Scarica le slide

A.O.R.N. “GAETANO RUMMO” – BENEVENTO
U.O.C. DI GENETICA MEDICA
CITOGENETICA MEDICA
E GENETICA MOLECOLARE
INDAGINI MOLECOLARI
NELLA DIAGNOSI PRENATALE
Dr. Fortunato Lonardo
Diagnosi Prenatale: Definizione


La diagnosi prenatale e' un complesso di
indagini strumentali e di laboratorio finalizzate
al monitoraggio dello stato di salute del
concepito durante tutto l'arco della gravidanza
e pertanto permette l'individuazione di definite
patologie, siano esse su base ereditaria,
infettiva, iatrogena o ambientale (ISS Linee
guida 1998).
La diagnosi prenatale consente di predisporre la
prevenzione della nascita di feti affetti e,
laddove presenti, gli interventi terapeutici
ottimali per il trattamento del feto/neonato
affetto sia in utero che alla nascita (SIDiP Linee
guida 2006).
La diagnosi prenatale

The fundamental philosophy of prenatal
genetic diagnosis is to provide
reassurance to couples at risk that they
may selectively have unaffected
children even if their procreative risk for
having defective offspring is
unacceptably high.
(The prenatal diagnosis of hereditary disorders.
Aubrey Milunsky, Charles C Thomas, Springfield,
Illinois, 1973.)
Caratteristiche peculiari della
diagnosi genetica prenatale (1):


a) la diagnosi prenatale viene effettuata non sulla persona
che ne fa richiesta, bensì su un soggetto, che nell'attuale
legislazione, non ha riconoscimento giuridico;
b) la diagnosi prenatale, in considerazione dell'epoca in cui
si effettuano le indagini, non consente di correlare in
tempo reale il fenotipo con il genotipo. Pertanto in alcuni
casi (es. malformazioni ecografiche) non e' possibile
formulare una precisa diagnosi clinica; qualora si applichino
i test genetici questi consentono di identificare lo specifico
difetto (es. anomalia cromosomica, mutazione genica ecc.)
e hanno quindi un valore diagnostico anche se il fenotipo
potra' essere verificato con certezza al momento della
nascita a termine (o dopo interruzione di gravidanza). Nelle
patologie ad insorgenza tardiva (es. malattia di Huntington,
distrofia miotonica, ecc.) il test genetico si configura tra
quelli di tipo "presintomatico";
Caratteristiche peculiari della
diagnosi genetica prenatale (2):


c) la diagnosi prenatale deve essere eseguita
entro tempi molto piu' ristretti rispetto al
periodo post-natale;
d) e' possibile che la diagnosi di feto affetto si
basi sul referto di un solo test genetico e su
questa sola informazione la gestante/coppia
puo' scegliere se continuare o interrompere la
gravidanza. Non vi e' altra situazione nella vita
di un uomo in cui una malattia venga
diagnosticata utilizzando un solo test; questo
pone la gestante/coppia ma anche il personale
sanitario, in una situazione psicologica
particolarmente complessa e delicata;
Caratteristiche peculiari della
diagnosi genetica prenatale (3):

e) l'utilizzo di metodi invasivi fa di per sé
prevedere rischi per l'incolumità del
concepito. Queste considerazioni impongono
il raggiungimento dei livelli massimi di
qualità degli interventi di consulenza,
prelievo fetale, analisi genetica, ed
assistenza che devono essere efficacemente
coordinati. La coppia deve essere informata
di tali rischi e ricevere indicazioni
appropriate.
Principi di diagnosi prenatale




Lo scopo della diagnosi prenatale è quello di offrire ai
genitori e al medico le migliori informazioni possibili sui
rischi di dare alla luce un bambino affetto da un‘
anomalia congenita o da una malattia genetica.
Possiamo dividere le tecniche di diagnosi prenatale in due
tipi: quelle invasive e quelle non invasive.
Si dice non invasiva una
tecnica che permette di
analizzare il feto "dall'esterno",
senza rischi di alterazioni o
danni per la madre o per il
nascituro.
Le metodiche di diagnosi
prenatale non invasive
attualmente più in uso sono
basate sull'ecografia.
Principi di diagnosi prenatale (2)




