La strana droga del dottor Caber Di Lord Dunsany I parte Una sera, al Club del Biliardo, c’eravamo imbarcati in un discorso piuttosto banale, anche se non conosco bene il motivo per cui sia di così largo interesse da essere diventato banale. Comunque, stavamo discutendo di omicidi e di come compierne uno senza essere scoperti. Alcuni sostenevano che fosse facile, altri che fosse difficile. Ma non c’è bisogno che vi riferisca le varie argomentazioni. Vi basti sapere che stavano vincendo i sostenitori della seconda ipotesi e il Club stava per accettare la tesi che un omicidio non possa essere compiuto impunemente, quando si intromise Jorkens. “Credo di avervi nominato tempo addietro” disse “un uomo che una volta conoscevo, il dottor Caber. Adesso non esercita più, povero diavolo e forse non c’è nulla di male nel dirvi che una volta compì un omicidio perfetto. Agendo nel suo ambito professionale, ovviamente. Non voglio dire che fosse un assassinio, non direi questo di lui; ma ebbe parecchio a che fare con persone che lo erano e alcune di loro si rivolgevano spesso a lui in cerca d’aiuto; ed essendo uno dei più fertili geni della sua epoca, era in grado di aiutarle in molti modi. Credo di avervene già raccontato uno. La sua specialità era tirarle fuori dai guai una volta che vi si erano cacciate. Ma in questa occasione volevano qualcosa di diverso e Caber disse che non voleva averci nulla a che fare, poiché era contro i suoi principi e, ovviamente, del tutto illegale. Allora alzarono il compenso, ma Caber rimaneva sempre contrario, tuttavia disse che l’avrebbe fatto come un favore nei loro confronti. “Fatto cosa?” Domandò Terbut. II parte “Adesso ve lo dico” rispose Jorkens. “C’era un tizio con un accento inglese perfetto, i documenti in ordine e un buon motivo per trovarsi in Inghilterra. Uno di quelli pericolosi. Un tale disse che era tedesco, ma gli costò cara. Beh, questo tizio che si faceva chiamare Norma Smith, aveva una motocicletta e viaggiava in lungo e in largo, soprattutto nei dintorni degli aeroporti, riuscendo a scoprire parecchie cose senza allontanarsi dalla strada e senza fare niente di veramente sospetto. Un giorno apprese un segreto sugli aerei dislocati in una certa regione, ed era a dir poco il segreto più terribile di cui avrebbe potuto impadronirsi. Eravamo nel 1938. “Di che aerei si trattava?” domandò Terbut. “Non ce n’erano affatto” rispose Jorkens “Era questo il terribile segreto. Neanche noi ne eravamo al corrente, tranne pochi privilegiati. In una vasta area dell’Inghilterra orientale non c’erano assolutamente aerei; per di più quelli disponibili per essere inviati là erano pochissimi. Se fosse riuscito a riferire quel segreto al suo paese di origine, avrebbero saputo che eravamo in loro balia: in balia, cioè, della gentaglia che gestiva Auschwitz. Il nostro governo ne fu informato, ma erano occupati in mille altre faccende, quindi quelli che tenevano d’occhio Norma Smith decisero di andare da Caber. E Caber, come vi ho già detto, si rifiutò di aiutarli, ma alla fine riuscirono a convincerlo. Prima di tutto Caber volle conoscere tutti i dati; poi rimase a lungo seduto in silenzio, fumando una specie di pipa intagliata in un legno indiano; infine rivelò loro il suo splendido piano, meglio quella parte che riteneva necessario che conoscessero. A quell’epoca Smith veniva costantemente tenuto d’occhio e le sue lettere intercettate. Ma quello che non si poteva impedirgli era che tornasse in Germania dicendo Heil Hitler e raccontando di persona che eravamo indifesi. Purtroppo non si interessava affatto ai sistemi di difesa: se ci avesse ficcato il naso avremmo potuto arrestarlo. Ma Norma Smith sapeva come mantenersi all’interno delle nostre leggi. I miei amici, invece, se ne mantenevano al di fuori, ma lui non sapeva id averli alle calcagna. Non per questo non aveva preso tutte le sue precauzioni: la principale era un enorme pastore tedesco, un bel cane selvaggio, di quelli che nei campi di concentramento venivano usati per mantenere la disciplina tra i prigionieri. III parte Norman Smith aveva una casa nell’Hertfordshire e qui teneva il cane, nel caso che qualche ladro cercasse di intrufolar visi durante la notte. Caber fece tante di quelle domande su questo cane, che i miei amici ebbero l’impressione che volesse avvelenarlo, e uno di loro azzardò anche che un piano così semplice non valva il compenso pagato. Ma era stupido da parte loro supporre che uno dei più grandi maestri della malavita riuscisse a mantenere la propria reputazione elaborando piani talmente semplici da essere alla portata di qualsiasi ladruncolo di cani. Né tantomeno era facile avvelenare il cane, poiché Norman Smith gli aveva messo di guardia sue-tre bastardini, come cacciatorpediniere cruciale di tutta la situazione e non sembrava esserci modo di aggirarlo