considerazioni sul piano operativo di rimozione dei sedimenti

CONSIDERAZIONI SUL PIANO OPERATIVO
DI RIMOZIONE DEI SEDIMENTI ACCUMULATI
NEL BACINO DI AMBIESTA
Ing. Dino Franzil
Giugno 2014
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CONSIDERAZIONI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEL SEDIMENTO
ACCUMULATO NEL BACINO DI AMBIESTA
Premessa
Edipower, titolare della concessione per lo sfruttamento a scopo idroelettrico del bacino di Ambiesta, in
ottemperanza alla richiesta dell’Ufficio tecnico per le dighe con sede a Venezia, di rimuovere i sedimenti
accumulati nella zona degli organi di scarico dell’invaso, ha fatto una scelta d’intervento ed ha presentato il
suo “Piano Operativo”.
Naturalmente ha sottolineato che, a dir suo, è una scelta purtroppo onerosa ma efficace per “minimizzare i
possibili effetti negativi sulla bio cinesi e sugli habitat del fiume Tagliamento”. Con ciò si atteggia difensore
dell’ambiente, cosa che in realtà non ha mai dimostrato di essere. Perciò, merita chiedersi e ricordare: come
mai intende sia buona scelta voler riversare una valanga di pantano nel rio Ambiesta tale da essere in grado di
ricoprire e distruggere tutto per chilometri fino alla confluenza col Tagliamento con la scusa di ottenere una
migliore diluizione in quest’ultimo?
Merita ricordare, senza spirito di polemica, che una scarsa sincerità, se non astuzia, l’aveva già dimostrata
con la documentazione prodotta ai fini di ottenere la concessione per realizzare il sistema di pompaggio a
Somplago. Infatti, in essa viene esaltato “il pesciolino al posto della balena”. In altre parole c’è stato un
minuzioso, interessante approfondimento sui temi di secondo ordine ed un chiaro sorvolare, se non
dimenticare la trattazione dei problemi fondamentali per non definirli nella loro concretezza.
Non hanno mai presentato una vera progettazione, ed alcuna valutazione concreta sul “tema pompaggio” e
nemmeno sulla sua validità, sulle conseguenze ambientali ed economico-sociali. Volevano realizzare una
condotta di otto chilometri rischiando la distruzione delle sorgenti di acqua potabile di cinque paesi, già
parzialmente successo con la condotta SADE. Il problema del fango in arrivo nel lago, né con l’attività di tre né
di cinque nuove turbine, non è mai stato preso in considerazione. Le sollecitazioni sulla diga non si sono
sognati di valutarle. Tuttavia, secondo loro, la vita del Lago sarebbe migliorata con l’uso del pompaggio!
E’ stato il Comitato a valutare che la diga dell’Ambiesta, già fratturata, se sottoposta al pompaggio, avrebbe
subito una sollecitazione giornaliera ben quattro volte maggiore! L’Azienda si è limitata a farla monitorare.
Lo stesso Comitato ha anche valutato che il fango trascinato dall’Ambiesta farà scomparire il nostro Lago in un
centinaio d’anni! Evidentemente per l’Azienda queste sono state cose ininfluenti o meglio da dimenticare sia
per l’ambiente che per il pompaggio! Ne consegue che questo atteggiamento interessato o speculativo che dir
si voglia, e che oggi si ripete, continua ad affogare la credibilità delle loro dichiarazioni anche se presentate
con belle ed interessanti relazioni illustrative purtroppo evasive e non del tutto convincenti.
E’ vero ed accettabile che l’Azienda deve fare profitto, ma non è né lecito né tollerabile che lo faccia
danneggiando i beni pubblici della cittadinanza alla quale già sottrae l’uso dei proventi derivanti dallo
sfruttamento delle sue risorse energetiche e danneggia quelle ambientali.
Osservazioni sul Piano Operativo
La relazione presentata come Piano Operativo risulta sicuramente molto interessante sotto vari aspetti: per la
descrizione dei siti, delle caratteristiche della diga, per lo studio approfondito sulla composizione dei fanghi, e
sulle caratteristiche dell’acqua e su tutto il sistema idraulico a monte ed a valle della diga.
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Tuttavia, in linea di massima non risulta altrettanto convincente nella valutazione quantitativa dei sedimenti e
dell’apporto idrico d’ingresso nell’invaso.
Non soddisfano le scelte per rimuovere i fanghi, e nemmeno la valutazione degli effetti sui corpi idrici di valle,
le modalità di mitigazione, la quantificazione dei tempi e metodi di recupero delle comunità biologiche
danneggiate e distrutte.
Infine non soddisfa il sistema inventato di approfondire le cose secondarie e sfiorare se non dimenticare la
spiegazione delle cose veramente importanti.
La conclusione è che leggendo la relazione sorgono molti punti su cui discutere sia per quanto riguarda le
scelte e le valutazioni, sia per la netta sensazione che si voglia operare soltanto nel interesse economico.
