Corso di Laurea in Commercio Estero Tesi di Laurea La Golden Age olandese del secolo XVII: un' analisi del mercato dei dipinti olandesi Relatore Ch. Prof. Federico Etro Laureando Alessia Fraccaro Matricola 828053 Anno Accademico 2012/2013 1 2 Indice pag. 1.Introduzione....................................................................................................................4 2. La Golden Age olandese del secolo XVII: una panoramica, storica, economica e sociale.................................................................... ...........................................................5 2.1 Il secolo d'oro olandese: le origini storiche.................................................................5 2.2 L'economia olandese del secolo d'oro.........................................................................9 2.3 La società olandese del secolo d'oro..........................................................................13 3. L'arte olandese del XVII secolo .......... ...................................................................16 3.1 I pittori olandesi.........................................................................................................16 3.2 Il mercato dell'arte olandese......................................................................................18 3.3 Le collezioni e i collezionisti.....................................................................................23 3.4 La disposizione dei dipinti all'interno delle abitazioni olandesi................................26 4. Arte ed Aste ad Amsterdam.......................................................................................34 4.1 La Camera degli Orfani.............................................................................................34 4.2 Come le aste venivano gestite dalla Camera degli Orfani.........................................36 4.3 Il profilo dei compratori............................................................................................37 4.4 Cosa compravano e a quale prezzo?..........................................................................40 5. Conclusioni................................................................................................................44 Bibliografia......................................................................................................................46 3 1. Introduzione La tesi in oggetto mira a trattare in modo approfondito la cosiddetta “Golden Age” olandese, ossia quel periodo storico che va dal 1649 al 1784 e che va a delineare un momento particolarmente florido nella storia dei Paesi Bassi. Grazie agli sviluppi storici e alle favorevoli congiunture economiche che ne sono poi conseguite, l'Olanda poté godere di una lunga egemonia, non solo dal punto di vista commerciale ed economico, ma anche di quello delle arti figurative. Attraverso una panoramica storica, volta a spiegare le ragioni alla base del successo olandese durante il XVII secolo, e le dinamiche più prettamente sociali si arriverà infatti a considerare la pittura olandese come apice di tali fenomeni storico-culturali, prima da una prospettiva più teorica per poi svolgere un'analisi economica,fulcro di questo elaborato, riguardo al mercato dei dipinti olandesi. Analisi condotta tramite studi sugli inventari e sulle aste dell'età d'oro olandese, che fa luce sulla relazione esistente fra prezzi, variabili macroeconomiche, caratteristiche dei dipinti, dei proprietari e, nel caso delle aste, anche dei compratori. La tesi si struttura principalmente in tre capitoli, il primo dei quali vuole fornire delle coordinate storiche, economiche e sociali di quel periodo, favorendo così la comprensione dei motivi per cui l'Olanda riuscì a raggiungere tale apice. L'arte olandese sarà oggetto del secondo capitolo, il quale funge da introduzione al terzo e ultimo capitolo, incentrato sull'analisi del mercato dei dipinti olandesi ad Amsterdam durante il XVII secolo. Una delle conclusioni a cui si perverrà sarà vedere come dalla seconda metà del '600, i prezzi subiranno un calo dovuto in gran parte ad un aumento sensibile nella domanda di dipinti da parte della classe media, che,se all'inizio del secolo aveva causato l'aumento tali prezzi, successivamente ha favorito l'entrata nel mercato di altri pittori, rafforzando la competizione tra di loro e rendendo l'accesso a questi beni di lusso non più cosi esclusivo come lo era stato in precedenza. 4 2. La Golden Age olandese del secolo XVII : una panoramica storica, economica e sociale. Per poter effettuare un'analisi approfondita del contesto in cui la mia trattazione opera, è sicuramente necessario dare delle coordinate spazio-temporali riguardo al periodo preso in esame. Quando si parla di “Secolo d'oro” olandese si intende un periodo nella storia dei Paesi Bassi che corrisponde più o meno al XVII secolo, durante il quale il commercio, le arti e le scienze furono tra le più prosperose nell'Europa moderna. Ma come fu possibile che un così piccolo stato riuscì a diventare una tra le più grandi potenze economiche di quel secolo? Le ragioni vanno innanzitutto ricercate sia nella posizione geografica strategica dell'Olanda, sia nella sua storia. I Paesi bassi, situati di fronte all'Inghilterra e serrati tra la Germania e la Francia settentrionale erano infatti collocati su tre specchi di mare, la Waddenzee, la Zuiderzee e il Mare del Nord e sugli estuari di tre grandi fiumi: il Reno, la Mosa e la Schelda. Non dovrebbe perciò destare meraviglia il fatto che fossero predestinati a divenire una terra di navigatori, pescatori e contadini. Ma una terra di mercanti e navigatori significa anche una terra di vita cittadina: già nel XV secolo l'Olanda divenne un paese ricco di città e mano a mano che l'industria e il commercio si andavano sviluppando sempre più fino a diventare le fonti principali di ricchezza della nazione, tutta la civiltà cominciò ad assumere un carattere spiccatamente urbano. Anche la storia dell'Olanda, che conobbe il suo periodo più prospero durante la Repubblica delle Sette Province Unite, risulta essere un punto fondamentale per comprendere in modo completo la sua ascesa a potenza economica. 2.1 Il secolo d'oro olandese: le origini storiche Dopo l'impero di Carlo Magno, il quale era riuscito ad unire i Paesi Bassi sotto il suo dominio, questi si frammentarono in contee e diocesi appartenenti al Ducato di Borgogna. In seguito alla morte del duca Carlo il Temerario nel 1477, l'area dei Paesi Bassi venne a trovarsi interamente sotto la dominazione degli Asburgo. E fu proprio in quest'area che nacque nel 1500 il futuro imperatore, Carlo V, il quale alla giovane età di 15 anni si ritrovò a governare un impero dalla dimensioni planetarie: da suo padre, Filippo il 5 Giusto, ereditò i territori dei ducati di Borgogna e di Asburgo, da sua madre i regni spagnoli della Castiglia, compresi i possedimenti nelle Americhe, e di Aragona. Quando nel 1555 Carlo V abdicò, lasciò l'area dei Paesi Bassi a suo figlio Filippo II di Spagna. Mentre il primo aveva cercato durante il suo dominio di conciliare le richieste della nobiltà e della popolazione con la politica di centralizzazione amministrativa voluta dalla Spagna, che urtava contro la tradizionale autonomia di governo in vigore in quelle aree fin dal Medioevo, Filippo si attenne alle direttive di Madrid, in modo da costituire un governo dei Paesi Bassi fedele alla Spagna. In quest'ottica egli pose diversi membri dell'alta nobiltà locale all'interno dell'organo principale di governo della regione, gli Stati Generali, e nominò a capo di questi il suo confidente Gravelle e la sorellastra Margherita d'Austria. Ma ben presto le aspettative di una nazione filospagnola si infransero: le richieste da parte della popolazione di una politica fiscale più leggera e di tolleranza verso i gruppi protestanti diventavano sempre più pressanti, tanto che la situazione degenerò nel 1566 quando scoppiarono una serie di rivolte nelle principali città calviniste. Di fronte a tali accadimenti Filippo decise di inviare a a capo di 10.000 soldati spagnoli il Duca D'Alba, per sedare le sommosse. Fu a questo punto che entrò in scena il principe Guglielmo d'Orange, uno tra i principali membri dell'opposizione al governo spagnolo all'interno degli Stati Generali, il quale rispose agli attacchi del Duca d'Alba, mettendosi a capo di una grande armata. Nonostante egli riuscì ad ottenere numerose vittorie, la campagna nel complesso si dimostrò fallimentare: rimanendo a corto di fondi, le sue truppe, non pagate,si dispersero. Un'importante svolta si ebbe nel 1572, a seguito del rifiuto della regina Elisabetta I d'Inghilterra a supportare i corsari olandesi in lotta contro l'impero spagnolo tramite l'utilizzo, da parte di questi, di porti inglesi come basi strategiche. I rivoltosi decisero quindi di occupare come base permanente la costa dei Paesi Bassi: tale episodio venne accolto dalla popolazione come segnale per proseguire la lotta contro la dominazione spagnola. Rivolta che ora vedeva schierati da una parte Alessandro Farnese, nuovo governatore dei Paesi Bassi nonché sostituto del Duca d'Alba e Guglielmo d'Orange dall'altra. Il duca riuscì a sfruttare abilmente le spaccature esistenti tra le province meridionali di maggioranza cattoliche e quelle settentrionali in prevalenza protestanti, facendo riunire sotto il controllo spagnolo le prime, tramite la firma dell'Unione di Arras nel 1579. 6 Da parte sua, Guglielmo d'Orange, timoroso di una riscossa spagnola, promosse la formazione di un legame più stretto tra le province ribelli tramite la firma dell'Unione di Utrecht nel 1579, segnando cosi' la prima spaccatura tra le due regioni. Nel 1581 tale divisone divenne ancora più netta, quando gli Stati Generali decisero di firmare l'Atto di Abiura, con cui si scioglieva definitivamente ogni legame con Filippo II di Spagna. Le sette province che aderirono all'Unione di Utrecht (Olanda, Zelanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia e Groninga) non costituivano una nazione separata dalle altre da confini naturali: la frontiere tra i “ribelli” e i territori occupati dagli Spagnoli non corrispondevano originariamente ad alcuna divisione nazionale, religiosa, sociale, storica o linguistica. In un' epoca in cui si credeva che l'unità religiosa e quella politica andassero di pari passo, le province del nord contenevano in egual misura sia protestanti che cattolici. L'Unione stessa era un'alleanza militare di sette province differenti con diversi interessi e forti predisposizioni separatiste. Fu essenzialmente una reazione di difesa contro l'oppressione spagnola, non il risultato di un sentimento nazionale olandese, che già precedentemente esisteva. Lo stesso Guglielmo d'Orange era riluttante riguardo ad una definitiva spaccatura tra il nord e il sud dei Paesi Bassi, egli al contrario aspirava alla loro unità. Nella decade successiva al 1579 esse cercarono un sostegno sia da parte della Francia, riconoscendo il Duca di Anjou come loro protettore, sia da parte della vicina Inghilterra, offrendo alla regina Elisabetta la sovranità delle Province Unite. Nei primi anni '80, il nuovo governatore spagnolo di Brussels, il Duca di Parma, era riuscito ad ottenere, tramite una combinazione di