RELAZIONE INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2016 Desidero in primo luogo rivolgere un cordiale saluto a tutti gli intervenuti ed un sentito ringraziamento per la loro presenza, che è prova dell’interesse con cui viene seguita l’attività della Corte dei conti ed in particolare di questa Sezione. L’apertura dell’anno giudiziario rappresenta tradizionalmente l’occasione per effettuare una breve rassegna dei temi di maggior interesse e dei relativi indirizzi giurisprudenziali assunti dalla Sezione nell’anno precedente, sia nell’ambito dei giudizi di responsabilità, sia in quello dei giudizi pensionistici. In tema di responsabilità amministrativa, va in primo luogo citato, per la sua novità e per la sua portata generale, nonché per il suo rilievo finanziario, il giudizio incentrato sulle finalità e modalità di utilizzo delle somme stanziate sul capitolo di bilancio concernente le “spese riservate” del Presidente della Provincia di Bolzano. La Sezione ha preliminarmente dichiarato l’inammissibilità dell’intervento ad adiuvandum di un’associazione di consumatori, sia in quanto l’invocato “buon andamento della pubblica amministrazione” non può essere annoverato tra le figure previste dal Codice del consumo per la cui tutela le associazioni di consumatori sono legittimate ad intervenire, sia in ragione del fatto che nella Provincia non risulta presente una sede territoriale dell’associazione medesima. Nel merito, la Sezione ha in particolare delineato la nozione di “spesa riservata” ai fini in oggetto, ne ha rilevato la diversità rispetto a quella riferita ad altri ambiti, quali la difesa e la sicurezza dello Stato, e ne ha evidenziato il carattere di residualità rispetto all’utilizzo degli altri capitoli ordinariamente destinati a far fronte alle esigenze di carattere istituzionale, ivi compreso in particolare quello destinato alle spese di rappresentanza. Ha di conseguenza ritenuto che questa tipologia di erogazione del pubblico denaro presupponga l’inerenza dell’erogazione stessa al soddisfacimento di straordinarie e peculiari esigenze connesse 1 in ogni caso all’esercizio delle funzioni istituzionalmente attribuite all’amministratore. Interessante appare poi il principio cui si è ispirata la Sezione in una vertenza relativa a molteplici pretese risarcitorie nei confronti di un ex amministratore provinciale preposto a diversi settori, in cui l’attore erariale aveva quantificato il danno da disservizio in misura pari alla somma delle indennità assessorili lorde corrisposte all’amministratore stesso nel periodo considerato. La Sezione infatti, oltre a reputare comunque non plausibile addossare sic et simpliciter al convenuto l’intero importo delle suddette indennità, ha ritenuto, in via dirimente, la necessità della presenza di un sia anche solo embrionale parametro per poter addivenire ad una non arbitraria valutazione equitativa del pur ipotizzabile inutile dispendio di risorse umane e materiali. Di conseguenza, atteso che l’esercizio del potere discrezionale di liquidazione equitativa del danno implica l’onere della parte di fornire gli elementi probatori e i dati di fatto di cui possa ragionevolmente disporre affinché l’apprezzamento equitativo sia, per quanto possibile, ricondotto alla sua funzione di colmare solo le lacune insuperabili nell’iter della determinazione dell’equivalente pecuniario della lamentata lesione, il Collegio ha rigettato la richiesta dell’attore erariale per omessa produzione di qualsivoglia idoneo elemento da cui fondatamente trarre le valutazioni equitative del contestato danno. Una specifica controversia ha riguardato il Sindaco, il Segretario e l’intera Giunta di un piccolo Comune, citati in giudizio per la rifusione, in favore dell’ente stesso, del danno che l’attore erariale assumeva arrecato dai convenuti all’ente da essi amministrato per avere gli stessi disposto l’acquisto di un immobile in violazione della disposizione recata dall’art. 12 comma 1-quater del d.l. n. 98 del 6 luglio 2011 convertito, con modifiche, nella legge n. 111/2011, ai sensi del quale “per l’anno 2013 le amministrazioni pubbliche 2 inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione… non possono acquistare immobili a titolo oneroso…”. Il Collegio ha ritenuto al riguardo di poter escludere l’elemento soggettivo della colpa grave in capo ai convenuti sia per la natura dell’immobile, situato al centro del paese e particolarmente idoneo ad essere adibito ad uso pubblico, sia per il suo valore di mercato di gran lunga superiore al prezzo di acquisto, sia infine per