Libretto Berlino_16 pagine:Layout 1 15-10-2014 12:10 Pagina 1 PYRGOS TRAVEL “L’EUROPA al CENTRO... nel CENTRO dell’EUROPA BERLINO P PR RO OG GEETTTTO O ““LL’’EEU UR RO OP PA A aall C CEEN NTTR RO O...... nneell C CEEN NTTR RO O ddeellll’’EEU UR RO OP PA A”” Premessa didattico- educativa Con tale Progetto l’Azienda Pyrgos Travel Agency, di lunga e provata esperienza professionale, sia per quanto riguarda le particolari esigenze del turismo scolastico che per quanto attiene alla specifica competenza rispetto alla destinazione proposta, si pone oggi l’obiettivo, in collaborazione con Air Berlin, di offrire alle scuole superiori di Roma Capitale un’offerta culturale e formativa, a supporto delle esigenze didattiche ed educative delle classi del triennio, rispondendo così alle aspettative delle famiglie e del mondo della scuola per un costante allargamento dell’orizzonte europeo dei giovani. Il titolo scelto per il Progetto indica con chiarezza le intenzioni della proposta: consentire ai nostri adolescenti di vivere con maggiore consapevolezza il presente continuo del loro essere costantemente connessi, educandoli però a cogliere l’importanza della dimensione di un passato che li ha generati ma che, proprio loro, con l’energia giovanile e innovatrice che li contraddistingue devono comprendere al meglio per progettare un futuro diverso, possibilmente migliore, che dal passato sappia trarre ispirazione, riscoprendone sia ricchezza e valori che fallimenti ed errori. Ecco allora che la nostra proposta ha lo scopo di valorizzare il concetto di studio “sul campo”, associato anche al fattore di una sostenibilità economica dell’esperienza di viaggio, nella garanzia comunque della qualità del percorso e della sicurezza del trasporto, questioni che, per le famiglie degli alunni, non sono certo di secondaria importanza, Nel piano didattico-educativo per le classi del triennio delle scuole secondarie di II grado è stato pertanto ipotizzato uno specifico itinerario culturale ed etico-civile, poiché va certamente dedicata un’attenta riflessione alla Memoria del ‘900, che preveda anche un particolare viaggio d’istruzione: un percorso che possa consentire la scoperta dei molteplici volti della capitale della Germania, quella Berlino che rappresenta il fulcro di una seria riflessione sulle drammatiche ed articolate vicende del secolo scorso, ma che si presenta anche come il centro della prospettiva europea del secondo millennio, nei suoi processi di modernizzazione e di globalizzazione. La scoperta di una capitale, che si presenta in questo momento come un punto di riferimento per i giovani di tutta Europa ci sembra dunque, non solo culturalmente ma anche didatticamente, necessaria per consentire loro di comprendere in modo più completo ed approfondito quegli elementi e quei processi che hanno caratterizzato la complessità del secolo appena trascorso, fino alla caduta del Muro, l’evento che molti oggi considerano come l’effettiva chiusura del XX secolo, a cominciare proprio dallo storico Eric Hobsbawm, recentemente scomparso, il quale, per questa ragione, coniò la definizione di secolo breve. E’ perciò indispensabile ricordare quest’anno, nel quale ricorre il 25° anniversario dell’abbattimento del Muro, quale svolta epocale tale evento abbia rappresentato per il mondo intero. 1 Destinazione Berlino Nel quadro di un piano articolato dei viaggi d’istruzione per le classi del triennio, ci sembra importante suggerire ai Dirigenti scolastici ed ai Docenti delle scuole romane una destinazione che permetta di completare il piano didattico-formativo, predisposto e svolto nelle classi nel corso dell’anno, con un itinerario culturale che, da un osservatorio privilegiato, possa fornire agli studenti prossimi alla maturità ulteriori strumenti interpretativi, sia sugli eventi (storico-politici, economico-sociali, artistico-culturali, etc...) che sulle prospettive del mondo contemporaneo nel quale vivono, e nel quale dovranno investire le loro migliori risorse per progettare un futuro più positivo del presente. Per altro, molti intellettuali, e non solo gli storici, condividono il punto di vista di Hobsbawm, anche perché l’inizio del secolo viene spostato, dallo stesso studioso, al momento dello scoppio del primo conflitto mondiale, del quale pure ricorre il centenario. Dunque, per entrambe le ragioni, la città di Berlino è un polo chiave per una attenta riflessione sugli ultimi decenni della Storia, riflessione che possa consentire ai più giovani una lettura puntuale della complessa articolazione del presente globale, più problematica e meno superficiale di quanto, a volte, sono portati a credere grazie (o meglio, per colpa) di una comunicazione e di una informazione mass-mediatica troppo sommaria e superficiale. Ciò su cui si intende particolarmente porre l’accento è la necessità di ripercorrere gli sviluppi delle politiche nazionali ed internazionali novecentesche per ribadire il rifiuto di ogni forma di totalitarismo; tutti i regimi che si imposero nel secolo appena trascorso