Ha toccato le tue medaglie, la tua sciabola, il tuo berretto. Tu eri sempre immobile, cereo, lontano. E pure mi pareva che tu sentissi la muta invocazione di tua madre, che qualcosa di te vivesse, che tu non fossi lontano, ma vicino a noi, con noi, nel vincolo del nostro sangue. Poi, è giunta tua moglie, disperata, stordita che ti chiedeva una parola, una sola! Prima di esalare l’ultimo respiro, tu mi hai invocato. Hai detto: Babbo, babbo il campo! Hai avuto ancora la forza suprema di parlare. Mi hai ricordato”. Un quadro di famiglia, un’istantanea di dolore e di disperazione, un padre, una madre, una moglie, raccolti intorno al letto di un giovane pilota morto in volo a soli 23 anni. E una figlia, Marina, piccola, che quando il padre muore ha poco più di un anno. Una creatura innocente che ha appena perduto suo padre e che presto, troppo presto, perderà anche sua madre, Gina Ruberti . Della piccola, scrive ancora Benito: “Oggi, mentre scrivo, ha appena diciotto mesi. Essa non saprà che molto tardi quanto è avvenuto. Ha i tuoi lineamenti. È la prosecuzione della tua vita. Ha i tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo sangue. Forse anche il tuo temperamento. Guardandola, guardo ancora te”. Le vicende tragiche della famiglia Mussolini sono tante, donna Rachele porterà sulle sue spalle una mole immensa di dolori fino alla vecchiaia: li sopporterà con esemplare dignità. Tutti piangono Bruno, anche chi non lo ha mai conosciuto: lo piange chi lo aveva visto cadere, in quella mattina del 7 agosto, come la signora Sandra Tealdi: “Fui avvertita che tra i morti c’era Bruno Mussolini! Non potevo crederci – racconta – Il volto di Bruno era molto bello, ma la sua espressione dava il senso che lo spirito era già ben lontano da noi. La gente intorno era muta di dolore”. Sandra racconta della “devozione dimostrata dai suoi compagni verso il loro Comandante che adoravano”: il tenente Musti era rimasto ferito alla testa, e continuava a ripetere “Non pensate a me, lasciatemi stare, pensate a Bruno. Se Bruno muore voglio morire anch’io”. Sono in molti, a piangere il giovane Bruno, il bel Capitano Mussolini: “Lascia che io ringrazi in tuo nome – scrive Benito – quanti ti hanno pianto. Sono stati molti. Innumerevoli. Grandi e piccoli. Noti e ignoti. Vecchi e giovani. Moltitudini si sono allineate lungo le strade del tuo ultimo viaggio da Pisa a Predappio: molti occhi erano pieni di lacrime e dominava – nel grande sole di agosto – un silenzio come mai si ascoltò. Migliaia di braccia si levavano per salutarti. Non sarà facile per me dimenticare il pallore e la emozione delle donne fiorentine né i singhiozzi che ti accolsero quando il tuo feretro fu innalzato sul carro a Forlì, né le piccole contadine che si inginocchiavano pregando al tuo passaggio. Dolore profondo, generale, spontaneo. Perché? Non perché ti chiamavi Mussolini. Ti chiamavi, ti chiamano ancora Bruno. Con una delle tue segrete imponderabili sensibilità, il popolo italiano, i giovani degli stadi o delle scuole e quelli delle armi, così ti chiamavano: questo voleva dire che tu eri qualcuno: che ti eri da te fatta strada e che su te e non sul nome paterno volevi contare e contavi nella vita”. Molti sono anche i poeti che cantano il ricordo di Bruno: Corrado Govoni pensa al dolore di quel padre, e scrive: “Mangiato ha il pane dell’esilio amaro/ e ora mangia in silenzio le sue lagrime./ Ridotto tutto a una ferita ardente, ha dato il generoso sangue/ senza risparmio, come la sorgente:/ ora dà il fiore di tutti il suo sangue./ Piange, ma dentro di sé Egli piange./ Piange nascosto e chiuso nel suo strazio/ che i forti invidieranno; / perché ogni padre più non pianga,/ perché a scrutare la deserta via/ singhiozzando ogni madre non rimanga […] Versato ha il sangue del suo grande cuore./ Ma chi riesce più del donatore?/ E offre il sangue del figlio giovinetto./ Ma verrà il giorno; e non sarà più solo/ nel campo sempre verde per il volo./ Intorno a Lui si stringeranno i morti,/ i più fedeli i più presenti e vivi,/ i soli degni di restargli accanto./ Con quella voce, tuonerà: “Soldati!...”/ Essi lo invocheranno come un padre. / Come un’onda le libere marine/ batterà quel fatale canto./ Allora tutti lo vedranno piangere./ Sapranno con che cuore Egli fu padre”. [email protected] Giovedì 7 agosto 2014 6 Storia VEDOVA DI BRUNO MUSSOLINI, NELLA NOTTE TRA IL 3 E IL 4 MAGGIO 1946 VENNE TRAVOLTA DALLE FREDDE ACQUE DI UN LAGO MALEDETTO Gina, tragedia di una donna/1 Una morte su cui aleggiano ombre e domande destinate probabilmente a rimanere senza risposta di Emma Moriconi ite che si intrecciano, destini che si attorcigliano, luoghi, date, nomi, vicende. Vi sono punti infinitamente piccoli sul planisfero. Piccoli, infinitesimali. E poi vi sono strane coincidenze, e misteri, e legami invisibili. Il lago è un luogo evocativo, suggestivo, affascina con la sua fissità, con la sua amenità, e nel contempo rende malinconici. Di storie romanzate ambientate sulle rive di un lago ve ne sono un’infinità, prodotte dalla letteratura e dalla drammaturgia, dalla poesia e dal cinema. Ma quella che raccontiamo oggi è una storia vera. Tragica, romantica, lugubre, triste, e vera. È la storia di una donna, si chiama Gina Ruberti Mussolini, ed ha solo ventinove anni quando viene inghiottita dalle acque del lago in burrasca, nella notte tra il 3 e il 4 maggio 1946. Sul lungolago di Dongo appena un anno prima erano stati fucilati i gerarchi del Fascismo, gli uomini che erano rimasti fedeli a suo suocero, Benito Mussolini, Duce d’Italia. In quelle stesse acque aveva trovato la morte Marcello Petacci, raggiunto dal fuoco assassino dei partigiani in un estremo quanto inutile tentativo di fuga. Luoghi, storie, vite e morti che si incrociano. L’ultima immagine di Gina è quella che proponiamo ai lettori: pubblicata in esclusiva da La Provincia di Como, ritrae il corpo privo di vita della giovane moglie del pilota Bruno Mussolini, il figlio del Duce scomparso il 7 agosto 1941 alla giovane età di 23 anni, che Gina aveva sposato il 29 ottobre 1938 e dal quale aveva avuto una figlia, Marina, nata nel 1940. La salma venne esposta all’interno di Villa Roccabruna di Blevio, dove la donna aveva preso V Gina Ruberti, foto La provincia di Como dimora dopo i fatti