Nuovo approccio al controllo di processo nelle fonderie di ghisa mediante analisi termica A NDREA Z ONATOa1 1 ProService Srl, Massanzago (PD) ITALY, www.proservicetech.it , www.itaca8.com Abstract Il continuo innalzamento dei requisiti qualitativi ad opera dei clienti finali, unito alla continua esigenza di contenimento dei costi produttivi, hanno ulteriormente incrementato l’importanza di un efficace sistema di controllo del processo produttivo nelle fonderie di ghisa. I moderni sistemi di analisi termica, quali ad esempio ITACA MeltDeck e ITACA8, sono in grado di apportare un contributo enorme, consentendo di ridurre e gestire la varianza nel reparto fusorio. Nella prima parte di questo lavoro verr`a illustrato il ruolo dell’analisi termica nelle fonderie, spiegando brevemente come esso si integri negli attuali processi di controllo e illustrando i principali motivi che lo rendono una parte indispensabile di un moderno sistema produttivo. Nella seconda parte, verranno presentate le testimonianze dirette di quattro fonderie che hanno implementato nel loro sistema di controllo questi strumenti, riportando un giudizio sui risultati ottenuti. a trasformazione delle fonderie in complessi processi industriali ad alta produttivit`a, iniziata negli anni ’50 e protrattasi sino agli anni ’70, sollev`o fin dal principio problemi legati al controllo qualitativo di grandi quantit`a di getti che teoricamente non avrebbero dovuto differire di molto fra loro, sia che fossero prodotti all’interno di uno stesso lotto produttivo, sia che appartenessero a produzioni diverse. Nella realt`a qualsiasi impianto produttivo, specialmente se molto complesso o articolato, presenta un certo grado di variabilit`a ineliminabile, spesso costituito dalla somma dei singoli effetti di cause che, nonostante possano spesso apparire triviali, si rivelano quasi sempre difficili da controllare, quando non impossibili da eliminare completamente. Si pu`o quindi comprendere l’elevato interesse da sempre manifestato dalle fonderie per qualsiasi strumento o tecnica potesse contribuire a ridurre tale variabilit`a, sia direttamente, sia rendendo disponibili informazioni utilizzabili per correggere in tempo reale il processo produttivo. L a Technical L’introduzione degli spettrometri nelle fonderie Il comparto delle fonderie che forse pi`u di tutti ha sempre sofferto elevati problemi di stabilit`a di processo e` quello fusorio, a causa della grande variet`a di materiali provenienti dall’esterno che esso impiega e and sales engineer, e-mail: [email protected] 1 E-journal • Issue 01-2014 della complessa natura dei fenomeni coinvolti nelle operazioni di fusione della carica, trattamento fuori forno e colata negli stampi. I metallurgisti scoprirono rapidamente come la semplice definizione di una ricetta di carica fissa non fosse sufficiente a contenere la variabilit`a entro un livello adeguato, anche qualora si impiegassero unicamente materiali provenienti dallo stesso fornitore. Nei getti venivano spesso rilevate significative variazioni di composizione chimica, i cui impatti in termini di variabilit`a qualitativa della produzione non vengono qui trattati, esistendo ampia letteratura in merito. Questo problema e` apparso per lungo tempo irrisolvibile, poich`e l’unica tecnica di analisi disponibile era la cos`ı detta determinazione “per via umida”, un metodo di analisi che, oltre ad essere abbastanza complesso, lungo e costoso, richiedeva personale altamente specializzato. Queste caratteristiche ne precludevano qualsiasi possibilit`a di impiego come strumento di controllo utilizzabile direttamente durante la produzione. A partire dagli anni ’80 iniziarono a diffondersi nelle fonderie i primi spettrometri ad emissione ottica (OES, optical emission spectroscopy), spesso chiamati semplicemente “quantometri”. L’introduzione di questo strumento rappresent`o una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il controllo di processo: si rese infatti possibile determinare in tempo