abilità politiche e militari, numerosi successi in battaglia, riconquistando gran parte dei territori del Sud per conto di Filippo II. Vittorie che culminarono con la conquista di Antwerp nel 1585, dopo un assedio durato circa un anno. Gli Olandesi, d'altra parte, stavano pagando le conseguenze per la perdita di Guglielmo d'Orange,assassinato nel 1584, un uomo le cui qualità di leader politico erano state riconosciute persino da Filippo, che aveva messo una taglia sulla sua testa. Gli Olandesi riuscirono in parte a riprendersi con i loro sforzi, sfruttando la posizione ormai consolidata di potenza navale, e in parte grazie a una congiuntura di circostanze a loro favorevoli. Il grande numero di città murate e di percorsi d'acqua che intersecavano il Nord fece in modo che le formidabili armate del Duca di Parma non sconfissero così facilmente gli avversari , come era successo in precedenza. Inoltre, prima il conflitto tra 7 Inghilterra e l'Invincibile Armata, poi la missione in Francia tra il 1590 e il 1592 in aiuto alla Lega Cattolica, portarono Filippo alla bancarotta. Nel frattempo gli Olandesi avevano fatto buon uso della loro ripresa. La forte determinazione a sopravvivere avevano avuto la meglio sulle faide interne,causate dal poco spirito di unità che univa i reggenti delle province. Ma dal 1590 questi furono in grado di prendere in mano la situazione, mantenendosi fermi contro il pericolo spagnolo ed ottenendo un controllo stabile sulle loro città e sugli Stati Generali. La persona che si rese responsabile di ciò fu Jan van Oldenbarnevelt, landsadvocat statista di formazione europea, capace di riconciliare le richieste delle autorità centrali con quelle delle province, che chiedevano più autonomia. Nello stesso periodo il secondogenito di Guglielmo d'Orange, Maurizio di Orange- Nassau, diventato stadhouder di cinque delle sette province, e suo cugino Guglielmo Luigi di NassauDillenburg, stadhouder della Frisia e Groninga, si fecero promotori di metodi più scientifici di combattimento e costruzione di fortezze, creando le condizioni necessarie a un vantaggio competitivo olandese. Nel 1609 gli Spagnoli erano ormai pronti a firmare la tregua dei Dodici Anni con le province del Nord,successo non privo di dispute a riguardo: da un lato Oldenbarnevelt era convinto che la guerra fosse l'unico legame tra le province, dall'altra un misto di fervore calvinista contro il Papato e di un desiderio di vittoria crearono scontento tra molti. Nel 1625 a Maurizio di Navarra succedette Federico Enrico d'Orange, che riuscì a combattere con esiti positivi i tentativi di riconquista delle province del Nord da parte della Spagna, dopo la tregua del 1609. Ormai si poteva dirsi consolidata una nazionalità olandese, che venne ufficialmente riconosciuta nel 1648 con il trattato di Muenster. Un trattato che creò non poche dispute riguardo alla riduzione delle truppe che erano state concordate: scontro che vide al centro Amsterdam in opposizione a Guglielmo II, succeduto al padre nel 1647, e che degenerò nel 1650 quando egli organizzò una rappresaglia armata contro la città e l'imprigionamento dei principali oppositori nel castello di Loevestein. La crisi venne risolta dalla sua morte improvvisa per morbillo avvenuta nello stesso anno. Lo seguirono in ordine di successione prima Johan de Witt, che governò dal 1653 al 1672, in vece del figlio troppo giovane di Guglielmo II poi quest'ultimo sotto il nome di Guglielmo III d'Orange. De Witt era il figlio di un reggente ( che era stato imprigionato da Guglielmo II nel castello di Loevestein nel 1650); era stato cresciuto in prospettiva di una carriera 8 all'interno della pubblica amministrazione, era un matematico non particolarmente interessato alla ricchezza e poco predisposto alla pubblica esposizione. Guglielmo III, al contrario, non si dimenticò mai del suo essere un membro reale e le sue principali aspirazioni erano rivolte alla scena europea più che alle terre oltreoceano, su cui de Witt e i suoi sostenitori avevano invece posato gli occhi. In politica estera, comunque, la linea di entrambi era essenzialmente di tipo difensivo: non erano interessati ad annessioni territoriali. Entrambi riconobbero che la natura e i bisogni degli Olandesi differivano da quelli delle monarchie continentali, i cui governanti desideravano prima di tutto espandere i loro territori. Le flotte e le armate della Repubblica potevano essere usate solamente per preservare la libertà così difficilmente guadagnata nelle acque europee e per garantirsi la sicurezza dal pericolo d'invasione. Ciò significò innanzitutto mantenere una vigilanza costante su entrambi i lati del paese che si affacciavano sul Mar Baltico, assicurandosi che questi non cadessero nelle mani di una singola potenza, forte abbastanza da interferire con tutte le altre rotte commerciali. Le battaglie navali dovevano venire evitate il più possibile, in modo da eliminare il rischio che il nemico straniero interferisse con il delicato sistema di linee commerciali olandese. Le tre guerre contro l'Inghilterra (1652-54, 1665-67, 1672-74) furono tutte mal accettate dagli Olandesi; fortunatamente però si conclusero senza particolari concessioni da parte loro. In quegli stessi anni si trovarono ad affrontare un altro nemico: la Francia, con cui i rapporti erano andati peggiorando dopo i tentativi di Luigi XIV di allargare i suoi domini. Pericolo che sfociò in tre guerre (1672-78, 1689-97,1702-1713), conclusesi con il trattato di Utrecht, che assicurò per lungo tempo la Repubblica da altre possibili invasioni francesi. 2.2 L'economia olandese del secolo d'oro Ancora oggi affascina l'idea che una piccola nazione con meno di due milioni di abitanti e senza particolari risorse naturali sia potuta diventare una potenza economica a livello mondiale. Gli osservatori dell'epoca cercarono di spiegare tale fenomeno affermando che uno dei motivi principali fu rappresentato dal fatto che i Paesi Bassi fossero un paese densamente popolato e ciò fece in modo che la popolazione fosse indotta ad organizzare in maniera sempre più efficace l'economia della nazione. 9 1500 1550 1600 1650 1750 1795 0.9-1 1.2-1.3 1.4- 1.6 1.85-1.95 1.85-1.95 2.078 Tabella 1: Popolazione dei Paesi Bassi ( in milioni) 1500-1795 Essa poteva già dirsi strutturata secondo i tre settori tipici di un'economia contemporanea: settore primario, secondario e terziario. L'agricoltura e la pesca costituivano principalmente il settore primario: la prima poté fare affidamento su tecniche all'avanguardia, grazie alle quali i livelli di produzione incrementarono in modo da essere in linea con la domanda di mercato. Inoltre l'importazione del grano a basso costo dalle regioni baltiche riuscì a mantenere i prezzi bassi, evitando in questo modo gli alti costi in termini di tempo e denaro che si sarebbero avuti producendolo da sé. Un fattore che determinò un' ulteriore modernizzazione nell'agricoltura fu l'orticultura. Nel XVI secolo la frutta e la verdura venivano coltivate solamente all'interno dei giardini appartenenti alle classi nobili. Ma quando l'orticoltura divenne a tutti gli effetti un settore agricolo a sé stante, interi villaggi cominciarono a specializzarsi in questo campo. Il raccolto veniva poi trasportato per via fluviale fino alle città, dove il consumo di ortaggi e frutta non fu più ristretto ai soli ricchi, ma diventò accessibile a gran parte della popolazione. Mentre la domanda di prodotti agricoli sia da parte dei consumatori che dell'industria cresceva, la terra coltivabile diventava sempre più preziosa e si cercava perciò di lavorare più intensamente quella disponibile. I contadini, per cercare di incrementare la produzione , cominciarono a fare un uso massiccio della tecnica di rotazione delle colture e ad utilizzare il concime animale regolarmente, al posto di terminare il processo di fertilizzazione del suolo per via indiretta tramite il pascolo di bestiame. Uno dei maggiori risultati che l'agricoltura olandese riuscì ad ottenere, grazie al suo alto livello di modernizzazione e specializzazione, fu che solamente una piccola porzione di popolazione era effettivamente impiegata nel settore primario, circa il 30%. Ciò permise alla restante parte di dedicarsi in maniera fruttuosa al settore industriale e dei servizi. La pesca di arringhe era di certo parte del settore primario in quanto utilizzava le risorse del mare, ma può essere vista anche come parte del settore secondario, poiché 10 richiedeva altresì un processo industriale per il mantenimento del pesce: il pescato veniva infatti conservato nel sale all'interno di botti di legno e veniva poi esportato negli altri paesi. Il più importante mercato per la pesca di arringhe si rivelò essere quello della regione baltiche, dove gli Olandesi costituirono a tutti gli effetti un monopolio. Altri paesi che importavano dai Paesi Bassi furono la Germania, la valle del Reno e la Normandia, nonostante quest'ultima avesse i propri pescatori. Il fattore decisivo che contribuì al successo dei pescatori olandesi fu il poter vendere a minor prezzo il pescato, senza però risparmiare sulla qualità del pesce, grazie alla tecnologia avanzata in loro possesso. Essi furono in grado di conservare il pesce a bordo delle barche, senza dover necessariamente tornare a terra: le bussen erano infatti speciali imbarcazioni designate apposta per la pesca di arringhe e poiché permisero agli Olandesi di spingersi oltre la costa, fino alle lontane zone di pesca della Scozia, Islanda e delle isole Shetland diedero un notevole vantaggio rispetto alla concorrenza. La pesca, la conservazione e la vendita delle arringhe venivano infine supervisionate dal College van Commissarissen van de Groote Visscherij, un organo che di fatto si comportava come un cartello, stabilendo le quote e i prezzi di mercato. Durante la seconda metà del XVII secolo, una volta che la concorrenza degli altri paesi europei cominciò a ricevere sussidi statali per poter colmare il dislivello tecnologico nelle tecniche di pesca, i costi iniziarono a scendere, mentre per gli Olandesi diventava sempre più onerosa tale attività. Nonostante essi cercarono di mantenere i prezzi delle arringhe forzatamente alti, ciò si risolse unicamente in una riduzione della loro quota di mercato. L'industria tessile giocò un ruolo fondamentale all'interno dell'economia olandese a partire dall'inizio del XVII secolo: si rivelò essere molto redditizia grazie alla fabbricazione di nieuwe draperies, ossia di un nuovo drappeggio, un tessuto molto leggero. Ma già dalla seconda metà del secolo i produttori di questo particolare tessuto persero terreno, a causa della concorrenza inglese, la quale riusciva a produrne di qualità superiore e in quantità maggiori. L'industria tessile olandese fu però comunque capace di riaffermarsi nuovamente sul mercato, grazie alla produzione del costoso cammellotto e di indumenti di lana ricavati dal oude draperie, ossia dal vecchio drappeggio più pesante. In questo modo i produttori poterono focalizzarsi sul soddisfacimento della domanda di tessuti di alta qualità, mentre il mercato dei tessuti prodotti in serie a basso costo venne lasciato all'Inghilterra. Dalla fine del XVII secolo, il settore terziario divenne il più importante e redditizio in 11 termini di ricchezza per