l’esistenza di una comunicazione ufficiale, inviata a tutti i Comuni dal relativo Consorzio, dal titolo: “Superamento del divieto di acquisto e di locazione”. Il Collegio ha fatto riferimento soprattutto a quest’ultimo elemento ai fini della valutazione dell’elemento soggettivo, tenendo particolarmente conto del fatto che il Consorzio dei Comuni è il massimo organo di rappresentanza, tutela, consulenza e assistenza di tutti i Comuni del territorio, sulle cui direttive e pareri fanno totale affidamento specie quelli di minori dimensioni, non dotati di propri uffici legali. Vari profili di interesse sono infine contenuti in un giudizio che ha riguardato un ex dipendente del comparto sanitario. Il convenuto aveva infatti esercitato, per alcuni anni, una attività lavorativa esterna non autorizzata e in taluni periodi aveva svolto l’attività lavorativa stessa dichiarandosi in stato di malattia, percependo perciò la regolare retribuzione dall’amministrazione di appartenenza. La Sezione, per quanto riguarda il primo profilo, ha ribadito la natura sanzionatoria dell’obbligo di riversamento di quanto percepito a compenso dell’attività lavorativa esterna (comma 7 dell’art. 53 del d.lgs. n. 165/2001), obbligo che non può essere ricondotto ad un’ipotesi di responsabilità risarcitoria in quanto non presuppone un effettivo danno patrimoniale a carico dell’Amministrazione interessata ed ha statuito la disapplicazione della difforme regolamentazione provinciale, trattandosi di materia di esclusiva spettanza dello Stato. Per quanto riguarda il secondo profilo (prestazione di attività lavorativa esterna in dichiarato stato di malattia), la Sezione ha ritenuto praticabile la contemporanea applicazione della norma relativa alla rifusione di quanto percepito nel 3 periodo a carico del soggetto pubblico (art. 55-quinquies del d.lgs. sopra citato) in base alla considerazione che la portata di tale norma è riconducibile ad una responsabilità di tipo prettamente risarcitorio, in quanto il danno per l’amministrazione è costituito dai compensi erogati senza ricevere la corrispondente prestazione lavorativa. La netta distinzione tra i due diversi profili di responsabilità ha così condotto ad escludere ogni ipotizzabile sovrapposizione duplicatoria tra le due poste di danno. Per quanto riguarda un terzo profilo di danno prospettato dall’attore erariale, quello all’immagine, la Sezione ha concluso per una rilevante riduzione del contestato importo in considerazione delle mansioni meramente materiali del convenuto (impegnato in una cucina ospedaliera), tali per cui la condotta dello stesso è apparsa riflettersi in termini meno incisivi sul prestigio dell’amministrazione rispetto al personale con mansioni di tipo burocratico-gestionale. Anche nello scorso anno una percentuale rilevante dei giudizi di responsabilità ha riguardato il danno all’immagine della pubblica amministrazione (art.1, comma 1-sexies della legge 14 gennaio 1994, n. 20 aggiunto dal comma 62 dell’art. 1 della 6 novembre 2012, n. 190). Buona parte dei casi trattati traeva origine da sentenze penali pronunciate ex art. 444 c.p.p. ( c.d. “patteggiamento”). Come è noto, il riconoscimento insito nella sentenza di patteggiamento “pur non essendo oggetto di statuizione assistita dall'efficacia del giudicato, è una prova di tipo presuntivo” (cfr. Sezione I a sent. 13.03.2014, n. 406): infatti, qualora il giudice civile o amministrativo intenda disconoscere tale efficacia probatoria, alla stregua di un orientamento ormai consolidato “ha il dovere di spiegare le ragioni per cui l'imputato avrebbe chiesto di essere punito per una sua insussistente responsabilità ed il Giudice penale abbia accolto la richiesta, anziché proscioglierlo” (cfr. Sezione I a sent. testé citata). Tuttavia, sia le ordinarie sentenze definitive, sia quelle ex art. 444 c.p.p. non possono essere sic et simpliciter automaticamente determinanti ai fini della sussistenza di un danno all’immagine arrecato 4 alla P.A.. In sostanza, pertanto, anche se nella maggior parte dei casi i delitti dei pubblici dipendenti concretizzano un danno all’immagine della stessa - e la conseguente sua risarcibilità - tale danno va pur sempre accertato nella sua effettiva esistenza; la Sezione ha, pertanto, sempre prestato la massima attenzione nel vagliare se, nel concreto, un danno all’immagine si fosse anche effettivamente, ed in quale misura, verificato. Fra le numerose fattispecie esaminate dalla Sezione, se ne citano qui alcune in cui sono stati affermati principi di carattere generale. In una vertenza relativa ad un