Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

TO R I NO | AUDITORIUM RAI | CONCERTI
15°
giovedì 19 marzo 2015
ore 21.00
venerdì 20 marzo 2015
ore 20.30
Eiji Oue | Direttore
Beatrice Rana | Pianoforte
Brahms
Bartók
Rachmaninov
15°
giovedì 19 marzo 2015
ore 21.00
venerdì 20 marzo 2015
ore 20.30
Eiji Oue | Direttore
Beatrice Rana | Pianoforte
Johannes Brahms (1833 - 1897)
Tragische Ouverture in re minore op.81 (1880/81)
Allegro ma non troppo – Molto più moderato –Tempo I
Durata: 13’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 12 gennaio 2012, Roberto Abbado.
Béla Bartók (1881 - 1945)
Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra (1945)
(orchestrazione terminata da Tibor Serly)
Allegretto
Adagio religioso
Allegro vivace – Presto
Durata: 23’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 26 ottobre 2007, Juraj Valčuha,
Roberto Cominati.
Sergej Rachmaninov (1837 - 1943)
Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27 (1908)
Largo – Poco più mosso – Allegro moderato
Allegro molto – Moderato – Tempo I – Meno mosso – Tempo I
Adagio
Allegro vivace
Durata: 50’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 22 gennaio 2010,
Alpaslan Ertüngealp.
Redazione a cura di Irene Sala
Il concerto di giovedì 19 marzo è trasmesso in collegamento
diretto su Radio3 per il programma “RadioSuite”e in
streaming audio-video su www.osn.rai.it.
La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione
TV di Torino e sarà trasmessa giovedì 17 settembre alle ore
21.15 su Rai5.
Johannes Brahms
Tragische Ouverture (Ouverture tragica) in re minore op.81
Béla Bartók
Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra
(orchestrazione terminata da Tibor Serly)
«Una ride, l’altra piange»
Nel 1879 Johannes Brahms usciva per la prima volta da un’università con un
titolo in tasca. Come era accaduto qualche anno prima al suo maestro spirituale
Robert Schumann, anche per lui era arrivato il momento della laurea honoris
causa. A invitarlo era l’Università di Breslavia, per laurearlo in Filosofia: un
riconoscimento che in parte sanava la delusione per non aver ottenuto un
incarico prestigioso presso nessuna istituzione musicale tedesca. Brahms non
poteva che ringraziare con la sua musica, e lo fece componendo l’Ouverture
accademica op. 80, un raffinato divertimento musicale, basato su alcune
colorite canzoni studentesche.
Ma la sensibilità di Brahms non era in grado di esprimersi in maniera monolitica: i
lati del suo carattere si mescolavano sempre in maniera inestricabile. Per questo,
appena deposta la penna, sentì l’esigenza di scrivere un lavoro complementare,
di rovesciare nella dimensione del tragico l’atmosfera scherzosa dell’Ouverture
accademica. Fu così che nacque il tono severo e drammatico dell’Ouverture
tragica: «una ride, l’altra piange», come tenne a precisare lo stesso Brahms.
I due accordi dell’introduzione sembrano annunciare un clima fatalistico, dai
tratti perentori. Pare addirittura che la composizione fosse stata concepita anni
prima come introduzione al Faust di Goethe. Senza dubbio nel brano si colgono
le suggestioni di una lotta “faustiana” contro le oscure forze dell’ultraterreno.
Ma non mancano momenti di raccoglimento intimo, di ripiegamento all’ombra
di timbri e melodie rassicuranti.