Infatti, pur parlando di problemi ecologici,”more solito”, l’ecologia e l’ambiente, in realtà, passano in seconda
linea, in quanto si tende a minimizzare ogni effetto e si pretende di sanare ogni male.
Tutto questo non può essere condivisibile sotto nessun aspetto, né materiale né morale, perché allora sarebbe
lecito anche massacrare chiunque con la presunzione di rimetterlo in sesto.
Detto questo le varie considerazioni e le alternative di sfangamento vengono illustrate nei punti che seguono.
PUNTO UNO - Quantità di fango sedimentata
Dai grafici SADE-ENEL e dalle deduzioni di altri tecnici che in questi anni si sono occupati del lago di
Cavazzo e delle problematiche connesse, nonché da reali fotografie, non è per nulla congruo valutare in
535.000 mc il fango depositato nell’invaso Ambiesta (chiamato impropriamente bacino).
Tutti hanno stimato un sedimento di circa 1.200.000 mc, ossia ben più del doppio ed un altezza da 3 a 6 m. Le
fotografie lo testimoniano e persone del posto sostengono che in un punto ve ne siano addirittura 18 m,
mentre le valutazioni aziendali non portano neppure alla media di 1,5 m.
Se le valutazioni dell’Azienda fossero veritiere la quantità di deposito dopo 53 anni di attività della centrale
dovrebbe essere di 10.100 mc/anno e non di soli 6.800 mc/anno, ossia solo 18,6 mc/giorno. Si tenga
presente, però, che le valutazioni dei soggetti citati in precedenza hanno stimato un deposito di 19.800
mc/anno, pari a 54 mc/giorno.
Ora siccome la portata media dell’immissario dal 1985 al 2004 e dal 2011 al 2013 la valutano circa 18,75
mc/sec, il volume/giorno che transita in ingresso risulterebbe Vi=18,75x3.600x24= 1.620.000 mc/G.
Poi, con un fango dal peso specifico di 2.200 kg/mc, ogni metro cubo d’acqua trasporterebbe
q=18,6x2200/1620000= 0,024 kg/mc.
Ma poiché dati scientifici storici valutano il trasporto di fango nel Tagliamento variabile da 0,1 a 8 kg/mc,
facendo il rapporto addirittura con il minimo di questi dati, risulta un valore r=0,1/0,024=4,2. Questo dimostra
che la quantità trasportata sarebbe ben quattro volte inferiore ai dati storici!
Quindi la valutazione quantitativa del fango è inattendibile e piuttosto fuorviante.
Conclusione: Risulta più che ovvio che la quantità di fango dichiarata, non è né accettabile né credibile, e
porta a pensare che sia stata artefatta per qualche scopo non potendo classificarla come errore accidentale.
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Il fondale del bacino di Ambiesta
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Il fondale del bacino di Ambiesta
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PUNTO DUE - Valutazione entrate nell’invaso (1985-2004)
Dai grafici riportati nel Piano Operativo in questione è possibile dedurre che la portata media dell’immissario
per circa venti ( dal 1985 al 2004) è stata di q=15,75 mc/sec.
Anche questo è un dato che genera molte perplessità perché decisamente inferiore a tutte le valutazioni
precedenti e perché crea dei grossi disguidi gestionali.
Infatti, valutiamo il problema. E’ noto a tutti che nella centrale di Somplago vi sono tre turbine,
quotidianamente operanti per otto ore con una portata di 66 mc/sec, le quali travasano dall’invaso di Ambiesta
nel Lago circa Vs=1.900.800 mc/G.
La portata dell’immissario in quelle otto ore, dato che la portata media istantanea suggerita è di 15,75 mc/sec,
risulterebbe Vi=15,75x3.600x8= 453.600 mc, e quindi la rimanenza da compensare sarebbe ovviamente di
Vo=Vs-Vi = 1.447.200 mc/G.
Allora, il tempo di ricarica sarebbe: T=1.447.200/15,75x3,600=25,5 ore. Perciò un ciclo operativo della
centrale avrebbe la durata di H =(8+25,5)= 33,5 ore, producendo un deficit di (33,5-24)= 9,5 ore, ed essendo
la giornata di 24 ore, occorrerebbero ben 2,5 giorni per riequilibrare il ciclo operativo stesso.
Conclusione: Si può solo dire che i valori tabulati delle portate medie mensili ed istantanee non possono
corrispondere al vero in quanto non vi è notizia né storia che ha comportato o tramandato un funzionamento a
singhiozzo della centrale!
PUNTO TRE - Scelta del dragaggio ad invaso pieno con le turbine operanti
Il Comitato per la difesa del Lago non ritiene percorribile il tipo di operazione di sfangamento scelto
dall’Azienda perché risulterà devastante anche di più di quanto lo è stato l’intervento nell’invaso del Lumiei.
Questo perché una grande quantità di fango verrà aspirata dalla condotta di adduzione e finirà a sedimentare
ovviamente nel Lago di Cavazzo.