Si dice invasiva una tecnica di diagnosi prenatale che
comporta la penetrazione nella cavità uterina.
Le metodiche di diagnosi prenatale invasive più utilizzate
sono l'amniocentesi (prelievo di liquido amniotico), la
villocentesi (prelievo dei villi coriali) e la
funicolocentesi (prelievo di sangue fetale).
I termini indicati non si riferiscono a
tecniche di analisi, ma a procedure di
prelievo, che permettono di ottennere
materiale di origine fetale: cellule,
liquidi o tessuti biologici.
Il campione verrà poi analizzato in
laboratorio utilizzando a seconda dei
casi tecniche biochimiche,
citogenetiche o molecolari.
L’amniocentesi


L'amniocentesi consiste nel prelievo, mediante un
ago sottile, di liquido amniotico, cioè del liquido che
circonda il feto all'interno dell'utero. L'ago viene
introdotto di solito attraverso l'addome, tutta
l'operazione viene guidata tramite ecografia, per
evitare di procurare danni al feto o alla madre.
Nel liquido amniotico si trovano alcune cellule fetali
(chiamate amniociti), che vengono prelevate ed
utilizzate per le analisi citogenetiche e/o molecolari.
L’amniocentesi




L'amniocentesi non è un procedimento doloroso
(più o meno come una normale puntura), è
veloce e si pratica senza anestesia.
L'amniocentesi si può praticare a partire dalla 15a
- 16a settimana di gravidanza.
Come tutte le procedure invasive presenta un
certo rischio di aborto spontaneo, calcolato
intorno allo 0,5-1,0% (se praticata da personale
esperto in centri ben attrezzati).
Per questo motivo, oltre che per il costo,
l'amniocentesi non viene offerta di routine a tutte
le madri, ma solo nei casi considerati a rischio.
La villocentesi





La villocentesi è una procedura che consiste nel prelievo di
un minuscolo frammento di tessuto dalla placenta (o meglio
dal corion, la parte di placenta che "appartiene" al feto).
Il prelievo avviene per via transcervicale (cioè attraverso la
cervice uterina) o per via transaddominale (come
l'amniocentesi), a seconda della posizione della placenta. Le
cellule fetali ottenute con il prelievo vengono poi utilizzate per
le indagini citogenetiche e/o molecolari.
Rispetto all'amniocentesi, il prelievo dei villi coriali offe il
vantaggio di poter essere effettuato più precocemente
(intorno alla 10a - 12a settimana di gravidanza).
Presenta però un rischio più elevato di aborto: circa il 1-2 %.
Inoltre non consente di effettuare indagini biochimiche sul
liquido amniotico.
Generalmente, il prelievo dei villi coriali si utilizza quando il
rischio di malattie genetiche è elevato.
La funicolocentesi





La funicolocentesi, o cordocentesi,
consiste nel prelievo di sangue fetale dal
cordone ombelicale. Si pratica per via
transaddominale sotto guida ecografica a
partire dalla 18a settimana.
L’incidenza di aborto è calcolata intorno al
2-3%
Si utilizza principalmente quando l’approccio alla diagnosi prenatale
avviene in un’ epoca gestazionale avanzata, ma ancora utile per
un’eventuale interruzione della gravidanza (fallimento della coltura
dopo amniocentesi, mosaicismi cromosomici nelle colture di amniociti,
riscontro ecografico di malformazioni fetali)
Si può effettuare anche in un’epoca gestazionale ancora più avanzata
nel caso in cui l’eventuale presenza di un’ anomalia cromosomica
possa modificare sostanzialmente la condotta ostetrica.
In passato veniva utilizzata anche la diagnosi di alcune malattie
ereditarie del sangue (emoglobinopatie) o per verificare lo stato di
salute del feto nel caso in cui la mamma avesse contratto alcune gravi
malattie infettive durante la gravidanza.
Indicazioni prenatali









