FORUM PER IL DIALOGO TRA LA S VIZZERA E L ’I TALIA Berna, 30-31 gennaio 2014 Sintesi dei lavori 2 Cluster 1 "Economia e finanza" Coordinatore: Mauro GUERRA Sintesi dei lavori1 Italia e Svizzera attraversano due momenti economici ben diversi: ciò si evince chiaramente dal rapporto del WEF sulla competitività, che mette la Svizzera al primo posto mondiale, mentre l’Italia rimane ferma al 42esimo posto. Un aspetto che può spiegare tale differenza di valutazione risiede nel funding gap del sistema bancario italiano. Lo sbilanciamento dell’impiego rispetto alla raccolta costituisce un freno all’accesso al credito per molte imprese italiane. Sul piano fiscale la Svizzera si confronta con un panorama internazionale profondamente mutato, il che produce effetti destabilizzanti sul mondo della finanza elvetica. Seppur in crisi, l’Italia resta un paese la cui competitività si fonda sul manifatturiero avanzato. Ciò risulta evidente nel settore componentistico, altamente competitivo. Questo aspetto induce a riflettere sulla possibilità di traslare in Italia il successo dello stretto connubio tra ricerca e imprese in Svizzera. Sul lato fiscale, il decreto sulla voluntary disclosure emanato dal governo italiano il 24 gennaio suscita due grandi interrogativi: (1) Come può lo Stato italiano massimizzare gli effetti del decreto? E (2) come intende utilizzare i fondi reperiti? Il governo italiano si è dimostrato inoltre deciso a gestire la questione in maniera unilaterale, avendo tracciato alcune red lines di un ipotetico futuro accordo bilaterale I-CH. L’approccio unilaterale solleva un ulteriore interrogativo, relativo all’impalcatura del fisco italiano. Il problema non risiede tanto nei differenti trattamenti, quanto nella necessità di una riforma che consenta il riavvicinamento dei contribuenti e dei futuri aderenti al programma di autodenuncia. Ci si pone l’interrogativo di come l’attuale sistema fiscale -che tra aprile 2008 e maggio 2013 ha “partorito” 491 norme fiscali, di cui 288 aventi un impatto burocratico sulle imprese - possa esercitare una reale attrattiva nei confronti dei contribuenti. Nel tentativo di superare l’impasse è stata sottolineata la necessità di proporre una forma di voluntary disclosure orientata alla massimizzazione dei capitali regolarizzabili attraverso criteri di definizione ex ante del loro utilizzo. Ciò in quanto un diktat unilaterale metterebbe sulla difensiva non solo il sistema finanziario elvetico, ma anche le istituzioni svizzere, spingendole potenzialmente ad adottare imprevedibili contromisure. 1 La natura del Forum è di essere in primis non governativo. Questo ed altri documenti ad esso relativi non rispecchiano necessariamente posizioni governative. 3 L’iniziativa fiscale italiana ha suscitato numerose reazioni da parte dei presenti. In linea generale l’approccio unilaterale è visto come l’anticamera, se non di un fallimento, di un “debole” accordo fiscale fra i due paesi. In quest’ottica - e nella consapevolezza da parte elvetica che qualsivoglia ingerenza nella legislazione interna italiana è impossibile, oltre che altamente indesiderabile emerge la convinzione che a fronte dell’unilateralismo italiano, la Confederazione possa legittimamente chiedere di essere espunta dalla black list e di avere libero accesso al mercato dei servizi della Penisola. Sorprende che il sistema economico italiano e in particolare quello lombardo, strettamente legato al Ticino, non colgano l’opportunità di coinvolgere il sistema bancario svizzero nell’offerta creditizia. La discussione ha di conseguenza preso in considerazione una volontary disclosure “made in Italy and powered in Switzerland”, i cui proventi siano destinati a promuovere lo sviluppo industriale, con una riscoperta da parte dell’amministrazione federale del ruolo di escrew agent della contribuzione previsto dallo schema Rubik. Nella seconda giornata di lavoro, il gruppo ha espresso diverse proposte. Un possibile punto d’incontro potrebbe vedere, da parte svizzera, (1) l’accettazione di una voluntary disclosure rimodulata in modo da garantire la chiusura totale delle pendenze degli aderenti e (2) l’impegno, in un’ottica futura, ad accettare solo capitali tax compliant. In cambio, l’Italia si