il paese. Esso comprendeva i trasporti, il commercio e la finanza: la cooperazione esistente fra questi tre campi portò alla supremazia dei Paesi Bassi nel commercio internazionale, e Amsterdam divenne la capitale commerciale e finanziaria più importante d'Europa. Le barche olandesi raccoglievano i prodotti dalle regioni dove essi venivano coltivati o prodotti, e rifornivano i mercati laddove vi era domanda per tali beni. Oltre ad essere delle imbarcazioni affidabili, pulite e ben comandate, erano caratterizzate da bassi costi di trasporto grazie all'introduzione della multiproprietà, tecnica che permetteva di distribuire in maniera equa tra i vari proprietari le responsabilità derivanti dal loro possesso. Questo metodo incoraggiò l'investimento nei trasporti da parte della classe media e ciò significò un ulteriore vantaggio di costo decisivo per la flotta mercantile olandese, a tal punto che il suo costo non solo era più basso delle città anseatiche, ma anche rispetto alla più vicina rivale inglese. Il commercio con l'estero era basato su collegamenti ben stabili tra il nord e l'ovest dell'Europa, in un'area che andava da Gibilterra fino a Bergen e al Golfo di Finlandia. In aggiunta a ciò i Paesi Bassi poterono approfittare dei collegamenti commerciali tra l'Inghilterra e le sue colonie nelle Indie Occidentali e nel Nord America, in quanto la loro rivale non disponeva di sufficienti navi da trasporto e di equipaggio. In particolar modo, il commercio con l'India risultò essere strettamente connesso con la fondazione nel 1621 della West-Indische Compagnie (WIC), ossia la Compagnia olandese delle Indie occidentali, il cui scopo principale fu regolare la competizione tra le altre compagnie olandesi che operavano in quell'area. Anche il settore finanziario contribuì in maniera significativa al successo del commercio olandese, dal momento in cui erano gli stessi mercanti che provvedevano al capitale da investire nella flotta marittima. In aggiunta a ciò vi fu la fondazione nel 1609 della Wisselbank ad Amsterdam, che si affermò come la banca pubblica più importante d'Europa. Essa poteva accettare ogni tipo di deposito in qualsiasi moneta, assicurandosi in questo modo il monopolio del cambio della città :tutte le lettere di cambio pagabili sulla “piazza” di Amsterdam dovevano essere “girate” sui registri della Wisselbank. Un'altra funzione fondamentale che assolse fu in relazione al commercio dei metalli preziosi: dal 1683 ai clienti fu permesso di depositare in banca metalli preziosi e la corrispondente somma in denaro veniva accreditata sui loro conti. Veniva poi data loro una ricevuta per i metalli depositati, che poteva essere utilizzata per saldare debiti con altri clienti. 12 La figura di Amsterdam come nuova capitale finanziaria fu determinata anche dalla presenza di numerose istituzioni bancarie private, ancora connesse al settore mercantile: i banchieri-mercanti potevano accettare crediti ed emettere buoni del tesoro per finanziare il debito pubblico statale, seppur vi fosse una vasta disponibilità di capitale dimostrata dai bassi tassi che tali strumenti finanziari offrivano. Possedere delle quote all'epoca era un fenomeno molto diffuso a tutti i livelli della società. La Tulpomanie o Bolla dei Tulipani che scoppiò attorno al 1630 non fu che una conferma di ciò:la gente non aveva paura di assumersi dei rischi e di speculare su beni indifferenziati. Illustrazione 1: Hendrik Cornelisz. Vroom, Hollandse schepen in de Sont, 1614, Gemaeldegalerie Berlin 2.3 La società olandese del Secolo d'Oro Il cambiamento da una società aristocratica a una borghese che ebbe luogo nei Paesi bassi nel XVII secolo, fu un avvenimento unico nel suo genere, poiché la società olandese era in prevalenza dominata da un' élite urbana sofisticata. Gli Olandesi iniziarono a non definire più il loro status sociale attraverso i privilegi concessi loro dalla nascita, ma attraverso il prestigio acquisito di mercanti di successo. Mentre nelle altre nazioni europee l'aristocrazia rappresentava la classe dirigente privilegiata , nei Paesi Bassi un secolo e mezzo di continue faide e di un crescente tasso di mortalità sopra la media fra gli aristocratici aveva drasticamente ridotto il loro numero. Già nel XVI secolo vi furono rimaste solamente dodici famiglie nobili, che possedevano meno del dieci per cento della terra coltivabile. Anche la Chiesa giocava ormai un ruolo secondario: a partire dal 1590 i terreni appartenenti ai monasteri vennero confiscati dalle province protestanti unificatesi sotto 13 la Repubblica e amministrati in modo da poter usare le loro entrate per finanziare le scuole dei villaggi, le università di recente fondazione, gli ospedali e gli orfanotrofi. L'incremento di terreno a disposizione delle città fu un fatto particolarmente significativo: se originariamente le città si erano espanse nella campagna circostante gli agglomerati urbani, nel corso del XVII secolo sempre più capitale proveniente dalla classe medio-borghese veniva investito nelle aree rurali del paese, in modo da supportare i progetti di riqualificazione dei terreni. Spesso la popolazione urbana collaborava a questi progetti con i contadini, i quali costituirono il gruppo più significativamente affetto da questa espansione dinamica della società rurale. L'economia agricola era fermamente basata sul diritto di proprietà. Nella sola provincia dell'Olanda, ad esempio, i contadini possedevano circa il 40% dei terreni. Potevano usarli come meglio credevano, senza essere sottoposti a pressioni da parte dei signori del maniero, e ciò permise l'introduzione di un tipo di agricoltura più intensiva. Più questa diventava sempre più specializzata, più si andava a creare un sistema sofisticato di divisione del lavoro, in aggiunta alla differenziazione sociale tra la popolazione rurale. I contadini iniziarono ad assumere altri lavoratori per le mansioni più faticose, in modo da tenere quelli già specializzati per attività più redditizie. Come conseguenza la tradizionale classe agricola si divise in due: una costituita da ricchi contadini e l'altra da sola manodopera. Grazie agli alti salari, lavorare la terra era considerato comunque una proposta molto allettante: un manovale giornaliero poteva arrivare a guadagnare venti stuivers, lo stesso salario percepito da un artigiano. Attraverso un modello sociale approssimativo stilato da Renier (1948) è possibile delineare la struttura sociale della classe urbana, composta da aristocratici, borghesia, classe media e ceto basso. Struttura che fu poi integrata dall'analisi redatta da Roorda (1961), il quale suddivise la società in cinque classi ben distinte: 1. I patrizi – reggenti, ricchi mercanti e produttori 2. L'alta borghesia – commercianti e accademici 3. La classe media – artigiani specializzati 4. Il ceto basso – manovali e servitori 5. Grauw – la massa popolare emarginata Ma com'era la vita per questi gruppi sociali differenti? A causa delle scarse fonti affidabili, si possiedono più informazioni su alcune classi rispetto ad altre. Ad esempio la classe dei patrizi è ben documentata: a partire dal XVII secolo questo piccolo gruppo 14 di circa 2000 persone si era evoluto in un'élite esclusiva, che occupava i posti più alti all'interno degli uffici statali e municipali. Tali uffici venivano affidati tramite contratti ( contracten van correspondentie), che le famiglie concludevano tra di loro, in modo da evitare dispute. Nonostante molti uffici venissero ereditati da alcune famiglie, la classe reggente non era totalmente chiusa rispetto agli altri ceti sociali, era comunque possibile entrare in quella cerchia ristretta se si godeva di un certo livello di benessere. Questo era commisurato alle entrate di ciascuno, che potevano provenire da diverse fonti: prendendo nuovamente le famiglie dei patrizi a esempio, esse potevano beneficiare del denaro derivante dallo svolgimento dei loro compiti ufficiali, ma anche dal commercio e dai loro investimenti di capitale In questo contesto risulta importante sottolineare come anche i salari dei normali lavoratori risultassero tra i più alti in Europa e ciò fu sicuramente un fattore determinante per l'immigrazione di massa verso le principali città del paese come Amsterdam. Sembrerebbe quindi paradossale far notare che, nonostante il mercato del lavoro nei Paesi Bassi fosse allettante per i lavoratori stranieri, ci fosse una fetta di popolazione appartenente al ceto basso che risultava essere ad un passo dalla disoccupazione e dal diventare parte della cosiddetta grauw, ossia gli emarginati della società. Giustamente si sarebbe portati a pensare che tale situazione non potesse che peggiorare durante questo periodo, ma non fu così. Infatti è già stato dimostrato che il potere d'acquisto dei salariati aumentò lungo tutto il XVII secolo, come anche il reddito pro capite. La sua crescita fu calcolata dal matematico e statistico Gregory King, che stimò il valore del reddito pro capite nel 1695 attorno ai 100 gulden, corrispondenti a circa 8 sterline. Il raggiungimento di uno status sociale più alto era basato soprattutto sul denaro, che poteva essere accumulato anche brevemente in termini di tempo. Altrettanto vero è che l'apice della scalata sociale veniva raggiunto sposando un membro di una famiglia appartenente ad un ceto più elevato. Se ciò non era possibile a causa della scarsa disponibilità economica per provvedere ad una dote, per le classi più basse le uniche strade percorribili erano la marina, lavorare oltremare o la carriera artistica. La maggioranza degli officiali navali proveniva dai ceti più bassi, a prova del fatto che anche il più umile dei marinai poteva fare carriera se si dimostrava un abile uomo di mare. Lo stesso discorso può venire fatto per gli artisti: nel momento in cui si rivelavano dotati nel loro lavoro, venivano finanziati e presto potevano godere degli stessi privilegi concessi ai loro clienti aristocratici. 15 3.L'arte olandese del XVII secolo Uno degli aspetti più importanti, se si parla del Secolo d'Oro olandese, fu sicuramente la rinascita delle arti figurative, che assieme alle scienze e all'economia conobbero un periodo di massima prosperità. Si andò a diffondere una pittura che , come afferma Huizinga (1967), “non faceva più pale d'altare e affreschi e si era specializzata nel quadro vero e proprio, destinato ad ornare municipi, ospizi o abitazioni private. Una pittura che abbia questa funzione nella società non richiede, oltre al gusto per l'aspetto esteriore delle cose e al mestiere, nient'altro che un gran numero di amatori d'arte, vale a dire una buona richiesta. (…) La pittura trovò la sua ragion d'essere nella ricchezza e nella gioia di vivere della grassa borghesia; in quegli ambienti trovò ispirazione, protezione e ordinazioni. Non ebbe il favore di grandi mecenati, ma quello di un numero illimitato di amatori d'arte. (…) A poco a poco, con l'incessante sviluppo della domanda e dell'offerta di quadri, dal semplice possesso familiare nacque la collezione, il gabinetto, non solo nelle case dei ricchissimi, ma anche in quelle di molti benestanti.” Ciò che risulta interessante in questo contesto e che rappresenta il punto centrale della mia tesi è l'analisi del mercato dell'arte di quell'epoca che introdurrò attraverso un primo accenno al background sociale dei pittori e al funzionamento del mercato dell'arte olandese. A ciò seguirà una trattazione più dettagliata, che farà riferimento principalmente alla città di Amsterdam. 