dell’aprile 1945. È la stessa villa in cui aveva vissuto Magda Brard, una pianista francese che pare fosse stata amante di Benito Mussolini. Coincidenze, strani intrecci del destino. In quella notte Gina era uscita in barca sul lago insieme ad un’amica, la marchesina Isa De Marchi, e tre soldati. Finirono tutti nelle acque gelide del lago. Sopravvisse solo Isa: il mattino successivo quattro cadaveri vennero ripescati dal lago. La figlia Marina aveva solo sei anni, aveva perso il padre quando ne aveva uno e mezzo, il nonno quando ne aveva cinque, ed ora anche la bella, dolce e triste mamma, che aveva portato nel cuore la ferita aperta e sanguinante della perdita del suo amato. La sua salma, sepolta inizialmente nel cimitero monumentale di Como, fu traslata nel 1950 nella cripta dei Mussolini a Predappio, dove oggi riposa accanto al suo Bruno. Dal diario di Benito Mussolini: “3 ottobre 1938. Annuncio del fidanzamento di Bruno con la signorina Gina Ruberti, figlia di un funzionario del Ministero della Educazione Nazionale. 27 ottobre 1938. Ricevimento per le nozze imminenti di Bruno con Gina Ruberti. Tutto bene. A venti anni Bruno ha fatto due guerre e due trasvolate, delle quali una oceanica. C’è un po’ di melanconia nel mio spirito pensando che Bruno se ne va dalla vecchia casa, ma è giusto ed esemplare. Mi auguro che la sua esistenza sia felice. 29 ottobre 1938. Le diverse fasi del matrimonio di Bruno si sono svolte sotto una pioggia torrenziale. Ora partono per Napoli. Dal matrimonio è nata Marina il 6 marzo del 1940”. Alla vicenda di Bruno e Gina è stato di recente dedicato un film, di Beppe Attene e Angelo Musciagna, sceneggiato da Andrea Porporati e Cosimo Calamini, dal titolo “Bruno e Gina, una storia di amore e morte”. Un lungometraggio che racconta i protagonisti di questa vicenda dolorosa e lirica attraverso le loro lettere, quelle che si scambiavano Gina e Bruno e che raccontavano dei loro sogni , quelle intrise di dolore che scrive il Duce al figlio morto tratte da “Parlo con Bruno”. Sulla morte di Gina Ruberti restano lugubri ombre, il dubbio che si sia trattato non di un incidente ma di un vero e proprio sabotaggio sono state avanzate da più parti. Quella di Gina è l’ennesima tragedia che colpisce la famiglia Mussolini. La donna aveva sempre avuto un rapporto difficile con la suocera Rachele, e ottimo con il suocero Benito, che la trattava con rispetto e tenerezza e che con lei aveva condiviso tanti momenti a villa Feltrinelli, dove si era trasferita insieme alla famiglia. (...continua) [email protected] 7 Giovedì 7 agosto 2014 Esteri GLI OSSERVATORI SONO SICURI: UN CAMBIAMENTO EPOCALE STA AVVENENDO NELLA “UNICA SUPERPOTENZA RIMASTA” L’America si interroga sui mali del mondo Le crisi in Siria, Ucraina, Medio Oriente, Iraq, Libia e Afghanistan stanno producendo nell’opinione pubblica statunitense una critica sempre più consapevole dei vertici, dalla Casa Bianca alle lobby che vi si muovono di Giuliano Castellino media internazionali non ne parlano, ma per la prima volta dalla guerra del Vietnam gli americani tornano a dividersi e perfino scontrarsi gli uni contro gli altri per la politica estera. I primi accenni c'erano stati riguardo all’Ucraina. Il picco è arrivato con la guerra di Gaza. Ed il grande cambiamento è stato nei media made in Usa, quelli interni, dove c'è un cambio di rotta radicale. Giornali e tv americane non difendono più Israele, cosa che ha spiazzato molti. Poi con l’appoggio incondizionato del presidente Obama al “diritto di Israele di difendersi”, il suo silenzio sull’assassinio di oltre 800 bambini, sui colpi diretti alle scuole e alle strutture dell’Onu, e ora la richiesta di un tribunale per i crimini di guerra, Obama è rimasto intrappolato nella sua stessa rete. Attirandosi l'ira e lo sdegno dell'opinione pubblica. Gli americani sono pronti a scagliarsi sul presidente e ad attaccarsi uno contro l’altro; odi vecchi di decenni e perfino secoli sono stati risvegliati, come nel resto del mondo. Futuro poco roseo per "il premio Nobel per la pace". Come è successo spesso in passato, i presidenti si circondano di consiglieri che non vedono nulla al di fuori di quanto viene suggerito e/o imposto dalle lobby e dai poteri forti. Di conseguenza, quando il mondo si rovescia e i media prendono nuovi posizioni, ecco Obama cadere dal pero. Nonostante Obama, inizialmente, non fosse amato né da Israele né dagli ebrei americani, non ha esitato a sostenere il massacro di Gaza. Ed anche questo è stata giudicata una mossa sbagliata dagli ebrei stessi, i quali avrebbero preferito un "profilo basso". In poche parole il titolare della Casa Bianca le ha "toppate" tutte. Tanto di avvelenare il suo stesso popolo e "portarsi la guerra dentro casa". Per quelli che si ricordano della guerra del Vietnam, che vi hanno combattuto e sono tornati indietro per guidare le proteste I che poi la fermarono, vedere di nuovo il conflitto "dentro casa", dopo decenni di egoismo senza cuore e un patriottismo esasperato ed arrogante, è quasi scioccante. In passato, quando i media difendevano a spada tratta solo gli interessi di Israele, il supporto rabbioso all’uccisione di palestinesi veniva considerato strano ma innocuo. La cosa spaventosa riguardo l’America è che la gente in effetti pare aver bisogno del permesso per pensare: assassinare bambini è perfettamente giusto fin tanto un giornale decide di far notare che il massacro sistematico di bambini è inaccettabile. All’America manca la guida morale. Non è casuale che milioni di americani guardano al presidente Putin con ammirazione e vorrebbero fosse il loro premier. Alla “destra” piacciono la sue prese di posizione forti, la sua forza fisica e la sua passione per le armi da fuoco. Alla “sinistra” piace la sua capacità diplomatica, la sua determinazione a non cedere alle pressioni, la visione multipolare del mondo. I politici americani di oggi sono molli. Gli americani sanno poco di politica russa o perfino di questioni mondiali. In realtà non ne sanno quasi niente, perché la maggior parte ha rinunciato ad interessarsene da molto tempo, sicuramente da dopo l’11 settembre, quando ai più diventò evidente che era successo qualcosa di catastrofico che non aveva niente a che fare con terroristi armati di taglierino. Quindi