produssero conflitti e tragedie mai vissute prima dall’umanità e, nella logica di annientamento di ogni libertà personale, civile, culturale o religiosa, esercitarono un controllo assoluto sui cittadini con ogni forma di persecuzione e milioni di morti. Da questo punto di vista Berlino rappresenta proprio un nodo ed uno snodo: capitale elegante e raffinata di inizio secolo, ricca di esperienze e produzioni artistiche e culturali anche innovative, centro regale di un impero costituito da appena quarant’anni, ricco, scientificamente, tecnologicamente e industrialmente avanzato per la sua epoca, rappresenta il grande Stato che uscì gravemente sconfitto da una guerra per la prima volta mondiale, nella quale furono sperimentate armi e modalità di scontro nuove e devastanti, e che cambiò radicalmente il panorama europeo, oltre ai rapporti di forza tra le nazioni. La sconfitta del 1918 travolse la Germania e, trasformandola, la condusse verso il baratro del nazismo che dopo soli vent’anni precipiterà di nuovo l’Europa e il mondo in un altro conflitto ancor più drammatico e feroce. Il nazismo fece inoltre di Berlino il centro propulsore della politica del führer, la individuò come scenario privilegiato per la rappresentazione esasperatamente magniloquente della potenza del regime e della sua esaltazione, raggiungendo il massimo nelle Olimpiadi del 1936, con le storiche riprese della famosa regista Leni Riefenstahl. Ne fece anche lo sfondo preferito dei filmati di propaganda, compresi quelli razzisti, in cui si volle sottolineare la presunta inferiorità della cosiddetta razza ebraica. In tutti i passaggi storici, più che noti e sommariamente indicati, Berlino è, anche visivamente, l’emblema di questa evoluzione: la sua immagine rappresenta in modo significativo la trasformazione degli assetti, fino a quella sorta di paesaggio lunare cui fu ridotta dai bombardamenti alleati che la distrussero alla fine della guerra. 2 Ma ancor più, essa restituì al mondo la propria immagine divisa quando venne smembrata in spazi di controllo e sfere di influenza. E ogni irrigidimento tra le grandi potenze, nel periodo della cosiddetta guerra fredda, sembra incarnarsi nelle forme che questa città assume: una per tutte, l’innalzamento del muro di cemento invalicabile che venne costruito al suo interno nel 1961, una ferita che rimarrà aperta per 28 anni a sottolineare la divisione e la radicale distanza politica ed ideologica tra est e ovest nella città, in Germania e nel mondo intero. Allo stesso modo, l’improvviso libero passaggio dei cittadini dall’est all’ovest della capitale, attraverso quel varco di polizia che aveva visto negli anni precedenti tante decine di morti tra coloro che tentavano la fuga, sintetizzò l’insieme dei fermenti che stavano destabilizzando un blocco politico, un intero modello ed un sistema che andavano mostrando tutte le loro inadeguatezze. E quando il 9 novembre 1989 il muro fu abbattuto, e le televisioni rimandarono ovunque immagini di ragazzi arrampicati in alto, a cavalcioni su di esso, quasi ad umiliarne ora il terrore che aveva saputo comunicare per anni, non ci fu chi non comprese che Berlino era di nuovo l’ombelico del mondo, un mondo in radicale trasformazione. Esattamente a mezzo secolo di distanza dalla “Notte dei cristalli”, nella stessa data in cui il nazismo aveva dato il via più plateale al piano di annientamento degli ebrei d’Europa, con la distruzione di sinagoghe, edifici, negozi, libri… Berlino trovava in sé la forza di liberarsi di un altro modello totalitario e totalizzante e di aprire così la strada all’abbattimento di quella che Winston Churchill chiamò “la cortina di ferro”. Tale premessa era dovuta, per motivare un percorso di visita della città che lascerà necessariamente fuori molti luoghi notevoli di Berlino, una capitale dinamica, vitalissima e in perenne evoluzione anche architettonica, una città che, solo per dare dei numeri, possiede 150 teatri in attività, 170 musei, centinaia di iniziative e attività culturali di ogni genere, scientifiche, artistiche e musicali, ed è poi attraversata da due fiumi, decine di canali, ha decine e decine di laghetti nei moltissimi parchi, poiché le aree verdi sono enormi e coprono un terzo della città. Si e’ inoltre arricchita negli ultimi anni di moltissimi interessanti edifici moderni, realizzati da noti architetti internazionali in spazi riqualificati o lasciati vuoti – soprattutto nelle zona orientale – dopo le distruzioni della II guerra mondiale. Oggi, a venticinque anni dalla caduta del Muro, Berlino ci rimanda invece l’immagine di una capitale internazionale, una fucina culturale dove convivono le più originali tendenze e intelligenze della cultura europea e mondiale, una capitale dei giovani dove la salvaguardia dell’antico, e la riqualificazione degli spazi abbandonati durante gli anni della guerra fredda, si fonde elegantemente con l’architettura contemporanea, realizzata con genialità dalle più importanti firme del mondo. Per tutto quanto sopra esposto, la nostra