Gli ultimi anni negli Stati Uniti
Una preziosa cartella di melodie popolari, una valigia preparata frettolosamente
e un testamento: con questi pochi oggetti Bartók lasciava nel 1939 l’Ungheria,
per fuggire alla volta degli Stati Uniti. L’incubo nazista stava dilagando e l’unica
soluzione era l’esilio, quel «salto dall’incertezza ad un’intollerabile sicurezza»
che Bartók non avrebbe mai voluto fare. A New York, però, la situazione non
era destinata a migliorare; l’accoglienza calorosa si intiepidì nel giro di poco
tempo, le amicizie e gli estimatori scarseggiarono e persino la tecnologia si
scontrò violentemente con il temperamento semplice del compositore (le sue
lettere descrivono con tinte di terrore la metropolitana newyorchese). Fu in
quell’ambiente così diverso da casa che Bartók trascorse gli ultimi anni della
sua vita, tormentato da un male incurabile, che lo sconfisse il 26 settembre
1945. In quegli anni compose alcuni dei suoi lavori più emozionanti, come il
Concerto per orchestra (1943), la Sonata per violino solo (1943) e il Terzo concerto
per pianoforte e orchestra (1945): opere dense di ripensamenti nostalgici a
quella cultura ungherese, che ormai Bartók poteva solo ritrovare nel suo fedele
quaderno di melodie popolari.
Il terzo concerto per pianoforte e orchestra
Nell’estate del 1945, mentre la storia conosceva l’anno zero di Hiroshima e
Nagasaki, Bartók si rifugiava nel suo mondo di suoni, al riparo dalle turbolenze
che segnavano gli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale. La malattia
ormai gli stava prosciugando ogni forza; ma la sua vena compositiva non era
affatto inaridita: era come se Bartók sentisse di dover concludere a tutti i costi
un’ultima inevitabile fatica. Sulla sua scrivania c’era la partitura del Terzo concerto
per pianoforte e orchestra, un’opera destinata a trasfigurare il dolore dell’esilio
in una scrittura immediata, incapace di segnare quel distacco dal fruitore che
tanto spesso contraddistingue le esperienze del Novecento. Bartók non era più
in grado di presentarsi sul palco di una sala da concerto, e così scrisse il Terzo
concerto per la moglie Ditta Pasztory, che era un’eccellente pianista; ma l’opera
resta figlia di un’ispirazione estremamente personale, pensata dal compositore
per se stesso ancor prima che per gli altri. Lo stadio avanzato della malattia
non consentì a Bartók di completare la strumentazione delle ultime diciassette
battute della partitura; e così il finale fu orchestrato dall’allievo Tibor Serly.
A farsi largo nel primo movimento è la linearità della scrittura: la predilezione va
ai temi esposti all’unisono dalle due mani, lasciando ai margini le potenzialità
percussive del pianoforte, sviscerate fin dall’Allegro barbaro del 1911. L’anima
della cultura popolare è sottoposta a una decantazione profonda: Bartók
ripensa alle radici di un sentimento sepolto dal tempo. Nell’Adagio religioso
il pianoforte sembra raggomitolarsi in una preghiera, mentre l’orchestra
tesse una polifonia semplicissima, quasi un pensiero rivolto alla purezza delle
architetture antiche: il tempo si ferma, dominato da una staticità notturna.
E così il ritorno alla vita dell’ultimo movimento aggredisce l’ascoltatore con
un’euforia punzecchiante, che coinvolge tutta l’orchestra, animando un rondò
privo di ombre: alcuni episodi in fugato distillano temi di origine popolare,
testimoniando lo sguardo sereno di un uomo giunto all’ultimo capitolo della
sua vita.
Sergej Rachmaninov
Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27
Il riscatto sinfonico
Rachmaninov a trentaquattro anni era un uomo di successo. Il periodo degli studi
era ormai lontano. La vita musicale lo aveva accolto come un astro nascente.
Proprio in quegli anni alcune esperienze fondamentali avrebbero segnato in
profondità la sua carriera: la feconda attività come direttore d’orchestra al Teatro
Bol’šoj, viaggi a Londra, Bayreuth, Parigi e Firenze, un’intensa frequentazione
del Gewandhaus di Lipsia, il tempio della cultura musicale tedesca. Fu Dresda
il luogo in cui nacque la Seconda sinfonia: un banco di prova importante per
un compositore che aveva visto cadere miseramente la sua Prima sinfonia nel
1897. Ma questa volta gli esiti furono molto diversi e alla prima esecuzione di
San Pietroburgo (26 gennaio 1908) seguirono immediate repliche a Mosca e
Londra.