l'adorazione per Putin è una reazione alla decadenza di Washington. Non ci sono membri del governo americano che siano considerati una guida. Nessuno che sia visto come uno statista. Non ci sono eredi "degni" di John Kennedy. Ci sono solo politicanti al soldo delle multinazionali. John McCain ne è l’esempio tipico: instabile, insicuro, in balia degli eventi, legato da una vita al crimine organizzato, sospetto di spionaggio mentre era prigioniero di guerra in Vietnam. E la gente inizia a farsi domande e non accettare passivamente "verità confezionate". Nigeria, Siria, Ucraina niente è ciò che sembra. Vogliamo parlare dell’ISIS in Iraq? Orologi Rolex e mutilazione dei genitali femminili, conversioni religiose forzate e militanti mascherati disseminati di agenti della CIA, del Mossad e del MI6, di jihadisti e mercenari occidentali. Perfino Zbignew Brzezinski è arrivato a capire che i rapimenti israeliani erano un falso. Ora sembra che il mondo, ed in primis gli americani, stiano comprendendo quello che in pochi dicono da tempo: che è tutta una grande regia mondialista, che i partecipanti sono attori su di un palcoscenico. Solo i morti purtroppo sono veri. Il nuovo ordine mondiale è in grave crisi e comincia a vacillare nel suo ventre molle. NUOVA SCONCERTANTE IPOTESI SULL’ABBATTIMENTO DELL’AEREO MALAYSIAN: “L’OBIETTIVO ERA GLENN THOMAS” Sul Boeing 777 volava anche il superesperto di ebola di Emma Moriconi ontinuano i misteri intorno al tragico abbattimento del Boeing 777 nei cieli ucraini. Accertata la responsabilità di Kiev e fregato ogni dubbio sulle responsabilità di Mosca o dei ribelli russofoni, ora il giallo riguarda chi il caccia ucraino voleva tirare giù. Nei giorni scorsi molti hanno parlato che un aereo con a bordo lo Zar Putin volava vicino a quello abbattuto, oggi si fa avanti un altra ipotesi. L'obiettivo era Glenn Thomas. Era lui che doveva morire. Infatti l'autorevole consulente dell’OMS a Ginevra, esperto in AIDS e, soprattutto, in Virus Ebola, era a bordo del Boeing 777 della Malaysia Airlines. Glenn Thomas era anche il coordinatore dei media ed era coinvolto nelle inchieste che stavano portando alla luce le controverse operazioni di sperimentazione di virus Ebola nel laboratorio di armi biologiche presso l’ospedale di Kenema. Ora che questo laboratorio è stato chiuso per volontà del Governo della Sierra Leone, emergono ulteriori particolari in merito agli interessi che nascosti dietro la sua gestione. Bill e Melinda Gates hanno connessioni con i laboratori di armi biologiche situati a Kenema, epicentro dell’epidemia di Ebola sviluppatasi dall’ospedale dove erano in corso trial clinici sugli esseri umani per lo sviluppo del relativo vaccino, e ora, a seguito dell’avvio di un’indagine informale, emerge il nome di George Soros che, tramite la C sua Fondazione, finanzia lo stesso laboratorio di armi biologiche. Glenn Thomas era a conoscenza di prove concrete che dimostravano come il laboratorio aveva manipolato diagnosi positive per Ebola (per conto della Tulane University) al fine di giustificare un trattamento sanitario coercitivo alla popolazione e sottoporla al trattamento sperimentale del vaccino che, in realtà, trasmetteva loro Ebola. Glenn Thomas aveva rifiutano di andare avanti con il cover up, a differenza di taluni che lavorano al nostro Istituto Superiore di Sanità e sono adesso ben sono consapevoli che Glenn Thomas è stato assassinato. I canali ufficiali dei media non hanno mai riportato una sola notizia in merito alla presenza del laboratorio di armi biologiche a Kenema, men che meno la disposizione di chiusura, né l’ordine di interrompere la sperimentazione di Ebola da parte della Tulane University. Quindi, quali altri canali ci sono rimasti perché queste informazioni diventino di pubblico dominio, e siano diffuse attraverso le reti sociali, se anche l’OMS e le istituzioni sanitarie evitano di rilasciare informazioni e di agire? Il miliardario speculatore ed olugarca George Soros, attraverso la Fondazione Soros Open Society, per molti anni ha attuato "investimenti significativi“ nel “triangolo della morte Ebola” della Sierra Leone, Liberia e Guinea. Pertanto,George Soros aveva: 1) un movente per uccidere il portavoce OMS Glenn Thomas per fermare la diffusione di notizie attraverso i canali ufficiali che l’epidemia di Ebola è stata orchestrata a tavolino in un laboratorio di armi biologiche; 2) un motivo per farlo tacere molto presto; 3) il mezzo per farlo tacere. Che potrebbe essere stato l’incidente aereo pianificato in Ucraina? Probabilmente sì in quanto George Soros ha collegamenti con esponenti del governo ucraino, controllato a suo volta dai banchieri, e stanno emergendo prove significative che dimostrerebbero coma la NATO ha oscurato le coordinate radar del missile. L’Olanda è un paese frastornato dalla rabbia e dall’impossibilità di spiegare le ragioni del disastro, a tal punto da avanzare una indagine per crimini di guerra. Ancor più disorientato è il suo Primo Ministro che, dopo aver chiesto di rimpatriare 40 corpi delle vittime MH17, afferma che “le rimanenti 200 vittime saranno rimpatriate in treno“. Ma se gli olandesi erano solo in 193, da dove saltano fuori tutti gli altri? In merito al treno che trasporta i corpi delle rimanenti vittime, restano altrettante colossali incongruenze sui numeri riferiti dalle diverse fonti: gli esperti internazionali parlano di 282 corpi mentre Kiev riferisce che nei 5 vagoni refrigerati vi sono 252 corpi. Queste cifre fanno ulteriormente a cazzotti con la lista ufficiale dei 298 passeggeri. In tutto questo marasma è particolarmente interessante il totale silenzio dei media ufficiali in merito alla notizia della chiusura del laboratorio di Kenema pubblicata sulla pagina Facebook del Ministero della Salute della Sierra Leone. Insomma, ebola, Soros, Ucraina, finanza, ditte farmaceutiche, un bel mix di interessi e loschi affari del nuovo ordine mondiale. A riprova che poche famiglie dominano milioni di persone, che pochi oligarchi tiranneggiano popoli e persone e che l'imperialismo della finanza è spietato e non conosce regole d'ingaggio. G. C. 8 Giovedì 7 agosto 2014 Da Roma e dal Lazio QUESTA MATTINA CI SARÀ IL CONFRONTO CON L’ASSESSORE ALLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE MARTA LEONORI E I COMMERCIANTI Piazza Navona chiude ancora Il presidente dell’associazione degli esercenti, Guido Campopiano, non molla: “I nostri dipendenti ci chiedono chiarimenti sul loro futuro, Marino gioca” P rosegue la linea dura del Campidoglio contro gli esercenti di Piazza Navona. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, infatti, non vuole sentire ragioni. Intervenendo su Radio Uno, il primo cittadino, come al solito, non ha perso l’occasione per lodare i provvedimenti della sua amministrazione che “all’estero sono apprezzati moltissimo”. Ovviamente, ha parlato della pedonalizzazione dei Fori Imperiali, a cui “il New York Times ha dedicato la prima pagina”, e definito “molto paesano” il dibattito sui tavolini in piazza Navona. Gli esercenti, oltre ad aver presentato ricorso al Consiglio di Stato in merito all’ordinanza del Tar del Lazio, non mollano la presa e sono pronti a dare battaglia: “Rischiamo la chiusura, si tratta di 12 attività commerciali, tra bar e ristoranti, con un totale di 700 dipendenti”. Ma Marino ha respinto al mittente le ragioni dei gestori, minimizzando la vicenda: “Non credo si perderanno dei posti di lavoro, si potranno organizzare meglio i turni, i ristoranti e i bar del nostro Centro storico”. Tutto facile, per il primo cittadino: “Dobbiamo fare delle scelte: teniamo di più alla bellezza delle nostre piazze o no?”. “Ma di quale turni parla, Marino faccia il chi- rurgo”, ha replicato al “Giornale d’Italia” il presidente dell’associazione Navona 2003, Guido Campopiano, che poi ha rivelato: “Oggi (ieri, ndr) volevamo adeguarci al piano di massima occupabilità, ma i vigili, che presidiavano la piazza, non ce l’hanno permesso”. Rispetto ai provvedimenti di Marino promossi dalla stampa estera, invece, ha detto: “Marino dimentica una cosa abbastanza elementare: lui è il sindaco di Roma e non di New York, deve accontentare i romani”. E così, ieri, tutte le attività che circondano la Fontana dei Quattro Fiumi sono rimaste chiuse, tra lo stupore generale dei turisti che di fronte ai loro occhi avevano una “piazza militarizzata”. Dai radiomicrofoni di Radio Uno, inoltre, Marino ha posto al centro dell’attenzione la questione dell’illegalità che, secondo lui, “c’è da sei anni”. E si è chiesto: “Perché ce ne accorgiamo solo adesso?”. “Ma quale illegalità, noi siamo in regola”, ha ribadito Campopiano, continuando a ripetere: “Non sappiamo dove sbattere la testa, così ci fanno chiudere”. E non ha dubbi: “Questo è Machiavellismo”. “I nostri dipendenti – ha raccontato inoltre - sono quasi tutti padri di famiglia e angosciati ci chiedono: che facciamo noi? Quale sarà il nostro futuro? Lui gioca, il nostro personale ha invece prestiti e mutui da onorare”. Il presidente degli esercenti, infine, ha invitato Marino a “recarsi in piazza Navona per dare certezze e risposte concrete ai 700 dipendenti tra bar e ristoranti”. Intanto oggi, alle 9 e 30, presso la sede dell’assessorato alle Attività produttive, ci sarà il confronto tra la delegata comunale Marta Leonori e i commercianti. Non ci resta che attendere. Giuseppe Sarra RICETTAZIONE Compro oro: piazzano la merce, i giudici li rimettono in libertà cchi puntati sui Compro oro. Spuntati come funghi nel bel mezzo della crisi economica, spesso e volentieri, vengono utilizzati dai cosiddetti “topi d’appartamento” per “piazzare” la refurtiva. L’ultimo episodio è accaduto nella capitale, in via Acqua Bullicante, tra i quartieri di Porta Maggiore e Pignetto. Quattro le persone arrestate, a vario titolo, responsabili di furto e ricettazione, dalla polizia. Ma ricostruiamo la dinamica dei fatti: lunedì scorso, intorno alle 17 e 45, i falchi della Squadra Mobili hanno pizzicato O.L. e A.O., romani di 19 anni, mentre uscivano, con atteggiamento guardingo ed a passo veloce, da uno stabile sito in via Teano. Insospettiti, gli agenti li hanno seguiti. Poco dopo, entravano all’interno del vicino compro oro, in via Acqua Bullicante, distante circa 200 metri da via Teano. Dopo aver mostrato al negoziante, che a sua volta li ha acquistati, i “pezzi pregiati” della refurtiva, all’uscita del negozio sono scattati i controlli degli agenti. I giovani, oltre ad un mazzo di chiavi di un appartamento, sono stati sorpresi con circa 600 euro in contanti ed alcuni monili in oro giallo. E così, di fronte all’evidenza, i due non hanno potuto far altro che ammettere di aver trafugato presso un’abitazione di via Teano. Immediato il blitz dei falchi nel Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. O negozio. Il titolare F. A., di anni 56, ed un suo collaboratore M. G., di anni 48, hanno ammesso di non aver provveduto ad identificare il venditore né a segnarlo sull’apposito registro, venendo arrestati in flagranza di reato di ricettazione. Ma c’è dell’altro. All’interno del compro oro, in fila d’attesa, sono stati sorpresi anche H. A. e H. D., entrambi di origine straniera, che erano in procinto di vendere due grossi borsoni pieni di pezzi di argenteria, del valore di alcune migliaia di euro. Oltre ad aver sequestrato il materiale, gli agenti li hanno denunciati a piede libero per il reato di ricettazione. All’esito delle attività di perquisizione domiciliare a carico dei sei, veniva anche sottoposta a sequestro preventivo l’attività commerciale di F. A., oltre ad una cassaforte, installata presso la sua abitazione, contenente oro e pietre preziose, di ingente valore commerciale. Il Tribunale di Roma però, martedì pomeriggio, ha ordinato l’immediata liberazione dei quattro, in attesa del processo. G.S. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. 