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DOSSIER
C’è un panino che costa 1'000 franchi.
Un panino. 1'000 franchi. Apprezza
quest’equazione:
1 panino = 1'000 franchi
Osservala attentamente. Riflettici. Hai
ben presente il concetto di «panino»,
vero? Quello che per pochi centesimi ti
prepari col salame o il prosciutto per il
pranzo al sacco in montagna. Hai ben
presente anche il concetto di «1'000
franchi», giusto? A quanto corrisponde, in percentuale, sul tuo stipendio?
Il panino da 1'000 franchi lo offrono in
un noto ristorante di lusso. Parecchia
gente ci va apposta per mangiarlo.
Pare. Dicono. Perché fa chic. È spontaneo chiedersi che cosa ci avranno
messo dentro per renderlo così prezioso. Carne umana? Hanno sacrificato
qualcuno per ricavarne un prosciutto?
Boh! Altrimenti non si spiega.
Né si spiega che disposta a cacciare
1'000 franchi per un panino… ci sia
gente tanto… tanto… non lo dico. Se lo
dico mi becco un’altra condanna penale. E no, grazie: ho già dato. Riempi
tu a piacere lo spazio occupato dai
puntini di sospensione. Tanto hai capito.
Poi però c’è anche altra gente, diversa
da quella che compra il panino da
1'000 franchi. Gente per la quale 1'000
franchi sono una porzione mostruosa
dello stipendio mensile. Gente che
nemmeno li ha mai visti 1'000 franchi
spesi tutti insieme. Men che meno per
un panino.
Gente diversa. Ma uguale. Gente che,
come i consumatori di panini da 1'000
franchi, ha desideri, affetti, speranze,
sogni. Nei quali non ci sono panini da
1'000 franchi ma forse solo un po’ di
sicurezza o una vacanza ogni tanto.
Roba incredibile, vero?
Ci sono cose che gridano vendetta al
cielo. Se ci fosse qualcuno, in cielo, ad
ascoltare le richieste di vendetta. Ma in
cielo non c’è nessuno. Sicché, semmai,
certe ingiustizie ce le dobbiamo sanare
da soli. Però, se lo dici, ti accusano di
essere comunista. E si vede che siamo
comunisti, guarda un po’.
Marco Cagnotti
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Confronti, 5 marzo 2014, numero 61
Il panino da
1'000 franchi