1 RELAZIONE INAUGURAZIONE ANNO

RELAZIONE INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2016
Desidero in primo luogo rivolgere un cordiale saluto a tutti gli
intervenuti ed un sentito ringraziamento per la loro presenza, che è
prova dell’interesse con cui viene seguita l’attività della Corte dei conti
ed in particolare di questa Sezione.
L’apertura dell’anno giudiziario rappresenta tradizionalmente l’occasione
per effettuare una breve rassegna dei temi di maggior interesse e dei
relativi
indirizzi
giurisprudenziali
assunti
dalla
Sezione
nell’anno
precedente, sia nell’ambito dei giudizi di responsabilità, sia in quello dei
giudizi pensionistici.
In tema di responsabilità amministrativa, va in primo luogo citato, per la
sua novità
e per la sua portata generale, nonché per il suo rilievo
finanziario, il giudizio incentrato sulle finalità e modalità di utilizzo delle
somme stanziate sul capitolo di bilancio concernente le “spese riservate”
del Presidente della Provincia di Bolzano.
La
Sezione
ha
preliminarmente
dichiarato
l’inammissibilità
dell’intervento ad adiuvandum di un’associazione di consumatori, sia in
quanto l’invocato “buon andamento della pubblica amministrazione” non
può essere annoverato tra le figure previste dal Codice del consumo per
la cui
tutela le associazioni
di consumatori sono legittimate ad
intervenire, sia in ragione del fatto che nella Provincia non risulta
presente una sede territoriale dell’associazione medesima.
Nel merito, la Sezione ha in particolare delineato la nozione di “spesa
riservata” ai fini in oggetto, ne ha rilevato la diversità rispetto a quella
riferita ad altri ambiti, quali la difesa e la sicurezza dello Stato, e ne ha
evidenziato il carattere di residualità rispetto all’utilizzo degli altri capitoli
ordinariamente
destinati
a
far
fronte
alle
esigenze
di
carattere
istituzionale, ivi compreso in particolare quello destinato alle spese di
rappresentanza. Ha di conseguenza ritenuto che questa tipologia di
erogazione del pubblico denaro presupponga l’inerenza dell’erogazione
stessa al soddisfacimento di straordinarie e peculiari esigenze connesse
1
in ogni caso all’esercizio delle funzioni istituzionalmente attribuite
all’amministratore.
Interessante appare poi il principio cui si è ispirata la Sezione in una
vertenza relativa a molteplici pretese risarcitorie nei confronti di un ex
amministratore provinciale preposto a diversi settori, in cui l’attore
erariale aveva quantificato il danno da disservizio in misura pari alla
somma delle indennità assessorili lorde corrisposte all’amministratore
stesso nel periodo considerato.
La Sezione infatti, oltre a reputare comunque non plausibile addossare
sic et simpliciter al convenuto l’intero importo delle suddette indennità,
ha ritenuto, in via dirimente, la necessità della presenza di un sia anche
solo embrionale parametro per poter addivenire ad una non arbitraria
valutazione equitativa del pur ipotizzabile inutile dispendio di risorse
umane e materiali. Di conseguenza, atteso che l’esercizio del potere
discrezionale di liquidazione equitativa del danno implica l’onere della
parte di fornire gli elementi probatori e i dati di fatto di cui possa
ragionevolmente disporre affinché l’apprezzamento equitativo sia, per
quanto possibile, ricondotto alla sua funzione di colmare solo le lacune
insuperabili nell’iter della determinazione dell’equivalente pecuniario
della lamentata lesione, il Collegio ha rigettato la richiesta dell’attore
erariale per omessa produzione di qualsivoglia idoneo elemento da cui
fondatamente trarre le valutazioni equitative del contestato danno.
Una specifica controversia ha riguardato il Sindaco, il Segretario e
l’intera Giunta di un piccolo Comune, citati in giudizio per la rifusione, in
favore dell’ente stesso, del danno che l’attore erariale assumeva
arrecato dai convenuti all’ente da essi amministrato per avere gli stessi
disposto l’acquisto di un immobile in violazione della disposizione recata
dall’art. 12 comma 1-quater del d.l. n. 98 del 6 luglio 2011 convertito,
con modifiche, nella legge n. 111/2011, ai sensi del quale “per l’anno
2013
le
amministrazioni
pubbliche
2
inserite
nel
conto
economico
consolidato della pubblica amministrazione… non possono acquistare
immobili a titolo oneroso…”.
Il Collegio ha ritenuto al riguardo di poter escludere l’elemento
soggettivo della colpa grave in capo ai convenuti sia per la natura
dell’immobile, situato al centro del paese e particolarmente idoneo ad
essere adibito ad uso pubblico, sia per il suo valore di mercato di gran
lunga superiore al prezzo di acquisto, sia infine
per l’esistenza di una
comunicazione ufficiale, inviata a tutti i Comuni dal relativo Consorzio,
dal titolo: “Superamento del divieto di acquisto e di locazione”.
Il Collegio ha fatto riferimento soprattutto a quest’ultimo elemento ai fini
della valutazione dell’elemento soggettivo, tenendo particolarmente
conto del fatto che il Consorzio dei Comuni è il massimo organo di
rappresentanza, tutela, consulenza e assistenza di tutti i Comuni del
territorio, sulle cui direttive e pareri fanno totale affidamento specie
quelli di minori dimensioni, non dotati di propri uffici legali.