impegnerebbe a (1) cancellare la Svizzera dalla black list e (2) a concedere alla Svizzera pieno accesso al mercato italiano dei servizi finanziari. L’eventualità che non tutti i depositanti aderiscano alla voluntary disclosure lascia aperto l’interrogativo del destino dei capitali restanti. Si ravvisa pertanto la necessità di un accordo parallelo, volto a far emergere anche il resto dei capitali. Tale accordo richiede tuttavia un iter negoziale, il che esclude l’unilateralità. Si è altresì discusso l’eventuale recupero di un elemento dell’ormai tramontato schema Rubik: l’anticipo da parte delle banche svizzere di parte delle somme dovute al fisco italiano dai depositanti. Presupposto di tale elemento è però che il meccanismo di recupero dei crediti sia rapido e che le somme dovute siano certe. In vista di una semplificazione del meccanismo, si è infine valutata l’applicazione di un’aliquota forfetaria ai capitali oggetto di disclosure, in alternativa al sistema analitico di rendicontazione dei saldi. Il 30 gennaio, parlando alla platea del Forum riunita per l’inaugurazione dei lavori, il ministro Saccomanni ha comunque lanciato un messaggio positivo, dicendo che “l’accordo complessivo tra l’Italia e la Svizzera può essere raggiunto entro maggio”, ovvero in concomitanza della prevista visita in Svizzera del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. 4 Cluster 2 "Industrie di rete" Coordinatore: Lanfranco SENN Sintesi dei lavori2 Premessa Con il termine “industrie di rete” s’identificano quei settori caratterizzati da quattro aspetti principali: la presenza di infrastrutture, l’offerta di servizi, l’interazione tra imprese, la programmazione e progettazione pubblica. Si fa quindi riferimento al settore dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, ma si potrebbe ampliare il termine a settori quali l’agroalimentare, le risorse idriche o il turismo. Capire le industrie di rete in un’ottica bilaterale significa includere nell’analisi la necessità intercomunicabilità tra le reti dei due paesi, favorendone le interazioni e agevolandone gli scambi. Significa inoltre fare rete su scale più vaste, che superino i confini nazionali e che possano essere competitive sul mercato globale. Per fare ciò, i due paesi devono pensare al completamento della rete infrastrutturale, in modo garantitala garantire la continuità, l’integrazione, l’operabilità e la presenza di standard comuni. Un’omogeneità che permetta di proporre servizi, che su tali infrastrutture operano, con uguale qualità e a condizioni simili. È quindi necessario che le imprese - pubbliche o private - coinvolte in tali settori possano integrare le proprie attività con investimenti oltre confine, in progetti congiunti e con scambi di best practices. Infine vi è bisogno di amministrazioni pubbliche che, attraverso normative ad hoc e accordi comuni, garantiscano le condizioni per l’efficienza e l’efficacia delle infrastrutture e dei servizi alle imprese che lavorano in questi settori. Considerazioni generali In linea con i temi presentati al primo Forum nel gruppo “Fare Rete: trasporti, energia e TLC”3, nella seconda edizione l’accento è stato posto sugli stessi temi, date le evidenti interconnessioni tra essi. Si pensi alla possibilità di creare infrastrutture multirete (corridoi con linee ferroviarie, elettrodotti, gasdotti, ecc.) oppure all’incidenza dei costi di un settore sugli altri (quelli del trasporto sull’energia, ad esempio). 2 La natura del Forum è di essere in primis non governativo. Questo ed altri documenti ad esso relativi non rispecchiano necessariamente posizioni governative. 