contestato danno all’immagine a carico di un appartenente alle forze dell’ordine, la Sezione ha rinvenuto, sotto il profilo del quantum, un criterio di valutazione tale da assicurare una appropriata compatibilità tra i consolidati principi di ordine equitativo elaborati in materia dalla giurisprudenza ed i parametri in qualche modo attingibili dalla vigente normativa. A tale scopo, ha valorizzato il disposto dell’art. 1, comma 1-sexies, della legge n. 20/94, secondo il quale “nel giudizio di responsabilità, l’entità del danno all’immagine della pubblica amministrazione derivante dalla commissione di un reato contro la stessa pubblica amministrazione accertato con sentenza passata in giudicato si presume, salva prova contraria, pari al doppio della somma di denaro o del valore patrimoniale di altra utilità illecitamente percepita dal dipendente”, ritenendolo applicabile pur in presenza di una dazione nella specie solo promessa, ma non effettivamente avvenuta, e adottando così la suddetta misura del “doppio della somma” al fine di quantificare congruamente la posta risarcitoria in esame. In altra vertenza relativa a molteplici pretese risarcitorie nei confronti di un ex dipendente di ente strumentale della Provincia, la Sezione ha ritenuto di poter ridurre l’ammontare del contestato danno all’immagine dell’ente medesimo alla luce del collaborativo comportamento processuale tenuto dal convenuto in sede penale, della confisca operata a suo carico e delle sanzioni disciplinari irrogategli. 5 In tema di pensioni civili e militari, le sentenze emesse hanno riguardato prevalentemente da un lato questioni connesse alla ripetibilità, da parte dell’ INPS e nei confronti del pensionato ricorrente, di somme da questo indebitamente percepite, in quanto erogate sulla base di un provvedimento di conferimento di pensione provvisoria, in seguito rettificato dal provvedimento definitivo e, d’altro lato, all’opposizione, da parte della Provincia, avverso atti di ingiunzione emessi dall’ INPS, con i quali l’Istituto, dopo aver premesso di aver liquidato a titolari di trattamenti pensionistici importi indebiti “a causa dell’erronea indicazione degli elementi retributivi posti nella certificazione della liquidazione da parte della Provincia Autonoma di Bolzano” , aveva ordinato alla stessa, quale ente di appartenenza dei pensionati, di rifondere le somme suddette oltre agli interessi legali. Nonostante si tratti, come è noto, di questioni su cui si è formata una copiosa e consolidata giurisprudenza, alcune pronunce presentano caratteri di specifico interesse. In particolare, in una vertenza in cui il ricorrente ha eccepito la irripetibilità dell’indebito pensionistico, la Sezione ha affermato che la “plausibile convinzione di avere titolo all’utilità ottenuta” deve sussistere all’epoca della percezione e comunque nel corso dell’azione di recupero, non essendo configurabile la tutela di una sorta di legittimo affidamento intervenuto solo successivamente a tale arco temporale. In una vertenza in cui invece la domanda di irripetibilità dell’indebito è stata accolta, la Sezione, oltre a dichiarare il diritto dell’INPS a rivalersi nei confronti della ex Amministrazione di appartenenza del ricorrente con riguardo alle somme erogategli senza titolo a decorrere dal trasferimento della partita pensionistica all’Istituto previdenziale, ha disposto anche l’inoltro della sentenza alla Procura contabile per le conseguenti determinazioni, atteso che dalla sentenza scaturisce aggravio patrimoniale a carico dell’Amministrazione un stessa, potenzialmente suscettibile di responsabilità a carico dei soggetti che l’hanno determinato. 6 Peraltro, come evidenziato in altra sentenza, il diritto dell’INPS alla rivalsa nei confronti dell’Amministrazione di provenienza non sorge qualora da un attento riscontro dei dati trasmessi dall’Amministrazione stessa sarebbero state fin dall’inizio agevolmente evincibili da parte dell’Ente previdenziale le corrette modalità di calcolo. Come già negli anni scorsi, ritengo opportuno dar conto in questa sede delle sentenze di appello contenenti principi di carattere generale emesse nel corso del 2015 in esito a giudizi avverso pronunce di questa Sezione. In particolare, va citata in questo ambito la sentenza n.478 della Sezione Prima centrale, di conferma della sentenza n.16/2012 di questa Sezione, con la quale due funzionari della Provincia erano stati assolti dalla domanda asseritamente attrice volta alla rifusione del danno da essi arrecato all’ente stesso a causa della liquidazione a concessionari per il