OTELLO

 L’OPERA LIBERA 2014/2015
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Dramma lirico in quattro atti Musica: Giuseppe Verdi Libretto: Arrigo Boito Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala 5 febbraio 1887 IN BIBLIOTECA SPIGOLATURE TRAMA
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Oltre al libretto vi proponiamo alcune letture di approfondimento che potete trovare presso la Biblioteca del CRAL o reperire presso altre biblioteche di Torino: SULL’OPERA: ‐ Raffaele Mellace, Con moltissima passione. Ritratto di Giuseppe Verdi, Roma, Carocci, 2013, pagg. 226‐229 ‐ Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera, Varese, Zecchini, 2011, pagg. 536‐539 ‐ Eduardo Rescigno, Una voce poco fa: 550 frasi celebri del melodramma italiano, Milano, Hoepli, 2007, pagg. 309‐310 ‐ Piero Gelli (a cura di), Dizionario dell’opera, Milano, Baldini & Castoldi, 1996, pagg. 929‐933 ‐ Alain Duault, Verdi, la musica e il dramma, Milano, Electa/Gallimard, 1995, pagg. 112‐116 ‐ Mauro Mariani, Giuseppe Verdi, Teramo, Lisciani & Giunti, 1994, pagg. 128‐130 ‐ Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, Milano, Mondadori, 1991, pagg. 414‐417 ‐ Claudio Casini, Verdi, Milano, Rusconi, 1982, pagg. 349‐361; 447‐448 ‐ Gustavo Marchesi, Giuseppe Verdi, Torino, UTET, 1970, pagg. 470‐482 ‐ Gino Roncaglia, L’ascensione creatrice di Giuseppe Verdi, Firenze, Sansoni, 1940, pagg. 373‐401 ‐ A. D’Angeli, Giuseppe Verdi, Roma, Formiggini, 1924, pagg. 64‐67 ‐ Otello: dramma lirico in quattro atti, musica di Giuseppe Verdi, libretto di Arrigo Boito, Milano, Edizioni del Teatro alla Scala, 2001 http://bct.comperio.it LA FONTE DEL LIBRETTO: ‐ William Shakespeare, Otello (con testo originale a fronte), Milano, Garzanti, 1990 ALL’INIZIO
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SUL COMPOSITORE:
‐ Raffaele Mellace, Con moltissima passione. Ritratto di Giuseppe Verdi, Roma, Carocci, 2013 ‐ Riccardo Muti, Verdi l’italiano: ovvero, in musica, le nostre radici, Milano, Rizzoli, 2012 ‐ Alain Duault, Verdi, la musica e il dramma, Milano, Electa / Gallimard, 1995 ‐ Mauro Mariani, Giuseppe Verdi, Teramo, Lisciani & Giunti, 1994 ‐ Alberto Basso (diretto da), Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. VIII, Torino, UTET, 1988, pagg. 194‐209 ‐ Claudio Casini, Verdi, Milano, Rusconi, 1982 ‐ Gustavo Marchesi, Giuseppe Verdi, Torino, UTET, 1970 ‐ René Leibowitz, Conoscete Verdi? in Storia dell’opera, Milano, Garzanti, 1966, pagg. 199‐233 ‐ Gino Roncaglia, L’ascensione creatrice di Giuseppe Verdi, Firenze, Sansoni, 1940 ‐ A. D’Angeli, Giuseppe Verdi, Roma, Formiggini, 1924 NARRATIVA E DINTORNI:
‐ Leonetta Bentivoglio (interviste di ), Il mio Verdi. Dodici opere di Verdi raccontate dai più grandi interpreti del nostro tempo, Roma, Socrates, 2000 ‐ Marcello Conati, Verdi. Interviste e incontri, Torino, EDT, 2000 ‐ Giuseppe Verdi (a cura di Carlo Graziani), Autobiografia dalle lettere, Milano, A. Mondadori, 1941 ‐ Annibale Alberti (raccolto e annotato da), Verdi intimo: carteggio di Giuseppe Verdi con il conte Opprandino Arrivabene (1861‐
1886), Milano, A. Mondadori, 1931 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 1/6 Dice dell’«Otello» Eugenio Montale: “A noi personalmente, se può interessare un'opinione nostra, non sembra che dopo il ventennio '47 ‐67 (dal Macbeth al Don Carlo) Verdi potesse in alcun modo sorpassare le vette che aveva raggiunte. Poteva invece aggiungere nuovi colori alla sua tavolozza e questo rende Importanti Otello e Falstaff se si considera che al colore Verdi dava un significato strettamente poetico. Trovato il colore di un dramma, diceva, il resto viene da sé. In tale senso, in cui confluisce anche l'arricchimento tecnico, l'aumentata scienza dell'orchestratore e dell'armonista, Otello è ancora uno dei capolavori drammatici di Verdi e porta alle ultime