Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

TO R I NO | AUDITORIUM RAI | CONCERTI
8°
giovedì 18 dicembre 2014
ore 21.00
venerdì 19 dicembre 2014
ore 20.30
James Conlon | Direttore
Lise De La Salle | Pianoforte
Musorgskij
Rachmaninov
Čajkovskij
8°
giovedì 18 dicembre 2014
ore 21.00
venerdì 19 dicembre 2014
ore 20.30
James Conlon | Direttore
Lise De La Salle | Pianoforte
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 1893)
Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 (1877/78)
Modest Musorgskij (1839 - 1881)
Tre brani da Chovanščina (1872/81)
(orchestrazione di Dmitrij Šostakovič)
Introduzione (atto I) Il sorgere del sole sulla Moscova
Esilio di Golitsin (atto IV, quadro II)
Danze delle schiave persiane (atto IV, quadro I)
Andante sostenuto – Moderato con anima (In movimento di valse)
– Moderato assai, quasi andante – Allegro con anima – Molto più
mosso – Più mosso. Allegro vivo
Andantino in modo di canzona – Più mosso – Tempo I
Scherzo (Pizzicato ostinato). Allegro – Meno mosso – Tempo I
Finale. Allegro con fuoco – Andante – Tempo I
Durata: 42’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 16 marzo 2012, John Axelrod.
Durata: 16’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 1 ottobre 1997, Günter Neuhold
(Introduzione); 25 febbraio 1957, Fulvio Vernizzi (Danze delle
schiave persiane).
Sergej Rachmaninov (1873 - 1943)
Concerto n. 1 in fa diesis minore op. 1
per pianoforte e orchestra (1891)
Vivace
Andante
Allegro vivace
Durata: 26’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 17 gennaio 1986, Karl Martin,
Nikita Magaloff.
Redazione a cura di Irene Sala
Il concerto di giovedì 18 dicembre è trasmesso in
collegamento diretto su Radio3 per il programma
“Radio3 Suite”.
Modest Musorgskij
Tre brani da Chovanščina
Iniziata nel 1872 la composizione del dramma nazionale in musica in 5 atti Chovanščina
(o La congiura dei principi Chovanskij), mentre era ancora intento a “sistemare” il suo
Boris Godunov, Modest Musorgskij la accantonò dopo molti anni a un passo dalla morte,
avvenuta nel 1881, prima di aver portato a termine l’opera. Ne lasciò, infatti, solo una
incompleta versione per canto e pianoforte. Il titolo rimanda alla congiura del principe
russo Ivan Chovanskij, appartentente al gruppo ortodosso dei “vecchi credenti” e capo
delle milizie strel’cy (o “strelzi”, ossia gli arcieri), ai danni di Pietro il Grande, da lui ritenuto
una sorta di “zar-Anticristo” per le riforme filo-occidentali che sosteneva. Fu proprio con
la sprezzante parola “Chovanščina” che lo zar appellò questa operazione sovversiva
perpetuata da Chovanskij per la lotta al trono.
Chi, se non Nikolaj Rimskij-Korsakov, poteva metter mano per primo all’incompiuta
opera di Musorgskij per orchestrarla e revisionarla, come già aveva fatto per i precedenti
capolavori Una notte sul Monte Calvo e Boris Godunov del suo collega e amico. Risultato:
una Chovanščina “pesantemente” riveduta andò in scena a San Pietroburgo nel 1886
nell’orchestrazione di Rimskij-Korsakov. Ma i rimaneggiamenti non si fermarono qui,
perché nel 1958-59 anche Dmitrij Šostakovič ne curò una nuova versione integrale,
recuperando in modo forse più fedele le intenzioni originali di Musorgskij, per l’omonimo
film con la regia di Vera Stroeva. L’opera, con la nuova orchestrazione firmata da Šostakovič,
venne eseguita per la prima volta nel 1960 nel Teatro Kirov di Leningrado, diventando poi
un punto di riferimento nel repertorio lirico.