proposta rivolta alle scuole superiori romane si concretizza in un programma come sotto descritto, allo scopo di far cogliere almeno tre delle molte possibili piste di lettura della città di Berlino, in questo anno chiave che celebra un anniversario cardine per la Storia d’Europa, al centro di un’Europa ormai Unione di 28 nazioni, liberamente legate da un Trattato di Schengen che ha abolito frontiere e dogane: 3 Berlino capitale di un grande Impero Berlino capitale del progetto nazista Berlino divisa e ora riscattata dalla sua progettualità presente e futura PROGRAMMA del VIAGGIO a BERLINO in 5 giorni Il percorso nella capitale tedesca, prevede un itinerario di visita ai seguenti siti della città, in coerenza con quanto esplicitato in premessa, seguendo cioè un cammino che conduca i ragazzi a comprendere tutti le trasformazioni della Germania dall’inizio del ‘900 agli anni 2000, passando per due totalitarismi, fino al veloce sviluppo dell’ultimo ventennio, dopo la riunificazione . Le precise indicazioni che seguono vogliono fornire ai Docenti spunti per un percorso di approfondimento da condurre in classe, prima e dopo il viaggio, anche con l’ausilio di filmati d’epoca o di pellicole particolarmente significative (suggerite in coda al Programma), che consentano agli studenti di affrontare con maggiore consapevolezza l’itinerario previsto. L’esatta distribuzione dei luoghi di visita nelle diverse giornate potrà essere definito solo al momento delle prenotazioni, quando sarà possibile, in base agli orari indicati dai singoli musei, equilibrare l’alternanza dei percorsi. Inoltre, se i Docenti lo desiderano è possibile organizzare in una delle giornate, o in un giorno aggiuntivo la visita al vicino campo di concentramento di Sachsenhausen. la Porta di Brandeburgo e la Unter den Linden E’ forse opportuno iniziare la scoperta della città dall’immagine-simbolo di Berlino, la Porta di Brandeburgo, poiché essa fu costruita alla fine del ‘700, nel periodo di massima potenza dell’allora Regno di Prussia: ha dunque rappresentato nel secolo successivo la forza dello Stato tedesco cui storicamente spettò il merito dell’unificazione della Germania nel 1870, ma ha anche fatto da sfondo alle parate naziste ed è ben visibile in tutte le immagini del Muro quando era ancora in piedi, visto che si trovava a pochi metri di distanza nell’allora Berlino est, ma soprattutto essa emerge con forza dalle foto scattate la notte del suo abbattimento. E’ stata accuratamente restaurata tra il 2000 e il 2002, ma la famosa Quadriga della Vittoria in bronzo, che la sovrasta, innalzata per celebrare i fasti dell’Impero, resta oggi rivolta ad est, direzione verso cui fu spostata con la divisione della Germania dopo il 1945. Ecco poi lo storico ed imponente viale dei tigli settecentesco che conduce, con una passeggiata di 3 chilometri, fino ad Alexanderplatz. La distanza non deve preoccupare poiché questa passeggiata permetterà di vedere, con la spiegazione delle guide, tutti i principali monumenti del centro città: le varie ambasciate, il lussuoso hotel Adlon, teatri, la Biblioteca di Stato, la storica Università “von Humboldt” (dove studiarono Marx ed Engels e insegnarono Einstein ed Hegel), la vecchia Biblioteca (Alte Bibliothek), il teatro dell’Opera (Deutsche Staatsoper), e la Nuova Guardia (Neue Wache,) edificio dedicato al ricordo di tutte le vittime delle guerre e delle dittature, fino ad arrivare in Bebel Platz con la cattedrale cattolica di St.Hedwigs. Al centro della piazza si trova un monumento commemorativo di Micha Ullman: una lastra di vetro, inserita 4 sulla superficie della strada, fa intravedere una camera piena di scaffali vuoti. Qui infatti nel 1933 avvenne il tristemente famoso rogo dei libri ritenuti pericolosi dal Terzo Reich. Alle spalle di questa piazza merita una sosta Gendarmenmartk, ritenuta una delle più belle piazze di Berlino, con le due cattedrali protestanti ai lati – il Duomo Francese e il Duomo Tedesco apparentemente gemelle – e la neoclassica Konzerthaus al centro. la piazza della Gendarmeria (Gendarmenmarkt) con la Konzerthaus, il Duomo Francese e il Duomo Tedesco. l’isola dei Musei e il Museo Pergamon al centro del fiume Sprea, è detta anche la culla della storia di Berlino perché lì si ebbe il primo insediamento nel XIII secolo e, tra i grandi Musei lì situati, si potrà vedere almeno da fuori il Pergamonmuseum, in quanto esso rappresenta la potenza anche culturale e di ricerca dell’Impero germanico tra ‘800 e ‘900. Edificato nei primissimi decenni del XX secolo raccoglie tutti i reperti risultato dei grandi scavi archeologici delle spedizioni tedesche nel Vicino e nel Medio Oriente: solo ad esempio, l’Altare di Pergamo, la Porta di Ishtar a Babilonia, parte di un interno di un Palazzo dell’Antico Regno Assiro, la Porta del Mercato di Mileto, il muro di mattoni smaltati e scolpiti del Palazzo dell’imperatore persiano Dario I a Susa, etc… nel Mitte, il quartiere ebraico: è il quartiere più a nord di Berlino e divenne nell’Ottocento la sede della comunità ebraica cittadina, prima che i nazisti e i bombardamenti dell’ultima guerra ne distruggessero gran parte dei palazzi. Oggi la Nuova Sinagoga e il Cimitero Ebraico sono i fulcri attorno a cui ruota la comunità ebraica berlinese; nei pressi del quartiere ebraico, è bene dare un’ attenta occhiata a dove si cammina: capiterà di notare delle piccole mattonelle dorate e quadrate, anche in gruppo. 