conseguenze il colore che il musicista aveva già intraveduto nel Boccanegra.” (1) L’«Otello» di Rossini “L’elemento operistico nella tragedia di Shakespeare è evidente: senza dubbio ciò che tratteneva Verdi e i suoi contemporanei dal trattarla come tale era l'esistenza dell'Otello di Rossini del 1816, composto in un’epoca in cui Shakespeare era appena conosciuto in Italia. Fosse stata un’opera di nessuna importanza, non avrebbe costituito un ostacolo per i successori di Rossini, ma essa era invece un capolavoro minore, che tenne il campo per gran parte dell’Ottocento, sia pure raramente eseguito così come Rossini l'aveva scritto. […] Ciò che permise la sopravvivenza, e in genere la reputazione, dell'Otello di Rossini fu l’ultimo atto, che ancor oggi può essere considerato uno dei più alti raggiungimenti dell’opera ottocentesca, se si riesce a cancellare dalla mente l’ancor più pregevole Atto IV di Verdi.” (2) _____ (1) Eugenio Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società (a cura di Giorgio Zampa), Milano, A. Mondadori , 1996 (2) Julian Budden, Le opere di Verdi. Volume terzo: da Don Carlos a Falstaff, Torino, EDT, 1988 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 2/6 Il titolo dell’opera “ Venne poi il momento di scegliere il titolo definitivo dell'opera, che finora era stata citata indifferentemente come Otello o Jago. Stando ad una legge teatrale non scritta, secondo la quale ogni opera su un soggetto già trattato in precedenza avrebbe dovuto avere un nuovo titolo, Jago era la scelta più probabile. Ma questa volta Verdi decise diversamente: Egli [Jago] è, è vero, il Demonio, che muove tutto; ma Otello è quello che agisce = Ama, è geloso, uccide, e si uccide. Per parte mia poi mi parrebbe ipocrisia il non chiamarlo Otello. Preferisco che si dica «Ha voluto lottare col gigante ed è rimasto schiacciato» piuttosto che «si è voluto nascondere sotto il titolo di Jago». Allusione implicita ad un'altra legge non scritta secondo la quale ad un'opera giudicata superiore alla precedente è concesso di usurparne il titolo. Così Almaviva, ossia L'Inutile Precauzione di Rossini assunse di diritto il titolo del Barbiere di Siviglia di Paisiello che aveva fatto uscire dal repertorio. Proprio Rossini, il ‘gigante’ con cui Verdi osava confrontarsi, avrebbe così subito, con il suo Otello, lo stesso destino di Paisiello.” (1) Verdi e Shakespeare a confronto “Esisteva una differenza radicale tra la vocazione drammaturgica di Verdi e quel che egli leggeva nel teatro shakespeariano. In esso trovava, secondo l'interpretazione ottocentesca, un realismo cui aveva sempre aspirato nella sua carriera di musicista teatrale: precisione nel rappresentare la psicologia umana, insieme con i suoi sviluppi molteplici a contatto con una grande varietà di eventi, dal grottesco al tragico. Ma trovava anche qualcosa di molto lontano dalla sua visione del mondo e dell'umanità: la mancanza di un giudizio morale, di un rigore nel riconoscere il bene e il male. Giudizio e rigore che invece formavano il nucleo della drammaturgia di Verdi e della sua arte fortemente improntata ad una sensibilità etica.” (2) _____ (1) Julian Budden, Le opere di Verdi. Volume terzo: da Don Carlos a Falstaff, Torino, EDT, 1988 (2) Claudio Casini, Verdi, Milano, Rusconi, 1982 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 3/6 Due musicisti…per un libretto “Nel 1884, […] tutto il progetto fu sul punto di naufragare. Dopo la prima del Mefistofele [di Arrigo Boito, ndr] a Napoli, fu dato un banchetto in onore di Boito; durante il banchetto, Boito, secondo un giornale, avrebbe detto che gli dispiaceva non poter musicare lui il libretto dell'opera Jago. Verdi, sensibile com'era a quel tempo, vi scorse un'insinuazione di Boito, che la sua musica non sarebbe stata adeguata all'argomento, e gli offrì subito di restituirgli il manoscritto