trasporto pubblico degli oneri finanziari, mentre la normativa provinciale consentirebbe la copertura dei soli costi aziendali diretti. Al riguardo, il giudice d’appello ha tra l’altro rilevato che il quadro normativo europeo riconosce il diritto dei concessionari di trasporto pubblico locale alle compensazioni in misura corrispondente ai sacrifici economici comunque loro derivanti dall’adempimento degli obblighi di espletamento del servizio pubblico e ha statuito che la normativa provinciale va interpretata alla luce di tali principi, direttamente applicabili negli ordinamenti dei singoli Stati, prevalendo, quale fonte gerarchicamente sopraordinata, sulle norme interne eventualmente difformi. Per quanto riguarda i conti giudiziali, nell’ambito del rinnovato impulso al settore e in linea con la tendenza normativa volta alla digitalizzazione delle relazioni istituzionali e dei flussi documentali tra le Amministrazioni e le Istituzioni di controllo, la Corte dei conti, già dallo scorso anno, ha 7 dato avvio all’ esercizio di un sistema informativo per la resa elettronica dei conti giudiziali, denominato con l’acronimo SIRECO. Ciò premesso, essendo indubbi i vantaggi in termini di razionalizzazione dei processi di acquisizione dei conti e di risparmi di spesa derivanti dalla progressiva sostituzione dell’invio, trattamento e conservazione dei conti cartacei con le nuove modalità elettroniche ora utilizzabili grazie al SIRECO, è stata completata nel corso del 2015, attraverso una guida bilingue, l’attività di formazione e di sensibilizzazione dei Comuni e delle Comunità comprensoriali della Provincia per il tramite del relativo Consorzio. Auspico pertanto che gli Enti interessati apprezzino l’utilità dell’iniziativa e che, dopo una comprensibile prima fase di rodaggio, la nuova modalità di creazione dell’anagrafe degli agenti contabili e di deposito dei conti in forma elettronica possa trovare nel tempo più breve possibile una utilizzazione generalizzata nell’ambito della nostra Provincia. Sotto il profilo dell’attività giurisdizionale nel settore, nel corso dell’anno la Sezione, con una serie di pronunce concernenti pretesi conti giudiziali riguardanti i beni immobili di diversi Comuni, ha ritenuto non sussistente l’obbligo di presentazione del conto con riferimento alla suddetta categoria di beni, ed ha di conseguenza dichiarato inammissibili i relativi giudizi, con restituzione degli atti agli enti interessati. Prima di concludere, vorrei sottolineare che, sia nel settore della responsabilità come anche in quello pensionistico, la Sezione non presenta alcun arretrato. Le sentenze relative ai giudizi conclusi nel 2015 sono state infatti già tutte depositate e per tutti i procedimenti pendenti a fine anno perché pervenuti negli ultimi mesi del 2015 è già stata fissata l’udienza nei tempi strettamente connessi alle norme in vigore ed alle esigenze di notifica degli atti e pertanto non oltre il mese di aprile del corrente anno. Nella speranza di aver fornito un quadro chiaro ed esauriente dell’attività di questa Sezione e di non aver abusato del vostro tempo, ringrazio tutti gli intervenuti per la loro attenzione e invito il Procuratore regionale a 8 svolgere il suo intervento. 9 Allegato – Dati relativi all’attività della Sezione giudizi di responsabilità e di conto giudizi pendenti al 1° gennaio 2015 15 giudizi introdotti nell'anno 25 totale 40 giudizi definiti con sentenza 28 giudizi definiti con ordinanza 3 totale giudizi definiti 31 giudizi pendenti al 31 dicembre 2015 9(*) giudizi pensionistici ricorsi in carico al 1° gennaio 2015 8 ricorsi introdotti nell’anno 9 totale 17 ricorsi definiti con sentenza 15 ricorsi pendenti al 31 dicembre 2015 giudizi di conto definiti con decreto ex art. 2 L. 20/94 (*) 2 444 Si tratta in larga maggioranza di atti introduttivi pervenuti negli ultimi mesi del 2015, per i quali, in relazione ai tempi connessi alle norme in vigore e alle esigenze di notifica degli atti, non è stata tecnicamente possibile la trattazione nel corso dello stesso 2015. 