Spontaneità melodica e solidità formale si accoppiano felicemente in questo
lavoro di Rachmaninov: quattro movimenti imparentati da tratti comuni (il
primo con il terzo, il secondo con il quarto), e un tema conduttore che individua
un percorso continuo in tutta la sinfonia. L’apertura ci racconta un gesto quasi
teatrale, che sembra levare il sipario su una scena ricca di drammi interiori:
l’ansia del primo tema, il dialogo fitto tra archi e fiati, alcuni motivi dal respiro
idilliaco. Lo sviluppo porta una ventata wagneriana nel percorso sinfonico, in
particolare per l’ampio spazio lasciato al timbro degli ottoni.
Il secondo movimento è un Allegro molto dai tratti luminosi: si apre col timbro
argentato di glockenspiel e corni, quindi lascia spazio alla cantabilità degli
archi. Non passano inosservati in questo movimento alcuni elementi tipici
della produzione di Rachmaninov: l’affinità tra il tema d’apertura e il motivo
del Dies irae, presenza ricorrente nella produzione di Rachmaninov; e l’allusione
al colore locale nel timbro delle campane o nei ritmi di marcia.
L’Adagio si scioglie in una melodia cullante, segretamente imparentata
con il tema principale del primo movimento. Gli interventi solistici si fanno
intensi nella parte del clarinetto; ma sono gli archi a guidare il discorso, in un
crescendo emotivo che culmina in un’onda sonora travolgente. Vivacissimo è
il ritmo ternario che trascina l’ultimo movimento. Non mancano nella pagina
conclusiva della Seconda sinfonia elementi ciclici, che ci costringono a ripensare
al déjà entendu, ricercando un filo conduttore in tutta la composizione.
La melodia del Dies irae
Il Dies irae è una sequenza in lingua latina attribuita a Tommaso da
Celano, che descrive il giorno del giudizio. Collocata nel proprium della
messa da requiem, compare anche nella Liturgia delle Ore, come inno
alternativo per l’ultima settimana del tempo ordinario. La sua melodia
gregoriana è una delle cinque sopravvissute nell’uso liturgico dopo il
Concilio di Trento; ma a partire dal XVII secolo cominciò a scomparire
dalle messe da requiem. Tema dalla fisionomia inquietante e sinistra,
ha avuto una straordinaria fortuna nella musica dell’Ottocento e del
Novecento.
La melodia gregoriana del Dies Irae
Tra i casi più celebri si ricordano la Symphonie fantastique di Berlioz,
in cui la melodia compare in sovrapposizione alla Ronde du sabbat, la
Dante Symphonie e Totentanz di Liszt (vero e proprio ciclo di variazioni
per pianoforte e orchestra basate sul Dies irae), la Danse macabre
di Saint-Saëns, la Suite n. 3 di Čajkovskij, le Impressioni brasiliane di
Ottorino Respighi (dove il tema gregoriano descrive il conflitto tra la vita
e la morte osservato in un istituto sieroterapico ai margini della foresta
vergine), Assassinio nella cattedrale di Ildebrando Pizzetti, Paradise Lost
di Penderecki. Rachmaninov ha usato molto spesso il tema nell’ultima
fase della sua produzione (tra i casi più noti si annoverano la Rapsodia
su un tema di Paganini, L’isola dei morti, le Danze sinfoniche, tutte e tre
le Sinfonie, due Etudes-Tableaux, il Quarto concerto per pianoforte e
orchestra).
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Eiji Oue
Giapponese, dopo lo studio del pianoforte a 15 anni è entrato nella Scuola di Musica
Toho Gakuen iniziando composizione con Hideo Saito, l’insegnante di Seiji Ozawa.
Nel 1978 è stato invitato da Ozawa a Tanglewood dove ha incontrato Leonard
Bernstein, con cui ha condiviso concerti alla Scala, a Vienna, all’Opéra Bastille di
Parigi e a Mosca, San Pietroburgo, Berlino e Roma. Nel 1990 lo ha assistito nella
creazione del Pacific Music Festival di Sapporo come Direttore in residenza.
È Direttore Emerito ed è stato Direttore Musicale (2003-11) della Filarmonica di
Osaka, è Direttore Emerito ed è stato Direttore Principale (1998-2009) della NDR
di Hannover. E’ stato Direttore Musicale della Minnesota Orchestra (1995-2002),
dell’Orquestra Simfònica de Barcelona i Nacional de Catalunya (2006-10) e del Grand
Teton Music Festival di Wyoming (1997-2003).