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Immediato l’intervento dei militari, impegnati in un servizio notturno di controllo del territorio. Secondo quanto ricostruito il 47enne, noto alle forze dell’ordine per i suoi trascorsi, ha aggredito sua moglie davanti agli occhi del figlio prendendola a calci, pugni e bottigliate. Come se già la condotta posta in essere non fosse di per sé sufficientemente grave, il fanciullo ha dovuto assistere ad un’altra scena raccapric- H ciante: C.V. al culmine dell’ira ha ucciso barbaramente il gatto di famiglia, agguantando con rabbia il felino per la collottola, per poi stringergli il collo e scaraventarlo con violenza contro un muro dell’abitazione. Quando sono entrati nell’abitazione, i militari si sono trovati davanti una scena inquietante: suppellettili rotte ovunque, presenza di sangue, la donna sanguinante dalla testa e con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre il marito continuava a farla oggetto di urla e improperi. Il un angolo il figlio terrorizzato. La moglie, in stato di shock, è stata medicata al pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano (L’Aquila): per le ferite riportate la prognosi è di 20 giorni. La donna ha trovato il coraggio di denunciare il marito anche per precedenti maltrattamenti in famiglia. Per l’uomo si sono aperte le porte del carcere di Avezzano, dive rimarrà a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avezzano. Carlotta Bravo Dall’Italia BARI – LA PROCURA APRE UN’INCHIESTA Neonata muore dopo il ricovero in ospedale: sette medici indagati Una decina di giorni prima i genitori avevano rifiutato ulteriori accertamenti. Ora i camici bianchi sono accusati di omicidio colposo morta a soli tre mesi di vita. Su quel decesso ora la Procura di Bari ha aperto un inchiesta per accertare eventuali responsabilità: sul registro degli indagati, accusati di omicidio colposo, sono stati iscritti sette medici. La neonata è spirata il 27 luglio scorso nell’ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari. Una decina di giorni prima, però, la piccola era stata portata al pronto soccorso dell’ospedale della Murgia (nato nell’aprile di quest’anno ad Altamura, dopo oltre vent’anni di problematica costruzione) perché aveva la febbre alta. Sembra che i sanitari avessero suggerito ai genitori di trattenere ancora la piccola per ulteriori accertamenti. Padre e madre avrebbero ritenuto invece di tornare a casa e avevano prestato il loro consenso firmando la lettera di dimissioni della figlia. I giorni passano, ma la neonata non sta meglio. Quando ritorna nell’ospedale della Murgia le sue condizioni sono tali che diventa persino difficile effettuare i prelievi. La piccola è poco reattiva. In ospedale viene sottoposta a tutti gli esami del caso. Ma nella struttura da poco inaugurato mancherebbero anestesisti specializzati nel sedare neonati così piccoli. Non c’è neanche la terapia intensiva. È Quindi la paziente viene trasferita all’ospedale di Bari. Una corsa disperata ed inutile: quando arriva per lei non c’è più nulla da fare. Un decesso e soprattutto un quadro clinico inspiegabile sui quali è la stessa direzione sanitaria dell’ospedale a voler far luce, disponendo l’autopsia. Alla fine il caso approda in procura alla quale si rivolgono i familiari della neonata che presentano un esposto. Sul registro degli indagati finiscono dunque sette medici: sono in servizio nel nuovo ospedale della Murgia e sono quelli che il 27, prima del decesso, hanno seguito la paziente. Per accertare le cause, ora, gli inquirenti dovranno basarsi sulle conclusioni dell’esame già effettuato in via amministrativa, sullo studio delle cartelle cliniche già acquisite dalla polizia giudiziaria, sull’audizione delle persone che l’hanno avuta in cura. Ora sarà la giustizia a fare il suo corso e a definire con dettagli processuali le dinamiche e se la morte della bambina sia stata dovuta più all’ incuria del personale medico o se si tratti di una triste fatalità e/o complicanze congenite di salute. Barbara Fruch 10 Giovedì 7 agosto 2014 Dall’Italia LUNGHE ATTESE ALLE FILIALI DI EQUITALIA Attivano centomila cartelle: caos a Napoli I cittadini cercano di dilazionare i pagamenti, ma sono pochissimi quelli che arrivano agli sportelli (che chiudono alla 13). Le associazioni dei consumatori chiamano in causa il Governo L unghe file sotto il sole in pieno agosto. Ma non in auto al casello per raggiungere una località balneare e neppure davanti agli stabilimenti che popolano i litorali, come si potrebbe supporre dato il periodo estivo. No, bensì davanti agli sportelli di Equitalia di Napoli. È proprio nella cittadina partenopea infatti che l’odiata agenzia ha inviato ben 100 mila cartelle esattoriali, con 70mila avvisi relativi a possibili fermi amministrativi. A dare la notizia sono i quotidiani locali che riportano come siano troppi gli avvisi della società di riscossione, a giudizio delle associazioni dei consumatori, dalle quali giunge un appello al Governo, affinché interceda presso Equitalia Sud per ottenere un rinvio delle scadenze dei pagamenti. Come scrive “Il Mattino” maggiore tolleranza, è infatti la richiesta dall’associazione noiconsumatori.it., che ricorda come le centinaia di contribuenti si riversino ogni fiorno (fin dale cinque del mattino) nella sede locale di Equitalia, creando immense code, per chiedere una dilezione ai pagamenti. “Nell’ultimo periodo – scrive Angelo Pisani – Equitalia ha inviato centinaia di migliaia di intimazioni di pagamento anche non dovute e lettere raccomandate per comunicare il preavviso di fermo veicoli, in caso di mancato pagamento e/o di non rateazione del dovuto entro 30 giorni dalla notifica. E questo avviene soprattutto a danno di lavoratori che utilizzano tali veicoli per svolgere la loro attività lavorativa. Chiediamo una proroga almeno fino al 30 settembre, considerato che la scadenza di tali avvisi è prevista nei mesi di luglio e di agosto”. Ed è proprio la breve scadenza imposta dall’agenzia a creare difficoltà ai morosi i quali spesso non riescono neppure a interloquire con la società di riscossione a causa non solo delle complicate procedure da seguire per dimostrare di aver già pagato l’importo richiesto (sia quello di una multa per un divieto di sosta oppure della tassa sulla spazzatura) ma anche delle file troppo lunghe per raggiungere gli sportelli. In questo periodo infatti gli uffici chiudono poco dopo le 13 e sono all’incirca solo 25 le persone che riescono ogni giorno ad arrivare agli sportelli. Fra lunghe attese e il caos non mancano polemiche e lamentele. Ed è così, come riporta Repubblica, che, martedì intorno alle 12 un pensionato (80° nella lista che si compila ogni mattina in ordine di arrivo) che tenta di rateizzare la propria cartella da ben 3 giorni, sbotta, chiede del direttore e alla fine decide di chiamare la Polizia. Gli agenti però, ascoltate le ragioni dell’uomo, spiegano di non avere la