3.1 I pittori olandesi Grazie ad uno studio accurato sugli artisti e artigiani che vissero a Delft, effettuato da Montias (1982), è possibile ricostruire un' adeguata e completa rappresentazione di questa classe. Ciò che va prima di tutto sottolineato è che, come accennava già all'epoca Van Mander (1604), “vi sono generalmente due cose o mete per cui gli uomini vengono mossi e indirizzati a imparare e praticare l'arte: l'onore e il profitto.” Difatti, come si dirà più avanti, sostenere economicamente un futuro pittore risultava essere molto dispendioso; d'altra parte si attendeva in futuro che tale investimento portasse a un ritorno in termini di denaro. Il testo di Van Mander propone qualche esempio in questa prospettiva: William Key, pittore di Breda di fine '500, ritrasse il cardinale Granvelle nei suoi abiti cardinalizi, per cui ricevette quaranta gulden, a dimostrazione che il mestiere di pittore era notevolmente fruttuoso; Marten Hemskerck dipinse un'opera commissionata da Jacob Ravaert, suo discepolo, nonché amatore d'arte del suo tempo, il 16 quale, si dice, che come pagamento si mise a sborsare dinanzi a Hemskerck una quantità stupefacente d'oro finché l'artista non ebbe esclamato “Basta”. La carriera di un pittore era principalmente regolata dell'Arte di San Luca, una corporazione formata da soli artisti. La maggior parte di questi provenivano dalla provincia dell'Olanda: Amsterdam,Rotterdam, Haarlem, Leiden, Delft e Utrecht. Un pittore non era costretto a rimanere nella città in cui era cresciuto o in cui aveva ricevuto la formazione artistica; i pittori che ebbero più successo ritennero che le loro città natali fossero troppo limitate e perciò si trasferirono ad Amsterdam, dove il mercato era più grande e offriva loro maggiori possibilità. La loro origine sociale risulta ancora più interessante del luogo di nascita: infatti i pittori olandesi provenivano per la maggior parte dai ceti sociali più bassi , e molto di più si può scoprire se si guarda alla professione dei loro padri. Per esempio, 26 dei 67 artisti di Delft, che erano iscritti all'Arte di San Luca tra il 1613 e il 1679, erano figli di pittori, di mercanti d'arte, di incisori, mastri vetrai, i quali facevano già parte dell'associazione. Il fatto che i padri o i protettori non rappresentassero la parte più povera della società, è prova di come la professione di pittore richiedesse una certa quantità di denaro per poter essere intrapresa. I dettagli dei costi e il tipo di educazione e formazione che gli artisti ricevevano durante il loro apprendistato di sei anni possono essere ritrovati nei contratti di tirocinio conclusi tra il maestro e il padre del discepolo. Ciò che si evince dalla loro lettura è che più l'insegnante godeva di una certa fame più il prezzo saliva, nonostante la durata dell'apprendistato rimanesse la stessa tra un contratto e l'altro. Altri fattori che potevano influenzare sensibilmente la spesa per un tirocinio erano l'età dell'allievo e se vi fossero inclusi il vitto e l'alloggio. Qualora il maestro si appropriasse dei diritti sulle opere del giovane, il prezzo si poteva abbassare e questo era il motivo per cui all'artista non era permesso firmare le sue opere. Nonostante le differenza di costi che vi potevano essere tra un tipo di contratto e l'altro, i genitori dovevano essere preparati a sostenere economicamente per lungo tempo il figlio e a guadagnarsi da vivere senza un possibile aiuto finanziario da parte di questo per tutta la durata minima dell'apprendistato. Le lezioni consistevano praticamente nel copiare le opere del maestro e comparare il proprio lavoro con quello “originale”. La specialità del maestro, che fosse vita morta, pittura di genere,o paesaggi marini, avrebbe poi influenzato la scelta futura dei soggetti da parte del giovane artista. La corporazione di San Luca svolgeva un controllo superficiale sulla qualità dell'educazione impartita ad ogni singolo allievo in quanto era opinione diffusa che fosse molto tradizionale e seguisse una prassi standard per tutti: 17 durante il primo anno ci si concentrava sul lavoro manuale e sull'acquisizione di certe tecniche di base associate alla pittura, poi si procedeva alla lezioni di disegno. Solamente dopo questa prima fase iniziale si proseguiva con la copia delle opere del maestro. Quando questo poteva dirsi soddisfatto dell'operato, l'apprendistato veniva considerato terminato e il giovane pittore era libero di firmare e vendere le proprie opere e diventare un maestro all'interno della corporazione. Illustrazione 2: Jan de Bray, The Eldermen of the Haarlem Guild of Saint Luke, 1675, Amsterdam Rijksmuseum 3.2 Il mercato dell'arte olandese Durante il diciassettesimo secolo, la commercializzazione aveva avuto effetti su larga scala, non solo sulla vita economica olandese, ma , per la prima volta in Europa, anche sull'arte in quanto le forze di mercato si rivelarono un impulso più forte e significativo del mecenatismo, che fino ad allora aveva dominato in quel campo. La maggior parte degli artisti lavorava per un mercato anonimo, che loro fornivano sia direttamente sia tramite i commercianti d'arte. Ciò comunque non significa che il mecenatismo “alla vecchia maniera” sparì completamente, i pittori di ritratti dipendevano ancora dalle commissioni che venivano loro affidate. Tradizionalmente , la Chiesa era stata fino ad allora la figura più importante tra la 18 committenza dell'epoca, ma seguendo l'iconoclastia calvinista dal 1560, questa non ricoprì più quel ruolo nelle province olandesi del Nord. I dipinti e le statue che erano riuscite a sopravvivere all'attacco iconoclastico furono rimosse dalle chiese Riformate, e l'unico elemento decorativo che rimase fu l'organo. La Casa degli Orange, se comparata alle altre dinastie di reggenti europei, risultava essere un modesto committente d'arte, specialmente per i pittori olandesi che raramente ricevevano commissioni da parte loro. Essi ricevano molto più supporto dalle varie città e dai governi provinciali; tale supporto si traduceva spesso nel compito di decorare monumenti, in particolar modo i municipi, e qualche volta per omaggiare personalità importanti o diplomati stranieri. Bisogna però specificare come, sebbene le commissioni da parte delle pubbliche istituzioni fossero maggiori di quelle della corte reale, la gran parte dei pittori si dovette per lo più adattare a lavorare per un mercato anonimo,potendo contare su diversi modi di vendita delle loro opere. Ciò che aiutò soprattutto lo sviluppo di nuove tecniche di vendita fu l'Arte di San Luca, la quale in seguito all'avvento di vendite di dipinti non autorizzate, cercò di impedirne la diffusione introducendo nuove regole al loro statuto, in modo da preservare il loro ruolo primario nelle vendite dei dipinti. Come conseguenza vennero ideate nuove strategie di vendita per aggirare i regolamenti della corporazione. Va innanzitutto menzionata la pratica di dichiarare bancarotta: con l'aiuto di un cittadino, il quale si impegnava a richiedere alla corporazione l'autorizzazione di una vendita esecutiva sui suoi beni dichiarando di essere insolvente nei confronti dei suoi creditori, il pittore poteva vendere i suoi quadri con il pretesto che questi appartenevano alle proprietà del debitore. Questa tattica divenne molto diffusa durante il secolo XVII, come dimostra lo statuto della Corporazione dell'Aia fondata nel 1656, dove viene esplicitamente affermato che alcune persone accumulavano deliberatamente debiti fittizi per poter poi mettere in atto delle vendite pubbliche di dipinti per soddisfare i loro creditori. Il riferimento esplicito a questo fenomeno all'interno del documento suggerisce che fosse un tipo di frode ricorrente. Lo statuto proibì tale comportamento fraudolento e affermò che , qualora venisse scoperto, tutte le opere d'arte e i profitti derivanti dalla loro vendita potevano venire confiscati dalla corporazione. Gli artisti potevano vendere le loro opere direttamente ai clienti che visitavano i loro studi; tale metodo però risulta poco documentato in quanto i pittori non erano soliti tenere un libro dei conti o se lo facevano lo aggiornavano saltuariamente. Inoltre molte volte i dipinti venivano usati come mezzo di scambio per pagare debiti o altre merci e 19 quindi le transazioni non avevano un corrispondente monetario. Un altro metodo che veniva utilizzato per la vendita era tramite mostre ed esibizioni organizzate dalla corporazione di San Luca: nonostante questa proibì dal 1617 la vendita di quadri da parte di stranieri che non fossero stati dipinti all'interno delle Province Unite, tali regole non vennero applicate alle fiere. I mercanti stranieri potevano vendere i dipinti solo durante queste fiere triennali e le opere potevano venir trasportate all'interno della città solamente otto giorni prima dall'inizio della fiera e comunque sempre previo controllo da parte della corporazione. I dipinti che rimanevano invenduti dovevano essere portati via entro otto giorni dalla fine della fiera. Solo se il consiglio della Corporazione ne veniva debitamente informata e lo permetteva, i dipinti potevano venire lasciati in deposito. All'interno di ogni sezione in cui erano divise le fiere ogni pittore poteva appendere i proprio lavori. Qualora il quadro venisse venduto, la corporazione aveva il diritto di trattenere il 5 % del prezzo di vendita e l'opera doveva venir sostituita con un'altra avente lo stesso valore di quella precedente. Il fatto che si dovesse pagare una percentuale alla corporazione non incentivò particolarmente i pittori ad utilizzare molto questo metodo. Dal 1644 ci fu un tentativo di risolvere questo problema introducendo un'asta per le opere esposte nell'esibizione, ma ciò non risultò particolarmente utile. Durante il XVII secolo, i premi delle lotterie venivano esposti in mostre e ciò diventò un altro modo di vendere quadri. In nessun altro paese europeo il sistema delle lotterie ebbe cosi particolari conseguenze sul mercato dell'arte come succedette in Olanda. Le lotterie erano tenute sia a livello municipale che locale e venivano organizzate a scopo benefico, per costruire orfanotrofi o case per persone anziane. L'acquisto di un biglietto della lotteria permetteva alle persone di combinare il piacere del gioco con l'altruismo, dal momento che il desiderio di vincere veniva in qualche modo temperato dalla consapevolezza che si stava allo stesso tempo supportando una buona causa. I premi più grossi che venivano offerti, che fossero porcellane, quadri o denaro, costituivano il motivo per cui scoppiò una sorta di “lottery mania”, che può essere facilmente comparata alla speculazione avvenuta con la Tulpomanie. Le persone compravano numerosi biglietti per aumentare le possibilità di vincita e pagavano non solo in denaro ma anche con oggetti di valore. In questo modo il sistema delle lotterie diventò gradualmente indipendente e più la gente cercava di vincere acquistando biglietti, più si trasformava in un vero e proprio business. I pittori e i 20 mercanti d'arte approfittavano di ciò per esporre le opere d'arte e per