3 Per maggiori informazioni sulla prima edizione del Forum e in particolare sui lavori del gruppo Fare Rete: http://temi.repubblica.it/limes/forum-per-il-dialogo-italia-svizzera-fare-rete-trasporti-energia-e-ict/42889 5 Si è tuttavia rilevato come tali attività siano correlate tra di loro più in termini concettuali e teorici che operativi. Pertanto si è deciso di concentrare la discussione sui settori Trasporti ed Energia. Tuttavia, ciò non ha impedito di dedicarsi a problematiche comuni e a proposte non legate a tali settori. Le problematiche comuni Dal punto di vista giuridico, è stato sottolineato come in Italia la riforma del Titolo V della Costituzione (relativo alla divisione delle competenze tra Stato e Regioni) abbia reso più burocratico l’iter di autorizzazione, allungando considerevolmente i tempi di realizzazione delle infrastrutture. Anche da parte svizzera si è però notato che l’interazione tra le iniziative popolari e la ripartizione di competenze tra Comuni, Cantoni e Confederazione comporta tempi decisionali molto lunghi. Resta però il fatto che una volta delineate le misure da intraprendere, in Svizzera esse vengono portate a termine in maniera celere. Si è poi parlato dell’importanza della pianificazione a lungo termine, in particolar modo per la realizzazione d’infrastrutture nel campo dell’energia e dei trasporti, ponendo l’accento su come il coinvolgimento dei diversi stakeholder (popolazione, imprese, istituzioni) sia necessario per fare fronte alle preoccupazioni dell’opinione pubblica e per minimizzare l’impatto ambientale. Anche su questo punto sono state notate differenze tra Svizzera e Italia: la prima tende a operare con fondi pluriennali e dedicati, cercando di assicurare la completa copertura finanziaria dei singoli progetti; la seconda invece eroga risorse su base annuale e prosegue i lavori in base alle disponibilità. La scarsa conoscenza delle possibilità di lavorare e investire nell’altro paese è un’altra delle problematiche affrontate in sede di discussione. Da parte italiana si fa fatica a capire come incoraggiare l’offerta di servizi, ad esempio nel campo del turismo o dell’agroalimentare, in collaborazione con le imprese elvetiche. Da parte svizzera si è messo l’accento sul fatto che nella Confederazione spesso le imprese non trovano personale qualificato che parli il tedesco, ma allo stesso tempo trovano interessante la legislazione italiana in materia d’incentivazione delle reti d’impresa e pensano possa essere un modo per impostare proficue collaborazioni.4 Trasporti Le tratte infrastrutturali transfrontaliere devono poter gestire i flussi di merci e passeggeri, migliorando la sostenibilità ambientale e favorendo lo spostamento della mobilità dalla strada al treno. Per quanto riguarda il sistema ferroviario, è stato messo in risalto che tra i due paesi esiste una piattaforma il cui obiettivo è portare gli scambi su 390 tratte giornaliere entro il 2025. 4 Per una panoramica sulla normativa italiana: http://www.retimpresa.it/index.php/it/documenti/normative 6 L’Alptransit, che comprende l’apertura del Tunnel di Base del San Gottardo nel 2016 e del Monte Ceneri nel 2019, è il progetto principale e porterà alla riduzione dei tempi di percorrenza sulla tratta Zurigo-Milano. Parallelamente, esistono altre linee che devono favorire i collegamenti tra i due paesi. A tale riguardo è stato auspicato che i due governi coordino tra loro i tempi dei rispettivi interventi per assicurare la coerenza complessiva degli stessi. La discussione si incentrata sul traffico merci, in particolare sul potenziamento della linea che passa da Luino, sullo snodo di Lugano e sulla modernizzazione di porti e retroporti. 1. Il gruppo ha rilevato che alcune problematiche presentate durante la scorsa edizione del Forum sono adesso in via di soluzione: si vedano i recenti finanziamenti delle linee Luino-Gallarate/Novara e i piani relativi agli interporti di Milano smistamento e Piacenza. Si è fatto riferimento all’accordo tra la Svizzera e l’Italia firmato il 28 gennaio 2014, in base al quale l’Italia investirà 40 milioni di euro per la tratta Milano-Chiasso, mentre la Svizzera metterà a disposizione 120 milioni di euro per l’adeguamento delle gallerie di Luino5. Da parte svizzera il potenziamento di Luino si rivela strategico per favorire il trasporto di merci su rotaia verso il Mediterraneo. La Confederazione prevede di ridurre il traffico su strada a 650 mila di transiti annui di veicoli pesanti entro il 2019. Pertanto la linea Basile-San Gottardo- Chiasso/ Luino, che procede verso il Nord Italia, deve essere provvista di infrastrutture che possano trasportare rimorchi con un’altezza agli angoli di 4 metri. 