- giovedì 5 marzo 2015 - l'Adige - Pagina: 13 - Scuola | Due mozioni delle minoranze. Il Pd è indeciso e Rossi, che oggi è a Roma, rinvia la discussione In Consiglio il rebus dei precari Oggi il presidente della Provincia e assessore all’istruzione, Ugo Rossi, sarà a Roma per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme agli altri governatori regionali e per questo non saranno discusse in consiglio provinciale due mozioni, una a firma di Claudio Civettini (Civica Trentina) l’altra di Filippo Degasperi (M5S), ma firmata da tutte le minoranze, che puntano a modificare i criteri per la stabilizzazione degli insegnanti precari sia della scuola dell’infanzia che nella scuola primaria. La questione slitterà alla prossima seduta del Consiglio. La mozione di Degasperi chiedeva in particolare che venisse riconosciuto - senza concorsi - e a partire dal prossimo anno scolastico il valore abilitante dei percorsi Pas e Tfa insituendo nuove graduatorie con relativi punteggi per questi insegnanti precari che sono centinaia. Sulla situazione di questi precari non abilitati, che è diversa dai precari abilitati «storici» che in base alla sentenza europea devono essere ora stabilizzati, ha discusso ieri anche il gruppo provinciale del Pd, proprio per verificare al suo interno quale posizione assumere sulla mozione. Sono emerse posizioni differenti come diverse sono le indicazioni dei sindacati con la Uil favorevole al- Rinviate le mozioni sui precari della scuola che erano all’ordine del giorno del consiglio provinciale le richieste degli isegnanti Pas e Tfa e Cgil e Cisl invece più sulla linea del presidente Ugo Rossi. La questione comunque verrà approfondita. Ieri Rossi ha comunque parlato con Degasperi sostenendo che: «L’approvazione della mozione così come scritta, riservando una percentuale a questi, penalizzerebbe tutto il precariato storico. Sappiamo infatti che ci sono 6-7 modi diversi per entrare nel mondo della scuola e quindi invece di affrontare la questione in modo parziale ovvero solo da un punto di vista, come può essere di chi ha fatto i percorsi Tfa e Pas, dovremo cercare, d’intesa con i sindacati, di prevedere graduatorie che considerino le varie modalità di accesso del passato. Io comunque - prosegue Rossi - sono stato chiaro nel dire che è necessario che il ministero poi rilasci l’intesa sull’accordo che cercheremo di raggiungere. Io già l’anno scorso ho incontrato i rappresentanti di tutti questi insegnanti e ho spiegato la situazione. Non possiamo creare illusioni perché non possiamo avere 20 insegnanti per un alunno e, come ho detto l’altro giorno sulle insegnanti delle scuole per l’infanzia, noi abbiamo stabilizzato 243 insegnanti e questo è un dato di fatto che si tende a non considerare abbastanza». - giovedì 5 marzo 2015 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 6 Scuola, Pd diviso sui precari Segreteria: Filippi ci prova Fronza Crepaz: domani l’assemblea. Giallo sulle dimissioni di Robol TRENTO È la scuola il nuovo fronte di divisione all’interno del Pd. Una mozione dell’opposizione all’ordine del giorno oggi in consiglio provinciale pone chiede che la Provincia istituisca graduatorie permanenti riservate agli insegnanti che negli anni scorsi — con una normativa diversa dall’attuale — hanno seguito un percorso abilitante speciale (Pas) o un tirocinio formativo attivo (Tfa). Ne va della stabilizzazione di oltre 600 docenti che, con le regole di oggi, vedrebbero non riconosciuto il proprio percorso e dovrebbero, molti alla soglia dei quarant’anni, per forza partecipare a concorsi. L’opposizione è pronto a difenderne gli interessi e il Pd, che nella scuola vanta un tradizionale bacino di voti, non vuole lasciare il palco alle minoranze. Ma i democratici hanno costituito due fronti. Uno più vicino a Ugo Rossi, intenzionato a mantenere il baricentro sui concorsi, con Lucia Maestri. L’altro, che chiede almeno il 