poter stoccare i dipinti prima che venissero esposti al pubblico. Infine le aste erano il metodo più comunemente usato per vendere quadri di qualsiasi livello di prezzo. Queste potevano venire effettuate solo con l'autorizzazione della corporazione e con il rispetto dei regolamenti che questa impartiva per il loro svolgimento. Va comunque detto che il più delle volte la corporazione concordava tale permesso e le regole non erano così rigide da rendere questo sistema troppo macchinoso e complicato. Infatti, se con la diffusione di metodi alternativi di vendita, la corporazione all'inizio cercò di rafforzare le restrizioni tramite aggiunte ai regolamenti preesistenti, in seguitò cominciò a prendere controllo sui nuovi canali di mercato fino ad adottarli completamente. É questo appunto il caso delle aste: si decise che di fronte alle vendite non autorizzate, risultava più facile organizzarle che provare a inasprire i regolamenti in materia. Chi comprava quadri alle aste? Certamente i mercanti d'arte, i maggiori acquirenti per questo mercato, i quali possono venir classificati, come spiega North (1997), in categorie differenti: • i mercanti di seconda mano ( uytdraegsters ), per lo più donne analfabete provenienti dai ceti più bassi,che trattavano merce di seconda mano come vestiti, mobili e che facevano da intermediari tra i venditori individuali e gli acquirenti. Attraverso il loro impegno in questo tipo di aste, avevano accesso diretto alle opere d'arte meno costose, visto la loro natura. • Artigiani o uomini d'affari come i proprietari di taverne, che erano soliti esporre i lavori dei propri clienti all'interno delle loro taverne per poi rivenderle ad altri che erano interessati. Ciò che differenziava in modo significativo questi due gruppi era il tipo di clienti a cui essi si rivolgevano, che portava ad utilizzare diverse strategie di vendita. Mentre il miglior modo di vendere opere d'arte per i mercanti di seconda mano era andare alle fiere o la vendita in strada, gli altri commercianti d'arte si spostavano di fiera in fiera perché durante quei giorni era loro permesso vendere quadri in città, dove non erano residenti. I clienti dei più distinti e importanti commercianti d'arte erano collezionisti dell'upper class. Questi, noti come lief-hebbers, permettevano ai commercianti di consigliarli riguardo alle opere d'acquistare. Qualora un commerciante non avesse avuto il dipinto che il cliente desiderava in stock, essi potevano darlo in commissione a un pittore, 21 oppure agivano da intermediari tra il quest'ultimo e il cliente. Un ultimo cenno generale va fatto riguardo ai prezzi dei quadri. Secondo North (1997), il miglior indicatore per analizzare i prezzi e la loro variazione è la valutazione degli inventari. Il prezzo innanzitutto dipendeva dal formato del dipinto, dalla sua esecuzione (originale o copia) e dalla fama del pittore. Dai dati raccolti da Montias (1987) su 312 dipinti dagli inventari di Amsterdam, i prezzi avevano una media di 6,8 gulden, ma variavano in maniera significativa a seconda della misura: dai 3, 2 gulden per quelli più piccoli fino a 43, 8 gulden per le opere più grandi. Alan Chong (1987), nei suoi studi sugli sviluppi a lungo termine del mercato dell'arte, si è concentrato sulle categorie di prezzo più alto; ciò in parte dovuto al numero limitato di inventari a disposizione e parte al fatto che questi non includono copie a basso costo. SOGGETTO 1600-25 1626-50 1651-75 1676-1700 Paesaggi 30.31 21.77 24.29 43.99 Soggetti religiosi 33.03 43.26 70.26 52.13 Soggetti storici 47.60 38.39 44.09 65.29 Ritratti 5.99 10.74 23.03 37.05 Genere 27.79 22.07 30.79 88.23 Natura morta 27.39 30.13 23.84 41.33 Architetture 41.43 59.34 52.71 22.50 Altri soggetti / 10.55 sconosciuti 17.25 20.99 33.00 Tabella 2: Variazioni di prezzo per categoria di soggetto (1600-1700) La tabella mostra le variazioni di prezzo classificate per i diversi soggetti delle opere d'arte tra il 1600 e il 1700. Si può notare come i prezzi varino molto a seconda del soggetto. Nella primo quarto di secolo, i dipinti con soggetto storico erano i più costosi, seguiti da quelli con soggetto religioso, architetture e paesaggi. Cinquanta anni dopo, nell'ultimo quarto di secolo, tale ordine era cambiato : i quadri di genere avevano i prezzi più alti, seguiti poi da opere con soggetto storico, religioso, paesaggi e nature morte. Se si comparano i prezzi dei quadri con quelli dei beni di uso comune, si noterà come quanto essi abbiano pochi punti in comune. I prezzi del grano, burro e del formaggio aumentarono fino al 1650 circa per poi cominciare a diminuire fino all'inizio del XVIII secolo. Il cibo era a buon mercato e ciò significa che la gente aveva più potere 22 d'acquisto per poter comprare altri tipi di beni. Inoltre va sottolineato come alcuni soggetti, ad esempio i paesaggi, fossero diventati meno costosi in termini reali, grazie alle nuove tecniche di pittura, che ridussero in maniera sensibile il tempo necessario a completare un'opera d'arte. Illustrazione 3: Gillis van Coninxloo, Landscape with the Judgement of Paris, End of 16th Century, National Museum of Western Art 3.3 Le collezioni e i collezionisti La Repubblica olandese fu unica per il numero di dipinti posseduti da privati e per i milioni di opere d'arte che vennero prodotte durante l'epoca d'oro. Qualsiasi tipo di quadro, dalle semplici stampe e copie ai dipinti originali, era appeso in moltissime abitazioni olandesi. Tanto per dare un esempio, è stato stimato che in circa due terzi della case di Delft vi siano state trovate delle opere d'arte. La ricostruzione delle collezioni private ci permette di capire quali fossero i gusti e le preferenze dei cittadini in riferimento al soggetto del dipinto. Grazie agli inventari di successione, come spiega North (1997), è possibile delineare i soggetti principali dei dipinti appesi nelle abitazioni di città come Amsterdam e Delft. 23 1610-19 1620-29 1630-39 1640-49 1650-59 1660-69 1670-79 Soggetto No. % No. % No. % No. % No. % No. % No. % Storico 218 46.1 547 44.5 550 41.1 754 34.3 470 26.1 441 26.3 170 16.6 Paesaggi 121 25.6 290 23.7 369 27.6 573 26.1 610 33.9 606 38.6 419 40.9 Nature Morte 20 4.2 137 11.2 133 9.9 256 11.7 247 13.7 242 15.4 171 16.7 Genere 18 3.8 56 Ritratti 80 16.9 166 13.6 185 13.8 479 21.8 329 18.3 192 12.2 154 15.0 Altri 16 3.4 29 Totale 473 4.6 61 2.4 40 1225 4.6 82 3.0 49 1338 3.7 88 2.2 58 2193 4.9 76 3.2 39 4.8 76 2.5 35 1802 1566 1025 7.4 3.4 Tabella 3: Dipinti negli inventari di Delft 1610-16791 1620-29 1630-39 1640-49 1650-59 1660-69 1670-79 1680-89 Soggetto No. % No. % No. % No. % No. % No. % No. % Storico 227 46.9 404 32.4 412 23.8 268 16.1 282 14.2 278 15.5 112 11.6 Paesaggi 98 20.2 315 25.3 467 27.1 474 28.5 660 33.2 568 32.2 353 36.5 Nature Morte 30 6.2 100 8 Genere 19 3.9 86 Ritratti 73 15.7 193 15.4 292 16.9 326 19.7 336 17 Altri 36 7.1 150 12 Totale 483 1248 157 9.1 144 8.7 202 10.2 159 9 72 7.4 6.9 141 8.2 123 7.4 157 7.9 182 10.3 116 12 268 15.2 98 10.1 257 14.9 326 19.6 350 17.5 309 17.8 215 21.4 1726 1661 1987 1764 966 Tabella 4: Dipinti negli inventari di Amsterdam 1620-16892 Gli inventari di successione mostrano chiaramente i soggetti più diffusi tra i dipinti delle abitazioni olandesi dell'epoca: storici, che includono soggetti biblici, mitologici e allegorie, paesaggi , nature morte, pitture di genere e ritratti. Inoltre si possono notare distintamente due trend : da un parte la riduzione continua nel numero dei dipinti con soggetto storico, dall'altra la crescita di quelli con soggetto paesaggistico. Nel primo trentennio del secolo XVII, quasi metà delle collezioni ( 45%) erano ancora composte da dipinti con soggetto storico, ma verso la fine del secolo questa posizione venne presa dai paesaggi e il motivo principale di tale fenomeno fu la riduzione di soggetti biblici. Le scene dal Vecchio e Nuovo Testamento, che rappresentavano circa un terzo di tutti i 1 Compilata da Montias (1982), Tabella 8.3 2 Compilata da Montias (1991), Tabella 3 24 dipinti nelle collezioni private all'inizio del secolo, ora giocavano solo un ruolo secondario. Dipinti con un contenuto storico, mitologico o allegorico diventarono diffusi solamente all'interno di inventari più preziosi, appartenenti quindi a famiglie più benestanti. Va notata anche l'aumento notevole nella prima parte del secolo dei ritratti: il bisogno di un riconoscimento personale aveva creato un mercato per i pittori di ritratti e come conseguenza questi aumentarono di numero all'interno delle abitazioni. Dalla metà del secolo però sembra che questi cominciarono ad andare fuori moda, e il numero degli artisti specializzati in questo genere diminuì. Verso la fine del secolo le nature morte sembrano aver mantenuto una certa popolarità, che avevano già raggiunto nella prima metà del '600. L'ultimo tipo di dipinto da considerare è quello di genere, la cui quota aumentò da circa il 3.9% (1620-29) al 12% (1680-89), come si evince dagli inventari di Amsterdam. Seconda solo ai paesaggi, la pittura di genere era la più menzionata negli inventari alla fine del secolo XVII. Il termine “di genere” può coprire vari soggetti, dalla vita contadina, a scene di raduni amichevoli ( geselschapjes), scene raffiguranti bordelli ( bordeeltjes), e soprattutto nella seconda metà del secolo, corpi di guardia ( corte-gaerdjes). I cambiamenti nella composizione delle collezioni per genere riflette i risultati a cui è pervenuto Alan Chong (1987) riguardo all'andamento dei prezzi per genere. North (1997) spiega come l'aumento della pittura di genere sia conseguenza dell'aumento della domanda per questa tipologia e di una riduzione della richiesta per soggetti storici che non venivano più considerati di moda, mentre la riduzione dei prezzi dei dipinti di paesaggio può essere spiegata dalle nuove tecniche di produzione che determinarono prezzi più bassi. Un parametro che giocò un ruolo fondamentale nella scelta dei dipinti da parte dei collezionisti era la la religione: North (1997) ha distinto fra le collezioni appartenenti ai Calvinisti (159) e ai Cattolici (49), evidenziando come le collezione dei primi erano caratterizzate da un grande numero di dipinti di paesaggi e nature morte, laddove i Cattolici preferivano soggetti storici e religiosi, in particolare quelli dal Nuovo Testamento. I Calvinisti ortodossi invece dimostrarono una preferenza per dipinti raffiguranti scene dal Vecchio Testamento o ritratti politici di membri della Casa degli Orange. 