Attinge proprio da questa seconda revisione il concerto di questa sera, che propone tre
momenti strumentali dall’opera Chovanščina. Il Preludio o Introduzione all’atto I, dal
sottotitolo “Alba sulla Moscova”, descrive un’atmosfera di quiete e serenità al sorgere
dell’alba sulla piazza del Cremlino, suggerita anche dalle didascalie poste al centro della
partitura prima dei rintocchi delle campane:“Mosca. La piazza rossa. Una colonna di pietra
con tavole di rame con iscrizioni. A destra la casupola dello scrivano. Attraverso la piazza
sono tese catene di sbarramento. Albeggia. Presso la colonna dorme uno strelez di guardia.
Il sole crescente illumina le cupole delle chiese. Le campane rintoccano per annunciare
le funzioni liturgiche. La scena si rischiara lentamente con il sorgere del sole.” Dal punto
di vista formale, il Preludio è costituito da un tema popolare con variazioni melodiche,
ritmiche e armoniche. Domina nel brano una pregiata delicatezza timbrica che descrive
l’ameno paesaggio e che richiama il mondo espressivo wagneriano.
Le Danze delle schiave persiane si collocano nell’atto IV, quadro I dell’opera, nel momento
in cui il principe Chovanskij, ignaro della morte che di lì a breve lo colpirà, sta pranzando
nel suo ricco salone allietato dai canti delle contadine. Sopraggiunge un domestico del
principe Golitsin ad annunciargli l’imminente pericolo, ma Chovanskij lo ignora e lo frusta,
ordinando alle schiave persiane di danzare per lui. Di stampo orientaleggiante, questa
pagina musicale è diventata celebre anche come brano sinfonico a sé stante.
Il frammento strumentale de L’ esilio di Golitsin è tratto dall’atto IV, quadro II: la scena si
apre sulla Piazza Rossa davanti alla Cattedrale di San Basilio. Il principe Golitsin viene
esiliato e Dosifej, il capo dei “vecchi credenti” ortodossi, piange la disfatta dei cospiratori
che rischiano di essere sacrificati e sterminati. Proprio quando questi stanno per andare
al patibolo, ecco la notizia che Pietro il Grande gli ha concesso la grazia, perdonandoli.
L’esecuzione di questa sera de L’ esilio di Golitsin, in veste puramente strumentale, non
prevede l’intervento del coro, presente invece nell’orchestrazione originale di Šostakovič.
Irene Sala
Sergej Rachmaninov
Concerto n. 1 in fa diesis minore op. 1
Quando Rachmaninov incontrò Tolstoj fu irritato dalle sagge parole del venerando - “Solo
con il duro lavoro si può diminuire il peso dei fardelli della vita”- , lui che con estrema facilità
poteva suonare al pianoforte una composizione anche complessa sentita una sola volta, lui
che, in classe con Skriabin, veniva con questi spesso ripreso per la pigrizia e per il dedicare
più tempo alla composizione che alle esercitazioni di contrappunto. Doveva essere però
profondamente convinto di quella verità se molti anni dopo, in uno dei momenti più difficili
della sua vita - quando, tornato da una tournée a Yalta ritrovò la vita estranea e insicura di
Mosca dopo la Rivoluzione - affrontò il duro lavoro di revisione del suo Concerto op. 1.
Aveva composto il 1° concerto nel 1891, nella residenza estiva di Ivanovka,
dove era andato con Siloti, suo maestro di pianoforte, due giorni dopo gli esami
di Conservatorio. Finirà la composizione a metà luglio, scrivendo: “Ho scritto e
orchestrato gli ultimi due movimenti in due giorni e mezzo.” La necessaria revisione
del ‘17 utilizza la matura tecnica raggiunta per presentare le idee ‘diciottenni’ che
hanno effettivamente una freschezza e un impeto giovane.
C’è in quest’op. 1 tutto il clima intellettuale russo di fine secolo, quando la politica
reazionaria poneva all’arte il dilemma fra un’improbabile carica eversiva radicale o un
decorativo e superficiale Parnassianesimo; non c’è dubbio che Rachmaninov propenda
per questa seconda posizione: egli continua direttamente la linea iniziata da Čajkovskij, in
modo anche più conservativo, privo della carica eversiva immaginifica, delle suggestioni
inquietanti di quest’ultimo; il pessimismo che più tardi si manifesterà nelle composizioni
di Rachmaninov - ad esempio nel 3° Concerto per pianoforte - è più un’elegante
stanchezza che non la sofferta lacerazione di Čajkovskij. Già l’attacco di questo primo
concerto così sgargiante nei ribattuti accordi dei fiati cui segue un fiorito gesto plateale del
pianoforte individua lo stile di Rachmaninov, magniloquente e ‘motoristico’, in cui il ricco
cromatismo non ha altra funzione che decorare le atletiche prestazioni del pianoforte. Il
che non è completamente esente di fascino, come il libero e originale clima armonico.