5 Si tratta di targhe commemorative coi nomi dei deportati nei campi di concentramento e di sterminio che abitavano nelle case davanti alle quali sono poste tali targhe. Il quartiere ebraico è uno dei più vivi della città con i suoi famosissimi cortili, oggi in piena rinascita, completamente restaurati e colmi di locali, cinema, ristoranti. La villa della Conferenza di Wansee, sul lago omonimo Il 20 gennaio 1942 gli alti rappresentanti del Ministero nazionalsocialista e delle SS si incontrarono alla Villa Minoux sulle sponde del Wannsee, a Berlino. La conduzione fu del dirigente supremo delle SS, Reinhard Heydrich, ma l'ordine per l'avvio della conferenza fu dato dal Reichsmarschall Hermann Göring su proposta di Hitler. In quella sede venne trattata la deportazione organizzata e l'eliminazione degli ebrei d'Europa, non solo nei territori occupati della Polonia e dell'Europa dell'est, la cosiddetta "soluzione finale della questione ebraica" (Endlösung der Judenfrage). In occasione del cinquantenario della "Conferenza del Wannsee", nella villa è stato aperto un monumento per il ricordo di quelle tragiche decisioni, con l'esposizione permanente "La Conferenza del Wannsee e lo sterminio degli ebrei europei". Il nuovo centro di documentazione “Topografia del terrore“ Attraversando l'area la ghiaia ferroviaria sparsa in quantità tutto intorno all'edificio dell'esposizione rende subito tangibile l'immenso crimine perpetrato dai nazionalsocialisti: la deportazione e l'assassinio di milioni di ebrei provenienti da tutta Europa, di sinti, di rom e di coloro che i nazisti classificarono “non degni di vivere“, come gli omosessuali e i malati psichici. Questa grigia desolazione è circondata a nord da una residua striscia del muro di Berlino e a sud da un boschetto di robinie ove era situato il centro organizzativo del terrore nazionalsocialista. Era qui, nell'area tra la Prinz-Albrecht-Straße (oggi Niederkirchnerstraße) e la Wilhelmstraße che si pianificò il genocidio di massa e la persecuzione dei dissidenti politici. Sede centrale della Geheime Staatspolizei, la Gestapo, del servizio di sicurezza delle Schutzstaffel, le SS, e dell'ufficio centrale della sicurezza del Reich, l'RSHA, questa area ospitava il nucleo organizzativo della politica di sterminio nazionalsocialista. Nel sessantacinquesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato inaugurato qui il nuovo centro di documentazione denominato “Topografia del terrore“.Il progetto “Topografia del terrore“ esiste ufficialmente dal 1987 e sin da allora l'esposizione collegata è stata aperta al pubblico in differenti baracche e padiglioni situati in diversi punti di quest'area. Ora finalmente ha trovato una collocazione stabile. Il nuovo centro di documentazione è ospitato in un edificio quadrato di due piani con un atrio al centro. Il piano inferiore si trova a livello delle cantine ed è quindi invisibile dall'esterno. Il sobrio edificio è stato appositamente pensato come padiglione a vetrate, per evitare, da un lato, di sviare il visitatore dai contenuti presentati e, dall'altro, di confondersi con le imponenti architettura naziste circostanti, tra cui ad esempio l'edificio dell'ex Ministero dell'aviazione del Reich, oggi sede del Ministero federale delle Finanze. Da quasi ogni punto del piano superiore dell'edificio è possibile scorgere l'ampio sito storico di 4,5 ettari nel cuore di Berlino.Dopo il 1945 l'area bombardata era progressivamente caduta nell'oblio. Dopo la rimozione delle macerie, si andò ad aggiungere all'elenco di quelle zone morte della Berlino del dopoguerra e, poi, della Berlino divisa, che correvano lungo il muro costruito nel 1961. L'area, appartenente a Berlino Ovest, venne usata come deposito di calcinacci e diventò un “autodromo“ per piloti in erba senza patente. Solo alla fine degli anni Settanta, nell'ambito dell'esposizione internazionale del settore edile e grazie all'impegno della cittadinanza, venne riscoperto il significato storico del luogo. Un aperto confronto critico con questo capitolo buio della storia tedesca contribuì a risvegliare la memoria delle vittime del regime nazista. 