Diga dell’Ambiesta prima dell’Invaso – vista da monte – In evidenza l’opera di presa
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Opera di presa
Nel “Piano operativo” si legge che la scelta operata – quella del pompaggio ad invaso pieno, a dir
loro,”complessa e onerosa” è di tipo selettivo, ossia interviene con precisione sull’area e volumi d’interesse
senza provocare lenti frananti ed inoltre permette un “regolare esercizio della centrale”, nonché l’usuale
alimentazione del Lago di Cavazzo evitando effetti e ricadute imponderabili sull’ecologia, il paesaggio e sugli
aspetti igienico-sanitari.
Ora, leggendo queste affermazioni, vien da dire che tutte queste “nuove e tante premure e preoccupazioni”
sono a dir poco patetiche, perché la verità purtroppo è un’altra!
La verità risiede nel fatto che l’operazione programmata è la “più economica” per liberarsi degli “scarti
industriali” e nel frattempo continuare a produrre moneta, se nessuno li ostacolerà!
Poi, non è affatto vero che il fango non crollerà, perché in quei punti le pareti della forra sono molto ripide e la
pompa aspirante con il suo disgregatore produrrà le vibrazioni e le sollecitazioni che provocheranno
sicuramente il franamento. Ed il fango intorbidirà il sito. Torbido che si aggiungerà alla forte dispersione di
fango provocata dal normale funzionamento della pompa per colpa della turbolenza e rimescolio che produce.
Non per nulla la letteratura classifica come sporco questo tipo di lavoro, e non per caso hanno fatto a meno di
illustrare o codificare quella attrezzatura. Così nessuno può sapere realmente di cosa si tratta e come lavora,
perciò, anche per questo particolare il Piano perde in credibilità.
La verità è che la gran parte di quei 35.000 mc di materiale argilloso di cui si parla, sempre che siano solo
quelli, finirà nel Lago, data la notevole capacità di risucchio o depressione prodotta nei paraggi della bocca
(10x12 m) che va a rastremarsi con la condotta di oltre 5 m di diametro per il trasporto di 66 mc/sec trascinati
sulle turbine da un salto di ben 285 m!
Per la precisione l’unica informazione seria, data su quella pompa aspirante, è la sua portata variabile da
40/80 litri al secondo di melma. Si legge pure che la pompa contiene la torbidità grazie all’effetto aspirante, ma
ciò lascia il tempo che trova per mancate delucidazioni. Possiamo invece affermare con certezza che dalla
mini foto presenta, si tratta di un disgregatore a getto concentrato adatto alla pulizia dei pozzi ed
assolutamente inadeguato al drenaggio di superfici estese proprio per la sua ridotta capacità ad impedire la
dispersione del fango.
Un altro motivo che fa destare meraviglia e perplessità è la preoccupazione mai espressa che mostrano per
l’eco-ambiente e la salute pubblica se il lago dovesse calare di livello per mancanza di attività delle turbine.
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Ovviamente si riferiscono all’aria puzzolente che scaturirebbe dalla putrefazione lungo le sponde del Lago.
Ma, guarda caso, non si sono mai posti questo problema quando hanno steso la pratica per avere la
concessione per realizzare il famoso ”pompaggio”. Dunque, pare lecito dire che si tratta piuttosto di
preoccupazioni di convenienza non certo dettate da spirito ambientalistico.
PUNTO QUATTRO - Scenario rio Ambiesta
La soluzione proposta per la rimozione del fango e garantire la pulizia delle opere di presa fronte diga prevede
l’aspirazione di 40/80 litri/sec di melma con una pompa dreno aspirante per indirizzarlo verso lo scarico di
superficie collegato ad una galleria già esistente per poi essere spedito nel rio Ambiesta a qualche centinaio di
metri più a valle della diga.
Planimetria diga – in evidenza il percorso dello scarico del materiale dragato
A questo punto, per quanto si dichiara, la concentrazione del fango pare corrisponda a 200/300 gr/litro di
fluido. Ora, ricordando che il D.Lgs.152/99 riguardante le dighe ammette le seguenti concentrazioni per
la defluizione dei fanghi nei corsi d’acqua: 100 gr/litro x 1 ora; 40 gr/litro x 4 ore; 6,5 gr/litro x 24 ore, e
che il dragaggio sarà continuo, facendo il rapporto dei dati: r=300/6,5= 46,15 risulta che la densità dei
fanghi spinti giù per il rio Ambiesta è ben 46 volte maggiore di quello previsto dalla legge, sempreché
essa venga fatta rispettare.
Allora si potrà ben affermare che il fatto è assolutamente stupefacente.
Come si può pretendere di fare una simile operazione ed affermare: “Una diluizione del fango comporterebbe
il mancato effetto di sedimentazione nell’alveo dell’Ambiesta, che consentirà invece di ridurre l’apporto di
sedimento al Tagliamento”!
Domanda: Come possono arrogarsi il diritto di distruggere l’Ambiesta per favorire il Tagliamento?