2. Con l’apertura del Tunnel del San Gottardo e il risanamento della galleria autostradale, si prevede che il flusso dei traffici troverà un collo di bottiglia nella zona di Lugano. Da parte svizzera si guarda con una certa apprensione alla scarsa attenzione che la Confederazione presta al problema. Il rischio è che si rimandino al 2040-2050 gli investimenti per ripensare la mobilità, anziché prevedere sin d’ora una soluzione coordinata per autostrade e ferrovie da attuare in coordinamento tra i due paesi. Anche da parte italiana si sono espresse preoccupazioni per lo snodo di Lugano, in particolare per capire dentro quale contesto trovare la soluzione. D’altro canto, si è sottolineata la disponibilità e la volontà di stabilire una piattaforma comune per identificare soluzioni comuni, come ad esempio l’identificazione di tempi e modalità per quadruplicare la linea Lugano-Seregno. 3. In correlazione ai temi precedenti, il gruppo ha ribadito che gli interventi infrastrutturali previsti nei due paesi dovranno essere accompagnati da una coerente politica dei trasporti che favorisca uno shift modale verso il trasporto su rotaia, visto che oggi in Italia meno del 10% delle merci è trasportato 5 Lupi firma a Berna l'accordo italo-svizzero per la Milano-Chiasso e il valico di Luino 28.01.2014: http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=3025 7 via treno (il costo del trasporto su gomma in Italia è cinque volte inferiore a quello della Svizzera). 4. Si è altresì parlato di vedere i trasporti in un’ottica transnazionale ed europea. Con il traforo del Lötschberg e con l’Alptransit, la Svizzera è parte del Corridoio 24 Genova-Rotterdam, ribattezzato Reno Alpi. Su questo punto si è discusso delle difficoltà di trovare una politica unitaria. Infatti, ad oggi esiste solamente una parziale omogeneizzazione degli standard (interoperabilità), che però non copre completamente alcune questioni tecnologiche come l’ERTMS e non riesce/vuole trovare un sistema di tariffazione comune. 5. Al tema del traffico merci sui corridoi europei si è agganciata la discussione sulla gestione di porti e retroporti. È stato messo in evidenza come tali infrastrutture siano strategiche per i flussi di merci attraverso il Mediterraneo, e che sono uno sbocco naturale via mare per le esportazioni svizzere. Pertanto, entrambe le parti hanno sottolineato la necessità che i porti siano dotati al loro interno di impianti ferroviari moderni con standard internazionali (moduli di binario, ecc.). 6. Un ultimo punto di riflessione è stato la necessità di trovare canali di comunicazione congiunti che evidenzino le sinergie nel settore dei trasporti. Si è rilevato come spesso le informazioni che circolano nei rispettivi paesi siano viziate da una minimizzazione delle proprie responsabilità a fronte di un’amplificazione di quelle altrui, distorcendo così la realtà dei fatti. Energia Dalla liberalizzazione del mercato dell’energia in Italia, le società svizzere Axpo, Alpiq, BKw e REpower sono presenti, prevalentemente nell’idroelettrico e nel rinnovabile, con investimenti stimati in oltre 4 miliardi di euro e con progetti per oltre 2 miliardi. Inoltre circa il 40% delle importazioni italiane di energia arrivano dalla Svizzera. Tuttavia quest’ultima, dopo la decisione di uscire dal nucleare entro il 2034, potrà in futuro passare dalla posizione di esportatore netto di energia a quella di importatore. Inoltre, esiste un Dialogo energetico Svizzera-Italia che con cadenza annuale affronta le questioni legate al settore e che ha consentito di creare buone relazioni tra gli attori dei due paesi. Nel dicembre 2012 è stato inoltre firmato un Memorandum of Understanding bilaterale sulla cooperazione energetica e una Dichiarazione congiunta specificatamente dedicata alle questioni del gas, sia in relazione al Transitgas (che attraversa la Svizzera per convogliare il gas verso l’Italia), sia in riferimento al progetto del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), che attraverso l’Italia convoglierà il gas dall’Azerbaigian verso il Nord Europa. 