del libretto, come dono spontaneo, «senz'ombra di risentimento». Boito, che aveva stretto sempre più intimi rapporti con Verdi, non ebbe difficoltà a dimostrargli come fossero state travisate le sue parole e rifiutò recisamente di accettare l'offerta. Così la bufera fu scongiurata.” (1) Otello come Rigoletto e Violetta “In luogo di ricorrere all'intreccio variegato e ai numerosi personaggi, […] [Verdi] restrinse la vicenda ad un nucleo centrale privo di digressioni e ad un protagonista assoluto, così come aveva fatto in Rigoletto e nella Traviata. […] Tornarono alcuni temi cari al Verdi della prima maturità: il protagonista è un reietto, un inferiore. L'eroismo lo ha condotto ai vertici del comando militare, ma l'alto onore non serve a sanare il complesso d'inferiorità dovuto al fatto d'essere un uomo di colore fra bianchi, un self made man tra aristocratici come Desdemona, Jago e Cassio. Il colore della pelle è per Otello ciò che la gobba è per Rigoletto, o la vita di demi‐mondaine per Violetta.” (2) _____ (1) Francis Toye, Giuseppe Verdi: la sua vita e le sue opere, Milano, Longanesi, 1950 (2) Claudio Casini, Verdi, Milano, Rusconi, 1982 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 4/6 Il personaggio di Jago “Il primo personaggio della celebre tragedia, che affascina Verdi non è Otello, è Jago, questa larva molle con l'aculeo dello scorpione, che striscia noncurante sul palato roseo di un'alcova. Gonfio di rimorsi infingardi, seduto al tavolo di una morale spietata e irritante (che è poi quella dei vinti o dei predicatori), Verdi lo conosceva da anni come controfigura dei suoi ideali romantici e libertari. E dal momento che la spregiudicata malvagità di Jago si inchina al più gretto conformismo ‐ il rifiuto che egli oppone all'amore di due giovani di razza diversa ‐, il compositore non esita ad aggredirlo come una cosa che gli appartiene. È lo specchio di tutto quello che lui ha odiato nella sua vita: il filisteo che pontifica sui difetti umani, che arresta con la sua natura accidiosa e ingenerosa lo scorrere della vita. (Se fosse invece il contrario? se nella perfidia del luogotenente Verdi avesse nascosto un fremito anarchico, contestatario? Dovremo insinuarci nel segreto dell'opera d'arte, e Verdi ci porterà).” (1) “Morelli [pittore, amico di Verdi, ndr] […] concepiva [Jago] come un uomo piccolo, di aspetto astuto, vestito di nero. Verdi approvava il vestito nero, ma confessava che lui di Jago si faceva un'idea diversa. «Se io fossi attore », egli scrisse, «ed avessi a rappresentare Jago, io vorrei avere una figura piuttosto magra e lunga, labbra sottili, occhi piccoli vicini al naso come le scimmie, la fronte alta che scappa indietro, e la testa sviluppata di dietro; il fare distratto, nonchalant, indifferente a tutto, incredulo, frizzante dicendo il bene e il male con leggerezza come avendo l'aria di pensare a tutt'altro di quel che dice; così che, se qualcuno avesse a rimproverarlo: 'Tu dici, tu proponi un'infamia', egli potesse rispondere: 'Davvero? ... non credevo.. non ne parliamo più!...' Una figura come questa può ingannar tutti, e, fino ad un certo punto, anche sua moglie. Una figura piccola, maligna, mette tutti in sospetto e non inganna nissuno!» (2) _____ (1) Gustavo Marchesi, Giuseppe Verdi, Torino, UTET, 1970 (2) Francis Toye, Giuseppe Verdi: la sua vita e le sue opere, Milano, Longanesi, 1950 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 5/6 Il primo Otello “Prima che Otello fosse terminato, il cantante [Francesco Tamagno], che già godeva la fiducia di Verdi, volle mettere le mani avanti, dichiarandosi felice di essere stato prescelto «come protagonista della desiderata nuova opera Otello». Verdi, ricevuta la lettera, restò non poco meravigliato e, senza nemmeno perdere un'ora di tempo, rispose: «Non posso a meno di levarmi contro coloro che hanno