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Con questa operazione il rio Ambiesta verrà cementificato, ossia ricoperto a tal punto da soffocare tutto
l’ecosistema fino alla confluenza col Tagliamento, a vantaggio d’interessi privati. Infatti, con questa operazione
“sacrificale” si riducono i tempi operativi e si risparmiano spese. Ad ogni modo simil procedura sarebbe
inaccettabile anche nel caso fosse di gestione pubblica perché travisa ogni logica e rispetto.
PUNTO CINQUE - La diluizione del fango a norma vigente
Si sottolinea che la scelta operativa adottata dall’Azienda porterà al collasso il rio Ambiesta e andrà ad
inquinare il Tagliamento fino a raggiungere tollerabile diluizione del fango.
I motivi addotti contro la scelta operativa di diluire il fango a partire dalla diga li “giustificano” con l’impossibilità
di regolare la diluizione, con la difficoltà o rischio ad aprire lo scarico di fondo della diga che si immette
direttamente nel rio e la non disponibilità d’acqua sufficiente per la diluizione. Questo, è a dir poco un
paradosso che tutti possono capire.
Visto che avranno in funzione un sistema GPS, il primo consiglio è quello di procurarsi anche uno scandaglio
e di controllare l’area dello scarico di fondo al fine di verificare se risulta ostruito con tronchi d’albero e altra
spazzatura come ipotizzato. Poi se la paratoia dello scarico e gli organi di comando non funzionano, è dovere
e responsabilità del Concessionario di riattivarli per ovvi motivi di sicurezza, a meno che, utilizzare una diga
non significhi gestirla a piacimento.
PUNTO SEI - Analisi modalità defluizione di 35.000 mc con 6,5 gr/l – secondo D.Lgs.152/99
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Defluizione continua consentita 6,5 gr/l
Peso specifico fango ps = 2.150 kg/mc
Peso complessivo del fango da rimuovere Qp= 35.000x2.150 = 64.500.000 kg
Volume d’acqua necessario V= 64.500.000/6,5 = 9.923.100 mc.
Se la pompa asporta q=80 l/sec = 288 mc/ora, il tempo (t) di estrazione continua (24/24 h) sarà:
t= 9.923.100/288 =34.455 ore = 1.435 gg = 57 mesi (di 25 giorni lavorativi).
Tempo insostenibile quindi occorre aumentare la quantità trasportata litro!
Chiaramente sono tempi inaccettabili e dimostrano che l’attrezzatura proposta è inadeguata per una
diluizione a norma. Per rientrare nei 2 mesi (65 giorni) previsti occorrerebbe una aspirazione di circa
22 volte maggiore ossia di 1765 l/sec ed aspirare circa 11,5 kg/sec di fango.
Questa diluizione è ottenibile con aspiranti più potenti utilizzando lo scarico di fondo oppure
attraverso lo scarico di superficie, perché in entrambi i casi la quantità d’acqua necessaria la fornisce
l’immissario senza alterare il livello idraulico. Ma, condizione “sine qua non”, è l’arresto delle turbine,
a cui l’Azienda è contraria per ovvio motivo.
Inoltre, pretendere per comodità, e vantaggio di pilotare la diluizione tramite una sonda posta nel Tagliamento,
anche se possibile, non offre garanzie di salvaguardia ambientale, in quanto la densità del fango non viene
prevenuta ma solo constatata a posteriori quando i depositi nel rio Ambiesta sono già avvenuti ed a quel punto
il rientro nelle diluizioni prefissate non può dare alcuna garanzia né rimedio alla cementificazione provocata né
ai conseguenti danni irreparabili. (Concedere una tal procedura può solo creare conflitti d’interessi, ambiguità
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e supposizioni negative nei confronti dei responsabili concedenti ai quali per logica consequenziale verrebbero
attribuiti motivi di interesse ed accuse di incompetenza, per aver appoggiato interessi privati).
PUNTO SETTE – Analisi defluizione con aspirazione di 250 gr/l di fango
 La pompa richiama q=80 l/sec e trasferisce q =80x250 = 20.000 gr/sec = 72.000 kg/ora.
 Essendo il peso totale del fango da asportare Q= 64.500.000 kg, il tempo operativo sarà:
T=64.500.000/72.000=896 ore = 37 giorni (attività continua).
 Il volume di acqua necessario sarà:
V= 64.500.000/250= 258.000 mc ossia q= 258.000/896x3.600= 0.08 mc/sec 0 80 l/sec (cdv).
Per rientrare nei parametri previsti dalla normativa (6,5 gr/l) col travaso di 250 gr/l che cementifica il rio
Ambiesta, evitando che si depositi il 30 % come dichiarato, occorre aumentare la diluizione con nuova acqua
pompata nello scarico di superficie o fatta defluire dallo scarico di fondo della diga.
