La "buona scuola" esiste, gli esempi di Mantova e Fidenza

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14-11-2014
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Una graphic novel su
Gian Maria Volontè
Storico accordo tra
Usa e Cina sul clima
di MARIA ELENA
SCANDALIATO
di FEDERICO GENNARI
SANTORI
13 novembre @ 10.14
12 novembre @ 14.41
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Il match mortale di Ray Mancini
Che bella la Carta dei diritti internet italiana
Immigrati dall'est e turismo del welfare
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di Francesco Paternò
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La "buona scuola" esiste, di Diego Buonocore
gli esempi di
01 novembre 13 novembre 06 novembre di Mariuccia Ciotta
Valerio Mammone
Mantova e Fidenza
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11 novembre di p99di P99
di Nicoladi
Sellitti
07 novembre 08
17 giugno 02 ottobre 13 novembre 27 settembre 12 novembre 17 marzo @ 12.15
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@ 10.36
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L'ALLARME
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IL13 novembre BOOM
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Perché Fedez dà fastidio
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UNA GRAPHIC NOVEL
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I MATRIMONI
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ITALIAVOLONTÈ
DICE L'ISTAT (MA IN TVFabbri
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29 ottobre 11 novembre 04 novembre 06 novembre 06
Scandaliato
"SUGLI
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di Mara Cinquepalmi
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13 novembre @ 09.37
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novembre @ 16.50
CHE BELLA LA CARTA DEI DIRITTI INTERNET
ITALIANA
12 novembre @ 08.57
@ 16.12
12 novembre di Francesco
di Eleonora
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LA SPACCATURA
FERRARI CORRE
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BONINO: "CON L'IRAN SI DEVE PARLARE"
Francesco Paternò
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Il piccolo impostore inganna pure il Re
Forti
di Rodolfo Toé
IL MATCH MORTALE DI RAY MANCINI
26 maggio 27 settembre 12 novembre 17 gennaio 06 novembre 12 marzo APINUOVA
LA
E ORSI, COPERTINA
STRATEGIE DI CONVIVENZA
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QUELLO
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ROSETTA
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DI CHIEDERE
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di VALERIO MAMMONE
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ELON MUSK SFIDA GOOGLE E FACEBOOK
MARINA REI: "PERCHÉ CI STUPIAMO PER BATTERISTA"
LABUSINESS
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VILI DAVANTI AL RAZZISMO
di Emanuele Felice*
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Messico, le ombre sulla strage
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LA SPESA
#MAQUALEGARANZIA
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L'AUTONOMIA
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IL RAZZISMO SU KYENGE
di Ferdinando Di Napoli
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di Arnaldo Testi*
di Giovanni Dozzini
È POLITICA, NON FOLCLORE
Futuro Viaggio in duedi Marina Forti
istituti italiani all'avanguardia. La
rivoluzione della lezione e nelle aule che cambiano grazie alla
tecnologia. E i risultati si vedono
Il match mortale di Ray Mancini
di Rodolfo Toé
Se i genitori contano di più
Intorno alla metà del 1300, il pittore Laurentius de Voltolina raffigurò
di Chiara Lalli
I PIÙ CONDIVISI DEL MESE
come al solito, sono tutti attenti. Dal secondo in poi c'è chi è annoiato, chi chiacchiera
e addirittura chi dorme. Dal 1350 a oggi di progressi e cambiamenti ce ne sono stati
tanti, e in ogni campo, ma basta entrare in una scuola qualunque per rendersi conto
che tra il Medioevo e il 2014 non ci sono poi così tante differenze. Chi ha seguito una lezione come quella raffigurata da Laurentius de Voltolina (la
Perché Fedez dà fastidio
Codice abbonamento:
seduto in cattedra, gli studenti su quattro file di banchi. Quelli del primo banco,
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un momento di una lezione all’Università di Bologna: il professore è
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maggior parte di noi) sa quanto sia difficile restare concentrati per cinque, sei, sette
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di Nicolò Cavalli
ore consecutive. E sa anche che tra i compagni di classe c'è chi non capisce e chiede
spiegazioni e chi torna a casa con un sacco di dubbi. Sono gli svantaggi del cosiddetto
metodo trasmissivo, in cui la lezione è la stessa per tutti, anche se è chiaro ormai che
ogni studente apprende in modi e tempi diversi.
Negli Stati Uniti, questo metodo è stato messo in discussione almeno
Bce, nuove fusioni e acqusizioni
di Domenico Lusi
una ventina di anni fa. E qualcosa comincia a muoversi anche da noi: pagina99
ha visitato una scuola d’eccellenza, l’istituto superiore Enrico Fermi di Mantova
(istituto tecnico e liceo scientifico), che ha introdotto un nuovo metodo
d’insegnamento basato sulla collaborazione fra studenti, fra studenti e docenti e
sull’uso della tecnologia per scopi didattici. All’inizio di novembre, durante il salone
Zerocalcare: "La mia vita a Rebibbia"
di Marco Cubeddu
dell’educazione di Genova, questa scuola è entrata a far parte delle Avanguardie
Educative, un progetto promosso da Indire (Istituto Nazionale di Documentazione,
Innovazione e Ricerca Educativa), che mette in collegamento le esperienze migliori e
più innovative nel campo dell’istruzione.