10 BERICHT ANLÄSSLICH DER ERÖFFNUNG DES GERICHTSJAHRES 2016 Ich freue mich, alle Anwesenden zu dieser jährlichen Begegnung begrüßen zu dürfen. Ich bedanke mich für ihr Kommen und für das Interesse an der Tätigkeit des Rechnungshofes. Die Eröffnung des Gerichtsjahres bietet uns alljährlich die Möglichkeit, kurz auf die wichtigsten von der Sektion im vergangenen Jahr behandelten Themen und auf ihre Rechtsprechungstendenz einzugehen, sowohl hinsichtlich der Haftungsverfahren als auch der Pensionsverfahren. Im Rahmen der Haftungsverfahren muss in erster Linie auf ein Verfahren hingewiesen werden, das aufgrund seiner Neuigkeit, seiner allgemeinen Reichweite und seiner Bedeutung in finanzieller Hinsicht nennenswert ist. Es handelt sich um das Verfahren bezüglich der Verwendungszwecke und –modalitäten der im Haushaltskapitel „Sonderausgaben“ des Landeshauptmanns der Autonomen Provinz Bozen ausgewiesenen Beträge. Vorab hat die Rechtsprechungssektion einen Beitritt ad adiuvandum seitens einer Verbrauchervereinigung für unzulässig erklärt, weil die „gute Führung der öffentlichen Verwaltung“, auf die man sich berufen hatte, nicht zu den im Verbraucherschutzgesetz vorgesehenen Fällen zählt, zu deren Schutz die Verbrauchervereinigungen berechtigt sind, einzuschreiten und, weil dieselbe Vereinigung in der Provinz Bozen keinen Sitz hat. In der Hauptsache hat sich die Rechtsprechungssektion insbesondere mit dem Begriff der „Sonderausgabe“ bezüglich der angegebenen Verwendungszwecke befasst. Dabei wurde festgestellt, dass sie sich von jener, die anderen Bereichen – z.B. Verteidigung und Staatssicherheit – zugewiesen ist, unterscheidet. Zudem wurde ihr „Rest-Charakter“ im Vergleich zur Verwendung der anderen Kapitel hervorgehoben, die ordnungsgemäß für institutionelle Bedürfnisse eingesetzt werden, darunter insbesondere auch jenes, das für die Repräsentationsspesen 1 bestimmt ist. Demzufolge hat diese Sektion befunden, dass diese Art der Auszahlung von öffentlichen Geldern die Befriedigung außerordentlicher und spezifischer Bedürfnisse voraussetzt, die auf jeden Fall mit der Ausübung der institutionellen Funktionen des Verwalters zusammenhängen. Bedeutsam erscheint dann das Prinzip, an das sich die Sektion in einem Verfahren gehalten hat, in dem gegenüber eines ehemaligen, für verschiedene Bereiche zuständigen Landesverwalters zahlreiche Schadensersatzansprüche geltend gemacht wurden, und in dem der Regionalstaatsanwalt des Rechnungshofes den Schaden aus Missständen mit der Summe der den Assessoren gezahlten Brutto-Funktionszulagen gleichgesetzt hatte, die dem Verwalter im berücksichtigten Zeitraum gezahlt worden waren. Der Sektion erschien es nicht plausibel, vom Beklagten sic et simpliciter die Rückzahlung der gesamten Summe der obigen Zulagen zu fordern, und sie hat das Vorhandensein des auch nur kleinsten Parameters für eine nicht willkürliche Bewertung nach Billigkeit des doch vorstellbaren unnötigen Aufwands von Humanressourcen und materiellen Mitteln für notwendig erachtet. Ermessensbefugnis zur In Anbetracht Liquidierung der des Tatsache, Schadens nach dass die Billigkeit impliziert, dass es der Partei obliegt, die Beweiselemente und die Tatsachen, über die sie hinreichend verfügen dürfte, zu liefern, damit die Bewertung nach Billigkeit, soweit möglich, auf ihre Funktion zurückgeführt werden kann, nur die unüberwindlichen Lücken im Rahmen der Bestimmung des dem beklagten Schaden entsprechenden Geldbetrages zu füllen, hat der Richtersenat das Klagebegehren des Regionalstaatsanwalts abgewiesen, weil kein tauglicher Anhaltspunkt geboten worden ist, der einer fundierten Schätzung des vorgehaltenen Schadens dienlich gewesen wäre. Ein spezifischer Fall betraf den Bürgermeister, den Sekretär und den gesamten Gemeinderat einer kleinen Gemeinde. Diese waren vor die Rechtsprechungssektion des Rechnungshofes geladen worden, um zur Zahlung des Schadensersatzes zugunsten derselben Gemeinde verurteilt 2 zu werden. Laut Regionalstaatsanwalt war der Schaden von den Beklagten zum Nachteil der Gemeinde verursacht worden, weil diese den Erwerb einer Immobilie verfügt hatten, und dies unter Missachtung des Art. 12 Absatz 1-quater G. D. 6. Juli 2011, Nr. 98, mit Abänderungen umgewandelt in Gesetz Nr. 111/2011, laut welchem im Jahr 2013 die in der konsolidierten Gesamtrechnung der öffentlichen Verwaltung eingetragenen öffentlichen Verwaltungen keine Immobilien entgeltlich erwerben durften. Der Richtersenat hat diesbezüglich die grobe Fahrlässigkeit seitens der Beklagten ausgeschlossen. Dies sowohl wegen der Natur der Immobilie, die im Zentrum der Gemeinde liegt und für die öffentliche Nutzung geeignet ist, als auch wegen ihres Marktwertes, der deutlich höher ist als der Kaufpreis, und wegen des Vorhandenseins einer offiziellen Mitteilung unter dem Titel „Aufhebung des Ankaufs- und Anmietungsverbots“, die vom Südtiroler Gemeindenverband an alle Gemeinden zugesandt worden war. Zwecks Bewertung des subjektiven Elements hat der Richtersenat vor allem dieses letzte Element berücksichtigt, wobei insbesondere die Tatsache miteinbezogen wurde, dass