25 3.4 La disposizione dei dipinti all'interno delle abitazioni olandesi Prima di iniziare l'analisi riguardo alla disposizione delle opere d'arte nelle dimore olandesi, va spiegato come, concordando con quanto affermato da Montias e Loughman (2001), sia particolarmente difficile ricostruire con totale accuratezza la planimetria delle stanze e gli interni delle case olandesi del XVII secolo. Le abitazioni furono nel tempo rimodellate e le loro fondamenta alterate radicalmente. Per questo è necessario affidarsi alle immagini incomplete fornite dagli inventari o altri documenti di archivio e su disegni o dipinti rappresentanti gli interni. Dal momento che le abitazioni venivano solitamente sviluppate in una maniera peculiare, è praticamente impossibile generalizzare riguardo alle loro planimetrie. Il costo della terra in una città a rapida espansione come Amsterdam a quell'epoca era notevole, e qualora i proprietari richiedessero uno spazio extra da aggiungere alla costruzione, si preferiva espandere in profondità, andando a costruire sul retro della casa ( il cosiddetto achterhuis). Nelle abitazioni più povere, queste costruzioni più recenti annesse a quella principale, venivano affittate alle famiglie di immigrati appena arrivati in città. Nonostante ciò, alcune osservazioni possono essere fatte riguardo alla loro struttura: la disposizione delle camere dipendeva dalla grandezza della dimora e dal numero di occupanti. Attorno al 1650 la casa tipica di un cittadino generalmente consisteva di tre o quattro piani, con soffitta e cantina. Le cantine che si affacciavano sulla strada venivano frequentemente usate per allestire negozi, e proprio a questo proposito venivano affittate anche a mercanti. Le zone da giorno e quelle adibite al lavoro all'interno della casa erano localizzate al piano terra o bel ètage, mentre il primo piano, con i suoi bassi soffitti, era predisposto per le camere da letto della famiglia. I piani superiori e la soffitta erano adibiti a sorta di magazzini per le le scorte di cibo, o legna da ardere o per l'asciugatura di vestiti e tessuti. Le soffitte, le cantine e gli altri piani superiori potevano anche venire dati come dimora provvisoria ai più poveri della città ( mendicanti, vagabondi,altri senza impiego fisso) o a lavoratori di bassa manovalanza, che insieme rappresentavano circa il 10-20 % dell'intera popolazione. Il piano terra consisteva principalmente di due spazi: il binnenhuis e il voorhuis. Il binnenhuis era una stanza costruita attorno al focolare principale in modo da trattenere il calore, dove i pasti venivano preparati e consumati e i membri della famiglia dormivano durante i mesi freddi dell'inverno. Solitamente il voorhuis occupava l'intera larghezza della casa e spesso veniva raddoppiato in modo da poterlo adibire anche a spazio di lavoro (comptoir). 26 Illustrazione 4: Quiringh Gerrisz. van Brekelenkam, Interior of Voorhuis with Tailor's Shop, 1661, Amsterdam Rijksmuseum L'uso delle stanze non era chiaramente definito nello stesso modo in cui venne a delinearsi successivamente. La keuken appunto era fornita di credenze o piccoli letti per dormire e costituiva la più importante zona giorno per tutta la famiglia nelle case più piccole. Fu solo dopo il 1700 che incominciarono a intravedersi le prime vere camere da 27 letto, ma fino ad allora ogni stanza poteva essere predisposta a questa funzione. Ne danno conferma di ciò, come spiegano Montias e Loughman (2001), gli inventari di Amsterdam datati nel periodo che va dal 1600 al 1679, e in cui vi si trova solamente una volta un rifermento esplicito alla slaapkamer. Allo stesso modo, la camera da pranzo all'inizio era un lusso che solo i più ricchi si potevano permettere: negli inventari di Amsterdam solo una eetzaal compare nel periodo 1600-39 e quattro eetzalen tra il 1640 e 1679, a dimostrazione di quanto affermato prima. Mentre la Repubblica olandese diventava sempre più prospera, la ricchezza veniva reinvestita nel rinnovamento e ampliamento delle vecchie dimore di origine medievale e nella costruzione di abitazioni nuove e con un numero maggiore di stanze. Con la continua espansione di Amsterdam, vasti lotti di terra venivano messi all'asta e venduti alla nuova élite urbana costituita da mercanti, finanzieri e reggenti. All'interno delle nuove case, il voorhuis fu ridotto in scala e cominciò a prendere le sembianze di un'entrata con a lato le diverse stanze. Queste zijkamers, che venivano adibite a spazi per accogliere gli ospiti e i visitatori, divennero molto importanti per collocarvi le opere d'arte, in quanto potevano essere apprezzate da tutti coloro che entravano nell'abitazione. Altri posti significativi per il collocamento di oggetti preziosi e dipinti, come si indicherà anche più avanti, furono la stanza principale di ricevimento (zaal), il piccolo salet, la “grande stanza” (grote kamer) o la “camera migliore” (beste kamer). 28 Illustrazione 5: Pieter Janssens Elinga, Interior with Seated Figures, second half of the 17th century, Private collection Montias e Loughman (2001) hanno effettuati diversi studi riguardo la disposizione delle opere d'arte nelle varie stanze, basandosi principalmente su 273 inventari provenienti da Amsterdam e datati tra il 1600 e 1679. Seppur risultino essere un numero consistente non devono venir considerati come campione rappresentativo di tutti gli inventari esistenti, in quanto contengono in media un numero di opere d'arte superiore rispetto a quello di un campione casuale. Dalle analisi effettuate su due campioni ricavati da quello principale (uno datato dal 1600 al 1639 e il secondo dal 1640 al 1679) risulta che solo la grote kamer e la beste kamer contenessero un numero notevole di dipinti, in entrambi i periodi; solo la cucina e il comptoir presentano nel primo periodo un numero minore di opere d'arte. Inoltre ciò che appare evidente confrontando i due periodi presi in esame è che: • la beste kamer e la zaal sono le stanze che più ricorrono in percentuale nel secondo periodo rispetto al primo. • la stanza del focolare (binnenhuis) cominciò a diminuire di importanza, da circa un terzo di tutti gli inventari del campione del primo perido a un decimo di quelli del secondo. Inoltre il numero medio dei dipinti presenti nel voorhuis, nella grote kamer, e nelle 29 stanze ai piani superiori fu leggermente minore nel secondo periodo. In tutte le stanze, comunque, questa media aumentò in modo apprezzabile dal primo al secondo periodo. In generale, particolarmente nel secondo periodo, la beste kamer e la zaal furono citate negli inventari che contenevano un numero totale più grande di dipinti rispetto a quelli in cui compariva la binnenhuis. La tabella 5 mostra il numero medio di dipinti in ognuna delle sette stanze analizzate, la percentuale di questi numeri rapportata al numero totale di dipinti presenti nell'abitazione e il numero complessivo degli inventari in cui appaiono ognuno di questi spazi. 1600-39 1640-79 Stanza Numero di % totale dipinti Numero di Numero di % totale inventari dipinti Numero di inventari Voorhuis 9.0 26.4 61 8.2 27.1 173 Binnenhuis 5.0 17.9 27 9.8 34.0 20 Beste Kamer 7.9 25.6 16 10.2 27.3 61 Grote Kamer 15.4 24.1 5 14.7 24.6 8 Zaal 5.3 12.7 4 14.3 29.7 24 Salet 6.7 15.3 7 8.7 20.5 22 Stanze ai 6.0 piani superiori 22.0 39 5.5 16.1 93 Tutte stanza le 75 193 Tabella 5: Numero medio dei dipinti per inventario, rapporto percentuale tra numero dei dipinti numero totale presente nella casa, numero di inventari in cui ricorrono le stanze Lo stesso tipo di analisi è stata ripetuta da Montias e Loughman (2001), focalizzandosi però ora sui soggetti delle opere d'arte, cercando di correlarli alla disposizione all'interno della dimora. Essi hanno classificato i soggetti in nove categorie: soggetti religiosi (Vecchio e Nuovo Testamento, altri soggetti religiosi), soggetti mitologici, che comprendono anche scene dalla storia classica, paesaggi, ritratti di famiglia, ritratti di personalità politiche, ritratti a sfondo religioso, nature morte, di genere e altro. Le conclusioni a cui pervengono tramite i risultati statistici si possono sintetizzare come 30 segue: (a) alcune stanze, come il voorhuis e la zaal contenevano i dipinti più preziosi ed erano quelle che contenevano quadri a tema paesaggistico in quantità maggiore rispetto alle altre stanze. (b) I dipinti a tema religioso e i ritratti di famiglia tendevano ad essere concentrati nelle stanza private. (c) i dipinti di dimensioni maggiori e con pittore noto, di conseguenza quelli più costosi, venivano collocati negli spazi pubblici e che non vi fosse una particolare specializzazione di genere all'interno delle stanze. Simile in quest'ottica è l'analisi condotta da Etro e Stepanova (2013) sul collocamento dei dipinti all'interno delle case del secolo XVII, volta a ricercare le ragioni sottostanti tale distribuzione tramite le variabili di prezzo, dimensioni e generi pittorici. Tramite lo sviluppo di un modello probit multinomiale sulle caratteristiche pittoriche si viene ad evidenziare come i quadri più costosi fossero collocati principalmente nelle zone di ricevimento, mentre quelli dimensioni maggiori si trovavano più spesso all'entrata dell'abitazione, il voorhuis. Inoltre, molti generi venivano considerati più adatti per determinate zone dell'abitazione: per esempio, quadri a soggetto mitologico erano collocati nelle stanze private della casa, i paesaggi invece erano più appropriati per l'entrata dove raramente venivano disposti dipinti a soggetto religioso, mentre le nature morte venivano poste soprattutto nelle cucine. La metodologia usata da Etro e Stepanova (2013) si discosta da quella condotta da Loughman e Montias (2001) in quanto la loro analisi si sofferma principalmente su dipinti valutati e su set di dati differenti. In termini di prezzo, gli spazi pubblici e i voorhuis contenevano pezzi più costosi e questo andamento risulta costante nel tempo. In termini di genere , si nota come via sia un trend crescente riguardo al posizionamento di ritratti negli spazi privati. I paesaggi sono il genere prevalente in tutte le stanze e la loro quota più grande tra tutti i generi possibili risulta essere nell'entrata. 31 45 pr ivat e r ooms public r ooms voor huys kit chen 40 35 public r ooms 30 25 voorhuys 20 15 pr ivat e r ooms 10 5 [1689-1698] [1686-1695] [1683-1692] [1680-1689] [1677-1686] [1674-1683] [1671-1680] [1668-1677] [1665-1674] [1662-1671] [1659-1668] [1656-1665] [1653-1662] [1650-1659] [1647-1656] [1644-1653] [1641-1650] [1638-1647] [1635-1644] [1628-1638] [1625-1635] [1620-1632] [1607-1628] [1632-1641] kit chen 0 Illustrazione 6: Prezzi medi dei dipinti in spazi differenti 70% voor huys pr ivat e r ooms 60% 50% 40% 30% 20% public r ooms 10% public rooms voorhuys [1691 - 1700] [1681 - 1690] [1671 - 1680] [1661 - 1670] [1651 - 1660] [1631 - 1640] [1621 - 1630] [1607 - 1620] privat e rooms [1641 - 1650] kit chen 0% kit chen Illustrazione 7: Distribuzione dei ritratti nelle stanze (per decade) Il modello probit multinomiale sviluppato da Etro e Stepanova (2013) prende in considerazione le principali caratteristiche pittoriche, ossia prezzo, dimensioni (grande, piccolo) e soggetto (paesaggi, ritratti,nature morte, genere e figurative). Il grafico sottostante mostra i risultati ottenuti. 