Vari profili di interesse sono infine contenuti in un giudizio che ha
riguardato un ex dipendente del comparto sanitario. Il convenuto aveva
infatti esercitato, per alcuni anni, una attività lavorativa esterna non
autorizzata e in taluni periodi aveva svolto l’attività lavorativa stessa
dichiarandosi in stato di malattia, percependo perciò la regolare
retribuzione dall’amministrazione di appartenenza.
La Sezione, per quanto riguarda il primo profilo, ha ribadito la natura
sanzionatoria
dell’obbligo
di
riversamento
di
quanto
percepito a
compenso dell’attività lavorativa esterna (comma 7 dell’art. 53 del d.lgs.
n. 165/2001), obbligo che non può essere ricondotto ad un’ipotesi di
responsabilità risarcitoria in quanto non presuppone un effettivo danno
patrimoniale a carico dell’Amministrazione interessata ed ha statuito la
disapplicazione della difforme regolamentazione provinciale, trattandosi
di materia di esclusiva spettanza dello Stato. Per quanto riguarda il
secondo profilo (prestazione di attività lavorativa esterna in dichiarato
stato di malattia), la Sezione ha
ritenuto praticabile la contemporanea
applicazione della norma relativa alla rifusione di quanto percepito nel
3
periodo a carico del soggetto pubblico (art. 55-quinquies del d.lgs. sopra
citato) in base alla considerazione che la portata di tale norma è
riconducibile ad una responsabilità di tipo prettamente risarcitorio, in
quanto il danno per l’amministrazione è costituito dai compensi erogati
senza ricevere la corrispondente prestazione lavorativa. La netta
distinzione tra i due diversi profili di responsabilità ha così condotto ad
escludere ogni ipotizzabile sovrapposizione duplicatoria tra le due poste
di danno.
Per quanto riguarda un terzo profilo di danno prospettato dall’attore
erariale, quello all’immagine, la Sezione ha concluso per una rilevante
riduzione del contestato importo in considerazione delle mansioni
meramente
materiali
del
convenuto
(impegnato
in
una
cucina
ospedaliera), tali per cui la condotta dello stesso è apparsa riflettersi in
termini meno incisivi sul prestigio dell’amministrazione rispetto al
personale con mansioni di tipo burocratico-gestionale.
Anche nello scorso anno una percentuale rilevante dei giudizi di
responsabilità
ha riguardato il danno
all’immagine della pubblica
amministrazione (art.1, comma 1-sexies della legge 14 gennaio 1994, n.
20 aggiunto dal comma 62 dell’art. 1 della 6 novembre 2012, n. 190).
Buona parte dei casi trattati
traeva origine da sentenze penali
pronunciate ex art. 444 c.p.p. ( c.d. “patteggiamento”).
Come è noto, il riconoscimento insito nella sentenza di patteggiamento
“pur non essendo oggetto di statuizione assistita dall'efficacia del
giudicato, è una prova di tipo presuntivo” (cfr. Sezione I a sent.
13.03.2014, n. 406): infatti, qualora il giudice civile o amministrativo
intenda disconoscere tale efficacia probatoria, alla stregua di un
orientamento ormai consolidato “ha il dovere di spiegare le ragioni per
cui l'imputato avrebbe chiesto di essere punito per una sua insussistente
responsabilità ed il Giudice penale abbia accolto la richiesta, anziché
proscioglierlo” (cfr. Sezione I a sent. testé citata).
Tuttavia, sia le ordinarie sentenze definitive, sia quelle ex art. 444
c.p.p.
non
possono
essere
sic
et
simpliciter
automaticamente
determinanti ai fini della sussistenza di un danno all’immagine arrecato
4
alla P.A..
In sostanza, pertanto, anche se nella maggior parte dei casi i delitti dei
pubblici dipendenti concretizzano un danno all’immagine della stessa - e
la conseguente sua risarcibilità - tale danno va pur sempre accertato
nella sua effettiva esistenza; la Sezione ha, pertanto, sempre prestato la
massima attenzione nel vagliare se, nel concreto, un danno all’immagine
si fosse anche effettivamente, ed in quale misura, verificato.
Fra le numerose fattispecie esaminate dalla Sezione, se ne citano qui
alcune in cui sono stati affermati principi di carattere generale.
In una vertenza relativa ad un contestato danno all’immagine a carico
di un appartenente alle forze dell’ordine, la Sezione ha rinvenuto, sotto il
profilo del quantum, un criterio di valutazione tale da assicurare una
appropriata compatibilità tra i consolidati principi di ordine equitativo
elaborati in materia dalla giurisprudenza ed i parametri in qualche modo
attingibili dalla vigente normativa. A tale scopo, ha valorizzato il
disposto dell’art. 1, comma 1-sexies, della legge n. 20/94, secondo il
quale
“nel giudizio di responsabilità, l’entità del danno all’immagine
della pubblica amministrazione derivante dalla commissione di un reato
contro la stessa pubblica amministrazione accertato con sentenza
passata in giudicato si presume, salva prova contraria, pari al doppio
della somma di denaro o del valore patrimoniale di altra utilità
illecitamente percepita dal dipendente”, ritenendolo applicabile pur in
presenza
di
una
dazione
nella
specie
solo
promessa,
ma
non
effettivamente avvenuta, e adottando così la suddetta misura del
“doppio della somma” al fine di quantificare congruamente la posta
risarcitoria in esame.