 La quantità di fango da diluire sarà: dq=250-6,5= 243,5 gr/l
 Quindi occorre aumentare la quantità d’acqua di: Dv=243,5/6,5 = 37,5 volte
Quindi per operare a norma occorrono: V=258.000x37,5 =9.675.000 mc d’acqua. Di cui:
 V1=258.000 mc per il dragaggio;
 V2= 9.675.000-258.000= 9.417.000 mc, per completare la diluizione nel rio Ambiesta prelevando una
quantità d’acqua q= 9.417.000/896=10.510 mc/H = 2,9 mc/sec. dallo scarico di fondo per una durata
di 896 ore di cantiere:
N.B. Si sottolinea che con questa proceduta la durata dell’operazione non sarebbe di 8-10 settimane bensì di
sole 6 settimane!
Buon motivo per arrestare le turbine e non inquinare il lago di Cavazzo.
Conclusione:
1) trasferire i fanghi in termine di legge si sforano i due mesi!
2) trasferirlo provocando un disastro ambientale, si rientra nei tempi aziendali e si anticipano.
3) di conseguenza: o si rispetta la legge, l’ambiente oppure si favoreggiano gli interessi privati.
4) logica e correttezza dicono: modificare il Piano Operativo ed evitare di ripetere l’esperienza del Lumiei.
PUNTO OTTO - Diluizione diretta da 300 gr/l asportato a 1,5 gr/l nel rio Ambiesta
La proposta programmatica di far defluire 300 gr/l di fango nel rio Ambiesta (che distruggerebbe ogni forma di
vita) può essere modificata come segue per diventare accettabile e far arrivare 1,5 gr/l nel fiume Tagliamento
utilizzando lo scarico di fondo della diga.
Per diluire il fango fino a 1,5 gr/l = 1,5 kg/mc occorrerà una quantità d’acqua maggiore al previsto di
dV=300/1,5 = 200 volte. Ossia 200 l/300 gr = 200 mc/300 kg.
Siccome il peso di 35.000 mc di fango è Q= 64.500.000 kg il volume d’acqua sarà:
Va= 200x 64.500.000/300= 43.000.000 mc.
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Se (come si dice nel Piano) l’immissario porta q=18,75 mc/sec, ossia entrano in Ambiesta Vi= 18,75x3.600x24
= 1.620.000 mc/giorno, il tempo dell’operazione di sfangamento sarà: Ta= 43.000.000/1.620.000= 26,5 giorniQuindi si hanno le alternative:
 operazione continua: G= 26,5;
 operazione 16/ore/giorno: G= 1,33x26,5=35,3 = 1,4 mesi di 25 giorni lavorativi;
 operazione 8 ore/giorno: G= 3x26,5=79,5=3,2 mesi di 25 giorni lavorativi.
Ovviamente occorre modulare l’immissario scaricando nel fiume Tagliamento e fermare le turbine.
PUNTO NOVE - Diluizione diretta da 300 gr/l aspirati a 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
Volendo fluitare, come desiderata, 300 gr/l nel torrente Ambiesta evitando che si depositi il previsto 30 %
occorre aumentare l’acqua come segue.
Secondo il D.Lgs 152/99 in continua si possono trasportare 6,5 gr/l quindi la diluizione dovrà essere ben
300/6,5=46 volte maggiore, ossia occorrono 46 l/300 gr = 46 mc/300 kg.
 Il peso del fango da asportare è: Q1=2.150x35.000=64.500.000 kg.
 Il Volume d’acqua necessario sarà: V=46x64.500.000/300=9.890.000 mc.
Utilizzando tutta l’acqua dell’emissario con la portata dichiarata qI =18,75 mc/sec, il tempo di sfangamento
sarà Ts=9.890.000/18,75x3.600= 146,5 ore.
Quindi le alternative:
 attività continua: G= 146,5/24= 6,1;
 attività 16/ore/giorno: G= 146,5/16=9,1;
 attività 8 ore/giorno: G= 146,5/x8=79,5=18,2.
PUNTO DIECI – Diluizione diretta da 150 gr/l aspirati a 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
L’acqua necessaria sarà circa la metà ossia:
 Portata istantanea qu=18,75/2= 9,4 mc/sec circa;
 Peso del fango da asportare e volume totale d’acqua inalterato;
 Tempo di sfangamento doppio Ts=2x146,5=293 ore.
E riferito al caso precedente:
 attività continua: G= 2x6,1 = 12,2;
 attività 16/ore/giorno: G= 2x9,1 = 18,2;
 attività 8 ore/giorno: G= 2x18,2 = 36,4.
N.B. Con questa alternativa il deposito di fango lungo il rio Ambiesta potrebbe essere ridotto al 15% ossia
5.250 mc, che non è poco.
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PUNTO UNDICI – Diluizione diretta da 100 gr/l aspiratia 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
Se il dragaggio, porta 100 g/l = 100 kg/mc diminuisce ancora di più la sedimentazione (10%) a favore del rio
Ambiesta inizialmente valutata del 30% del totale.
Per trasferire sempre 35.000 mc di fango ma i tempi saranno più lunghi, per rispettare il D.Lgs 152/99.