8 Il gruppo ha poi rilevato come, rispetto al settore dei trasporti, l’energetico non presenti particolari deficit infrastrutturali; anzi, si corre il rischio di un’eccessiva offerta di gas. Contemporaneamente si è posto l’accento sulla necessità di integrare la Svizzera in un mercato unico europeo dell’energia6. L’Italia, anche a causa della priorità di dispacciamento delle fonti rinnovabili, ha visto una riduzione delle attività delle grandi centrali a ciclo combinato a gas. La sua capacità infrastrutturale è doppia rispetto al fabbisogno attuale. Da parte italiana si è quindi evidenziata la necessità di garantire la riesportazione verso i paesi esteri. In particolar modo, di garantire la smerciabilità di tale gas verso Nord, in modo che i costi di realizzazione delle infrastrutture connesse alla Trans Adriatic Pipeline ricadano effettivamente sull’utilizzatore finale di quel gas. Da parte svizzera si è invece sottolineata l’importanza di un mercato energetico europeo. Sebbene tale mercato sia una priorità dell’Unione Europea, in vari paesi esistono politiche di incentivi e sovvenzioni che rendono difficile una omogeneizzazione del mercato e una maggiore integrazione. Si è quindi discusso di come la Svizzera possa legarsi maggiormente al mercato europeo e di come l’Italia possa sostenere Berna nei negoziati con l’UE per creare un mercato unico più coerente. Proposte Favorendo lo scambio di best practices, il gruppo suggerisce di: 1. Promuovere un tavolo di lavoro bilaterale che, anche attraverso iniziative mirate con specialisti nei singoli settori, possa analizzare e facilitare la soluzione di problemi riguardanti i flussi transfrontalieri, sia su rotaia che su strada. 2. Sostenere la creazione di corridoi multimodali, al fine di affiancare reti distinte, riducendo l’impatto ambientale e i costi di realizzazione. 3. Suggerire strategie per favorire il passaggio del traffico merci da strada a rotaia, proponendo in particolare criteri omogenei di tariffazione stradale. 4. Elaborare programmazioni strategiche che coinvolgano i territori, per rispondere ai bisogni delle imprese e delle popolazioni. 5. Favorire la pianificazione di un’agenda comune con un allineamento di tempi e risorse per i progetti di reciproco interesse, al fine di evitare la costruzione di infrastrutture solo da una delle due parti del confine. 6. Utilizzare una comunicazione congiunta, che metta in risalto le sinergie e dia spazio a notizie sugli avanzamenti di entrambi i paesi. 6 Mercato unico dell’energia: http://europa.eu/legisltion_summaries/energy/internal_energy_market/index_it.htm 9 7. Evidenziare l’importanza di modernizzare porti e retroporti per far fronte ai crescenti volumi di traffico, collegandoli con infrastrutture ferroviarie dotate di tecnologie con standard internazionali. 8. Facilitare la creazione di società italo-svizzere per lo sviluppo di corridoi europei che possano essere competitivi su scala globale. 9. Incoraggiare il dialogo per lo sviluppo di un mercato comune dell’energia durante la presidenza italiana del Consiglio europeo (2° se mestre del 2014). 10. Presentare la potenzialità del mercato svizzero e di quello italiano, attraverso l’uso di canali mediatici come tvsvizzera.it, università, o eventi (fiere, conferenze) di reciproco interesse. 10 Cluster 3 "Questioni transfrontaliere, migrazione, comunità italiana in Svizzera (la mia Svizzera/la mia Italia)" Coordinatore: Lucio CARACCIOLO Sintesi dei lavori7 La diagnosi Rispetto alla prima edizione del Forum non si registrano passi in avanti nel superamento degli stereotipi che italiani e svizzeri nutrono reciprocamente. È vero semmai il contrario. Il persistere di rappresentazioni molto semplificate e tendenzialmente negative ha riflessi immediati sui rapporti complessivi fra i due paesi, soprattutto su politica ed economia. Un ambito particolarmente critico sotto questo profilo è quello frontaliero. In vari interventi è stato sottolineato il caso del Ticino, dove la frizione italo-svizzera è particolarmente accentuata, con riflessi che toccano le relazioni fra Roma e Berna. In particolare si è posto l’accento sull’impatto dei tanti frontalieri e dei cosiddetti “padroncini”. Gli effetti di dumping sociale, particolarmente rilevanti, sono da attribuire anche alle prassi degli imprenditori svizzeri. In particolare, è stato osservato che per limitare gli effetti di questo problema bisognerebbe colpire la catena dei subappalti selvaggi. Ad aumentare le preoccupazioni della parte svizzera si aggiunge la crescita di acquisti di