der Gemeindenverband das höchste Organ ist, das die Vertretung, den Schutz, die Beratung und Betreuung aller Gemeinden des Landes gewährleistet und auf dessen Anweisungen und Gutachten sich vornehmlich die kleineren Gemeinden verlassen, die über keine eigenen Rechtsämter verfügen. Ein Verfahren, das einen ehemaligen Bediensteten des Sanitätsbetriebs zum Beklagten hatte, beinhaltete einige relevante Aspekte. Der Beklagte war nämlich einige Jahre lang einer nicht genehmigten Nebentätigkeit nachgegangen. Einige Male hatte er sich für krank erklärt und in den entsprechenden Zeiträumen die externe Tätigkeit ausgeführt, dabei empfing er auch die von der Zugehörigkeitsverwaltung gezahlte ordnungsgemäße Entlohnung. Was den ersten Aspekt angeht, so hat diese Sektion die sanktionierende Natur der Rücküberweisungspflicht der für die Nebentätigkeit empfangenen Entlohnung bestätigt (Absatz 7, Art. 553 G.D. Nr. 3 165/2001) – Pflicht, die nicht auf einen Fall von Schadensersatzhaftung zurückgeführt werden kann, da kein tatsächlicher Vermögensschaden zum Nachteil der betroffenen Verwaltung vorausgesetzt wird – und die Nichtanwendung des abweichenden Landesgesetzes bestimmt, da für dieses Sachgebiet ausschließlich der Staat zuständig ist. In Hinsicht auf den zweiten Aspekt (Ausführung einer Nebentätigkeit während der Krankschreibung) hat die Sektion die gleichzeitige Anwendung der Gesetzesbestimmung bezüglich der Rückerstattung der während des Krankenstandes von der Verwaltung gezahlten Entlohnung (Art. 55-quinquies des obgenannten ges.-vertr. D.) für möglich erachtet, und zwar aufgrund der Gesetzesbestimmung Tatsache, auf eine dass die reine Reichweite dieser Schadensersatzhaftung zurückzuführen ist, da der von der Verwaltung erlittene Schaden sich aus den gezahlten Entlohnungen zusammensetzt, für die sie nicht die entsprechende Arbeitsleistung erhalten hat. Die Unterscheidung dieser zwei Haftungsarten hat somit dazu geführt, dass jegliche denkbare „verdoppelnde“ Überlagerung der beiden Schadensposten ausgeschlossen worden ist. Bezüglich des dritten, vom Regionalstaatsanwalt vorgeworfenen Schadens, den Imageschaden, hat die Sektion das vorgehaltene quantum deutlich reduziert und zwar wegen der ausschließlich praktischen Tätigkeiten des Beklagten (er war in der Küche eines Krankenhauses beschäftigt), aufgrund derer sich das Verhalten desselben weniger stark auf das Image der Verwaltung ausgewirkt hat als bei Personal mit bürokratisch-verwaltungsbezogenen Tätigkeiten. Auch im vergangenen Jahr hatte eine relevante Anzahl von Haftungsverfahren den Schaden am Image der öffentlichen Verwaltung zum Gegenstand (Art. 1, Absatz 1-sexies Gesetz 14. Januar 1994, Nr. 20 hinzugefügt durch Absatz 62, Art. 1 Gesetz 6. November 2012, Nr. 190). Ein beträchtlicher Teil der behandelten Fälle fand seinen Ursprung in den gemäß Art. 444 StPO ergangenen Strafurteilen (sog. „Strafzumessung auf Antrag der Parteien“ – „patteggiamento“). 4 Es ist bekannt, dass die dem gemäß Art. 444 StPO ergangenen Urteil eigene Zustimmung zwar keiner Feststellung unterzogen wird, die mit der Rechtskraftwirkung einhergeht, aber dennoch einen auf Vermutungen gestützten Beweis darstellt (vgl. I Sek. Urteil 13.03.2014, Nr. 406): In der Tat muss das Zivilgericht oder das Verwaltungsgericht, falls es diese Beweiskraft nicht anerkennen wollte, gemäß einer bereits gefestigten Tendenz, begründen, weshalb der Angeklagte eine Strafe für etwas beantragt haben soll, für das er nicht verantwortlich ist, und, weshalb der Strafrichter dem Antrag stattgegeben hat, anstatt ihn freizusprechen (vgl. Sektion I wie obgenannt). Dennoch können weder die in Rechtskraft erwachsenen Urteile noch die gemäß Art. 444 StPO ergangenen Urteile nicht automatisch entscheidend für das Bestehen eines zum Nachteil der öffentlichen Verwaltung verursachten Imageschadens sein. Also, wenn auch die meisten Straftaten durch öffentliche Bedienstete einen Imageschaden zum Nachteil der öffentlichen Verwaltung verursachen – und folglich den Ersatz desselben bewirken – muss dennoch das konkrete Bestehen des besagten Schadens festgestellt werden. Aus diesem Grund hat die Sektion immer eingehend geprüft, ob und in welchem Ausmaß im konkreten Fall auch tatsächlich ein Imageschaden entstanden ist. Die Sektion hat dazu zahlreiche Fälle geprüft. Davon werden an dieser Stelle jene genannt, in denen allgemeine Grundsätze bekräftigt worden sind. In einem Verfahren, in dem einem Mitglied der Ordnungskräfte die Verursachung eines Imageschadens vorgeworfen wurde, hat die Sektion im Hinblick auf das quantum ein