fatto in nome mio promesse che non potevano mantenere ... Voi sapete meglio di me che, per quanto sia valente un artista, non tutte le parti gli si convengono, ed io non vorrei sacrificare nessuno, e molto meno voi!». Tamagno non si diede per vinto, anzi si dichiarò pronto a sottomettersi a una prova, «con tutta la buona volontà». Verdi, in verità, era assai perplesso per la scelta del tenore. […] C'erano delle ragioni che consigliavano Verdi a non preferire Tamagno; a esempio le scarse qualità sceniche dell'artista. […] Comunque Verdi, esortato, dal poeta [Boito] e dall'editore [Ricordi], si decise a mandare [a] Giulio Ricordi il seguente telegramma: «Aspetto con sollecitudine nota persona. Conservate il segreto». Inutile dire che si trattava di Tamagno, il quale corse a Genova, ascoltò l'opera, l'accennò con la voce e fu subito prescelto. Cominciarono le prove, che divennero ancor più estenuanti per la rigidità scenica del protagonista. […] Verdi, dopo la prima recita, baciò il suo interprete dicendogli: «Tu, caro Tamagno, sei già diventato più famoso dell'autentico Moro di Venezia!»..” (1) La prima Desdemona “Non si era ancora sparsa la voce che Otello era pronto per il varo che già tutti i principali soprani, tenori e baritoni d'Italia tempestavano la porta di Giulio Ricordi. Il ruolo più difficile da assegnare era quello di Desdemona; «non è una donna», scrisse Verdi più tardi, «è un tipo! Il tipo della bontà, della rassegnazione, del sacrifizio! Sono esseri nati per gli altri, inconsci del proprio Io. […] Egli si decise infine, non senza timore, per Romilda Pantaleoni, una vivace artista drammatica […]; non certo il modello di pura femminilità che Verdi aveva descritto nel passo sopra citato, ma per lei premeva Franco Faccio, con il quale aveva una relazione e che doveva, dopo tutto, dirigere l'opera. […] Nei fatti ella risultò inferiore alle aspettative e, con suo gran dispiacere, fu sostituita da Adalgisa Gabbi nelle riprese di Otello a Roma e a Venezia. […] Che si sappia, Verdi non trovò mai una Desdemona che lo soddisfacesse completamente.” (2) _____ (1) Mario Rinaldi, Le opere più note di Giuseppe Verdi, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1986 (2) Julian Budden, Le opere di Verdi. Volume terzo: da Don Carlos a Falstaff, Torino, EDT, 1988 ALL’INIZIO
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SPIGOLATURE 6/6 La prima dell’«Otello» “L'andata in scena fu annunciata per il 15 febbraio del 1887, alla Scala […]. In città la curiosità e l'eccitazione erano vive. La scelta del soggetto, inseparabilmente collegata nelle menti della vecchia generazione col nome di Rossini, provocava commenti, non sempre favorevoli. Da quasi tredici anni, tolta una sola e insignificante eccezione, non era più stata sentita nessuna opera nuova di Verdi. […] Per quanto gli speculatori ne approfittassero per far salire alle stelle il prezzo dei posti, il teatro, tolto il palco reale, era completamente gremito un quarto d'ora prima che cominciasse lo spettacolo. L'assalto ai posti in loggione terminò quasi in un parapiglia e per tutta la sera le strade che conducevano alla Scala rimasero affollate di gente che non era potuta entrare, ma che era risoluta a prender parte, sia pure indirettamente, a quell'avvenimento così memorabile. Quale sarebbe stato il loro verdetto? Sull'accoglienza del pubblico non vi fu presto nessun dubbio. […] Quando il Maestro lasciò il teatro una folla di ammiratori, i quali per tutto il giorno avevano gremito le strade per applaudire ogni volta che riuscivano a vederlo, staccò i cavalli dalla sua vettura e la trascinò a braccia all'Albergo Milano dove Verdi abitualmente alloggiava. […] Quando cominciarono ad apparire i primi resoconti, si vide che il giudizio della critica non era meno favorevole di quello del pubblico.” (1) Il peso del successo “Nonostante il