In altra vertenza relativa a molteplici pretese risarcitorie nei confronti di
un ex dipendente di ente strumentale della Provincia, la Sezione ha
ritenuto di poter ridurre l’ammontare del contestato danno all’immagine
dell’ente
medesimo
alla
luce
del
collaborativo
comportamento
processuale tenuto dal convenuto in sede penale, della confisca operata
a suo carico e delle sanzioni disciplinari irrogategli.
5
In tema di pensioni civili e militari, le sentenze emesse hanno riguardato
prevalentemente da un lato questioni connesse alla ripetibilità, da parte
dell’ INPS e nei confronti del pensionato ricorrente, di somme da questo
indebitamente
percepite,
in
quanto
erogate
sulla
base
di
un
provvedimento di conferimento di pensione provvisoria, in seguito
rettificato dal provvedimento definitivo e, d’altro lato, all’opposizione, da
parte della Provincia, avverso atti di ingiunzione emessi dall’ INPS, con i
quali l’Istituto, dopo aver premesso di aver liquidato a titolari di
trattamenti
pensionistici
importi
indebiti
“a
causa
dell’erronea
indicazione degli elementi retributivi posti nella certificazione della
liquidazione da parte della Provincia Autonoma di Bolzano” , aveva
ordinato alla stessa, quale ente di appartenenza dei pensionati, di
rifondere le somme suddette oltre agli interessi legali.
Nonostante si tratti, come è noto, di questioni su cui si è formata una
copiosa e consolidata giurisprudenza, alcune pronunce presentano
caratteri di specifico interesse.
In particolare, in una vertenza in cui il ricorrente ha eccepito la
irripetibilità dell’indebito pensionistico, la Sezione ha affermato che la
“plausibile
convinzione
di
avere
titolo all’utilità
ottenuta”
deve
sussistere all’epoca della percezione e comunque nel corso dell’azione di
recupero, non essendo configurabile la tutela di una sorta di legittimo
affidamento intervenuto solo successivamente a tale arco temporale.
In una vertenza in cui invece la domanda di irripetibilità dell’indebito è
stata accolta, la Sezione, oltre a dichiarare il diritto dell’INPS a rivalersi
nei confronti della ex Amministrazione di appartenenza del ricorrente
con riguardo alle somme erogategli senza titolo
a decorrere dal
trasferimento della partita pensionistica all’Istituto previdenziale, ha
disposto anche l’inoltro della sentenza alla Procura contabile per le
conseguenti determinazioni, atteso che dalla sentenza scaturisce
aggravio
patrimoniale
a
carico
dell’Amministrazione
un
stessa,
potenzialmente suscettibile di responsabilità a carico dei soggetti che
l’hanno determinato.
6
Peraltro, come evidenziato in altra sentenza, il diritto dell’INPS alla
rivalsa nei confronti dell’Amministrazione di provenienza non sorge
qualora da un attento riscontro dei dati trasmessi dall’Amministrazione
stessa sarebbero state fin dall’inizio agevolmente evincibili da parte
dell’Ente previdenziale le corrette modalità di calcolo.
Come già negli anni scorsi, ritengo opportuno dar conto in questa sede
delle
sentenze di appello contenenti principi di carattere generale
emesse nel corso del 2015 in esito a giudizi avverso pronunce di questa
Sezione.
In particolare, va citata in questo ambito la sentenza n.478 della
Sezione Prima centrale, di conferma della sentenza n.16/2012 di questa
Sezione, con la quale due funzionari della Provincia erano stati assolti
dalla
domanda
asseritamente
attrice
volta
alla
rifusione
del
danno
da
essi
arrecato all’ente stesso a causa della liquidazione a
concessionari per il trasporto pubblico degli oneri finanziari, mentre la
normativa provinciale consentirebbe la copertura dei soli costi aziendali
diretti.
Al riguardo, il giudice d’appello ha tra l’altro rilevato che il quadro
normativo europeo riconosce il diritto dei concessionari di trasporto
pubblico locale alle compensazioni in misura corrispondente ai sacrifici
economici comunque loro derivanti dall’adempimento degli obblighi di
espletamento del servizio pubblico e ha statuito che la normativa
provinciale va interpretata alla luce di tali principi,
direttamente
applicabili negli ordinamenti dei singoli Stati, prevalendo, quale fonte
gerarchicamente sopraordinata, sulle norme interne eventualmente
difformi.
Per quanto riguarda i conti giudiziali, nell’ambito del rinnovato impulso al
settore e in linea con la tendenza normativa volta alla digitalizzazione
delle relazioni istituzionali e dei flussi documentali tra le Amministrazioni
e le Istituzioni di controllo, la Corte dei conti, già dallo scorso anno, ha
7
dato avvio all’ esercizio di un sistema informativo per la resa elettronica
dei conti giudiziali, denominato con l’acronimo SIRECO.