Bewertungskriterium bestimmt, wodurch eine angemessene einschlägigen Billigkeitsprinzipien Vereinbarkeit zwischen Rechtsprechung und den erarbeiteten Parametern den von der konsolidierten gewährleistet wird, die irgendwie den geltenden Bestimmungen zu entnehmen sind. Hierzu wurde die Bestimmung des Art. 1, Absatz 1-sexies Gesetz Nr. 20/94 hervorgehoben, welche besagt, dass im Amtshaftungsverfahren die 5 Höhe des Schadens am Image der öffentlichen Verwaltung, der durch das Begehen der Straftat gegen dieselbe verursacht und mittels eines in Rechtskraft erwachsenen Urteils festgestellt worden ist, unter Vorbehalt des Gegenbeweises, im Ausmaß des Zweifachen der vom öffentlichen Bediensteten empfangenen Geldsumme oder des Wertes eines anderen unrechtmäßig erlangten Vorteils angenommen wird. Die genannte Bestimmung wurde auch auf die im behandelten Fall versprochene jedoch nicht konkret erfolgte Übergabe der Geldsumme für anwendbar erachtet. Zur Bezifferung der angemessenen Schadensersatzsumme wurde somit laut obiger Bestimmung die Geldsumme verdoppelt. In einem weiteren Bediensteten einer Fall, in dem gegenüber Zweckkörperschaft des eines ehemaligen Landes zahlreiche Schadensersatzansprüche geltend gemacht wurden, hat die Sektion die Höhe des vorgehaltenen Imageschadens Körperschaft reduziert. Dies, weil zum Nachteil derselben der Beklagte im Rahmen des Strafprozesses ein kooperatives Verhalten an den Tag gelegt hatte und auch angesichts der zu Ungunsten desselben erfolgten Beschlagnahme und der ihm gegenüber verhängten Disziplinarmaßnahmen. Die im Hinblick auf Zivil- und Militärpensionen ergangenen Urteile betrafen vorwiegend die Wiederholbarkeit, seitens des NISF und gegenüber dem beschwerdeführenden Rentner, von Beträgen, die der Letztere ungerechtfertigt empfangen hatte, da diese aufgrund einer Verfügung über die Zuweisung einer provisorischen Rente gezahlt worden waren, welche dann durch die endgültige Verfügung berichtigt wurde. Außerdem betrafen die Urteile den Einspruch des Landes gegen Mahnungen, die das NISF ausgestellt hatte, mit welchen das Institut zugab, Rentenempfängern ungerechtfertigte Beträge gezahlt zu haben, weil die Autonome Provinz Bozen in der Bescheinigung über die Liquidierung die Lohnbestandteile falsch angegeben hatte, und mit welchen dem Land als Zugehörigkeitskörperschaft der Rentner angeordnet wurde, die obgenannten Beträge samt gesetzlichen Zinsen zurückzuzahlen. 6 Obwohl es sich um Angelegenheiten handelt, zu denen sich bereits eine umfangreiche und gefestigte Rechtsprechung angesammelt hat, weisen einige Entscheidungen spezielle Merkmale auf. In einem Verfahren, in Unwiederholbarkeit des eingewendet bekräftigte hatte, dem der Beschwerdeführer ungerechtfertigt die gezahlten Sektion, dass die Betrages die plausible Überzeugung, Anrecht auf einen erhaltenen Betrag zu haben im Moment der Entgegennahme vorhanden sein muss und jedenfalls im Laufe der Wiedereinziehung, da der Schutz des guten Glaubens, der nur nach diesem Zeitraum entstanden ist, nicht festgestellt werden kann. In einem anderen Verfahren ist dem Antrag auf Unwiederholbarkeit der ungerechtfertigten Auszahlung stattgegeben worden. Die Sektion hat dem NISF das Regressrecht eingeräumt, um von der ehemaligen Zugehörigkeitsverwaltung des Beschwerdeführers die ungerechtfertigt ausgezahlten Beträge zurückzuverlangen und zwar ab dem Zeitpunkt, an dem die Rentenakte ans Fürsorgeinstitut weitergeschickt worden ist. Außerdem hat die Sektion die Übermittlung des Urteils an die Regionale Staatsanwaltschaft zur Einleitung weiterer Schritte verfügt, da aufgrund desselben für die Verwaltung ein finanzieller Schaden entsteht und sich eine mögliche Haftung seitens der Personen, die diesen bewirkt haben, ergibt. Ein anderes Urteil bestätigt, dass das Regressrecht des NISF gegenüber der Zugehörigkeitsverwaltung nicht erwächst, wenn aus einer eingehende Prüfung der von der Verwaltung selbst übermittelten Daten die korrekten Berechnungsmodalitäten für das Fürsorgeinstitut von Anbeginn klar ersichtlich gewesen wären. So wie in den vergangenen Jahren halte ich es für angebracht über einige 2015 in der Berufungsinstanz ergangene Entscheidungen zu berichten, die angefochtene Urteile unserer Sektion betrafen. Nennenswert ist insbesondere das Urteil Nr. 478 der ersten Zentralsektion, welches die erstinstanzliche Entscheidung Nr. 16/2012 bestätigt hat. Mit letzterem Urteil hatte die Rechtsprechungssektion zwei leitende Beamte des Landes freigesprochen. Der Regionalstaatsanwalt 7 hatte sie vor dieses Gericht geladen und deren Verurteilung