FALCETTI E TECNOLOGIE AGRICOLE NELL’ITALIA NORDORIENTALE: IL CONTRIBUTO DELLE ANALISI TRACEOLOGICHE Niccolò MAZZUCCO & Juan Francisco GIBAJA (Grupo de Arqueología de las Dinámicas Sociales –CSIC-IMF– Barcelona, Spagna) Andrea PESSINA (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Firenze, Italia) Fig. 1 Recenti studi sul primo Neolitico dell’Occidente Mediterraneo hanno evidenziato che sin dal Neolitico Antico dovevano esistere una considerevole variabilità di tecniche per la raccolta e lavorazione dei cereali. Falci diverse per forma e funzionalità, la cui diffusione probabilmente si lega a distinte tradizioni culturali e diverse vie di diffusione dello stesso fenomeno Neolitico (Ibáñez et al. 2008). In questo lavoro prenderemo in considerazione gli elementi di falcetto dai siti di Sammardenchia (Pozzuolo del Friuli, UD) e Piancada (Palazzolo della Stella, UD) (Ferrari & Pessina 1999) (Fig. 1) avanzando un’ipotesi sulla loro funzionalità e inquadrando i risultati ottenuti all’interno di tale problematica. Fino ad ora tre principali tipi di falcetti sono stati individuati Fig. 2 B) nell’Occidente Mediterraneo durante il Neolitico Antico. A) Fal- A) cetti curvi con denti di selce immanicati diagonalmente, a formare un margine dentellato (modalità “La Marmotta”); B) Falcetti rettilinei con una o due lame immanicate parallelamente al manico (modalità “La Draga”); C) Falcetti rettilinei con una grande lama immanicata in diagonale, modalità (modalità “La Draga” o “Egolzwil” (Fig. 2) (Ibáñez et al. 2008). A seguito dell’analisi tracceologica, nei siti di Sammardenchia e Piancada un totale di 72 elementi di falcetto sono stati individuati (rispettivamente 44 e 28 elementi) (Fig. 3). Lo studio delle modalità d'immanicatura si è basato sull'analisi delle distribuzione delle tracce d'usura e sugli aspetti tessiturali e topografici delle politure da uso. In tutti i casi ove le tracce erano sufficientemente sviluppate e/o conservate, la distribuzione della cosiddetta 'patina di cereale' è risultata essere parallela al margine attivo dello strumento, suggerendo quindi una modalità d'immanicatura di tipo B. C) Fig. 3 Falcetti di questo tipo, con immanicatura parallela, sembrano rappresentare la tipologia dominante per tutto l’arco Mediterraneo nordoccidentale: l’Italia settentrionale, la Costa ligure, la Costa Azzurra, il Linguadoca-Rossiglione e la costa Catalana. Tale tipologia di falcetti si attesta per la prima volta proprio nel sito di Sammardenchia, le cui strutture più antiche sono datate tra il 6600-6500 BP. Nella costa francese e catalana simili morfologie di falcetti appaiono attorno al 6500-6100 BP. L'area peninsulare, invece, appare dominata da falcetti con immanicatura diagonale, similmente a quanto documentato nel villaggio lacustre de “La Mamotta”. I siti più antichi si trovano nell'Italia Meridionale con cronologie attorno al 71006900 BP, mentre nell'Italia centrale lame con patina di cereali con distribuzione diagonale sono conosciute in contesti datati attorno al 6400-6300 BP. Con cronologie leggermente più recenti, attorno al 6000 BP, nei siti del Gruppo del Vhò, si trovano invece contesti con entrambe le tipologie (Fig. 4). Tale scenario sembra suggerire l'esistenza di una sorta di dicotomia tra la zona peninsulare e la zona continentale, che potrebbe essere, legata a nostro avviso, a diverse vie di diffusione del Neolitico: da un lato una diffusione per via marittima, legata al mondo delle Ceramiche Impresse nell'Italia Meridionale, e dall'altro una via di diffusione dall'area Adriatica e Balcanica, esemplificata dai siti dell'Italia nordorientale, quali Sammardenchia e Piancada. In questo senso, è interessante evidenziare proprio in tali siti, i dati provenienti dall'analisi dei materiali litici e ceramici attestano contatti con le culture balcaniche – si può citare la presenza di motivi decorativi e morfologie di derivazione Danilo e Danilo e Hvar dell’Adriatico orientale nonché la presenza di ceramiche falloidi (Pessina 2006). L'ampliamento del nostro studio verso il Mediterraneo orientale in un prossimo futuro, ci permetterà di verificare se le tipologie di falcetto attestate nei siti Friulani trovano un suo corrispondente nell'area adriatica orientale e in quella balcanica. Fig. 4 Bibliografia ridotta: Ferrari, A., Pessina, A. cur. 1999. Sammardenchia - Cûeis. Contributi per la conoscenza di una comunità del primo Neolitico. Comune di Udine, Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, 41, Udine. Ibáñez, J.J., Conte I.C., Gassin B., Gibaja J.F., Gonzáles Urquijo J., Márquez B., Philibert S. & Rodriguez., A. 2008. Harvesting technology during the Neolithic in South-West Europe. In “Prehistoric Technology” 40 years later: Functional Studies and the Russian Legacy, cur. L. Longo & N. Skakun, 183-95. Oxford: B.A.R. Int. Ser. 1783 Pessina A. 2006. Nuovi dati sugli aspetti culturali del Primo Neolitico in Friuli e sui rapporti con l’Adriatico orientale, In: Pessina A., Visentini P. (a cura), Preistoria dell’Italia settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini. Atti del Convegno, Udine 23-24 settembre 2005, pp. 279-302. POSTER REALIZZATO NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA: APROXIMACIÓN A LAS PRIMERAS COMUNIDADES NEOLÍTICAS DEL NE PENINSULAR A TRAVÉS DE SUS PRÁCTICAS FUNERARIAS. MINISTERIO DE CIENCIA E INNOVACIÓN. PROGRAMA I+D (HAR2011-23149)
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