Ciò premesso, essendo indubbi i vantaggi in termini di razionalizzazione
dei processi di acquisizione dei conti e di risparmi di spesa derivanti
dalla progressiva sostituzione dell’invio, trattamento e conservazione dei
conti cartacei con le nuove modalità elettroniche ora utilizzabili grazie al
SIRECO, è
stata completata nel corso del 2015, attraverso una guida
bilingue, l’attività di formazione e di sensibilizzazione dei Comuni e delle
Comunità comprensoriali della Provincia per il tramite del relativo
Consorzio. Auspico pertanto che gli Enti interessati apprezzino l’utilità
dell’iniziativa e che, dopo una comprensibile prima fase di rodaggio, la
nuova modalità di creazione dell’anagrafe degli agenti contabili e di
deposito dei conti in forma elettronica possa trovare nel tempo più breve
possibile
una
utilizzazione
generalizzata
nell’ambito
della
nostra
Provincia.
Sotto il profilo dell’attività giurisdizionale nel settore, nel corso dell’anno
la Sezione, con una serie di pronunce concernenti pretesi conti giudiziali
riguardanti i beni immobili di diversi Comuni, ha ritenuto non sussistente
l’obbligo di presentazione del conto con riferimento alla suddetta
categoria di beni, ed ha di conseguenza dichiarato inammissibili i relativi
giudizi, con restituzione degli atti agli enti interessati.
Prima di concludere, vorrei sottolineare che, sia nel settore della
responsabilità come anche in quello pensionistico, la Sezione non
presenta alcun arretrato. Le sentenze relative ai giudizi conclusi nel
2015 sono state infatti già tutte depositate e per tutti i procedimenti
pendenti a fine anno perché pervenuti negli ultimi mesi del 2015 è già
stata fissata l’udienza nei tempi strettamente connessi alle norme in
vigore ed alle esigenze di notifica degli atti e pertanto non oltre il mese
di aprile del corrente anno.
Nella speranza di aver fornito un quadro chiaro ed esauriente dell’attività
di questa Sezione e di non aver abusato del vostro tempo, ringrazio tutti
gli intervenuti per la loro attenzione e invito il Procuratore regionale a
8
svolgere il suo intervento.
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Allegato – Dati relativi all’attività della Sezione
giudizi di responsabilità e di conto
giudizi pendenti al 1° gennaio 2015
15
giudizi introdotti nell'anno
25
totale
40
giudizi definiti con sentenza
28
giudizi definiti con ordinanza
3
totale giudizi definiti
31
giudizi pendenti al 31 dicembre 2015
9(*)
giudizi pensionistici
ricorsi in carico al 1° gennaio 2015
8
ricorsi introdotti nell’anno
9
totale
17
ricorsi definiti con sentenza
15
ricorsi pendenti al 31 dicembre 2015
giudizi di conto definiti con decreto ex art. 2 L. 20/94
(*)
2
444
Si tratta in larga maggioranza di atti introduttivi pervenuti negli ultimi
mesi del 2015, per i quali, in relazione ai tempi connessi alle norme in
vigore e alle esigenze di notifica degli atti, non è stata tecnicamente
possibile la trattazione nel corso dello stesso 2015.
10
BERICHT ANLÄSSLICH DER ERÖFFNUNG DES GERICHTSJAHRES
2016
Ich freue mich, alle Anwesenden zu dieser jährlichen Begegnung
begrüßen zu dürfen. Ich bedanke mich für ihr Kommen und für das
Interesse an der Tätigkeit des Rechnungshofes.
Die Eröffnung des Gerichtsjahres bietet uns alljährlich die Möglichkeit,
kurz auf die wichtigsten von der Sektion im vergangenen Jahr
behandelten Themen und auf ihre Rechtsprechungstendenz einzugehen,
sowohl
hinsichtlich
der
Haftungsverfahren
als
auch
der
Pensionsverfahren.
Im Rahmen der Haftungsverfahren muss in erster Linie auf ein
Verfahren hingewiesen werden, das aufgrund seiner Neuigkeit, seiner
allgemeinen Reichweite und seiner Bedeutung in finanzieller Hinsicht
nennenswert ist. Es handelt sich um das Verfahren bezüglich der
Verwendungszwecke
und
–modalitäten
der
im
Haushaltskapitel
„Sonderausgaben“ des Landeshauptmanns der Autonomen
Provinz
Bozen ausgewiesenen Beträge.
Vorab hat die Rechtsprechungssektion einen Beitritt ad adiuvandum
seitens einer Verbrauchervereinigung für unzulässig erklärt, weil die
„gute Führung der öffentlichen Verwaltung“, auf die man sich berufen
hatte, nicht zu den im Verbraucherschutzgesetz vorgesehenen Fällen
zählt, zu deren Schutz die Verbrauchervereinigungen berechtigt sind,
einzuschreiten und, weil dieselbe Vereinigung in der Provinz Bozen
keinen Sitz hat.
In der Hauptsache hat sich die Rechtsprechungssektion insbesondere
mit dem Begriff der „Sonderausgabe“ bezüglich der angegebenen
Verwendungszwecke befasst. Dabei wurde festgestellt, dass sie sich von
jener, die anderen Bereichen – z.B. Verteidigung und Staatssicherheit –
zugewiesen ist, unterscheidet. Zudem wurde ihr „Rest-Charakter“ im
Vergleich zur Verwendung der anderen Kapitel hervorgehoben, die
ordnungsgemäß
für
institutionelle
Bedürfnisse
eingesetzt
werden,
darunter insbesondere auch jenes, das für die Repräsentationsspesen
1
bestimmt ist. Demzufolge hat diese Sektion befunden, dass diese Art
der
Auszahlung
von
öffentlichen
Geldern
die
Befriedigung
außerordentlicher und spezifischer Bedürfnisse voraussetzt, die auf
jeden Fall mit der Ausübung der institutionellen Funktionen des
Verwalters zusammenhängen.