6 L'area, che comprendeva la mostra e i resti dell'edificio riportati alla luce, venne inaugurata nel 1987, in occasione dei festeggiamenti per i 750 anni di Berlino. La “Fondazione Topografia del terrore“ (Stiftung Topographie des Terrors) fu costituita nel 1992 allo scopo, tra l'altro, di creare e gestire un centro internazionale di documentazione ed esposizione. L'attuale Direttore responsabile è il pubblicista e rabbino Andreas Nachama. Dopo aver accantonato il progetto della costruzione del centro di documentazione ideato dell'architetto svizzero Peter Zumthor, nel 2005 è stato indetto un nuovo concorso. Nel 2007 sono iniziati i lavori di costruzione sulla base del progetto vincitore dell'architetto Ursula Wilms e di Heinz W. Hallmann, architetto paesaggista. Per la nuova inaugurazione della primavera 2010 l'esposizione permanente è stata completamente rielaborata e rinnovata per offrire una dettagliata descrizione dell'ingegnosa rete organizzativa dei nazionalsocialisti e della loro spietata politica di sterminio nei confronti di ebrei, sinti e rom, omosessuali e malati mentali. Oltre ai crimini commessi, l'esposizione illustra le carriere di alti funzionari come Reinhard Heydrich, Heinrich Himmler o Rudolf Diels che, dal 1933, tra i propri incarichi si occuparono sistematicamente dello sterminio degli ebrei in Europa. Completamente nuova è la sezione dedicata al destino dei molti criminali rimasti impuniti dopo il 1945.È stato inoltre allestito un percorso in 15 tappe, di cui la prima e più importante è proprio l'area stessa. Il percorso si snoda principalmente presso i resti dell'edificio preesistente, pannelli informativi corredati di foto e disegni aiutano il visitatore a orientarsi nello spazio e offrono una panoramica sulla storia dell'area; che si presenta come un concentrato della storia delle due Germanie: nell'area si trovano, tra l'altro, le fondamenta della prigione della Gestapo, un bunker aereo e un magazzino per i rifornimenti. Nelle cosiddette fosse espositive sono illustrati i diversi strati della storia recente delle due Germanie: direttamente sopra i muri che delimitavano le cantine dell'ex sede centrale della Gestapo correva il Muro di Berlino, i cui resti sono ancora presenti nell'area. In questo modo sono messe a confronto le diverse espressioni degli estremismi politici e la conseguente minaccia alla libertà, al diritto e all'umanità stessa. Con i suoi oltre 500.000 visitatori, rappresenta uno dei luoghi della memoria più visitati della capitale. Il nuovo edificio comprende, oltre a numerosi oggetti storici, una biblioteca con 27.000 documenti su diversi supporti, archivi, sale riunioni e una grande sala conferenze. Accanto all'esposizione permanente il progetto comprende anche mostre temporanee il Museo della Resistenza Tedesca Il Museo che sfata il mito della totale e indefessa partecipazione tedesca ai misfatti nazisti. Molti si ribellarono disobbedendo a Hitler e ai suoi folli piani di conquista attraverso guerre sanguinose e estenuanti. Chi venne scoperto pagò con la vita, facendo però una fine esemplare, perché fosse monito a chi si opponesse alla dittatura. Questo fu il caso di Claus Schenk von Stauffenberg, impiccato per aver organizzato con altri alti ufficiali della Wehrmacht l’attentato a Hitler del 20 giugno 1944. Il Museo situato proprio nel cortile dove Stauffenberg e alcuni dei suoi complici vennero giustiziati, racconta la storia di altri casi di resistenza memorabili, come quello dei fratelli Scholl a capo della Rosa Bianca, scoperta e debellata a Monaco nel 1943. La visita al Museo della Resistenza viene condotta da storici di pregio e brilla nel coinvolgere sempre in modo molto interessante e provocatorio i partecipanti. Berlino sotterranea (Berliner Unterwelten): Consiste nella visita di un bunker antiatomico attiguo ai condotti della metropolitana (che a Berlino risale all’inizio del secolo) costruito nella zona di pertinenza francese, all’epoca della guerra fredda, che prosegue negli spazi dei Bunker sotterranei costruiti da Hitler fin dal 1941, per la difesa dei cittadini della capitale, dopo l’inizio dei bombardamenti inglesi. Non tutti rimangono sorpresi, dato che la maggior parte delle grandi città ha strutture sotterranee di diverso tipo. La complicata storia di Berlino come epicentro della seconda guerra mondiale 7 e città divisa in due, però, ha reso i suoi rifugi e passaggi sotterranei un po’ più estesi del solito. Il mondo sotterraneo di Berlino è composto da una serie di bunker e passaggi segreti costruiti da diverse generazioni come rifugi o vie di fuga. Uno dei percorsi possibili è costituito da “i sotterranei e i bunker della guerra fredda”. Qui numerosi i passaggi e gli ingegnosi rifugi sotterranei che avrebbero dovuto prevenire la completa distruzione della popolazione di Berlino prevista durante la guerra. Il tour ha inizio da una piccola e discreta porta laterale, sull’affollata Brunnenstraße. Dopo aver sceso le scale ed essere passati attraverso diverse porte di pesante acciaio industriale, ci si ritrova in una grande sala, un luogo ristrutturato solo 30 anni fa come rifugio in caso di attacchi nucleari e chimici, a testimonianza della tensione politica che si respirava in Europa negli anni ‘80. Nonostante la relativa modernità, non si tratta di strutture altamente funzionali infatti, nel caso in cui vi si fosse scagliato un missile, il livello di difesa sarebbe stato insufficiente ed inoltre tali strutture non sarebbero state comunque in grado di