competenza per intervenire. Ancora una volta il pensionato dovrà tornare il giorno seguente, ovviamente ancora all’alba. Il tutto per cercare di rateizzare una cartella. Soldi che vengono continuamente richiesti e cui l’imminente scadenza mette ancora più in difficoltà i cittadini. “Il periodo estivo – denuncia ancora Pisani – risulta già ingolfato da numerose scadenze fiscali che, in un momento di così grave crisi economica, aggravano notevolmente una già precaria condizione”. Non solo una proroga, ma l’associazione richiede anche la possibilità di rateizzare le somme ai cittadini che, per le loro difficoltà economiche, non hanno potuto pagare le rate precedenti. Una soluzione richiesta da gran parte dei cittadini come dimostrano proprio i dati di Equitalia: secondo l’agenzia infatti ammontano a 119mila752 le richieste di rateizzazione inoltrate dai morosi di Napoli e provincia (poco meno della metà del numero totale di tutta la Campania che corrisponde esattamente a 248.480). Denaro che per molti cittadini è comunque difficile da trovare. Ed è proprio per questo che, in caso di insolvenze, sono gli stessi cittadini a tremare davanti ad Equitalia: lo spetto di pignoramenti e i fermi amministrativi non fa di certo dormire soni tranquilli. Anche se dall’agenzia si difendono. “Prima di attivare queste procedure – assicurano dalla società di riscossione – cittadini vengono avvisati con apposite comunicazioni. Nessun fermo può essere iscritto se il debitore dimostra che il veicolo serve a svolgere il proprio lavoro. Equitalia, inoltre, può iscrivere ipoteca solo nei confronti di chi ha debiti complessivamente superiori a 20mila euro, ma non può in alcun modo pignorare la prima casa di proprietà e può procedere sugli altri immobili solo per debiti elevati, superiori a 120mila euro”. Per gli stipendi o le pensioni, le quote vengono pignorate secondo un meccanismo graduale - da un decimo ad un quinto - per salvaguardare i contribuenti in difficoltà economica. E, per i pignoramenti di somme depositate su conti correnti, non è possibile farlo con l'ultimo stipendio percepito. Questo quello che dicono dall’agenzia, anche se alcuni casi di cronaca dimostrerebbero il contrario. Intanto i cittadini sono costretti ad aspettare esasperati il loto turno per parlare con gli esattori, sotto il sole di agosto. Questo sì che è un paese civile. Barbara Fruch MAFIA UDINE – LA STORIA DI UN PICCOLO COMUNE Danno accoglienza ai profughi: ora rischiano il rosso in bilancio Forni Avoltri ha ospitato immigrati ad aprile, tra loro anche minori che ora risultano a carico dell’amministrazione entre continuano a sbarcare immigrati, c’è un comune che rischia il rosso in bilancio proprio a causa dei nuovi arrivi. Si tratta di Forni Avoltri, piccolo centro della Carnia (regione storica del Friuli Venezia Giulia) di 600 abitanti, che si trova in difficoltà a proprio a causa dell’accoglienza data ad alcuni profughi immigrati minorenni dal mese di aprile. Un gesto che ora rischia di costare caro all’amministrazione capitanata neoeletto sindaco Clara Vidale. È proprio al Comune infatti, come scrive il Messaggero Veneto, che il tribunale dei minori di Trieste ha affidato i sette minori che hanno soggiornato nel centro montano. Immigrati che, dopo aver fatto richiesta di asilo politico, se ne sono andati, proprio come i maggiorenni. Peccato che coloro che non hanno raggiunto il diciottesimo anno di età siano a carico di quell’amministrazione che malapena trova i fondi per pagare le spese correnti e che a tre mesi di distanza si è vista recapitare le prime fatture per il mantenimento dal Civiform di Cividale. Una cifra non indifferente: 80 euro a testa al giorno. M Ben 10.080 euro la quota da sborsare per i soli mesi di aprile e maggio. A cui seguirà probabilmente almeno un’altra fattura dello stesso importo. Una notizia che di certo non è stata ben presa dal primo cittadino, allarmato per la possibilità (a questo punto non così remota) di un rosso in bilancio. Proprio per scongiurare tale ipotesi l’amministrazione comunale ha chiesto dunque l’intervento delle autorità locali ed anche del ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Noi non possiamo accollarci le spese per quei minori – spiega la Vidale – non capisco perché li hanno affidati a noi, fra l’altro con una decisione che è arrivata dopo che i ragazzi erano stati trasferiti altrove, come faremo a pagare 80 euro e testa per ciascuno di loro fino alla maggiore età?”. Una domanda lecita, per di più se si pensa che la situazione attuale si è creata semplicemente per la volontà di un comune di aiutare il prossimo. Immigrati “disperati” che giornalmente sbarcano sulle coste italiche, stranieri che vengono poi smistati in comuni in tutto il Paese. Ed ecco qual è il risultato. B.F. A GENOVA Musumeci ricorda il giudice Costa: “Tra i primi a cadere in trincea” Il relitto della Concordia restituisce ancora corpi l presidente della Commissione Antimafia dell'Ars Nello Musumeci ha preso parte ieri mattina alla cerimonia di commemorazione per il 24esimo anniversario dalla morte del giudice Gaetano Costa in rappresentanza del Parlamento regionale. Per ricordare il procuratore capo della Repubblica di Palermo ucciso dalla mafia nel 1980, Musumeci ha deposto una corona d'alloro sul luogo dell'eccidio, in via Cavour. "Il giudice Costa fu tra i primi a cadere in trincea nella lotta alla mafia per avere intercettato, quando tutti ancora lo negavano, il connubio tra le istituzioni e Cosa Nostra - ha detto Musumeci - oggi siamo qui per onorare il suo impegno, il sacrificio e l' integrità di un uomo che ha anteposto alla sua sopravvivenza una vera passione per la giustizia". S I volta ieri, nel secondo giorno di ricerche del corpo di Russel Rebello, a bordo del relitto della Concordia. Dopo oltre 2 anni e mezzo dal naufragio, la Struttura del commissario delegato ha comunicato che, nel corso delle attività di ricerca sul ponte 3, i sommozzatori dei Vigili del Fuoco impegnati hanno individuato alcuni resti ossei. Immediatamente sono iniziate le attività di repertazione e le analisi, il cui esito si attende per i prossimi giorni. “Sono stati informati i familiari di Russel Rebello e della stessa signora Maria Grazia Trecarichi poiché non si può escludere che i resti