Bedeutsam erscheint dann das Prinzip, an das sich die Sektion in einem
Verfahren gehalten hat, in dem gegenüber eines ehemaligen, für
verschiedene
Bereiche
zuständigen
Landesverwalters
zahlreiche
Schadensersatzansprüche geltend gemacht wurden, und in dem der
Regionalstaatsanwalt des Rechnungshofes den Schaden aus Missständen
mit der Summe der den Assessoren gezahlten Brutto-Funktionszulagen
gleichgesetzt hatte, die dem Verwalter im berücksichtigten Zeitraum
gezahlt worden waren.
Der Sektion erschien es nicht plausibel, vom Beklagten sic et simpliciter
die Rückzahlung der gesamten Summe der obigen Zulagen zu fordern,
und sie hat das Vorhandensein des auch nur kleinsten Parameters für
eine nicht willkürliche Bewertung nach Billigkeit des doch vorstellbaren
unnötigen Aufwands von Humanressourcen und materiellen Mitteln für
notwendig
erachtet.
Ermessensbefugnis
zur
In
Anbetracht
Liquidierung
der
des
Tatsache,
Schadens
nach
dass
die
Billigkeit
impliziert, dass es der Partei obliegt, die Beweiselemente und die
Tatsachen, über die sie hinreichend verfügen dürfte, zu liefern, damit
die Bewertung nach Billigkeit, soweit möglich, auf ihre Funktion
zurückgeführt werden kann, nur die unüberwindlichen Lücken im
Rahmen der Bestimmung des dem beklagten Schaden entsprechenden
Geldbetrages zu füllen, hat der Richtersenat das Klagebegehren des
Regionalstaatsanwalts abgewiesen, weil kein tauglicher Anhaltspunkt
geboten worden ist, der einer fundierten Schätzung des vorgehaltenen
Schadens dienlich gewesen wäre.
Ein spezifischer Fall betraf den Bürgermeister, den Sekretär und den
gesamten Gemeinderat einer kleinen Gemeinde. Diese waren vor die
Rechtsprechungssektion des Rechnungshofes geladen worden, um zur
Zahlung des Schadensersatzes zugunsten derselben Gemeinde verurteilt
2
zu werden. Laut Regionalstaatsanwalt war der Schaden von den
Beklagten zum Nachteil der Gemeinde verursacht worden, weil diese
den Erwerb einer Immobilie verfügt hatten, und dies unter Missachtung
des Art. 12 Absatz 1-quater G. D. 6. Juli 2011, Nr. 98, mit
Abänderungen umgewandelt in Gesetz Nr. 111/2011, laut welchem im
Jahr 2013 die in der konsolidierten Gesamtrechnung der öffentlichen
Verwaltung eingetragenen öffentlichen Verwaltungen keine Immobilien
entgeltlich erwerben durften.
Der Richtersenat hat diesbezüglich die grobe Fahrlässigkeit seitens der
Beklagten ausgeschlossen. Dies sowohl wegen der Natur der Immobilie,
die im Zentrum der Gemeinde liegt und für die öffentliche Nutzung
geeignet ist, als auch wegen ihres Marktwertes, der deutlich höher ist
als der Kaufpreis, und wegen des Vorhandenseins einer offiziellen
Mitteilung
unter
dem
Titel
„Aufhebung
des
Ankaufs-
und
Anmietungsverbots“, die vom Südtiroler Gemeindenverband an alle
Gemeinden zugesandt worden war.
Zwecks Bewertung des subjektiven Elements hat der Richtersenat vor
allem dieses letzte Element berücksichtigt, wobei insbesondere die
Tatsache
miteinbezogen
wurde, dass
der
Gemeindenverband das
höchste Organ ist, das die Vertretung, den Schutz, die Beratung und
Betreuung aller Gemeinden des Landes gewährleistet und auf dessen
Anweisungen und Gutachten sich vornehmlich die kleineren Gemeinden
verlassen, die über keine eigenen Rechtsämter verfügen.
Ein Verfahren, das einen ehemaligen Bediensteten des Sanitätsbetriebs
zum Beklagten hatte, beinhaltete einige relevante Aspekte. Der Beklagte
war nämlich einige Jahre lang einer nicht genehmigten Nebentätigkeit
nachgegangen. Einige Male hatte er sich für krank erklärt und in den
entsprechenden Zeiträumen die externe Tätigkeit ausgeführt, dabei
empfing er auch
die von
der
Zugehörigkeitsverwaltung gezahlte
ordnungsgemäße Entlohnung.
Was den ersten Aspekt angeht, so hat diese Sektion die sanktionierende
Natur
der
Rücküberweisungspflicht
der
für
die
Nebentätigkeit
empfangenen Entlohnung bestätigt (Absatz 7, Art. 553 G.D. Nr.