accogliere un numero elevato di persone. Per fortuna, non è stato necessario utilizzare questi rifugi ma le conseguenze del loro uso ci forniscono una chiara visione sulla politica attuale e ci fanno riflettere sulla possibilità di una terza guerra mondiale. Un altro momento saliente del tour è la visita di Pankstrasse U-Bahn, una stazione a nord di Gesundbrunnen, sulla linea U8: sono centinaia le persone che ogni giorno passano una porta verde nella stazione della metropolitana di «Gesundbrunnen», non immaginando che dietro questa porta si nascondono ampie stanze ricche di storia. Pankstrasse, infatti, non è solo una stazione della metro ma un rifugio incredibilmente attrezzato contro attacchi chimici e biologici. In caso di attacco imminente, la stazione diventa un sicuro rifugio capace di ospitare 3.339 persone, sigillato ermeticamente, con porte automatiche e isolato dal resto del mondo. Ma, poiché Berlino fu anche il centro nevralgico del Terzo Reich e il principale bersaglio dei bombardamenti alleati durante la II guerra mondiale, è possibile inoltre esplorare uno dei rari bunker rimasti «autentici» dalla fine dell'ultimo conflitto mondiale dove, stanza dopo stanza, si possono cogliere alcuni degli aspetti meno noti e più controversi della recente storia della città. In questo luogo, ancora oggi e a distanza di molti anni, si può percepire il disagio di essere confinati nelle strette stanze del bunker, tra il continuo ronzio degli impianti d’areazione e il rimbombo degli aerei da bombardamento sopra le teste. Nel Museo dei Sotterranei, all'interno del rifugio, Berliner Unterwelten ha allestito una mostra dedicata ai sotterranei della città. Nella mostra si potranno osservare sia alcuni artefatti risalenti all'ultima guerra mondiale, sia un esposizione fotografica di altri ambienti sotterranei. Il Centro di Documentazione del Muro di Berlino (GEDENKSTATTE BERLINER MAUER) a Bernauer Strasse 111: questo monumento alla memoria delle vittime del Muro è uno dei luoghi migliori dove confrontarsi con la storia del confine. Il muro fu eretto lungo il lato meridionale della strada. Una volta ultimato, furono demolite anche delle case per creare una fascia di “terra di nessuno”. All’angolo di Ackerstrasse rimane un frammento della striscia della morte e anche della recinzione interna. Una chiesa luterana del XIX secolo, accuratamente restaurata dopo la II guerra mondiale, e rimasta sola nella striscia della morte, fu alla fine demolita dal regime della RDT nel 1985. Nel 2000 è stata costruita una moderna e spoglia cappella luterana in ricordo delle vittime. Pannelli esplicativi con foto illustrano le varie fasi della vita del Muro. Sarà possibile salire su una Torretta da dove si ha una visione panoramica di come il Muro tagliasse la città come una ferita, e di come fosse strutturata l’ampia fascia di terreno invalicabile. il Museo del Muro e il Check Point Charlie A Berlino non è possibile ignorare il Muro di Berlino e, di fatto, tutta la città è testimone di questo capitolo buio della storia tedesca. Le numerose targhe informative e commemorative nell’antico posto di controllo Checkpoint Charlie o in Potsdamer Platz non sono sufficienti a saziare la sete di conoscenza e la curiosità, per cui vale la pena passare un’intera mattinata nel Mauermuseum (Museo del Muro), conosciuto anche come: “Haus am Checkpoint Charlie” (Casa nel Checkpoint Charlie), dove è documentata la storia del Muro di Berlino e la situazione durante la divisione della città. Nel Mauermuseum vengono trattati tra gli altri temi: la rivolta della città il 17 giugno del 1953, il Muro dal 13 agosto fino alla sua caduta, gli accadimenti vicino al Checkpoint Charlie, i tentativi di fuga nella zona Ovest di Berlino e la pacifica lotta a favore dei diritti umani. La Haus am Checkpoint Charlie nacque giusto due anni dopo che fu innalzato il Muro, ovvero nel 1963. Ciò che fu iniziato 50 anni fa come una specie di “isola di libertà nell’ultimo edificio situato giusto davanti alla frontiera” potrebbe essere considerato come una base per la resistenza contro la RDA. Sulle pareti del Museo del Muro, l’abbondante raccolta di immagini e testi, si presenta in maniera complessa con salti cronologici di anno in anno e di tema in tema, e per questo più 8 risultare difficile seguire il filo del discorso. Le fotografie sono immagini molto forti ed è importante prestare molta attenzione all’esposizione sui tentativi di fuga est/ovest, ed ai racconti su come da un giorno all’altro una città intera ed i suoi abitanti vennero separati. Per molti oggi risulterebbe inimmaginabile che un’intera famiglia, genitori e figli compresi, venisse divisa. Molte delle immagini si fissano nelle menti ed invitano alla riflessione. Anche le storie personali dei soldati o quelle sui tentativi di fuga possono risultare molto forti e, nonostante la fin troppo ricca struttura del museo, si possono imparare molte cose sulla storia di Berlino e della Germania. il Museo della Stasi Anche se non è tra i luoghi di visita più noti