suo trionfo, Verdi può bene essere stato contento di lasciare Milano. […] Quello che quasi certamente gli dispiaceva, tenuto conto del suo temperamento, deve essere stata la necessità di vivere tanto in pubblico. Oltre alla folla e ai giornalisti v'era stato l'obbligo di accettare formalmente i doni degli ammiratori: cose mostruose per la maggior parte, come la tazza in forma di drago alato che portava una conchiglia con una perla nel mezzo, dono della signora Pantaleoni. Fra tutti, il solo che può avere avuto un valore sia pur piccolo per lui sarà stata forse la corona di bronzo dorato che gli offrì Faccio in nome dell'orchestra, durante la prova generale. […] Nonostante la sua malinconia, Verdi deve aver dato un sospiro di sollievo, quando il treno uscì sbuffando dalla stazione di Milano ed egli poté ritornare «il tranquillo agricoltore di Sant'Agata».” (1) _____ (1) Francis Toye, Giuseppe Verdi: la sua vita e le sue opere, Milano, Longanesi, 1950 ALL’INIZIO
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TRAMA 1/2 Atto I ‐ Cipro. L'esterno del castello. È sera e infuria una tempesta. Il popolo attende il ritorno di Otello dalla guerra con i Turchi, ma la nave del condottiero delle truppe veneziane è in difficoltà fra le onde e tutti elevano una preghiera per la salvezza della flotta. Infine la nave è in porto e Otello annuncia la vittoria. Anche la tempesta sembra gradualmente placarsi e viene acceso un fuoco di festeggiamenti; Jago, alfiere del moro, trama frattanto in disparte con Roderigo, un gentiluomo veneziano innamorato invano della bella Desdemona, moglie di Otello: quest'ultimo gli ha preferito Cassio come capitano ed egli, scornato, vuol dedicare ogni sua cura alla vendetta. Invoglia quindi Cassio ad ubriacarsi con la scusa di inneggiare alle nozze di Otello e Desdemona e poi riesce ad aizzare una violenta zuffa tra Cassio e Roderigo che lo provoca; all'arrivo di OteIlo la lite è in pieno corso e il moro fa appello alla sua autorità per sedarla. Egli trova Cassio ubriaco e Montano, il suo predecessore sull'isola, ferito e dà quindi sfogo alla sua ira: Cassio viene degradato, complice l'ipocrita silenzio di Jago, e Otello ordina a tutti di allontanarsi. È in arrivo Desdemona, con la quale egli intende rasserenarsi dopo il tumulto e intonare un appassionato duetto d'amore; alla fine i due si baciano e si avviano abbracciati al castello. Atto II ‐ Il disegno ordito da Jago continua il suo corso, allorché egli consiglia all'umiliato Cassio di implorare il perdono di Otello mediante Desdemona, la quale gli è benevolmente amica. Cassio si avvia verso il giardino ove sosta la moglie del condottiero e Jago dà sfogo in un soliloquio ai suoi malvagi sentimenti, fin che non sopraggiunge Otello, con cui egli simula una specie di disappunto. Otello gliene domanda la causa e l'abilissimo Jago gli insinua vaghi sospetti di un incontro non proprio innocente fra Desdemona e Cassio: il primo seme è buttato per la fremente gelosia che invaderà il moro. Ma è ancora presto: la visione in giardino dell'amatissima sposa lo invita a fugare le allusioni del suo alfiere. Un successivo incontro a quattro fra le due coppie di sposi, Otello e Desdemona e Jago ed Emilia, riaccende però nell'animo di Otello i turbamenti, visto che Desdemona ha pietosamente intercesso presso di lui per perorare la causa di Cassio. Nel corso della discussione Desdemona perde involontariamente il fazzoletto donatole tempo prima da Otello, che viene raccolto da Emilia; Jago glielo trafuga con la forza. Otello è rimasto solo e dà corso alla sua rinnovata disperazione; è per Jago il miglior momento per dispiegare i suoi intrighi: Otello cerca una prova dell'infedeltà della moglie e Jago, senza parere e con compunta disinvoltura, gli svela di aver udito Cassio rivolgersi in sogno a Desdemona invocandone l'amore; indi aggiunge di aver veduto in mano di costui il fazzoletto di Desdemona. È bastante tal prova al furente Otello; egli giura mortale punizione per la sposa e Jago si unisce ai suoi irati proclami, promettendogli fedeltà. ALL’INIZIO