Tema principale del primo movimento è una lunga melodia un po’ languida, esposta
inizialmente dagli archi e poi ripresa e ornata dal piano, con quei ‘supporti’ melodici così
tipici del suo stile. Delle cesure sottolineano l’apparire di temi importanti: così una fioritura
vivace al pianoforte, o delle melodie strettamente imparentate con il tema, anche come
risposte, o infine la lunga cadenza importante del pianoforte. I frequenti cambi dinamici
sono assenti nel secondo movimento, un notturno pensoso, per tornare più che mai ad
effetto nell’ultimo, che si apre con un passaggio fortissimo giocato sull’alternanza di
due ritmi ternari. L’orchestra più che interloquire ha una funzione strutturale di quadro,
rendendo intellegibile un discorso ricco di luccicanti orpelli, a proposito del quale un critico
del Daily Telegraph parlò di una grandiosa, stupenda scena, purtroppo vuota.
Luciana Galliano
(dagli archivi Rai, 1986)
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36
L’anno terribile
La Quarta Sinfonia di Čajkovskij fu composta quasi interamente nel 1877,
autentico anno terribile che vide avvicendarsi nell’animo del compositore
continui stati di aspettativa e avvilimento. Fu davvero un anno “fatale”, nel
quale Čajkovskij realizzò lo sconsiderato progetto di sposarsi: l’unica soluzione
possibile per negare a sé e al mondo la sua omosessualità. Il progetto maturò
dopo aver appreso con dolore di un altro matrimonio: quello del suo amico di
un tempo, Vladimir Šilovskij, al quale era stato legato da un amore sincero e
fortificante, con una ricca contessa.
Ma proprio mentre il suo equilibrio vacillava, sotto la nefasta influenza di
un’unione coniugale catastrofica, che lo condusse a un tentativo di suicidio, si
andava rafforzando il legame profondo e ideale (i due non si incontrarono mai)
con Nadežda von Meck, vedova di un grande industriale, pianista dilettante e
sua grande estimatrice. In questa amicizia elettiva Čajkovskij dovette trovare
una compensazione dell’affetto materno che tanto gli mancò in vita, oltre a
un importante sostegno materiale di stampo mecenatistico. La Quarta Sinfonia
fu terminata il 7 gennaio 1878, a matrimonio già naufragato, nel corso di un
viaggio in Europa e in particolare durante il soggiorno in Italia, a Sanremo. Fu
subito spedita a Mosca per la prima esecuzione, che avvenne il 22 febbraio
sotto la direzione dell’amico Nicolaj Rubinštejn.