32 Public space Coef z st price large small attributed copy landscape portrait still-life genre myth battle sacre history Constant 0.016 *** 0.084 -0.015 -0.018 0.365 omitted -0.052 -0.013 0.061 -0.406 ** 0.290 0.120 0.442 -1.088 *** (8.78) (0.37) (-0.16) (-0.16) (1.42) (-0.45) (-0.09) (0.40) (-2.27) (0.74) (0.98) (1.43) (13.53) Voorhuys Coef 0.009 0.573 0.090 -0.156 0.297 omitted -0.646 -0.081 -0.198 -0.730 -0.017 -0.293 -0.363 -0.297 z st *** *** (5.03) (3.11) (1.12) (-1.51) (1.31) *** (-6.17) (-0.73) (-1.53) (-4.74) (-0.05) (-2.74) (-1.15) (-4.49) *** ** *** Kitchen Coef 0.002 -0.507 0.213 -0.182 0.091 omitted -0.828 0.357 -0.531 -0.439 0.225 -0.182 -0.186 -2.058 z st (0.58) (-0.96) (1.38) (-0.86) (0.19) *** * * *** (-3.57) (1.85) (-1.78) (-1.46) (0.36) (-0.86) (-0.30) (15.55) Observation s 4762 Log likelihood -5549 LR chi2(36) 258.13 Pseudo R2 0.022 * z < 0.10, ** z < 0.05, *** z < 0.01 (reference Private space) Tabella 6: Modello logit multinomiale Si può vedere come, tenendo tutte le variabili costanti, mentre il prezzo viene fatto crescere, la probabilità che quel quadro appaia in uno spazio pubblico cresca in modo significativo. Allo stesso modo la probabilità che il quadro venga collocato nel voorhuis ci si aspetta che aumenti di un coefficiente altrettanto significativo. Entrambi i risultati sottolineano come un quadro costoso venisse nella maggior parte dei casi collocato in un posto confortevole per la vista di ospiti e visitatori, come appunto lo potevano essere gli spazi pubblici o l'entrata. Il coefficiente logit multinomiale di un dipinto di grandi dimensioni è positivo e significativo relativamente all'entrata delle abitazioni. In altre parole, i quadri più grandi venivano solitamente esposti nel voorhuis, mentre quelli più piccoli nelle cucine. I dipinti di genere, a soggetto storico, o raffiguranti battaglie o scene religiose venivano con più probabilità collocati negli spazi pubblici dell'abitazione, così le nature morte invece si potevano trovare più facilmente all'interno delle cucine. 33 4. Arte ed Aste ad Amsterdam Alla fine del XVI secolo e inizio XVII, la città di Amsterdam era sostanzialmente una città commerciale. Quasi tutti avevano qualcosa da vendere, dal mastro artigiano al mercante impegnato nel commercio internazionale. Già dal 1580, dopo che Antwerp era caduta in mani spagnole e il suo porto sulla Schelda era stato bloccato dagli insorti olandesi nel loro tentativo di liberazione dal dominio spagnolo, Amsterdam era diventata la città portuale più importante, dove mercanti da tutto il mondo potevano trovare a buon prezzo qualsiasi tipo di merce. Allo stesso modo, le aste giocavano un ruolo significativo nel creare un mercato per un certo numero di beni, inclusi la pelle, le spezie, i bulbi dei tulipani, attrezzatura per le navi. Questa cultura commerciale si estese anche allo scambio di opere d'arte. Per un mercante o un artigiano che partecipava alle aste organizzate dalla Camera degli Orfani per acquistare spezie o altra merce, comprare quadri doveva sembrare una parte normale del suo lavoro. Grazie ad un lavoro accurato svolto da Montias (2002), il quale ha raccolto 29 registri delle aste tenute dalla Camera degli Orfani di Amsterdam datati tra il 1597 e il 1638, è possibile analizzare quel tipo di mercato dell'arte in modo completo. Infatti tali registri contengono non solo i dati riguardo agli oggetti venduti, ma anche riguardo al prezzo e soprattutto agli acquirenti. 4.1La Camera degli Orfani Le aste erano tenute principalmente dalla Camera degli Orfani di Amsterdam almeno dal 1507, come sembrano suggerire le documentazioni a disposizione di Montias. Vendite all'asta di immobili per bancarotta , condotte dal “concierge” del municipio, sono menzionate per la prima volta nel 1544. Queste vendite “esecutive” vennero poi dirette da una Camera ad hoc (Desolate Bodelskamer) dopo circa il 1622. Navi e altre merci venivano vendute separatamente dalla Camera dopo il 1637. Nel XVII secolo le vendite all'asta di beni provenienti dai territori oltremare furono condotte sotto il patronato della Camera degli Orfani, dalla Compagnia olandese delle Indie orientali (V.O.C) e dalla Compagnie olandese delle Indie Occidentali. Tutte queste erano vendite ufficialmente approvate. Vi furono anche vendite non autorizzate, che la corporazione di San Luca tentò invano di fermare. Per la merce che non era soggetta al controllo della 34 corporazione, come i bulbi dei fiori, le vendite all'asta avevano difatti luogo all'interno di locande senza la supervisione municipale o di qualsiasi altro organo statale. I registri di queste vendite “illegali” e di tutte le altre tenutesi al di fuori del controllo del governo sono stati irrimediabilmente perduti. Solamente i 29 registri delle aste organizzate dalla Camera degli Orfani tra il 1597 e il 1638 sono sopravvissuti al tempo e risultano essere estremamente rari e preziosi, in quanto non vi sono altri documenti del genere risalenti a quell'epoca. Le origini della Camera degli orfani risalgono almeno al 1500 quando tre ex membri del Concilio di Amsterdam , furono nominati Maestri della Camera (weesmeesters). Nel 1624 il numero dei Maestri venne aumentato da quattro a cinque o sei. Questi venivano eletti dai borgomastri il 2 Febbraio di ogni anno. Le disposizioni in materia ordinavano che essi dovevano essere cittadini di Amsterdam da almeno sette anni e avere circa 40 anni d'età. La maggior parte dei Maestri erano membri attuali o passati della Raad di Amsterdam, in consiglio all'interno del quale venivano scelti i borgomastri e gli aldermanni, che avrebbero poi governato la città. La Camera degli Orfani era amministrata da un segretario e da uno o più delegati (boden), che ricoprivano anche il ruolo di responsabili delle vendite durante le aste. I maestri e il loro staff si occupavano essenzialmente della vendita delle proprietà di cittadini deceduti, non necessariamente di Amsterdam, che avevano lasciato come eredi persone minorenni ( con meno di 25 anni e non spostate). Qualora il testamento escludesse esplicitamente la Camera dall'amministrare i beni del defunto, questa lasciava la responsabilità agli eredi, altrimenti, se nulla fosse stato disposto, il più vecchio di questi doveva fare un inventario completo di tutti i beni e mostrarlo poi al parente più vicino. Veniva poi determinato il patrimonio netto, che poteva risultare positivo o negativo, in quanto dimostrava il valore complessivo di tali proprietà al netto dei debiti del defunto. Se entrambi i parenti erano morti, i beni venivano venduti all'asta e i ricavati depositati alla Camera. In ogni caso, che venissero o meno dati all'asta, la Camera degli Orfani si assumeva la loro amministrazione fino a che gli eredi non avessero raggiunto la maggiore età. Molti ricchi cittadini cercarono di escludere il coinvolgimento della Camera nella loro successione, e questo fu il motivo principale per cui nel 1603 i maestri introdussero una raccolta di donazioni,che aveva il compito di garantire una sorta di indennità per l'esclusione della Camera dall'amministrazione dei beni. Una responsabilità primaria di questa organizzazione era sicuramente nominare i tutori 35 degli orfani. Normalmente questi erano parenti di sangue, ma i maestri potevano decidere anche altre persone, qualora non vi fossero stati parenti vicini o ,qualora vi fossero stati, non venissero ritenuti adeguati. 4.2 Come le aste venivano gestite dalla Camera degli Orfani Di regola, i beni venivano divisi tra gli eredi in accordo con quanto dettato dal testamento o, in assenza di questo, secondo le leggi e i regolamenti degli Stati d'Olanda e della Fresia dell'ovest. Le direttive della Camera degli Orfani permettevano comunque un'eccezione alle regole di successione, qualora vi fosse esplicita richiesta da parte del genitore ancora in vita. Lui o lei poteva chiedere che la Camera procedesse con un atto di vendita (uytkoop). In questo modo egli o ella si assicurava che i suoi figli avessero avuto abbastanza denaro per il loro matrimonio o per la loro vecchiaia. Vi erano essenzialmente due tipi di aste, che erano di uso frequente ad Amsterdam per i beni domestici, inclusi le opere d'arte. Nelle aste di tipo inglese, le offerte andavano avanti fino a che non vi fosse nessun altro disposto ad offrire una cifra più alta. Quelle di tipo olandese iniziavano da una base elevata, che il banditore poi abbassava fino a che non venisse fatta un'offerta. Tali aste potevano dirsi “efficienti” in senso economico? Fonti di inefficienza potevano essere di due tipi: 1. collusione tra le diverse case d'asta per avere più compratori e venditori possibili. 2. accordi tra i compratori per ottenere a prezzi bassi e non competitivi i beni oggetto d'asta. Sebbene ci fosse poca competizione tra i banditori ad Amsterdam, in quanto ognuno si specializzava in beni diversi, le spese supplementari non possono essere indicate come la causa maggiore di inefficienza. I compratori non pagavano alcun premio e solamente il 5% del ricavato della vendita veniva trattenuto come corrispettivo per il salario del segretario della Camera. In linea di principio, secondo le regole della Camera degli Orfani, i beni comprati alle vendite all'asta venivano pagati in denaro contante, ma in molti anni, il bode concedeva un lasso di tempo di sei settimane per pagare la somma. I compratori che desideravano ottenere credito dovevano procurarsi una persona di fiducia che facesse da garante (borg) nel caso in cui egli non si fosse dimostrato capace. Il nome del borg doveva venir menzionato nei registri di vendita. Poiché il più delle volte il segretario non si 36 assicurava che vi fosse un garante per il credito concesso, e i compratori accumulavano arretrati, qualche volta accadeva che non si riuscisse a pagare il proprietario dei beni venduti. In questi casi, gli unici responsabili per questi pagamenti erano i boden, ai quali veniva poi richiesta la partecipazione in solido per le perdite e i profitti dell'associazione. Illustrazione 8: Joost Cornelisz Droochsloot, Een drukke dorp scène met soldaten en peasnts, 1629 4.3Il profilo dei compratori Dagli studi condotti da Montias (2002) sui 29 registri delle aste tenute dalla Camera degli orfani, si possono desumere importanti informazioni riguardo al profilo dei partecipanti delle aste. Nell'intero periodo preso in esame, dal 1597 al 1638, l'83% dei beni venduti furono acquistati da compratori, i quali vennero identificati dagli scrivani che tenevano i registri delle vendite. Questa percentuale rimase la stessa senza cambiamenti significativi nei periodi dal 1597 al 1619 e dal 1620 al 1638. Gli scrivani registrarono il nome di circa il 60% dei compratori. Nella maggior parte degli altri casi, ma non in tutti, essi si annotavano il primo nome e il patronimico. Ma altre volte accadeva che essi scrivessero il primo nome, la relazione fra il compratore e il proprietario dei beni venduti o solamente il luogo dove viveva il compratore. Sia nel periodo dal 1597 al 1619 che in quello dal 1620 al 1638, quasi l87% dei compratori erano uomini e il 13% donne. La stragrande maggioranza di queste erano dei 37 rivenditori di seconda mano (uitdraagsters) o parenti vicini dei defunti proprietari. Con riguardo all'occupazione di tali compratori, Montias (2002) divide l'intero campione di 2048 persone, comprese quelle il cui lavoro rimane ignoto, in quattro categorie: 1. Commercianti d'arte 2. Rivenditori di seconda mano (uitdraagsters) 3. Professionisti vicini al settore dell'arte ( pittori, incisori, scultori, venditori di libri) 4. Tutti gli altri compratori, che possono essere considerati come “privati”, sebbene alcuni appartengano alle tre categorie precedenti. La tabella sottostante mostra in che percentuali si dividessero tali categorie durante l'intero periodo considerato da Montias ( 1597-1638). CATEGORIA NUMERO DI NUMERO DI VALORE DEI INDIVIDUI BENI BENI ACQUISTATI ACQUISTATI (IN GULDEN) PREZZO MEDIO PER BENE (IN GULDEN) Commercianti d'arte 19 318 3827.4 12.0 Uitdraagsters 96 1480 7496.1 5.1 Professionisti 176 2226 13241.7 6.0 