immobili in territorio elvetico da parte di italiani, che accentuano il senso di Überfremdung. Il nervosismo si riflette a sua volta nelle percezioni italiane di essere oggetto di discriminazioni che rasentano la xenofobia. Molti interventi hanno sottolineato l’importanza del referendum contro l’immigrazione di massa promosso dall’UDC. Anche se quando si è tenuto il forum ancora non si sapeva quale sarebbe stato l’esito della votazione, era già dato per scontato che in Ticino sarebbero prevalsi i sì e si era già previsto che un esito positivo avrebbe avuto un notevole impatto sulle percezioni degli stranieri e sulle politiche pubbliche al riguardo. Buona parte della discussione è stata dedicata ai media. I partecipanti svizzeri e anche diversi italiani hanno fatto notare la carenza d’informazione sui media italiani riguardo alla Svizzera e alcuni casi di vera e propria disinformazione. L’informazione svizzera sull’Italia, pur con i suoi limiti, appare più approfondita. Molti interventi hanno insistito sulla necessità di curare la lingua italiana in Svizzera e di promuovere cooperazioni nel campo universitario e della formazione, ad oggi ancora molto carenti. D’altra parte è stato sottolineato come gli italiani di Svizzera e 7 La natura del Forum è di essere in primis non governativo. Questo ed altri documenti ad esso relativi non rispecchiano necessariamente posizioni governative. 11 gli svizzeri italofoni trarrebbero grande vantaggio da una più diffusa conoscenza della lingua tedesca e delle altre lingue ufficiali della Svizzera, fattore fondamentale per l’integrazione e per il lavoro. È stato anche notato come, malgrado tutto, l’Italia e la cultura italiana mantengano una forte capacità d’attrazione. Sono state portate alla conoscenza dei partecipanti alcune iniziative di associazioni di italiani e amici dell’Italia in Svizzera per diffondere le conoscenze e gli scambi culturali fra i due paesi. Le proposte 1. Per migliorare i rapporti italo-svizzeri occorre lavorare anzitutto sulle aree di frontiera, in quanto qui si ravvisano le massime criticità. Si è quindi proposto di costruire dei sistemi di cogestione territoriale a livello locale, in coordinamento con i governi nazionali. L’idea dovrebbe essere di scambiare la “burocrazia zero” con investimenti destinati a sviluppare la cooperazione economica e culturale tra Italia e Svizzera in quelle aree. Tali zone transfrontaliere dovrebbero mobilitare in particolare le energie economiche e culturali (tramite le università), in maniera possibilmente più efficiente di quella sperimentata con Regio Insubrica. L’importante è non creare altre burocrazie autoreferenziali, come quelle normalmente prodotte dalle euroregioni. È stata lanciata l’idea di un’associazione privata tra Lombadia e Ticino che crei un connubio tra imprenditori, università e società civili delle due regioni, al fine di individuare problemi locali e relative soluzioni. Il dialogo transfrontaliero tra Svizzera e Italia rappresenta uno strumento nel quale convogliare discussioni e scambi tra le regioni di frontiera a livello istituzionale e/o di società civile. 2. La promozione dei rapporti tra i due paesi potrebbe passare attraverso gli studenti, creando cooperazioni in rete fra università e istituti di formazione italiani e svizzeri. Alcune esperienze sono già in atto, altre sono state proposte direttamente al tavolo del Cluster e dovranno essere approfondite. La cooperazione tra università e istituti di formazione dovrebbe incentivare scambi di studenti e docenti, già parzialmente esistenti nelle zone di frontiera. Un modello che potrebbe essere preso a riferimento è l’Erasmus, che però - almeno per il momento - vede il successo della direzione Italia-Svizzera, ma non viceversa. Sono state fatte altre proposte concrete al fine di istituzionalizzare scambi mirati tra due o più università (ad esempio tra le Università di Padova e di San Gallo, presenti alla discussione). Le collaborazioni interuniversitarie dovrebbero far perno su una rete già esistente da integrare e potenziare, che finora si è basata prevalentemente su contatti personali piuttosto che istituzionali. Sarebbe utile stilare un primo rapporto-censimento, per mettere in evidenza le