3
165/2001) – Pflicht, die nicht auf einen Fall von Schadensersatzhaftung
zurückgeführt werden kann, da kein tatsächlicher Vermögensschaden
zum Nachteil der betroffenen Verwaltung vorausgesetzt wird – und die
Nichtanwendung des abweichenden Landesgesetzes bestimmt, da für
dieses Sachgebiet ausschließlich der Staat zuständig ist.
In Hinsicht auf den zweiten Aspekt (Ausführung einer Nebentätigkeit
während
der
Krankschreibung)
hat
die
Sektion
die
gleichzeitige
Anwendung der Gesetzesbestimmung bezüglich der Rückerstattung der
während des Krankenstandes von der Verwaltung gezahlten Entlohnung
(Art. 55-quinquies des obgenannten ges.-vertr. D.) für möglich erachtet,
und
zwar
aufgrund
der
Gesetzesbestimmung
Tatsache,
auf
eine
dass
die
reine
Reichweite
dieser
Schadensersatzhaftung
zurückzuführen ist, da der von der Verwaltung erlittene Schaden sich
aus den gezahlten Entlohnungen zusammensetzt, für die sie nicht die
entsprechende Arbeitsleistung erhalten hat. Die Unterscheidung dieser
zwei Haftungsarten hat somit dazu geführt, dass jegliche denkbare
„verdoppelnde“
Überlagerung
der
beiden
Schadensposten
ausgeschlossen worden ist.
Bezüglich
des
dritten,
vom
Regionalstaatsanwalt
vorgeworfenen
Schadens, den Imageschaden, hat die Sektion das vorgehaltene
quantum
deutlich
reduziert
und
zwar
wegen
der
ausschließlich
praktischen Tätigkeiten des Beklagten (er war in der Küche eines
Krankenhauses
beschäftigt),
aufgrund
derer
sich
das
Verhalten
desselben weniger stark auf das Image der Verwaltung ausgewirkt hat
als bei Personal mit bürokratisch-verwaltungsbezogenen Tätigkeiten.
Auch
im
vergangenen
Jahr
hatte
eine
relevante
Anzahl
von
Haftungsverfahren den Schaden am Image der öffentlichen Verwaltung
zum Gegenstand (Art. 1, Absatz 1-sexies Gesetz 14. Januar 1994, Nr.
20 hinzugefügt durch Absatz 62, Art. 1 Gesetz 6. November 2012, Nr.
190).
Ein beträchtlicher Teil der behandelten Fälle fand seinen Ursprung in den
gemäß Art. 444 StPO ergangenen Strafurteilen (sog. „Strafzumessung
auf Antrag der Parteien“ – „patteggiamento“).
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Es ist bekannt, dass die dem gemäß Art. 444 StPO ergangenen Urteil
eigene Zustimmung zwar keiner Feststellung unterzogen wird, die mit
der
Rechtskraftwirkung
einhergeht,
aber
dennoch
einen
auf
Vermutungen gestützten Beweis darstellt (vgl. I Sek. Urteil 13.03.2014,
Nr. 406): In der Tat muss das Zivilgericht oder das Verwaltungsgericht,
falls es diese Beweiskraft nicht anerkennen wollte, gemäß einer bereits
gefestigten Tendenz, begründen, weshalb der Angeklagte eine Strafe für
etwas beantragt haben soll, für das er nicht verantwortlich ist, und,
weshalb der Strafrichter dem Antrag stattgegeben hat, anstatt ihn
freizusprechen (vgl. Sektion I wie obgenannt).
Dennoch können weder die in Rechtskraft erwachsenen Urteile noch die
gemäß
Art.
444
StPO
ergangenen
Urteile
nicht
automatisch
entscheidend für das Bestehen eines zum Nachteil der öffentlichen
Verwaltung verursachten Imageschadens sein.
Also, wenn auch die meisten Straftaten durch öffentliche Bedienstete
einen
Imageschaden
zum
Nachteil
der
öffentlichen
Verwaltung
verursachen – und folglich den Ersatz desselben bewirken – muss
dennoch das konkrete Bestehen des besagten Schadens festgestellt
werden. Aus diesem Grund hat die Sektion immer eingehend geprüft, ob
und in welchem Ausmaß im konkreten Fall auch tatsächlich ein
Imageschaden entstanden ist.
Die Sektion hat dazu zahlreiche Fälle geprüft. Davon werden an dieser
Stelle jene genannt, in denen allgemeine Grundsätze bekräftigt worden
sind.
In einem Verfahren, in dem einem Mitglied der Ordnungskräfte die
Verursachung eines Imageschadens vorgeworfen wurde, hat die Sektion
im Hinblick auf das quantum ein Bewertungskriterium bestimmt,
wodurch
eine angemessene
einschlägigen
Billigkeitsprinzipien
Vereinbarkeit zwischen
Rechtsprechung
und
den
erarbeiteten
Parametern
den von
der
konsolidierten
gewährleistet
wird,
die
irgendwie den geltenden Bestimmungen zu entnehmen sind. Hierzu
wurde die Bestimmung des Art. 1, Absatz 1-sexies Gesetz Nr. 20/94
hervorgehoben, welche besagt, dass im Amtshaftungsverfahren die
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Höhe des Schadens am Image der öffentlichen Verwaltung, der durch
das Begehen der Straftat gegen dieselbe verursacht und mittels eines in
Rechtskraft erwachsenen Urteils festgestellt worden ist, unter Vorbehalt
des Gegenbeweises, im Ausmaß des Zweifachen der vom öffentlichen
Bediensteten empfangenen Geldsumme oder des Wertes eines anderen
unrechtmäßig erlangten Vorteils angenommen wird. Die genannte
Bestimmung wurde auch auf die im behandelten Fall versprochene
jedoch nicht konkret erfolgte Übergabe der Geldsumme für anwendbar
erachtet. Zur Bezifferung der angemessenen Schadensersatzsumme
wurde somit laut obiger Bestimmung die Geldsumme verdoppelt.