Ha collaborato con le orchestre di New York, Philadelphia, Los Angeles, Detroit, St.
Louis, Montréal e Toronto. In Europa ha diretto le orchestre della Radio di Francoforte,
del Gewandhaus di Lipsia, la Fondazione Gulbenkian di Lisbona, la Filarmonica di
Oslo, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Nazionale di Spagna, la
Sinfonica della Radio Svedese, la Filarmonica di Monaco e l’orchestra della Deutsche
Oper di Berlino e la WDR di Colonia. Nel 2005 ha debuttato al Festival di Bayreuth
con Tristan und Isolde.
Tra gli impegni recenti: una tournée per il centenario della Tokyo Philharmonic
Orchestra e una in Giappone e in Sud America con la Filarmonica NDR, debutti
con l’Orquestra Sinfônica Brasileira, il Teatro Colón di Buenos Aires e le orchestre di
Shanghai e Guangzhou, oltre a concerti con le orchestre della Konzerthaus di Berlino,
la Tonkünstler di Vienna, la MDR di Lipsia, la Sinfonica de Castilla y Leon e la Junge
Deutsche Philharmonie, oltre a produzioni di Die Fledermaus alla Nikikai Opera di Tokyo.
Ha recentemente debuttato con l’Orchestra Filarmonica della Malesia e di Belgrado.
Ha inciso con l’Orchestra del Minnesota, la NDR di Hannover e per Deutsche
Grammophon i concerti per violino di Paganini e di Spohr con Hilary Hahn.
Dal 2000 è professore di Direzione d’Orchestra alla Hochschule für Musik e al
Theater und Medien di Hannover. Tra i numerosi premi: nel 1980 il “Koussevitzky” a
Tanglewood e la Medaglia d’Oro “Hans Haring” nel 1981 al Mozarteum di Salisburgo.
Nel 2005 ha ricevuto il “Praetorius” e l’Ordine al Merito dalla bassa Sassonia nel 2009.
Beatrice Rana
PARTECIPANO AL CONCERTO
VIOLINI PRIMI
*Roberto Ranfaldi (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi,
Constantin Beschieru, Lorenzo Brufatto, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Aldo Cicchini,
Patricia Greer, Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Fulvia Petruzzelli, Francesco Punturo,
Matteo Ruffo, Lynn Westerberg.
Nata nel 1993, ha debuttato come solista a nove anni nel Concerto in fa minore di
Bach. Ha intrapreso gli studi musicali a quattro anni e ha conseguito il Diploma
in Pianoforte a pieni voti, con lode e menzione d’onore, a sedici anni sotto la
guida di Benedetto Lupo presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli, dove
ha studiato composizione con Marco della Sciucca. Grazie al precoce talento
musicale, le è stata assegnata una borsa di studio dal Ministero dell’Educazione,
dell’Università e della Ricerca. Ha seguito diverse masterclass in Italia, Francia e
Stati Uniti tenute da musicisti del calibro di Michel Beroff, Aldo Ciccolini, Andrzej
Jasinski, François-Joël Thiollier ed Elisso Virsaladze. Vincitrice di numerosi premi
ai concorsi Muzio Clementi, Pianistico Internazionale della Repubblica di San
Marino e Bang&Olufsen PianoRAMA, nel 2010 è stata selezionata tra i sei pianisti
per il Premio Arturo Benedetti Michelangeli, durante il quale si è esibita in recital
e ha frequentato una prestigiosa masterclass con Arie Vardi, con il quale studia
attualmente ad Hannover.
Nel 2013 si è aggiudicata il Secondo Premio e il ‘Premio del Pubblico’ al Concorso
Pianistico Internazionale ‘Van Cliburn’ e nel 2011 aveva già attirato l’attenzione
vincendo il Primo Premio e i ‘premi speciali’ al Concorso Internazionale di Montréal.