La Toyota in cucina in nome del kaizen
Una lezione tipo
di Francesco Paternò
Stefania Ferrari insegna Matematica e divide le sue lezioni in blocchi
di 20 minuti: “Nel primo blocco – racconta – introduco un problema su un
argomento nuovo o su uno vecchio che è il caso di rispolverare. Nel secondo divido
gli studenti in gruppi e assegno degli esercizi di difficoltà via via crescente. Nel terzo
e ultimo tutti i gruppi spiegano al resto della classe come hanno risolto l’esercizio.
Lo spread rovina i conti di Renzi
di Niccolò Cavalli
Poi intervengo io e do la soluzione”. Ogni studente ha un ruolo all’interno del
gruppo: c’è il team leader che guida i lavori, lo “scettico” che mette in discussione le
conclusioni del leader e il segretario che stila una specie di “verbale” dei lavori.
“Io ho lavorato sia col vecchio che col nuovo metodo – spiega Stefania
Ferrari – e ho notato che lavorando in gruppo i ragazzi si sentono più coinvolti.
Rispetto alla lezione tradizionale, si impara di più, ognuno con i propri tempi, e con la
possibilità di essere aiutato dal compagno che magari è più preparato”. Mentre gli
studenti risolvono gli esercizi l’insegnante non sta con le mani in mano, anzi:
interviene, risponde alle loro domande e, se necessario, torna sulla teoria per fugare
dubbi o incertezze. La classica spiegazione, quindi, non viene del tutto estromessa,
ma diventa parte di un percorso che unisce pratica e teoria. E questo approccio vale
per la matematica, come per tutte le altre materie, dal latino, all’inglese, alle lettere
(anche se, secondo alcuni, il metodo funziona soprattutto con le discipline logicomatematiche).
Cosa c’entra la tecnologia
Gli studenti del Fermi usano ogni giorno computer, tablet,
smartphone, proiettori e lavagne interattive. Insomma, nulla di rivoluzionario. Ma
la scuola ha trovato il modo di usare questi strumenti per facilitare l’apprendimento
d’aula: l’aula Teal (Technology Enabled Active Learning). Il Fermi ne ha costruite
tre: la particolarità di quest’aula è che tutti gli studenti sono connessi fra loro grazie
a uno strumento, la Apple Tv, che fa da ponte fra i vari device (computer, tablet,
smartphone, eccetera). In questo modo, il docente può controllare in tempo reale sul
suo pc come procede il lavoro e gli studenti possono aiutarsi fra loro intervenendo gli
Codice abbonamento:
Boston, dove il docente di fisica Peter Dorumashkin ha brevettato un nuovo modello
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collaborativo. Lo spunto è arrivato dal Massachusetts Institute of Technology di
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uni sugli esercizi degli altri.
Quando i gruppi spiegano alla classe come hanno risolto l’esercizio, per
esempio, lo fanno proiettando i loro lavori su una grossa lavagna bianca interattiva
che si trova al centro dell’aula: così la correzione non è più un affare privato fra
docente e studente, ma diventa un’occasione di approfondimento e ripasso per tutta
la classe. Sempre a proposito di tecnologie ormai comuni, ma capaci di dare grandi
risultati se usate nel modo giusto, il Fermi ha introdotto un’altra novità
apprezzabile: tutte le lezioni, sia nelle aule Teal che nelle altre aule, sono registrate e
caricate su internet. Così, chi è assente, o si è perso qualche passaggio, non è
costretto ad aspettare la lezione successiva, ma può rivedere direttamente cosa è
successo in aula da casa sua.
Lo spazio insegna
Pur volendo, gli studenti raffigurati da Laurentius de Voltolina non
avrebbero potuto studiare come quelli del Fermi. La struttura dell’aula è
troppo rigida, mentre l’apprendimento collaborativo richiede flessibilità. Nelle aule
dell’istituto non ci sono cattedre, perché la lezione frontale è quasi del tutto
scomparsa. E gli studenti non sono più seduti sui classici banchi, ma su tavoli che
possono essere smontati e ricomposti in base al tipo di lezione. Intorno a loro non ci
sono più pareti grigie, ma colorate o tappezzate di lavagne bianche (in genere due
per ogni gruppo) che possono essere usate come blocco note o come superficie su cui
proiettare i loro lavori. Questa attenzione allo spazio ha dato i suoi primi frutti con le
aule ed è stata poi estesa a tutto l’edificio. Nei corridoi sono state ricavate delle zone
relax, attrezzate con puff, panchine e biliardini e altre zone dedicate allo studio
individuale e di gruppo.
scolastica. “Nelle nostre scuole – dice Chiara Filios, uno degli architetti – aule,
biblioteche e laboratori sono spesso troppo piccoli, mentre gli atri e i corridoi sono
troppo grandi. A Mantova abbiamo trasformato questi spazi restituendoli agli
studenti: una parte è dedicata al ristoro, un’altra al cosiddetto apprendimento
informale”.
Codice abbonamento:
studio “Normale Architettura” di Milano, che si occupa anche di architettura
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La ristrutturazione delle aule e degli spazi comuni è stata affidata allo