BMS: il punto di vista dello psichiatra. Giuseppe Maina, Giovanni Ferro, Claudio Carezana SCDU Psichiatria A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano Da punto di vista psichiatrico, la Burning Mouth Syndrome (BMS) è un disturbo inquadrabile come disturbo somatoforme con delle peculiarità cliniche che lo distinguono dalle altre sindromi funzionali. La prima peculiarità è epidemiologica: il disturbo interessa prevalentemente il sesso femminile in un’età compresa fra i 30 e i 59 anni. Sul piano psicopatologico, i pazienti affetti da BMS frequentemente riportano altri sintomi somatoformi: più tipici quelli orali, quali xerostomia e/o disgeusia, ma sono frequenti anche altri sintomi funzionali generali, quali dolore muscolare, cefalea o vertigini. La comorbidità con disturbi d’ansia e con disturbi dell’umore è elevata e numerosi studi indicano dei veri e propri pattern caratteristici di disturbi psichiatrici che accompagnano la BMS e che la differenziano rispetto ad altri disturbi somatoformi. Sono stati inoltre effettuati alcuni studi clinici che hanno indagato le caratteristiche di personalità nei soggetti affetti da BMS. In questi pazienti, oltre ad un’elevata frequenza di disturbi di personalità in generale si rileva che si rileva una prevalenza di personalità abnormi di tipo schizotipico, ossessivocompulsivo e paranoide. Nonostante l’eziopatogenesi psicogena sia tuttora controversa, molti dati di letteratura suggeriscono l’efficacia delle terapie psicofarmacologiche nella cura della BMS, in particolare di quelle antidepressive.
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