zum Ersatz des Schadens beantragt, den sie angeblich durch die Liquidierung der Finanzlasten zugunsten von Konzessionären Beförderungsdienste zum Nachteil des Landes der öffentlichen verursacht hatten, während das Landesgesetz nur die Deckung der direkten Betriebskosten vorsehen würde. Diesbezüglich hat die Berufungsinstanz festgestellt, dass der Rechtsrahmen der EU den Konzessionären der lokalen öffentlichen Beförderungsdienste das Recht auf Ausgleich des wirtschaftlichen Schadens, der ihnen durch die Erbringung des öffentlichen Dienstes entstanden ist, einräumt. Außerdem hat das Berufungsgericht bestimmt, dass das Landesgesetz im Sinne der EU-Grundsätze zu interpretieren ist, die unmittelbar in den einzelnen Mitgliedsstaaten anwendbar sind, da diese der hierarchisch übergeordneten Rechtsquelle entspringen und somit gegenüber den eventuell abweichenden Staatsgesetzen Vorrang haben. Einhergehend mit der Tendenz zur Digitalisierung der instituti onellen Berichte und des Dokumentenflusses zwischen den Verwaltungen und den Kontrollorganen hat der Rechnungshof im Bereich der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen bereits letztes Jahr die Einführung eines Informationssystems gestartet, das der elektronischen Übermittlung der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen dient. Das System heißt SIRECO und es bringt zweifelsohne viele Vorteile mit sich: Vereinfachung der Prozeduren zur Einbringung der Rechnungen sowie Einsparungen durch den fortschreitenden Ersatz der Übermittlung, Bearbeitung und Aufbewahrung der Rechnungen in Papierform durch die neuen elektronischen Mittel. Anhand eines zweisprachigen Handbuchs wurden 2015 mittels Gemeindenverband die Gemeinden und Bezirksgemeinschaften über das System unterrichtet. Ich erhoffe mir, dass die betroffenen Körperschaften diese Initiative positiv bewerten und dass, nach einer berechtigten Einarbeitungsphase, diese neue Methode zur Erstellung des Verzeichnisses der Rechnungsführer und zur 8 Hinterlegung der Rechnungen in elektronischer Form baldmöglichst in unserem Land eine verbreitete Nutzung findet. Was die rechtsprechende Tätigkeit der Sektion im Bereich der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen anbelangt, so sind bei der Sektion im letzten Jahr einige Rechnungslegungen bezüglich Entscheidungen zu der Immobilien einer angeforderten Reihe von Gemeinden ergangen. Darin hat die Sektion festgestellt, dass die Pflicht zur Legung der Rechnung bezüglich der obgenannten Güterkategorie nicht besteht. Folglich wurden die entsprechenden Verfahren für unzulässig erklärt und die Rückgabe der Akten an die betroffenen Körperschaften verfügt. Bevor ich nun zum Abschluss komme, möchte ich darauf hinweisen, dass an dieser Sektion, sowohl im Bereich der verwaltungsrechtlichen Haftung als auch im Bereich der Pensionen, kein Arbeitsrückstand zu verzeichnen ist. Die Urteile zu den im Jahr 2015 abgeschlossenen Verfahren sind bereits hinterlegt worden. Für die am Jahresende eingegangenen und deshalb noch anhängigen Verfahren ist das Verhandlungsdatum entsprechend der gesetzlichen Fristen und der Zustellungen der Schriftstücke bereits innerhalb April dieses Jahres festgesetzt worden. In der Hoffnung, ein klares und vollständiges Gesamtbild der Tätigkeit dieser Sektion dargestellt und ihre Zeit nicht übermäßig in Anspruch genommen zu haben, bedanke ich mich bei allen Anwesenden für die entgegengebrachte Aufmerksamkeit und lade den Regionalstaatsanwalt ein, das Wort zu ergreifen. 9 Anhang – Die Tätigkeit der Rechtsprechungssektion in Zahlen Verfahren über die verwaltungsrechtliche Haftung und Rechnungslegungen Zum 1. Januar 2015 anhängige Verfahren 15 Im Laufe des Jahres eingeleitete Verfahren 25 Insgesamt 40 Mit Urteil abgeschlossene Verfahren 28 Mit Beschluss abgeschlossene Verfahren 3 Gesamtzahl abgeschlossener Verfahren 31 Zum 31. Dezember 2015 anhängige 9(*) Verfahren Verfahren im Bereich Pensionssachen Zum 1. Januar 2015 anhängige Rekurse 8 Im Laufe des Jahres eingeleitete Rekurse 9 Insgesamt 17 Mit Urteil abgeschlossene Rekurse 15 Zum 31. Dezember 2015 anhängige Rekurse 2 Mit Dekret laut Art. 2 des Gesetzes Nr. 20/1994 abgeschlossene Rechnungslegungen (*) 444 Es handelt sich überwiegend um verfahrenseinleitende Schriftstücke, die in den letzten Monaten des Jahres 2015 eingegangen sind. Aufgrund der gesetzlichen Fristen und der 10 Zustellungsbedingungen der Schriftstücke, konnten diese Fälle aus verfahrenstechnischen Gründen nicht im Laufe desselben Jahres behandelt werden. 11
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