La Sinfonia
Il primo movimento si apre con la potente e tragica affermazione dell’impossibilità
per l’uomo di accedere alla felicità: al proclama d’apertura di corni e fagotti si
uniscono tromboni e tuba, e successivamente, come per drastica perorazione,
trombe, flauti, oboi e clarinetti. A seguito di questa introduzione, che presenta
il motivo fatale poi ricorrente come un’idea fissa in tutto il movimento e non
solo, si apre un grande episodio tematico, in cui la melodia fondamentale, un
mesto Movimento di valse, viene ampiamente sviluppata in modo da trarne
tutti i riflessi emotivi insiti, che vanno dalla rassegnazione alla disperata
consapevolezza. Il dramma pare trovare una via di scampo nella dimensione di
“sogno danzante” portata dal secondo tema, esposto prima dal clarinetto e poi
dai violoncelli, con ornamentazione di scalette cromatiche dei legni. Una terza
idea dà vita a un incalzante stringendo del tempo che sfocia nello sviluppo vero
e proprio. Il ritorno del motivo fatale alle trombe pone fine all’elaborazione
tematica e segna l’inizio della ripresa variata. La coda, dopo l’ennesimo squillo
del destino, concede un’oasi di serenità che viene però travolta dalla stretta
finale, il cui ritmo sussultante trascina gli archi nelle regioni acute per l’estremo
lacerante grido di dolore prima della conclusione. L’Andantino in modo di
canzona è fondato sulla melodia presentata in apertura dall’oboe, «semplice
ma grazioso», che torna in vari luoghi sempre sostanzialmente identica,
modificata solo nel sostegno fornitole dagli altri strumenti; la prima ripetizione
è affidata ai violoncelli, ai quali si sommano poi i violini, portando il tema a una
cantabilità più aperta. Il tutto viene ripetuto con una disposizione strumentale
diversa. La parte centrale in tempo Più mosso presenta un nuovo tema dal
carattere danzante, affidato a clarinetti e fagotti, che all’acme del suo sviluppo
melodico viene contrappuntato da cellule ritmiche degli ottoni, desunte dal
motto del destino d’apertura. La ripresa dal tema iniziale è ornata da brevi e
rapidi inserti dei legni; la melodia viene poi ripartita e suddivisa tra le voci dei
vari strumenti fino alla Coda, in cui la lunga riesposizione del tema al fagotto,
quasi una cadenza solistica, conclude il movimento.
Lo Scherzo è il movimento che riscosse maggior successo alla prima esecuzione
della sinfonia, e in effetti il virtuosismo richiesto dai pizzicati degli archi, la
varietà timbrica con cui i legni presentano la melodia popolaresca del Trio e
la combinazione delle due realtà opposte nella conclusione del movimento,
danno vita a uno degli arabeschi più fantasiosi ed elegantemente costruiti della
produzione di Čajkovskij.
Nel Finale pare trionfare una sana gioia di vivere. Questo aspetto festoso si
può evincere dalla stessa strumentazione che chiama in causa triangolo, piatti
e grancassa. La visione di vigorosa esultanza non tarda a essere interrotta
dall’ennesimo ritorno del motto d’apertura; il fato incombe, la felicità è negata
o relegata al sogno di un momento. Può forse esistere solo negli spiriti più
semplici, che sanno far propria la spontanea allegrezza che qualche volta si
accompagna alla vita, come pare indicare la conclusione della Sinfonia.
Čajkovskij secondo Ken Russell
Un celebre film di Ken Russell del 1971, The Music Lovers (tradotto in italiano come
L’altra faccia dell’amore) racconta, con il consueto stile un po’eccessivo e kitsch del
regista, la vita di Čajkovskij, e in particolare le traversie del 1877, con l’incubo del
matrimonio e l’inizio del legame con la von Meck. Ken Russell è considerato un
regista di culto, e gode di grande credito presso schiere di fans. Il suo cinema
dirompente, visionario e nevrotico ha saputo narrare le varie forme di follia e
genialità umane. Oltre al film su Čajkovskij è molto conosciuto quello sulla vita di
Mahler (il titolo italiano è Mahler - La perdizione, del 1974). Ma la vicinanza del suo
cinema con la musica non si limita a queste due opere biografiche: uno dei suoi
capolavori, The Devils, del 1971, con una strepitosa Vanessa Redgrave, tratta lo
stesso argomento portato sulle scene nel 1969 dal compositore polacco Krzysztof
Penderecki nell’opera Die Teufels von Loudun (I diavoli di Loudun). Più recente, del
1988, è Salome’s Last Dance (L’ultima Salomè), che gioca con il dramma di Oscar
Wilde da cui Richard Strauss trasse la sua Salome. L’operazione è smaccatamente
ironica: Wilde assiste alla prima della sua pièce in un bordello, dove irrompe
la polizia che arresta tutti. Probabilmente non è il capolavoro di Russell, ma la
Erodiade di Glenda Jackson travestita da Biancaneve è indimenticabile.
Paolo Cairoli
(dagli archivi Rai)
James Conlon
È Direttore musicale della Los Angeles Opera dal 2006, del Ravinia Festival
dal 2005 e del Cincinnati May Festival dal 1979. È stato Direttore principale
dell’Opéra National de Paris dal 1995 al 2004, direttore musicale generale della
città di Colonia dirigendo la Gürzenich-Orchester di Colonia e l’Opera di Colonia
dal 1989 al 2002 e Direttore musicale della Filarmonica di Rotterdam dal 1983
al 1991. Dal suo debutto nel 1976, ha diretto più di 270 recite al Metropolitan
di New York e vi è tornato lo scorso novembre per dirigere Lady Macbeth del
Distretto di Mcensk di Šostakovič.