Si è esibita come ospite di serie concertistiche e festival prestigiosi di tutto il mondo,
tra cui la Tonhalle di Zurigo, la Wigmore Hall di Londra, la Società dei Concerti di
Milano, l’Auditorium du Louvre di Parigi, il Festival Pianistico Internazionale de
La Roque d’Anthéron, il Festival Pianistico della Ruhr, il Festival Radio-France di
Montpellier, il Festival de Lanaudière in Quebec, la Vancouver Recital Society, La
Folle Journée di Nantes e il Festival Busoni di Bolzano. Viene inoltre regolarmente
invitata negli Stati Uniti.
Nella stagione 2014/15 suona con orchestre quali Los Angeles Philharmonic,
Detroit Symphony, London Philharmonic, Accademia di Santa Cecilia, OSN Rai
e Filarmonica della Scala. Collabora con direttori quali Yannick Nézet-Seguin,
Leonard Slatkin, Fabien Gabel, Miguel Harth-Bedoya, Andres Orozco-Estrada e
Joshua Weilerstein.
Beatrice Rana ha registrato con successo i Preludi di Chopin e la Seconda Sonata di
Scrjabin per l’etichetta discografica Atma.
VIOLINI SECONDI
*Paolo Giolo, Valentina Busso, Enricheltta Martellono, Roberto D’Auria, Michal Ďuriš,
Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Vincenzo Prota, Francesco Sanna,
Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Carola Zosi, Marcello Miramonti.
VIOLE
*Luca Ranieri, Geri Brown, Giorgia Cervini, Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris,
Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Davide Ortalli, Andrea Arcelli, Giovanni Matteo Brasciolu,
Svetlana Fomina, Clara Trullen.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, Ermanno Franco, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Pietro Di Somma,
Michelangiolo Mafucci, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Davide Pettigiani.
CONTRABBASSI
*Silvio Albesiano, Gabriele Carpani, Luigi Defonte, Antonello Labanca, Maurizio Pasculli,
Francesco Platoni, Virgilio Sarro, Vincenzo Venneri.
FLAUTI
*Alberto Barletta, Luigi Arciuli, Fiorella Andriani.
ottavino
Fiorella Andriani
OBOI
*Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli, Franco Tangari.
corno inglese
Franco Tangari
clarinetti
*Enrico Maria Baroni, Franco Da Ronco.
clarinetto basso
Salvatore Passalacqua
FAGOTTI
*Elvio Di Martino, Cristian Crevena.
CORNI
*Stefano Aprile, Marco Panella, Bruno Tornato, Marco Tosello.
TROMBE
Marco Braito, Ercole Ceretta, Roberto Rivellini.
TROMBONI
*Andrea Maccagnan, Antonello Mazzucco.
trombone basso
Gianfranco Marchesi
tuba
Daryl Smith
TIMPANI
*Claudio Romano
percussioni
Maurizio Bianchini, Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Antonio Ceravolo.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2014/15 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
*prime parti ° concertini
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure dal martedì al
venerdì dalle 11 alle 18, telefonando al 335 6944539.
Prossimo appuntamento degli Amici dell’OSN Rai:
“Mozart: la narrazione della felicità e della morte”.
Incontro con Ernesto Napolitano
Mercoledì 1 aprile 2015, ore 18.00
Sala Coro Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Piazza Rossaro – Torino
Nella musica di Mozart coesistono sacro e profano, inquietudine e
leggerezza, gioia di vivere e disillusione. Il linguaggio musicale di
Mozart non è mai prevedibile, teso com’è tra la “narrazione della
felicità e della morte”. Ernesto Napolitano ci introduce in questo mondo
complesso che culmina nel Requiem K.626 che verrà eseguito dall’OSN
Rai il 2 e 3 aprile 2015.
Ingresso libero
16°
giovedì 26 marzo 2015
ore 21.00
venerdì 27 marzo 2015
ore 20.30
Andrey Boreyko | Direttore
Sasha Rozhdestvensky | Violino
Victor Kissine
Post-scriptum (Prima esecuzione italiana)
Aleksandr Glazunov (nel 150° della nascita)
Concerto in la minore op. 82 per violino e orchestra
César Franck
Psyché et Eros, frammento sinfonico n. 4 da Psyché
Aleksandr Skrjabin
Il poema dell’estasi (sinfonia n. 4) op. 54
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it