Età materna = o > a 35 anni alla nascita
precedente figlio affetto da una anomalia cromosomica
genitore eterozigote per una anomalia cromosomica
strutturale bilanciata
Genitore portatore di un marcatore cromosomico
sovrannumerario
genitore con mosaicismo cromosomico
anomalie fetali e “soft markers” evidenziati
ecograficamente
indagini biochimiche sul siero materno suggestive di un
aumento del rischio di patologia cromosomica nel feto
Rischio di malattie mendeliane da instabilità cromosomica
Altre condizioni, da valutare in sede di consulenza
genetica
La diagnosi prenatale
rapida delle anepuploidie




Per ridurre i tempi di risposta (poche ore/1-2 giorni)
sono state proposte varie metodiche in grado di
individuare
rapidamente
le
più
importanti
aneuploidie (cromosomi 21, 18, 13, X e Y).
Interphase Fluoresence In Situ
Hybridation (FISH)
Muliplex Ligation-Dependent
Amplification (MLPA)
Quantitative Fluorescence PCR
(QF-PCR)
FISH
MLPA
www.mlpa.com
MLPA
Multiplex Ligation-dependent
Probe Amplification
Un nuovo metodo economico e
sensibile per individuare anomalie
quantitative degli acidi nucleici
A cosa serve?



Con la MLPA è possibile effettuare una reazione PCR
multiplex nella quale viene determinata
simultaneamente la quantità di più sequenze (fino a
45). I prodotti dell’amplificazione sono separati
mediante elettroforesi capillare.
Dal momento che si usa una sola coppia di primers,
le reazioni MLPA risultano in un pattern elettroforetico
molto riproducibile, con frammenti che variano da
130 a 490 bp.
La comparazione del pattern ottenuto con quello di
un campione di controllo consente di individuare
quale sequenza eventualmente è presente in un
numero di copie anomalo.
Come funziona?





Nella MLPA non viene amplificato il campione di DNA, ma
le sonde.
Mediante ibridazione delle sonde alla sequenza bersaglio,
seguita da una reazione di legame (ligation reaction) viene
effettuata una copia di ciascuna sequenza bersaglio
presente nel campione (solo le sonde legate vengono
amplificate nella PCR multiplex).
La MLPA consente di amplificare simultaneamente tutte le
sequenze specifiche di interesse.
La reazione di PCR è molto robusta in quanto viene usata
una sola coppia di primer per amplificare tutti i frammenti.
I frammenti amplificati hanno dimensioni comprese tra
130 e 490 bp e vengono analizzati mediante elettroforesi
capillare.




Per ciascuna delle sequenze
che vogliamo individuare e
quantizzare, aggiungiamo al
campione da analizzare una
sonda specifica per MLPA.
Queste sonde consistono in
due oligonucleotidi
complementari alla sequenza
bersaglio, in grado di legarsi
in due siti immediatamente
adiacenti l’uno all’altro.
Ciascuno di questi due
oligonucleotidi contiene una
delle due sequenze
riconosciute dai primer per la
PCR.
I due oligonucleotidi possono
essere legati tra di loro da
una specifica ligasi, ma solo
quando sono entrambi
ibridati, in posizione
adiacente, alla sequenza
target.