di Berlino, il Museo della Stasi fa parte di quei musei dedicati alla storia della Germania divisa, del Muro e della guerra fredda. La Stasi era la polizia segreta del regime della DDR, e il museo è situato proprio nel palazzo che ne fu la sede centrale fino alla riunificazione e alla caduta del Muro. Nel primo piano è possibile vedere le attrezzature utilizzate dagli agenti della Stasi: microfoni e macchine fotografiche nascoste astutamente dentro abiti ed oggetti quotidiani. Nel corridoio ci sono diversi manifesti che venivano affissi per celebrare le attività della Stasi: un documento di estremo interesse in quanto mostra l’efficace tecnica propagandistica di questo organo di polizia. Tra i successi vantati potevano ad esempio esserci complotti della NATO sventati o sabotaggi sventati. Il secondo piano mostra l’ambiente di lavoro dell’ultimo ministro Erich Mielke e del suo staff. Al terzo piano è presente una serie di documenti ed oggetti che raccontano la storia dell’opposizione lungo i 40 anni di divisione. Un museo di straordinario interesse che merita di essere visitato, una testimonianza di uno dei periodi più affascinanti della storia recente. Può essere molto utile la preventiva visione del bellissimo film di Florian Henckel von Donnersmarck, “Le vite degli Altri” (Premio Oscar 2006). il Reichstag l’importante edificio ottocentesco è simbolo dell’unificazione nazionale e sede del Parlamento; restaurato su progetto dell’architetto sir Norman Forster e restituito alla sua funzione solo nel 1999, dopo che proprio lì nel 1918 fu dichiarata la fine dell’Impero del Kaiser con la nascita della Repubblica di Weimar ma che poi, con il suo incendio la notte del 28 febbraio del 1933, indicò la fine delle libertà democratiche e l’inizio della piena dittatura nazista. E’ notissima inoltre la foto che vede un soldato dell’Armata Rossa innalzare la bandiera russa sulla sua cupola bruciata e distrutta alla fine di maggio del 1945, segnale della definitiva sconfitta di Hitler e della fine del II conflitto mondiale. Oggi la sua famosa cupola ellittica in vetro – percorribile durante la visita, con impareggiabile vista sulla città – simboleggia la trasparenza del sistema democratico di fronte ai cittadini. 9 Potsdamer Platz: Situata a sud del parco del Tiergarten, rappresenta un altro spicchio della Grande Berlino degli anni’20. Ospita il Kulturforum, la Neue Gemalde Galerie, la Neue Natinalgalerie e la Philarmonie, uno dei templi della musica mondiale, dove si esibisce quella che viene considerata l’orchestra più prestigiosa del mondo, la celebre Berliner Philarmoniker, diretta in passato da maestri del calibro di Von Karajan e Claudio Abbado. Questa è una delle piazze più vive della Berlino dell’anteguerra, Potsdamer Platz fu in gran parte distrutta durante la II guerra mondiale e poi separata da Berlino Ovest a seguito del Muro. Fu proprio qui, vicino alla scintillante Bahntower (sede centrale delle ferrovie tedesche), che oggi si erge sulla piazza, che i primi martelli colpirono il Muro. Da allora, quella che era una zona desolata, è stata proiettata nel XXI secolo per effetto della ricostruzione. Il progetto più entusiasmante della piazza – in cui il piano complessivo di riassetto dell’area è stato affidato all’architetto Renzo Piano – è il Sony Center, progettato dall’architetto tedesco – americano Helmut Jahn è composto da 8 edifici e, completato nel 2000, è il simbolo della Berlino contemporanea. l’East Side Gallery 1.300 m. di Muro riempiti dai Murales creati in quei giorni di gioia e di sogni. In realtà andare a Berlino e chiedere: “Ma dove è il Muro?” significa mettersi in una posizione “anacronistica”: il Muro non c’è più. Cercare le sue tracce oggi significa allora intraprendere una vera e propria spedizione di archeologia contemporanea. Di questo famigerato manufatto rimangono in città pochissimi frammenti: è bastato poco più di un anno per abbattere, smantellare, letteralmente sbriciolare quel colosso di cemento armato che tagliava in due la città di Berlino - lungo il confine tra Berlino Ovest e le campagne della Germania Orientale difatti non c’era un vero e proprio muro, ma un doppio recinto di filo spinato, il Mauer, così come tutti ce lo immaginiamo, fu eretto solo all’interno della città. Ma la memoria va tutelata e per questo sono state risparmiate dalla furia demolitrice della post-unificazione alcune parti del Muro a memento di quello che fu la storia di questa città dal 1961 al 1989. La parte più lunga a tutt’oggi ancora in piedi ha però avuto una evoluzione singolare e straordinaria: di un chilometro e trecento metri di muro di cemento armato che correva lungo la riva orientale della Sprea i berlinesi hanno fatto la più lunga galleria di arte contemporanea del mondo, la East Side Gallery. Che il Muro fosse dipinto, colorato, graffitato, anche da nomi importanti dell’arte contemporanea come Keith Haring, lo sapevano un po’ tutti. Ma ad Ovest. A Est certo non ci si poteva neanche avvicinare. Per cui nel 1989, quando il Muro