25% di assunzioni attingendo ai Pas e Tfa, con Sara Ferrari. La prima posizione riflette gli orientamenti di Cgil e Cisl; la seconda quella della Uil. Per Rossi è una nuova grana targata Pd: Patt e Upt non hanno sollevato eccezioni. Una possibile soluzione si prefigura a una quota del 12,5% di assunzioni. Intanto il partito stenta a trovare una via d’uscita alla sua crisi Democratiche Elisa Filippi (nella foto grande) e Giulia Robol, segretaria in carica del partito politica. Ieri nel tardo pomeriggio è arrivata la convocazione dell’assemblea: si terrà domani sera ed Elisa Filippi è pronta a portare «una proposta politica all’assise». Nessun rinvio, dunque, ma la barca democratica è ancora in alto mare: manca l’ordine del giorno dell’assise, mancano cioè i passi pensati per uscire dalla crisi. La prima versione circolata ieri nel primo pomeriggio tra i maggiorenti del partito recitava «dimissioni del segretario, del presidente e del coordinamento», «elezione del segretario ex articolo 3 dello Statuto (con i due terzi dei componenti, cioè 44 voti, l’opzione che sta sondando Filippi, ndr)», «elezione del presidente». Subito sono partite le contestazioni: i sostenitori del piano B — eleggere un traghettatore a capo di un triumvirato che porti il partito al congresso — hanno reclamato l’iscrizione della propria alternativa accanto al tentativo di eleggere Filippi. E poi hanno fatto notare che se il tentativo di Filippi fallisse, il partito si troverebbe non solo senza segretario, ma anche senza presidente. Non solo. Lo statuto prevede che, in caso di cessazione anticipata del mandato del segretario, sia convocata un’assemblea entro trenta giorni per eleggerne uno nuovo: perché allora nell’ordine del giorno inviato da Fronza Crepaz si parlava di dimissioni di Robol al primo punto e di elezione del successore al secondo? Tutte obiezioni che hanno portato Fronza Crepaz a inviare una convocazione molto più generica: «Decisioni conseguenti le ultime assemblee». L’ordine del giorno sarà Seicento insegnanti L’opposizione firma una mozione a difesa di chi ha frequentato corsi abilitanti oggetto oggi di una riunione apposita, in cui si cercherà un’intesa che inevitabilmente si rifletterà su quanto avverrà in assemblea domani sera. L’inserimento in ordine del giorno delle dimissioni di Giulia Robol, anche se solo per qualche ora, ha fatto pensare a un passo indietro della segretaria, da giorni decisa a dimettersi solo in presenza di un accordo politico che garantisse l’elezione di Filippi. Ieri il pressing su Robol si è indubbiamente alzato, erodendo lentamente la resistenza della segretaria, ma la decisione di lasciare prima dell’assemblea di domani non c’è e non è detto che arrivi. Da Gigi Olivieri, anzi, parte una frecciata alla presidente: «La convocazione dell’assemblea senza un accordo politico con 44 firme sotto è inopportuna. Andremo o non andremo? Riuniremo la componente Robol e decideremo il da farsi». Filippi, intanto, è intenzionata a provarci: «Ho fatto una verifica politica e ho riscontrato che c’è un consenso maggioritario e trasversale. I due terzi? La verifica dei numeri non spetta a me, ma all’assemblea. Farò una proposta politica; quanto alla segreteria, se sarò eletta, la comporrò secondo i criteri dell’azzeramento degli incarichi, del rinnovamento generazionale, e della rappresentatività delle componenti a mio sostegno. Sono le cose di cui ho parlato in questi giorni». Da Alessio Manica a Bruno Dorigatti, i sostenitori della formula «traghettamento e congresso» proporranno in assemblea l’alternativa alla segreteria Filippi cercando di impedire alla renziana di arrivare a 44 voti. Quanto a Vanni Scalfi, se si troverà a decidere tra Filippi e traghettatore sceglierà la prima, mentre se Filippi non contemplerà il piano B non la voterà. Alessandro Papayannidis © RIPRODUZIONE RISERVATA
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