possano appartenere a lei. Ogni informazione appena disponibile verrà tempestivamente comunicata”, informa una nota del Dipartimento della Protezione Civile. Giovedì 7 agosto 2014 11 Dall’Italia QUINTO INTERROGATORIO PER IL PRESUNTO KILLER DI YARA GAMBIRASIO Bossetti non cede: “Sono innocente” Impassibile dopo 52 giorni di carcere il muratore di Mappello continua a ribadire la sua estraneità ai fatti. I legali: “La linea della difesa non cambia di una virgola” ontinua a “gridare” la sua innocenza. Dopo cinquantadue giorni di carcere Massimo Bossetti, il muratore accusato della morte di Yara Gambirasio, nonostante le prove a suo carico, nonostante il suo dna coincida esattamente con quello ritrovato sugli slip della 13 enne di Brembate, continua a dichiararsi estraneo ai fatti. Lo ha fatto anche nel corso dell’ultimo interrogatorio iniziato alle 10 di ieri e terminato attorno alle 13.30. Al quinto faccia a faccia tra il pm e l’indagato, erano presenti il maggiore Riccardo Ponzone, comandante del Nucleo investigativo di Bergamo, e due ufficiali dei Carabinieri del Ros, il colonnello Michele Lo Russo e il maggiore Amleto Comincini. Poco dopo sono giunti anche i legali di Bossetti, l’avvocato Claudio Salvagni e l’avvocato Silvia Gazzetti. “Il nostro assistito ha risposto a tutte le domande, cercando di fornire ogni chiarimento possibile agli inquirenti – hanno spiegato gli avvocati – Sulle domande degli inquirenti non entriamo nel merito, ma possiamo dire che Massimo Bossetti ha risposto a tutti i quesiti: la sua vita è stata scandagliata in ogni suo angolo più recondito. Bossetti ha continuato a proclamarsi innocente e quindi la linea della difesa non cambia di una virgola”. Particolari sono ancora coperti dal segreto istruttorio e quindi C non potranno essere svelati prima del processo. Restano oscure anche le ragioni del faccia a faccia: secondo alcune fonti sarebbe stato il muratore di Mapello a chiedere di essere nuovamente ascoltato dagli inquirenti, forse per ribadire la sua estraneità all’omicidio di Yara. Secondo altre notizie invece sarebbe stato voluto dal pm Letizia Ruggeri che avrebbe così posto all’attenzione di Bossetti nuove prove su cui ci sarebbe ancora il massimo riserbo. Del resto nonostante questo sia stato il quinto interrogatorio per Bossetti, si tratta solo del secondo avvenuto alla presenza al pubblico ministero. Il muratore di Mapello è stato infatti interrogato più volte prima dai carabinieri e poi dal Gip per la convalida dell’arresto, ma aveva avuto un faccia a faccia con il magistrato solo su sua richiesta. Intorno a Bossetti intanto aleggiano notizie confuse; i colleghi e gli estetisti del centro estetico che era solito frequentare ne smentiscono l’alibi, mentre Ester, la madre, afferma ancora che l’uomo non sarebbe figlio di Giuseppe Guerinoni. “I familiari dell’indagato sono chiusi nel massimo riserbo. In questa vicenda ormai si arriva a cercare il gossip più pruriginoso, che non ha niente a che fare con gli aspetti giudiziari. Ester Arzuffi continua a credere nell’innocenza del figlio e a sostenere la sua storia” ha detto Maria Bonomo, legale di Ester Arzuffi riferendosi a un’intervista della stessa al Corriere della Sera in cui diceva di non credere alla scienza e al test del Dna, per cui Bossetti sarebbe il figlio illegittimo dell’autista di Gorno Giovanni Guerinoni. Quale sarà la verità è compito della magistratura stabilirlo. Intanto comunque Bossetti è ancora rinchiuso in isolamento, si trova in quella cella al piano terra da ben 52 giorni. Un mese e mezzo in cui l’uomo non ha mai dato alcun segno di cedimento, sempre impassibile a “gridare” la sua “assoluta innocenza”. Barbara Fruch 12 Giovedì 7 agosto 2014 Scienze I RICERCATORI DEL MUSE DI TRENTO HANNO RICOSTRUITO IL MONDO ALPINO PRIMA DEI DINOSAURI Passeggiando in 270 milioni di anni Lo studio, senza precedenti per il suo valore, sta facendo il giro del mondo l rinvenimento di una serie di reperti fossili di eccezionale rarità distribuiti tra Lombardia e Trentino ha permesso ai ricercatori del MUSE di ricostruire il modo di camminare di antichissimi anfibi simili a salamandre. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero dell’importante rivista scientifica internazionale “Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology” e ripresa dalla quotata “New Scientist” e dal quotidiano inglese “Sunday Newspaper”. Un risultato significativo che conferma la portata internazionale delle ricerche condotte dal MUSE, Museo delle Scienze di Trento relativamente all’ambiente alpino, dimostrando quanto l’istituzione sia un’eccellenza non solo per quanto riguarda la capacità di attrarre visitatori, ma anche quale ente che svolge ricerca naturalistica, monitoraggio ambientale e supporto alla gestione del territorio. Il team che ha studiato i fossili è composto dai ricercatori paleontologi del MUSE Fabio Massimo Petti, Massimo Bernardi e Marco Avanzini coadiuvati da colleghi delle Università di Milano e di Winston-Salem (Nord Carolina, USA). I La novità Lo studio che è stato pubblicato sull’ultimo numero di “Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology”, importante rivista scientifica internazionale e ripresa dalla quotata “New Scientist” indica chiaramente come piccoli anfibi (circa 15 cm) che provengono dal fango fossile di un lago che, nel lontano periodo Permiano, si estendeva dalla Lombardia al Trentino occidentale - entrassero in acqua passando dal cammino al nuoto in modo del tutto simile a quanto osservabile nelle salamandre attuali. Lo studio dunque suggerisce che le salamandre attuali rappresentino una finestra non solo nella forma ma anche nella biomeccanica degli anfibi permiani, oggi estinti. Osservare dunque una piccola salamandra muoversi nel sottobosco è un po’ come fare un salto indietro nel tempo di circa 300 milioni di anni, quando animali simili per forma avevano già evoluto una dinamica della locomozione, un modo di muoversi e camminare simile. “Se l’evoluzione è cambiamento nel tempo, potremmo dire che certi comportamenti, certe dinamiche, soprattutto quelle legate a precisi vincoli fisici o particolarmente efficienti, vengono preservate. Strategia vincente non si cambia”, affermano i paleontologi del MUSE Marco Avanzini e Massimo Bernardi. Le