cadde, da un lato si presentava come una gigantesca lavagna scarabocchiata, dall’altro era una cupa, piatta, immacolata distesa di cemento armato. Insomma, una manna per i writers di tutto il mondo. E così, mentre i graffiti della parte occidentale venivano pian piano strappati dai “Mauerspechter” (gli scalpellatori del Muro) che ne fecero straordinari souvenir, qualcuno pensò di utilizzare il Muro grigio a Est come tela, trasformandolo così in una galleria tutelata, che non potesse essere saccheggiata dai turisti e che restasse a memoria di quello che il Muro era stato, ma soprattutto di quello che la sua caduta aveva significato. La East Side Gallery è perciò, diciamo così, una specie di “falso storico”, che assomiglia in tutto e per tutto al Muro di Berlino così come appariva a Ovest (e che ora non c’è più) e ci ricorda come quel manufatto di odio e repressione della libertà sia diventato, dall’altro lato, un manifesto di libertà, espressione, creatività. Perciò 118 giovani artisti vennero chiamati per dipingere liberamente il Muro rimasto, e creare questa striscia di colore sulle rive del fiume, trasformando quella che un tempo era terra di nessuno in un luogo di incontro, memoria e gioia creativa. 10 l’Holocaust Denkmal: Il Memoriale dell’Olocausto vuole ricordare i milioni di ebrei eliminati nella Shoah tra il 1933 e il 1945, è stato realizzato tra il 2003 e il 2005 su progetto dell’architetto ebreo americano Peter Eisenmann ed è formato dal Campo di Stelae, un insieme di 2.711 blocchi di cemento di altezze diverse su un’estensione di 19.000 mq. Al di sotto di questo simbolico spazio all’aperto, è collocato un importante centro di documentazione. Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa: questo è il nome completo del Monumento dell’Olocausto è il più importante per la Germania, ed è un monumento che bisogna percorrere e concepire, nel senso più autentico. Tra i blocchi di cemento su una base ondulata, si incrociano percorsi simmetrici. I blocchi aumentano sempre di più verso l’interno lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi simili a quelli di un labirinto. Questo “perdersi” tra i blocchi, la monotonia del grigio e la mancanza di luce all’interno del monumento trasmettono una sensazione inquietante. Ciò che rende il memoriale dell’Olocausto inconfondibile è il fatto che offra ai suoi visitatori uno spazio per l’interpretazione e i sentimenti. Il Nuovo Museo Ebraico, lo Judische Museum: particolarissimo edificio interamente ricoperto di zinco la cui forma suggestiva, di saetta e di stella di David spezzata, è di grande valore simbolico: è opera di Daniel Libeskind, architetto americano di origine ebraica polacca che ha plasmato l’edificio seguendo il concetto del tortuoso e difficile cammino della storia ebraica in Germania. Il progetto è stato definito dallo stesso architetto "between the lines“ per via delle due linee di zinco: l’una diritta e scomposta in diversi segmenti, e l’altra spigolosa, emblema di un rapporto che invita ad interrogarsi e a riflettere. Il Museo è un’opera d’arte totale, in cui contenuto e contenitore coincidono per un unico monumento alla storia del popolo ebraico, in un percorso scultoreo che prende il via dall’ultimo piano con l’albero dei Frutti della vita e scende attraverso reperti antichi e busti moderni, alcuni canonici, altri più singolari, come nel caso del ritratto di Alfred Flechtheim (1878-1937) immortalato nel 1927 da Rudolf Belling (1886-1972) solo attraverso i principali tratti del volto. Il Giardino dell’Esilio e dell’Emigrazione – 49 colonne in cemento al cui interno crescono olivi – è l’unico elemento regolare in un’architettura completamente asimmetrica ed inattesa. Chiude la visita forse l’opera più struggente, lo Shalechet (1997-2001) di Menashe Kadishman, artista di Tel Aviv (1932) che ha sagomato centinaia di volti in acciaio – che sono come schiacciati in terra – le cui espressioni contrite trovano il corrispettivo sonoro nel rumore stridente causato dal loro calpestio, reiterazione continua del dolore della Shoah. 11 -------------------------------------------------------------------------------------- FILMOGRAFIA - consigliata come supporto alla preparazione del percorso di viaggio – “Germania anno zero” di Roberto Rossellini (1948) “Vincitori e vinti” di Stanley Kramer (1961) “Rosenstrasse” di Margarethe von Trotta (2003) “La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler” di Oliver Hirschbiegel (2004) “Il cielo sopra a Berlino” di Wim Wenders (1988) “Goodbye Lenin” di Wolfgang Becker (2003) “Il tunnel della libertà” di Enzo Monteleone (2004) “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck (2006) “Hannah Arendt” di Margarethe von Trotta (2013) 12 Libretto Berlino_16 pagine:Layout 1 15-10-2014 12:11 Pagina 16 PYRGOS TRAVEL Viale Somalia n. 18 - 00199 Roma Tel. 06/86 32 90 55 - 06/86 00 401 • Fax 06/86 38 06 16 - 06/86 38 06 44 www.pyrgostravel.com • [email protected] - [email protected]
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