Il suo sforzo al fine di divulgare il lavoro di compositori oscurati dal regime nazista
lo ha portato a dirigere molti concerti in Nord America ed Europa. Ha lavorato
alla creazione della Fondazione OREL, delle serie Recovered voices dell’Opera di
Los Angeles e dell’iniziativa “Ziering-Conlon” alla Colburn School.
Nella stagione 2014-15 ha diretto la New World Symphony e la Toronto
Symphony in Nord America, la Filarmonica Nazionale della Russia, la NDR
Sinfonie Orchester, l’Orchestre de Paris e l’Orquesta Nacional d’España.
All’Opera di Los Angeles ha diretto La traviata e tre opere della serie Figaro
Unbound: Culture, Power and Revolution at Play, che si concentrano sul
personaggio di Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais. Ha diretto la
nuova produzione di The Ghost of Versailles di John Corigliano nella West Coast,
Il barbiere di Siviglia di Rossini e Le nozze di Figaro di Mozart. Ha inoltre diretto la
prima mondiale di Jonah and the Whale di Jack Perla e Velina Hasu Huston, come
parte della serie Off Grand dell’Opera di Los Angeles.
Nel 2002 è stato insignito, per mano dell’allora Presidente della Repubblica
Francese, Jacques Chirac, della Légion d’Honneur.
Ha inciso per Emi, Sony Classical, Erato, Capriccio e Telarc; i suoi dischi hanno
ricevuto numerosi riconoscimenti. L’etichetta Decca gli ha dedicato un DVD, e
la PBS lo ha voluto protagonista di numerose trasmissioni televisive. Nel 2009
ha vinto due Grammy Awards, come migliore incisione classica e miglior album
operistico, per aver diretto Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill,
in una produzione dell’Opera di Los Angeles.
Lise De La Salle
PARTECIPANO AL CONCERTO
VIOLINI PRIMI
*Alessandro Milani (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi,
Constantin Beschieru, Lorenzo Brufatto, Irene Cardo, Aldo Cicchini, Patricia Greer,
Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Sara Pastine, Fulvia Petruzzelli, Francesco Punturo,
Matteo Ruffo, Lynn Westerberg.
Pianista francese, nata nel 1988, ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di
quattro anni e ha dato il suo primo concerto a nove anni, trasmesso in diretta
da Radio France.
Tra il 1997 e il 2004 ha vinto numerosi concorsi tra i quali il primo premio alle
“Young Concert Artists International Auditions” di New York, che le ha dato
l’opportunità di debuttare a New York e a Washington.
Viene regolarmente invitata dalle maggiori orchestre come la Sinfonica di
Vienna, di New York, di Boston, la Konzerthausorchester di Berlino, la Sinfonica
di Lucerna, la NDR di Amburgo, l’Orchestre National de France, le sinfoniche di
Cincinnati e di Pittsburgh, la NHK, la Filarmonica Cèca, la Philhamonia di Londra,
la Sinfonica di San Pietroburgo.
Tra i direttori con cui lavora ricordiamo Fabio Luisi, Lorin Maazel, James Conlon,
Osmo Vänskä, Philippe Herreweghe, Semyon Bychkov, Alexander Dmitriev,
Lan Shui, James Gaffigan, Karl-Heinz Steffens, Lawrence Foster, Dennis Russell
Davies e altri.
Partecipa regolarmente a festival quali quello di Ravinia, “La Folle Journée”
di Nantes e di Tokyo, il Festival di Moritzburg, il Rheingau Musica Festival, il
Weilburger Schlossfestspiele, il Festival di Aspen.