conclusioni dello studio evidenziano come, nel cambiamento generalizzato delle forme, vi siano dei comportamenti e dinamiche che vengono mantenute perché particolarverso la storia paleontologica delle Dolomiti e delle Alpi. Gli studi pubblicati dal team del MUSE sono parte di un progetto di ricerca finanziato dal MUSE e dalla Provincia autonoma di Bolzano, grazie alla collaborazione tra il Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige e il MUSE. Le ricerche sviluppate nell’ambito del progetto denominato “DoloPT” hanno riaperto le discussioni su cosa sia successo nella regione dolomitica durante la più profonda crisi biologica della storia, l’estinzione di massa di fine Permiano (circa 250 milioni di anni fa), evidenziando quanto le montagne dolomitiche possano fornire risposte a interrogativi dibattuti su scala globale, contribuendo alla conoscenza della storia della vita sul nostro pianeta. mente efficienti o perché forzate da vincoli fisici. Il piano strutturale, ovvero l’organizzazione anatomica di base, di una salamandra si è rivelato adatto a superare milioni di anni di cambiamenti ambientali ed ecologici. Le Dolomiti raccontano Ancora una volta gli studi svolti dai ricercatori del MUSE evidenziano come il territorio alpino sia fonte di importanti informazioni sulla vita del passato. Una serie di ricerche concluse negli ultimi mesi, relative agli ecosistemi della regione dolomitica e delle aree circostanti aprono una finestra nel profondo passato. È di questi giorni, ad esempio, l’annuncio ufficiale della casa editrice InTech che il contributo a un volume internazionale sulla paleontologia, pubblicato da Marco Avanzini e Massimo Bernardi (MUSE) e Umberto Nicosia (Università Sapienza, Roma) è risultato il più scaricato (oltre 6000 download) dell’intero settore disciplinare, a conferma dell’interesse internazionale L’APPROFONDIMENTO Fino a Bergamo e Brescia l’area delle indagini area di studio si colloca nelle Alpi Centrali, a cavallo tra le province di Bergamo, Brescia e di Trento. In quest’area affiorano tra le più antiche rocce fossilifere delle Alpi conosciute in tutto il mondo per le tracce fossili di piccoli tetrapodi (anfibi e rettili) in esse conservate. Tra queste orme, quelle studiate fin dalla metà del 1800 nelle Alpi Orobie rappresentano le prime documentate in Italia grazie ai lavori di celebri studiosi quali Giulio Curioni (1870), geologo e grande conoscitore della geologia delle Alpi lombarde. L’area è da lungo tempo oggetto di studio da parte delle Università di Milano e Pavia e dei musei che insistono sul territorio (Bergamo e Brescia). Per questo studio i geologi dell’Università di Milano (Fabrizio Berra e Andrea Tessarollo) hanno coinvolto i paleontologi del MUSE (Marco L’ Avanzini, Massimo Bernardi e Fabio Massimo Petti) che si sono avvalsi dell’esperienza di una collega statunitense (Myriam Ashley-Ross), esperta nella biomeccanica degli anfibi attuali per interpretare i dati fossili in chiave attualistica. L’area è da lungo tempo oggetto di studio da parte delle Università di Milano e Pavia e dei musei di Bergamo e Brescia. Alla ricerca di confronti con analoghe orme trovate in alcuni siti del Trentino (Monte Luco e Tregiovo in Valle di Non e Val Daone ) i ricercatori del Muse hanno intrapreso a partire dal 2009 alcune campagne di prospezione avvalendosi della collaborazione e della conoscenza dei luoghi dei geologi dell’Università di Milano (Fabrizio Berra e Andrea Tessarollo) e Pavia (Ausonio Ronchi e Giuseppe Santi). L’impatto sul territorio Ci si potrebbe chiedere che senso abbia, nel panorama economico attuale, investire in ricerca di questo tipo. Le risposte sono molteplici ma la più importante è quella che mette al centro il ruolo dei centri di ricerca al servizio del territorio. E’ un tema ben presente nella missione del MUSE e che il gruppo dei geologi e paleontologi che vi operano, collaborando con il Dipartimento di Economia dell’Università di Trento ha cercato di definire nella sua ricaduta economica. Le analisi sono state condotte in più luoghi del Trentino e impostate su diversi beni paleontologici attraverso il paradigma del valore economico totale che cerca di quantificare tutte le funzioni svolte da una determinata risorsa. Si è così dimostrato che luoghi che siano stati protagonisti di una significativa scoperta naturalistica risultano incrementare in modo significativo il loro valore. Questo è abbastanza comprensibile in casi come quello qui riportato nel quale il blocco con le orme è stato lasciato in sito, è ben visibile, è facilmente raggiungibile dal vicino rifugio e in prospettiva potrebbe rappresentare un’ulteriore attrattiva di richiamo per il turismo (pensiamo alla gola del Bletterbach nel vicino Alto Adige). Ma se è vero che nei turisti è necessario rinnovare periodicamente l'interesse nei confronti del patrimonio ambientale tramite azioni mirate di divulgazione, nel caso delle comunità locali la diffusione di conoscenza riguardo all’ambiente naturale ha effetto più duraturo e va a rafforzare il patrimonio di sapere tacito di una comunità e ad aumentare il valore percepito del proprio territorio. La qualità di un museo moderno non deriva quindi soltanto dalla rilevanza del patrimonio e dei beni contenuti, ma anche dalla sua capacità di fornire servizi, di promuovere ricerca e cultura, di qualificare lo sviluppo del territorio circostante. Ciò significa che un museo può assolvere ad un ruolo sociale se è al contempo istituto di ricerca e di divulgazione scientifica. La ricerca produce cultura e la cultura può favorire lo sviluppo locale, soprattutto nelle realtà in cui il sistema dei musei interviene in un'area caratterizzata dalla presenza di consolidati "giacimenti" culturali ed ambientali. In tale contesto, la ricerca nei musei contribuisce allo sviluppo culturale, sociale, economico delle comunità locali e al loro radicamento al territorio. Proprio per rigenerare quelle radici che la società moderna ha spesso reciso nel suo correre verso il progresso, i musei si trasformano da custodi della memoria di un luogo a formatori di coscienza. Senza la ricerca i musei potranno solo raccontare storie già sentite e riempire le vetrine di “pietre mute”.
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