reale la composizione chimica del metallo liquido, con costi di esercizio accessibili e senza ricorrere a personale altamente specializzato. Pur non essendo completamente esente da limiti e difetti, specialmente nelle prime implementazioni, questo strumento consent`ı una riduzione enorme della variabilit`a del processo, al punto da divenirne il cardine . Tuttora molte fonderie basano interamente il proprio processo di controllo su questo strumento. Seconda rivoluzione nel controllo di processo: l’analisi termica L’analisi termica e` una tecnica di analisi in tempo reale condotta mediante la misurazione diretta dell’andamento della temperatura di un piccolo campione di metallo liquido durante la sua solidificazione (Fig. 1). I primi studi relativi a questa tecnica d’indagine risalgono fine degli anni ’60, mentre i primi semplici sistemi di misura iniziarono a comparire nelle fonderie a partire dalla seconda met`a degli anni ’70. Nonostante l’elevato numero di informazioni che possono essere ricavate da una singola acquisizione, i primi strumenti di misura miravano unicamente alla determinazione dei tenori di Carbonio e Silicio, nonch`e ad una stima diretta del Carbonio equivalente. Questa tecnica veniva quindi vista come uno strumento alternativo allo spettrometro, con il solo fine di monitorare la composizione chimica del metallo. Prima di illustrare gli ulteriori dati che e` possibile ottenere da un’analisi termica, oltre al tenore di alcuni elementi, e` importante osservare come questi due strumenti misurino solo apparentemente le stesse grandezze fisiche. Gli spettrometri ad emissione ottica infatti basano il loro funzionamento sull’analisi Figura 1: Esempio di curva di solidificazione di una ghisa 2 E-journal • Issue 01-2014 • la quantit`a di austenite primaria che si forma durante la solidificazione; della radiazione della luce emessa eccitando una piccola porzione del materiale da analizzare. La tecnica di eccitazione maggiormente utilizzata fa uso di una scarica elettrica, la quale vaporizza il metallo nella zona interessata dalla stessa. Di conseguenza, di ogni elemento chimico presente, verr`a rilevata la quantit`a totale indipendentemente dallo stato in cui si trova. Vi sono tuttavia ampi studi che dimostrano come un generico elemento pu`o essere presente all’interno del metallo (sia quando si trova allo stato liquido, che dopo solidificazione) in forme diverse. Esso pu`o infatti trovarsi: • le propriet`a meccaniche del getto, quali ad esempio il carico a rottura (in particolare per le ghise lamellari); • il ritiro che la ghisa liquida svilupper`a durante la solidifcazione. Tuttavia, di tutto il Carbonio presente nella lega, la quantit`a che effettivamente influenza il processo di solidificazione nelle modalit`a sopradescritte e` la frazione che e` stata realmente solubilizzata nella ghisa, che comunemente viene definita “libera”, “non combinata” o “attiva”. I sistemi di analisi termica stimano il contenuto di Carbonio sulla base delle variazioni che esso introduce nelle fasi critiche della solidificazione e, di conseguenza, in base a quanto appena descritto, essi rilevano unicamente la frazione attiva sul totale presente. Si anticipa comunque che anche l’eventuale frazione combinata o indisciolta pu`o influenzare la solidificazione, anche se non da un punto di vista chimico quanto piuttosto da uno fisico. Si pu`o a questo punto comprendere il motivo per cui spesso questi due strumenti forniscono risultati discordanti, che in alcuni casi i metallurgisti imputano a malfunzionamenti dell’uno o dell’altro strumento: entrambi forniscono una misura della quantit`a di un certo elemento, ma in un caso si tratta della quantit`a totale presente, considerando tutte le forme, mentre nell’altro si tratta della sola frazione attiva. Questa differenza e` molto importante dal punto di vista del controllo di processo. Si supponga ad esempio di voler produrre una ghisa sferoidale eutettica, ma che al termine del trattamento la ghisa si