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TRAMA 2/2 Atto III ‐ La gran sala del castello. Un araldo annuncia a un pensieroso Otello che la nave degli ambasciatori veneziani sta entrando al porto. Giunge in scena l'ignara Desdemona, che ha ravvisato da un po' il turbamento dello sposo e gliene chiede ragione, ottenendo da lui solo frasi smozzicate e intuendone la furia. La situazione viene peggiorata allorché Otello chiede alla sposa del suo fazzoletto, cui egli molto tiene; ma con disarmante improntitudine costei continua a patrocinare la causa di Cassio, aumentandone l'ira finché Otello la accusa di infedeltà e pretende che ella si discolpi. Desdemona, esterrefatta e dolente, gli domanda il perché di tal atteggiamento ma Otello si rifugia in uno spietato sarcasmo. Ella allora s'allontana e il moro, nuovamente solo, si abbandona ancora alla disperazione. Torna in scena Jago e, suggerito a Otello di celarsi poco lontano, lo invita ad ascoltare il colloquio che egli avrà con Cassio; con mezze frasi e allusioni, il maligno alfiere si fa confidare a bassa voce dal capitano caduto in disgrazia le sue avventure amorose con una tal Bianca di cui Cassio è invaghito, ma Otello, che ode da lontano, è convinto che i due stiano parlando di Desdemona, e la convinzione è rafforzata nell'istante in cui Cassio sventola il fazzoletto di lei, che Jago ha provveduto prima furtivamente a nascondere nelle sue stanze. Frattanto squilli di tromba e un colpo di cannone annunciano l'arrivo della delegazione veneziana, che reca a Otello il plauso per la sua vittoria e ignora di quali ambasce l'eroico moro sia vittima: egli è ormai certo del tradimento della moglie e Jago, in un surplus di livore, gli suggerisce di soffocarla quella notte stessa; a Cassio provvederà lui. Ludovico, ambasciatore della Repubblica Veneta, entra col suo séguito e porge i suoi saluti a Otello; poi vede Desdemona turbata e costei, insistendo nella ingenua improntitudine, perora anche con l'ambasciatore la causa di Cassio, suscitando ancora una volta le ire di Otello che la apostrofa con violenza lasciando allibiti tutti i presenti; indi egli legge solennemente il messaggio inviatogli dal doge che lo richiama a Venezia e nomina Cassio suo successore nell'isola, suscitando la rabbia del deluso Jago. Per Desdemona in lacrime solo un'ulteriore moto di sdegno, fra lo sbigottimento e l'orrore degli astanti. La folla abbandona la scena credendo Otello in preda alla follia; ma la somma degli affanni del moro è tale che egli sviene disfatto. Jago ha per la sua vittima un inequivoco gesto di furore e disprezzo calcandogli il piede sulla testa. Atto IV ‐ La camera di Desdemona. L'infelice sposa si appresta alle preghiere della sera, in compagnia di Emilia, ma è palesemente turbata ormai da tristi presagi di morte. Uscita Emilia, entra nel silenzio Otello e, contemplando la sposa addormentata, la bacia tre volte ma, una volta che ella è s'è destata, le impone di recitare le sue preci: saranno le sue ultime perché si appressa a morire. Invano Desdemona gli rivolge suppliche di innocenza, poiché poco dopo Otello la soffoca nel suo letto. Battono alla porta: è Emilia, la quale ha scoperto le trame del marito e ne avvisa il moro; giunge intanto anche Roderigo, il quale, incaricato da Jago di uccidere Cassio, ne è stato invece trafitto, e prima di morire svela anch'egli il terribile complotto di cui Otello è stato vittima. Jago si dà a tal punto alla fuga; Otello, impietrito, si pugnala rivolgendo un ultimo bacio alla sposa uccisa. _______
da: Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera, Varese, Zecchini, 2011 ALL’INIZIO