Le sonde legate alle sequenze target vengono
quindi amplificate (in maniera direttamente
proporzionale alla quantità iniziale delle sequenze
target).
La taglia di ciascun amplificato è predeterminata e
nota.
Le sonde non legate ed il restante DNA del
campione non vengono amplificati.
Elettroforesi capillare
• Ogni picco
rappresenta il
prodotto
dell’amplificazione di
una specifica sonda.
• I campioni vengono
comparati con un
DNA normale di
controllo.
• Una differenza
nell’altezza o
nell’area relativa di
un picco indica una
variazione nel
numero di copie della
sequenza target della
sonda.
I risultati
La PCR Quantitativa in
fluorescenza


La QF-PCR consiste nell’amplificazione in vitro,
in maniera quantitativa, di particolari sequenze
di DNA: ”Short Tandem Repeats (STR)”,
specifiche per ogni cromosoma da studiare.
Queste sequenze ripetute sono distribuite lungo
tutto il genoma e sono altamente polimorfiche
(cioè hanno numerosi alleli che differiscono
nella lunghezza per la presenza di un numero di
ripetizioni differente).
La PCR Quantitativa in
fluorescenza

L’amplificazione mediante PCR produce
particolari ampliconi che hanno la
caratteristica di essere fluorescenti. Ciò
consente di rilevarli utilizzando analizzatori
genetici, che eseguono in automatico una
elettroforesi capillare.
La PCR Quantitativa in
fluorescenza


La quantità e le dimensioni degli amplificati vengono riportate in
un grafico (elettroferogramma).
Dal tracciato elettroforetico si può risalire al numero di STR (e
quindi di cromosomi) presenti nel campione.
Interpretazione
Ratio
Non informativo (1 Allele)
Normale (2 Alleli)
1:1
Trisomia (2 Alleli, rapp. anomalo)
2:1
Trisomia (3 Alleli)
1:1:1
Risultato normale
60 bp (15 x 4bp)
Allele 1
296bp
112bp
36bp (9 x 4bp)
Allele 2
124bp
124bp
272bp
112bp
Due alleli - eterozigote
28bp (7 x 4bp)
Allele 1
264bp
112bp
28bp (7 x 4bp)
Allele 2
124bp
112bp
Due alleli - omozigote
124bp
264bp
Risultato patologico
48 bp (12 x 4bp)
Allele 1
44 bp (11 x 4bp)
Allele 2
124bp
112bp
28bp (7 x 4bp)
Allele 3
124bp
112bp
124bp
284bp
280bp
264bp
112bp
Pattern trisomico – triallelico
60 bp (15 x 4bp)
Allele 1
36bp (9 x 4bp)
Allele 2
72bp
72bp
36bp (9 x 4bp)
Allele 3
72bp
72bp
72bp
Pattern trisomico – biallelico
72bp
204bp
180bp
180bp
Devyser™ Complete
Femmina normale – 7X ratio = 1:1
Maschio normale – 7X ratio = 2:1
Il test
Lettura dell’Amplificato
mediante Elettroforesi Capillare




Dopo l’amplificazione il campione viene preparato per
l’introduzione nell’analizzatore;
Viene programmato l’analizzatore;
I
prodotti
dell’amplificazione
vengono osservati con un sistema
che rileva i fluorocromi Fam (blu),
Vic (verde), Ned (giallo), Pet
(rosso);
Per L’analisi dei dati vengono utilizzati i programmi
GeneMapper 3.7 e DevyserTM Decision Base.
Risultati
Localizzazione cromosomica
dei marcatori utilizzati
Risultati
Prenatal BoBs
BACs-onBeads™
(PerkinElmer)
Risultati
Prenatal BoBs
Fluorescent phyco-erythrin reporter tag
Laser
Risultati
Risultati
Prenatal BoBs
S. delle Arterie Tortuose: identificazione
di una nuova mutazione nel gene
SLC2A10 in corso di gravidanza a rischio
#208050 ARTERIAL TORTUOSITY SYNDROME; ATS
CGH-Array
CGH-Array
Position statement (2012)

CMA analysis can be considered a secondtier diagnostic test to be used after standard
karyotyping in selected groups of
pregnancies, namely those with single
(apparently isolated) or multiple ultrasound
fetal abnormalities, those with de novo
chromosomal rearrangements, even if
apparently balanced, and those with
supernumerary marker chromosomes.
Diagnosi prenatale non invasiva
http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2012.10.013,