presenti ipoeutettica (ossia con un carbonio equivalente troppo basso) a causa di una carenza di carbonio. Il metallurgista proceder`a a calcolare ed aggiungere alla siviera la quantit`a di grafite necessaria a ripristinare il corretto valore di Ceq. Tuttavia, non e` possibile determinare a priori la parte di questa aggiunta che verr`a correttamente solubilizzata, contribuendo all’aumento di Ceq. Potrebbe quindi accadere che la ghisa non raggiunga realmente la condizione eutettica, a dispetto dell’aumento del contenuto di carbonio rilevato dallo spettrometro (che probabilmente risulter`a coerente • disciolto nel liquido o nella matrice (come il Silicio, o parte del Carbonio ad esempio); • combinato con altri elementi, come Ossigeno, Zolfo, Silicio etc, sottoforma di composto chimico (ossido, solfuro, silicato etc.); • presente come aggregato indisciolto (particelle di grafite, ricarburanti, ferroleghe o inoculanti che non sono state solubilizzate e disciolte). Al contrario, l’analisi termica non ricerca la specifica presenza dei vari elementi, ma analizza direttamente il processo di solidificazione da un punto di vista termofisico. Durante la solidificazione di una ghisa, vi sono svariate reazioni che iniziano, si sviluppano e terminano, e ciascuna di esse da luogo alla produzione o alla sottrazione di calore, influenzando significativamente la dinamica del processo. Analizzando l’andamento della temperatura nel tempo, e` possibile identificare queste singole reazioni e i corrispondenti parametri (quali tempo e temperatura di inzio e fine, ad esempio). Osservando l’influenza dei vari elementi dal punto di vista della solidificazione, lo stato sotto cui essi sono presenti si rivela fondamentale. Se si considera ad esempio l’influenza del Carbonio, dal diagramma di stato Fe-C e` noto che, tanto minore e` la sua concentrazione, tanto maggiore saranno: • la temperatura in cui il metallo inizia a solidificare; 3 E-journal • Issue 01-2014 con l’aggiunta eseguita). L’analisi termica invece rilever`a correttamente il reale stato della ghisa, meno ipoeutettica della precedente ma non ancora eutettica. Si vuole tuttavia sottolineare come l’analisi termica non dovrebbe essere vista come uno strumento sostitutivo dello spettrometro, quanto piuttosto come uno strumento complementare: esistono infatti alcuni casi in cui un elemento chimico potrebbe essere presente in tenori troppo modesti per influenzare in modo significativo la curva di solidificazione, ma comunque sufficiente per alterare determinate propriet`a del getto (come esempio, si pu`o considerare l’impatto di tenori molto modesti di fosforo sulla resilienza nelle cosiddette “ghise low temperature”, non rilevabile facilmente dalle curve di analisi termica). varie fasi crescono attorno ad essi sono due parametri fondamentali, che influenzano pesantemente sia il procedere della solidificazione (con conseguente influenza sulla formazione di difetti metallurgici) che le caratteristiche finali dei getti (sia in termini di microstruttura che di propriet`a meccaniche). L’importanza del potenziale nucleativo e la sua quasi completa indipendenza rispetto alla composizione chimica sono facilmente osservabili in fonderia. L’esempio probabilmente pi`u semplice ed al contempo efficace riguarda gli effetti dell’inoculazione sul flusso (o, in alternativa, di quella in staffa). Questa operazione consiste nell’aggiunta di una quantit`a molto ridotta di inoculante (solitamente compresa fra lo 0,05% e lo 0,2%) durante l’ultima fase del processo produttivo, ossia la colata della ghisa nella forma. Dal punto di vista chimico, gli inoculanti ed i precondizionanti sono solitamente composti per il 75% da Silicio e, in funzione del prodotto, possono contenere altri elementi in tenori che solo raramente arrivano al 10%, mentre tipicamente sono compresi fra l’1% e il 5%. Un inoculazione sul flusso pari allo 0,1% comporter`a quindi una variazione molto contenuta della composizione chimica: un aumento dello 0.07% di