La diluizione dovrà essere 100/6,5 =15,4 volte maggiore, ossia occorrono:15,4 l d’acqua per 100 gr di fango
(15,4 mc/100 kg).
 Peso fango Q= 64.500.000 Kg
 Volume necessario V=15,4x64.500.000/100 = 9.933.000 mc
Facendo la proporzione la portata specifica dovrà essere: qIII 18,75/3=6,3 mc/sec
Perciò l’immissario dovrà fornire: Yi=6,3x3.600x24=544.320 mc/G
Quindi il tempo di sfangamento sarà: Ts=9.933.000/544.320=18,2 giorni ossia occorrono:
 attività continua: 24 ore/giorno G=18,2;
 attività 16/ore/giorno: G= 1,33X 18,2=24,2;
 attività 8 ore/giorno: G= 3x18,2 = 54,6 =2,2 mesi.
Quindi il tempo massimo sono 2,2 mesi (di 25 giorni lavorativi). Tempo che rientra nelle previsioni del Piano.
Naturalmente di deve modulare l’immissario fermare le turbine ed ottenendo un inquinamento da
sedimenti contenuto al 10 % con la possibilità di un ulteriore riduzione continuando ad immettere
acqua pulita, ricordando però che 3,500 mc di fango depositato in un sistema ecologico vergine, non
sono poi nulla!
PUNTO DODICI – Parlando di efficienza ed effetti dragaggio
A sostegno della scelta del “dragaggio a pieno invaso e turbine attive” si afferma che nel Lago “potrebbe
verificarsi” un intorbidimento, e che sarà più che altro dovuto alle acque fangose delle piogge, perchè il
dragaggio potrebbe produrre esclusivamente un effetto estetico affatto dannoso all’ambiente ed alla biocenosi.
Così, come per conferma riportano una foto del Lago che si presenta bianco lattiginoso, ossia con quel
aspetto “estetico” che lo ha intasato di fango! La “sparata” stupisce, ma è stata fatta per: motivare l’attività
delle turbine, sostenere che il dragaggio non disperde fango e che il limo depositato sui versanti della forra
non frana.
Parole e solo parole che non dimostrano nulla, come al solito pur trattandosi di cose importanti!
Secondo noi e per logica, l’attrezzo presentato in mini foto, è un disgregatore a getto che produrrà, non solo,
alta turbolenza e nuvole di fango in sospensione, ma anche forti vibrazioni che innescheranno il movimento
franoso delle lenti di fango dalle pareti scoscese del sito in prossimità delle bocche di presa e scarico.
Se ciò succederà, vedrete che per l’Azienda sarà solo una fatalità vantaggiosa, per Noi invece no perché il
fango sarà finito nel Lago!
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PUNTO TREDICI - Smottamento del fango sedimentato
Nel Piano Operativo viene riprodotto il grafico di una sezione della forra in prossimità della diga in cui il
deposito è tagliato orizzontalmente alla quota 442 slm, ossia non raggiunge stranamente il fondale.
Singolare è poi, che i depositi siano notevolmente più alti a destra che a sinistra. Poi, anche se l’immagine è
quasi illeggibile, si riesce a valutare le pendenze del sito quantificandole a destra dai 55 ai 45 gradi ed a
sinistra dai 70 ai 46 gradi, ma non si riesce a fare valutazioni quantitative. “More solito” le cose importanti non
vengono fatte comprendere, ma il limo sovrasta sicuramente anche le prese.
Si ricorda che non è stata illustrata alcuna draga e nemmeno la procedura operativa, limitandosi a dire che
nell’area indicata verrà rimosso uno strato di sedimento di alcuni metri, curando in particolare le aree antistanti
a scarichi e presa.
Ciò premesso, si richiama che nel Piano Operativo viene “escluso lo scivolamento di lenti di limo”.
Piano Operativo - Sezione di scavo
Anche questa è un’affermazione che, per non essere gratuita e per nulla convincente, doveva essere
dimostrata.
Ammucchiando un materiale sciolto esso si dispone a forma di conoide per fisica e statica naturale, formando
un angolo di stabilità influenzato dalla granulometria, dalla coerenza interna, attrito e rugosità; si constata
inoltre che per una questione statistica la sua sezione è simile alla curva di Gauss ma che varia dall’asciutto al
bagnato.
La sabbia finissima ha un angolo di stabilità naturale variabile da asciutto a bagnato da 25 a 20 gradi e l’attrito
interno da 0,47 a 0,37 con un peso da 1.400 a 1.650 kg/mc, mentre il fango di cui si parla, si dice pesi 2.150
kg/mc.
Dallo studio sulle terre si evince che anche il fango, con granulometria micrometrica, si comporta come tutti i
materiali ma con valori angolari di sedimentazione sempre più bassi passando dal secco, al bagnato ed al
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saturo fino a scomparire con l’aumentare della diluizione. Da qui deriva la variazione inversa del deposito in
funzione della pendenza del sito.