di notte, e i miei amici a quell’epoca dissero a Caber che Norman Smith era solito di tanto in tanto andare al mare, dove alloggiava in un grande albergo. E’ strano che l spie amino sempre il mare. “Allora dovrete farlo lì” disse finalmente Caber. “Non potrà tenere il cane in albergo”. “Ma neanche noi potremo entrare” obiettarono i miei amici. “Ci saranno un portiere all’ingresso e i camerieri, se non c’è il cane.” “Allora dovrete farlo di giorno, quando esce a passeggiare” disse Caber. “Non ci piace fare quelle cose in pino giorno” disse uno di loro. Caber li guardò. “Non sapete ancora di cosa si tratta” disse. “Beh, cos’hai in mente?” gli chiesero. “Due o tre uomini che lo seguano” disse Caber “una piccola rissa e una puntura con un piccolo ago.” “Non mi piace il veleno” disse uno di loro. “Dalle analisi risulta sempre.” Caber spalancò tanto d‘occhi. “Amici miei” disse l’altro, sostenendo il suo punto di vista. “Ma non vi darò nessun veleno” disse Caber. “E allora a che serve l’ago?” domandarono loro. “Una minuscola iniezione” disse Caber “ un po’ di innocuo fluido iniettato con una siringa,poi i vostri due uomini, anzi meglio che siano tre, se la squaglieranno. Dopo questo episodio, lui sporgerà denuncia per aggressione e la polizia si metterà alla ricerca degli aggressori. Ma a condizione che Norman Smith non subisca alcun danno e la polizia abbia soltanto la su parola come prova che sia stato punto da un ago, la faccenda rimarrà solo una questione di competenza locale, non coinvolgerà Scotlan Yrd e la polizia i tutto il paese, come succederebbe per un caso di omicidio”. “Se non procurerà un omicidio” soggiunse uno dei miei amici “che effetto avrà allora l’iniezione?”. “Assolutamente nessuno” rispose Caber. “Sarà meglio che lo facciate all’inizio del suo soggiorno al mare, in modo da lasciare tutto il tempo necessario perché la polizia possa rendersi conto che è stata una cosa assolutamente innocua.” “Ma allora che senso ha?” chiesero bruscamente. “Semplicemente” rispose Caber “che quando tornerà a casa, o dopo poco, morirà di morte accidentale.” IV parte ”Riusiranno a scoprirlo” disse l’uomo che non amava i veleni. “Vi piace la mia stnzetta?” domandò Caber. “E’ molto tempo che ci vivo. Comincia a piacere anche a me. Ma cosa ne pensate?” “E questo che c’entra con la nostra faccenda?” chiese l’altro. “Soltanto” disse Caber “che se le cose che faccio fossero mai state scoperte, forse non dovrei trovarmi qui. Non dico che non dovrei; ma potrei essermene andato molto tempo fa.”E in qualche modo questo li mise a tacere. Poi uno di loro disse: “Ci hai detto che è una cosa innocua.” “Assolutamente” rispose Caber. “Ma il tizio morirà quando arriverà a casa.” “Certamente” disse il Caber. “Allora non riesco a capire..” “Forse sarà meglio fidarci del dottor Caber” disse uno degli altri. -E alla fine così fecero. Dopo una settimana o poco più Norman Smith andò al mare come previsto e scese in un grande albergo Lasciò un uomo a casa sua per badare al can pericoloso e a quei tre cagnolini chiassosi che gli stavano di guardia. La prima mattina dopo il suo arrivo al mare uscì a fare una passeggiata e si cacciò in una piccola risa con tre uomini nei pressi di un campo da golf. Allora si rivolse alla polizia lamentandosi di essere stato assalito e sostenendo che gli fosse stato iniettato o inoculato un virus o un veleno motrale. Aveva sul braccio una puntua di ago d motrre e asseriva che accanto ad essa aveva visto una goccia di liquido dall’odore di sudaticcio. La polizia mandò a chiamare due dottori, che lo sottoposero ad analisi ed esami vari, dai quali risultava soltanto che Smith era in perfetta salute. Ormai entro la fine della settimana la cosa i era gonfiata del tutto, per quanto riguardava la polizia, e non si cercò neanche più di continuare le indagini. Capite, i veleni possono sempre essere individuati e le sostanze batteriche ancora più facilmente, perché sono più rare. E per quanto riguarda un veleno sconosciuto, quella è la cosa più rara in assoluto e la polizia arriverebbe ben presto a trovarne la provenienza. -E che cosa acadde?- domandammo noi. -Norma Smith tornò a casa nell’Hertfordshire- rispose Jorkens – rinvigorito dal suo soggiorno al mare e rinfrancato da quel genere di informazioni che le spie raccolgono quando vanno al mare. E qulla stessa notte il suo cane lupo lo uccise. -Già un omicidio perfetto – commentò Terbut – se si può definire assassino un cane. E uno di noi disse con una certa diffidenza che non capiva bene come c’entrasse Caber. V parte “Era un farmaco molto subdolo” rispose Jorkens. “Assolutamente innocuo, come aveva detto Caber. Ma aveva cambiato il suo sudore. Gli dava un odore completamente nuovo. Ovviamente, nessun cane lupo avrebbe sopportato una cosa del genere.
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