In
einem
weiteren
Bediensteten
einer
Fall,
in
dem
gegenüber
Zweckkörperschaft
des
eines
ehemaligen
Landes
zahlreiche
Schadensersatzansprüche geltend gemacht wurden, hat die Sektion die
Höhe
des
vorgehaltenen
Imageschadens
Körperschaft reduziert. Dies, weil
zum
Nachteil
derselben
der Beklagte im Rahmen
des
Strafprozesses ein kooperatives Verhalten an den Tag gelegt hatte und
auch angesichts der zu Ungunsten desselben erfolgten Beschlagnahme
und der ihm gegenüber verhängten Disziplinarmaßnahmen.
Die im Hinblick auf Zivil- und Militärpensionen ergangenen Urteile
betrafen vorwiegend die Wiederholbarkeit, seitens des NISF und
gegenüber dem beschwerdeführenden Rentner, von Beträgen, die der
Letztere ungerechtfertigt empfangen hatte, da diese aufgrund einer
Verfügung über die Zuweisung einer provisorischen Rente gezahlt
worden waren, welche dann durch die endgültige Verfügung berichtigt
wurde. Außerdem betrafen die Urteile den Einspruch des Landes gegen
Mahnungen, die das NISF ausgestellt hatte, mit welchen das Institut
zugab, Rentenempfängern ungerechtfertigte Beträge gezahlt zu haben,
weil die Autonome Provinz Bozen in der Bescheinigung über die
Liquidierung die Lohnbestandteile falsch angegeben hatte, und mit
welchen
dem
Land
als
Zugehörigkeitskörperschaft
der
Rentner
angeordnet wurde, die obgenannten Beträge samt gesetzlichen Zinsen
zurückzuzahlen.
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Obwohl es sich um Angelegenheiten handelt, zu denen sich bereits eine
umfangreiche und gefestigte Rechtsprechung angesammelt hat, weisen
einige Entscheidungen spezielle Merkmale auf.
In
einem
Verfahren,
in
Unwiederholbarkeit
des
eingewendet
bekräftigte
hatte,
dem
der
Beschwerdeführer
ungerechtfertigt
die
gezahlten
Sektion,
dass
die
Betrages
die
plausible
Überzeugung, Anrecht auf einen erhaltenen Betrag zu haben im Moment
der Entgegennahme vorhanden sein muss und jedenfalls im Laufe der
Wiedereinziehung, da der Schutz des guten Glaubens, der nur nach
diesem Zeitraum entstanden ist, nicht festgestellt werden kann.
In einem anderen Verfahren ist dem Antrag auf Unwiederholbarkeit der
ungerechtfertigten Auszahlung stattgegeben worden. Die Sektion hat
dem NISF das Regressrecht eingeräumt, um von der ehemaligen
Zugehörigkeitsverwaltung des Beschwerdeführers die ungerechtfertigt
ausgezahlten Beträge zurückzuverlangen und zwar ab dem Zeitpunkt,
an dem die Rentenakte ans Fürsorgeinstitut weitergeschickt worden ist.
Außerdem hat die Sektion die Übermittlung des Urteils an die Regionale
Staatsanwaltschaft zur Einleitung weiterer Schritte verfügt, da aufgrund
desselben für die Verwaltung ein finanzieller Schaden entsteht und sich
eine mögliche Haftung seitens der Personen, die diesen bewirkt haben,
ergibt.
Ein anderes Urteil bestätigt, dass das Regressrecht des NISF gegenüber
der
Zugehörigkeitsverwaltung
nicht
erwächst,
wenn
aus
einer
eingehende Prüfung der von der Verwaltung selbst übermittelten Daten
die korrekten Berechnungsmodalitäten für das Fürsorgeinstitut von
Anbeginn klar ersichtlich gewesen wären.
So wie in den vergangenen Jahren halte ich es für angebracht über
einige 2015 in der Berufungsinstanz ergangene Entscheidungen zu
berichten, die angefochtene Urteile unserer Sektion betrafen.
Nennenswert
ist
insbesondere
das
Urteil
Nr.
478
der
ersten
Zentralsektion, welches die erstinstanzliche Entscheidung Nr. 16/2012
bestätigt hat. Mit letzterem Urteil hatte die Rechtsprechungssektion zwei
leitende Beamte des Landes freigesprochen. Der Regionalstaatsanwalt
7
hatte sie vor dieses Gericht geladen und deren Verurteilung zum Ersatz
des Schadens beantragt, den sie angeblich durch die Liquidierung der
Finanzlasten
zugunsten
von
Konzessionären
Beförderungsdienste zum Nachteil
des
Landes
der
öffentlichen
verursacht hatten,
während das Landesgesetz nur die Deckung der direkten Betriebskosten
vorsehen würde.