possibilità già in essere. Gli organizzatori del Forum potrebbero fungere temporaneamente da centro di collazione delle informazioni, in attesa della costituzione di un organismo ad hoc. I modelli da seguire per realizzare tali 12 collaborazioni potrebbero essere di vario genere: organizzare summer schools; prendere spunto dall’esempio dalle cooperazioni del Be-Ne-Fri (BernaNeuchâtel-Friburgo), creando una collaborazione a cavallo fra i due paesi invece che tra regioni; cercare un partner in Svizzera per offrire la possibilità di un doppio diploma; ampliare l’Erasmus ad altri partner universitari ed eventualmente integrarlo con uno stage. Tutto ciò dovrebbe essere affiancato dalla ricerca di fondazioni in grado di apportare un sostegno finanziario. Una maggiore collaborazione sul piano universitario deve andare di pari passo con un efficace sistema di riconoscimento reciproco di crediti ed esami: in concreto è stata sottolineata l’importanza del riconoscimento in Italia dei diplomi SUPSI, che potrebbero dare impulso a sinergie nel campo della ricerca. Inoltre, l’esperienza dei centri d’eccellenza per start up già esistenti in Ticino potrebbe essere valorizzata. Sotto questo profilo è di particolare interesse il sistema svizzero di formazione professionale con annesso tirocinio, da far conoscere anche in Italia. Si è proposto inoltre di costituire un nuovo hub informatico che raccolga e distribuisca le informazioni su tutte le iniziative culturali italo-svizzere, pubbliche e private, locali e di rilievo nazionale. 3. Rispetto al primo forum abbiamo già compiuto notevoli passi avanti, peraltro insufficienti, nella cooperazione fra media. Sotto questo profilo si segnala soprattutto il lancio della piattaforma tvsvizzera.it, da cui scaturirà una web tv dedicata a tutto il mondo italofono, con collaborazioni già stabilite con il mondo giornalistico italiano. Alcuni giornalisti hanno proposto un incontro intermedio prima del terzo Forum (2015), dedicato a sviluppare le relazioni fra giornalisti ed editori dei due paesi (come già avvenuto a ottobre 2013 nell’incontro a Zurigo fra esponenti di Tamedia e del Gruppo l’Espresso). È stato presentato come spunto il modello di cooperazione giornalistico che il Tages-Anzeiger ha con la Süddeutsche Zeitung. Un primo test della cooperazione fra media italiani e svizzeri è rappresentato dal referendum del 9 febbraio e dal suo prevedibile impatto sulle percezioni reciproche. Per questo è stato proposto uno scambio di informazioni e di articoli sul voto e sulle sue conseguenze. A questo proposito, è importante spiegare in Italia il sistema svizzero di democrazia diretta, il lungo iter legislativo prima che l’iniziativa del 9 febbraio si traduca in misure concrete. In Italia non si conosce il sistema svizzero della concordanza, così come il fatto che l’opposizione politica possa essere rappresentata dal popolo. Un’ulteriore proposta è l’istituzione di scambi tra giornalisti per aumentare la rete di contatti e la mutua conoscenza. A medio termine, sarebbe auspicabile promuovere degli scambi tra stagisti di scuole di giornalismo. 4. L’Expo a Milano nel 2015 sarà al centro del prossimo Forum. Vista l’importanza dell’evento sarebbe opportuno sviluppare progetti comuni nel campo dell’alimentazione, dello sviluppo sostenibile e dell’ambiente. 13 5. Si è posta poi all’attenzione la prospettiva di far evolvere la struttura informale del Forum in una società per l’amicizia tra Svizzera e Italia avente natura di diritto privato. Su questo una fondazione locale ha già dimostrato interesse. Nel momento in cui al Forum sarà data una veste associativa, i vari settori potranno avanzare nei loro progetti in modo parallelo. A titolo di esempio si è citata la possibile collaborazione Limes-Schweizer Monat o Micromedia-Schweizermonat per far conoscere il panorama intellettuale italiano in Svizzera. 6. Onde promuovere la sistematizzazione del frammentato associazionismo italiano in Svizzera si è proposto di fare riferimento a www.udis.ch. 7. È stata ribadita l’importanza di lanciare progetti che contrastino la decadenza della lingua italiana. Il Forum potrebbe fornire supporto al neocostituito Forum per la lingua italiana,volto a stimolare l’apprendimento dell’italiano fuori dai confini ticinesi. 