Silicio ed un aumento quasi trascurabile degli altri elementi (compreso fra lo 0.0001% e lo 0.0005%), spesso inferiore alla risoluzione degli spettrometri. Tuttavia, a fronte di queste variazioni di composizione chimica quasi trascurabili, questa operazione genera cambiamenti macroscopici nella ghisa. E´ esperienza molto comune il rilevare durezze eccessivamente alte o problemi di formazione di carburi in getti che, a causa di problemi nel processo produttivo, siano stati colati in assenza di una corretta inoculazione sul flusso o in staffa. Inoltre questa operazione, quando effettuata su ghise che presentino scarso potenziale nucleativo, e` in grado di modificare enormemente la modalit`a di solidificazione del metallo: una ghisa marcatamente ipoeutettica pu`o arrivare a presentare una solidificazione pienamente eutettica a seguito di una modesta inoculazione, con conseguenze che possono impattare anche il sistema di alimentazione dei getti predisposto nelle forme. Effetti analoghi, anche se non direttamente osservabili, si possono verificare in ogni parte del processo produttivo, qualora il potenziale nucleativo del metallo liquido non sia corretto. Si pu`o certamente intuire la difficolt`a nello stima- Ulteriore evoluzione: oltre il semplice approccio chimico Fino a questo punto il controllo di processo e` stato analizzato in funzione della stabilit`a della composizione chimica. Pur essendo un requisito importante, esso non e` comunque sufficiente a garantire la costanza qualitativa della produzione. Durante la solidificazione, la struttura della ghisa evolve in funzione della sua capacit`a di formazione di nuovi cristalli, che diverranno poi grani, lamelle o sferoidi. La loro formazione pu`o avvenire secondo due meccanismi: come aggregazione spontanea di gruppi di molecole (nucleazione omogenea), o come aggregazione di molecole attorno ad un nucleo preesistente (nucleazione eterogenea). Il secondo meccanismo e` quello nettamente predominante, ed i centri di aggregazione iniziali possono essere di molte tipologie: impurit`a indisciolte derivanti dai materiali di carica, minuscole particelle di refrattario erose dal rivestimento del forno, composti appositamente introdotti a tale scopo (come i precondizionanti o gli inoculanti), o le frazioni “non attive” degli elementi chimici presenti nella ghisa cui si e` accennato in precedenza (le frazioni combinate e quelle indisciolte). La capacit`a della ghisa di nucleare grani, lamelle o sferoidi, viene chiamata “potenziale nucleativo” o pi`u brevemente “nucleazione” e, per sua stessa natura, non e` direttamente quantificabile. Il numero di questi germi e la velocit`a con cui le 4 E-journal • Issue 01-2014 re in valore assoluto questo parametro, operazione assolutamente impossibile basandosi solo sulla variazione di composizione chimica. Tuttavia, analizzando opportunamente i risultati della curva di solidificazione, e` comunque possibile monitorarlo e, qualora necessario, attuare opportuni interventi nel processo produttivo per ripristinarlo ad un valore adeguato. Lo sviluppo dei sistemi di calcolo computerizzato hanno consentito un’enorme evoluzione nei sistemi di analisi termica: un software moderno, quale ad esempio ITACA MeltDeck (per il controllo del metallo base) e ITACA8 (per il controllo della ghisa finale), e` in grado di effettuare automaticamente l’analisi della curva di solidificazione, il calcolo dei principali risultati e l’interpretazione degli stessi in modo da fornire semplici indicazioni agli operatori. Le ultime versioni di ITACA presentano, oltre ai principali risultati termici, delle indicazioni sul rischio di formazione dei principali difetti (dai carburi ai difetti di ritiro), oltre ad informazioni sul grado di espansione grafitica generata, alla forma della grafite o alla stima delle principali propriet`a meccaniche, pur mantenendo semplice il loro utilizzo. Mediante l’utilizzo di un sistema di analisi termica di ultima generazione, le fonderie sono ora in grado