Primo caso.
Consideriamo un sedimento isostatico, ossia depositato secondo natura. Immaginiamo di asportare una parte
sulla cima (B’-C-C’) (vedi.Figura 1).
Figura 1 – Smottamento del fango
Automaticamente si rompe l’equilibrio interno del sistema, poiché in esso si genera un sovraccarico di
scorrimento lenticolare (B-B’-C’) la cui massa si siede sul piano rappresentato dalla linea ( B-C’) ed il suo
baricentro G2 ora non si trova più allineato seguendo la curva dei baricentri statici delle varie sezioni. Però, la
linea suddetta forma con la sovrastante (B’-C’) l’angolo di staticità naturale, il quale va a sommarsi con
l’angolo di pendio e si innesca lo scivolamento del fango non potendo più stare in equilibrio.
Secondo caso.
Immaginiamo di partire ad estrarre il fango al piede del sedimento, zona punteggiata (A-E-B). In questo caso
avviene lo sbilanciamento del sistema per carenza di carico reagente al piede e l’equilibrio in condizioni di
stato limite si spezza. Perciò, s’innesca la frana che fa scivolare tutto il materiale situato in (E-C-B’-B) sul
fondo. Ciò avviene perché la risultante dell’attrito interno non riesce più a contrastare la componente di
slittamento prodotta dal carico a seguito dell’incremento angolare che ha superato quello di staticità relativa.
Dimostrazione grafica.
Lo scorrimento franoso del fango lo si può spiegare anche con i parallelogrammi delle forze in gioco,(vedi
figura 2).
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Figura 2 - Staticità relativa
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G = baricentro massa di peso Q.
Fs = risultante parallela al piano di scorrimento AB derivata dalla scompos. di Q.
Fn = risultante verticale ad AB derivata dalla scomposizione di Q.
Fa = risultato reazione attrito della massa.
R = tensione equilibrante G .
α = angolo piano inclinato e “φ”angolo sedimentazione naturale della massa. Il primo è quello di un
fianco della forra (50°) ed il secondo, molto inferiore.
La dimostrazione è più che evidente per chi sa leggere il grafico;
Riportato l’angolo “φ” dalla normale Fn si vede che il carico Q è esterno al triangolo di stabilità (G-F’n-Q’) :
Quindi la massa G scivola trainata dalla forza Fs in quanto lo stato di equilibrio isostatico comporta
l’eguaglianza dei due angoli che invece non c’è.
Conclusione: Se verrà adottato il Piano di sfangamento proposto, non c’è dubbio che gran parte del limo finirà
nel Lago trascinato nella condotta di adduzione alle turbine, cosa molto grave perché non solo inquinerà il
lago, ma darà anche il via ad un precedente.
PUNTO QUATTORDICI - Il lago non si prosciuga se la centrale si ferma o se viene isolata
Il Lago più grande del Friuli si trova collocato in un bacino imbrifero di 21,5 kmq delle Prealpi Carniche e nella
vallata dei tre comuni: Trasaghis, Bordano, Cavazzo.
Le sue caratteristiche medie generali sono:
 Ubicazione in quota 194,5 m slm
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Superficie 110 ettari
Volume 14.500.000 di mc
Profondità 40 m
Caratteristiche climatiche medie dei mesi di settembre, ottobre novembre:
Temperatura 12 Co (Tm); Piovosità 280 mm; Umidità 78% (Um).
Evaporazione naturale: L’evaporazione di superficie avviene attraverso uno scambio molecolare continuo
che perfora il pelo d’acqua avanti-indietro col predominio delle molecole che non rientrano nel liquido per la
loro velocità di fuga coadiuvata dalla ventilazione e dal gradiente termico di stato. (Il calcolo dell’evaporazione
degli specchi d’acqua e dei Laghi è stato studiato da vari autori fra cui il Vicentini, di cui usiamo la formula di
valutazione.)
Evaporazione mensile: E = 5,33 x Tm + 0,75 x ( 100 – Um )
( mm acqua ).
Di cui :
 Valore mese: E = 5,33 x 12 + 0,75( 100 – 78 ) = 80,5 mm
 Valore per tre mesi d’autunno: Ea = 80,5 x 3 = 241,5 mm
 Evaporazione del Lago: E° = 0,2415 x 1100000 = 265.650 mc evaporati.
Apporto dovuto alle pioggie: Dai grafici della Comunità Montana del Gemonese si estrapola che la piovosità
media mese varia dai mesi di magra a quelli di grassa da 185 mm a 280 mm.
Considerando di prendere anche un valore circa medio di 230 mm/mese e supponendo pure che il 20%
dell’acqua del bacino non arrivi nel Lago, in tre mesi autunnali sarà:
 Apporto Pioggie Ap = 21500000x0,8x0,23x3 = 11.868.000 mc d’acqua.