8. Sarebbe infine opportuno rilanciare la già esistente Commissione culturale consultiva italo-svizzera. 14 Cluster 4 "Cultura d’impresa, educazione/formazione e ricerca" Coordinatore: Paolo BERNASCONI Sintesi dei lavori8 1. Cultura d’impresa e scuole professionali La cooperazione transnazionale dev’essere mirata a combinare le forze migliori di entrambi i paesi. Nell’ambito della cultura d’impresa queste sono la creatività dell’impresa italiana e la capacità organizzativa e tecnica della Svizzera, che dovrebbero interagire per migliorare e potenziare l’ingegnerizzazione e commercializzazione del prodotto così specifico della piccola e media industria italiana. L’obbiettivo è di sfruttare l’Expo 2015 per presentare una “Borsa delle idee” volta a combinare esperienze svizzere e italiane, alla ricerca di un vantaggio reciproco. I successi nella cooperazione italo-svizzera, specialmente nella promozione di nuove imprese, andrebbero sottolineati, privilegiando la Lombardia per la sua prossimità geografica e per le sua potenzialità, in collaborazione con Assolombarda e con l’Assessorato regionale delle attività produttive. Occorre creare parchi industriali e tecnologici e mettere in rete le realtà esistenti, come quelle di Zurigo, di Zugo e di Neuchâtel, nel solco del Decreto Crescita 2.0 e del Decreto Flussi secondo il recente schema lombardo “Burocrazia zero”. Per contrastare la disoccupazione giovanile in Italia sarebbe utile e importante rivalutare il sistema di apprendistato attraverso la promozione di collaborazioni tra le scuole professionali dei due paesi, allacciandosi anche al programma federale per le scuole professionali già esistente a favore di otto paesi UE. 2. Italianità in Svizzera – promozione attraverso l’istruzione e la ricerca Al fine di promuovere, rafforzare e sostenere l’italianità come parte dell’identità multiculturale e plurilingue svizzera, una più stretta collaborazione con l’Italia presenta numerose opportunità. Nell’ambito della ricerca esiste un enorme potenziale di cooperazione bilaterale che non viene sufficientemente sfruttato a causa dei pochi contatti e della scarsa conoscenza reciproca. Per questo una mappatura di tutte le realtà italofone nei due paesi che operano a livello scientifico, sia in ambito privato che nelle università, 8 La natura del Forum è di essere in primis non governativo. Questo ed altri documenti ad esso relativi non rispecchiano necessariamente posizioni governative. 15 consentirebbe di liberare potenzialità e creare sinergie, mettendo a frutto il capitale simbolico condiviso da entrambi i paesi. La creazione di curricula di studi interdisciplinari, comprendenti tanto la cattedra di lettere come quelle (tra le altre) di storia, storia dell’arte e comunicazione, permetterebbe la nascita di proficue sinergie e uno studio dell’italianità completo e accessibile a un gruppo di interessati più ampio. Non vanno poi dimenticati i frequentatissimi corsi per italofoni all’estero, tenuti sotto il patronato del Ministero degli Esteri italiano. Il progressivo indebolimento di questi corsi per carenza di risorse va contrastato da Italia e Svizzera. Infine, un sostegno importante per la collaborazione italofona nell’ambito della ricerca potrebbe venire dal Fondo nazionale della ricerca scientifica, se istituisse uno strumento di promozione della ricerca italo-svizzera (ICH), sul modello del già esistente DACH per Germania, Austria e Svizzera. Un ulteriore obbiettivo sarebbe inserirsi, con progetti di ricerca comuni italo-svizzeri, nel programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, programma-quadro di ricerca che dispone di 80 miliardi di euro da allocare entro il 2020. 16 Indice Cluster 1: "Economia e finanza"………………………………………….. pag. 3 Coordinatore: Mauro GUERRA Cluster 2: "Industrie di rete"…………………………………………….…. pag. 5 Coordinatore: Lanfranco SENN Cluster 3: "Questioni transfrontaliere, migrazione, comunità italiana in Svizzera (la mia Svizzera/la mia Italia)"……………………... pag. 11 Coordinatore: Lucio CARACCIOLO Cluster 4: "Cultura d’impresa, educazione/formazione e ricerca"…. pag. 15 Coordinatore: Paolo BERNASCONI 17 18
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