Diesbezüglich
hat
die
Berufungsinstanz
festgestellt,
dass
der
Rechtsrahmen der EU den Konzessionären der lokalen öffentlichen
Beförderungsdienste das Recht auf
Ausgleich des
wirtschaftlichen
Schadens, der ihnen durch die Erbringung des öffentlichen Dienstes
entstanden ist, einräumt. Außerdem hat das Berufungsgericht bestimmt,
dass das Landesgesetz im Sinne der EU-Grundsätze zu interpretieren ist,
die unmittelbar in den einzelnen Mitgliedsstaaten anwendbar sind, da
diese der hierarchisch übergeordneten Rechtsquelle entspringen und
somit gegenüber den eventuell abweichenden Staatsgesetzen Vorrang
haben.
Einhergehend mit der Tendenz zur Digitalisierung der instituti onellen
Berichte und des Dokumentenflusses zwischen den Verwaltungen und
den
Kontrollorganen
hat
der
Rechnungshof
im
Bereich
der
verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen bereits letztes Jahr die
Einführung eines Informationssystems gestartet, das der elektronischen
Übermittlung der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen dient. Das
System heißt SIRECO und es bringt zweifelsohne viele Vorteile mit sich:
Vereinfachung der Prozeduren zur Einbringung der Rechnungen sowie
Einsparungen durch den fortschreitenden Ersatz der Übermittlung,
Bearbeitung und Aufbewahrung der Rechnungen in Papierform durch die
neuen elektronischen Mittel. Anhand eines zweisprachigen Handbuchs
wurden
2015
mittels
Gemeindenverband
die
Gemeinden
und
Bezirksgemeinschaften über das System unterrichtet. Ich erhoffe mir,
dass die betroffenen Körperschaften diese Initiative positiv bewerten
und dass, nach einer berechtigten Einarbeitungsphase, diese neue
Methode zur Erstellung des Verzeichnisses der Rechnungsführer und zur
8
Hinterlegung der Rechnungen in elektronischer Form baldmöglichst in
unserem Land eine verbreitete Nutzung findet.
Was
die
rechtsprechende
Tätigkeit
der
Sektion
im
Bereich
der
verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen anbelangt, so sind bei der
Sektion im letzten Jahr einige
Rechnungslegungen
bezüglich
Entscheidungen zu
der
Immobilien
einer
angeforderten
Reihe
von
Gemeinden ergangen. Darin hat die Sektion festgestellt, dass die Pflicht
zur Legung der Rechnung bezüglich der obgenannten Güterkategorie
nicht besteht. Folglich wurden
die entsprechenden Verfahren für
unzulässig erklärt und die Rückgabe der Akten an die betroffenen
Körperschaften verfügt.
Bevor ich nun zum Abschluss komme, möchte ich darauf hinweisen,
dass an dieser Sektion, sowohl im Bereich der verwaltungsrechtlichen
Haftung als auch im Bereich der Pensionen, kein Arbeitsrückstand zu
verzeichnen ist. Die Urteile zu den im Jahr 2015 abgeschlossenen
Verfahren sind bereits hinterlegt worden. Für die am Jahresende
eingegangenen
und
deshalb noch
anhängigen
Verfahren
ist
das
Verhandlungsdatum entsprechend der gesetzlichen Fristen und der
Zustellungen der Schriftstücke bereits innerhalb April dieses Jahres
festgesetzt worden.
In der Hoffnung, ein klares und vollständiges Gesamtbild der Tätigkeit
dieser Sektion dargestellt und ihre Zeit nicht übermäßig in Anspruch
genommen zu haben, bedanke ich mich bei allen Anwesenden für die
entgegengebrachte Aufmerksamkeit und lade den Regionalstaatsanwalt
ein, das Wort zu ergreifen.
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Anhang – Die Tätigkeit der Rechtsprechungssektion in Zahlen
Verfahren über die verwaltungsrechtliche Haftung und
Rechnungslegungen
Zum 1. Januar 2015 anhängige Verfahren
15
Im Laufe des Jahres eingeleitete Verfahren
25
Insgesamt
40
Mit Urteil abgeschlossene Verfahren
28
Mit Beschluss abgeschlossene Verfahren
3
Gesamtzahl abgeschlossener Verfahren
31
Zum 31. Dezember 2015 anhängige
9(*)
Verfahren
Verfahren im Bereich Pensionssachen
Zum 1. Januar 2015 anhängige Rekurse
8
Im Laufe des Jahres eingeleitete Rekurse
9
Insgesamt
17
Mit Urteil abgeschlossene Rekurse
15
Zum 31. Dezember 2015 anhängige Rekurse
2
Mit Dekret laut Art. 2 des Gesetzes Nr. 20/1994
abgeschlossene Rechnungslegungen
(*)
444
Es handelt sich überwiegend um verfahrenseinleitende Schriftstücke,
die in den letzten Monaten des Jahres 2015 eingegangen sind. Aufgrund
der
gesetzlichen
Fristen
und
der
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Zustellungsbedingungen
der
Schriftstücke, konnten diese Fälle aus verfahrenstechnischen Gründen
nicht im Laufe desselben Jahres behandelt werden.
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