 Apporto rio Schiasazze: (Portata in magra rilevata q = 200 l/sec)
V3 = 0, ci,2x3600x24x3x30x3 = 1.555.200 mc
 Totale acqua naturale immessa nel Lago Vt= 11868000+1555200 = 13.423.200 mc
 Rimanenza dopo evaporazione: dV = 13423200 – 265650 = 13.157.550 mc
Pari ad un apporto giornaliero di Q = 13157550/90 = 146.195 mc
Conclusione: Come storicamente prevedibile, l’apporto idrico naturale positivo conferma che il Lago è,
come sempre stato, autosostentate, non ha bisogno della centrale. Esso sarà autonomo anche quando
una condotta lo isolerà dalla centrale perché manderà la sue acque nell’antico emissario “Taj”.
Il pensiero del Comitato per la difesa del lago
Premessa. Sono decenni che si parla di conservazione e difesa ambientale ma da quanto risulta anche dalla
disastrosa esperienza di svaso del bacino del Lumiei, si direbbe che troppi ancora non abbiano recepito i
concetti basilari ed il valore delle operazioni non inquinanti atte a proteggere la vita sulla Terra unico vero
paradiso fra miliardi inestimabili di astri sparsi in un universo.
Noi del Comitato di difesa delle acque e del Lago vogliamo che ognuno abbia il suo e ne sia responsabile, e,
che le cose riguardanti in particolar modo la Comunità vengano gestite e fatte nel miglior modo nell’interesse
di tutti. Riteniamo di esprimere non soltanto il desiderio di diecimila sottoscrittori della petizione per la difesa
del Lago, ma anche quello della maggioranza della popolazione. La nostra posizione sul tema in questione è
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resa rigida dalle esperienze del passato recente e lontano che ci hanno visti colonizzati, danneggiati nel
territorio e derubati delle nostre risorse energetiche, e non solo!
Chiediamo e proponiamo:
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che il piano di rimozione selettiva del sedimento del bacino di Ambiesta programmato venga modificato.
che il cantiere non operi in contemporaneità con la centrale idroelettrica di Somplago.
che si provveda ad aspirare il fango con pompe studiate per impedire la diffusione del torbido.
che il fango venga estratto, addensato meccanicamente senza l’aggiunta di additivi chimici
che venga trasferito in luogo sicuro, adatto allo scopo, anche nelle vicinanze, per poterlo riciclare.
I fanghi estratti possono essere risorse e fonte di ricchezza. Se non sono radioattivi né tossici, sono composti
naturali che possono e devono essere lavorati, selezionati e quindi riutilizzati per ricavareprodotti industriali, e
materiali vari per l’edilizia e anche per l’agricoltura, come stanno già facendo altrove.
La soluzione di drenaggio che “chiediamo” dovrebbe essere scontata, non è una nostra invenzione, e dettata
dal buonsenso e dalla serietà istituzionale. In altre nazioni e regioni che in questo caso, si dimostrano più civili
e responsabili, questi casi sono stati risolti con la dovuta serietà, responsabilità e garanzia per la
conservazione dei beni pubblici.
Ci chiediamo il perché deve ripetersi l’increscioso fatto del Lumiei: rovinare perché si ha la presunzione di
aggiustare. Questa è pura follia, è come dire, ripetendo, di ritenersi autorizzati a massacrare qualcuno con la
presunzione di rimetterlo in sesto!
Il Comitato si oppone con risolutezza all’operazione di sfangamento del bacino di Ambiesta ed alle modalità
esecutive contenute nel “Piano Operativo” proposto perché:
 distrugge l’ambiente naturale irreparabilmente per vari chilometri;
 è irrazionale ed inaccettabile la gestione ed il metodo;
 perché è stato reso evidente che è una scelta puramente di convenienza.
La posizione del Comitato rimane rigida e ferma perché rientra nel giusto e nel logico del “chi rompe paga, chi
danneggia ripara”, secondo il principio della giusta ed equa responsabilità. Bisogna ricordare a tutti che in
questo caso il fango e’ uno SCARTO INDUSTRIALE, perciò appartiene a chi lo ha prodotto, e per esso ha
ottenuto lauti ricavi. Quindi è giusto che le spese per lo sfangamento vadano a carico del vero responsabile, e
non è tollerabile che le facciano diventare spese pubbliche. Del resto, non si capisce, né si giustifica con quale
logica e per quale arcano motivo il cittadino ed il suo ambiente dovrebbero farne le spese, per sostenere gli
interessi di un qualsiasi privato!
Perciò, non sarebbe più che opportuno cominciare ad operare per il bene del territorio della nostra Regione ed
a pensare finalmente al doveroso recupero del nostro Lago, nonché a curarlo come fanno altrove, e quindi a
mettere in moto l’idea di installare una condotta per bypassare l’acqua delle turbine e ricavare ulteriore energia
da essa come suggerisce il Comitato? Questo non è forse un problema politico-sociale che non può più
essere procrastinato e che merita attenzione?
Giugno 2014
Ing. Dino Franzil
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La realtà dello sfangamento …
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