T1 CV PR T2 LA STAMPA DOMENICA 2 MARZO 2014 In città .61 . incittà LA STAMPA Società cultura & spettacoli CRISTINA INSALACO G li scout pensano che essere scout voglia dire cadere sempre in piedi, cavarsela con poco, sapersi arrangiare nelle situazioni critiche. E se nella vita certe volte le cose si distruggono, loro non si perdono d’animo nel ricostruirle. Camminano tanto, e mentre lo fanno sognano a lungo. È iniziato ieri e si chiuderà oggi il primo raduno scout dei rover e scolte (ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni) organizzato dall’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) a Torino. Sono arrivati in 1.500 dal Piemonte e dalla Valle d’Aosta, divisi in un centinaio di gruppi. Un appuntamento preparatorio per San Rossore, che dall’1° al 10 agosto raccoglierà 28 mila scout da tutta Italia: la Route nazionale. Per l’occasione è stato invitato anche papa Francesco, e i ragazzi faranno cinque giorni di cammino e cinque di campo fisso. L’ultima route nazionale risale al 1986, organizzata a Piani di Pezza, in Abruzzo, dove era presente papa Giovanni Paolo II. La prevalenza di Torino EMANUELA M INUCCI Il barattolo con il conto salatissimo D Il fil rouge Il filo conduttore del raduno è il coraggio. «In un momento di crisi economica e di valori, di diffusa sfiducia verso il futuro, l’Agesci ha deciso di camminare su “Strade di coraggio. Diritti al futuro”, come recita il motto scelto per la Route nazionaSARA, 16 ANNI «Ciò che ci distingue dagli altri è l’altruismo e l’essenzialità» le. Il coraggio declinato nel coraggio di amare, di farsi ultimi, di essere Chiesa, di essere cittadini, di liberare il futuro», continua Anita Arpaia. Oggi a Torino gli scout dagli otto anni in su sono 2.500, in Piemonte 10 mila, in Italia 180 mila. Fino a 15 anni fa erano 2.700 gli scout torinesi, 12 mila in Piemonte. «Dopo il boom degli anni 90, dovuto soprattutto all’incremento demografico – dice Luca Giacomini, incaricato regionale alla branca rover e scolte - c’è stata una diminuzione degli iscritti del 20% all’inizio degli anni Duemila. Dopodiché il numero sia dei capi che dei ragazzi si è assestato». A Torino sono circa 2.500 Oggi a Torino gli scout dagli otto anni in su in Piemonte sono 10 mila. Numeri in leggera flessione: 15 anni fa nel capoluogo erano 2.700, in regione più di 12 mila La storia Che cosa vuol dire fare gli scout da adulti A Torino il raduno regionale dei giovani tra i 16 e 23 anni che mettono i pantaloncini corti con la neve e aiutano la vecchietta ad attraversare la strada, «Ma non è così. Non si può capire l’essere scout se non lo si vive». Lo spirito Sara Nervi ha 16 anni ed è scout da nove. Quello che per lei la distingue dagli altri ragazzi è l’altruismo e la scoperta dell’essenzialità. «Quando sei per 10 giorni in mezzo a un bosco senza cellulare, né famiglia, né tv, impari ad apprezzare tante cose e a scartarne altre – spiega -. Per esempio capisci che avere delle persone accanto non è una cosa da dare per scontato». Secondo lei ci sono un po’ troppi luoghi comuni sugli scout: vengono considerati spesso degli «sfigati», I vecchi campi Un’immagine degli anni Sessanta dove sono immortalati alcuni lupetti durante un campo all’aperto come Agostino quando parte per cinque ore di camminata vuole arrivare al più presto, chi come Brigitta prima di partire si fa mille paranoie di non riuscire ad arrivare alla fine, e alloViva la natura ra si lascia spesso un po’ trasciPer Gabriele Rasore, 17 anni, la nare dagli altri. Chi si perde nei bellezza dell’essere scout è la ca- suoi pensieri e si isola un po’, e pacità di rispettachi come Alberto re la natura, e GABRIELE, 17 ANNI Ravera si rilassa: l’esperienza che si «Si rispetta la natura «Quando cammiha nel gruppo ti fa no mi sento in pae si cresce ce con me stesso, maturare in fretpiù in fretta» mi guardo denta. «Qui impari una praticità che tro, mi analizzo». è fondamentale – dice - non si è mai visto un uomo che non sa La religione spaccare la legna. O no?». L’ami- Sono tutti cattolici, ma dicono di co Nicola Peruzzo, 18 anni, infatti non vivere la religione in modo sa aggiustare qualsiasi cosa: rassegnato. «La viviamo con sen«Mia mamma non chiama nean- so critico, discutendo, mettendo che più l’idraulico, in casa faccio in dubbio». Alice Arpaia, incaritutto io. Dalla riparazione degli cata regionale dell’organizzazioelettrodomestici, ai lavori da ne, gli scout li vede così: «Apmeccanico e muratore». prezzano la vita in profondità. Ognuno di loro ha un modo Hanno sempre grandi progetti diverso di camminare. C’è chi per il loro futuro». icono che faccia figo. Di sicuro, fino a qualche mese fa, era spiazzante. Non quanto l’armadietto da infermeria che in realtà è un’opera di Hirst da 600 mila euro, ma quasi. Sono le trattorie «bon chic bon genre». Quelle che trasformano le bottigliette vuote di Crodino in oliera, le grucce della lavanderia in porta-quotidiani, la carta da macellaio in tovaglia, il barattolo della Nutella in vasetto portaconto, il menu in una maxi lavagna scritta a gesso, i camerieri in soldatini up-to-date: grembiule nero, piercing, tatu d’ordinanza, rifiuto atavico a dare del lei. Provate a farvi un giro a San Salvario e Vanchiglia. Lì si arriva a pensare che certi requisiti siano una conditio sine qua non per aprire certi localini cool. Chissà, forse sono addirittura contenuti in una delibera dell’assessorato all’urbanfashion: le sedie devono essere spaiate, para-molliniane, e comprate al Balon oppure in qualche paesino (dove te le tirano ancora dietro a prezzi stracciati); alle pareti o seminati fra i tavoli qualche oggetto che «faccia casa»: un vecchio paralume, un divano in pelle che ha visto tempi migliori con sopra una coperta fatta all’uncinetto, le riviste di arredamento, meglio se passate nella «barrique» di ore e ore di lettura; e magari pure lo scodinzolante labrador (anzi «No, è un incrocio», dice il titolare, ti pareva che non fosse equo e solidale pure il cane) che se ne sta accoccolato dietro la cassa, in posa come neanche Fripon. Tutto così friendly, tutto così en amitié. Poi arriva il conto. E a quel punto il tuo migliore amico non si terrà: «Prossima volta tutti al Gatto Nero: conviene».
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