di implementare un efficace sistema di controllo della variabilit`a: mediante la combinazione di analisi termica e spettrometrica, e` possibile stabilizzare la qualit`a del metallo in tutte le fasi del processo, dalla preparazione della ghisa base nei forni fusori alla colata finale nelle forme, passando per l’eventale monitoraggio nei forni di attesa ed il controllo prima e dopo il trattamento in siviera. I metallurgisti sono in grado di identificare qualsiasi deviazione rispetto i vari target qualitativi in tempo reale, ed apportare le necessarie correzioni nella fase del processo pi`u opportuna, consentendo inoltre l’ottimizzazione degli additivi e delle ferroleghe impiegate. Figura 2: Unit`a di analisi termica ITACA MeltDeck Figura 3: Software di analisi termica ITACA8 5 E-journal • Issue 01-2014 L’esperienza delle fonderie leghe e prove per il miglioramento del processo di inoculazione. Come si pu`o facilmente intuire, le principali preoccupazioni delle fonderie nel momento in cui si accingono a pianificare un investimento si focalizzano principalmente in pochi e semplici aspetti. Quali sono i benefici che questo investimento permette di conseguire? Sono benefici che la mia organizzazione (intesa come insieme di persone e competenze) pu`o arrivare ad ottenere? In quanto tempo? Si e` quindi pensato di raccogliere le testimonianze dirette di quattro fonderie, nostre clienti, diverse tra loro per tipologia produttiva e volume d’affari, sottoponendo loro un breve questionario proprio riguardo questi aspetti. Qui di seguito si riportano i risultati del questionario, introdotti da una breve descrizione dei clienti che gentilmente hanno fornito la loro testimonianza. Avete ottenuto benefici dall’uso di ITACA? Quali sono? In quanti mesi li avete ottenuti? Si. Abbiamo ottenuto un processo pi`u stabile dopo l’introduzione di ITACA. C’`e ancora del lavoro da fare ma siamo sulla strada giusta. Abbiamo anche ridotto la quantit`a di inoculante in siviera ottimizzando il processo di inoculazione per ridurre i costi. Ci siamo resi conto che a volte per alcune leghe siamo ipereutettici. Con l’aiuto dell’analisi termica abbiamo potuto ridurre il contenuto di carbonio e silicio allo scopo di ottenere una ghisa eutettica. Inoltre, abbiamo ridotto i problemi causati da porosit`a. ¨ VonRoll casting (emmenbrucke) sa Qual e` il livello di complessit`a del sistema dal punto di vista dell’utilizzo da parte degli operatori? VonRoll casting e` un gruppo di fonderie svizzere che producono ghise grigie e sferoidali: la tipologia di leghe spazia da ghise standard a leghe speciali, quali SiMo, Ni-Resist e ghise sferoidali austemperate (ADI). VonRoll casting produce getti per una vasta gamma di segmenti di mercato: quello principale e` costituito dai motori con collettori di scarico, testate, turbocompressori, etc., seguito da veicoli (ferroviari e autocarri) con tutte le tipologie di organi di sicurezza, quindi le industrie di costruzione di macchine, tessili ed energetiche. La fonderia situata ad Emmenbr¨ucke produce getti da 2 a 200 kg con un impianto di formatura HWS. Il reparto fusorio e` composto da quattro forni fusori a induzione (a media frequenza) ed un forno di attesa. La maggior parte dei nostri lavoratori nel reparto fusorio e` in grado di gestire le diverse temperature e punti critici del diagramma di fase Ferro-Carbonio. Siamo ancora impegnati nell’introdurre gli operatori alla linea di formatura a fargli capire il sistema e a farglielo usare correttamente. Fonderie Glisenti Fonderia specializzata nella produzione di getti di alta e media serie, di piccola e media dimensione (fino a 70 kg) in ghisa sferoidale. Il reparto fusorio e` composto da 5 forni elettrici. La produzione e` su un impianto di formatura orizzontale destinato a getti per l’industria dei trattori, delle macchine movimento terra e per i veicoli industriali. Una linea di formatura verticale consente di produrre medie ed elevate serie per il settore automotive. State attualmente