Compratori privati 1757 8987 75414.8 8.4 TOTALE 2048 13011 99980 7.7 Come dimostra la tabella, c'erano pochi commercianti d'arte di professione, che rappresentano solo il 2,4% di chi ha acquistato beni alle aste. Nonostante ciò essi comunque rappresentano la parte che ha comprato i dipinti migliori offerti in vendita, raggiungendo il 3,8% del valore totale dei beni venduti. I rivenditori di seconda mano, che hanno acquisito l'11,4% di beni ma solo il 7,5 % del valore totale, chiaramente operavano su dipinti di minor qualità. La terza categoria dei professionisti, che molto spesso usavano rivendere oggetti che avevano comprato, risultano aver acquistato circa il 17 % dei beni venduti con il 13% sul valore totale della merce . I prezzi medi relativamente bassi possono essere dovuti, in parte, al fatto che essi acquistavano numerose cesellature a basso costo. L'ultima categoria, costituita da compratori privati, rappresenta l'86% di tutti i 38 compratori, e comprò in totale circa il 69 % dei beni all'asta per un 75 % del valore delle opere d'arte messe all'asta. Solo pochi compratori appartenenti a questo gruppo risultano aver partecipato effettivamente a numerose aste. Il 70% dei compratori hanno acquistato durante una sola asta, il 18% a due, il 3% a tre mentre il resto , circa il 9 %, a quattro. Non è molto chiaro se queste basse percentuali siano dovute a un fenomeno statistico, causato dalla mancanza dei registri di molte vendite all'asta, o se riflette un qualche fenomeno sociologico. Una spiegazione può essere che i compratori privati acquistavano solo alle aste di oggetti appartenenti a parenti o conoscenti, e l'occorrenza di tali vendite doveva essere un evento alquanto raro nelle loro vite. 39 4.4 Cosa compravano e a quale prezzo? Grazie agli studi effettuati da Montias (2002) siamo in grado di riportare le statistiche che dimostrano le percentuali dei dipinti venduti e a quale prezzo durante le aste tenute dalla Camera degli Orfani. La tabella sottostante mostra la distribuzione classificata per soggetti dei dipinti messi all'asta dal 1597 al 1619 e dal 1620 al 1638. le percentuali sono basate su opere d'arte con soggetti conosciuti, che corrispondono al 44,3% del totale di tutti i quadri venduti nel primo periodo e al 67,8 con riferimento al secondo periodo. 1597-1619 1620-1638 SOGGETTI NUMERO DI PERCENTUA NUMERO DI PERCENTUA DIPINTI LE DIPINTI LE VENDUTI VENDUTI Vecchio testamento 260 11.6 367 11.8 Nuovo testamento 304 13.6 494 15.8 Altre religioni 120 5.4 143 4.6 Mitologia 104 4.7 198 6.4 Storia classica 91 4.1 130 4.2 Allegoria 57 2.6 87 2.8 Prospettive 12 0.5 37 1.2 Paesaggi marini 48 2.1 128 4.1 Paesaggi 16.2 568 18.2 di 11 0.5 91 2.9 Ritratti ufficiali 78 3.5 119 3.8 Nature Morte 188 8.4 276 8.9 Pittura di genere 136 6.1 182 5.8 Ritratti 328 14.7 184 5.9 Animali 55 2.5 52 1.7 Altri soggetti 82 3.7 62 2.0 TOTALE 2235 100 3118 100 Ritratti famiglia 361 Risulta interessante in questa prospettiva comparare i prezzi dei quadri con i soggetti più venduti, che come si può notare dalla tabella, risultano essere i soggetti religiosi, che 40 comprendono il Vecchio e Nuovo Testamento e altre religioni, e i paesaggi, che includono i paesaggi marini, di campagna, di città e soggetti a cavallo. Nella tabella seguente vengono mostrate le distribuzioni dei prezzi di queste due macro categorie. SOGGETTI RELIGIOSI 1597-1619 PAESAGGI 1620-1638 1597-1619 1620-1638 PREZZO ( in % gulden) % % % Meno di 0,5 2.9 1.4 0.8 2.3 1 19.2 9.0 8.9 7.1 2 9.2 11.5 9.5 9.4 3 10.8 12.0 7.2 10.2 4 7.6 11.4 3.8 8.5 5-9 18.7 25.8 20.9 25.9 10-19 17.4 15.0 25.5 19.6 20-49 9.2 10.7 19.6 13.3 50-99 3.2 1.9 2.7 2.7 100-199 0.6 1.1 0.6 1.1 200-299 0.1 0.1 0.0 0.0 300-399 0.3 0.0 0.0 0.0 400-499 0.1 0.0 0.0 0.0 500-599 0.1 0.0 0.0 0.0 Totale 684 1004 474 784 Prezzo medio 12.9 11.3 14.0 12.0 Le distribuzioni in percentuale per entrambe le macro categorie appare simile in tutti e due i periodi, con la sola eccezione dei prezzi dei dipinti a soggetto religioso al di sotto di 1.5 gulden, che risultano in percentuale circa il doppio nel primo periodo rispetto al secondo. Come suppone Montias, è probabile che molti, se non tutti, di questi lotti a basso costo fossero delle stampe e non dei dipinti. Il prezzo medio di tutte le opere religiose era 0.62 gulden nel periodo 1597-1619 e 1,5 gulden nel periodo 1620-1638. Queste medie risultano in linea con le due categorie a più basso prezzo dei dipinti religiosi. I prezzi medi di entrambe le categorie, soggetti religiosi che paesaggi, si abbassano del circa 12% da un periodo all'altro e ciò risulta spiegabile con il fatto che durante i primi 40 anni del XVII secolo vi fu un aumento significativo nella produttività 41 del lavoro degli artisti. Ciò che sembra essere in un certo senso inaspettato è che questa diminuzione dei prezzi dovrebbe riflettersi allo stesso modo anche sui dipinti a sfondo paesaggistico, in quanto il cambiamento nelle tecniche di lavoro per questo tipo di opere è più documentato rispetto a quello delle opere a sfondo religioso. Tali risultati vengono confermati dalle analisi econometriche di Etro e Stepanova (2013), la cui metodologia riprende Etro e Pagani (2012; 2013) e Etro , Marchesi e Pagani (2011). Basandosi sugli inventari raccolti da Montias e i dati raccolti da più studiosi sugli inventari conservati al Getty Research Institute, hanno individuato un trend principale nell'andamento dei prezzi, che cominciarono a diminuire verso la fine del secolo. Ciò fu dovuto principalmente a tre fattori: la specializzazione dei pittori olandesi in generi che portò questi ad imparare a risparmiare tempo raggiungendo un livello qualitativo sempre pi alto. Il secondo fattore fu, come già accennato precedentemente, fu l'introduzione di innovazioni e tecniche per ridurre i costi, come lo stile rapido monocromatico adottato dai paesaggisti Esaias van de Velde e Jan Porcellis, che venne poi estremizzato da Jan van Goyen, Salomon van Ruysdael e Pieter de Molijn, i quali, si diceva, ci mettessero solo un giorno per dipingere le loro opere in modo da ridurre sensibilmente il loro prezzo. Come terzo fattore vi furono le dimensioni, che in media furono ridotte per tutti i generi, in special modo i paesaggi e le scene di genere. Illustrazione 9: Prezzi medi per categoria di soggetto 42 Il grafico mostra i trend dei prezzi reali (rettificati per l'inflazione) per ogni categoria di soggetto, durante il XVII secolo. Mentre all'inizio del secolo i prezzi aumentano a seguito delle opportunità iniziali e alla crescente entrata nel mercato dei pittori, nel lungo termine, a partire dalla metà del secolo questa tendenza si inverte determinando una diminuzione nel livello dei prezzi, in quanto la forte concorrenza tra pittori e la scoperta di tecniche innovative hanno portato alla diminuzione delle aspettative sui compensi. 43 5. Conclusioni Vi sono due fenomeni che appaiono principalmente nello studio dell'economia, della società e della pittura olandese: la commercializzazione e l'innovazione. La prima ha sicuramente rivoluzionato le relazioni in ambito economico, ma anche dal punto di vista sociale, se si guarda al rapporto di committenza tra patrono e artista che ha perso gradualmente di importanza a tal punto da garantire una certa autonomia ai pittori. Allo stesso modo si può dire del rapporto tra contadino e padrone terriero : grazie al graduale allentamento delle strutture sociali che portò a una ridefinizione dello status sociale, concepito ora su basi più democratiche che feudali, i lavoratori non erano più vincolati in modo determinante al volere del padrone. L'urbanizzazione fece in modo che il mercato agricolo fosse sottostante alle leggi di mercato di domanda e offerta. Nelle città lo status dell'upper class non venne più considerato particolarmente significativo, dal momento che la posizione sociale di una persona ora era determinata dal grado di benessere e di reddito di cui godeva. La commercializzazione ebbe effetti altrettanto notevoli anche sulla pittura e sulla produzione artistica: i dipinti erano beni commerciabili alla stregua di tutti gli altri; ciò fu dovuto al fatto che il rapporto tra artista e patrono , che fino ad allora aveva dominato in quel mondo, era praticamente sparito. In aggiunta a ciò, anche se l'Arte di San Luca aveva il potere di decidere il modo in cui gli artisti venivano educati e guidati durante la loro carriere, e come poi essi potevano vendere le proprie opere alle aste, a lungo andare non furono più nella posizione di restringere la produzione di arte. L'altro fenomeno rilevante nell'analisi della Golden Age olandese fu l'innovazione. Non ha importanza che si esamini l'orticultura, la pesca di arringhe, o la produzione di tessuti o le nuove forme di organizzazione sviluppatesi all'interno del settore terziario; ciò che va sottolineato è che l'innovazione nella produzione, nei processi e nel mercato significò per gli Olandesi la capacità di offrire beni prodotti in massa sia locali che stranieri, come pure prodotti di lusso a basso prezzo. Ciò diede un vantaggio notevole a questo popolo sia all'interno del paese sia all'estero, tanto che i prodotti più costosi e preziosi divennero oggetti usati ogni giorno. Anche l'arte fu parte di questo clima innovativo. L'invenzione della pittura tonale abbassò i prezzi dei dipinti con soggetto paesaggistico, e rese possibile su grande scala la trasformazione della domanda per quadri a tema non religioso. Nonostante l'arte, l'economia e la società mostrino chiari parallelismi in termini di commercializzazione ed innovazione, risulta difficile categorizzare le influenze dirette 44 che furono esercitate da queste sull'arte. Va comunque fatto notare come sicuramente una possibile causa dell'aumento della domanda per l'arte può essere stato il crescente sviluppo della classe borghese, la quale, disponendo di notevoli mezzi economici, incoraggiò sensibilmente la produzione di arte di alta qualità. Parallelamente a ciò, avvenne anche un cambio nei gusti sui generi pittorici. Ora i compratori d'arte cominciarono a preferire la pittura di genere e soggetti che potevano più facilmente comprendere, a differenza dei quadri a tema religioso e allegorico, che richiedevano una determinata istruzione per poterli apprezzare pienamente. Questo cambiamento fu principalmente portato dall'influenza del Calvinismo, che aveva dato all'arte nuove basi ideologiche, stimolando una diversa concezione dell'arte, ora connotata da una funzione estetica, e non solo devozionale. 45 Bibliografia Arblaster, P., 2006, A History of the Low Countries, Palgrave Macmillan Daley, K.H.D., 1972, The Dutch in the Seventeenth Century, Thames and Hudson London De Marchi, N., and Van Miegroet H. J., 2006, Mapping markets for paintings in Europe 1450-1750, Brepols Publisher Etro, F. and L. Pagani, 2012, The Market for Paintings in Italy During the Seventeenth Century, Journal Of Econimic History, Vol.72, 2, 423-47 Etro, F. and L. Pagani, 2013, The Market for Paintings in the Venetian Republic from Renaissance to Rococò, Journal of Cultural Economics, in press Etro,F., S. Marchesi and L.Pagani, 2011, The Labor Market in the Seventeenth Century Italian Art Sector, University of Venice, Cà Foscari, Dept. 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