Un primo disco dedicato a Ravel e a Rachmaninov, unanimemente acclamato
dalla critica, ha segnato l’inizio della sua collaborazione con la casa discografica
Naïve Classique nel 2002. Nel 2011 è uscito in Germania il CD dedicato a Liszt
che ha vinto il “Diapason d’Or”, il “CD del mese” di Arte e la “Scelta dell’Editore”
di Gramophone. Nel 2013 il suo ultimo disco “Un ritratto “, da cui il DVD “ Lise de
la Salle au Théâtre des Bouffes du nord “, celebra il suo decimo anniversario con
Naïve. Nel 2014 incide l’integrale dei concerti di Rachmaninov con l’Orchestra
della Tonhalle di Zurigo, diretta da Fabio Luisi.
Lise De La Salle è ospite per la prima volta dell’OSN Rai.
VIOLINI SECONDI
*Roberto Righetti, Valentina Busso, Enrichetta Martellono, Roberto D’Auria, Michal Ďuriš,
Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni,
Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Elisa Schack, Carola Zosi.
VIOLE
*Luca Ranieri, Geri Brown, Giorgia Cervini, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo,
Federico Maria Fabbris, Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Agostino Mattioni, Davide Ortalli,
Giovanni Matteo Brasciolu, Matteo Giacosa.
VIOLONCELLI
*Massimo Macrì, Ermanno Franco, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Stefano Blanc,
Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Ilaria Sarchini.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca, Maurizio Pasculli,
Francesco Platoni, Virgilio Sarro, Vincenzo Venneri.
FLAUTI
*Marco Jorino, Fiorella Andriani, Paolo Fratini.
ottavino
Fiorella Andriani
OBOI
*Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli.
corno inglese
Teresa Vicentini
clarinetti
*Enrico Maria Baroni, Graziano Mancini, Salvatore Passalacqua.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Stefano Aprile, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Bruno Tornato.
TROMBE
*Marco Braito, Ercole Ceretta, Roberto Rivellini.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Antonello Mazzucco.
TROMBONE BASSO
Gianfranco Marchesi
tuba
Daryl Smith
TIMPANI
*Claudio Romano
percussioni
Maurizio Bianchini, Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena.
arpa
*Margherita Bassani
pianoforte e celeste
*Andrea Rebaudengo
*prime parti ° concertini
Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, messo generosamente a
disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure dal martedì al
venerdì dalle 11 alle 18, telefonando al 335 6944539.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2014/15 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
Concerto
fuori
Abbonamento
martedì 23 dicembre 2014
ore 21.00
Concerto di Natale · Fiaba e Musica
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
è lieta di presentare:
Fiabe in Musica
per Grandi e Piccini
Le fiabe in musica suonate dall’Orchestra Sinfonica della Rai
e raccontate da Lorenzo Branchetti (Milo Cotogno della Melevisione)
Scoprirai le storie
della Bella Addormentata nel Bosco
e della Bella e la Bestia
composte da Maurice Ravel,
o dell’Uccello di Fuoco e del terribile Mago Kaščej
create da Igor Stravinskij.
Lo spettacolo è in programma all’Auditorium Rai
“Arturo Toscanini” di Torino
MARTEDì 23 DICEMBRE 2014
ORE 15.30
Juraj Valčuha | Direttore
Roberto Ranfaldi | Violino
Antonio Vivaldi
Concerto in fa minore op. VIII n. 4 per violino,
archi e basso continuo L’inverno
Pëtr Il’ič Čajkovskij
La bella addormentata, suite dal balletto op. 66a
Maurice Ravel
Ma mère l’Oye, cinque pezzi infantili per orchestra
Igor Stravinskij
L’oiseau de feu, suite dal balletto
I biglietti GRATUITI possono essere ritirati
alla biglietteria dell’Auditorium Rai in Via Rossini 15,
fino a ESAURIMENTO DEI POSTI.
Ogni adulto potrà ritirare fino a un massimo di 4 biglietti
9°
giovedì 15 gennaio 2015
ore 21.00
venerdì 16 gennaio 2015
ore 20.30
Juraj Valčuha | Direttore
Dominik Wortig | Tenore
Marcus Werba | Baritono
Joseph Haydn
Sinfonia in fa diesis minore Hob I n. 45
Abschieds-Symphonie (Sinfonia degli addii)
Gustav Mahler
Das Lied von der Erde (Il canto della terra),
sinfonia per due voci e orchestra,
su liriche tratte da Die Chinesische Flöte
di Hans Bethge
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it