usando il sistema ITACA come strumento di controllo di processo? Si, stiamo usando il sistema come strumento di controllo di processo, oltre alla verifica delle campionature di nuove 6 E-journal • Issue 01-2014 State attualmente usando il sistema ITACA come strumento di controllo di processo? INFUNFOR S`ı, presto lo inseriremo nel Piano di Controllo. Infun e` leader in Europa nella produzione di parti meccaniche e componenti di alta qualit`a e sicurezza per l’industria automotive. La produzione tipica e` costituita prevalentemente da componentisica per motori, impianti frenanti, sistemi di sospensione e trasmissione, e comprende sia getti in ghise grigie, che in ghise sferoidali. Avete ottenuto benefici dall’uso di ITACA? Quali sono? S`ı. Costanza del tipo di liquido alla colata e personalizzazione dell’analisi termica per modello in relazione alle difettosit`a. Utilizziamo ITACA MeltDeck come sistema per stabilizzare, in maniera rapida e semplice, la ghisa finale e mantenerla nei ranges di accettabilit`a definita per ogni getto o famiglie getti. Su alcuni getti questo controllo spinto della ghisa base e della ghisa finale ci ha permesso di ridurre le porosit`a, riportandole all’interno dei parametri stabiliti dal cliente. State attualmente usando il sistema ITACA come strumento di controllo di processo? S`ı, Il controllo sistematico su tutte le colate ai forni fusori e di colata e` stato inserito a processo nella ghisa sferoidale, mentre e` in studio per applicarlo nella ghisa grigia. In quanto tempo li avete ottenuti? Avete ottenuto benefici dall’uso di ITACA? Quali sono? In quanti mesi li avete ottenuti? In linea di massima possiamo dire che fin dall’installazione di ITACA MeltDeck, avvenuta 2 anni fa, abbiamo ottenuto benefici. Nell’ultimo anno abbiamo “procedurato” l’operazione e abbiamo constatato benefici anche a livello documentale. S`ı. In pochi mesi il controllo sistematico con l’analisi termica ci ha permesso di eliminare e o controllare alcune variabili permettendoci di restringere il range di HipoEuteticHiper, con vantaggi importanti sulla difettosit`a. In questo momento ci stiamo concentrando sul miglioramento della resa metallo-staffa, possibile grazie alla stabilizzazione della ghisa finale. Qual e` il livello di complessit`a del sistema dal punto di vista dell’utilizzo da parte degli operatori? Dopo aver rapidamente preso confidenza, il sistema ora appare di semplice utilizzo sia nell’esecuzione della prova che nella lettura dei risultati. Qual e` il livello di complessit`a del sistema dal punto di vista dell’utilizzo da parte degli operatori? Le curve e alcuni parametri controllati dagli operatori in linea sono molto ben definiti e chiari permettendo l’interpretazione dell’analisi gi`a ad una veloce prima vista. Altri parametri, eventualmente, 7 E-journal • Issue 01-2014 sempre ben definiti, vengono studiati con maggiore attenzione da altri operatori pi`u preparati. Si. Avete ottenuto benefici dall’uso di ITACA? Quali sono? In quanti mesi li avete ottenuti? Atlantis Foundries S`ı, abbiamo ottenuto una riduzione dei difetti metallurgici presso i nostri clienti pari a circa il 90%, nell’arco di tre mesi. Atlantis Foundries (Pty) Ltd produce getti per l’industria automobilistica, sia per trasporto passeggeri che per veicoli commerciali. Realizza inoltre blocchi cilindro ed alberi motore per applicazioni automobilistiche. La societ`a, costituita nel 1979, e` una sussidiaria della Mercedes-Benz Sud Africa, a sua volta appartenente al gruppo Daimler AG. Lo stabilimento produttivo e` situato ad Atlantis, in Sud Africa, a circa 50 km a nord di Citt`a del Capo. Qual e` il livello di complessit`a del sistema dal punto di vista dell’utilizzo da parte degli operatori? Gli operatori hanno trovato il sistema facile da usare, rispetto al classico provino di tempra. State attualmente usando il sistema ITACA come strumento di controllo di processo? 8 E-journal • Issue 01-2014
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